Antonio aveva paura della soffitta. Era
stupido e lo sapeva: a tredici anni appena compiuti era davvero una sciocchezza
che avesse ancora paura di una stanza scricchiolante e piena di polvere e
cianfrusaglie. Eppure, ogni qualvolta passava accanto alle scale che salivano
al tetto vi si allontanava di fretta, aspettandosi chissà quale creatura a fare
capolino.
Antonio aveva paura della soffitta, non
c’era niente da fare. Quindi, quando sua madre lo mandò a cercare dei vecchi
libri di scuola proprio là, il suo primo pensiero fu un no categorico, e
piuttosto tremolante. Ma non poteva certo tirarsi indietro! Non era più un
poppante, dopotutto.
Era rimasto per tre quarti d’ora ai piedi
della scala, cercando dentro di sé il coraggio, che si era fatto piccolo
piccolo e si era nascosto in un cantuccio confortevole, vicino al calore del
cuore. Poi finalmente, dopo aver preso un respiro profondo, iniziò a salire
verso la soffitta. Ci mise un’eternità (o quasi): aggrappato fermamente al
corrimano, non riusciva proprio ad avanzare. Alla fine, per fortuna, arrivò di
fronte alla porta della stanza: una porta anonima come tante, e nemmeno chiusa
a chiave (come spesso accadeva nei film dell’orrore!). A quel punto Antonio
aprì la porta , mandandola in avanti, e lasciando che scoprisse le ombre degli
scatoloni e dei vecchi mobili coperti da spessi teli di plastica. Il ragazzo
deglutì, ma non poteva tornare indietro. Rimise quindi il suo povero cuore a
posto (il furbetto si era arrampicato su per la gola) e cercò a tentoni l’interruttore
della luce, mantenendosi però sulla soglia. Quando il pulsantino scattò passò
qualche attimo, e poi la luce diede concretezza agli oggetti. La vista di tutte
quelle cose messe a caso servì a tranquillizzarlo, ma anche ad indispettirlo:
chissà quanto ci avrebbe messo, a trovare quei dannati libri! Facendo spallucce
si convinse ad entrare, e iniziò a rovistare di qua e di là, cercando dei
volumi che somigliassero almeno un po’ a libri scolastici.
In una scatola piuttosto malconcia nascosta
sotto un tavolino instabile sembrava celarsi l’agognato tesoro. Antonio si
inginocchiò, tossendo per la polvere che si era alzata nello spazio angusto
sotto quel tavolino quando aveva spostato la scatola. Aprendola, vi trovò
dentro un sacco di cose inutili: vecchie foto di famiglia, qualche souvenir di
viaggi ormai dimenticati, e poi, in fondo, un libro. Era stranamente lucido e
intatto per appartenere a quella scatola: la copertina era color cobalto,
rigida, e non portava scritto assolutamente niente né sulla copertina né sul
dorso. Spiccava un segnalibro rosso, molto lungo, che sembrava fargli la linguaccia.
Quello non era di sicuro uno dei libri che
stava cercando. Eppure, c’era qualcosa di stranamente attraente in quel tomo. Lo
soppesò per bene, osservandolo attentamente (sembrava appena uscito da una tipografia,
era perfettamente nuovo e pulito!) e poi, molto lentamente, sollevò la
copertina. Ad attenderlo, una pagina vuota.
Stupito dalla scoperta, il ragazzo sfogliò altre
due pagine, ma la carta era vergine. Incuriosito, Antonio percorse
velocemente il foglio con le dita e arrivò a toccare il segnalibro. Poi, quasi
senza pensarci, lo sollevò, per vedere se almeno nel punto in cui era stato
messo c’era qualcosa.
Quando le pagine si spostarono, rivelando
nient’altro che il biancore opaco della carta, Antonio era scomparso, senza
fare troppo rumore.
Il libro si richiuse con un leggero tonfo, leccandosi il taglio con il segnalibro rosso; poi, come se nulla fosse accaduto, la luce si spense e la porta si richiuse, rimpicciolendosi fino a scomparire nel nulla, portando con sé tutti i segreti di una normale soffitta polverosa.
Angolo dell'autrice: ciao a tutti! Sono nuova in questa sezione, e mi presento con questa one-shot, che partecipa al #writober2020 indetto da fanwriter.it! Il prompt di oggi è "pagine" (il numero tre), e onestamente sono abbastanza soddisfatta di quello che ne è uscito. Spero che questo racconto piacerà anche a tutti voi e, se lo avete letto, vi ringrazio!
Alla prossima!
Frix