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Autore: Ziseos    04/10/2020    1 recensioni
Raccolta di One-shot dedicate a Nami e Zoro, nello specifico a come vivrebbero la loro tipica settimana; ogni capitolo sarà dedicato a una giornata in ordine cronologico.
1- Monday (1/10/2020)
2- Tuesday (2/10/2020
3- //(?)
Genere: Fluff, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nami, Roronoa Zoro | Coppie: Nami/Zoro
Note: AU, Raccolta, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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MARTEDI’
 
13:00
Martedì.
Un giorno insulso, non troppo lontano dall’inizio del weekend ma nemmeno così vicino, il martedì sembrava sempre una di quelle giornate infinite che parevano non passare mai, per quanto fosse sommersa di lavoro.
Seduta da sola alla sua scrivania Nami tirò su la manica della giacca, scoprendo l’orologio che portava al polso e diede una rapida occhiata all’ora: l’una del pomeriggio, almeno era arrivato il tempo della pausa pranzo.
Fuori dal suo ufficio, il cielo grigio e la costante pioggia che batteva contro le vetrate non sembravano affatto invitarla a uscire; se solo non avesse avuto un appuntamento, sarebbe sicuramente rimasta lì a bersi un the caldo vicino al distributore automatico e a mangiarsi un panino portato da casa.
Tuttavia, il martedì aveva un impegno improrogabile a pranzo.
Nonostante i loro uffici fossero abbastanza distanti, Nami e Zoro si erano ripromessi di vedersi almeno il martedì a pranzo, un’occasione in più per stare insieme poiché in settimana gli impegni reciproci non gli consentivano di passare molto tempo a casa da soli.
L’appuntamento era fisso al Baratie, situato a metà strada tra le loro sedi di lavoro, dove ormai erano diventati clienti abituali. Era anche un’occasione per salutare Sanji il quale dopo anni di dura gavetta, aveva finalmente ottenuto i diritti di proprietario del ristorante, che il vecchio Zef gli aveva concesso giusto qualche mese prima.
Zoro non era stato particolarmente entusiasta all’idea di doversi sorbire la presenza del biondo ogni martedì, oltre alle sporadiche occasioni nel weekend, ma la qualità del cibo e il tempo speso comunque con Nami lo avevano ripagato sufficientemente per quello sforzo.
Ricontrollando nuovamente l’orario per assicurarsi di essere in tempo, Nami prese il cappotto dall’attaccapanni a muro situato vicino alla porta del suo ufficio, e si vestì rapidamente recuperando il telefono lasciato sulla scrivania per poi infilarlo nella borsetta che portava a tracollo. Era uno dei regali più utili che Zoro le avesse fatto in quegli anni, e nonostante la pelle della borsa cominciasse a essere un po’ rovinata, non se ne separava mai.
S’infilò velocemente nel corridoio verso l’ascensore, e attese il suo arrivo. Si ritrovò a fischiettare sovrappensiero una vecchia canzone adatta a quella stagione, ma non le sovveniva in mente chi l’avesse scritta:

“…wake me up, when September ends…”

