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Autore: DrarryStylinson    29/09/2020    1 recensioni
Stiles è frutto di un esperimento genetico mal riuscito: metà uomo e metà lupo. Quando l’animale prende il sopravvento, la rabbia e l’istinto di far del male al prossimo sono impossibili da controllare. Solo un altro come lui potrebbe avere le capacità per fronteggiarlo.
Derek, rimasto solo al mondo e con un conto in sospeso con Stiles, si offre volontario per diventare anch’egli un mezzo lupo per poter così catturarlo.
Quando però la verità viene a galla entrambi dovranno rivalutare le loro posizioni in questa sorta di guerra.
Sterek!AU
Genere: Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Derek Hale, Stiles Stilinski
Note: Lime, OOC | Avvertimenti: nessuno
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EPILOGO

Dieci giorni erano trascorsi da quella notte di luna piena e da quando la verità si era diffusa in ogni parte del globo. Da quel giorno erano arrivati migliaia di messaggi di scuse e di apprezzamenti sui vari social network, i giornali avevano sempre le nostre foto in prima pagina e arrivavano richieste da parte delle emittenti TV per averci nei loro programmi. Beacon Hills era stata invasa da centinaia di turisti che speravano di imbattersi in noi per congratularsi e avere un autografo. Sostavano giorno e notte davanti alla Stilinski Corporation sventolando striscioni e bandiere.
Stavo uscendo dalla centrale di polizia. Da quella notte venivamo chiamati regolarmente per lasciare le nostre deposizioni e raccogliere denunce contro Christopher Argent che, in quel momento, si trovava in prigione in attesa di un processo la cui data non era ancora stata fissata.
Anche tutti i dipendenti e i vari lavoratori sarebbero stati processati.
Stiles, quel pomeriggio, avrebbe rilasciato la prima dichiarazione pubblica in presenza di un avvocato. Aveva deciso che avrebbe smantellato l’azienda di suo padre e che i soldi che ne avrebbe ricavato sarebbero stati utilizzati come risarcimento per i parenti delle vittime, Theo incluso.
Io mi ero messo in moto per avere accesso all’eredità di mia madre e avevo scoperto che nei due anni in cui aveva lavorato alla Stilinski Corporation aveva messo da parte una quantità di denaro che avrebbe potuto mantenermi tutta la vita senza lavorare.
Theo, che aspirava a diventare un giornalista, grazie al video girato quella notte aveva cominciato ad avere delle interessanti proposte lavorative. Non male per chi si occupava della sezione “gossip” per una rivista di moda.
Liam stava proseguendo gli studi, mentre Lydia aveva conosciuto il vicesceriffo alla centrale, dopo che aveva lasciato le sue deposizioni. Si chiamava Jordan Parrish ed era colui che aveva messo le manette ad Argent.
Scott aveva annunciato le sue nozze con Kira, fidanzata storica ma di cui nessuno sapeva nulla. Eravamo stati tutti invitati e Stiles era già andando in paranoia perché non si intendeva di queste situazioni e non sapeva come comportarsi né se doveva fargli un regalo.
E, per quanto riguardava Stiles, aveva deciso di dare una svolta alla sua vita: voleva tornare a scuola. Era da quando aveva otto anni, ovvero da quando sua madre si era ammalata, che non ci andava. Aveva preso lezioni da casa ma ovviamente poi non aveva più potuto.
Io lo appoggiavo in pieno: gli avrebbe fatto bene socializzare con ragazzi della sua età e avere degli amici. La scuola poteva avere il potere di risollevare il suo spirito e fargli ritornare la speranza di una vita normale.

