Se mi ci metto sono più testarda di voi!
Renesmee
Leah
ringhiò. Il suo dolore si era trasformato in rabbia. Ero certa che l’avrebbe
fatta pagare cara a Nahuel, in qualche modo. Sempre che avesse modo di arrivare
a lui prima di me.
Altrimenti
non ci sarebbe stato nessun Nahuel su cui vendicarsi.
«Leah,
Nessie, calmatevi. Cedere alla rabbia e agli istinti non serve a nulla. Solo a
mettervi nei guai, e Jake non l’avrebbe voluto – Papà ci guardò entrambe, ma si
soffermò un po’ più su di me – Per nessuna delle due»
Parlava
bene lui, non aveva mai perso mia madre, che ne poteva sapere.
«Ma ho
pensato che fosse successo. E il dolore non è stato minore. Tra l’altro non
avevo nessuno con cui prendermela, se non me stesso»
Jake mi
aveva detto che mamma e papà erano stati lontani per un certo periodo. Periodo
durante il quale lui e mia madre erano diventati grandi amici. Mi aveva detto
che per poco non finiva in tragedia. Non pensavo certo che si riferisse a una
tragedia vera.
«Beh, ora
lo sai»
«Papà per
favore usciresti dalla mia testa?» dissi irritata. Una cosa era condividere con
lui i pensieri che volevo condividere. Un’altra era… questo.
«Bella,
per favore, spiegheresti anche a me cosa c’entra Nahuel con tutto questo?»
disse Leah, che scuoteva la testa per il mio litigio “mentale” con mio padre.
«Beh,
Leah, non è che ci sia molto da spiegare – disse mia madre – Sai che Nahuel è
venuto qui con l’intenzione di conquistare Renesmee. All’inizio ci ha provato
con le sue sole forze e ad armi pari, ma Ness
continuava a preferire Jake».
«Mi sembra
il minimo, mamma. Io lo amo»
Usai il
presente senza rendermene conto. Ma Leah aveva parlato di “corpo sparito” e non
di “cadavere”. Continuavo a sperare, forse un po’ ingenuamente, che fosse
ancora vivo, e che il mio sogno potesse diventare realtà. Mio padre mi sorrise
triste. Non era ancora uscito dalla mia testa.
Bene…
l’aveva voluta lui.
Mi
“distrassi” con pensieri di me e Jacob in atteggiamenti decisamente intimi. Mi
guardò storto. Ma almeno era uscito dalla mia testa.
Mia madre
ci fissava incredula, quasi le veniva da ridere. Che avesse assistito alla
nostra intera schermaglia mentale? La sentii riprendere a parlare.
«Immagino
che dopo tre mesi abbia capito che se Jake fosse rimasto vicino a Nessie non ce
l’avrebbe mai fatta. Così deve aver contattato i suoi parenti, suo padre e le
sue sorelle, chiedendo loro di creare un diversivo, per farlo allontanare ed
avere campo libero. Non credo avesse previsto che l’avremmo spedita alla
riserva in modo che Jake avesse sempre sue notizie»
«Sospettavo
che fosse per questo» sbottai.
Avevo
iniziato a guardare il contenuto dello scatolone. Erano foto. Foto di me e Jake
in quei sette anni. Il suo sguardo era sempre lo stesso. Adorante e pieno di
gioia. C’era anche una foto del giorno del suo diploma. Chissà perché l’aveva
messa lì.
Forse per
creare un po’ di contrasto.
Aveva uno
sguardo vittorioso, ma allo stesso tempo triste.
Sapevo
perché. Io non ero lì.
All’epoca
non era stata ancora concessa l’eccezione al patto per la quale io potessi entrare
liberamente alla riserva, così non ero potuta andare. Da allora erano passati
sei anni. Ed erano cambiate molte, troppe, cose.
In fondo
allo scatolone trovai un libro. Cioè, aveva quelle dimensioni, ma non era un
vero e proprio libro. Era un… diario. Era rilegato in
pelle e sulla copertina c’era scritto “Jacob” con una scrittura elegante ed
elaborata, quale era quella di mio padre. Mi incuriosì. I miei continuavano a
parlare con Leah.
Aprii il
diario. Sulla prima pagina, con la scrittura di mio padre, c’era scritto:
10
settembre
A Jacob,
nemico,
fratello, figlio.
Nella
speranza che questo
Serva a
ricordarti
Chi sei e Perche’ esisti.
Edward
Una frase
strana da usare come dedica per un diario.