Sì, era decisamente adatta ma ancora non riusciva a ricordarsi chi fosse l’autore. Beh, poco male, almeno l’ascensore era finalmente arrivato.
Fece per entrare quando una voce dal corridoio alle sue spalle la chiamò per nome:
“Nami aspetta!”
Girandosi vide Vivi correre nella sua direzione, anche lei vestita di tutto punto per uscire, che correva trafelata verso l’ascensore. Tese una mano davanti ai sensori per impedire alle porte di chiudersi, permettendo all’amica di entrare.
“Ufff… ti ringrazio.” – disse Vivi appoggiandosi alla parete della cabina, cercando di riprendere fiato – “Non mi ero minimamente accorta che fosse già ora di pranzo, stavo finendo di scrivere un pezzo della tesi ed ero totalmente assorbita nel lavoro …”
“Ti capisco, la scorsa settimana ero davvero sommersa di lavoro anche io, e ho rischiato di saltare la pausa più di una volta."- rispose Nami, sistemandosi la sciarpa che portava al collo.
“Sei a pranzo con Zoro oggi, giusto?”
“Sì, solito appuntamento del martedì. Spero solo che si ricordi … ieri sera è tornato tardi dalla festa per la pensione del sig. Smoker, e credo non abbia dormito granchè. Purtroppo non ci siamo nemmeno incrociati in cucina stamattina.”
“Ah ho sentito dire che andava in pensione. Si sa chi prenderà il suo posto?”
Nami fece spallucce in risposta.
“Immagino sarà  Tashigi. D’altronde è stata la sua pupilla per anni, non vedo perché debbano scegliere qualcun altro. In ogni caso mi racconterà Zoro a pranzo… SE si ricorderà del nostro appuntamento.”
“Non preoccuparti, non mi pare li abbia dimenticati… non spesso perlomeno.”- rispose l’amica ridacchiando.
“Non si sa mai conoscendo il soggetto… Piuttosto Vivi…”- Nami si girò squadrandola da capo a piedi – “ Come mai questo vestito elegante sotto la giacca? Anche tu ti vedi con qualcuno a pranzo oggi?”
Vivi arrossì visibilmente, e tentando di allungare la giacca come a voler coprire il vestito che indossava, rispose guardando altrove.
“Una specie…ma nulla di serio! Devo incontrarmi con un compagno di corso per discutere della tesi appunto, solo un appuntamento tra colleghi diciamo.”
“Ah, immagino.” – Nami le tirò una gomitata con fare scherzoso- “E’ il biondino vero? Coso, cosa…”
“Kohza.” – la corresse – “Comunque davvero Nami, è solo questione di informazioni universitarie. Se mai ci dovesse essere qualcosa sarai la prima a saperlo, promesso.”
Le porte dell’ascensore si aprirono finalmente non appena giunsero al piano terra dell’edificio, e le due si congedarono rapidamente andando in direzioni opposte.
Nami sfilò dalla borsetta il telefono ed inviò un messaggio a Zoro:

