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Autore: MaryFangirl    27/09/2020    3 recensioni
Uno psicopatico si aggira per la città, causando una prima vittima. Quanti omicidi commetterà prima di venire arrestato? City Hunter indagherà, ma una questione personale verrà a intromettersi...
Genere: Azione, Sentimentale, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Kaori Makimura, Ryo Saeba
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno | Contesto: City Hunter
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Mentre veniva imbavagliata con una mano e l'altra le punse bruscamente il collo con la siringa, Sayuri lottò per qualche istante gemendo mentre le immagini diventavano gradualmente offuscate e un buco nero oscurava la sua visione.

Con un sorriso carnivoro che si allungava sulle sue labbra, l'aggressore lasciò crollare il corpo inanimato sul divano; come un cieco, attraversò senza esitazione l'appartamento buio per dirigersi verso la porta d'ingresso. Delicatamente, sbucò per assicurarsi che il corridoio fosse deserto e rapidamente tornò dalla giornalista per prenderla dalle braccia lasciando che il corpo cadesse pesantemente sul tappeto, lasciando sulla scia una delle scarpe della sua vittima.

Facendo smorfie per lo sforzo, l'attirò dietro di sé per portarla nella lavanderia dove un passaggio ampio e colmo di panni sporchi gli avrebbe permesso di attraversare discretamente l'ingresso dell'edificio.

Dopo un grosso sforzo e avendo raggiunto la stanzetta, si appoggiò a una delle pareti per riprendere fiato, mentre udiva due voci nel corridoio.

Spalancando gli occhi per lo spavento, un'espressione allegra dipinta sul suo viso nel riconoscere il timbro familiare, si rimise al lavoro con più ardore.

“Troppo tardi per lei, Kaori” sussurrò, gettando il corpo incosciente della donna nel condotto. In un tonfo, il corpo scivolò nell'imboccatura per atterrare in uno dei carretti progettati per ricevere i sacchi che sarebbero partiti il giorno successivo su un furgone della nettezza.

 

 

Nel corridoio, Mick e Kaori facevano il giro alla ricerca dell'appartamento dell'ultima presunta vittima di Natsume; erano entrambi convinti che la ficcanaso si sarebbe recata sull'unica scena del crimine nota per cercare di trovare l'indizio sfuggito alla vigilanza degli esperti.

Mentre Kaori non vedeva l'ora di raggiungere finalmente il suo obiettivo, l'americano sembrava molto più incuriosito da una delle porte non lontana da loro. Compiendo alcuni passi verso l'ambita direzione, il suo istinto pareva volerlo portare nella piccola stanza dove un piccolo cartello denominava 'lavanderia'. Con la mano sulla maniglia, Mick la ruotò mentre dall'altra parte, l'assassino, celato nell'ombra, brandiva una lama affilata.

“Mick! La porta è aperta!” esclamò la giovane donna precipitandosi all'interno, chinandosi per passare sotto i nastri gialli della polizia.

“Kaori! Aspetta, può essere pericoloso!” intervenne l'americano, correndo dietro la donna impaziente.

 

 

Sospirando di sollievo, l'adrenalina che continuava a pulsare nelle sue vene, il rapitore rinfoderò il coltello.

“Non posso più uscire dalla porta con il rischio di farmi notare da questo scocciatore! Devo trovare un'altra via d'uscita prima che ritorni” brontolò rabbiosamente.

Il suo sguardo tornò al portello.

“Se non avessi che questa soluzione!” si accontentò, prima di infilarsi a sua volta.

Gemendo dolorosamente quando atterrò nel carrello e sulla giornalista, sorrise per quell'intima vicinanza. Toccando il viso della donna, non poté che rallegrarsi della sua scelta.

“Le assomigli così tanto” mormorò.

