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Autore: Kagome_86    19/08/2009    7 recensioni
Jacob e Renesmee. Fidanzati e a un passo dal matrimonio, si ritrovano separati a causa di una richiesta d'aiuto di una vicina tribù.
Jacob scompare.
Riuscirà Renesmee a ritrovarlo sano e salvo e a portarlo all'altare?
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio, Jacob Black, Renesmee Cullen | Coppie: Jacob/Renesmee
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Successivo alla saga
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Se mi ci metto sono più testarda di voi!

Renesmee

 

Leah ringhiò. Il suo dolore si era trasformato in rabbia. Ero certa che l’avrebbe fatta pagare cara a Nahuel, in qualche modo. Sempre che avesse modo di arrivare a lui prima di me.

Altrimenti non ci sarebbe stato nessun Nahuel su cui vendicarsi.

«Leah, Nessie, calmatevi. Cedere alla rabbia e agli istinti non serve a nulla. Solo a mettervi nei guai, e Jake non l’avrebbe voluto – Papà ci guardò entrambe, ma si soffermò un po’ più su di me – Per nessuna delle due»

Parlava bene lui, non aveva mai perso mia madre, che ne poteva sapere.

«Ma ho pensato che fosse successo. E il dolore non è stato minore. Tra l’altro non avevo nessuno con cui prendermela, se non me stesso»

Jake mi aveva detto che mamma e papà erano stati lontani per un certo periodo. Periodo durante il quale lui e mia madre erano diventati grandi amici. Mi aveva detto che per poco non finiva in tragedia. Non pensavo certo che si riferisse a una tragedia vera.

«Beh, ora lo sai»

«Papà per favore usciresti dalla mia testa?» dissi irritata. Una cosa era condividere con lui i pensieri che volevo condividere. Un’altra era… questo.

«Bella, per favore, spiegheresti anche a me cosa c’entra Nahuel con tutto questo?» disse Leah, che scuoteva la testa per il mio litigio “mentale” con mio padre.

«Beh, Leah, non è che ci sia molto da spiegare – disse mia madre – Sai che Nahuel è venuto qui con l’intenzione di conquistare Renesmee. All’inizio ci ha provato con le sue sole forze e ad armi pari, ma Ness continuava a preferire Jake».

«Mi sembra il minimo, mamma. Io lo amo»

Usai il presente senza rendermene conto. Ma Leah aveva parlato di “corpo sparito” e non di “cadavere”. Continuavo a sperare, forse un po’ ingenuamente, che fosse ancora vivo, e che il mio sogno potesse diventare realtà. Mio padre mi sorrise triste. Non era ancora uscito dalla mia testa.

Bene… l’aveva voluta lui.

Mi “distrassi” con pensieri di me e Jacob in atteggiamenti decisamente intimi. Mi guardò storto. Ma almeno era uscito dalla mia testa.

Mia madre ci fissava incredula, quasi le veniva da ridere. Che avesse assistito alla nostra intera schermaglia mentale? La sentii riprendere a parlare.

«Immagino che dopo tre mesi abbia capito che se Jake fosse rimasto vicino a Nessie non ce l’avrebbe mai fatta. Così deve aver contattato i suoi parenti, suo padre e le sue sorelle, chiedendo loro di creare un diversivo, per farlo allontanare ed avere campo libero. Non credo avesse previsto che l’avremmo spedita alla riserva in modo che Jake avesse sempre sue notizie»

«Sospettavo che fosse per questo» sbottai.

Avevo iniziato a guardare il contenuto dello scatolone. Erano foto. Foto di me e Jake in quei sette anni. Il suo sguardo era sempre lo stesso. Adorante e pieno di gioia. C’era anche una foto del giorno del suo diploma. Chissà perché l’aveva messa lì.

Forse per creare un po’ di contrasto.

Aveva uno sguardo vittorioso, ma allo stesso tempo triste.

Sapevo perché. Io non ero lì.

All’epoca non era stata ancora concessa l’eccezione al patto per la quale io potessi entrare liberamente alla riserva, così non ero potuta andare. Da allora erano passati sei anni. Ed erano cambiate molte, troppe, cose.

In fondo allo scatolone trovai un libro. Cioè, aveva quelle dimensioni, ma non era un vero e proprio libro. Era un… diario. Era rilegato in pelle e sulla copertina c’era scritto “Jacob” con una scrittura elegante ed elaborata, quale era quella di mio padre. Mi incuriosì. I miei continuavano a parlare con Leah.