13:14  Nami: << A che punto sei? Sto andando a prendere un taxi ora.>>

Mise il volume delle notifiche al massimo e rimise il telefono al suo posto, avviandosi poi all’esterno dell’edificio dove una sfilza di taxi attendevano l’uscita dei lavoratori per la pausa pranzo; prese il primo disponibile e diede all’autista il nome della destinazione, accomodandosi poi nei morbidi sedili posteriori.
Nonostante il brutto tempo le piaceva stare in macchina nei giorni di pioggia, rimanere a  guardare le gocce che cadevano sui finestrini ed immaginare che facessero a gara fra di loro, cercando di scendere giù veloci lungo il vetro. Zoro le diceva che erano cose da bambini, e in parte aveva ragione, ma non le importava se ogni tanto si sentiva tale.
In ogni caso era una meteorologa, fenomeni di quel tipo l’avevano affascinata sin da piccola, ed era normale che rimanesse affascinata anche da una banale giornata piovosa come quella. Certo, avrebbe preferito passarla a casa sotto una coperta seduta con il suo uomo sul divano, bevendo qualcosa di caldo magari.
In ogni caso era felice di poter stare un po’ assieme, ma soprattutto da buona donna che si rispetti, era curiosa di sapere qualcosa della festa tenutasi il giorno prima.
Dopo una decina di minuti di viaggio, riuscì a scorgere dai finestrini la sagoma del Baratie: l’imponente ristorante galleggiante svettava al di sopra delle altre barche ormeggiate al porto, sovrastandole con la sua immensa mole. Le luci decorative appese sul ponte della nave la rendevano quasi più simile ad un faro in quella giornata uggiosa, che ad un ristorante.
Una volta giunti nei pressi dell’ingresso, Nami allungò un paio di berry al tassista per la corsa ringraziandolo ed augurandogli una buona giornata, per quanto il martedì potesse essere una bella giornata.
Aprì l’ombrello tascabile che portava con sé e si avviò verso un gazebo inutilizzato di un bar lì vicino, dove avrebbe atteso Zoro. Una volta all’asciutto tirò nuovamente fuori il telefono, per controllare se Zoro avesse visto o meno il suo messaggio.
Non visualizzato.
“Ottimo.”- sbuffò alzando gli occhi al cielo. Forse sarebbe stato meglio chiamarlo.
Cercò il suo contatto nella rubrica e fece per chiamarlo.
Rispose subito la segreteria telefonica, probabilmente doveva avere il telefono spento o in modalità silenziosa; Nami si morse un labbro, mentre riprovava a ricontattarlo, sentendo il nervoso crescere dentro di lei. Possibile che ne avesse sempre una?
Finalmente dopo quattro tentativi di chiamata, il telefono sembrò dare segni di vita.
“Rispondi maledizione…”
Una voce dall’altro capo del telefono rispose trafelata:
“P-pronto?!”
“Zoro, dove accidenti sei? Avevamo appuntamento dieci minuti fa! Dimmi che sei in taxi e non ancora in ufficio…”- il tono nervoso di Nami cominciava sempre più a palesarsi.
“Non credo di fare in tempo, Nami… qua abbiamo una montagna di cose da fare e io non-“
“…Perché non mi hai avvertita? Ho fatto tutto di corsa stamattina per venire qui in tempo, e tu ADESSO mi dici che non puoi?!”
“Senti, mi dispiace, è stata una cosa improvvisa. Tashigi ci ha chiesto se potevamo prolungare il turno e noi abbiamo dov-“
“Non me ne frega niente di quella squinzia, Zoro. Avresti dovuto almeno avvertirmi, almeno quello!”
“Nami calmati un attimo. Oggi va così, mi dispiace. Dobbiamo lavorare più del previsto, ti spiegherò poi…”
“Va bene.” – rispose secca e staccò la chiamata. Aveva fatto tutta quella strada per niente, in quel momento avrebbe potuto essere al caldo nel suo ufficio, a mangiare e bere qualcosa, invece di essere lì da sola nel bel mezzo della pioggia, che con il passare dei minuti cominciava ad assomigliare sempre più ad un acquazzone.
Infilò il telefono nella tasca, profondamente delusa.
Non era la prima volta che si dimenticava del loro appuntamento, ma erano stati episodi sporadici solo nei primi mesi; eppure si sentiva offesa, quasi come se gli ordini di quell’acida di Tashigi fossero più importanti dei loro momenti insieme.
Resasi conto di stare esagerando, prese un respiro profondo e chiuse gli occhi per un attimo.
“E’ lavoro Nami. Non fare la bambina. Non ti avrebbe mai fatto un torto apposta.” – si ripetè mentalmente.
Poco alla volta riuscì a calmarsi e a ritrovare il suo equilibrio. Ora avrebbe richiamato un taxi, sarebbe tornata in ufficio e avrebbe fatto un pranzo veloce, con Zoro avrebbe chiarito quella sera non appena sarebbe rientrato dalla centrale dove lavorava.
La suoneria del telefono attirò la sua attenzione: un messaggio. Un messaggio da Zoro.

13:29 Zoro: Dove sei?
13:29 Nami: Che vuol dire dove sei? Sto aspettando un taxi per rientrare in ufficio.
13:30 Zoro: Rimani lì, sto arrivando, dammi 5 minuti.


Era abbastanza sorpresa, ormai si era già convinta di dover passare la pausa pranzo da sola, non che non fosse abituata a farlo negli altri giorni della settimana.

13:30 Nami: Come mai? E’saltato il turno?

Zoro visualizzò senza rispondere, lasciando Nami ancora più perplessa.
Che avesse paura di una sfuriata durante la sera? O semplicemente era davvero impegnato, e fosse riuscito a trovare un modo per sgattaiolare fuori comunque?
Qualunque fosse la verità poteva saperla solo da lui.