 

 

Stavo correndo nel bosco, nel classico allenamento pomeridiano, intorno alla nostra nuova casa. Avevamo comprato e ristrutturato la catapecchia di Scott che ci aveva tenuti al sicuro dopo la mia fuga. Avevamo smantellato la cantina e distrutto le catene incastonate nel muro che Stiles utilizzava nelle notti di luna piena. Ormai non ne aveva più bisogno. Era il suo senso di colpa che gli faceva perdere il controllo ma adesso sapeva che non c’era nulla da temere: non aveva mai ucciso nessuno, il responsabile delle morti dei nostri famigliari era solo Argent. Non era certo una consolazione ma almeno Stiles aveva ripreso a vivere.
Mi arrampicai su un albero e saltai ramo per ramo, poi mi bloccai: c’era qualcosa sul terreno in mezzo alle foglie secche. Aguzzai la vista e lo riconobbi: era il koala, il peluche appartenuto a Stiles e regalatogli da sua madre prima che morisse. Il pupazzo che avevo utilizzato per adescarlo e che era stato testimone dei nostri baci e carezze e delle sessioni interminabili di sesso in ogni angolo della camera.
Mi lasciai cadere per terra e afferrai il peluche sporco. Il pelo bianco era diventato scuro mentre il fiocco sulla testa, una volta rosso, era marrone.
Corsi in casa e lo gettai in lavatrice. Quella sarebbe stata una bella sorpresa. Aspettai con impazienza e quando fu pulito e profumato lo adagiai, ancora umido, sul letto della nostra camera. Non era spoglia come prima, era stata arredata e personalizzata, sembrava viva ed era accogliente. Era perfetta e sentivo di meritarmela. Entrambi ci meritavamo quella felicità che stavamo vivendo e che sentivo traspirare prepotentemente da Stiles. Era un miracolo: lui era felice.
Ascoltai Stiles arrivare da lontano. Entrò in casa e lasciò lo zaino di scuola sulla sedia del salotto, pronto per svolgere i compiti. Prima però venne da me.
“Sei già tornato?” domandò dal corridoio. Varcò la soglia e vide, al centro del letto matrimoniale, il suo pupazzo. “Dove l’hai…?”. Si sedette sul letto e lo prese, lo contemplò con nostalgia per qualche secondo, poi tuffò il naso nel pelo finto e inspirò profondamente annusando solo l’odore del detersivo e della natura.
“Non c’è più” mormorò. “L’odore della mamma… non c’è più”.
Non era triste, solo… rassegnato. L’odore di sua madre, dopo tutti quei mesi nel bosco in mezzo ad altri animali e anche per colpa del lavaggio in lavatrice, era sparito e ora non avrebbe più avito niente per ricordarlo.
Presto o tardi anche io avrei perduto l’odore della mia famiglia ma il loro ricordo avrebbe continuato ad esistere.

 

 

