Anime & Manga > Mo Dao Zu Shi
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Autore: Sarah_lilith    27/09/2020    1 recensioni
E se una fan di Mo Dao Zu Shi si ritrovasse catapultata nel novel, trovandosi davanti alla possibilità di conoscere e vivere con i suoi personaggi preferiti?
E se si accorgesse di essere lì per una ragione, di essere capitata non in un punto imprecisato, in cui i fatti sono ancora in corso, ma quando tutta la trama si è svolta e la storia procede lenta verso un "vissero felici e contenti"?
E se scoprisse di dover dare il lieto fine a personaggi che non l'hanno avuto, o rendere giustizia e ridare dignità a persone che non l'hanno ricevuta?
- - -
Un nuovo nemico si avvicina e la storia decide di prendere vita per proteggere se stessa e i suoi protagonisti, richiamando un'eroina da un'altro mondo, perché nessuno potrebbe mai eguagliare la sua forza di spirito nel cercare di salvare i personaggi che ama.
Non che lei sia d'accordo...
Genere: Avventura, Comico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi | Personaggi: Jiang Wanyin/Jiang Cheng, Jin Ling/Jin Rulan, Lan XiChen/Lan Huan, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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"Adoro i matrimoni: da bere per tutti!" 
(Elisa)

 

 

Scoprii molte cose, conversando col piccolo Huāban 1

Si presentò solo quando gli chiesi come si chiamasse il padre, dicendomi che i suoi genitori, alla sua nascita, avevano voluto attribuirgli lo stesso nome del capofamiglia. Portava fortuna, mi disse.

Non ne ero esattamente sicura, ma feci finta di nulla e lo incitai a continuare.

Da quanto dedussi dalle sue parole, il padre non solo era un traditore compulsivo, ma aveva anche il brutto vizio di picchiare la moglie. Ora che suo figlio era "grande", poi, non risparmiava qualche calcio neppure a lui.

La rabbia che provavo verso quello stronzo che Huāban definiva genitore fu però messa da parte quando la mia mente si concentrò sulle parole del bambino.

-Hai detto che andava a putt… ehm, andava spesso nei bordelli- gli dissi mescolando il brodo che fumava sui fornelli, correggendomi all’ultimo con un sorriso sbadato -Sai in quali, per caso?- domandai poi assaggiando la mistura e storcendo il naso.

Era insipida e amara, ma non avevo molto altro a disposizione. Al momento, era il meglio che potevo offrire alla donna. 

Non mangiava da giorni, comunque, quindi con tutta probabilità qualunque cosa gli avessi offerto sarebbe apparso straordinariamente buono.

Huāban si avvicinò con una ciotola sbeccata e me la porse, appoggiandola quando fu piena su di un vassoio di legno intagliato a mano da una tavola scura. Ci aggiunse vicino un sacchetto pieno di bacche e lo sollevò, pronto a portarlo alla madre.

Io scossi la testa e lo feci sedere davanti al tavolo, servendogli una dose di brodo perché mangiasse.

Non sarà buono, ma è meglio di niente.

-Lo sono andato a riprendere molte volte, la mattina, quando veniva cacciato perché non aveva più di che pagare e non si reggeva in piedi- mi spiegò quando capì che avrebbe avuto tutto il tempo di parlare, mentre beveva la sua dose di zuppa -La casa fiorita era sempre la stessa, la sua preferita: la Sala della Peonia- mi assicurò annuendo.

Poi afferrò la scodella fumante che aveva davanti e se la portò alle labbra, chiudendo le mani piccole e sottili attorno al coccio levigato. Inghiottì il primo sorso, proseguendo a mangiare come se il sapore non gli importasse.

A quell’affermazione mi bloccai, fissando gli occhi su di lui e guardandolo con intensità.

-So che è una domanda difficile, ma sai se ci sono state morti violente, in quel posto?- provai a chiedere, sicura che non avrebbe saputo rispondermi -Non so, cose come omicidi che hanno fatto scalpore o cose simili?- provai a specificare, mentre una fiammella di speranza mi si accendeva nel petto mentre lo vedevo riflettere.

-Non credo…- borbottò con tono flebile, finendo la sua porzione e pulendosi la bocca con la manica della veste. 

Le mie spalle si abbassarono sotto quell’ammissione scoraggiante, ma cercai di non far trapelare la mia delusione per non rattristare Huāban. Ne aveva già sopportate troppe, per quel giorno.

