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Autore: heliodor    04/10/2020    1 recensioni
Valya sogna di diventare una grande guerriera, ma è solo la figlia del fabbro.
Quando trova una spada magica, una delle leggendarie Lame Supreme, il suo destino è segnato per sempre.
La guerra contro l’arcistregone Malag e la sua orda è ormai alle porte e Valya ingaggerà un epico scontro con forze antiche e potenti per salvare il suo mondo, i suoi amici… e sé stessa.
Aggiunta la Mappa in cima al primo capitolo.
Genere: Avventura, Fantasy, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Cronache di Anaterra'
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Un’offerta vantaggiosa
 
Hylana si lasciò cadere sulla poltrona, l’espressione esausta. Simm, Dalkon e altri l’avevano seguita nel suo studio.
Simm sarebbe tornato volentieri alla forgia per controllare i danni, ma la governatrice gli aveva intimato di seguirla.
In quel momento non si era sentito di contestare i suoi ordini. Non voleva contrariare di più la governatrice né appesantire il suo fardello.
Guardò Dalkon, che con espressione piena di pena si era seduto alla destra di Hylana. Simm scelse di proposito il posto più lontano.
Nello studio vi erano anche un anziano con gli abiti da erudito, una tunica grigia e marone e un uomo dal mantello bianco e rosso ricamati d’oro.
Hylana si massaggiò le tempie e trasse un profondo sospiro. Dalle imposte chiuse filtravano i raggi di un sole arancione che era appena sorto a occidente.
Sarà una lunga giornata, si disse Simm. E io vorrei essere da tutt’altra parte.
“Avete visto tutti” disse Hylana con voce incerta. “Che cosa è accaduto stanotte. Tre palazzine sono andate in fumo e altrettante hanno riportato ingenti danni. In totale abbiamo perso” ebbe un’esitazione.
“Trentotto forni” disse l’erudito. “E cinquantasei laboratori, più tutti gli strumenti, l’attrezzatura e molto altro. Però possiamo recuperare il metallo.”
Hylana annuì decisa. “Grazie Garlor.”
“Devo ancora aggiornare il resoconto” disse l’erudito. “Non appena sarà possibile ispezionerò di persona le palazzine danneggiate.”
“Molto bene. Ci sono perdite tra i fabbri e gli inservienti?”
Stavolta fu Dalkon a parlare. “Solo sette vittime. Per fortuna tutte facilmente rimpiazzabili.”
Sette vite bruciate o soffocate o morte nei crolli, pensò Simm. Mi domando se Dalkon pensi anche a sé stesso come una perdita facilmente rimpiazzabile. Probabilmente no.
Hylana annuì grave. “Scopri chi erano.”
“Erano inservienti e manovali.”
“Scoprilo lo stesso. Se hanno parenti o figli o mogli, devono essere informati.”
“Sarà tutto tempo sottratto ad altri compiti” protestò Dalkon.
“Trovali. E quando l’avrai fatto, daremo ai sopravvissuti dieci Lune di paga per ogni vittima.”
“Dieci Lune?” fece Dalkon sorpreso. “Monete buttate, se vuoi la mia opinione.”
“La tua opinione non mi interessa.”
“Ti ricordo che le nostre risorse sono limitate.”
Hylana guardò Garlor. “Il tesoro cittadino può affrontare questa spesa?”
L’erudito annuì. “Abbiamo delle riserve, governatrice.”
“Allora attingeremo da quelle.”
“Quelle monete servono per comprare il grano dai contadini che vengono in città” disse Dalkon. “Senza quelle monete lo venderanno altrove, magari ai nostri nemici.”
“Se non avremo soldi a sufficienza pagheremo a credito” disse Hylana.
“I contadini si ribelleranno.”
“Allora requisiremo il cibo se sarà necessario.”
“Tutto questo per qualche inserviente morto?” fece Dalkon.
“Fallo e basta” urlò Hylana stizzita.
Lo stregone alzò le mani come in segno di resa. “Come ordini, governatrice. Sei tu al comando.”
Simm ebbe l’impressione che volesse aggiungere “per ora”, ma Dalkon si limitò a un sorrisetto leggero.
La porta dello studio si aprì e fecero il loro ingresso Abbylan e i suoi ridicoli baffi. Il guerriero andrò a sedersi alla sinistra di Hylana.
“Chiedo perdono per il mio ritardo. Stavo interrogando le guardie all’esterno della piazza d’arme.”
La governatrice fece per dire qualcosa ma Dalkon l’anticipò. “Hai un bel coraggio a farti vedere.”
Abbylan gli rivolse un’occhiataccia.
“Sei o non sei il capo delle guardie?” lo incalzò Dalkon.
“Delle guardie di palazzo, sì” rispose il guerriero. “Ma la forgia è affidata a te. Hai insistito tu per averne il controllo totale.”
