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Autore: Marti Lestrange    01/10/2020    6 recensioni
Sliding Doors non significa solo, banalmente, “porte scorrevoli”, ma sta ad indicare anche il momento clou in cui tutto cambia, in cui qualcosa, nel corso della storia, prende una diversa direzione, e tutta la tua vita cambia percorso. Si dice «cosa sarebbe successo se…» e questa raccolta, tanto suggestiva quanto improbabile, vuole esplorare ciò che si viene a creare dopo quel “se”. Per chiunque abbia conosciuto e amato i personaggi di “Death in the Night”, li ritroverete, forse un po’ diversi ma neanche troppo, tra queste pagine, per chi non li conosce, invece, non preoccupatevi, niente di grave, potete leggere comunque questa raccolta. Buon divertimento!
[ raccolta partecipante all’iniziativa #giocodiscrittura del gruppo Facebook “Caffè e Calderotti”; i generi, gli avvertimenti e i tipi di coppia sono generici, troverete singoli specchietti in ogni capitolo della raccolta ]
Genere: Angst, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Albus Severus Potter, James Sirius Potter, Scorpius Malfoy, Teddy Lupin, Victorie Weasley | Coppie: Albus Severus Potter/Scorpius Malfoy, James Sirius/ Teddy, Rose/Scorpius, Teddy/Victorie
Note: Lime, Raccolta, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Nuova generazione
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'GENERATION WHY.'
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Storia partecipante all’iniziativa #giocodiscrittura del gruppo Facebook “Caffè e Calderotti”.

 

Titolo: bloom.
Tipo di storia: oneshot.
Rating: arancione.
Genere: angst, erotico, introspettivo.
Personaggi: Albus Severus Potter, Scorpius Malfoy.
Coppia: slash.
Tipo di coppia: Albus/Scorpius.
Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Nuova Generazione.
Note: lime, what if?
Avvertimenti: /
Genere/nota #giocodiscrittura: erotico 4/3 (Scorpius Malfoy, Albus S. Potter).

 


 

1.

bloom



“And it’s true, baby
I’ve been saving this for you, baby

(Yeah I bloom) I bloom just for you
(I bloom) just for you
Come on, baby, play me like a love song
Every time it comes on
I get this sweet desire
(Yeah I bloom) I bloom just for you
(I bloom) just for you”
Troye Sivan, Bloom

 

 

«Sei sicura che alle tue amiche non dispiacerà?»

«Sei sicuro che a Scorpius non dispiacerà?» Cassandra lo guarda, sorridendo sorniona, e prendendolo bellamente in giro senza tante cerimonie. Questa è un’altra ragione per la quale gli piace da morire. 

«Ci vediamo qui davanti domani dopo pranzo?» le chiede quindi.

Cassandra annuisce e Albus sente il suo stesso viso trasfigurarsi, e aprirsi in un vero, e spontaneo, e autentico sorriso, come non succedeva da giorni. Gli fa quasi male la mascella.

I due entrano in Sala Grande e Albus capta numerose paia di occhi osservarli e seguirli mentre raggiungono insieme il tavolo di Serpeverde. Si sorridono ancora una volta e poi Cassandra raggiunge le sue amiche e Albus prende posto accanto a Scorpius. 

«Tu e la Zabini?» gli chiede l’amico. «Non è una storia vecchia, questa?»

Albus lascia cadere la borsa a terra e si precipita ad afferrare una focaccina di mais, che si infila in bocca senza farsi alcuno scrupolo. Muore di fame, ora che ci pensa bene. 

«Domani —udiamo inscieme», racconta ingozzandosi e riempiendosi il piatto di pasticcio.

«Come, scusa?»

«Hai sentito», continua ingoiando un boccone. «Studiamo insieme, domani.»

«Ah, allora avevo capito bene.»

«Che c’è di strano?»

«Nulla, devi solo stare attento», risponde Scorpius sussurrando.

Albus gli lancia un’occhiata in tralice. Quella conversazione sta già minacciando di stufarlo. «Attento a cosa? La mia virtù è andata, ormai.»