Dalla strada principale situata all’altro lato del molo si sentì improvvisamente un concerto di clacson, come se decine di autisti fossero impazziti di colpo, e subito dopo un acuto suono di sgommate veloci. Che ci fosse per caso una gara automobilistica nel bel mezzo della città? Improbabile, dato il tempo terribile.
Un taxi sbucò da un vicolo a velocità folle, superando altre macchine che proseguivano tranquille e facendosi strada proprio nella direzione del ristorante.
“Ma che diamine…” – pensò, stringendosi nel cappotto. La pioggia stava aumentando nuovamente, era pericoloso fare manovre del genere in una strada abbastanza trafficata come quella! Solo un pazzo poteva azzardare una cosa simile.
O un passeggero in tremendo ritardo che concitava l’autista.
Non appena la macchina inchiodò a pochi metri dal gazebo dove si era riparata, scorse infatti una capigliatura dal colore DECISAMENTE inconfondibile.
Zoro scese rapidamente dalla macchina mentre era intento a discutere con il tassista, il quale era probabilmente più spaventato di lui dopo quella serie di manovre suicide; gli lanciò qualche berry nella parte posteriore della macchina e richiuse la portiera con un colpo secco.
Nami si fiondò verso di lui, con sguardo preoccupato, domandandosi che diavolo gli fosse passato per la testa.
“Zoro cos’è successo?”
“Hai una domanda alternativa?”- rispose lui visibilmente alterato. La rossa avvertì però una punta di imbarazzo nella sua voce.
“Non hai nemmeno preso un ombrello, non hai nemmeno visto le previsioni di stamattina?”
“Quando non sei tu a darle mi dimentico persino di guardarle.” – borbottò sottovoce.
Ma che razza di scusa era?
Era senza parole, perché era così testardo?
Nami gli offrì un posto sotto il suo ombrello, che lui accettò senza discutere; era bagnato fradicio, rischiava seriamente di prendersi un accidente continuando a stare sotto l’acqua.
 “Perché sei venuto alla fine? Pensavo avessi un turno urgente...”
“Diciamo che so essere convincente.”
“… Cos’hai promesso a Tashigi?”
“Tashig- … smettila Nami, non farmi scenate inutili. Ho promesso che avrei coperto un turno in più, cosa pensavi?”
Nami fece spallucce, cercando di mascherare l’evidente frecciatina di gelosia.
“Lo sai che non mi piace saltare questa occasione, se non in caso di motivi gravi. Un compromesso va bene ogni tanto.”
“M-mh.”
“Che vorrebbe dire questo: M-mh”?
“Che ti credo. Scusami.”
“Scusa per cosa?”
“Per la scenata di prima, mi dispiace. Il fatto è che ci tengo a questo appuntamento, non riusciamo mai a stare insieme più di tanto, che sia per lavoro o altro.”
Zoro le prese l’ombrello dalle mani e lo sorresse sopra le loro teste, prendendole la mano libera stringendola poi a sé.
“Lo so, Nami. Dispiace davvero anche a me.”- il suo tono si era fatto improvvisamente più tenero- “Hai le dita ghiacciate a forza di stare qua fuori, cerchiamo un posto dove mangiare e infiliamoci dentro.”
Nami annuì, dando poi una rapida occhiata all’orologio.
13:38
La sua pausa sarebbe finita in meno di mezz’ora.

“PORCA MISERIA!”- gridò guardando poi Zoro.
“Cavolo, alla fine tutta questa corsa per niente.”
“E tu devi scaldarti immediatamente … ma di certo non possiamo entrare al ristorante così.”
“Ho già avuto abbastanza casini oggi, non sono in vena di vedere cuochi biondi.”
“Comprensibile. Cosa proponi?”
“Birra e panino?”
“Zoro sono a dieta.”
“Al diavolo la dieta, in queste situazioni prendi quello che capita. Allora?”
“Ho altra scelta?”- rispose sospirando. Beh, a dire il vero, dopo quel trambusto avrebbe mangiato qualunque cosa, basta che fosse in un locale riscaldato.
“Direi di no. Ma andrà bene comunque.”

Nami si appese al suo braccio stringendosi a lui  nonostante Zoro fosse ancora completamente bagnato, e riparati  solo da un piccolo ombrello portatile si allontanarono insieme verso il centro della città, in quel  martedì  come tanti altri.
  
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