Anime & Manga > Mo Dao Zu Shi
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Autore: Sarah_lilith    03/10/2020    1 recensioni
E se una fan di Mo Dao Zu Shi si ritrovasse catapultata nel novel, trovandosi davanti alla possibilità di conoscere e vivere con i suoi personaggi preferiti?
E se si accorgesse di essere lì per una ragione, di essere capitata non in un punto imprecisato, in cui i fatti sono ancora in corso, ma quando tutta la trama si è svolta e la storia procede lenta verso un "vissero felici e contenti"?
E se scoprisse di dover dare il lieto fine a personaggi che non l'hanno avuto, o rendere giustizia e ridare dignità a persone che non l'hanno ricevuta?
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Un nuovo nemico si avvicina e la storia decide di prendere vita per proteggere se stessa e i suoi protagonisti, richiamando un'eroina da un'altro mondo, perché nessuno potrebbe mai eguagliare la sua forza di spirito nel cercare di salvare i personaggi che ama.
Non che lei sia d'accordo...
Genere: Avventura, Comico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi | Personaggi: Jiang Wanyin/Jiang Cheng, Jin Ling/Jin Rulan, Lan XiChen/Lan Huan, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Il principe che salva la principessa… ah no, è il contrario 

 

 

Come prevedibile, il viso di Jiang Cheng espresse tutto il disappunto che la mia presenza gli suscitava.

La sorpresa del vedermi sul campo di battaglia fu subito eclissata da uno sguardo torvo che sapeva di tempesta. Gli arrossirono le guance per l’ira, ma sue le labbra sbiancarono sotto la pressione con cui le premette l’una sull’altra.

Restò immobile per qualche secondo, anche se nella frenesia che mi aveva colto combattendo mi parve molto di più. Poi si decise a farsi avanti, aggraziato e indifferente a ciò che lo circondava.

Prima di muoversi verso di me, però, dovette estrarre Sandu dal cadavere ambulante ai suoi piedi, disincagliando la lama ancora affondata nel cranio dello zombie che aveva abbattuto.

Fece un passo in avanti e poi un altro, prendendo a camminare e subito dopo a correre, raggiungendomi in così poco che quasi non potei indietreggiare.

Mi fu difronte in un lampo, la spada sguainata nella mano sinistra e Zidian che sfrigolava nella destra. Aprì bocca per parlare, forse per urlarmi contro o magari dirmi di andarmene, ma io lo precedetti lanciandomi su di lui.

La mia prima intenzione era quella di colpirlo, ma quando gli fui abbastanza vicino ci ripensai lo attirai a me per un bacio. 

Preso alla sprovvista, spalancò gli occhi e mi afferrò il viso con la mano libera, rilasciando il potere del suo anello perché si disperdesse nell’aria. Arricciò le dita fra i miei capelli in un gesto istintivo, ancora stupito da quel saluto.

Dal canto mio, non sbattei le palpebre per non perdermi nemmeno una delle sue espressione. Lo fissai negli occhi anche quando la mia lingua lo costrinse ad aprire le labbra, approfondendo il bacio e aggrappandomi alle sue spalle per non cadere.

Attorno a noi la battaglia infuriava, visto che Gusu era ancora nel vivo dello scontro. Decisi che non era quello il momento di perdersi in effusioni, perciò mi ritrassi appena possibile.

Mi staccai comunque di malavoglia, separandomi da lui con un ghigno pericoloso in viso. Poi chiusi gli occhi per un attimo, sussurrando un nome.

-Ecate?- ripetè confuso Jiang Cheng, arricciando le labbra come se non sapesse bene che dire, davanti alle mie parole. Intanto mi lasciò il viso, sfiorandomi la guancia con una carezza leggera quando sfilò la mano dalle mie ciocche scure.

-L’ho battezzata- spiegai facendo oscillare la lama vicino alle nostre gambe, osservando la luce del sole che si rifletteva sulle striature che la coloravano di rosso. 

Grazie a quel movimento, la mia nuova arma cozzò con la sua Sandu, producendo un rumore metallico e vibrante che mi fece tremare la mano. Le due spade si scontrarono di nuovo subito dopo, quasi l’attrazione iniziale non si fosse affievolita nemmeno dopo la prima collisione.

