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Autore: Do me a favor    04/10/2020    3 recensioni
Se avessero detto ad Akaashi Keiji che nel giro di un mese il suo amico Bokuto avrebbe fatto un viaggio in capo al mondo si sarebbe fatto una bella risata. E probabilmente se gli avessero detto che lui lo avrebbe accompagnato nel viaggio, sarebbe morto dal ridere.
Eccome un giorno il ragazzo si presentò sotto casa sua con questa proposta.
Genere: Comico, Demenziale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Keiji Akaashi, Koutaro Bokuto
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Hanyauku: camminare a piedi nudi sulla sabbia calda.
Akaashi era sveglio già da molto tempo, ma non si era neanche preso la briga di aprire gli occhi. Immaginava che fosse mattina presto, ma dopo il viaggio spossante del giorno prima, proprio non riusciva ad attivarsi.
Era talmente abituato al buio pesto che regnava in camera sua, che fu quasi sorpreso nel notare una leggera luce che s’imponeva prepotentemente da dietro la fine cortina delle sue palpebre: evidentemente si erano scordati di abbassare la serranda quando erano arrivati e adesso il sole faceva capolino dalla finestra.
Cercò di coprire gli occhi chiusi col dorso della mano. Non ricordava molto di quello che era successo la notte precedente prima di andare a dormire. Erano talmente stanchi per il viaggio che non avevano nemmeno contemplato l’idea di disfare il letto, addormentandosi alla bell’e meglio sul coprilenzuolo.
Il viaggio era durato circa una giornata; inutile dire che all’intera comitiva sottoposta a fusi orari, cambi di lingua e poche ore di sonno non era sembrato vero quando avevano finalmente raggiunto l’agoniata meta delle vacanze.
Avevano prenotato in un posto che noleggiava bungalow in spiaggia, chiamato El Paraíso de Doña Jimena.
Il gruppo aveva stancamente fatto il Check-in, dove li aveva aspettati quella che probabilmente era Jimena: una signora di mezz’età con una crocchia di capelli scuri, tra cui spuntavano come margherite in un prato delle ciocche bianche.
Aveva trasmesso un’aura estremamente rasserenante: si muoveva facendo frusciare la gonna che le arrivava ai piedi, e sorrideva ai presenti senza alcuna forzatura, per il semplice piacere di farlo.
Ci avevano messo un po’ a fare tutto, perchè risultava leggermente difficile capirsi. Alla fine, la signora li aveva condotti verso le piccole abitazioni. Visto che ospitavano tra le due e tre persone, i ragazzi si erano dovuti organizzare per le suddivisioni e, stranamente, Akaashi era finito con Bokuto.
 
Sospirò rumorosamente, non poteva permettersi di tergiversare ancora, quindi decise di aprire gli occhi.
Anche se, appena si guardò intorno, ebbe come l’impressione di stare in una posizione diversa da quella in cui si era messo la sera precedente.
Provò a stiracchiarsi, e si rese conto che sotto di lui non c’era il morbido materasso, ma il pavimento duro e freddo.
Non appena realizzò, si mise a sedere fulmineamente, finendo per sbattere la testa su una superficie anomala.
Il moro alzò lo sguardo, e vide un piede.
Ci mancò poco che non cacciò un urlo spaventato e anche inorridito, ma evidentemente il forte impatto aveva comunque svegliato l’altro, perché il piede scomparì velocemente dal suo campo visivo, per poi essere sostituito dalla testa del suo amico. “Buongiorno! Perché sei per terra Akaashi?”
Sospirò, frastornato dal tono di voce assordante dell’ex capitano della squadra. “Me lo stavo chiedendo anch’io”
Si alzò da terra, e si sedette di nuovo sul letto. Debolezza numero sedici di Bokuto-san: il sonnambulismo.
Ogni tanto il suo amico gli raccontava di aver passato notti agitate e di essersi svegliato in posti completamente diversi rispetto al letto di camera sua, oppure senza addosso…
“La maglietta” disse il moro. “Dov’è la tua maglietta, Bokuto-san?”