Stiles arrivò in salotto e si sedette pesantemente sul divano affondando la schiena tra i cuscini. Osservai i suoi occhi gialli e posai una mano sul suo ginocchio, glielo strinsi delicatamente e salii per massaggiargli la coscia.
Era passato un mese dalla lotta, da quando aveva finto la sua morte e aveva ingannato Argent con una fiala di shampoo alla lavanda, allungato con l’acqua, che aveva spacciato per aconito. Scott aveva elaborato quel piano: lui gli aveva messo la fiala di vetro tra le mani quando si era risvegliato dalla finta morte, lui gli aveva messo in tasca della liquirizia in polvere. Era grazie a quel ragazzo se adesso eravamo ancora vivi ed era grazie a Theo se eravamo liberi.
Stiles aveva gli occhi gialli ma era sereno e controllato. Era semplicemente nel pieno delle proprie forze per via della luna piena che sarebbe sorta in meno di un’ora.
“Posso portarti da qualche parte?” mi domandò contemplando la mia mano massaggiargli la gamba.
“Dove?” domandai aggrottando le sopracciglia e osservandolo con interesse.
Mi sorrise ma non rispose. Strinse la mia mano, si alzò e mi trascinò in piedi. Sbuffai per finta cercando di nascondere la curiosità. Cosa voleva mostrarmi?
Ci incamminammo nel bosco mano nella mano senza correre, aspettando che il sole tramontasse per lasciare spazio alle stelle che pizzicarono il cielo indaco. Mi fece camminare fino ai margini della radura e passammo il tempo a far dondolare le mani unite, ad abbracciarci, a parlare della scuola e dei nostri amici che ci avevano invitato per una rimpatriata la sera successiva. Parlammo anche di Argent: aveva richiesto gli arresti domiciliari ma gli erano stati negati. Il processo era previsto per la fine dell’anno, avevamo ancora quasi tre mesi per raccogliere informazioni e testimonianze.
Al confine limitrofo del bosco stagliava un’enorme roccia che dava su una cascata e un burrone. Non mi ero mai spinto così oltre. Ai piedi della cascata scorreva il fiume che fendeva in due la conta di Beacon Hills.
La luna era sorta, grande e rotonda, e illuminava la roccia come un occhio di bue. Stiles si arrampicò e, con un paio di falcate e un balzo, raggiunse la cima. Mi guardò da lassù, aspettando che lo imitassi: mi piegai sulle ginocchia per prendere lo slancio e saltai in alto. Atterrai al suo fianco e lo vidi roteare gli occhi gialli.
“Spaccone” brontolò malcelando la nota divertita.
“Allora” iniziai “perché siamo qui?”.
Stiles annusò l’aria fresca priva di smog, sapeva di menta e rugiada. “Ti avevo fatto una promessa, ricordi?”.
Ci pensai su ma sinceramente non rammentavo nulla.
“Ti avevo detto che avremmo ululato insieme alla luna”.
E così mi trasformai e fissai la pallida luna con gli occhi blu elettrico. “Non so come si fa” ammisi.
“Devi solo lasciarti andare e far uscire l’aria dai polmoni” disse.
Presi fiato e provai ad ululare. Fallii miseramente.
“Quasi. Sembravi un gatto con la raucedine ma non era male” ironizzò dandomi una spallata. “Devi sentirlo” disse poggiandomi una mano sullo stomaco e premendo.
“Sentire cosa?” chiesi riempiendo i polmoni con quanta più aria potessi.
“Che sei libero” rispose. “E che ce l’hai nel sangue: sei un lupo”.
Aprii la bocca e ululai alla luna. Il fiato finì quasi subito ma quello era decisamente un ululato. Guardai Stiles esaltato. Lui mosse una mano in un gesto che significava “così così”.
“Fallo tu”.
Lui sorrise, si leccò i canini, allargò le braccia e aprì le mani con i lunghi artigli e, con il petto in fuori, si esibì in uno dei più lunghi e rumorosi ululati che avesse mai fatto. Il giorno seguente sarebbe persino apparto un trafiletto sul giornale locale che riguardava i rumori inconfondibili provenienti dal bosco.
Ammirai la potenza di quel richiamo che fece volar via qualche gufo impaurito. L’alito formava una nuvola di condensa ghiacciata fuori dalla bocca.
Imitai la sua posa e mi unii a lui. Ululammo insieme, come mi aveva promesso tanti mesi prima, alla luna piena che una volta era sua nemica e ora la sua più potente alleata.
Respirammo affannosamente, a corto di fiato, e ci fissammo sorridendo. I nostri occhi non avevano mai brillato così tanto. Feci rientrare i canini e lo afferrai per le guance. Lo baciai improvvisamente e mi punsi le labbra con le sue zanne.
La situazione si accese in fretta e divenne frenetica. Scesi dalla roccia con un balzo e lo guardai. Stiles mi saltò addosso. Lo presi al volo e lo adagiai a terra, a bordo del precipizio. Ci privammo dei vestiti quasi strappandoceli di dosso, lo feci voltare ed entrai in lui rudemente. Per la prima volta il lupo prese il sopravvento tra di noi. Eravamo trasformati e selvatici.
Stiles ringhiò e gemette, ululò e ansimò. I miei versi ferini si mischiavano ai suoi che via via divennero sempre più alti fino quasi a far svegliare l’intera foresta.
Lo amai per tutta la notte, pieni di energie grazie alla luna piena. Quando il sole fece capolino per scandire l’inizio di un nuovo giorno eravamo sdraiati di schiena sull’erba, lui con un braccio attorno alle mie spalle e una mano posata sulla pancia. Io tenevo la testa sul suo braccio e le mani incrociate sul petto, a contemplare la luce di Marte che scompariva man mano che il sole si alzava.