“Ma la zona attorno è di tua competenza. Io non ho sufficienti forze per controllare ogni cosa. Devo già badare a quei maledetti fabbri.” Guardò Simm. “Senza offesa, Keltel.”
“Anche volendo non riusciresti mai a offendermi, Quynn.”
Dalkon si accigliò ma il suo viso tornò subito sereno.
Abbylan guardò Hylana. “Se pensi che sia inadatto per questo ruolo sono pronto a farmi indietro, governatrice.”
“Una bella scusa per salvare la testa” disse Dalkon.
“Bada alla tua di testa, stregone” disse il guerriero.
“Mi stai sfidando per caso?”
Abbylan sfiorò l’elsa con la mano. “Pensi che abbia paura di te?”
“Dicono tutti che sei fuggito dal campo di battaglia quando eri giovane.”
“Almeno io non combattevo per il nemico” ribatté Abbylan.
Dalkon fece per alzarsi. “Mi hai stancato, piccolo…”
“Basta” disse Hylana. “Voi due mi avete stancata con i vostri litigi. Non è stata colpa di nessuno ed è colpa di tutti. Pensavamo di essere al sicuro, dietro le mura di Ferrador, ma ci sbagliavamo. Il nemico è qui, tra di noi, pronto a colpirci alle spalle quando meno ce lo aspettiamo.” Trasse un profondo respiro. “La prima cosa da fare è sigillare la città. Da questo momento le guardie cittadine sbarreranno i cancelli. Nessuno potrà entrare o uscire finché non troveremo quelli che hanno appiccato l’incendio.”
“A quest’ora saranno già fuggiti” disse Dalkon. “Hanno avuto l’intera nottata per andarsene.”
“Ferg” disse Hylana con tono più calmo. “Avverti tuo fratello. Digli di sigillare la città. Nessuno potrà entrare o uscire senza un valido motivo.”
“Vado subito da lui.” Abbylan si alzò in piedi. “Col tuo permesso.”
“Sospetti su chi possa essere stato?” chiese Hylana.
Dalkon scrollò le spalle. “Praticamente chiunque. Nell’ultima Luna solo alla forgia sono arrivate centinaia di persone nuove, compreso Keltel e sua figlia.”
“Sospetti di Valya?” fece Simm ironico. “Ama combinare guai, ma un incendio così devastante sarebbe troppo anche per lei.”
“Di tua figlia no, ma c’è quel ragazzino che hai preso come assistente.”
“È solo un inserviente.”
Hylana si accigliò. “Di chi parli?”
“Si chiama Rann” disse subito Dalkon. “E viene da un villaggio nei dintorni.”
“C’è molta gente che viene da fuori, l’hai detto tu stesso” disse Simm.
“Sì, ma quel ragazzo è strano, oltre che a essere molto forte.”
“È un esotico?” chiese la governatrice.
“Probabilmente” rispose Dalkon.
Simm si protese verso di lui. “Sai molte cose di Rann e dei miei assistenti.”
“È il mio lavoro.”
Sembra quasi che si sia informato prima dell’incidente, pensò. Le sue parole non possono essere casuali.
“In ogni caso, non è stato Rann.”
“E chi lo dice?” chiese Dalkon con tono annoiato.
“Garantisco io per lui.”
“Davvero? E chi garantisce per te, fabbro?”
“Garantisco io” disse Hylana con una smorfia. Guardò Simm. “Ma voglio sapere di più su questo ragazzino e il suo potere. Se è un esotico valuteremo se allontanarlo.”
“Non è pericoloso” disse Simm ricordando l’entusiasmo del ragazzo.
“Forse, ma molti esotici si sono schierati con il rinnegato.”
“Forse perché non avevano molta altra scelta” sbottò Simm pentendosi subito delle sue parole.
Dalkon fece un sorrisetto. “Adesso giustifichi le azioni dei rinegati, fabbro? Sembra quasi che tu nutra qualche simpatia verso di loro.”
“Non ho simpatia verso di te, voltagabbana.”
Dalkon strinse i denti. “Ridillo se hai coraggio.”
Simm stava per parlare quando Hylana disse: “Basta litigi. Simm riferirà a me e io prenderò una decisione. Al ragazzo non verrà fatto alcun male. Siamo persone civili e non uccidiamo se non è strettamente necessario.” “Quymarr” disse rivolta allo stregone col mantello bianco e rosso.
L’uomo rispose con un cenno leggero della testa.
“Posso contare sul vostro aiuto e quello del circolo?”
“Come sempre. Dimmi quello che ti serve, governatrice.”
“Mantelli con la vista speciale, tanto per iniziare. Se ci sono stregoni rinnegati che usano il manto di invisibilità, dovete trovarli. Sparpaglia i tuoi per le strade attorno alla fortezza e agli altri luoghi importanti, ma in maniera discreta.”
