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Autore: mask89    05/10/2020    7 recensioni
Naruto è in esilio auto inflitto, ma un omicidio, legato a delle circostanze misteriose, lo costringe a ritornare a Konoha, dove sarà costretto ad affrontare il suo passato.
Genere: Azione, Sentimentale, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ino Yamanaka, Jiraya, Kakashi Hatake, Naruto Uzumaki, Sakura Haruno | Coppie: Minato/Kushina, Naruto/Sakura
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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Chapter XVII

 

Sakura era stesa sul divano. Vedeva le immagini scorrere alla TV, ma in realtà non le stava realmente guardando. La sua mente era da tutt’altra parte. Era rimasta nell’appartamento di Naruto a rimuginare su quei frammenti di tempo che l’avevano vista protagonista, a chiedersi il perché di certi sguardi, di certe parole. Da quando era tornata a casa aveva provato a distrarsi; dapprima con una doccia calda, ma il senso di rilassamento che di solito donava era come svanito. Successivamente, aveva provato con il cibo, ma stranamente non riusciva sentire nessun gusto. Era come se ogni suo pensiero, ogni suo senso, ogni fibra del suo corpo, non si fosse mossa da quella casa. Era un simulacro svuotato di ogni pensiero e sensazione.

Il vibrare del telefono la riportò alla realtà, scrutò l’orologio erano le 00:30. Guardò il display, era Naruto. Quella sensazione di torpore, smarrimento, che fino a quel momento l’aveva dominata, alla vista di quel nome, era magicamente sparita. Lesta prese il dispositivo, prima che il ragazzo potesse chiudere la chiamata.

«Naruto!» Disse con voce apparentemente calma. 

«Sakura» pronunciò l’uomo, con un tono grave, profondo. Lunghi brividi percorsero la schiena della donna quando sentì quel timbro vocale. «Ho bisogno di parlarti.»

«Il tempo di vestirmi e sono da te, mezz’ora al massimo.»

«Sei sicura? È mezzanotte inoltrata.»

«Non è un problema, domani e dopodomani non lavoro e poi non ho sonno.»

«Sakura …Grazie.»

Uno strano senso di agitazione si impossessò della ragazza. Era stata lei a dirgli che poteva chiamarlo in qualsiasi momento, anche nel cuore della notte, ma non era quello a turbarla. Il tono greve, che aveva usato per tutta la durata della seppur breve conversazione, le aveva messo una certa ansia addosso. Una sensazione spiacevole, che la pervadeva in ogni parte del suo corpo.

Scosse la testa, decise di non pensarci. La cosa più importante era cercare di capire cosa avesse Naruto. Chiarire la natura del loro rapporto, perché, inutile nascondersi o girarci intorno, da quando lui, improvvisamente, era tornato nella sua vita, si era sentita rinascere, si sentiva meglio, completa. In quei giorni in cui, per usare un eufemismo, non si erano visti, per non dire che l’aveva evitata come la peste, lei si era sentita priva di ogni sensazione positiva che solo lui le sapeva donare. Si guardò allo specchio del bagno e si scoprì sorridere, da quando non lo faceva? Da tanto, troppo tempo, non riusciva a ricordare quando fosse stata l’ultima volta.    

Prese il lucidalabbra ma quasi immediatamente si bloccò. Un pensiero balenò nella testa: da quando desiderava farsi bella per lui? Da quando voleva farsi notare da lui? Da quando aveva cominciato a desiderarlo? Perché vederlo e sentirlo in quello stato le avevano provocato una strana sensazione nel petto?

Diamine, lui era Naruto, il ragazzo casinista per eccellenza. Una figura costantemente presente dalla sua infanzia fino alla fine della sua adolescenza, il suo confidente, la sua ancora nei momenti più bui, il suo migliore amico. Allora perché quella definizione all’improvviso le cominciava ad essere fin troppo stretta? Perché in tutti in quegli anni, in cui lui era stato assente, non era riuscita ad ammettere a sé stessa che le era terribilmente mancato? Perché, segretamente, anelava ad un suo ritorno? Per quale ragione l’aver scoperto che era sposato l’aveva fatta sentire male e per quale motivo quando aveva saputo che era in pausa di riflessione con la moglie, si era sentita, colpevolmente, felice?

