Serie TV > Il Trono di Spade/Game of Thrones
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Autore: pampa98    02/10/2020    2 recensioni
[Questa raccolta partecipa al Writober di Fanwriter.it]
Una storia al giorno con protagonista Jaime Lannister, ambientate nell'universo canonico o in AU.
Genere: Fluff, Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Brienne di Tarth, Cersei Lannister, Jaime Lannister, Tyrion Lannister
Note: Raccolta | Avvertimenti: Incest
Capitoli:
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Prompt: Domestic
Numero di parole: 2143


 
UN ARRIVO INDESIDERATO




L’aria salmastra del primo mattino entrò nella stanza, rinfrescando l’ambiente e svegliando Brienne. Si stroppicciò gli occhi e si girò sul fianco destro, incontrando lo sguardo di Jaime che le sorrise dolcemente.
«Sai che non mi piace che mi fissi mentre dormo» disse.
«Sì, ma visto che non puoi impedirmelo, lo faccio e basta.»
Brienne sbuffò, tirandosi le lenzuola fino al mento.
«È oggi che arriva tuo fratello, giusto?»
Jaime fece spallucce.
«Non puoi essertelo dimenticato» esclamò Brienne. «Quando ti ha detto che sarebbe venuto da noi per un mese, eri entusiasta: non lo vedi da più di un anno.»
«Infatti sono felice che venga» rispose, scostandole una ciocca di capelli dal viso. «Però in questo momento ho altro a cui pensare.»
«Cioè?» gli chiese, come se non sapesse di cosa stava parlando.
«Tyrion non arriverà prima di pranzo. Joanna dorme» Scostò da parte le lenzuola, mettendosi sopra di lei. «E noi siamo svegli.»
Brienne gli passò le dita tra i capelli, avvicinandolo a lei per baciarlo.
«Allora potremmo approfittarne per fare qualcosa di produttivo.»
«Assolutamente» confermò Jaime sulle sue labbra, percorrendo con la mano il profilo del suo corpo. «Ho in mente molte cose produttive da fare.»
Brienne non riuscì a trattenere un sorrisetto imbarazzato.
«Sempre che la mia Ser moglie non abbia delle proposte alternative» aggiunse, mentre con la mano raggiungeva la sua intimità. Se anche Brienne avesse avuto qualche altra idea, le era scomparsa dalla mente.
Lo attirò di nuovo a sé, lambendogli le labbra con passione, mentre con la mano libera iniziò ad armeggiare con i lacci dei suoi pantaloni.
«Mamma! Papà! Sono arrivati gli zii!»
Jaime e Brienne si allontanarono di scatto, proprio mentre Joanna saltava sul letto in mezzo a loro.
«Che facevate?» chiese, curiosa.
«Niente!»
Una risata divertita arrivò dalla porta e solo in quel momento notarono la presenza di Tyrion e Bronn nella stanza. Il primo rivolse loro un sorrisetto di circostanza, dispiaciuto per aver evidentemente interrotto un momento intimo; il secondo continuò a ridere senza ritegno.
«Perché c’è anche Bronn?» chiese Brienne a bassa voce.
«Forse Tyrion lo aveva accennato nella sua lettera» ammise Jaime, guadagnandosi un’occhiataccia.
«Devi lavorare sulla tua memoria, Jaime. Benarrivati» disse poi, rivolta a Tyrion e Bronn. «Scusate se non siamo venuti ad accogliervi, non vi aspettavamo così presto.»
«Infatti siamo arrivati in anticipo» rispose Tyrion. «Sembrava che oggi non sarebbe stato un buon giorno per navigare, dunque siamo partiti prima. Siamo giunti a Tarth ieri notte.»
«E dove avete alloggiato?» si informò Jaime.
«Zio Tyrion voleva venire qui» intervenne Joanna, «ma zio Bronn ha detto che voleva approfittarne per vedere i bordelli di Tarth. Però credo si vedano meglio di giorno, quando c’è la luce, no?»
Se Brienne fosse stata una Targaryen, avrebbe incenerito Bronn in quel preciso istante. Strinse Joanna a sé, accarezzandole i capelli arruffati.