Quest’altro si guardò il petto nudo, pallido e muscoloso, poi tornò di nuovo a guardare l’amico sorridendo. “Non lo so! Com’è curiosa la vita”
Il moro deglutì, trovando improvvisamente difficile concentrarsi quando si aveva davanti lo spettacolo degli addominali di Bokuto, e anche dei pettorali, e dei bicipiti…
Per carità, era abituato a vedere il suo amico senza maglietta negli spogliatoi della scuola, ma quella mattina era diverso. I capelli scompigliati e lo sguardo genuinamente assonnato lo rendevano estremamente attraente ai suoi occhi.
Il suo flusso di pensieri fu interrotto dal più grande che, alzatosi in piedi, disse. “Faccio una doccia. Poi mangiamo?”
 

 
Akaashi non era mai stato un vero amante del mare, fin da piccolo. 
Quando andava in spiaggia con la famiglia si costringeva a camminare lentamente sulla sabbia per evitare che i granelli gli schizzassero sui polpacci, sporcandoli irrimediabilmente.
Adorava molte cose del mare, per carità. Gli era sempre piaciuto fare i castelli di sabbia -dalle semplici torrette a veri e propri complessi di edilizia degni della regina d’Inghilterra- e fare il bagno nell’acqua fresca dopo una giornata afosa, però quando si sdraiava sul lettino, non poteva non provare ribrezzo alla sensazione della sabbia appiccicata ai piedi o dei capelli unti di salsedine.
Era sicuramente quel genere di persona che, per godersi una giornata estiva, preferiva stare a casa a vedere un film con qualcuno piuttosto che passarla in spiaggia, in mezzo a gruppi di turisti rumorosi che di certo non gli avrebbero permesso di riposarsi.
Quindi quando Bokuto gli aveva proposto una vacanza al mare fu come se tutti i ricordi sgradevoli che lui associava a esso gli passassero sotto forma di flash nella mente.
Era maturato però, e alla veneranda età di diciott’anni non poteva farsi sottomettere di certo dalla prospettiva che aveva lui della vacanza, anche perché ci sarebbe stato Bokuto, motivo in più per cui si sarebbe goduto in un modo o nell’altro l’esotica settimana organizzata dai senpai.
Non avrebbe mai immaginato che avrebbe trascorso le vacanze in Spagna: le spiagge bianche popolate da turisti, l’acqua cristallina del mare e le palme che ondeggiavano placidamente a ritmo del vento.
Era davvero un paradiso, pensava mentre attraversava lentamente la spiaggia a piedi nudi.
Si aspettava che gli avrebbe dato molto fastidio stare sulla sabbia, e invece realizzò con sua grande sorpresa che gli piaceva sentire i granelli leggermente tiepidi sotto la pianta del piede. Chiuse gli occhi, mentre prendeva un grande respiro, le mani allacciate dietro la schiena, quando…
“IL MAREE!” Delle urla piuttosto familiari andarono a interrompere quel suo momento di pace, e Akaashi non fece in tempo a spostarsi che due figure gli sfrecciarono accanto, ricoprendolo di sabbia.
E in quel momento il moro riconobbe come fosse curioso che in neanche venti secondi potesse cambiare opinione perché si, adesso che Bokuto e Kuroo lo avevano inconsapevolmente cosparso di sabbia, si ritrovò a dover reprimere un fortissimo istinto omicida, mentre l’antico odio che aveva provato fin da piccolo nei confronti del mare tornò a palesarsi.
Strizzò gli occhi, lisciandosi maniacalmente cosce e polpacci nella speranza di pulirsi dai granelli, quando altre due figure, che successivamente riconobbe essere Nishinoya e Tanaka, fecero lo stesso percorso dei primi due, per fargli fare una seconda volta la stessa tragica fine.
“Avete visto che bell’acqua?? Venite a farvi il bagno!” Stava urlando il più basso, mentre il resto dei senpai li stava raggiungendo.
Conoscendo le tempistiche del gruppo, ad Akaashi sembrò quasi strano vederli già tutti in spiaggia di prima mattina (che poi erano le dieci e mezza, neanche così presto), con le bermuda dei colori meno sobri che si potessero trovare. Dovette ammettere, Akaashi, che in una competizione per la bermuda più eccentrica, probabilmente si sarebbe aggiudicato la vittoria Tanaka, poiché non si era reso conto di aver messo il costume nella stessa lavatrice della biancheria rosa shocking di Saeko prima di partire, e che quindi adesso stava sfoggiando un meraviglioso pantaloncino fuxia.