Aprii il diario. Sulla prima pagina, con la scrittura di mio padre, c’era scritto:

 

10 settembre

A Jacob,

nemico, fratello, figlio.

Nella speranza che questo

Serva a ricordarti

Chi sei e Perche’ esisti.

Edward

 

Una frase strana da usare come dedica per un diario.

Voltai pagina, e mi trovai di fronte alla scrittura disordinata del mio Jake.

 

10 settembre

Bella è morta. E’ morta nel dare alla luce un esserino che fino a qualche ora fa odiavo, ma che mi ha incatenato a sé con un solo sguardo, e che ora dorme in braccio alla bionda psicopatica.

E’ morta, eppure è viva. Edward è riuscito a strapparla alla morte rendendola una di loro.

Ma non posso odiarla. E non perché fino a qualche ora fa pensavo di amarla. Non posso odiarla perché ha messo al mondo la creatura più meravigliosa della Terra.

Lei ancora non lo sa, e immagino che andrà su tutte le furie non appena si renderà conto che sua figlia è l’oggetto del mio imprinting. Ma alla fine so che sarà felice. Felice perché io sarò felice. E felice perché saprà che ogni cosa ha acquisito il suo posto nelle nostre vite.

Renesmee è incredibile, e non soltanto perché è l’emisfero mancante del mio pianeta. Cioè, non è incredibile solo per me. Ha poche ore, eppure già comunica in modo efficace. Appena mi ha visto, oggi, ha messo una manina paffuta sul viso, e mi ha mostrato a ripetizione l’unica immagine di Bella che aveva. L’ultima che abbia anche io. Devo dire che sulle prime mi sono spaventato un po’. E’ stato Edward a spiegarmi che cosa stesse facendo la bambina. Mi stava mostrando i suoi pensieri. Era preoccupata per Bella. Per sua madre.

Non riesco ad odiare più neanche Edward, ora che la rivalità è scomparsa. E devo ringraziare anche lui, visto che il cinquanta per cento del patrimonio genetico di quella bambolina è il suo. Quando ha saputo che sua figlia era il mio imprinting si è arrabbiato un po’. E’ sparito per un paio d’ore, forse per cacciare, ora che Bella non è più in pericolo di vita e che tutti stiamo aspettando che si svegli. Poi è tornato con questo diario. Sono sicuro che fosse un regalo di benvenuto in famiglia, ma quando ho letto la frase che aveva scritto come dedica non mi sono potuto trattenere dal pensare che era proprio un vampiro, troppo teatrale.

Ora però basta scrivere. Devo prendere la bambina dalle braccia di quella Rosalie – è l’unica  Cullen che ancora non mi accetta, sperando che Bella si ricordi di me quando si sveglierà – ho paura che soffra il freddo. Lei ha la pelle calda, un cuore che batte e ha bisogno di respirare per vivere. Se non fosse per il piccolo particolare che beve sangue non sarebbe neanche tanto male. Ma l’adoro, e non riesco ad odiare neanche questo di lei.

Jacob

 

Sfogliai il diario distrattamente, soffermandomi qua e là su qualche frase. Era, in sintesi, la storia dei nostri sette anni insieme, e la dolcezza con cui descriveva ogni cambiamento del mio comportamento con lui mi fece di nuovo salire le lacrime agli occhi. Ma queste erano lacrime di gioia, non di dolore. Sapere quanto mi amava mi faceva credere che lui ci sarebbe stato sempre, anche se non ci fosse stato più. Ed io di questo non ero tanto sicura.

Arrivai alle ultime pagine scritte. E rimasi stupita.

 

7 giugno

Cara Renesmee,

sto per partire per una missione difficile. Sicuramente tuo padre ti avrà spiegato cosa mi hanno detto Quil e Seth quando sono venuti a casa tua. Beh, la situazione si è rivelata più complicata di quanto sembrasse. Ho paura. Paura di non poter tornare a riabbracciarti, baciarti e sposarti. E’ la prima volta che mi succede, forse perché sono cresciuto, o forse perché ora ho qualcosa di importante da perdere. Comunque ho chiesto a tua madre di consegnarti lo scatolone nel quale tengo nascosto questo diario e tutti i ricordi che ho di te. Ci sono persino le scarpe che mi hai tirato contro durante il nostro primo litigio. Avevi solo tre anni, l’aspetto di una bambina di nove ed una gran mira. E menomale che erano solo ballerine, un tacco 12 immagino che avrebbe fatto più male. E Carlisle avrebbe dovuto lavorare di più, mise solo tre punti sul sopracciglio che prendesti in pieno.