«Naturalmente, tesoro» le disse. «I bordi di Tarth si vedono meglio al Sole, ma zio Bronn ha una buona vista anche di notte.»
«Oh, che forza!»
«Già. Ehi, visto che vi abbiamo, ehm, disturbato» disse Tyrion, «se volete possiamo tenere un po’ noi questa piccolina.»
«Grazie, ma non è necessario. Ci stavamo alzando.»
«Veramente stavate scopando.»
«Bronn!» esclamarono all’unisono i Lannister.
«Scopando?» chiese Joanna, spostando lo sguardo tra i suoi genitori.
«Zio Bronn voleva dire svegliando, amore» le spiegò Jaime. «Purtroppo non ha studiato molto da piccolo e questo non gli ha permesso di imparare a dovere la sua lingua.»
«Però le parole che inventa sono divertenti!» rise Joanna.
«Voglio ucciderlo» borbottò Brienne.
«Anch’io, ma nostra figlia lo adora. E l’Altopiano ha bisogno del suo protettore.»
«Certo. E la colpa di tutto questo di chi è?» disse, rivolgendogli uno sguardo eloquente.
«Non mia! Non sono responsabile per le pessime scelte di mio fratello.»
«Perché borbottate?» si intromise Joanna.
«Tesoro, non hai ancora fatto colazione, vero? Vieni» Brienne la prese in braccio, alzandosi dal letto. «Andiamo a vestirci e poi a mangiare, va bene?»
«E papà e gli zii?»
«Vi raggiungiamo direttamente di sotto» rispose Jaime.
Bronn aprì la porta atteggiandosi a galantuomo e non facendo che aumentare il cipiglio di Brienne.
«Ero quasi felice all’idea di rivederti» disse Jaime a Tyrion.
«Grazie per aver usato il plurale» borbottò Bronn.
«Scusa, fratello» Tyrion si sedette sul bordo del letto. «Ma io ho cercato di venirti incontro con delicatezza. Almeno non avevate ancora iniziato, no? Tu mi hai interrotto in momenti molto più delicati.»
Jaime sgranò gli occhi.
«Le uniche volte in cui ti ho interrotto erano quando era richiesta la tua presenza mentre te ne stavi in mezzo alle puttane, certo non mentre eri insieme a tua moglie.»
«Saresti stato un mago a cogliere l’unico momento buono per interrompermi con lei.»
Jaime sospirò.
«Ti chiedo scusa. Però hai capito il concetto. E tu» aggiunse, puntando il dito verso Bronn, che nel frattempo si era messo a girare per la stanza in cerca di una brocca di vino. «Mia figlia ha cinque anni.»
«E allora?»
«E allora non puoi usare termini come “bordello” o “scopare” davanti a lei. Cerca di darti un contegno quando stai vicino a una bambina.»
Bronn si strinse nelle spalle.
«Scusa se approvavo l’idea di Tyrion di lasciarvi scopare – non ci sono bambine, ora posso dirlo tranquillamente. Per anni vi ho visti trattenere i vostri istinti per la vostra cocciutaggine e mi dispiace che siate costretti a continuare a farlo.»
«Bronn, ti avverto: Brienne sta già progettando la tua morte e sei a tanto così da farmi unire a lei nel metterla in atto.»
«Non potete ammazzarmi» commentò Bronn. «Alla regina serve un Lord dell’Altopiano e un maestro del conio.»
«Penso che Daenerys sarebbe felice di sostituirlo» borbottò Tyrion a bassa voce, facendosi sentire solo da Jaime. «A ogni modo, io non ho ancora avuto un degno saluto da parte del mio adorato fratello.»
Jaime sbuffò, sporgendosi verso di lui per abbracciarlo.
«Benvenuto a Tarth, fratellino. Forza, ora raggiungiamo le mie ragazze e cercate di non combinare altri guai per oggi.»
I due si scambiarono uno sguardo incerto.
«Ehi, Jaime» disse Tyrion, mentre lui si stava infilando una maglia pulita. «Ci siamo permessi di portare un regalino a Joanna.»