-Non importa, sei stato molto utile- lo lodai con una lieve carezza sulla testa, passandogli le dita sui lunghi capelli scuri.

A quanto pare, però, non aveva ancora finito, perché quando mi girai la sua voce tornò a farsi sentire, incerta ma chiara.

-Può essere che…- proseguì infatti richiamando la mia attenzione -Beh, non so se sia vero, ma alcuni miei amici hanno detto che una donna si è impiccata davanti a quel posto, qualche tempo addietro- mi spiegò guardandomi coi grandi occhi a mandorla, lucidi e profondi.

Interessata, mi accovacciai al suo fianco con qualche difficoltà, scostando la gonna perché mi permettesse di piegare le ginocchia senza strapparsi. Imprecai mentalmente contro i vestiti di quell’epoca, maledettamente belli e altrettanto scomodi.

La praticità non fa per loro, insomma.

-Sai precisamente quando?- domandai paziente, le mani appoggiate sul bordo del tavolo per mantenere l’equilibrio.

-Un mese fa, forse un po’ di più- rispose dopo essersi picchiettato il mento con un dito, cercando di ricordare bene e darmi informazioni più precise possibili. 

-Oh si, sei stato molto, molto utile- ripetei dandogli un buffetto sul naso e premiandolo con una caramella che trovai sul fondo della mia sacca da viaggio nascosta ancora fra le pieghe della mia veste.

Parve stupito di ricevere un premio per il semplice compito che aveva svolto, ed il suo viso si illuminò di gioia nel vedere che ciò che stava per ricevere era una pralina di zucchero ricoperta di miele. Probabilmente era la prima volta che ne mangiava una.

Non diventare uno psicopatico pure tu, però, pensai con un nodo in gola, scartando il dolcetto e porgendoglielo perché lo prendesse.

 

 

-Ora sappiamo chi è il nostro nemico- mi informò Lan XiChen dopo che lo ebbi messo al corrente di tutto, mentre ci avviavamo lungo la strada principale semi vuota, ormai. 

Il sole caldo di mezzogiorno intiepidiva l’aria attorno a noi e la brezza leggera che soffiava lieve portava con se’ il profumo di cibo proveniente dalle case attorno a noi. Decisi che avremmo dovuto discutere di cosa stavamo per affrontare davanti ad un piatto sostanzioso privo di qualsivoglia erbe o radici.

Era decisamente da troppo che non mangiavo carne. Tu sia maledetta, Gusu.

-A sì?- domandai per incitarlo a continuare, afferrandogli allo stesso tempo la mano per trascinarlo in un vicolo da cui sentivo provenire un buon odore di maiale arrosto.

Il cultore mi seguì arrendevole, ricambiando la stretta con delicatezza, quasi avesse paura di farmi male. 

-La creatura che stiamo cercando attacca solo coloro che tradiscono le proprie mogli o che le picchiano, esce solo di notte e li rapisce senza lasciare traccia, probabilmente uccidendoli e nutrendosi della loro energia per mantenersi in forze- riassunse con voce profonda, guardandosi intorno per capire dove lo stessi portando.

Imperterrita, proseguii fino a che non giungemmo davanti ad una bancarella che dava sulla strada, i tavoli attorno pieni di gente seduta che chiacchierava e mangiava. La fila non era molta, ma coloro che attendevano erano persone di ogni età, dagli anziani ai bambini, ansiosi di comprare ciò che i venditori stavano cucinando.

I clienti già serviti si sistemavano poco lontano, invece, chi sulle panche e chi in piedi. In mano avevano fagotti ripieni di carne e verdure oppure spiedini di funghi caramellati.

-Quindi?- lo esortai, mettendomi in fila e guardandomi attorno per capire cosa ordinare.

Quella specie di panino con gli sfilacci di maiale sempre buono, mi sa che ne prenderò due. 

-Quindi si tratta di una Dama bianca 2- mi rispose fissando gli occhi castani nei miei -Una donna che è morta e che ora è tornata sotto forma di spettro assetato di vendetta- spiegò vedendomi arricciare le labbra, in evidente difficoltà.

-E come facciamo a catturarla?- chiesi stringendo la presa sulla sua mano, mentre con la coda dell’occhio notavo un gruppo di ragazze che lo stava osservando con bramosia -Dovremmo… eliminarla?- sussurrai allora sporgendomi verso Lan XiChen.