Poco più tardi, a cena a casa di Lydia, ci aspettarono tante novità: la donna era incinta. Non ebbe bisogno dirlo, sia io che Stiles percepimmo la presenza dell’embrione dentro di lei. Probabilmente lei non lo aveva ancora scoperto dato che non disse nulla e noi non le rovinammo la sorpresa.
Scott, prendendo la parola dopo il dessert, annunciò il suo trasferimento a Seattle assieme a Kira. Aveva già firmato un contratto di lavoro. La fama, ottenuta grazie alla Stilinski Corporation, non aveva influito sulla sua assunzione. Scott era una specie di genio della scienza.
Theo e Liam ammisero finalmente di non essere dei semplici amici. C’era dell’altro tra loro, ma annusandoli riuscivo a capire che la loro relazione non era mai stata di tipo sessuale: uno dei due (o forse entrambi) era asessuale.
“Comunque lo avevamo capito da un pezzo” li prese in giro Stiles.
Liam arrossì mente Theo sollevò il dito medio in sua direzione.
“E voi, cos’avete intenzione di fare del vostro futuro?” domandò Lydia ravvivandosi i capelli rossi con una mano.
Osservai Stiles con interesse e attesi una sua risposta.
“Voglio sperimentare tutto. Voglio viaggiare e scoprire il mondo” rispose sognante, poi si girò a guardarmi.
Ci pensai su qualche secondo, poi sorrisi. “Mi piacerebbe aprire un orfanotrofio” svelai. “Un rifugio per ragazzi e ragazze in difficoltà. Che non hanno più nessuno o che sono stati cacciati di casa. Qualcosa del genere”.
“È una bella cosa” mormorò Kira addolcendo gli occhi a mandorla che la rendevano simile a una volpe.
“Ma qui a Beacon Hills o da qualche altra parte?” chiese Jordan Parrish bevendo un sorso d’acqua e rinunciando all’alcol perché in meno di un’ora sarebbe tornato in servizio.
“Ovunque” risposi. “Potremmo girare il mondo insieme e costruire queste case di accoglienza. Nessuno oserà rifiutarcelo” riflettei.
“La Stilinski and Hale Foundation” scherzò Stiles ridacchiando.
Io però non risi. Ero serio. Eravamo entrambi orfani e sarebbe stata la svolta alla mia vita: migliorare quella delle altre persone.
Stiles smise di ridere, comprendendo che quell’idea stava crescendo nella mia testa.
“E per te stesso… cosa vuoi?” chiese Liam, le guance erano finalmente tornate al loro colore naturale.
Strinsi le labbra. Cosa volevo? Avevo tutto ora. “Oh, ma certo” esclamai fingendo sbadataggine. “Mi piacerebbe sposare l’uomo che amo”.
Theo spalancò gli occhi, subito imitato dagli altri presenti. Un innaturale silenzio calò nel salotto interrotto dai loro respiri e dai battiti impazienti dei loro cuori.
Stiles si dondolò sulla sedia gongolando lusingato, poi aggrottò le sopracciglia e mi fissò stupito. “Mi stai facendo una proposta?” domandò con la voce stranamente acuta.
Non riuscii a decifrare il suo stato d’animo. Il suo corpo stava emanando calore e una miriade di sensazioni.
“Ehm, solo se la risposta è positiva” risposi insicuro, temendo di aver appena rovinato qualcosa. Non sapevo se avrebbe accettato e, francamente, non avevo nemmeno in programma di fargli quella proposta, non avevo neppure un anello! Ma la domanda di Liam mi aveva fatto pensare che c’era qualcosa che effettivamente mancava nella mia vita: era la promessa di un’eternità insieme.
“Mi hai sentito?”. Stiles mi fissò con un sopracciglio sollevato e annusandomi in attesa di una mia reazione alla risposta che non avevo ascoltato, troppo impegnato a rimuginare.
Mi accorsi che tutti mi fissavano. Scott, di fronte a me, mi diede un calcio sulla tibia e occhieggiò Stiles. Si portò le mani alla bocca e in un colpo di tosse, falsissimo e ridicolo, pronunciò: “bacialo!”
“Hai detto sì?” chiesi confuso.
Stiles mi tirò uno schiaffo sul braccio. “Certo che ho detto sì, stupido”.
Gli presi il mento con due dita e avvicinai la sua bocca alla mia.