-Capisco, Jin Ling te l’ha data- comprese annuendo, lanciando un’occhiata all’oggetto e lasciandosi sfuggire quello che per lui era un sorriso, ossia una smorfia compiaciuta.

Sotto il suo sguardo attento, rifoderai la lama e incrociai le braccia al petto, spostando il peso sul piede destro. Gli riservai la mia miglior espressione di rimprovero, arricciando le labbra e stampandomi in viso un freddo e gelido saluto.

Jiang Cheng temporeggiò, muovendosi irrequieto sulle proprie gambe e guardandosi intorno fingendo distrazione.

In questo momento sta sperando con tutto il cuore che ci attacchi un orda di cadaveri solo per sfuggire da questa conversazione, pensai alzando gli occhi al cielo.

Richiamai la sua attenzione con un colpo di tosse, la voce che mi usciva graffiante per lo sforzo che stavo compiendo pur di non scoppiare.

-Quindi?- lo incalzai alzando un sopracciglio quando lo vidi sbattere le palpebre come se non si aspettasse tutta quella comprensione. In effetti, era insolitamente non da me essere così calma.

-Per cos’era il bacio?- domandò ignorando il mio quesito -Non sei arrabbiata?- insistette testardo facendo un passo avanti per torreggiare su di me e coprirmi con la sua ombra.

Io gli appoggiai le mani sulle spalle, lisciandogli la stoffa violetta con le dita e sistemandoli i ricami spiegazzati della veste superiore.

-Ti ho baciato perché sono felice che tu sia vivo- spiegai stringendo gli orli della scollatura fra le falangi e tirandolo leggermente a me mentre gli facevo scorrere il palmo destro sul collo e sullo sterno.

Raggiunto il petto, gli piantai le unghie della mano sinistra nella nuca e sorrisi malefica. Poi gli tirai un pugno in pieno stomaco.

-Questo è perché sono ancora arrabbiata- sussurrai al suo orecchio. Non ebbi bisogno di alzarmi sulle punte per parlargli direttamente nel lobo, dato che lui stesso, dopo il colpo, si piegò in avanti ansimando.

Tossì tre volte prima di riuscire a riprendere fiato, producendo un lamento pietoso, boccheggiando alla ricerca di aria che gli riempisse i polmoni vuoti.

Mi si appoggiò addosso con tutto il suo peso, sbilanciandomi e facendomi indietreggiare di qualche passo per non cadere. Lo sorressi nonostante tutto, sospettando si stesse lasciando andare solo per darmi fastidio.

Si riprese in molto meno di quanto mi sarei aspettata, comunque.

-Ah, già, mi sembravi troppo accondiscendente- sbottò ancora scosso, rimettendosi però dritto e scoccandomi un’occhiata altezzosa da sotto le ciglia.

Maledetti cultori e i loro trucchetti, mi dissi stringendo le labbra, invidiosa della sua capacità di sopportazione del dolore.

-Prova ancora a rinchiudermi e giuro che ti faccio fuori- lo minacciai puntandogli un dito sul viso e facendolo ondeggiare davanti al suo naso.

Jiang Cheng ridacchiò a bocca chiusa e si guardò intorno per individuare il suo prossimo bersaglio. I suoi occhi luccicarono quando trovarono una nuova preda su cui sfogare la rabbia repressa.

-Non eri felice di vedermi vivo fino ad un attimo fa?- urlò dirigendosi a passi ampi verso un gruppo di cadaveri ambulanti che si stava avvicinando troppo al confine delle difese che le nostre truppe avevano innalzato. 

Schierandosi in un fronte unito per respingere gli invasori, i cultori di Yunmeng arrivavano in aiuto con le loro spade dove la musica e i talismani degli abitanti di Gusu fallivano. In qualche modo ce la stavamo cavando, anche se a quel ritmo ci saremmo stancati presto.

-Si, ma questo implica semplicemente che posso ucciderti con le mie mani se lo rifai- gli gridai dietro sfoderando nuovamente Ecate con un gesto fluido.

La sua risata roca trasportata dal vento accompagnò la mia carica verso il nemico.

 

 

Avevo perso Jin Ling.