«Ah-ah, divertente», commenta l’altro piegando la testa. «Sai bene a cosa mi riferisco. Cassandra ti piace da… vediamo… dal primo giorno di scuola? Quindi da secoli. Non vorrei che ti lasciassi andare più del dovuto e finissi dentro una situazione nella quale non vorresti entrare, ecco. So come sei fatto.»

Albus lascia cadere la forchetta nel piatto e un CLANG risuona sonoro lungo quel tratto di tavolo. Alcune teste si girano a guardare, ma distolgono subito lo sguardo quando capiscono di chi si tratta. 

«Ah, sì?» esclama. «Sai come sono fatto? E come sarei fatto, di grazia?» Così dicendo, recupera la forchetta e infilza un pezzo di carne con un po’ troppa irruenza, spargendo piselli ovunque.

«So che non sei fatto per una relazione seria, e so da fonti certe che una relazione seria è tutto ciò che vuole Cassandra, almeno da te.»

«Da fonti certe? Cioè? Rose?» continua Albus e gli scappa una mezza risata sarcastica. «E anche se fosse? E se volessi una relazione seria, questa volta? Non è che sei geloso?»

Scorpius sbarra gli occhi e alza un sopracciglio. «Non sono geloso, anzi, sono felice perché così finalmente mi sentirò meno in colpa quando vorrò passare del tempo con Rose», replica quindi, abbassando la testa sul suo piatto di stufato. 

«Ah, sì, giusto. Rose

Sente addosso lo sguardo dell’amico, mentre si avventa anche lui sullo stufato, riempiendosi la bocca di carne per non rischiare di dire cose di cui poi potrebbe pentirsi. 

«Hai problemi con tua cugina?»

Albus scuote la testa. «No, no, figurati.»

«Guarda che se devi dire qualcosa, puoi dirla, Albus, sono abbastanza grande da accettarla.»

Albus molla di nuovo la forchetta e si gira verso l’altro. Scorpius lo guarda strano e immagina di avere dipinta negli occhi la luce tipica dei pazzi. Ottimo.

«Va bene, se proprio ci tieni», comincia. «Ho da dire che tutte le volte in cui parliamo, non puoi fare a meno di tirare in ballo Rose. Rose di qua, Rose di là, sai Rose ha detto, sai Rose ha fatto. Chi se ne frega!»

Scorpius sussulta leggermente sulla panca e alcune teste si girano a guardarli, ma non gli importa. 

«Non me ne frega niente di cosa fa Rose, né lei, né tanto meno voi due, da coppietta melensa quale siete», continua, e si sente acceso, come non lo è da tempo, e ormai sa bene di non riuscire più a fermarsi. «Sono stufo di sentirti raccontare quanto è bella e brava e intelligente, sono stufo di vederti tornare dai vostri incontri con un sorriso ebete sul viso e guardarti restartene disteso per ore sul letto senza riuscire a spiccicare parola solo perché ti sei fatto uno scopata, sono stufo di dividerti con lei. OKAY?»

Si alza, afferra la borsa che ha lasciato cadere a terra e se ne va, pestando i piedi sul pavimento di pietra, la testa annebbiata. Non sa che cazzo ha appena fatto, e che cazzo ha appena detto, sa solo di doversi allontanare da lì, prima che sia troppo tardi. 

 

🥀

 

Scorpius continua a fissare un punto imprecisato del tavolo degli insegnanti, in corrispondenza di dove prima si trovava il viso di Albus. Non può credere che il suo amico gli abbia appena rivolto quelle parole, parole dure, cariche di risentimento e rancore e rabbia, parole che mai avrebbe pensato di sentirgli pronunciare, e mai rivolte a lui, proprio a lui, il suo migliore amico. Erano rimasti insieme, nonostante tutto e tutti, lui e Albus. Avevano affrontato guai, peripezie, pericoli e male lingue; si erano tenuti metaforicamente per mano in tutti quegli anni difficili, quando Albus era in crisi con la sua famiglia, e con suo padre; quando Astoria era morta e Draco era diventato un fantasma e Scorpius non sapeva neanche più cosa significasse la parola “famiglia”. E adesso, per una ragazza, Albus si era come trasfigurato e gli aveva riversato addosso anni e anni di recriminazioni e un’apparente sofferenza che però lui, il suo migliore amico (ché non riusciva a smettere di ripeterselo, ancora e ancora) non era stato in grado di recepire. Si sente male non solo per via di quelle parole, e del significato che celano, ma anche per non essere riuscito a capire Albus. Si sente male come non si sentiva da tempo e realizza che solo Albus, sempre e solo Albus, è colui che racchiude la sofferenza e la medicina adatta a curarla, è male e bene insieme, è luce e oscurità.