Affrettandosi a riprendersi, bofonchiò per l'arrivo troppo frettoloso del duo di investigatori che avevano quasi compromesso il suo piano. Spingendo il prezioso carrello verso il suo veicolo, tornò a sollevare la donna incosciente per infilarla nel bagagliaio. Spingendo brutalmente il carrello, chiuse il bagagliaio per poi entrare nella sua auto e mettere in moto e, mentre si occupava di trovare una frequenza con musica apprezzabile, canticchiò una melodia e lasciò il parcheggio sotterraneo.

 

 

Al commissariato, Saeko cercava di nuovo di far parlare l'artista. Dopo un breve colloqui con il patologo, questi le aveva confidato le sue impressioni riguardo all'atteggiamento del sospettato.

Tornando nella stanza con il referto del medico legale sotto il braccio, l'ispettrice si sedette in silenzio, aprendo il fascicolo di fronte a sé: sorvolando sui termini troppo complicati da poterli utilizzare per pressare e avere una buona argomentazione, alla fine individuò le similitudini che facevano al caso.

“Secondo uno dei miei colleghi, lei non mi sta dicendo tutto!”

“Cosa?!”

“Quando ho parlato dei sedativi, ha notato che lei avrebbe consapevolmente omesso di dirmi qualcosa! Chiunque ha fatto tutto questo, ha già ucciso due donne nella sua vicina cerchia e si diverte a mandarci dei 'ricordini' della sua amica, la signorina Izumi!” infuriò, colpendo il tavolo e facendo sobbalzare Natsume. “Stamattina, lo psicopatico ci ha mandato dei capelli chiari coperti di sangue, non le importa niente se si accanisce su di lei!” esclamò, prendendo uno dei campioni dalla cartella come prova.

“Non può...non avrebbe mai potuto fare una cosa così orribile!” si scatenò Yoshiki furiosamente, distogliendo lo sguardo dalla ciocca insanguinata.

Fu in quel momento che Ryo entrò; avendo sentito le ultime parole scambiate, usò le informazioni raccolte per creare un legame con ciò che aveva appena appreso.

“Tutte queste donne avevano un legame sentimentale con te; era perché loro ti stavano oscurando?” chiese lo sweeper sedendosi sul bordo del tavolo, proprio accanto al giovane, mantenendolo appoggiato contro lo schienale della sedia.

“Ha sempre sostenuto che erano solo inutili distrazioni, ma mai, oh mai avrebbe fatto loro del male”

“Di chi parli?” si innervosì Ryo.

“Non posso denunciarlo senza prove reali” sussurrò l'uomo, abbassando la testa e chiudendosi in un profondo silenzio.

 

 

Arrivando presso la sua camera delle torture, la lussuosa automobile rallentò per imboccare la strada che conduceva alla proprietà. Come per la sua prima vittima, usò una sedia a rotelle per depositare pesantemente il corpo privo di sensi della giornalista. Si precipitò verso il labirinto di corridoi che li avrebbe sicuramente condotti all'ultima 'abitazione' della bella giornalista.

Aprendo con enfasi la porta che conduceva alla grande stanza, posizionò la donna lungo la barella e la sollevò con difficoltà per farla stendere. Stringendo i polsi e le caviglie con cinturini in pelle, ammirò la sua opera per alcuni secondi prima di aggiungere:

“Ti lascio qui per qualche momento per vedere a che punto sono le cose per il mio progetto” rise. Ma prima di lasciare la sua vittima successiva, prese una lunga lama, e con un gesto veloce tagliò una lunga ciocca di capelli castani. Delicatamente, con la punta delle dita, prese il prezioso anello che adornava l'anulare della mano destra e lo mise in un sacchetto identico a quello inviato al commissariato. Prima di chiudere la porta e lasciarla nell'oscurità più completa, lasciò correre il suo sguardo malsano sulla figura femminile e aggiunse:

“Col passare dei giorni, mi avvicino di più a te”.