Nel mezzo del combattimento, non mi ero accorta che si era allontanato seguendo alcuni non-morti che si stavano dirigendo verso i complessi residenziali degli allievi di Gusu. In un battito di ciglia si era volatilizzato, sparendo da sotto il mio naso.

Perciò l’avevo perso. Fantastico.

All’inizio il mio panico fu controllato, quasi fossi consapevole della sua sicurezza. Ero a conoscenza dell’esperienza bellica di Rulan e sapevo che poteva difendersi molto meglio di me, che avrei invece dovuto preoccuparmi davvero di non farmi ammazzare se non ci fosse stato Jiang Cheng ad eliminare la maggior parte dei nemici.

Insomma, i primi minuti di lontananza non furono così traumatici. Quando però sentii un’esplosione alle mie spalle e, voltandomi, vidi un’immensa fiammata alzarsi da uno degli edifici, iniziai a preoccuparmi.

Lo scoppio proveniva da un capanno imponente che si trovava proprio nella zona in cui Jin Ling si era diretto per aiutare dei giovani Lan in difficoltà. Il fuoco si innalzava al cielo e si diffondeva lungo le pareti di legno semi distrutte dall’onda d’urto del botto, lambendole con le sue lingue rosse e gialle.

La battaglia si fermò per qualche attimo mentre tutti, che fossero cultori o non-morti, puntavano gli occhi sul grande edificio in cui infuriava l’incendio.

-Hanno dato fuoco alle scorte di farina di riso- sentii gridare da una voce sconosciuta e provata dalla fatica, probabilmente uno dei discepoli che vedeva la sua casa bruciare e non poteva fare nulla per impedirlo. 

Deve essere stata la farina a produrre quell’esplosione, pensai mentre correvo verso la zona incendiata, lasciandomi alle spalle Jiang Cheng, troppo presa nella disperata ricerca di Jin Ling per accorgermi dei suoi richiami. Proprio come la polvere di legno, la polvere di riso è infiammabile se sospesa in aria.

Nel mio tragitto sbaragliai un gruppo di zombie che si stavano accanendo su di una giovane e mi fermai ad assicurarmi che stesse bene prima di proseguire.

-Tutto apposto?- urlai per sovrastare il rumore del legno che scricchiolava e bruciava, gemendo stridulo prima di spezzarsi come fosse un tizzone carbonizzato.

La ragazza si scostò i lunghi capelli scuri dal viso e mi sorrise illuminando il bel viso con un’espressione affettuosa, come se mi conoscesse.

-Voi siete Madame Cristina, sbaglio?- domandò ancora in ginocchio sul terreno umido di sangue, coprendo i fili d’erba con l’ingombrante veste bianca che formava un cerchio candido attorno alla sua figura delicata.

-Come fai a conoscermi?- chiesi stupita, la spada che pendeva inutilizzata dalla mia mano destra, pronta a colpire qualunque nemico ci si avvicinasse -É per il mantello?- ipotizzai indicando con un cenno del mento il lungo pezzo di stoffa nera che mi copriva le spalle.

Il drago dorato era piuttosto riconoscibile, in effetti, e con il mio correre di qua e di là a uccidere non-morti, qualcuno lo doveva pur aver notato.

La giovane scosse la testa però, negando le mie parole con un sorriso timido che le piegava le labbra all’insù.

-La vostra amica mi ha parlato molto di voi- spiegò chinando il capo in un inchino e raccogliendo il flauto di giada che le era caduto durante lo scontro -É un onore conoscervi, mi chiamo Lan Xing- si presentò rivolgendomi una sofisticata riverenza anche da seduta.

Scossi la testa davanti a quelle formalità perfino in una situazione simile. Ah, Gusu e le sue regole.

-Cosa ci fai qui se non hai una spada?- esclamai inginocchiandomi al suo fianco per aiutarla a rimettersi in piedi. Le porsi le mie braccia perché vi si aggrappasse e si tirasse sù senza sforzo.

Lei barcollò per un attimo, incerta sulle sue gambe. Poi si raddrizzò e strinse il flauto sporco di sangue fra le dita.

-Aiuto come posso- rispose con voce flebile, asciugandosi con la manica bianca il sudore e gli schizzi rossi che le imbrattavano la faccia -Non sono mai stata brava nel combattimento come le altre, ma riesco a respingere l’energia rancorosa grazie al mio xiao- asserì annuendo, posizionando l’oggetto vicino alla bocca e preparandosi.