«Grazie, siete stati gentili» Spostò lo sguardo dall’uno all’altro e deglutì la sua preoccupazione quando vide la loro espressione colpevole. «Cosa le avete preso?»
«VOI DUE SIETE IMPAZZITI!»
Brienne si precipitò nella stanza come una furia, facendo saltare dallo spavento tutti e tre.
«Cazzo» borbottò Jaime. «Tyrion, io contavo su di te! Che diavolo avete regalato a Joanna?»
«Posso chiamarlo Arthur?» si udì la voce di Joanna fuori dalla stanza. Seguita da un suono poco rassicurante per le orecchie di Jaime.
«Dimmi che è un gatto.»
«Solo di un manto differente» rispose Tyrion con un sorriso eloquente.
«E che non è un gatto!» aggiunse Brienne.
«Papà, papà! Guarda cosa mi hanno portato gli zii.»
Podrick entrò nella stanza seguito da Joanna. Che se ne stava allegramente seduta sulla schiena di un leone.
«L’ultima volta che l’avete portata a corte ha detto che voleva un drago come la regina» spiegò Tyrion.
«E per questo le hai preso un leone?!»
«È come il nostro» disse Joanna, entusiasta. «Senza la corona intorno alla faccia però.»
«Sì, perché non è ancora adulto» disse Bronn. «Quando crescerà la vedrai anche su di lui.»
«Quando crescerà lei non vedrà un bel niente perché questa bestia non resterà qui!» sentenziò Brienne.
«Ma mamma!»
«No, Joanna» intervenne Jaime. «Tua madre ha ragione. I leoni non sono animali da compagnia. Ti prendiamo un gatto, se vuoi.»
Joanna storse il naso.
«I gatti sono più brutti dei leoni.»
«Forse, ma sono anche meno pericolosi» disse Brienne.
«Arthur è tranquillo» intervenne Pod. «Lord Tyrion e Lord Bronn se ne sono presi cura prima di…»
«Tu non parlare! Più tardi mi dovrai spiegare come hai potuto lasciarti coinvolgere in questa follia.»
«E il fatto che lo abbiano cresciuto questi due non fa che aumentare le nostre preoccupazioni» aggiunse Jaime. «Il leone se ne va, questo è quanto.»
Joanna abbassò la testa, scendendo dal leone. Si avvicinò a suo padre, tirandogli la stoffa dei pantaloni.
«Papà. Per favore» disse, fissandolo con i suoi occhioni blu.
«No, Joanna» Il suo tono però non fu fermo quanto avrebbe dovuto.
«Vuoi davvero negare qualcosa alla tua piccolina, papino?» intervenne Bronn.
«Questa è l’ultima volta che tu metti piede su quest’isola, mercenario» disse Brienne, raggiungendo la sua famiglia. «Joanna, non funzionerà. Tuo padre non cederà stavolta. Vero?»
«Papino?»
Jaime si passò una mano sul volto, sospirando. Tutto quello che aveva voluto quella mattina era stare tranquillo a letto con sua moglie.
«Facciamo così» disse, alzando le mani per bloccare sul nascere qualunque protesta. «Voi due lo avete allevato. Bene: terremo il leone qui per tutto il vostro soggiorno e, al termine di questo, affronteremo di nuovo questa discussione.»
Joanna fece i salti di gioia per quella decisione, mentre Tyrion e Bronn annuirono soddisfatti.
«Hai sentito, Arthur?» esclamò la bambina. «Posso tenerti!»
«No, non è quello che ho detto. Ah, Brienne, attenta, si sta…»
Arthur si era avvicinato a loro mentre parlavano. Joanna gli accarezzò il muso, mentre lui cominciò ad annusare Brienne.
«È un tenerone, ma cerca di non mostrargli la tua paura» le disse Bronn.
«Naturalmente. Dopotutto perché dovrei avere paura di un leone? Hai condannato nostra figlia a diventare il suo pasto, spero tu te ne renda conto» aggiunse, rivolta a Jaime.