Quella fu l’ultima volta in cui ci ritrovammo tutti insieme, prima del matrimonio. Scott andò a Seattle, Lydia in Virginia con in grembo Cora, la futura figlia. Liam e Theo si trasferirono più a nord, il primo era stato convocato in un’importante squadra di lacrosse, mentre Theo aveva iniziato la sua carriera come giornalista. Lo vedevamo spesso in TV.
La Stilinski and Hale Foundation divenne la “Claudia and Talia Foundation”, dedicata in onore delle nostre mamme. Il simbolo? Un koala bianco con un fiocco rosso sulla testa.
Spedimmo gli inviti per il nostro matrimonio alle sole persone di cui ci interessava. Stiles voleva sposarsi di notte, sotto la luna piena, e a me sembrava perfetto.
Christopher Argent aveva preso l’ergastolo. Dal carcere di massima sicurezza chiedeva di noi. I nostri avvocati dicevano che voleva incontrarci ma né io né il mio compagno sentivamo il bisogno di parlare con lui.

 


Stiles indossava uno smoking blu con una camicia bianca e un papillon rosso che mi ricordava tanto il fiocco sulla testa del koala. Aveva gli occhi gialli che splendevano come stelle nella notte e aveva, finalmente, un anello al dito. Era radioso.
Scott si avvicinò e porse un pacchetto a Stiles.
“Avevamo detto niente regali” lo ammonì.
“Non è da parte mia” rispose. “Quando sono andato a trovare mia madre a Beacon Hills ho incontrato il signor Ross che mi ha chiesto di darti questo” si giustificò.
“Chi è il signor Ross?” domandò confuso. Mi guardò, sperando che io lo sapessi ma mi strinsi nelle spalle, ignorando completamente la risposta alla sua domanda.
Stiles aprì la busta che accompagnava il pacchetto. Appoggiai il mento sulla sua spalla e lessi anche io: “Non sono mai riuscito a ringraziarti per l’assegno che mi hai lasciato sotto la saracinesca. Sono riuscito a mandare al college mio figlio grazie a te. Il furto nella mia erboristeria è stata la migliore cosa che mi sia mai successa: la clientela è triplicata dopo la rapina.
Nella speranza che tu possa vivere una vita di pura gioia, ti dono questo piccolo pensiero.
Con affetto e amicizia,
Signor Edward Jacob Ross
.”.
Stiles aveva gli occhi gialli lucenti e le guance rosse a causa dell’imbarazzo che quel ricordo gli aveva provocato. Schioccai un bacio sul suo zigomo e lui si girò, mi afferrò per la cravatta e mi baciò.
“Avanti, aprilo” lo incoraggiai.
Aprì il regalo con curiosità e lo vidi ridacchiare: tra le sue mani aveva una tisana alla liquirizia.
“Sei felice?” domandai, anche se non ebbi bisogno di una risposta: lo percepivo.
“Come non lo sono mai stato”.
Rinunciai a sorridere per poterlo baciare ancora.
Mi osservai attorno. Theo e Liam bisticciavano per decidere quale dolce fosse più buono. Scott stava mostrando a Kira una pessima imitazione di quando io e Stiles ci trasformavamo. Il vicesceriffo presentava orgoglioso la bambina, che sarebbe nata tra sei settimane, nel grembo di Lydia. Il fatto che le avrebbe dato il nome di mia sorella, Cora, mi scaldava il cuore.