Intanto mi arricciai fra le dita della mano libera il nastro frontale che avevo allacciato in fronte, evidenziando la somiglianza dei ricami del pezzettino di stoffa con quelli presenti sugli abiti dell’uomo al mio fianco.

Avevo abbassato i toni, avvicinandomi al suo orecchio per parlare perché la gente intorno non sentisse, ma anche un po’ per far capire alle ragazze che quel cultore bello e giovane era occupato. 

Decisamente occupato.

-Beh, di norma le Dame bianche sono aggressive solo per quanto riguarda quel tipo di uomo che tradisce ed  abusa della propria forza sulle donne, quindi non è un’effettiva minaccia per la gente comune- continuò a parlare come se non si fosse accorto di nulla, incitandomi con lo sguardo a fare un passo avanti ora che la fila era avanzata -Ma ha ucciso fin troppo, non possiamo lasciarla continuare- decise.

Anche se davanti a me c’era solo una persona ed ero quindi ormai in prossimità della bancarella, mi voltai verso di lui per guardarlo stupita. Il mio primo pensiero passò dal decidere che cosa ordinare a voler accertarmi di ciò che aveva detto Lan XiChen.

-Ma ha ucciso solo dei traditori e dei violenti!- mormorai isterica, rendendomi conto in tempo che stavo per strillare nel bel mezzo della folla.

La stretta sulla mia mano si intensificò fino quasi a far male, ma lo sguardo dell’uomo non tremò nemmeno per un attimo, così come la sua voce inflessibile. Mi rivolse un’occhiata pensierosa prima di parlare.

-Se qualcuno tradisce merita molte cose, ma non la morte- asserì scuotendo il capo davanti al mio sgomento.

Ci riflettei un po’ su, prima di aggredirlo per ribadire ciò che mi turbava. Anche pensandoci bene, però, non vidi quel fosse il problema davanti a quegli omicidi.

Se fosse sparita brava gente mi sarebbe interessato, così invece il mio cervello riusciva solo a pensare a quanto fosse fortunata questa città ad avere una Dama bianca che ammazzava quegli stronzi.

-Mh, non saprei… guarda com’era ridotta quella povera donna- tentai di convincerlo diplomaticamente, approcciandomi alla bancarella ora che era il mio turno -Chissà come la trattava il marito- aggiunsi sollevando le sopracciglia, sfidandolo a ribattere.

Volsi il capo in direzione del proprietario del banchetto e ordinai un panino al maiale per me, un involtino di riso con verdure per Lan XiChen ed uno spiedino ai funghi e bambù da dividere.

-Concordo con te, ma non spetta a noi decidere- mi sussurrò intanto il cultore all’orecchio, sporgendosi oltre la mia spalla per pagare.

-Invece si, spetta proprio a noi. A te- specificai afferrando il nostro ordine, ringraziando con un cenno il cuoco e sorridendo solo nella sua direzione -Poi scegliere se ignorare la cosa o no, ma immagino tu abbia già deciso- sibilai invece ritornando a guardare il cultore in bianco vestito.

-Va’ contro i miei insegnamenti lasciare quello spirito in libertà- insistette sfilandomi cavallerescamente il cibo di mano e indicandomi una panchina che si era appena liberata.

Mi sedetti goffamente, lasciandomi cadere a peso morto con le braccia incrociate e le sopracciglia aggrottate per la rabbia. Rifiutai di guardare negli occhi il mio compagno e fissai lo sguardo sulla strada.

Quando però mi mise sotto il naso il panino fumante, profumando l’aria attorno al mio viso di carne e spezie, gli scoccai un’occhiata risentita e glielo strappai di mano. 

Lo morsi senza distogliere lo sguardo da Lan XiChen, assaporando con calma il pranzo che avevo ordinato. 

Ah, benedetta la carne, pensai con la commozione che mi inumidiva gli occhi, d’improvviso rabbonita. Questo è il paradiso. Tutto ciò mi convinse a fare spazio al cultore sulla panca, spostandomi in là con un sospiro.

Mentre masticavo, ripensai a ciò che aveva detto l’uomo seduto al mio fianco. Ci riflettei talmente tanto che mi venne in mente un esempio perfetto per convincerlo che avevo ragione, o per lo meno per insinuare un dubbio nella sua ferrea disciplina.

Tanto valeva provare.