Voltai
pagina, e mi trovai di fronte alla scrittura disordinata del mio Jake.
10 settembre
Bella è morta.
E’ morta nel dare alla luce un esserino che fino a
qualche ora fa odiavo, ma che mi ha incatenato a sé con un solo sguardo, e che
ora dorme in braccio alla bionda psicopatica.
E’ morta, eppure è viva. Edward
è riuscito
a strapparla alla morte rendendola una di loro.
Ma non posso odiarla. E non perché fino a qualche ora fa pensavo di amarla. Non posso
odiarla perché ha messo
al mondo la creatura più
meravigliosa della Terra.
Lei ancora non lo sa, e immagino che andrà su tutte le furie non appena si renderà conto che sua figlia è l’oggetto del mio
imprinting. Ma alla fine so che sarà felice. Felice perché io sarò felice. E felice perché saprà che ogni cosa ha acquisito
il suo posto nelle nostre vite.
Renesmee è incredibile,
e non soltanto perché è l’emisfero mancante del
mio pianeta. Cioè, non è incredibile solo per me.
Ha poche ore, eppure già comunica
in modo efficace. Appena mi ha visto, oggi, ha messo una manina paffuta sul
viso, e mi ha mostrato a ripetizione l’unica immagine di Bella che aveva. L’ultima
che abbia anche io. Devo dire che sulle prime mi sono spaventato un po’. E’
stato Edward a spiegarmi che cosa stesse facendo la bambina. Mi stava mostrando
i suoi pensieri. Era preoccupata per Bella. Per sua madre.
Non riesco ad odiare più neanche Edward, ora che la rivalità è scomparsa. E devo
ringraziare anche lui, visto che il cinquanta per cento del patrimonio genetico
di quella bambolina è il suo. Quando
ha saputo che sua figlia era il mio imprinting si è arrabbiato un po’. E’
sparito per un paio d’ore, forse per cacciare, ora che Bella non è più in pericolo di vita e che
tutti stiamo aspettando che si svegli. Poi è tornato con questo diario. Sono sicuro che fosse un
regalo di benvenuto in famiglia, ma quando ho letto la frase che aveva scritto
come dedica non mi sono potuto trattenere dal pensare che era proprio un
vampiro, troppo teatrale.
Ora però basta
scrivere. Devo prendere la bambina dalle braccia di quella Rosalie – è l’unica Cullen che ancora non mi accetta, sperando che
Bella si ricordi di me quando si sveglierà – ho paura che soffra il freddo. Lei ha la pelle
calda, un cuore che batte e ha bisogno di respirare per vivere. Se non fosse
per il piccolo particolare che beve sangue non sarebbe neanche tanto male. Ma l’adoro,
e non riesco ad odiare neanche questo di lei.
Jacob
Sfogliai
il diario distrattamente, soffermandomi qua e là su qualche frase. Era, in
sintesi, la storia dei nostri sette anni insieme, e la dolcezza con cui
descriveva ogni cambiamento del mio comportamento con lui mi fece di nuovo
salire le lacrime agli occhi. Ma queste erano lacrime di gioia, non di dolore.
Sapere quanto mi amava mi faceva credere che lui ci sarebbe stato sempre, anche
se non ci fosse stato più. Ed io di questo non ero tanto sicura.
Arrivai
alle ultime pagine scritte. E rimasi stupita.
7 giugno
Cara Renesmee,
sto per partire per una missione difficile. Sicuramente tuo padre ti avrà spiegato cosa mi hanno
detto Quil e Seth quando sono venuti a casa tua. Beh, la situazione si è rivelata più complicata di quanto sembrasse.
Ho paura. Paura di non poter tornare a riabbracciarti, baciarti e sposarti. E’
la prima volta che mi succede, forse perché sono cresciuto, o forse perché ora ho qualcosa di importante
da perdere. Comunque ho chiesto a tua madre di consegnarti lo scatolone nel
quale tengo nascosto questo diario e tutti i ricordi che ho di te. Ci sono
persino le scarpe che mi hai tirato contro durante il nostro primo litigio. Avevi
solo tre anni, l’aspetto di una bambina di nove ed una gran mira. E menomale
che erano solo ballerine, un tacco 12 immagino che avrebbe fatto più male. E Carlisle avrebbe dovuto lavorare di più, mise solo tre punti sul
sopracciglio che prendesti in pieno.