Si riscosse, scacciò tutti quei pensieri dalla testa. Ci sarebbe stato un momento in cui avrebbe risposto a tutte quelle domande, ma non era quello. Ora ciò che contava era andare da Naruto e vedere come stava, aiutarlo in questo momento di difficoltà, essere, per almeno una volta, lei l’ancora di salvataggio. Posò il lucidalabbra, si vestì velocemente e corse fuori di casa.

Era avanti all’uscio da cinque minuti abbondanti, eppure, non riusciva a decidersi a bussare. Il ricordo di quegli occhi pieni di tristezza e rimorso, accompagnati da quel tono greve che aveva sentito al telefono, la facevano esitare. Chiuse gli occhi, inspirò ed espirò lentamente, in modo da poter calmare i battiti del suo cuore, quel tremitio muscolare che pervadeva tutto il corpo. Da quando parlare con il suo “amico” le metteva tutta quest’ansia addosso?

Quei pensieri la resero furente con sé stessa; con un impeto di rabbia si trovò a battere le nocche della mano destra contro il legno della porta. Il dado era tratto.

Quando l’uomo aprì la porta rimase senza fiato. In tutti quegli anni trascorsi insieme, non lo aveva mai visto in quello stato. Aveva gli occhi gonfi e arrossati, delle occhiaie terribili e il viso scavato. Ma quelle iridi, ora, avevano un aspetto diverso rispetto a qualche ora prima; sebbene ci fosse ancora un velo di tristezza, non erano più quel turbinio di dolore e rimorso. Una strana quiete, come se finalmente avesse preso piena coscienza di sé, balenava in quell’azzurro.  

Istintivamente portò le mani verso quel volto tanto provato. Delicatamente con i polpastrelli toccò le guance. Notò che la pelle era ancora umida. Quanto poteva aver pianto, per essere ridotto in quelle condizioni? Non riusciva a capacitarsi di cosa avesse potuto ridurre Naruto in quello stato; non riusciva a darsi una risposta che la soddisfacesse. Il dolore che provava, nel vederlo in quelle condizioni, le mozzò il respiro.

L’uomo si scostò leggermente, in modo da poter far entrare la sua ospite; con un cenno della mano le indicò il divano, chiuse la porta e lentamente cominciò ad avanzare verso il luogo poco prima indicato. 

«Grazie per essere venuta e scusa per il poco preavviso.”

«Ad essere sincera non mi aspettavo che mi chiamassi così presto, ma non ti preoccupare, avevo promesso, no?» Disse la donna abbozzando un sorriso.

Un silenzio carico di aspettativa calò fra i due.

«Ho accuratamente cercato di evitarti» pronunciò all’improvviso, come sempre diretto e al limite del brutale. «Non lo posso negare…ma c’è una ragione.»

Sakura si limitò ad annuire. Se una parte di sé l’avrebbe voluto prendere a pugni per l’affermazione appena fatta, l’altra era ben conscia del fatto che, se aveva avuto quel comportamento, era per un valido motivo. 

«Ti volevo, anzi, ti voglio proteggere…da me.»

Se si fosse trattato di un qualsiasi altro momento probabilmente sarebbe scoppiata a ridere, per poi calmarsi e cominciare a picchiarlo selvaggiamente. Ma, la situazione talmente strana e il tono di voce tremendamente serio usato, le fecero comprendere che quelle parole erano tremendamente vere.

«Naruto, io ho bisogno di capire, per quanto possa credere alle tue parole, non mi bastano!»

«Chissà perché lo immaginavo!» Dichiarò divertito il biondo. «Non sei mai stata una persona che si accontenta. Ti è sempre piaciuto andare a fondo, studiare approfonditamente qualsiasi situazione o argomento. Un’autentica secchiona!»

«Ricordi che ti ho picchiato per molto meno, vero?» Rispose caustica la donna.

«Impossibile dimenticare!» Ridacchiò. «Comunque hai ragione, hai il diritto di sapere. Tutto è cominciato undici anni fa, quando sono partito da Konoha…»

Mentre Naruto raccontava la sua storia, il volto di Sakura era un mutare continuo di espressioni: incredulità, stupore, gioia, invidia, gelosia, ma il sentimento che dominava su di tutti alla fine della storia era il dolore. Come aveva potuto sopravvivere a quell’evento, come aveva fatto ad andare avanti con la vita? Lei ne sarebbe morta. Un evento del genere le avrebbe dilaniato l’anima, ne era sicura. Si sarebbe fatta accogliere molto volentieri dal caldo abbraccio della morte. Sentì gli occhi che le pizzicavano, una lacrima, lentamente, cominciò a percorrere il suo volto. Come aveva fatto a sopportare tutto quel dolore da solo, senza il supporto di nessuno?