-Sai, in Germania… è una zona del mio mondo che è stata il centro di molti conflitti- interruppi la spiegazione per renderlo partecipe di quell’informazione, sapendo che non poteva capirmi, altrimenti -Comunque, in Germania, per un periodo, si è creduto erroneamente che gli ebrei, ovvero una certa parte della società, fossero responsabili della crisi che il paese stava attraversando. Si insegnava ai propri figli a disprezzarli per vari motivi, e quando gli ebrei vennero tutti chiusi in dei …campi di lavoro e costretti a morire di fame, malattie e botte, nessuno fece niente per un bel po’. Perché reagire "andava contro i loro insegnamenti"- dissi.

Seguì un lungo silenzio che nessuno dei due volle interrompere.

Finii il mio panino in silenzio, pulendomi le dita sporche di salsa agrodolce sul fazzoletto fornito all’acquisto. Mi concentrai con particolare attenzione sul mio compito, evitando di incrociare le iridi nocciola dell’uomo.

Quando mi decisi ad alzare lo sguardo, lo trovai intento a rimirare con interesse esagerato il suo pranzo.

-Mi ricorda qualcosa- mormorò dopo un po’ sentendosi osservato, fissando l’involtino di riso ancora integro che aveva fra le mani.

Non l’aveva nemmeno assaggiato, troppo preso nell’osservarmi mangiare e nell’ascoltare il mio monologo. Probabilmente non aveva neppure fame, poi, dato che era un cultore con enormi poteri spirituali.

Magari mi aveva solo assecondato, accettando di pranzare con me.

-Sì, non tutti i Wen si meritavano quella fine- acconsentii, annuendo decisa -Così come non tutti quegli uomini si meritano di morire. Eppure sono dei traditori, come fai a sapere che non sono anche delle brutte persone?- gli domandai seria in viso.

-Non lo so- rispose all’istante, alzando il tono di voce come se ci tenesse a farmi sapere che era angosciato da quella situazione e dal nostro litigio, se così lo si poteva chiamare -Non posso in ogni caso correre il rischio che degli innocenti periscano perché non ho voluto agire- spiegò riprendendo la calma.

Con una mano gli scostai una ciocca che, ora libera dall’impedimento del nastro frontale, gli era scivolata sul viso, impedendomi di osservare il suo profilo da quell’angolazione.

Sorrisi mentre gliela pettinavo all’indietro, accarezzandogli la guancia e la nuca.

-Bella risposta- lo lodai con un risolino amaro -Sei proprio un sognatore- dissi, più come accusa che come complimento, questa volta. Poi mi sollevai in piedi e mi incamminai lungo la strada, voltandomi per incitarlo con un gesto a seguirmi.

Lui si alzò all’istante e mi venne dietro come un cagnolino, le mani occupate dal cibo, i capelli pettinati alla rinfusa dalle mie dita e lo sguardo smarrito che gli faceva luccicare le iridi castane. 

-Cosa vorrebbe dire?- chiese raggiungendomi con poche falcate.

Con quelle gambe lunghe che si ritrova, ovvio che possa stare al mio passo con facilità.

Gli rivolsi uno sguardo divertito e, in silenzio, gli sfilai lo spiedino dalle mani, sfiorandogli delicatamente le nocche con le falangi. Poi continuai a camminare facendo finta di nulla, gustandomi i funghi arrostiti.

-Credi che il bene trionfi sempre, alla fine, e che ci siano delle regole nell’universo che impediscano ai cattivi, in un modo o nell’altro, di vincere in maniera definitiva- spiegai con compassione, addentando nuovamente lo spiedino.

Questa volta mi capitò un boccone ricco di bambù, ma non me ne lamentai.

Quello che mi stupì invece fu la risata che scaturì dalla gola del mio compagno, evento che mi costrinse a tossire per non soffocarmi con il cibo per la sorpresa. Senza respiro, osservai il viso di Lan XiChen tendersi in un sorriso esageratamente allegro e le sue labbra aprirsi per lasciar uscire un suono più che divertito.

Da lui non mi sarei aspettata quel tipo di risata grassa che viene dallo stomaco e che contagia chi la sente, eppure fu quella che ottenni.

-Oh, Elisa- mormorò a corto di fiato, sfruttando il mio sgomento per accarezzarmi la testa con leggerezza -Nessuno prima d’ora mi aveva dato dell’ingenuo- spiegò per motivare il suo stato di ilarità.

