Storie originali > Introspettivo
Segui la storia  |       
Autore: NarcissisticDramaQueen    02/10/2020    0 recensioni
Questa raccolta di ones-hot partecipa al Writober2020 di Fanwriter.it!
Le storie avranno tutte l'autunno (e la sua atmosfera eerie) come tema più o meno centrale, a seconda del prompt giornaliero.
Genere: Angst, Fantasy, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
2. CERCHIO
 

L’inchiostro del giornale cominciava a sciogliersi sotto i colpi della pioggia. Pezzi di carta si sfaldavano a ogni passo, quel riparo improvvisato non avrebbe retto ancora per molto. In realtà, la sua precaria utilità si era esaurita diversi minuti prima, ma Kai non ci aveva nemmeno fatto caso. I suoi pensieri erano fissi altrove. Scappare, andare via. Dove di preciso? Questo non lo sapeva. Solo di una cosa era certo: rimanere inchiodato lì sarebbe stata la sua rovina.
Un pensiero s’impose d’un tratto sugli altri.“Con cosa pago il biglietto del treno?”
Non smise di correre, sondò tutte le opzioni che la sua mente gli stava proponendo e giunse a un’unica conclusione: “Ma cosa me ne frega! Eviterò il controllore e basta!”
Svoltato l’angolo per arrivare alla stazione, urtò contro qualcuno con tanta forza da essere sbalzato all’indietro e atterrare sul didietro. Anche l’altra persona aveva risentito dell’urto, ma riuscì a mantenere l’equilibrio.
«Mi scusi, non l’avevo vista.» Come risposta gli giunse una voce familiare. «Kai?»
Kai alzò gli occhi «Andrea!» esclamò, una nota di sollievo nella sua voce stanca. «Cosa ci fai qui?»
Andrea si stava massaggiando il petto, dove l’amico era andato a schiantarsi, ma non voleva farglielo pesare. Lo osservò con sguardo a metà tra l’interrogativo e il divertito. Indicò con l’ombrello un punto lungo il marciapiede opposto.
«Io vivo dall’altra parte della strada, ricordi?» rispose tranquillo.
Kai si diede mentalmente del rimbambito. Certo che ricordava. Aveva fatto quella strada almeno un milione di volte da quando aveva quanto, tre anni? Due? Da tutta la vita? Erano più le volte che era rimasto tutto il giorno a giocare a casa di Andrea che quelle che aveva passato a casa propria.
«Tu invece hai intenzione di rimanere seduto in quella pozzanghera?»
Kai si riscosse, rendendosi conto di avere l’acqua persino nelle ossa. Si alzò in piedi e accartocciò il giornale, ormai ridotto a poco più che poltiglia.
«Io voglio andarmene di qui» sussurrò.
Andrea spostò l’ombrello in modo da riparare anche lui dalle insistenti sferzate della pioggia. Da quella distanza ravvicinata, notò un livido che la penombra della sera aveva nascosto. «È stato di nuovo quello stronzo di tuo padre, vero?»
Kai si toccò istintivamente lo zigomo leso. «Tu che dici?»
Andrea sospirò a fondo, con rabbia. «Dai, andiamo a casa.»