Ma ciò che la stava dilaniando maggiormente era il senso di colpa, che era sempre più cresciuto mentre andava avanti con la storia. Come poteva essere stata così cieca nei confronti del suo migliore amico? Si sentì una miserabile. Il suo amore adolescenziale per Sasuke lo aveva costretto a fuggire, il destino lo aveva ricompensato con una donna meravigliosa, per poi riprendersi tutto, beffardamente, con gli interessi. Mentre lei si leccava le ferite del suo quasi matrimonio con il suo amore adolescenziale, lui era stato costretto ad affrontare una tragedia completamente da solo. Cominciò a piangere sommessamente. Sentì le sue calde mani sulla sua schiena che cercavano di consolarla. Diamine, era andata a casa sua per essere di aiuto ed ora era lui che consolava lei! Si sentì debole, inutile, stupida.

«Sakura mi dispiace, io non…» 

«Non ti devi scusare, quella che deve chiederti scusa sono io. Sono stata cieca ai tuoi sentimenti, ti ho costretto a fuggire, non sono stata capace di farmi sentire e ti ho lasciato affrontare tutto questo da solo. Come posso definirmi una tua amica? Come?»

«Ascoltami bene, non è colpa tua, ok? Se avessi la possibilità di tornare indietro non cambierei nulla, rifarei tutto ciò che ho fatto di nuovo. Il mio percorso, quello che ho subito, mi hanno portato ad essere ciò che sono, ho solo un rimpianto…»

«Hinata doveva essere una donna meravigliosa…»

«Lo era.»

«La invidio sai? Sono gelosa perché ha potuto conoscere, amare, la parte migliore di te, la stessa che io ho ripudiato per correre dietro il mio amore adolescenziale. È stata una donna fortunata.»

«Talmente fortunata che è morta a causa mia!» Ironizzò amaramente.

Uno schiaffo lo colpì violentemente in volto.

«Non dire mai più una cosa del genere!» Urlò la donna. «Non è colpa tua o del tuo lavoro, quella sera potevano desistere da quell’atto, invece, hanno deliberatamente deciso di agire. Io non l’ho potuta conoscere ma, da come l’hai descritta, sono sicura di una cosa: lei non ti avrebbe mai incolpato di nulla.»

 «Sakura…»

«Lei avrebbe voluto che tu fossi andato avanti con la vita. Glielo devi, Naruto. Devi continuare a vivere per lei e non tentare di sopravvivere. Questo non sei tu. Lei continuerà sempre a far parte di te, mai nessuno potrà sostituirla, ma questo non vuol dire che devi chiudere te stesso al mondo.» 

Con uno scatto la donna lo abbracciò. Sentiva il suo corpo scosso dal pianto, come aveva potuto trattenere tutto quel dolore per tutto quel tempo? Come aveva fatto a non impazzire? Restarono abbracciati a lungo, avvertì che si rilassava sempre più.

«Grazie, di tutto.» 

«Non dire sciocchezze, è il minimo che potessi fare. Tienilo bene a mente, io per te ci sarò sempre.»  La donna guardò l’orologio sulla parete. «Accidenti le 02.30, si è fatto veramente tardi, forse è meglio che vada…» Si alzò dal divano.

Istintivamente, come spinto da una forza invisibile, Naruto le afferrò un polso.

«Sakura aspetta, che ne diresti se…Ecco…Restassi a dormire qui?» Notò lo stupore che si faceva largo sul viso della donna. «Ovviamente tu prendi il letto, io dormirò sul divano.» Si affrettò a dire. «Mi farebbe piacere.»

«Ecco io…bhe, ecco, mi piacerebbe, ma non ho un ricambio con me…» Disse la donna leggermente imbarazzata, certamente non si aspettava una richiesta del genere.

«Ti posso dare qualcosa di mio. Ti garantisco che sono assolutamente puliti. Sono diventato un bravo casalingo, sai? In questi anni sono diventato leggermente ordinato.»

La donna scoppiò a ridere a quelle affermazioni. Ricordava molto bene quanto da adolescente fosse disordinato. Però, doveva ammettere che era parecchio migliorato. La casa era in perfetto ordine; un autentico miracolo se ripensava alla sua stanzetta, una perfetta riproduzione del caos primordiale.