Mentre la sua risata andava spegnendosi nell’aria, il mio cervello riuscì finalmente a riconnettersi e a formulare un pensiero logico. 

-C’è una prima volta per tutto- lo avvertii, coprendo il tremolio della mia voce con l’ennesimo colpo di tosse -E a proposito di prime volte- mi illuminai, ricordando la nostra conversazione precedente.

Questa frase richiamò la sua attenzione, anche se, distratta com’ero, ci misi un po’ a capire cosa nel mio discorso avesse fatto arrossire le sue guance.

-Sì?- mi incitò a proseguire con imbarazzo malcelato, corrugando le sopracciglia e fissandomi con sguardo deciso nonostante il rossore che gli colorava il collo ed il viso.

Per non ridergli in faccia, distolsi lo sguardo e mi guardai attorno, accorgendomi che il paesaggio intorno a noi era cambiato. Ora a circondarci era un sentiero fra i campi, non più il centro cittadino che avevamo superato poco prima.

Le piantagioni di riso si estendevano davanti a noi a perdita d’occhio, mentre alle nostre spalle la città andava disperdendosi in piccole abitazioni di periferia.

-Abbiamo una sola possibilità per catturare la Dama bianca, vero?- domandai battendomi l’indice sul mento e facendogli cenno di fermarsi e mettere via il fagotto di riso intonso.

-Esattamente, non possiamo permetterci errori- rispose accontentandomi, riponendo il cibo avanzato in un sacchetto che si allacciò alla cintura. 

Poi tornò a guardarmi in attesa che continuassi a parlare, abbassando il capo sotto il sole che proseguiva nella sua corsa nel cielo per ripararmi almeno in parte dai raggi caldi.

-Hai detto che attacca solo i mariti che tradiscono le mogli, vero?- chiesi ancora, afferrandogli entrambe le mani e trascinandolo in ginocchio sul terriccio secco del sentiero battuto che stavamo percorrendo.

-Si, ma cosa…- mormorò seguendomi a terra, sistemandosi seduto sulle ginocchia e protestando debolmente davanti a questo mio comportamento bizzarro. 

Non si lamentò però quando mi feci più vicina e intrecciai le dita nelle sue, sorridendogli con innocenza e candore. Lo sgomento sul suo bel viso fu comico, ma evitai di infierire.

-Cosa stiamo facendo, di grazia?- mi interrogò infine quando non accennai a dare spiegazioni.

Io alzai gli occhi al cielo e appoggiai la fronte sulla sua, scoccandogli un bacio a stampo veloce sulle labbra. Sospirai, esasperata dalla sua ingenuità.

-Ci stiamo sposando, ovviamente- dissi spazientita, alzando le sopracciglia davanti ai suoi occhi spalancati -Così poi mi tradirai e potremo catturarla- illustrai scrollando le spalle.

Logico, no?

 

 

 

 

ANGOLINO D’AUTRICE
1. Huāban: huābàn (花瓣) la traduzione esatta è "petalo", anche se suona femminile veniva usato anche per gli uomini… ricordate che in cinese, come in giapponese, non c’è genere
2. Dama bianca: questo figura non è presente solo nella tradizione cinese, ma quasi in tutte le mitologie. Si riferisce alle donne morte in giovane età che tramano vendetta verso i propri mariti, perché tradite o abbandonate (posso essere in bianco, in rosso o in grigio… un esempio lo trovate in Irlanda, con le banshee)


Il titolo l’ho preso da I Pirati dei Caraibi… Capitan Jack Sparrow, ti sono fedele, sempre.
Capitolo corto, non ho nulla con cui giustificarmi, se non che lo studio mi sta occupando la vita, i sogni e gli incubi. Non ho tempo per respirare, figuratevi per scrivere.
Felici del progredire della relazione? C’è un escalation niente male, vero? :D Elisa chiav… ehm, si sposa! Evviva, festa per tutti.
No, ok, in realtà era pure ora che si decidessero, anche se qui è più per necessità che per altro. Non che lei non se lo voglia legare a vita natural durante al polso, ecco. Lo so, non è chissà che romantico, ammetto che non mi sarei mai immaginata che sarebbe stata Cristina quella con la relazione amorosa più dolce, ma ci siamo quasi.
Grazie a tutti per aver letto, sono felice che siate arrivati fin qui :3

Un bacio a tutti, Sarah_lilith

   
 
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