Se stai leggendo queste righe vuol dire che non ci sono più. Fa strano pensare alla morte, ma nonostante tutto vorrei che tu sappia che ti amo. Leggi tutto questo diario. Conoscendoti avrai letto le prime pagine e poi sarai saltata direttamente alla conclusione. Ci troverai dentro tutto l’amore che ho sempre avuto per te. Non so se hai già guardato le foto. Hai notato che l’unica in cui il mio sorriso non è sincero è quella del diploma?

Nessie ti amo talmente tanto da avere una richiesta da farti. Rifatti una vita. Sei talmente bella e piena di vita che non avrai difficoltà a trovare qualcuno che ti ami. Dubito che lo farà mai con la stessa intensità che ci ho sempre messo io, ma sicuramente ti amerà.

Sposati. Fai dei bambini stupendi come te. E – richiesta stupida lo so – se il primo sarà un maschio dagli il mio nome.

Ti prego di non dimenticarmi, ma lasciami andare. Non sarei felice neanche dove sto andando se non lo fossi tu.

Ti amo.

Jacob

 

«Ti amo anch’io, Jake » sussurrai baciando il diario, per poi richiuderlo.

Lo infilai nella sacca di stoffa che usavo come borsa.

Mi alzai e guardai i miei genitori.

«Mamma, papà, tornate a casa e costringete Nahuel a confessare. La sua famiglia è stata sterminata, non ha più nulla da perdere. Ed io non sarò mai sua»

Mio padre mi guardò negli occhi. Sembrava che non riuscisse a capire quello che stavo pensando. E mia madre non mi stava proteggendo con lo scudo, lo sapevo per certo. Dovevo aver sviluppato una sorta di immunità anche dal suo potere, o forse non riusciva a credere a quello che stavo pensando.

«Renesmee, tu cos’hai intenzione di fare?»

«Io andrò a cercare Jacob. Se è ancora vivo, come sento che sia, lo riporterò qui, e vivrò con lui il resto della mia vita».

«Vai da sola?» mi chiese Leah, improvvisamente timida.

«No, volevo chiederti di venire con me. Ho bisogno di una persona che mi indichi la via, e che abbia visto dove si è svolto il combattimento» le risposi, sicura che mi avrebbe accompagnata. In fondo Jake era un fratello per lei. Ormai l’avevo capito. Le mie gelosie erano stupide.

«Edward, puoi uscire un attimo?» mia madre mi sorprese con questa domanda, non c’entrava niente con quello che stavamo decidendo. Ma mio padre l’ascoltò, come sempre.

«Tesoro, credo che questo lutto improvviso abbia accelerato ulteriormente la tua crescita»mi disse.

«Cosa dici mamma?»

«Immagino che tu non senta l’odore del tuo sangue, vero?»

Leah annuì. «E’ vero, c’è odore di sangue» disse arricciando il naso.

«Leah… puoi…»

«Certamente» scomparve per qualche secondo e riapparve con in mano una scatolina blu.

Assorbenti.

Era assurdo

Nonno Carlisle aveva detto che non avrei mai avuto le mestruazioni, visto che alle umane normali venivano intorno ai dodici anni, e in quella fase della mia maturazione io non le avevo avute. Era per questo che dubitavo di poter avere dei figli con Jacob.

Già, ma in fondo ero un caso indice per mio nonno. L’unico al quale avrei potuto chiedere era Nahuel, ed ora come ora lo odiavo.

Mia mamma diede una risposta esauriente alla domanda inespressa nei miei occhi.

«Probabilmente alle donne della tua specie il ciclo inizia ad apparire alla loro piena maturità… e non scompare più per tutta l’eternità – scoppiò a ridere – buona fortuna!» riuscì a dire tra le risate.

Andai in bagno. Mi feci una doccia e mi vestii con gli abiti puliti che Leah aveva riportato da casa sua. Era una fortuna che fosse successo con mia madre presente. Quando rientrai nella cameretta di Jacob c’era anche mio padre. Arrossii. Ringraziando il cielo mia madre gli aveva vietato qualsiasi espressione ottocentesca da riferire alla mia situazione.

«Allora… buon viaggio» mi disse.

«Grazie papà – risposi – e dite a zia Alice di continuare con i preparativi per il matrimonio. Ritornerò, con Jake, entro il 10 settembre»

Mio padre guardò sconcertato mia madre.

«Papà, Jake è vivo. Me lo sento»

«Me lo auguro per te… e per lui». Nonostante tutto, gli voleva bene anche lui.

 

 

   
 
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