L’aria tiepida della stanza era impregnata da un dolce odore di cioccolata. Kai si stava passando l’asciugamano sui capelli. Non era stato zitto un attimo da quando aveva messo piede in casa.
«Non ce la faccio più!» diceva «Io da qui me ne devo andare o finisco con il lasciarci la pelle!»
Andrea si era limitato ad annuire e a passargli una coperta, dei vestiti asciutti e ora si apprestava a porgergli una tazza fumante.
«Dove vorresti andare di preciso?» domandò semplicemente.
Non c'era malizia nella sua voce, tuttavia, quella domanda più che banale fu sufficiente a interdire Kai. «Io...»
«Non ci hai pensato?» lo interruppe Andrea.
Il suo tono nascondeva ora una punta di saccenteria che non passò inosservata. «Non ti azzardare a farmi la predica» ringhiò Kai.
Andrea sospirò di nuovo, questa volta come se avesse a che fare con un bambino troppo testardo. «Non era mia intenzione, volevo dirti che puoi restare qui finché non hai deciso» replicò.
Kai affondò il viso nella tazza per nascondere l’imbarazzo. «Oh... Ti ringrazio» mugugnò.
«Non preoccuparti, tu faresti lo stesso per me» Si diresse verso la grande finestra del salotto. Casa sua si trovava al ventesimo piano, da quell’altezza si poteva vedere tutto il centro città. Kai lo raggiunse tenendo la coperta sulle spalle e la tazza stretta tra le mani.
«Da qui non sembra poi tanto squallida.»
Le decine di lampioni e fanali si riflettevano sulla coltre di pioggia, illuminando palazzi, macchine e asfalto come se fosse tutto scolpito nell'ossidiana.
Andrea si voltò a guardarlo. «Come va il viso? Hai bisogno di un cerotto?»
«No.»
«Guarda che lo vedo che in mezzo al livido c’è una ferita.»
«Sì, ma non è niente!»
Inutile dire che dopo due minuti di battibecco erano seduti entrambi sul divano e Andrea gli stava applicando con cura delle steri strip.
«Ahi!»
«Non fare il bambino» lo ammonì Andrea. «Con cosa cazzo ti ha colpito quello stronzo?»
Kai esitò a rispondere. «Un’abat jour.»
«Che pezzo di merda.»
Nonostante la situazione, un sorriso nostalgico incurvò le labbra di Kai. «Quante volte mi hai rattoppato?»
Andrea si stese sullo schienale, un’espressione concentrata sul volto.
«Pff, ora che me ci fai pensare, troppe per ricordarsele tutte» fece una pausa e si scurì in viso. «Ma preferivo quando si trattava solo di cadute dalla bici» Un silenzio pesante iniziò a gravare nella stanza. Fu Kai a esordire con una risatina.
«Che c’è di così divertente?»
«Nulla, stavo pensando che mi sembra di conoscerti da sempre.»
Andrea ghignò a sua volta, ma con scherno. «Beh, è così, non mi ricordo nemmeno come o quando ti ho conosciuto»
Il suo sorriso si fece genuino, affettuoso. «Ci sei sempre stato.»

«Beh, io mi ricordo del foglietto che mi regalasti, magari è stato quello il nostro primo incontro?»
«Il foglietto con la scritta enigmatica?» domandò Andrea stupito.
«Allora te lo ricordi! Sai che ce l'ho ancora?
» Kai era così entusiasta che i suoi occhi parevano brillare. Scosse la testa, come per rimettere a posto i pensieri. «Comunque non è solo questo» Si fermò per trovare le parole giuste. «Mi sembra di conoscerti anche da prima.»
I loro sguardi s’incrociarono. «Ti sei ubriacato con quella cioccolata?» domandò Andrea, cercando di mascherare l’imbarazzo dietro l’umorismo.
«Può darsi» Kai si avvicinò così tanto che entrambi potessero avvertire il respiro dell’altro sulla propria pelle. Chiusero gli occhi all’unisono e si lasciarono andare in un tenero bacio. Da quanto l’avevano desiderato? Difficile dirlo.
«Vieni via con me» mormorò Kai.
Andrea si scostò e distolse gli occhi. «Sai che non posso» Sentì le mani di Kai stringersi sulle proprie spalle.
«Perché no? Non è rimasto niente qui per te... Per noi.» 
Andrea non disse nulla. «Questa città ci ucciderà entrambi» insistette Kai.
«Questa era la casa dei miei genitori, non posso lasciarla» Il tono di Andrea si era fatto lapidario, freddo. Kai lo conosceva bene quel tono e sapeva che non l’avrebbe smosso di un millimetro. Tale consapevolezza accese in lui una sensazione di sconfitta che si addensò in un groppo in gola.
«Tu vivi in un ricordo» riuscì a dire, prima che la voce s’incrinasse sotto il peso delle lacrime. 
«Sei sopravvissuto all'incidente, ma ti stai lasciando morire.»
Come risposta ricevette un silenzio doloroso. Andrea gli dette le spalle e si avviò verso la sua stanza, dove si chiuse a chiave. Quando ne uscì la mattina seguente, Kai non c’era più. Lo chiamò più volte, scese in strada a gridare la propria disperazione attraverso il suo nome. Arrivò a fare l’impensabile.
«Pronto, sono Andrea, Kai è in casa?»
«No, non si vede da ieri.»
«La ringrazio.»
Fece un tiro profondo dalla sigaretta e si lasciò sprofondare sul divano. Ripensò alle parole di Kai per trovare in quei ricordi un qualunque indizio sul dove trovarlo. Ma era inutile: non sapeva nemmeno lui dove andare.
Un piccolo pezzo di carta abbandonato sul tavolino di vetro attirò la sua attenzione. Come aveva fatto a non notarlo? Spense la sigaretta e lo afferrò febbrilmente.