Così si alza in fretta proprio mentre Rose gli si avvicina. Rose. Si è completamente dimenticato di lei, nei suoi attuali deliri. La guarda allucinato e lei ricambia, gli occhi sbarrati.

«Scorpius, tutto bene? Sei pallido…»

«Tutto bene, Rose», risponde, e sente addosso una fretta del diavolo. Vuole solo raggiungere Albus e chiarire con lui. Solo questo gli importa. «Scusa, ma devo andare a fare un tema…»

«Non hai neanche finito di mangiare», continua lei indicandogli il piatto ancora mezzo pieno.

Scorpius sa che lo dice perché è preoccupata per lui, però improvvisamente si rabbuia, infastidito e spazientito da tutte quelle domande insistenti e invadenti. Solo perché stanno insieme, allora si sente in diritto di fargli il terzo grado, manco fosse sua madre? Lui l’ha avuta, una madre, non ne ha bisogno di un’altra. 

«Lasciami stare, Rose», esclama scrollandosi di dosso la mano che la ragazza gli ha poggiato sul braccio. In tutta risposta, lei segue il movimento della sua mano e poi lo guarda, ferita. «Ho detto che devo andare, posso o devo chiederti il permesso?» 

Rose alza la testa, fiera come sempre, e tutto il dolore sembra essere svanito dal suo volto, ora. «Vai da lui, non è vero?»

Scorpius deglutisce ma rimane imperturbabile. Non risponde. 

«Vi ho visti discutere», continua Rose. «Ho visto Albus alzarsi e andarsene come una furia, so quando è talmente ferito da aver bisogno di scappare via per non rischiare di spezzarsi. Credi che non mi sia accorta di come vi guardate? Del modo in cui vi cercate e vi tenete in piedi?»

Scorpius scuote la testa. «Non so di cosa parli. Albus e io siamo amici. Abbiamo discusso, sì, ma non sono affari tuoi.»

«Improvvisamente non sono più affari miei, eh? Quando ti sveglierai, Scorpius? Lui ti piace, e esci con me solo per cercare di convincerti del contrario, ché quella prospettiva ti risultava troppo difficile, troppo complicata. Innamorarsi del proprio migliore amico? Un vero schifo.»

Scorpius sente la testa girargli. Che cazzo significa? Non lo sa nemmeno lui, o meglio, lo sa ma non vuole riconoscerlo, non vuole ammettere quanto Rose si sia pericolosamente avvicinata alla verità. Una verità che ha ricacciato e rifuggito per tanto, troppo, tempo. 

Scuote la testa. «Senti, Rose, non mi sembra il luogo adatto per parlarne», dice guardandosi intorno. Qualcuno li osserva, qualcun altro li fissa, interessato e bramoso di pettegolezzi, altri si fanno gli affari loro e continuano a cenare e a chiacchierare. «Lasciami andare, ora. Per favore.»

Lei annuisce. «Possiamo parlarne quanto vuoi, Scorpius, ma io so già da tempo come stanno le cose, devi essere tu a capirle, ora. Pensaci e cercami quando ti sarai chiarito le idee, d’accordo?»

E così gli volta le spalle e torna al tavolo di Grifondoro. Roxanne gli lancia un’occhiataccia prima di cingerle le spalle con un braccio, protettiva com’è sempre stata con la cugina. Gli viene in mente che dovrà affrontare l’ira e il biasimo di tutta la famiglia Potter-Weasley, in un prossimo futuro, ma al momento non riesce, proprio non ce la fa, a pensarci, vuole solo trovare Albus, solo questo conta, ormai. 

