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Autore: SilkyeAnders    01/10/2020    1 recensioni
"Sparizioni nel mondo atletico: ricercato il colpevole".
Sta accadendo qualcosa di strano a Jump City, e non solo lì, i Titans si trovano di fronte ad una nuova sfida.
Riusciranno a sventare questa minaccia o sarà la fine per loro?
(Questa fanfiction contiene personaggi da me creati abbinati ai personaggi della serie animata, si incentrerà sulle coppie RobStar e BBRae).
Genere: Angst, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo Personaggio
Note: Lime | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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Capitolo 8: Il ghiaccio ti osserva Capitolo 8: Il ghiaccio ti osserva.



I ragazzi si erano alzati di buon mattino ed erano già tutti in auto, in viaggio verso nord.
C'era un silenzio teso che li accompagnava, era strano dato che solitamente erano un gruppo piuttosto chiassoso ma, quel giorno, nessuno di loro aveva nulla da dire. I Titans erano concentrati sulle indagini, si sentivano finalmente vicini ad una svolta e non avevano intenzione di mollare la presa.
-Ok, non lo reggo più questo silenzio. Qualcuno dica qualcosa!- esclamò Cyborg.
Robin e Raven si scambiarono una rapida occhiata prima di rispondere in coro :-Qualcosa-.
Cyborg alzò gli occhi al cielo :-Molto spiritosi, davvero...- borbottò.
Gli altri scoppiarono a ridere.
-Invece questa era buona! Per una volta che questi due fanno i simpaticoni- esclamò divertito BeastBoy.
Il silenzio calò di nuovo in auto.
Starfire provò ad alleggerire la tensione.
-E' davvero una giornata piacevole, non trovate?- chiese.
-Davvero? Siamo arrivati a commentare il tempo per calmare le tensioni?- incalzò Cyborg.
-Non è che abbiamo molto di cui parlare nel caso non l'avessi notato- borbottò Raven.
-Io un argomento lo avrei- cinguettò Cyborg con tono ammiccante.
Robin iniziò a preoccuparsi, quel tono lo conosceva bene: il tono del "vi ho beccati", lo usava ogni volta che succedeva qualcosa di strano tra lui e Starfire o tra Raven e BeastBoy.
Immediatamente ripensò al risveglio imbarazzante di quella mattina, aveva trovato Starfire nel suo letto e si rese conto di aver saltato la cena e realizzò che probabilmente Cyborg era andato a chiamarlo trovandosi davanti quella scena.
-Sembra che tu abbia del gossip per le mani- commentò distrattamente BeastBoy.
-Può essere- rispose enigmatico il mezzo robot.
Il ragazzone controllò rapidamente Starfire dallo specchietto e le fece un occhiolino.
L'aliena sorrise sotto i baffi ma non poté evitare di arrossire, il solo pensiero di ciò che era accaduto quella mattina la imbarazzava. Si era svegliata da sola nel letto di Robin e, sentendo che era la cosa migliore da fare, si diresse di corsa verso la propria stanza appena resasi conto della situazione.
-Siamo arrivati- disse Robin, la sua voce tradiva una nota di sollievo.
Scampare al radar di Cyborg era sempre un miracolo e, quando ci si riusciva, era necessario fare in modo di rimanerne fuori per molte ore perché l'argomento era sempre dietro l'angolo.
Cyborg parcheggiò l'auto in una piazzola di sosta e tutti scesero dalla macchina.
Una lieve scia scintillante di ghiaccio purpureo s'insinuava verso i boschi circostanti.
-Direi che abbiamo una traccia- commentò Raven.
-Seguiamola e vediamo dove porta- concordò Robin.
I ragazzi s'incamminarono seguendo la lieve scia che man mano diventava sempre più evidente.
Dopo qualche minuto di camminata Robin si bloccò meravigliato costringendo anche gli altri a fermarsi dietro di lui.
Grosse stalattiti di ghiaccio violaceo si stagliavano sul terreno circondando un vecchio edificio dall'aria malandata e pericolante, gli alberi attorno erano quasi completamente congelati e si contorcevano su se stessi come le dita artritiche di una vecchia signora.
L'inquietudine si fece largo sostituendo la leggerezza di poco prima, l'edificio si ergeva dinanzi a loro con una maestosità decadente, impronte ghiacciate di un piede umano si confondevano fra le varie lastre di ghiaccio che ornavano il terreno.
-Allora... Solo io me la sto facendo sotto dalla paura?- chiese BeastBoy con voce tremante.