Ovviamente quando il giorno dopo avrebbero fatto un giro della città, si sarebbe attivato per comprarne un paio nuovo altrimenti, citando le sue parole, “le ragazze le avrebbe viste col binocolo”.
Stavano tutti dirigendosi verso il mare, quasi tutti, Akaashi non sarebbe di certo caduto nella sua trappola, no no. Si sdraiò sul lettino per poi stiracchiarsi placidamente, una volta assicuratosi di aver scampato il pericolo di altre docce di sabbia.
Oltre a lui solo Kenma era rimasto in spiaggia, sotto all’ombrellone, con il Nintendo tra le mani e gli occhiali da sole posati sulla fronte.
“Kenma, ricordati di metterti la crema solare!” Urlò Kuroo, la testa che faceva capolino tra le onde trasparenti.
Akaashi trattenne un sorriso. 
Dal punto di vista di uno sconosciuto, quella era una semplice premura di Kuroo nei confronti dell’amico dell’infanzia, ma Akaashi sapeva benissimo che in realtà il moro aveva un’enorme cotta per lui.
Si vedeva, giorno dopo giorno, negli sguardi che gli lanciava di nascosto per assicurarsi che stesse bene, nelle piccole gentilezze che gli rivolgeva, nel modo in cui parlava di lui agli altri…
Poi certo, certe volte palesava fin troppo quello che provava per Kenma, ma nonostante ciò il biondino continuava a non accorgersene, o faceva finta di non accorgersene. 
Akaashi ebbe la prova schiacciante di questa teoria quando un giorno Bokuto aveva condiviso con lui che a Kuroo piacesse Kenma, dopo che il capitano della Nekoma glielo aveva confessato. I segreti non stavano mai al sicuro con Bokuto, questo Akaashi lo sapeva bene. Ma non perché poi lui avrebbe sparso la voce, semplicemente magari alla persona che aveva confessato sarebbe piaciuto che Bokuto mantenesse davvero il segreto, senza condividerlo con nessuno, neanche Akaashi. Anche se ovviamente Akaashi era una persona discreta e non lo avrebbe mai detto a nessun altro. 
Vide Kenma rivolgere un’occhiata fugace con la coda dell’occhio verso il gruppo in mare, per poi incassare la testa tra le spalle. “Ok” disse a voce talmente bassa che Akaashi si chiese come avesse fatto il senpai a sentirlo. Aveva come l’impressione che si sarebbe scordato di mettersi la protezione nel giro di pochi minuti, ma considerato che stava all’ombra il rischio di scottarsi era piuttosto basso.
Stava ancora osservando Kenma giocare con la console quando sentì Bokuto urlare. “Aghashee! Tu non vieni a farti il bagno?”
Si voltò verso la fonte della voce. Bokuto, immerso fino alla vita nell’acqua, stava sventolando una mano in aria per attirare l’attenzione del moro; quello che attirò veramente l’attenzione del moro però erano i capelli completamente bagnati che, finalmente arresi alla forza di gravità, si erano appiattiti verso il basso.
Col passare degli anni aveva scoperto che l’acconciatura verso l’alto del senpai non era il risultato di tante ore di lavoro e altrettanti kili di gel, bensì era completamente naturale. Era il suo bedhair
Poi certo, anche i muscoli tesi sotto la pelle bagnata aveva attirato particolarmente la sua attenzione. Akaashi sentì il suo battito accelerare sempre di più a tale visione.
Dopo aver deglutito e cercato di darsi un contegno, si limitò a dire. “Per ora resto qui, magari più tardi Bokuto-san”
 

 
“Per caso sta squillando?” Chiese Bokuto, le mani impegnate a passarsi l’asciugamano sui capelli umidi, mentre si sedeva sulla sdraio al fianco di Kuroo, che reggeva in mano un telefono.
Avevano finito di fare il bagno, e quando erano tornati avevano dichiarato l’urgenza di fare una telefonata.
Akaashi non aveva idea di chi fosse il destinatario della loro chiamata; si mise a sedere sulla sua sdraio per ascoltare meglio in caso rispondesse, ammettendo di essere un po’ curioso.
“Si! Adesso sta squillando” Kuroo fece un gridolino emozionato e allo stesso tempo diede un colpo col dorso della mano sugli addominali di Bokuto.
Si avvicinarono all’apparecchio, gli occhi strabuzzati.