 

 

Nell'appartamento di Izumi, Kaori e Mick attraversarono ogni stanza alla ricerca di prove che guidasse le loro indagini. Mick curiosava in camera da letto mentre Kaori vagava da un vano all'altro; sospirando per l'impotenza, si lasciò cadere pesantemente sul divano. Totalmente sconfortata, il suo piede colpì qualcosa che sporgeva leggermente da sotto il divano.

Piegandosi, afferrò la scarpa e spalancò gli occhi.

“Mick! Mick!” urlò disperatamente

Sentendosi chiamare, l'americano si precipitò in salotto, con la pistola in mano.

“Che succede, Kaori?” chiese, lasciando planare i suoi occhi intorno alla stanza.

“È una delle scarpe di mia sorella” ammise lei singhiozzando.

Trattenendo a malapena le lacrime, la giovane donna lasciò che le devastassero il viso. Tenendo la sua arma e prendendola teneramente tra le braccia, lui promise:

“Andrà tutto bene, la troveremo!”

 

 

Al volante della sua bella macchina, l'uomo sorrise sproporzionatamente alla vista dell'edificio di mattoni rossi che si stagliava davanti a lui. Guardandosi brevemente intorno, afferrò una piccola borsa marrone e, velocemente, salì i vari pianerottoli per ritrovarsi fuori dalla porta dell'appartamento di City Hunter. Un piacere insano pulsava in tutto il suo essere per la paura di incontrare il grande Saeba, ma ciò non lo dissuase in alcun modo dal voltarsi. Se fosse stato catturato in quel momento, avrebbe avuto il gioioso piacere di far morire lentamente la giornalista e sotto i suoi occhi odiosi la più giovane si sarebbe decomposta all'idea intollerabile che sua sorella agonizzasse.

Con un gesto enfatico e vittorioso, la posò sulla soglia.

“Un piccolo regalo per te, mia bella” sussurrò per poi andarsene senza attardarsi. Scendendo le scale, salì sul suo veicolo e si diresse al commissariato.

 

 

Mentre Ryo e Saeko continuavano a far parlare Natsume, uno dei subordinati dell'ispettrice interruppe l'interrogatorio per segnalare un'importante comunicazione.

“Ryo! Lascialo e seguimi!”

Allontanandosi dal sospettato, i due si ritirarono in un piccolo ufficio.

“Ma perché mi hai fermato, sono convinto che sarei riuscito a farlo parlare”

“Non ne dubito, ma c'è una chiamata per te” disse lei porgendogli la cornetta.

Accigliandosi, lui accettò la comunicazione:

“Saeba!”

“Ryo! Mia sorella!” singhiozzò la giovane donna dall'altro lato.

“Kaori?”

Poiché lei era incapace di contenere la sua sofferenza, Mick prese il controllo, spostandosi in un'altra stanza.

“Siamo nell'appartamento di Izumi e abbiamo ritrovato una delle scarpe di tua cognata” continuò a bassa voce. “Non promette nulla di buono, se vuoi il mio parere”

Preso dalla furia, la mano di Ryo si strinse sulla cornetta.

“Porta Kaori a casa e aspetta che io ritorni! C'è qualcuno che devo vedere”

Senza nemmeno aspettare una risposta, riattaccò rabbiosamente e tornò nella stanza degli interrogatori a passo deciso.

Con un gesto brusco aprì la porta, che urtò violentemente sul muro adiacente, si precipitò verso l'artista per ribaltarlo e inchiodarlo a terra, tenendolo saldamente per il colletto.

“Adesso parlerai! Abbiamo scherzato abbastanza!” soffiò lo sweeper, immergendo i suoi occhi neri in quelli del suo interlocutore.

“Ryo! Ryo, lascialo!” ordinò Saeko, tentando di separarli.

“No, non se ne parla! Chiunque stia proteggendo, ha rapito Sayuri” disse all'ispettrice. “Sai come so io che ci restano solo poche ore per cercare di salvarla”

Alzandosi improvvisamente, sollevò l'artista per i lembi della giacca e lo placcò brutalmente contro il muro, facendo pressione sulla gola di Natsume con l'avambraccio.