-Sono certa che non c'è nulla da temere- lo rassicurò Starfire.
Robin andò avanti per primo verso l'ingresso del vecchio laboratorio: un casale diroccato con il soffitto sfondato per metà, alcune finestre rotte e la porta riversa al suolo completamente ammaccata e con punti congelati... Era come se qualcuno l'avesse scardinata con il solo utilizzo di un pugno ben assestato.
Le luci al neon penzolavano dalle parti rimanenti di soffitto avvolte da uno strato visibile di polvere che volteggiava nell'aria ricadendo sulla mobilia consunta.
-Questo posto da i brividi- commentò Cyborg azionando la torcia sulla sua spalla.
-Non so, lo trovo piuttosto accogliente- il sarcasmo di Raven arrivò pungente e al momento giusto.
Un brivido di freddo avvolse la stanza tanto da far sobbalzare persino Starfire.
-Ho freddo- disse l'aliena.
-Non è normale che tu abbia freddo- disse Robin preoccupato.
L'aliena annuì, c'era qualcosa di molto strano in quel posto e, per quanto la riguardava, non vedeva l'ora di uscirne.
Arrivati a quella che era la reception i ragazzi notarono un particolare a dir poco inquietante: un segno lasciato da una mano trascinata lungo una parete e, ovviamente, era completamente congelato.
Raven si avvicinò e posò dolcemente una mano a mezz'aria senza toccare il ghiaccio che sembrava espandersi rispondendo al suo calore corporeo; chiuse gli occhi e, quando li riaprì, erano completamente bianchi illuminati di una luce eterea.
Nel frattempo, Robin si diresse verso il bancone. Il computer era irrimediabilmente scassato ma sperava di trovare qualcosa nei cassetti della scrivania.
Raven ebbe una chiara visione in mente: un uomo alto voltato di spalle, un fisico atletico e delle lame ghiacciate che fuoriuscivano dalla sua schiena ricoprendola di una nube violacea e scintillante. L'uomo era furente, posò la sua mano sulla parete e ne percorse l'interezza fino alla fine del corridoio.
Robin trovò un dossier con su scritta una data sbiadita ma dava l'idea di essere piuttosto vecchio, non riusciva a leggere molto ma da quel poco che si distingueva era chiaro che conteneva i dati dell'ultimo cliente che aveva richiesto un servizio prima che il laboratorio venisse chiuso.
-Cosa hai visto?- domandò BeastBoy posando una mano sulla spalla di Raven.
La ragazza arrossì ma si costrinse a rispondere :-Ho sentito soprattutto tanta rabbia, non ho visto molto solo... Un uomo credo... Non ne sono sicura-.
Robin schioccò le dita in direzione del suo team e tutti lo raggiunsero leggendo ciò che era scritto nel dossier.
Un nome in grassetto spiccava accanto a una foto ormai sbiadita di cui era impossibile riconoscere il soggetto: Tyron Burner.
-Direi che abbiamo il nostro indiziato- commentò Robin.
-Pensi sia stato questo tizio?- chiese Cyborg.
-Se non è stato lui di sicuro sa cosa è successo qui- rispose il ragazzo.
-Seguiamo quella scia sul muro- aggiunse poco dopo.
Man mano che si addentravano il freddo era sempre più insostenibile, BeastBoy batteva i denti insistentemente mentre Raven si stringeva al suo mantello cercando di stare il più calda possibile.
Robin digrignava i denti e stringeva i pugni mentre ansimava pesantemente creando piccole nuvolette con il respiro a causa del repentino cambio di temperatura.
Cyborg si costringeva a non tremare ma il suo corpo risentiva del gelo che regnava in quel luogo, Starfire non soffriva il freddo come gli altri ma sulla sua pelle aranciata iniziò a farsi largo uno sgradevole brivido che lasciò dietro sé i segni della "pelle d'oca".
Seguendo la traccia sulla parete i Titans giunsero a un secondo corridoio che si divideva in due strade.
-Ora dove?- chiese Raven.
-Ti prego non dirlo- lamentò BeastBoy guardando Robin a occhi sgranati.
-Ora ci dividiamo-.
-Ecco, lo sapevo che lo avresti detto- sospirò il mutaforma.
Starfire ridacchiò dandogli un leggero colpetto sulla schiena per consolarlo.
-Star, con me. Voi tre andate di là-.
-Ovviamente- disse Cyborg scambiandosi un occhiolino con il mutaforma.