La pacatezza con la quale suonava quel pezzo così angosciante era stupefacente, eppure fui l’unica a sussultare quando la sentii riprodurre quella canzone.

Lentamente, attorno a noi i non-morti a portata d’orecchio presero a cadere preda di una confusione che li condusse alla ritirata, mentre altri crollavano in ginocchio, all’improvviso inanimati come bambole di pezza.  

Eppure la melodia fioca ma armoniosa che produsse mi fece venire i brividi. 

Non era per nulla simile alle note che aveva intonato Wei WuXian quando avevamo affrontato l’albero degli impiccati, ma nonostante ciò me le ricordò molto. La sensazione di vuoto allo stomaco era la stessa.

-Te la cavi da sola?- domandai mentre caricavo contro uno degli unici zombie rimasti in piedi nel raggio di dieci metri, colpendolo al petto con un colpo pieno di energia spirituale incontrollata che lo fece quasi volare all’indietro.

-Certo, non disturbatevi a restare, andate pure a combattere- mi congedò la ragazza, staccando le labbra dal suo xiao giusto il tempo per rispondermi con un gentile sorriso -Mi dispiace di avervi intralciato- si scusò inchinandosi ancora.

Io le feci cenno di non preoccuparsi e la incitai a tornare alla sua musica, riprendendo la corsa verso il granaio in fiamme.

-Stai solo attenta a non farti ammazzare- le gridai allontanandomi veloce per riprendere la mia strada. Corsi a perdifiato fino all’edificio, fermandomi appena prima della zona in fiamme.

Il calore prevenente dalle macerie che ancora bruciavano mi fece rimanere lontana, ma non mi impedì di guardarmi intorno.

Finalmente a pochi passi dalla mia meta, i miei occhi si soffermarono su di una figura in bianco che si trascinava zoppicante per allontanarsi dal fuoco. Aguzzando la vista per vedere attraverso il fumo scuro, riconobbi un viso familiare.

-Lan SiZhui- esclamai andandogli incontro per aiutarlo, facendolo appoggiare a me perché riuscisse a percorrere gli ultimi metri senza peggiorare la ferita che gli deturpava la gamba.

Da una veloce occhiata potei solo appurare che qualcuno gli avesse dilaniato la pelle con qualcosa di molto caldo, squarciandogli e bruciandogli la carne dalla coscia al polpaccio. L’odore di stoffa arsa che emanavano i suoi vestiti mi fece venir voglia di vomitare, ma mi trattenni.

-Lan SiZhui, che ti è successo?- era una domanda stupida, lo sapevo, ma la ritenni migliore di un banale "stai bene". 

Eravamo su un campo di battaglia e più di un edificio stava bruciando per colpa degli invasori, ovviamente la sua ferita era ricollegabile a questo. Chiedergli come se la fosse procurata mi avrebbe solo aiutato a stabilire se fosse capace di rispondere o no.

-Una trave… ho cercato di entrare…-  si interruppe per tossire, coprendosi la bocca con il polso avvolto dalla manica sporca di cenere, educato anche mentre rischiava la vita -C’erano dei… dei miei compagni là dentro- spiegò appoggiandosi alla mia spalla, privo di forze.

Era più alto di me di molti centimetri, anche se mi pareva fosse poco più basso di Jin Ling, ed il suo peso non indifferente mi gravò addosso quando si accasciò su di me in preda alla stanchezza.

Questa volta non barcollai però, preparata alla sua caduta.

Al contrario, gli feci appoggiare il capo sulla mia spalla e lo trascinai in una zona riparata fra due alberi di nespole in prossimità di uno dei pochi edifici intatti. Facendolo sedere a terra, presi il suo viso fra le mani e controllai che fosse cosciente.

Doveva aver battuto la testa, perché la confusione che rendeva vaghe le sue parole non derivava dal dolore, ma da un trauma cranico che doveva avergli intorpidito i sensi.

Il rivolo rosso e la macchia di sangue rappreso che gli macchiava il nastro candido sulla tempia mi tolse ogni dubbio.

