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Autore: Giandra    03/10/2020    0 recensioni
Raccolta di storie incentrate ognuna su una shipping del mondo Pokémon, scritte tutte su vostra richiesta.
Scrivo su:
- anime principale (tutte le stagioni);
- Pokémon Horizons;
- videogiochi (trovate le specifiche nel prologo).
☆ #7. Mizuhiki: Seconda classificata e vincitrice dei premi Sara, miglior stile, miglior grammatica e miglior personaggio al contest "Ho letto un libro, una volta (si chiamava...)" indetto da zbor liber sul forum di EFP.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Shoujo-ai | Personaggi: Altri
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Anime, Videogioco
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Oggi torno con un normalissimo capitolo singolo incentrato sulla FortuneShipping (Kouki/Hikari) e dedicato alla mia carissima Shirokuro. L'ispirazione mi è venuta sempre grazie a Torre di Carta e all'iniziativa Butterfly Effect Time, sostanzialmente basato su AU e What if...?. Per questa storia ho deciso di concentrarmi sulla seconda tipologia e dunque: e se il post-game di D, Pe e Pl fosse stato il poter viaggiare in altre regioni, come quello di HG e SS? 
Per quanto riguarda l'IC dei personaggi, come sempre essendo personaggi giocabili non ne hanno uno, quindi mi sono sbizzarrita pensando a delle caratterizzazioni soddisfacenti. L'idea non è niente di sopraffino o di troppo elaborato, ho letteralmente scritto man mano che le parole mi venivano in mente. Spero che sia comunque una lettura piacevole come per me è stato piacevole scriverla. Al solito, i nomi sono quelli giapponesi sia per i personaggi e sia per il team criminale. Poi mi sono presa una minuscola licenza poetica: la menzione alle farfalle pur essendo nell'universo Pokémon; questo però non rende la storia una AU perché questo è un argomento piuttosto ambiguo anche nell'anime: gli animali esistono, come possiamo vedere da ciò che mangiano e dal fatto che il Pokémon Zukan (Pokédex) stesso fa riferimento a vari animali quando descrive i Pokémon, solo che non ne vediamo mai nel corso degli episodi. Avrei voluto usare un Agehunt (Buttefly) minuscolo magari, però sarebbe stato stravolgere la fisionomia del Pokémon quindi ho preferito di no. 


 


© https://josubae.tumblr.com/

Just like a butterfly
 

You’re just like a Butterfly / From afar, I steal glances; if we touch hands, will I lose you? / You shine in this pitch darkness that is the butterfly effect / Your light touches, I forget the reality at once. – BTS, Butterfly
 