Robin fece finta di non sentire e, semplicemente, trascinò Starfire nella direzione opposta senza dire una parola.



-Come va? Senti molto freddo?- chiese Robin.
Starfire illuminava il corridoio con uno dei suoi dardi smeraldini contenuto perfettamente sulla sua mano chiusa a pugno.
-Riesco a sopportarlo, e tu?- chiese lei timidamente.
-Sto bene- tagliò corto il ragazzo.
-Robin... Ehm... Io ci tenevo a domandarti scusa per il mio comportamento di ieri notte, non sarei dovuta rimanere a dormire nella tua stanza... So che qui sulla Terra non è un comportamento appropriato-.
Il leader arrossì lievemente :-Star è tutto ok, davvero... Non ti preoccupare-.
La ragazza sorrise appena prima di tornare a concentrarsi sul percorso di fronte a lei.
-Sembra che là in fondo ci sia una porta- disse Starfire indicando la fine del corridoio.
-La vedo, andiamo-.
I due si diressero velocemente verso la fine del corridoio dove trovarono una porta scorrevole, di quelle che hanno bisogno di una chiave di accesso come alla torre.
-Serve il pass- borbottò Robin.
-L'elettricità non è più in uso da molto tempo qui ormai, dubito che se anche lo avessimo si aprirebbe- rispose lei.
Con un rapido gesto della gamba eseguì un perfetto calcio rotante, mossa che Robin le aveva insegnato, e sfondò la porta.
-Ottimo- esclamò lui fiero.
-Ho avuto un eccellente insegnante- sorrise lei.
La porta era ormai crollata a terra lasciando spazio ad una stanzetta con quattro scrivanie poste al centro e degli archivi per ciascuna parete.
I computer erano per terra, pezzi di tastiera li circondavano indicando che erano stati scaraventati al suolo con violenza, probabilmente ancora aperti.
Robin corse verso uno degli archivi intimando a Starfire di controllarne un altro.
Non venivano aperti da così tanto che ci volle un po' per liberare i cassetti arruginiti, Robin dovette addirittura dare qualche colpetto ad alcuni di essi affinché si aprissero completamente.
I dossier al loro interno erano ricoperti di polvere e puzzavano di muffa e spazi chiusi.
-Questi sono irrecuperabili- mormorò Robin.
-Anche questi- convenne l'aliena.
-Robin! Starfire!- si sentirono chiamare dal vocione di Cyborg.
I due si scambiarono una rapida occhiata prima di percorrere il corridoio all'inverso fino alla fine dell'altro.
Gli altri tre li attendevano in una stanza spaziosa, si trovavano dietro una vetrata che dava su un'altra stanza con uno scanner al centro collegato con dei cavi al soffitto.
Lo scanner era rotto per metà e ne fuoriuscivano delle impronte di piede congelate, alcuni punti dello scanner erano completamente avvolti nel ghiaccio la cui nube violacea si dimenava in modo frenetico.
La vetrata era bucata in alcune zone e sulla scrivania dietro di essa vi erano alcune lame ghiacciate.
Cyborg si affrettò a prenderne una e ad inserirla in una bustina delle prove.
-Questo campione è più grande, forse ci dirà più cose sul suo proprietario- disse serio.
Raven si avvicinò a un angolo della stanza dove aveva notato un pezzo di carta, era un ritaglio di giornale con su una foto ingiallita di un uomo piuttosto aitante.
Mentre osservava quel ritaglio avvertì un brivido percorrerle la schiena, era come se la sua nuca si stesse bucando lentamente sotto alla fiamma di un potente laser.
Voltò la testa di scatto, non c'era nessuno eppure... Era come se un paio di occhi stessero indugiando su di lei, si sentiva osservata, spiata.
Le si rizzarono i peli delle braccia, era come se quel ghiaccio la stesse fissando impudente.
-Mi sento osservata- disse nervosa.
Il suo potere psichico azionava una marea di campanelli di allarme, un carico di emozioni negative l'avvolse totalmente rendendola frastornata.
I ragazzi presero a guardarsi attorno con aria paranoica.
Starfire fece brillare i suoi dardi illuminando ancora di più la stanza avvolta nella penombra, Robin si mise in posizione di attacco, BeastBoy si trasformò in tigre e iniziò a camminare in circolo per la stanza segnando il terreno come un predatore in gabbia.
-Non sono affatto tranquilla- mormorò Raven.
-Cosa senti?- chiese Robin.
