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Autore: Myriru    05/10/2020    2 recensioni
Ispirato al secondo racconto del ciclo "Lady Oscar – Le storie gotiche: Il figlio del generale Jarjayes?!"
Dal testo:
«Il mio nome è Maurice. La mamma mi ha detto di venire qui da voi, padre, e di chiedervi se potete prendervi cura di me. Ha detto che voi avreste capito... sono state le sue ultime parole prima di morire »
Genere: Generale, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: André Grandier, Generale Jarjayes, Madame Jarjayes, Nuovo Personaggio, Oscar François de Jarjayes
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Era arrivata la sera del lieto evento. Lieto? Non era dello stesso avviso Oscar che, guardando il vestito pronto, appeso davanti al suo armadio, si era chiusa in camera, senza voler vedere nessuno, godendosi quelle ultime ore di libertà.
Guardò la sua mano sinistra, notando quanto fosse bella senza alcun anello al dito, nessun vincolo che la legasse ad un uomo. Sospirò, sarebbe stata una giornata terribile. Si asciugò le lacrime che, copiose, le bagnavano le gote senza che lei riuscisse a fermarle.
Era davvero diventata così debole? E perché stava lasciando che tutti prendessero decisioni al suo posto? Si innervosì al ripensare all'ennesima litigata che aveva avuto con suo padre riguardo la questione del matrimonio. Non riusciva a perdonarlo per averla venduta (perché era così che si sentiva) ma né sua madre né le sue sorelle, alla fine, avevano cercato di aiutarla.
Le parole erano parole, i fatti erano fatti.
L'unica persona che invece le era rimasto affianco e l'aveva sempre supportata era stata André. Come avrebbe fatto senza di lui? Nascose il viso tra le mani, cercando di reprimere il dolore che provava al petto. 
Avrebbe rinunciato a tante cose e cos'avrebbe guadagnato? Nulla.  
Solo catene invisibili che l'avrebbero incatenata a suo marito "fino alla morte" e che l'avrebbero costretta a mandare avanti la stirpe di suo marito.
Non l'avrebbe permesso, lei non era fatta per essere madre. 
Guardò l'ora, era l'una di notte. La sua mente immaginò quello che sarebbe successo la notte successiva e le venne la nausea.
Sarebbe voluta scappare lontano da Parigi, andare in un paese lontano dove nessuno la conosceva ma questo avrebbe compromesso la sua famiglia. Adrien Joseph de Bourbon-Condé era un duca, un soldato, e se era anche lontanamente come suo padre, avrebbe interpretato la sua fuga come un affronto al suo onore e avrebbe distrutto la sua famiglia.
Non poteva fare questo ai suoi genitori, compromettere le sue sorelle o i suoi nipoti, non poteva fare questo a Maurice.
Era il suo destino? Non ne era sicura ma tutto, intorno a lei, sembrava dirle sì.
 