Arthur le leccò una mano e Brienne sentì un brivido correrle lungo la schiena, ma cercò di restare calma. Jaime la prese per il braccio libero, cercando di allontanarla lentamente dal leone per evitare che avesse una reazione esagerata – e se la prendesse con la testa della loro bambina, che si trovava proprio all’altezza del muso. Tuttavia, Arthur si rivelò essere davvero un tenerone: strusciò il muso contro la mano di Brienne con insistenza, come se volesse che lei lo toccasse.
Brienne scambiò uno sguardo incerto con Jaime, poi lentamente sollevò la mano e la mise sulla testa dell’animale.
«Accarezzalo, mamma» la incoraggiò Joanna. «È buono.»
Brienne deglutì e fece come gli era stato detto. Mosse la mano avanti e indietro sul suo capo e dopo pochi secondi si rilassò, scoprendo che non era tanto difficile. Dal canto suo, Arthur emise un suono che fece capire che stava apprezzando quel gesto.
«Sembra cattivo, ma sotto sotto ha un cuore d’oro e vuole solo ricevere affetto» disse Tyrion.
«Sicuramente» commentò Jaime, mentre contemporaneamente Brienne disse:
«Sembrerebbe di sì.»
«Cosa?»
Brienne arrossì.
«Be, non… Non è la prima volta che succede così…»
Jaime aggrottò le sopracciglia, mentre Tyrion e Bronn annuirono compiaciuti.
«Bene. Ora che Arthur è di famiglia possiamo andare a mangiare?» chiese Joanna. «Ho fame.»
«Certo, piccola lady. Arthur però è meglio se ci aspetta qui» disse Podrick.
«Non qui
«Lo portiamo via noi, Jaime, stai tranquillo.»
Bronn diede un colpetto ad Arthur, invitandolo a dirigersi verso la porta. Il leone in un primo momento sembrò restio a farlo, ma quando Brienne si allontanò da lui e gli fece cenno di uscire a sua volta, obbedì.
Una volta che furono di nuovo soli, Brienne si voltò verso Jaime.
«Forse ho esagerato» disse.
«Sì, puoi ben dirlo. Ora penserà che vada bene così.»
«Lo so, non dovevo arrabbiarmi in quel modo. Anche perché Arthur è davvero buono.»
Jaime sgranò gli occhi.
«A-Aspetta. Stai seriamente pensando di tenerlo?»
«Ti somiglia» si giustificò lei.
«È un cazzo di leone, Brienne!»
«Sai che in tanti ti chiamano ancora il Leone d’Oro, vero?»
«È metaforico.»
«Lo so. E comunque sei stato tu a dire che sarebbe rimasto finchè non se ne sarebbe andato tuo fratello. Vuoi ritirarlo, forse?»
«L’ho detto perché non sapevo cos’altro potessimo fare con quella bestia! Non certo perché voglio che rimanga qui. Oppure adesso sei contenta di condannare tua figlia a diventare il pasto di un leone?»
Brienne sbuffò.
«Senti, non lasceremo mai Joanna da sola con lui, d’accordo? Ma quando l’ho visto ho pensato subito che fosse un animale feroce, invece sembra molto più docile. E poi anche gli Stark avevano avuto dei metalupi da piccoli ed erano creature pericolose quanto i leoni.»
«In questo caso, speriamo che faccia la fine della maggior parte di quelli. Scusa» aggiunse, quando Brienne gli rivolse uno sguardo furibondo. «Sono solo preoccupato per nostra figlia. E per te, anche. Soprattutto se continuerai ad accarezzarlo con la mano dominante.»
Brienne gli mise le mani intorno al collo, guardandolo negli occhi.
«Capisco perché sei preoccupato, Jaime. Ti prometto che farò attenzione e lo stesso vale anche per Joanna. Dagli una possibilità. Nessuno verrà sbranato.»
«Lo dici tu.»
«Esatto. E non eri stato tu a dire che io ho sempre ragione?»
«L’ho detto quando prendevi decisioni sagge e ponderate» Sbuffò. «E va bene, vediamo cosa succede nei prossimi giorni.»
Brienne sorrise e gli diede un bacio sulla guancia.
«Dai, ora andiamo» disse, prendendolo per mano. «Joanna ci aspetta per la colazione.»
 
   
 
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