Esce dalla Sala Grande come un fulmine, avviandosi verso i sotterranei. Quando raggiunge la Sala Comune sta ormai correndo e si ferma di fronte alla parete di pietra col fiato corto. Respira boccheggiando e, una volta regolarizzato il respiro, mormora la parola d’ordine, Python Regius. La Sala Comune è moderatamente affollata, ma di Albus neanche l’ombra. Immagina che si sia rintanato nel loro dormitorio a sbollire.

Supera un gruppetto di bambine del primo anno che lo circondano e gli chiedono di fare loro un autografo, adducendo come scusa un improvviso mal di testa e chiedendosi da quando in qua sia diventato così famoso da avere addirittura i fan club tra i primini. Dimentica tutto non appena mette piede in dormitorio. È tutto al buio e solo la striscia di luce originata dalla porta appena aperta gli permette di distinguere le sagome dei letti a baldacchino che si stagliano nell’ombra. 

«Albus?» chiede. 

Nessuno gli risponde, ma lui non si da per vinto. Richiude la porta dietro di sé e fa un passo avanti. Conosce l’esatta ubicazione di ogni mobile e ogni baule, là dentro, quindi può benissimo procedere anche al buio. Raggiunge il letto di Albus e sfiora i contorni in legno del baldacchino, fino a trovare i lembi della spessa tenda verde e tirarla. Subito dopo tira fuori la bacchetta e mormora «Lumos». La luce colpisce in volto proprio Albus, disteso supino sul letto, una mano sul volto per la sorpresa. Gli sfugge un lamento. 

«Ah, eccoti qui!» esclama Scorpius sedendosi sul letto e continuando ad illuminare l’altro con la bacchetta alzata. 

«Puoi per favore mettere giù quella dannata bacchetta, Malfoy?» quasi ringhia Albus.

«Allora tu accendi quella maledetta luce, Potter», ringhia di rimando Scorpius. «Nox», sussurra poi mentre sente Albus scostarsi per accendere la lampada sul comodino.

«Contento? Ora per favore smamma.»

«No che non me ne vado», replica lui. «Ti stavo cercando…»

Albus lo guarda sospettoso da sotto la mano che aveva prontamente rimesso sugli occhi. «In che senso?»

«In quale senso potrei volerti cercare, Albus? Nel senso che ho capito una cosa», risponde quindi Scorpius facendosi più vicino. Ora che si trova lì, di fronte ad Albus, è un pochino titubante, non sa bene come muoversi, ma l’istinto gli dice di farsi più vicino, così si sposta leggermente in avanti, e il fianco ora è contro quello di Albus e si rende conto che, ad allungare una mano, potrebbe arrivare a toccarlo in viso. 

Albus lo guarda con un’espressione dubbiosa, e sarcastica, ma incuriosita. Non può fare a meno di essere curioso, Scorpius lo sa bene. Eccome se lo sa. Così decide di provocarlo e allunga una mano e gliela poggia sul ginocchio. 

«Non sei curioso di sapere cos’è che ho capito?»

Vede Albus spostare lo sguardo sulla sua mano sul suo ginocchio e deglutire. Poi improvvisamente questi si alza, quasi di scatto, e Scorpius non riesce a trattenere un’esclamazione sorpresa. Si alza in piedi e sembra che lo abbia appena punto uno Schiopodo. 

«Stammi lontano», gli dice, perentorio, a bassa voce, quasi come se non riuscisse a trovare il giusto coraggio per parlare. 

Allora Scorpius si alza in piedi a sua volta e lo osserva. Si guardano dai lati opposti del letto, con un’intensità mai provata prima. Scorpius sente il cuore cominciare a pulsare, furioso e meccanico. 

«Sai quando prima mi hai chiesto se ero geloso?» continua quindi, trovando un residuo di coraggio che ora lo rende sicuro e deciso. 