«Va bene, ma non farti venire strane idee, chiaro?» Disse con un falso tono minaccioso.

«Ma cosa vai a pensare?» Asserì l’uomo imbarazzato. «Si è fatto tardi a causa mia e casa tua è dall’altra parte della città. È un modo di ringraziarti per essere venuta qui, nient’altro.»

«Quante volte ti devo dire che per me non è un problema? Comunque, credo che una maglietta sia più che sufficiente, vista la differenza sostanziale di taglia.»

«Sei sicura?»

«Certo, mi piace indossare qualcosa di leggero quando vado a dormire e poi fa talmente caldo… quindi andrà benissimo. Dov’è il bagno?»

«È la seconda porta a sinistra. Troverai delle maglie nell’armadietto a sinistra, nel secondo cassetto partendo dal basso. Fa con comodo, io nel frattempo preparo la camera.»

Vide la donna annuire con la testa, la osservò mentre avanzava verso il bagno. Cosa diavolo gli era passato per il cervello? Aveva invitato Sakura a dormire a casa sua. Non riusciva a credere a cosa avesse detto, eppure si era buttato, come spinto da una forza invisibile. Si sentiva stranamente felice. Un brivido che gli attraversò tutta la schiena lo distolse da quei pensieri; mentre un altro preoccupante e allo stesso tempo divertente si fece largo nella sua testa, se solo lo avesse provato a proporre un decennio prima, si sarebbe ritrovato in un letto di ospedale in fin di vita.

Sentì la porta del bagno aprirsi, la vide e la bocca improvvisamente si inaridì. Altro che differenza sostanziale di taglia, quella maglia era maledettamente corta e le metteva fin troppo bene in risalto quelle lunghe, perfette, nivee, gambe che si ritrovava. Sentì il suo volto andare a fuoco. Si ritrovò a imprecare mentalmente. Stava arrossendo come un ragazzino che viene beccato in flagrante a sbirciare una ragazza. Inveì, nuovamente, contro sé stesso. Quella sarebbe stata una lunga notte, difficilmente sarebbe riuscito a cancellare una immagine del genere dalla sua retina.   

Sakura fece finta di non notare la reazione che aveva avuto nel vederla conciata in quel modo. Sentì un moto di orgoglio crescerle nel petto, anche se era passato diverso tempo, non le era indifferente. Avrebbe dovuto già saperlo, visto che, da quando erano ragazzini, lui non faceva altro che lodarla; ma lei era troppo impegnata a seguire il suo stupido sogno d’amore, per accorgersi quanto quei complimenti fossero veri e non dettati da un secondo fine. Represse un sorriso, non voleva metterlo in imbarazzo, non se lo meritava. Si avvicinò con passo lento e studiato, la divertiva vedere che, il malcapitato, non riuscisse a muovere neanche un muscolo. Gli scoccò un bacio sulla guancia.

«Buonanotte Naruto» soffiò al suo orecchio e gli diede le spalle. Un sorriso trionfante si era fatto largo sulla sua bocca.

 

Un buon profumo lo risvegliò. Certo non era stata una notte facile, non per aver passato la notte sul divano, sia chiaro, aveva dormito in posti ben peggiori; ma la vista di Sakura prima e il bacio che gli aveva depositato sulla guancia poi, avevano reso quella notte alquanto agitata. Prendere sonno si era rivelata un’ardua impresa. Fatto alquanto anomalo per lui. Annusò l’aria. Decise che quell’odore gli piaceva. Lentamente si alzò, senza fare alcun rumore si avvicinò alla cucina. 

Era uno spettacolo delizioso. Quell’ondeggiare dei suoi capelli lisci e setosi, ad ogni suo movimento, era ipnotico e, quelle gambe che lo avevano tormentato per tutta la notte, alla luce del sole, erano ancora più belle. Deglutì rumorosamente. Represse i pensieri poco casti che si stavano formando nella testa e si decise ad entrare nella stanza.

«Buongiorno, cos’è questo buon profumo?» Si sedette sullo sgabello vicino all’isola. 

«Pancakes!» Rispose sorridendogli.

«Davvero? È da una vita che non ne mangio uno.»  Notò una strana luce negli occhi della donna.

«Ah sì? E sai qual è il miglior modo per accompagnarli?»

«No.» Replicò titubante il biondo. 

«Questo!»