“Parla, dannazione! Chi stai coprendo?!”

“Ryo! Basta!” esclamò Saeko cercando di fargli mollare la presa.

Fu allora che una voce familiare risuonò nella stanza.

“Siamo in presenza di un caso di brutalità da parte della polizia, mi sembra”

Ryo allentò la presa e Natsume crollò a terra tossendo forte, massaggiandosi il collo per tentare di riprendere fiato.

Il signor Massao e un avvocato fecero la loro entrata sotto gli sguardi corrucciati di Ryo e Saeko.

“Penso che abbiate abusato abbastanza del mio cliente” proclamò l'avvocato. Il manager si precipitò sul suo protetto e, sostenendolo, lo aiutò ad alzarsi. Una rabbia sorda gorgogliò nelle vene del manager che guardò male i due colpevoli.

“Vi rendete conto di quello che fate?!”

“E lei? Lo sa che il suo protetto copre un assassino!”

“Di quali fatti è accusato il mio cliente?” intervenne l'avvocato.

Saeko si limitò a fornirgli il rapporto e le prove raccolte in precedenza dal medico legale. Sorvolando su quanto appena visto, lui disse:

“Devo parlare con il mio cliente”

Dopo una breve occhiata tra Ryo e Yoshiki, Saeko attirò lo sweeper per dare loro il tempo necessario per il colloquio privato richiesto.

Dietro il vetro, Ryo studiava silenziosamente il comportamento di tutti; Natsume sembrava estremamente a disagio con il suo manager mentre quest'ultimo pareva fare di tutto per tirargli su il morale.

Pochi minuti dopo, l'avvocato bussò alla porta indicando che voleva parlare con l'ispettrice incaricata dell'investigazione.

“Penso che non potrete trattenerlo ulteriormente!” troncò l'avvocato, consegnando il fascicolo a Saeko. “Tutto ciò che avete sono solo prove circostanziali e una macabra coincidenza che collega il mio cliente ai fatti di cui viene accusato”

“La prima donna era solo uno scarto della società, mentre per la ragazzina...che ci faceva in giro a quell'ora?! Avrebbe dovuto dimostrare una condotta più rispettabile. Non facevano che rallentare la promettente carriera di Natsume. Ora che avete finito di farci perdere il nostro prezioso tempo, penso che potremo andarcene” disse il manager, scuotendo una piccola confezione di compresse dalla tasca interna con mani tremanti, ne inghiottì due all'istante, come fossero semplici mentine per l'alito.

Rapidamente, Ryo afferrò il polso dell'uomo e lesse l'etichetta.

“Cosa sono?!”

“Antidepressivi!” ammise l'altro semplicemente.

“Detti anche...sedativi!” ammise il patologo, entrando in scena come spettatore di quel caos.

“Vediamo un po', mio caro signor Saeba!” affermò il manager, divincolandosi con veemenza dalla presa dello sweeper. “Non intenderà fermare tutti i consumatori di antidepressivi” sorrise sornione. “Altrimenti penso che avrà molto lavoro da fare”

Senza dire altro, i tre uomini uscirono dalla stanza, Ryo li avrebbe seguiti ma Saeko lo intercettò.

“Non devi seguirli!”

“Li lasci andare così! Senza fare niente!”

“Dobbiamo continuare con l'indagine per raccogliere ulteriori prove”

“Saranno lontani ormai”

“Quello che ha detto Massao è vero, non posso fermare tutte le persone sotto questo trattamento medico”

“E le parole orrende che ha detto su quelle donne, che ne dici!”

“Non sarebbero utili davanti a una giuria”

Correndo in corridoio, Ryo chiamò con forza uno dei tre uomini.

“Natsume! Natsume!”

L'uomo si voltò, interrogativo.