Stiles girovagò tra i tavoli parlando con alcuni compagni di scuola, che aveva invitato, della Claudia and Talia Foundation e di quello che ancora si diceva di noi al telegiornale, perlopiù pettegolezzi ma che facevano arrivare un sacco di sponsor che pagavano per la costruzione delle case di accoglienza.
Presi un bicchiere di champagne per proporre un brindisi e vidi i miei occhi nel vetro scintillante del cristallo: erano blu a causa della troppa energia che stavano irradiando i raggi lunari.
Sollevai lo sguardo e ammirai la luna piena. Sorrisi, sentendomi in pace con il mondo. Riabbassai gli occhi e osservai la mia mano decorata da una fede d’oro.
Aspettai che Stiles si voltasse, poi alzai il bicchiere nella sua direzione. “Ti amo” brindai a lui sussurrando, sapendo che le sue orecchie lupesche avrebbero sentito tutto.
Annusai il suo odore a distanza e me ne inebriai.
“Più della mia esistenza” rispose lui sempre bisbigliando. “Ti appartengo da quando non sapevo neppure cosa volesse dire”.

 

Consumammo la prima notte di nozze in albergo. Mi spogliai dello smoking mentre Stiles era in bagno. Quando uscì mi fissò ammaliato ma non c’era malizia nei suoi occhi, solo pura adorazione.
“Che c’è? Mi hai visto nudo centinaia di volte” gli feci notare divertito.
“Ho visto anche il tramonto centinaia di volte, ma non stanca mai” rispose.
La nostra storia, iniziata dalla mia malsana idea di vendetta, era cresciuta e cambiata insieme a noi. Ero stato il primo amore di Stiles. Mi amava da quando neppure mi conosceva mentre io lo avevo odiato e desiderato la sua morte. Ora, la sua sola assenza mi faceva mancare il respiro. Vivevo in sua funzione ed ero felice solo se lo era anche lui.
La nostra storia era un grido di speranza per tutte le persone che ci avevano conosciuto e avevano lottato per noi e con noi per farci avere una vita degna di questo nome, e per tutte quelle persone che avevano letto di noi tramite i giornali e magari ci avevano detestati o avevano desiderato qualcosa di meglio che una vita da fuggiaschi.
La nostra storia era strana, non convenzionale, eravamo uomini ma con sangue di lupo nelle vene.
La nostra storia era appena cominciata.

 

 

La storia di  Derek e Stiles è appena cominciata, ma per Bad Wolf, purtroppo, finisce qui. Spero che abbiate apprezzato la trama e che vi siate almeno un po’ affezionati ai personaggi (soprattutto a Derek, dato che è tutto narrato dal suo punto di vista).
In un periodo difficile come questo, tornare a scrivere dopo tre anni è stata una boccata d’aria fresca (e mi auguro che per voi sia stato un piacere leggere). Mi erano mancati questi due, davvero.
Un grazie a tutti voi che avete seguito la storia e che, con una recensione, mi avete mostrato il vostro apprezzamento.
Per il momento è tutto, ma forse non è la fine… magari ci saranno altre occasioni per scrivere qualcosa sugli Sterek.
A presto e un grandissimo abbraccio virtuale a tutti!
DrarrySylinson

  
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