Una minuscola farfalla gli si posò sul naso e sbatté le ali.
In un attimo Kouki si ritrovò catapultato in un burrone di ricordi: le mani delicate di lei che gli carezzavano la fronte, il suo sorriso di fragola che gli rischiarava ogni brutta giornata, la sua voce limpida che sapeva essere dolce e apprensiva quanto squillante e decisa. Hikari era la luce che gli illuminava il cammino da percorrere, perché fintanto che ci sarebbe stata lei al capolinea sarebbe sempre valsa la pena di imboccarlo.
Ma non gli era concesso fermarsi: se l'avesse fatto l'avrebbe persa, perché lei non accennava a stare immobile neanche per un secondo.
Era una farfalla impossibile da mettere in gabbia.
Poteva tenerle la mano e camminarle accanto o lasciarla e accettare di rimanere indietro, perché lei, la Campionessa di Sinnoh, sarebbe sempre stata impegnata in questo o in quell'evento, con i piedi in volo rispetto al terreno, grazie a quelle invisibili ali che la trasportavano ovunque lei desiderasse andare.
Se le avesse confessato che a lui l'avventura vissuta assieme bastava, che l'idea di un nuovo viaggio in un una nuova regione e di una nuova Lega da sconfiggere o di una nuova associazione criminale da smembrare lo terrorizzava... non l'avrebbe mai più guardato allo stesso modo, lei che non ne aveva mai abbastanza della vita all'aria aperta, delle sorprese e del pericolo. 
Una farfalla che scombussola il mondo a ogni battito di ali.
Ogni qual volta si complimentavano con lui per essere uno dei salvatori di Sinnoh dalla famigerata Ginga-dan, si sentiva sprofondare: era sempre arrivato secondo, sempre giunto in ritardo rispetto agli eventi più importanti, sempre rimasto all'ombra di Hikari, che da sola riusciva a far brillare un intero campo lotta. Certo, aveva contribuito, ma se volevano qualcuno da ringraziare per aver impedito una catastrofe quello non era di certo lui...
«Di nuovo perso in mille pensieri, giusto?»
Kouki si girò di scatto e la farfalla spiccò il volo lontano dal suo naso. Hikari era di fronte a lui e aveva l'aria divertita.
«Da quanto sei qui?»
«Da qualche minuto. Ti stavo raccontando di una lotta di questa mattina, ma mi sono accorta che eri in un altro spazio-tempo»
Kouki deglutì. A Hikari la terapia d'urto piaceva; fare scherzi del genere dopo quello che avevano passato con la Ginga-dan le permetteva di dimenticare perché se puoi riderci sopra, significa che non è poi una cosa così seria. Lui non la vedeva così: tante persone scherzavano sugli argomenti più macabri senza farsi troppi problemi; inoltre lui non voleva assolutamente ricordare, non voleva fare battute, non voleva sorridere al pensiero della quasi-distruzione del cosmo. 
«No, sono ancora qui. Stavo solo... pensando»
«Ora sì che mi preoccupo!» lo prese in giro, con un sorriso a trentadue denti. Si sedette vicino a lui aggiustandosi la gonna del vestito e accavallò le gambe. «Qualcosa non va?»
Era stanco di mentire, stanco di fingere, stanco di sentire mille battiti al minuto ogni volta che pensava alla finzione dietro al loro rapporto. Era stanco. «, in realtà. Hikari, devo dirti una cosa...»
«Riguarda la proposta di ieri, vero?»
Kouki sgranò gli occhi e la guardò: gli stava dedicando un sorriso bonario, così simile a quello della madre da fare quasi spavento. «Sì» rispose.
«Non avrei dovuto chiedertelo, visto che conosco già la risposta; ci ho voluto provare, perché mi piacerebbe tanto che tu venissi a Johto con me. Ma non importa! Non per questo non ci vedremo più. Lo sai, vero?»
Lui voltò il capo. Era difficile crederle. Le farfalle adulte erano animali solitari: non si muovevano in branco. Assaporavano la libertà battendo le ali per conto proprio. «Tornerai, quindi?»
«Certo! E ti manderò delle cartoline. Inoltre, lo sai, sicuramente vincerò le otto medaglie prima dell'inizio della Lega, quindi tornerò a casa nei mesi di attesa»
Kouki le credette. La guardò negli occhi e non vide altro che sincerità e vitalità. «Magari... a quel punto potrei venire con te, per assistere ai tuoi scontri. Meglio di persona che dietro a un televisore» propose, convincendosi sempre di più della validità della propria idea, man mano che le parole uscivano fuori e assemblavano la frase.
«Ma sì! Sarebbe grandioso!» esclamò lei e poi lo abbracciò. Lui rimase immobile per un secondo, insicuro sul da farsi. Hikari aveva poggiato il mento sulla sua spalla e gli aveva circondato la schiena con le mani. 
Kouki si rilassò al suo tocco. Bastò un paio di secondi prima che riuscisse a increspare le labbra all'insù e a chiudere gli occhi, prima di ricambiare l'abbraccio: portò i gomiti al livello dei suoi fianchi e le mani sulle sue spalle.
Aveva sbagliato a dubitare, aveva sbagliato a pensare che lo avrebbe abbandonato, che sarebbe diventato solo un ricordo.
Si era dimenticato che, a volte, anche le farfalle adulte venivano avvistate in compagnia.



 
   
 
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