Albus annuisce ma non replica. Si è seduto sul bordo del letto accanto al suo - sul bordo del letto di Scorpius. 

«Ho mentito, quando ti ho detto di non esserlo.»

Scorpius lo vede sbarrare gli occhi e gli sembra quasi che abbia trattenuto il respiro, ma non può esserne certo. Fa il giro del baldacchino e lo raggiunge dall’altra parte. Albus segue i suoi movimenti, non se ne perde neanche uno, circospetto e teso come un gatto pronto a balzare. Scorpius invece si sente un serpente, veloce e guizzante e letale. Si sente forte, sente di avere il coltello dalla parte del manico, sente di poter dire e fare tutto ciò che desidera. 

Si avvicina ancora e si inginocchia davanti all’amico e lo vede sussultare, e guardarlo spaesato. Appoggia i palmi delle mani aperte sulle sue ginocchia, per tenersi in equilibrio, ma anche perché vuole sentire Albus sotto il suo tocco. 

«Non hai niente da dire? Non hai niente da chiedermi?» lo incalza.

Albus scuote la testa e poi fa una cosa allo stesso tempo sorprendente e inaspettata: si allunga in avanti e gli cinge il viso tra le mani, e le loro fronti quasi si toccano, e Scorpius può sentire il calore del suo respiro quando gli parla, e insieme sente improvvisamente caldo, un caldo pazzesco.

«Sto cercando il modo più giusto per farti stare zitto. Tu parli troppo.»

«Io parlo troppo? Non credo proprio…» si difende Scorpius. Albus ha appena detto una grande infamia e non ha intenzione di starlo a sentire. 

«Shhhhh», continua l’altro chiudendo gli occhi. Scorpius rimane lì, con le sue mani sulle guance, e si sente andare a fuoco, di un fuoco che lo incendia, un fuoco che non ha mai sentito prima. Si chiede come sia possibile, si ripete che quello che ha davanti è solo Albus, il suo vecchio amico Albus. Nient’altro. O forse no? «Lo vedi che parli troppo?»

Poi Albus lo stupisce per l’ennesima volta: allarga i pollici e gli accarezza la pelle delle guance, disegna dei cerchi sul suo volto, per poi spostare le mani tra i suoi capelli, e immergervi le dita. 

«Albus…» comincia, ma quello gli fa segno di tacere. Comincia a ribollire, conscio della loro estrema vicinanza, in un modo tutto nuovo, un modo inaspettato e spiazzante, ma che gli piace da morire. 

Allora Albus sposta le mani sulla sua nuca, scende sul collo, e si ferma sulle clavicole, che spuntano dalla camicia allentata sul collo. Pazientemente, apre tutti i bottoni, uno ad uno, e gli sfila la camicia di dosso. Ora Scorpius non riesce davvero ad emettere suono, è completamente in sua balia. Sa che dovrebbe fare qualcosa, ma al momento non può. Non può e basta.

Intanto, le mani di Albus sono scese sul suo petto, vagano e toccano e curiosano, qui e là, e Scorpius aumenta la presa sulle sue ginocchia, e spera che Albus lo interpreti come un chiaro sintomo della sua sempre più crescente difficoltà. In risposta alle sue preghiere, quello gli si avvicina ancora di più e ora sono i loro nasi che si toccano, e il fiato caldo e invitante di Albus gli invade il viso. Scorpius chiude gli occhi per un attimo e sente di vacillare, le gambe stanno per cedere e rischia di finire con il culo per terra. 

«E se…» comincia Albus sfiorandogli il naso con il suo. 

«Sì?» chiede, la voca resa roca dall’eccitazione che sente crescere, sempre di più, sempre di più. 

«E se ti baciassi?» completa Albus finalmente. Annulla ogni distanza e Scorpius fa altrettanto e si ritrovano a metà strada, le bocche unite in una comunione lungamente attesa e anelata, forse da sempre, ma che entrambi si sono rifiutati di vedere - e accettare. Scorpius si tira su prima di vacillare e cadere e così facendo spinge Albus con tutto il suo peso, facendolo finire disteso sul materasso. Continuano a baciarsi mentre Scorpius poggia le mani ai lati del viso di Albus e non è poi così diverso da tutti gli altri baci della sua vita, anzi, forse è addirittura meglio. Poi pensa che è Albus a rendere ogni cosa migliore, è ovvio che anche i baci lo siano. 