«Oscar... cara... sei stupenda... »
Oscar non si guardò allo specchio, preferì dargli le spalle. Nella sua stanza c'era un via vai continuo, tutto il palazzo era in fermento per il matrimonio dell'ultima delle sorelle Jarjayes. Sfiorò appena il tessuto della gonna, le era scomoda ma per fortuna non era molto ingombrante, segno che la sarta aveva ceduto alle sue richieste. Sospirò, per fortuna il corsetto non era troppo stretto ma sentiva lo stesso il seno forzato; ed era una sensazione sgradevole, anche più di portare le fasce.
In più, il colore dell'abito era davvero orrendo. Perché mai l'abito da sposa doveva essere argento? In più la collana che portava era davvero pesante e sentiva terribilmente caldo con tutto quel tessuto addosso. Per fortuna, o sfortuna, le forcine in testa le facevano terribilmente male, aveva i capelli alzati, con l'eccezione di una ciocca che scendeva sul petto e che le dava abbastanza fastidio.
«Quest'abito ti sta d'incanto... la sarta è stata davvero bravissima »
«Perché non ti guardi allo specchio? Sei davvero bellissima tesoro »
«No madre, mi sento uno spaventapasseri »
«Non dire stupidaggini! »
Oscar portò una mano al viso ma le sorelle emisero contemporaneamente un grido, sconvolte. Sussultò.
«Non ti toccare il viso! Altrimenti il trucco »
«Non sono truccata...per fortuna »
Aggiunse a bassa voce, sperando di non essere sentita. Notò il ventaglio di una delle sue sorelle poggiato sul comodino del suo letto e finalmente capì perché tutte le donne lo portavano con sé, stava soffocando! Quando aveva indossato l'abito per quel ballo... non ricordava di aver quasi rischiato di soffocare.
«Posso... stare un po' da sola? »
«Ma Oscar...! »
«Certo tesoro, tutto il tempo che vuoi.- Josephine posò le mani sulle sue spalle, sorridendole dolcemente cercando di confortarla – Ma non scappare »
«Non ci riuscirei con questo vestito addosso »
Costatò lei facendo sorridere la sorella e, in men che non si dica, si ritrovò sola, in una stanza troppo grande e fredda. Non voleva guardarsi allo specchio, si sarebbe sentita più ridicola dell'altra volta e il pensiero che lei avrebbe  dovuto indossare più spesso quel genere di abiti la angosciò ancor di più. 
Fece un sospiro, ripetendosi continuamente che oramai era fatta, cercando di autoconvincersi, ma con scarsi risultati.
«Sei bellissima... »
Girò il capo verso la porta della sua stanza e sentì il cuore esplodere di gioia nel vedere André, abbigliato a festa come tutta la servitù, guardarla dolcemente, come solo lui poteva fare.
«Lo dici solo perché mi vuoi bene »
«Lo dico perché lo penso. Sei davvero stupenda... ma dico, ti sei vista allo specchio? »
Oscar scosse il capo e André la guardò tra lo sconvolto e il divertito.
«Beh... c'era da aspettarselo da te »
André si avvicinò lentamente a lei e, con un dolce sorriso sul viso, la fece girare finalmente allo specchio, permettendole di guardarsi.
«Sembro un pagliaccio »
Disse Oscar sorridendo, sfiorando la gonna ricamata non molto ampia e votando appena il capo per guardarsi di profilo allo specchio. Con tutti quei pizzi addosso, si sentiva abbastanza ridicola.
«Oscar... »
André rise, posando le mani sulle braccia di lei e Oscar si irrigidì.
«Se solo tu potessi vederti come ti vedo io... »
L'uomo aveva avvicinato il viso al suo, stringendo appena la presa attorno le sue braccia. Oscar sussultò, la sua voce era arrivata roca e vicina all'orecchio, e girò appena il capo verso di lui, incrociando il suo sguardo. 
Erano vicini, troppo vicini. André la guardò rapito, sorridendole appena. Avvertì un brivido lungo la schiena quando lui aveva allontanato una mano dalle sue braccia per avvicinarla al viso. 
Le sue dita le accarezzarono lente la pelle della guancia, ora rosea per l’imbarazzo, e con un'estrema lentezza aveva fatto una leggera pressione sotto il suo mento, portandola ad avvicinarsi a suo viso.
Le labbra di André sfiorarono appena le sue, timorose di un rifiuto da parte sua ma Oscar non riuscì a muoversi per la sorpresa, e dopo un attimo di esitazione aveva risposto a quel bacio timido, girandosi completamente verso di lui e posando le mani sul suo viso. 
Avvertì le mani di lui accarezzarle la schiena e stringerla di più al suo corpo e le girò la testa. 
Era un bacio così dolce e lento, al quale si era arresa totalmente, lasciandosi avvolgere dal calore che poteva emanare il suo corpo.
«Non ti sposare... ti prego »
Sussurrò lui una volta che si allontanarono, posando la fronte sulla sua.
«André io... »
«Ti prego »
Oscar gli accarezzò la nuca, sentiva un nodo alla gola che le impediva di parlare ma dentro di sé voleva solo urlare e piangere.
«Io ti amo... ti amo così tanto... »
Sgranò gli occhi sorpresa. Lo sapeva, sapeva che c'era sempre stato altro oltre l'amicizia da parte del suo amico ma sentirselo dire, in un contesto simile... le si spezzò il cuore a vederlo così triste.
Lei ricambiava? Non lo sapeva, ma aveva sfiorato le porte del paradiso con quel bacio.
Si baciarono di nuovo, più sicuri entrambi, ma fu breve.
«Oscar! È arrivata l'ora... sei pronta? »
Trasalirono entrambi ma non sciolsero il loro abbraccio.
«Non andare... non aprire quella porta »
«André... »
«Oscar? Va tutto bene? Sto entrando! »
André si allontanò da lei, tenendole le mani fino a quando la porta della stanza non si aprì.
«Oh... tesoro dobbiamo andare. Ti senti bene? Stai tremando! »
Oscar non aveva distolto lo sguardo da André fino a quando lui non uscì dalla sua stanza. Non si era neppure resa conto di Ortence che, preoccupata, aveva posato la mano sulla sua fronte per controllare che si sentisse bene.
«Oscar? Mi senti? »
«O-Ortence... »
«Forse il corsetto è troppo stretto... vuoi che te lo allenti un po' »
«N-No... va bene così... io... »
Le lacrime le bagnarono le gote e lei non volle bloccarle.
 

«Prego »
Oscar guardò il maestro della cerimonia1 ma sembrò non vederlo davvero. Deglutì a vuoto, nella sua mente era impresso con il fuoco il ricordo di André. L'uomo, che le aveva porto la mano, fece un piccolo sorriso quando lei posò la sua di mano sulla sua. Scesero lentamente le scale, e sentì lo sguardo di tutta la sua famiglia e della futura suocera addosso e se ne vergognò, ma non abbassò la testa.
Nonostante tutto, lei sarebbe rimasta il colonnello Osar François de Jarjayes matrimonio o no!
Arrivati alla fine della scalinata, la principessa di Condé le si era avvicinata con grazia, stringendo tra le mani un cofanetto in velluto nero.
«Questo, mia cara, è un regalo per te. Un vezzo di perle, non toglierle prima di un anno dal matrimonio »
Oscar schiuse le labbra nel vedere quella semplice e sottile collana di perle e guardò la principessa piacevolmente sorpresa.
«Non so cosa dire... »
«Non dire nulla, la tua espressione mi dà tanta gioia »
Sorrise appena la principessa e, con l'aiuto di uno dei seguaci, aiutò Oscar ad indossarla. Quando ebbe finito, Oscar sfiorò appena con la punta delle dita le perle e fece un piccolo inchino alla principessa. Poi si girò verso la sua famiglia, lì che la guardavano.
Vide le sue sorelle forzare un sorriso, consce del suo stato, e poi guardò Maurice che la guardava triste.
Per tutti quegli anni aveva visto le sue sorelle inginocchiarsi davanti al proprio padre per ricevere la benedizione al matrimonio ma non aveva mai pensato che quel giorno sarebbe arrivato anche per lei. Si inginocchiò lentamente, sul cuscino di velluto posato di fronte al padre e abbassò il capo. 

 

1= il maestro di cerimonia è l'ospite ufficiale di una cerimonia. Presenta artisti, parla al pubblico, intrattiene la gente e fa in modo che nulla, durante la cerimonia, possa andare storto.

   
 
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