“Se provi anche solo un po' di affetto per Kaori...smetti di coprire questa schifezza” disse semplicemente, guardando male il manager. Lo sguardo malinconico di Natsume cadde sullo sweeper mentre le porte dell'ascensore si chiudevano su di loro.

Scendendo lentamente i graditi del commissariato, la sagoma dell'artista seguì meccanicamente gli altri due uomini. La sua cadenza lenta e la sua postura arcuata dimostravano la sua grande stanchezza e l'enorme fiacchezza che gli piombarono addosso. I lineamenti segnati dalla mancanza di sonno, la barba nascente, l'affascinante Natsume aveva perso la sua prestanza in una sola notte senza fine.

La sua mente era ossessionata dalle donne morte che lo imploravano, maledicendolo per non averle aiutate; anche la signorina Izumi era uno degli spiriti erranti. Lei non diceva niente, non si muoveva ma i suoi grandi occhi chiari mostravano una grande tristezza.

Perché tutto si accaniva su di lui!

Sedendosi pesantemente in macchina, non disse una parola ma il suo sguardo parlò ad alta voce soprattutto quando incontrò quello del suo manager nello specchietto. La furia del protettore dell'artista si decuplicò nel vederlo così debole e tormentato.

-È tutta colpa tua, Kaori! Se non fossi riapparsa nelle nostre vite, tutto ciò avrebbe potuto essere evitato. Pagherai le conseguenze e tua sorella sarà la vittima.-

 

 

A sua volta, Ryo lasciò il commissariato per tornare a casa; Mick e Kaori sarebbero arrivati presto. Voleva essere lì per lei; sua sorella era in pericolo ma lui si sentiva totalmente impotente di fronte a quello psicopatico. C'erano tante prove sull'artista, ma nessuna lo incriminava davvero, eppure sembrava conoscere abbastanza bene l'autore dei crimini da volerlo proteggere.

Quando entrò nel cortile del suo immobile, non sentì immediatamente la presenza della sua partner e neanche quella del suo amico; doveva averli anticipati di qualche minuto. Mentre sbatteva la porta, udì il ronzio di un altro veicolo; finalmente erano arrivati.

Non appena Mick spense il motore, Kaori corse per gettarsi tra le braccia del suo amante per cercare di trovare il conforto di cui aveva tanto bisogno. Sarebbe riuscito a calmare l'angoscia soffocante che quasi la strozzava?

Silenziosamente, lei fissò i suoi occhi nocciola in quelli dello sweeper, ma per la prima volta non rilevò la certezza e la sicurezza in sé che di solito vi brillavano.

Malgrado la sua presenza retta e confortante, lei riusciva a leggere nei suoi occhi l'impotenza e la sorda rabbia che cercò di calmare con parole tenere.

“Andrà tutto bene!” sussurrò lui, stringendola teneramente.

Lentamente, Kaori si staccò da lui e senza dire una parola né rivolgergli uno sguardo, prese la direzione dell'edificio per salire piano i gradini che le sembravano insormontabili.

Mick raggiunse il suo ex partner, l'euforia o le prese in giro non avevano spazio quel giorno. La faccenda era grave e l'elevata possibilità che la giornalista fosse nelle mani di quel pazzo appesantì l'atmosfera cupa.

Affondando le mani nelle tasche, Ryo prese la strada della sua compagna, seguito dal passo trascinato di Mick; dovevano discutere di come procedere, ma senza rischiare di essere ascoltati.

Mentre Ryo posava il piede sul primo gradino della scala, sentì Kaori urlare; a grandi falcate, come se volasse, Ryo inghiottì i vari scalini fino ad arrivare al piano del loro appartamento.

Crollata a terra, stringendo preziosamente la bustina di carta contro il petto, le lacrime e le grida astiose della giovane donna spezzarono il cuore di Ryo. Comprendeva la reazione disperata della sua amata, avendo visto lo stesso pacchetto contenere le ciocche chiare della signorina Izumi.

Non c'erano più dubbi, 'LUI' aveva Sayuri.

  
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