Decide quindi di buttare alle ortiche ogni dubbio e ogni remora, e lascia andare le labbra di Albus solo un istante - durante il quale si sente freddo e solo - durante il quale l’altro lo guarda, altrettanto spaesato e inerme, ma solo per sbottonargli la camicia, ma senza pazienza, anzi, con irruenza, tanto che alcuni bottoni saltano e finiscono chissà dove. 

«Rude», commenta Albus ghignando. Per un attimo è tornato Albus e Scorpius lo guarda furbescamente mentre l’altro scivola verso i cuscini, attirandolo con quello sguardo da perfetta canaglia che, in fondo, Scorpius ha sempre adorato, e davanti al quale non può fare a meno di capitolare. 

Lo raggiunge e capisce di adorare averlo sotto di lui, per una volta completamente alla sua mercé, gli piace e lo fa sentire potente, e i pantaloni minacciano di esplodergli addosso talmente è eccitato. Albus lancia un’occhiata al cavallo del suoi pantaloni e poi ghigna soddisfatto. 

«È così, eh, signor Malfoy? Quello è l’effetto che le faccio?»

«Taci, per Salazar, taci!» esclama quindi buttandoglisi addosso e baciandolo. Albus risponde al bacio con ancora maggior vigore di prima, e allunga le mani a cingergli la schiena nuda e Scorpius preme il petto contro il suo, pelle contro pelle, mentre gli infila una mano tra i capelli e glieli tira leggermente. Sente Albus gemere e così lascia le sue labbra per scendere più giù, gli bacia la mascella definita che lo fa impazzire, il collo tenero, che morde senza nessuna remora mentre l’altro geme più forte, gli bacia infine il petto magro ma bello, lo mordicchia su un fianco e sente bene la sua erezione, ora, premergli addosso, ed è il suo turno di ghignare. 

«Allora è questo l’effetto che le faccio, eh, signor Potter?»

Albus gli afferra il mento per guardarlo in viso, quasi malamente, e lo bacia con forza, insinuandogli la lingua in bocca senza nessun riguardo, mordendogli le labbra finché entrambi non sentono il sapore del sangue. 

«Scorpius…» comincia Albus mentre lui gli passa una mano sul petto, pericolosamente vicina alla sua cintura. «Scorpius, non ce la faccio più…»

«Come? Non credo di aver capito bene…» risponde giocherellando con il bottone dei suoi pantaloni. «Ripetilo, per favore, chiaramente.» Sente di avere il controllo della situazione e la cosa gli piace da morire.

«Scorpius, ti prego», rantola l’altro guardandolo negli occhi e passandogli un dito sulle labbra, e in bocca. Scorpius lo succhia leggermente e attende. «Ti prego, ti prego, ti prego», mugola ancora Albus e lui decide che gli basta, è abbastanza, per ora. 

Gli sbottona i pantaloni e infila la mano all’interno, a stringere la sua erezione, e lo sente gemere talmente ad alta voce che spera che nessuno senta nulla, di sotto. A giudicare dal rumore di voci e di chiacchiere che giungono fin lì, però, non corrono nessun pericolo. 

Albus trova la lucidità necessaria a sbottonare anche i pantaloni  di Scorpius e a infilare la mano all’interno, cercandolo e trovandolo. Chiude gli occhi mentre entrambi provano piacere e si danno piacere a vicenda, ad un ritmo talmente sincronizzato e perfetto che Scorpius sente di non aver mai provato una cosa simile, mai, in tutta la sua vita sessuale con Rose. Ora i loro gemiti sono incontrollabili e, d’istinto, poggia una mano sulla bocca di Albus, mentre lui si morde le labbra fino a farsi uscire nuovamente il sangue, in precario equilibrio sopra il corpo dell’altro. L’orgasmo li travolge e li trova impreparati. Scorpius gli si accascia accanto e sente il corpo di Albus tremargli contro il fianco. 