-Negatività... Rabbia e... Odio, una sensazione morbosa. E' come una necessità impellente di... Qualcuno o qualcosa io... Non lo so-.
Robin si guardò rapidamente attorno, il secondo piano dell'edificio era inaccessibile: le macerie del soffitto crollato bloccavano il passaggio e i condotti di areazione erano bloccati da lastre ghiacciate e frastagliate.
-Ok, fuori di qui. Abbiamo quello che ci serve- disse a denti stretti.
Non poteva rischiare la sua squadra e Raven non sembrava stare bene.



Quella sera Robin rilesse il dossier almeno cinque volte, doveva fare una ricerca su quello che aveva e, in effetti, l'unica cosa che aveva era un nome.
Sarebbe partito da quello.
Aprì il computer e inserì il nome dell'individuo nel motore di ricerca. Fu sorpreso di vedere quanti articoli di giornale uscirono fuori sulla schermata e tutti, o quasi, recitavano lo stesso titolo: Scomparsa della giovane promessa Tyron Burner.
-Scomparso...- disse sottovoce.
La sua mente lavorava a cento all'ora, trovò svariati articoli che parlavano della quantità di gare di apnea che quest'uomo aveva svolto ai suoi tempi.
-Era un campione- mormorò fra sé.
Lesse che aveva vinto una quantità di trofei niente male ma, sfortunatamente, durante la sua ultima gara successe qualcosa che nessuno seppe spiegarsi e non fu più ritrovato.
-Gli altri concorrenti furono congelati durante la gara ma solo lui sparì nel nulla...- borbottò silenziosamente.
La situazione era a dir poco bizzarra, finalmente però i tasselli del puzzle iniziavano a comporsi e la figura che si stava creando non era delle migliori.
La porta dello studio si spalancò lasciando spazio a Cyborg, il quale reggeva un piatto in mano carico di cibo :- Trovato nulla?-.
-Molte più cose di quelle che speravo, dai un'occhiata qui-.
Il mezzo robot lesse alcuni articoli mentre Robin cenava in silenzio accanto a lui.
-Incredibile...- mormorò Cyborg.
-Già... Andiamo a parlarne con gli altri. Forse riusciremo a scoprire qualcosa in più andando nella vecchia casa di questo tipo domani-.
I Titans si radunarono in salotto, Cyborg e Robin informarono gli altri delle loro scoperte e li avvisarono del loro piano.
-Non abbiamo mai fatto così tanta investigazione, questo tipo è un fan del mistero- commentò BeastBoy.



La notte era silenziosa, una leggera brezza si faceva largo dalle finestre.
Starfire dormiva della grossa con Silkye sullo stomaco, indossava una leggera nuisette estiva, non sentiva caldo ma le piaceva come indumento.
Improvvisamente un brivido di freddo la colse impreparata facendole provare l'impulso di coprirsi con un lenzuolo.
Lasciò sfuggire un gemito infastidito prima di ripiombare nel sonno più profondo.
Una mano gelida le cinse la vita, sentì vagamente Silkye ringhiare ma non riusciva ad aprire gli occhi era come se qualcosa le impedisse di farlo.
La sua mente era annebbiata e il suo corpo non rispondeva.
Ma che brava bambina pensò l'uomo che ormai l'aveva caricata in spalla.


Da qualche parte a Jump City...
Starfire aprì gli occhi, la testa le faceva male e si sentiva piuttosto intorpidita.
Non era sul suo letto, era adagiata su un pavimento congelato fusa ad esso tramite una lastra di ghiaccio che le imprigionava il corpo intero lasciado libera solo la testa, bruciava e ironicamente era come se la pelle le si stesse staccando dalla carne facendole provare un dolore mai provato prima.
Il panico prese possesso di lei, provò a divincolarsi con furia, cercò di liberare tutto il fuoco che aveva dentro ma la sua mente era totalmente annichilita.
La consapevolezza la colpì in pieno volto, sapeva dove si trovava e non le piaceva nemmeno un po'.
-Fammi uscire!- gridò.
Emise un ringhio gutturale prima di iniziare a divincolarsi ancora una volta, si contorceva in ogni modo possibile fino a farsi male ma era tutto inutile.
-I miei amici verranno a prendermi!- gridò di nuovo.
Non c'era nessuno in quella stanza, era sola in quella che sembrava una gabbia di ghiaccio.
E' quello che spero mia cara, è quello che spero...
   
 
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