Se stai leggendo queste righe vuol dire che non ci sono più. Fa strano pensare alla
morte, ma nonostante tutto vorrei che tu sappia che ti amo. Leggi tutto questo
diario. Conoscendoti avrai letto le prime pagine e poi sarai saltata
direttamente alla conclusione. Ci troverai dentro tutto l’amore che ho sempre
avuto per te. Non so se hai già guardato le foto. Hai notato che l’unica in cui il
mio sorriso non è sincero è quella del diploma?
Nessie ti amo talmente tanto da avere una richiesta da farti. Rifatti
una vita. Sei talmente bella e piena di vita che non avrai difficoltà a trovare qualcuno che ti
ami. Dubito che lo farà mai con
la stessa intensità che ci
ho sempre messo io, ma sicuramente ti amerà.
Sposati. Fai dei bambini stupendi come te. E – richiesta stupida lo so –
se il primo sarà un
maschio dagli il mio nome.
Ti prego di non dimenticarmi, ma lasciami andare. Non sarei felice
neanche dove sto andando se non lo fossi tu.
Ti amo.
Jacob
«Ti amo
anch’io, Jake » sussurrai baciando il diario, per poi richiuderlo.
Lo
infilai nella sacca di stoffa che usavo come borsa.
Mi alzai
e guardai i miei genitori.
«Mamma,
papà, tornate a casa e costringete Nahuel a confessare. La sua famiglia è stata
sterminata, non ha più nulla da perdere. Ed io non sarò mai sua»
Mio padre
mi guardò negli occhi. Sembrava che non riuscisse a capire quello che stavo
pensando. E mia madre non mi stava proteggendo con lo scudo, lo sapevo per
certo. Dovevo aver sviluppato una sorta di immunità anche dal suo potere, o
forse non riusciva a credere a quello che stavo pensando.
«Renesmee,
tu cos’hai intenzione di fare?»
«Io andrò
a cercare Jacob. Se è ancora vivo, come sento che sia, lo riporterò qui, e
vivrò con lui il resto della mia vita».
«Vai da
sola?» mi chiese Leah, improvvisamente timida.
«No,
volevo chiederti di venire con me. Ho bisogno di una persona che mi indichi la
via, e che abbia visto dove si è svolto il combattimento» le risposi, sicura
che mi avrebbe accompagnata. In fondo Jake era un fratello per lei. Ormai
l’avevo capito. Le mie gelosie erano stupide.
«Edward,
puoi uscire un attimo?» mia madre mi sorprese con questa domanda, non c’entrava
niente con quello che stavamo decidendo. Ma mio padre l’ascoltò, come sempre.
«Tesoro,
credo che questo lutto improvviso abbia accelerato ulteriormente la tua
crescita»mi disse.
«Cosa
dici mamma?»
«Immagino
che tu non senta l’odore del tuo sangue, vero?»
Leah annuì.
«E’ vero, c’è odore di sangue» disse arricciando il naso.
«Leah… puoi…»
«Certamente»
scomparve per qualche secondo e riapparve con in mano una scatolina
blu.
Assorbenti.
Era
assurdo
Nonno Carlisle aveva detto che non avrei mai avuto le
mestruazioni, visto che alle umane normali venivano intorno ai dodici anni, e
in quella fase della mia maturazione io non le avevo avute. Era per questo che dubitavo
di poter avere dei figli con Jacob.
Già, ma
in fondo ero un caso indice per mio nonno. L’unico al quale avrei potuto
chiedere era Nahuel, ed ora come ora lo odiavo.
Mia mamma
diede una risposta esauriente alla domanda inespressa nei miei occhi.
«Probabilmente
alle donne della tua specie il ciclo inizia ad apparire alla loro piena maturità… e non scompare più per tutta l’eternità – scoppiò
a ridere – buona fortuna!» riuscì a dire tra le risate.
Andai in
bagno. Mi feci una doccia e mi vestii con gli abiti puliti che Leah aveva riportato
da casa sua. Era una fortuna che fosse successo con mia madre presente. Quando
rientrai nella cameretta di Jacob c’era anche mio padre. Arrossii. Ringraziando
il cielo mia madre gli aveva vietato qualsiasi espressione ottocentesca da
riferire alla mia situazione.
«Allora…
buon viaggio» mi disse.
«Grazie
papà – risposi – e dite a zia Alice di continuare con i preparativi per il
matrimonio. Ritornerò, con Jake, entro il 10 settembre»
Mio padre
guardò sconcertato mia madre.
«Papà, Jake
è vivo. Me lo sento»
«Me lo
auguro per te… e per lui». Nonostante tutto, gli
voleva bene anche lui.