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Autore: MarFu    02/10/2020    0 recensioni
Una raccolta di storie più o meno brevi scritte nell'ottobre 2020 seguendo la lista di prompt Changectober creata da Fanwriter.it.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Elliott Evans era solito svegliarsi la mattina e scendere dal letto facendo scivolare dolcemente i piedi in Freddie e Stuart. Freddie e Stuart erano le sue pantofole da camera. Elliott Evans era solito anche dare dei nomi alle sue calzature. Freddie e Stuart erano un eccellente paio di pantofole. Elliott le usava da settembre fino a quasi giugno, poiché erano calde e morbide e la casa in cui Elliott viveva poteva diventare molto fredda, la mattina. Quando infilava i piedi in Freddie e Stuart, Elliott provava un immediato senso di sollievo e tepore e affrontava quell’ora di preparazione alla giornata che l’attendeva con rinnovato vigore. Si preparava la colazione, e nel frattempo accarezzava la morbida imbottitura di Freddie e Stuart con le punta delle dita. Mentre sorseggiava il suo tè e mordicchiava i suoi biscotti, strusciava i piedi per terra, a volte seguendo il ritmo di una canzone che suonava soltanto nella sua testa, soltanto per sentire il morbido pelo interno di Freddie e Stuart sfiorargli dolcemente la pianta del piede. Quando si lavava i denti, teneva il ritmo delle spazzolate con un piede per assaporare quegli ultimi, dolci istanti in cui poteva indossare Freddie e Stuart.

Perché subito dopo essersi lavato i denti, Elliott Evans doveva togliere pigiama e pantofole per indossare camicia, pantaloni ben stirata, giacca e cravatta. E Winston e Angus, un paio di scarpe di pelle nere laccate. Winston e Angus non erano un paio di scarpe comode. Non erano state create per affrontare la lunga camminata da casa di Elliott fino alla stazione di Feltham, per accogliere i piedi di Elliot in attesa sulla banchina e poi in piedi in un treno pieno. Non erano scarpe fatte per scendere in fretta dal treno, farsi largo tra la folla di pendolari alla stazione di Waterloo, per scendere e salire un’infinità di gradini fino a raggiungere la stazione della Waterloo & City. Non erano scarpe fatte per chi, dopo tutta quest’ordalia, doveva camminare altri dieci minuti per raggiungere il suo ufficio. E come se non bastasse, Winston e Angus non erano scarpe che, una volta seduto, decidevano di darti sollievo, nossignore. Perché quando Elliott Evans si sedeva sulla sua sedia girevole, nel suo cubicolo, Winston e Churchill sembravano diventare di piombo ai suoi piedi. A niente serviva cambiare posizione, sollevare i piedi, usare un poggiapiedi. L’unica cosa che poteva dare un po’ di sollievo ai poveri piedi di Elliott Evans era togliersi Winston e Angus, ma l’unica volta che l’aveva fatto il suo capo era entrato proprio nel suo cubicolo e l’aveva rimproverato con un singolo sguardo colmo di indignazione e sdegno.

Winston e Angus erano, suo malgrado, compagni di Elliott per gran parte della sua giornata. Se alla mattina erano scomode e appena arrivato in ufficio sembravano essere di piombo, la sera Winston e Angus diventavano due lupi feroci che mordevano e azzannavano i poveri piedi di Elliott come se non mangiassero da settimane. Per fortuna di Elliott il viaggio di ritorno era più breve. Quando finiva di lavorare, infatti, Elliott Evans prendeva la Waterloo & City fino alla stazione di Waterloo ma poi non saliva sul treno per Feltham, no. Arrivato alla stazione di Waterloo, Elliott Evans percorreva i lunghi e caldi tunnel dell’Underground per raggiungere la linea di Bakerloo, salire sul treno e scendere a Piccadilly Circus. Qui raggiungeva il The Jive. Dall’esterno sembrava un qualsiasi night club, piuttosto anonimo. Ma una volta dentro, Elliott era investito da un’esplosione di luci colorate, note musicali, risate e canti. Non appena metteva piede dentro al The Jive sembrava che Winston e Angus gli dessero finalmente sollievo. Ma il vero sollievo arrivava quando andava nel retro, nel camerino con sopra scritto Madame Regina Wylde, dove si toglieva, finalmente, Winston e Angus e le riponeva ordinatamente lì vicino. Adoperava sempre una certa cura nel togliersi Winston e Angus e si assicurava sempre che vedessero. Voleva che quelle scarpe maledette lo vedessero infilarsi Molly e Agnes, un raffinato ma audace paio di décolleté tacco 14 rosso rubino. Voleva che lo vedessero togliersi giacca, pantaloni, camicia e cravatta per infilarsi un suadente abito rosso, ricoperto di paillette, boa e brillanti. Quando si sedeva davanti allo specchio e si applicava il fondotinta e la cipria faceva sempre in modo di pulire i pennelli in direzione di Winston e Angus, in modo che un po’ di polvere andasse a depositarsi sulla punta di quegli strumenti di tortura. Quando poi si riammalava allo specchio, Elliott Evans non riusciva a trattenersi dal ballare, dal muovere i piedi abbracciati da Molly e Agnes seguendo il ritmo della musica attutita che proveniva dal The Jive. E quando poi veniva finalmente il momento di abbandonare il camerino, anche se non c’era nessun altro se non Winston e Angus a guardarlo, Elliott Evans si assicurava di far risuonare Molly e Agnes sul parquet rovinato del backstage, e quando chiudeva la porta del camerino dietro di sé non rivolgeva un ultimo sguardo a Winston e Angus, no, lasciava che fossero Molly e Agnes a parlare per lui.

E poi, con Molly e Agnes a sostenerlo e guidarlo, Elliott Evans saliva sul palco e poteva finalmente essere se stessa.

   
 
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