 

🥀


La luce del primo sole si insinua placida nella stanza e filtra attraverso la stoffa ormai sgualcita delle tende. Albus osserva Scorpius dormire e non può fare a meno di sentire il cuore battergli furioso nella gabbia toracica. È così angelico, disteso lì accanto a lui, la coperta a celare una parte del suo corpo perfetto e bello, i capelli biondi spettinati e scomposti sul cuscino. È così bello, pensa, ed è mio, solo e soltanto mio, in un modo in cui non potrà mai essere di nessun altro. È stato suo per tutta la notte, e lo sarà ancora per tutte le notti che verranno. Ora, non è disposto a lasciarlo andare, per nessuna ragione al mondo. Dopo quel loro primo, sorprendente orgasmo, ne erano seguiti altri tre, nel corso di quella notte che gli era sembrata eterna, e si erano nuovamente addormentati solo intorno alle cinque, sfiniti e pieni di lividi e morsi e baci. Ha capito che non gli è mai importato veramente di nessuna, non come gli importa di Scorpius, nemmeno di Cassandra, alla quale fino a qualche ora prima pensava intensamente e tenacemente. 

Allunga una mano e la insinua sotto il lenzuolo, e Scorpius apre gli occhi di scatto e si gira a guardarlo. «Buongiorno, raggio di sole», lo accoglie sorridendo furbescamente. Sa che quel sorriso ha un effetto catalizzatore su Scorpius e non esita a sfoderarlo ogni volta che può. Ormai ha capito molto bene l’effetto che gli fa, e anche in quel momento Scorpius non si smentisce. Albus lo sente fremere sotto il suo tocco e intanto sorridergli. 

«Saranno sempre così, i nostri risvegli? Dimmi di sì», pigola Scorpius allungandosi a cercare le sue labbra. Albus si chiana e lo accontenta, lo bacia prima teneramente, poi al suo solito modo, infilandogli la lingua in bocca senza tante cerimonie e finendo a mordergli la carne tenera delle labbra, che ormai sono gonfie e martoriate ma che esercitano un fortissimo potere di attrazione, per lui. Da sempre. 

«Saranno proprio come vuoi tu, luce dei miei occhi», risponde Albus carezzandolo con sempre maggior vigore, mentre anche la sua eccitazione minaccia di farlo delirare. 

«Amo quando fai lo stronzo, lo sai, vero?»

«È un invito?»

«Forse.»

Allora Albus lo lascia andare e scoperchia le lenzuola. Gli sale sopra e lo bacia con irruenza, mentre con le mani afferra le sue e gliele porta sopra la testa, immobilizzandole con un incantesimo non verbale. Si stupisce che gli sia riuscito e Scorpius dapprima lancia uno sguardo all’insù, ma poi lo sposta nuovamente su di lui, con la bocca inclinata in un sorriso così invitante che Albus si sente tremare. Ma non si fa distrarre: scende a baciargli il petto, leccando con pazienza ogni punto e ogni anfratto, soffermandosi sotto le costole, dove ormai ha capito che Scorpius soffre il solletico. E scende sempre più giù, sempre più giù, finché non lo accoglie nella sua bocca e improvvisamente si sente completo, per la prima volta nella sua vita sente che ogni cosa è finalmente al suo posto, proprio dove deve stare - proprio dove avrebbe dovuto stare, fin da subito, e proprio dove sarebbe stata, da lì in poi.

 



Eccoci qui con il primo “esperimento” nato dal #giocodiscrittura. Che dire, si tratta della mia prima Albus/Scorpius e spero vi sia piaciuta perché io mi sono divertita molto a immaginare i miei Albus e Scorpius in una situazione “diversa” come questa. Sia chiaro, io continuo a shipparli con le rispettive controparti nate in “Death in the Night” (insomma, rimango fedele al mio headcanon), ma devo dire che insieme sono carini. Fatemi sapere cosa ne pensate, sono curiosa!

Alla prossima,
Marti ♥︎

   
 
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