Volevo assicurarmi di tenerlo sveglio e controllare che le sue funzioni fossero stabili, magari controllando la dilatazione delle pupille e la reattività dei movimenti, ma venni preceduta da una voce alle mie spalle che chiamò il nome del ragazzo.

-Lan SiZhui, Lan SiZhui!- sbraitò Jin Ling correndoci incontro, agitando al vento la lunga coda di cavallo e i lembi dorati della tunica. 

Mi fu a fianco in un lampo, stringendomi la spalla con una mano e premendo il fianco destro contro il mio mentre si inginocchiava vicino a me per avvicinarsi all’amico. 

L’occhiata che mi riservò era carica di sollievo nel vedermi sana e salva, ma il suo sorriso rincuorato venne presto sostituito da un’espressione preoccupata, davanti alle condizioni del giovane di Gusu. I suoi occhi si velarono di sofferenza, vedendolo così mal ridotto.

Quando poi lo sguardo gli cadde sulla gamba coperta solo da stracci zuppi di sangue, il colore defluì via dal suo viso, facendolo impallidire come un fantasma.

-Sto bene, ho solo bisogno di qualche medicazione- sussurrò a quel punto Lan SiZhui, spostando la nostra attenzione sul suo viso mentre ci sorrideva flebilmente -Non credo di riuscire a combattere, però, Giovane Maestro Jin- lo informò con sincero rammarico nella voce.

Rulan emise un verso strozzato che era a metà fra un ringhio ed una risata soppressa sul nascere, scuotendo il capo con incredulità. Almeno non ero l’unica a trovare assurda tutto quello zelo.

Il giovane cultore dorato si slacciò i nastri laterali che decoravano come fiocchi scarlatti la sua divisa e li legò stretti sulla gamba del ragazzo ferito, arrossendo come uno scolaretto quando le sue dita sfiorarono la pelle candida della coscia dell’amico.

In una situazione simile, davvero? pensai lasciandomi quasi sfuggire una sbuffo. Sei sicuro di non essere un Lan, sotto sotto?

L’audacia non gli mancava, però. Una volta concluso il bendaggio improvvisato che avrebbe fermato la maggior parte dell’emorragia, già limitata grazie ai poteri spirituali del giovane, gli passò un braccio sotto le gambe e l’altro dietro la schiena per sollevarlo di peso.

-Giovane Maestro Jin!- fu l’esclamazione sorpresa di Lan SiZhui, che comunque si aggrappò al suo collo per reggersi mentre veniva trasportato come una sposina.

Ignorando i mugolii imbarazzati del discepolo di Gusu, le cui guance avevano preso fuoco, Rulan si rivolse a me con voce concisa. Controllò con un occhiata che la ferita alla testa dell’amico non avesse ripreso a sanguinare e mi parlò sottovoce.

-Dobbiamo portarlo da un medico- mormorò vedendolo appisolarsi sulla sua spalla con fin troppa facilità e risvegliandolo scuotendolo piano -Qui siamo allo sbaraglio e Yunmeng è troppo lontana… dove andiamo?- mi chiese come se potessi dargli una risposta.

Avrei voluto davvero aiutare, in quella situazione, ma non conoscevo abbastanza il territorio per potergli dire dove fosse il posto più vicino. Il panico sembrava avergli fato dimenticare che non ero di lì, e che quindi ne sapevo meno di lui.

Proprio quando stavo per offrirmi per tentare di curare il ragazzo alla buona, piuttosto che non fare nulla, una voce gutturale proveniente dalle ombre dietro di noi ci fece voltare.

-Posso aiutare, se me lo permettete- propose la figura.

 

 

 

 

ANGOLINO D’AUTRICE
Capitolo lungo, pieno di avvenimenti e molto ansiogeno. Non vogliatemi male, Lan SiZhui starà bene. Certo, gli rimarrà la cicatrice, ma non morirà, contenti? Siete più rilassati? Non potevo farlo morire, altrimenti qualcuno mi avrebbe ucciso di certo.
Cristina sta diventando sempre più cazzuta e io mi sto innamorando, davvero. Deb, vedi che ho combinato un momento ZhuiLing? E tu che dubitavi :D (non uccidermi ti prego)
Beh, cari lettori, grazie per essere passati. Ci si vede al prossimo aggiornamento.

Un bacio a tutti, Sarah_lilith

   
 
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