 
Un cerchio non ha inizio e non ha  fine
 
Quella dannata frase gli fece piombare addosso il peso dei ricordi e, soprattutto, di quello a cui aveva rinunciato. Ripensò a quando aveva messo in mano a Kai il misero foglietto, quella che sembrava una vita prima, e scoppiò in lacrime. Si sciolse in un pianto straziante, perché in cuor suo sentiva che non l'avrebbe più rivisto. Infatti, sia Andrea che Kai vissero ancora a lungo, ma in quella vita non si rincontrarono mai. Proseguirono su binari paralleli per decine di anni. Trovarono lavoro, si sposarono ed ebbero figli e nipoti. Ciononostante a entrambi, in situazioni diverse e da persone diverse, venne posta la stessa domanda:
“Come descriveresti la tua vita?”
Ed entrambi dettero la stessa risposta:
“Incompleta”


 
***
 
Il fumo della sigaretta disegnava delle forme sinuose che andavano a dissolversi come se non fossero mai esistite. Osservarle era rilassante.
“Vorrei essere rimasto a casa con i miei” pensò il ragazzo. “Chissà che razza di scapestrato sarà il coinquilino!” Lanciò un’occhiata alle macchie di muffa sul soffitto e alle crepe sui muri. “Non che l’appartamento sia meglio.”
Il citofono gracchiò sgraziatamente, ma lui non si mosse. La serratura era scassata, perciò il portone era perennemente aperto. Bastava solo che il nuovo arrivato se ne accorgesse. Dopo qualche minuto, dei passi pesanti iniziarono a riecheggiare nell'atrio e sulla rampa delle scale, accompagnati da sbuffi di fatica.
“Col cacchio che mi alzo per aiutarlo, tanto è aperta anche la porta.”
Sull’uscio comparve un ragazzo più o meno della sua stessa età. Aveva i capelli appiccicati al viso dal sudore e le guance accaldate per lo sforzo. Lasciò cadere a terra le valige con un lungo sospiro. «Buongiorno! Mi chiamo Kai!» esordì gioviale, tendendo la mano verso il coinquilino.
Quest’ultimo si decise ad andargli incontro e, nel farlo, lo squadrò dalla testa ai piedi. «Io sono Andrea, tanto piacere.»
Kai si grattò la testa con la mano libera, lasciandosi sfuggire una risatina amichevole, ma colma di disagio. «Non ci siamo già visti per caso?»
Andrea rimase spiazzato, ma esibì a sua volta in un sorriso cordiale.«Sai, Kai, stavo pensando la stessa cosa.»
Si chinò per aiutarlo con i bagagli e un pezzetto di carta gli cadde dal taschino della camicia.
«Hey, hai perso qualcosa!» Kai raccolse il foglietto e rimase a fissare la scritta con la confusione più pura dipinta sul volto.

Un cerchio non ha inizio e non ha fine


La voce di Andrea lo riportò al presente. «Oh, puoi tenerlo se vuoi.»
Sorrise. Si sentiva felice, sollevato, ma non avrebbe saputo spiegare il perché. Piegò il foglietto e se lo mise in tasca. Sentiva il bisogno di tenerlo con sé, da subito e per sempre.

La testa di Andrea fece capolino dalla cucina. «Vuoi della cioccolata calda?» domandò.
Kai annuì con fervore e si lasciò cadere sul divano con un grugnito di stanchezza. Andrea lo raggiunse poco più tardi e gli porse una tazza fumante. 
«Senza panna è incompleta, ma...» Kai lo interruppe con un verso sdegnato. «Scherzi? È perfetta!»
Andrea prese a sua volta un sorso dalla propria tazza. «Hai ragione» ammise.

È vero, era come se quella situazione l’avessero già vissuta, ma al tempo stesso sentivano tutti e due che questa volta sarebbe andata meglio.
 

N.D.A.

 
E anche il secondo giorno è andato e io già fatico a star dietro ai tempi (mi sa che avrei dovuto prepararmi in anticipo delle storie ahahah), ma non mollo! A costo di scrivere 31 merdate, porterò a termine la challenge (anche perché chi minchia le leggerà mai lmao).
   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Introspettivo / Vai alla pagina dell'autore: NarcissisticDramaQueen