Il rumore dello squillo cessò all’improvviso, e fu sostituito da una voce familiare. “Pronto?”
“TSUKKI?” Urlarono in coro i due, attirando l’attenzione del resto della comitiva, adesso anch’essa con le orecchie tese.
Akaashi si sporse da dietro le loro spalle per poter vedere, ma una volta illuminato lo schermo, non fu il viso di Tsukishima ad apparire, bensì quello di un ragazzo dai capelli marrone scuro tendente al verde, e uno sprazzo di lentiggini sugli zigomi.
“Ah, siete voi ragazzi!”
Ci fu un breve attimo di silenzio, in cui si poteva chiaramente sentire il rumore delle onde che si infrangevano a riva, poi Kuroo prese la parola. “Ya-Yamaguchi? Che ci fai col telefono di Tsukki?”
Sentirono a intermittenza una breve risata nervosa dall’altro capo, e Akaashi intravide il ragazzo grattarsi nervosamente la nuca. “Stavamo a casa sua e visto che il suo telefono squillava ho pensato di rispondere… ho fatto male?”
“No, assolutamente no!” Intervenne Bokuto, che successivamente fece per riaprire bocca, quando una voce dall’altro capo tuonò. “Yamaguchi, che stai facendo?!”
Il telefono si oscurò improvvisamente, e si sentì il rumore di un oggetto cadere per terra.
Gomen Tsukki! Stavo al telefono con Kuroo e Bokuto”
Qualcuno riprese in mano il telefono, il tutto accompagnato dal silenzio più totale da parte della comitiva.
Apparve, finalmente, un Tsukki piuttosto arrabbiato, con tanto di doppio mento. “Ciao.”
“TSUKKI!” Urlarono per la seconda volta in circa due minuti. “Come st-”
“Quindi siete arrivati? Mi sorprende che non vi siate persi”
Bokuto fece per ribattere, quando Tsukishima concluse. “Bene, ciao”
E lo schermo si oscurò di nuovo, definitivamente.
Altro silenzio, stavolta più prolungato, in cui Bokuto e Kuroo fissavano l’apparecchio elettronico con sguardo assente.
Poi Bokuto si girò verso Akaashi. “Ci ha attaccato”
Scosse la testa. “Me ne sono accorto, Bokuto-san”
Gli sembrò quasi di vedere i capelli dell’ace abbassarsi lievemente, nonostante fossero ancora bagnati per via del bagno, come a riflettere la sua delusione.
Il cuore di Akaashi perse un battito. Detestava vederlo affranto; se il buon umore di Bokuto lo influenzava talmente tanto da rendere anche lui di buon umore, quando il senpai aveva una giornata no Akaashi si sentiva in dovere di tirarlo su di morale, perché saperlo triste rendeva triste anche lui.
Cominciò a pensare velocemente a un modo per distrarlo dalla chiamata appena avvenuta quando, come se lo avessero letto nel pensiero, gli ex membri del Karasuno cominciarono a parlare.
“Chissà perché Yamaguchi e Tsukki stavano assieme… Tsukki non ci aveva mai invitati a casa sua” ragionò ad alta voce Tanaka, lo sguardo perso nel vuoto e una mano a sorreggersi il mento.
Poi, apparendo dalle sdraio come una visione angelica, Sugawara si fece avanti con le braccia allargate e il viso illuminato da un sorriso magnanimo. “Vuoi sapere perché, mio caro e ingenuo kohai?”
Gli altri si misero a fissarlo confusi, concedendogli qualche secondo di pathos.
“Ma mi sembra evidente! I miei bambini si sono finalmente fidanzati!”
 
 
Angolo autrice:
Rieccomi qui con un nuovo capitolo di questa storia! Sono riuscita ad aggiornare senza far passare un lustro dal capitolo precedente e già questo mi rende soddisfatta. 
Ho avuto qualche difficoltà a far partire il capitolo, credo di averlo riscritto circa tre volte perché non mi soddisfaceva ma adesso mi sembra aver preso il via.
Dal prossimo capitolo cominceranno ad esserci cose più… piccanti se così si può dire eheheh non anticipo nulla ;)
Fatemi sapere se vi è piaciuto o se avete qualcosa da ridire, ne sarei immensamente felice!
Alla prossima <3
   
 
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