Quymarr annuì grave. “Ho anche dieci mantelli che sanno levitare. Potrebbero controllare la città dall’alto.”
“Ci serviranno anche loro” disse Hylana.
Quymarr si alzò e uscì dallo studio.
“Per me non hai ordini governatrice?” chiese Dalkon.
“Tu eri responsabile della forgia e non l’hai protetta.”
“Quindi sei d’accordo col mezzo guerriero e fai ricadere la colpa su di me.”
“Tua era la responsabilità.”
Dalkon si sollevò di scatto e Simm temette che stesse per scagliarsi contro Hylana.
Invece disse: “Vado a riprendere il mio posto. Col tuo permesso, è ovvio.”
“Rimani nelle tue stanze” disse la governatrice.
Dalkon fece una smorfia. “Come desideri.”
“Non lo sto desiderando. Te lo sto ordinando” rispose la donna impassibile.
Dalkon annuì e marciò fuori dallo studio.
Simm fissò indeciso la porta, cercando una scusa per congedarsi da Hylana. Ora che era solo nello studio pensava di essere di troppo.
La governatrice si rilassò sulla sedia. “Vorresti essere altrove, Simm Keltel?”
“Ho del lavoro da sbrigare alla forgia.”
“Dovrai rimandarlo.”
“Ho fatto un lungo viaggio per essere qui.”
“Anche io” rispose Hylana. “E di strada dovremo farne molta di più, noi due.”
“Mi stai proponendo qualcosa?”
“Il posto di Dalkon è tuo, se lo vuoi.”
Simm scosse la testa. “Non lo voglio.”
Hylana sorrise triste. “Potrei ordinartelo. Potrei obbligarti. Potrei persino…” Scosse la testa. “Lascia stare. Proprio non vuoi avere niente a che fare con tutto questo, vero?”
“Tu vorresti essere al mio posto, governatrice?”
“Un po’ ti invidio, lo ammetto. Ma solo un poco.” Si massaggiò le tempie con l’indice. “La guerra non sta andando bene. L’orda del rinnegato avanza sempre più e sta per assediare Charis. È una città commerciale poco difesa, ma se la prendono avranno la via spianata fino a Ferrador. A meno che non li fermiamo a metà strada.”
“Ci vorrebbe un esercito.”
“Lo avremo a breve.”
“Intendo ora.”
Hylana guardò altrove.
“C’è qualcosa che vuoi dirmi?”
“Ho ricevuto due messaggi questa mattina. Uno è di Aramil Stanner.”
“Aramil” disse Simm pensoso. “Cosa diceva, se posso saperlo?”
“Mi avverte che Lormist si è finalmente ricordata di avere un patto di alleanza con noi. Stanno radunando lance e mantelli per venire in nostro soccorso. Nel frattempo, ci inviano un primo contingente di cinquemila soldati e cinquanta mantelli.”
“Non è abbastanza ma è già qualcosa. Aramil guiderà l’armata?”
Hylana scosse la testa. “Sei deluso?”
“Dovrei?”
“Nella lettera dice che l’armata sarà affidata a suo figlio, Zannis.”
“Non lo conosco.”
“Nemmeno io. Aramil è una persona affidabile?”
“Perché me lo chiedi? Lo hai conosciuto, no?” Lottò per non farsi travolgere dai ricordi.
Hylana dovette notare qualcosa nella sua espressione. “Non quanto te. Se ha ceduto il comando a qualcun altro…”
“Avrà avuto i suoi motivi, ma sulle sue intenzioni puoi stare tranquilla. Se dice di volervi aiutare, lo farà. È un uomo d’onore.”
“Mi fa piacere sentirtelo dire, ma non sono i suoi principi che mi preoccupano, ma gli ordini che ha ricevuto. Le persone che governano Lormist non mi ispirano fiducia e il loro sovrano è un ragazzino.”
“Di Aramil puoi fidarti” disse Simm sicuro.
Hylana annuì grave. “E di Yander Ovrant che cosa sai dirmi?”
Stavolta Simm dovette lottare di più per contenere i ricordi. E nessuno di essi era piacevole. Udendo quelle parole ricordava solo sangue, urla e sofferenza.
E lacrime salate.
Respirò a fondo. “Quella” esitò. “È una questione diversa.”
“Sta venendo anche lui.”
“Con un’armata?”
“Da solo, con una piccola scorta, dice. Ma il resto dovrebbe arrivare quando Belliron metterà in campo le sue forze.”
Simm si accigliò. “Perché viene qui allora?”
“Speravo potessi dirmelo tu.”
“Io?”
“Ha scritto che viene per te. E che ha un’offerta che ci permetterà di vincere la guerra.”

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