Con un gesto fulmineo spiaccicò della panna sul naso dell’uomo. Naruto rimase senza parole, pietrificato dal quel gesto così veloce. Era talmente spiazzato che a malapena vide la donna avvicinarsi a lui con un passo lento e provocatorio. Se la ritrovò difronte e la vide sedersi sulle sue gambe a cavalcioni e sentì entrambe le mani posarsi sulla sua nuca. Notò che la maglia si era alzata del tutto, a mostrare le forme perfette delle sue gambe. Avvertì il coinquilino dei piani bassi risvegliarsi, i battiti del suo cuore accelerare bruscamente e i due soli neuroni funzionanti andare in ebollizione.  

«Sakura…»

«Ssssh» fece con fare provocante la donna e la vide accingersi a leccare via la panna dal suo naso, per poi passare al collo e alla mandibola; con buona pace dei neuroni che ormai erano completamente fusi.

«Sakura…»

«Sai, a volte parli veramente troppo. Dovresti prendere esempio dall’inquilino residente al piano inferiore!»  Lo baciò. Un bacio lento, provocante, carico di passione.

Naruto si risvegliò da quello stato di trance, rispose al bacio. Sollevò di peso la donna per i glutei e l’appoggiò con delicatezza sul top dell’isola. In breve tempo la cucina fu invasa dai gemiti di piacere dei due amanti. 

Fecero diverse volte l’amore quella mattina, travolti da una sfrenata passione. Esausti ed ansanti si gettarono nudi sul letto. Non riuscivano ancora a credere a quello che avevano fatto. Un’espressione felice capeggiava sui loro volti. 

«Perché?» Chiese il biondo.

«Perché cosa?» Ribatté la donna. 

«Insomma», indicò i loro corpi. «Tutto questo.»

«Sei la solita testa quadra! Pensi che l’abbia fatto per pura pietà oppure, secondo te, c’è un motivo più profondo?» disse accigliata e gli diede le spalle.

«Non fraintendere, non puoi neanche immaginare quanto a lungo abbia sognato questo momento. Quante volte durante gli anni del liceo ho sognato di fare l’amore con te, accarezzare il tuo corpo, sentirti gemere di piacere contro le mie labbra, risvegliarmi accanto a te al mattino. Da quando sono ritornato qui e poi, soprattutto dopo ieri sera, ho capito che certi sentimenti sono tornati più forti che mai…»

«Sei pentito di quello che hai fatto?» Lo interruppe la donna.

Rimase interdetto; le aveva praticamente fatto una dichiarazione e lei gli faceva quella domanda, non riusciva a capire, poi un’intuizione.

«Hinata farà sempre parte di me, non potrò mai riuscire a dimenticarla. Avrà sempre un posto speciale nel mio cuore. Però, sento di essere un uomo fortunato, la vita mi ha dato la possibilità di amare due donne con la stessa intensità. Quindi no, non sono pentito. Sono sicuro che lei sarebbe felice per me, anzi, lo è.» Vide la donna girarsi, notò che i suoi occhi erano lucidi, sentì un nodo d’ansia formarsi al livello della bocca dello stomaco. «Sakura…»

«Non potevi dare risposta migliore» e gli accarezzò dolcemente il viso. Sentì il volto dell’uomo rilassarsi al suo tocco.

«E tu? Sei sicura di voler stare con me…dopo tutto quello che ti ho detto…con tutti i pericoli che comporta…»

«Mai stata così sicura, non permetterò a nessuno di portarmi, anzi, di portarci via questa felicità!» Lo baciò.

«Sakura» disse interrompendo il bacio. «Qualsiasi cosa succeda in futuro, non perdere mai la fiducia in me. Me lo prometti?»

La donna guardò il biondo con un’espressione dubbiosa.

«Perché questa domanda?» Chiese con una sfumatura d’ansia nella voce.

«Ho bisogno di sapere che qualsiasi cosa succeda, tu avrai fede in me.»

«Ignoro il motivo di questa domanda, ma te lo prometto, per me non potrebbe essere diversamente.»

Ripresero a fare l’amore, mentre il mondo fuori continuava ad andare avanti alla sua folle velocità. 




Spazio autore:

Ciao, 
puntualmente, come ogni lunedì, ecco il nuovo capitolo.
La situazione sentimentale tra Naruto e Sakura sembra essersi risanata.
Se vi va di leggere una versione un po' più hot, potete andare qui Enjoy the Silence
Come sempre, spero che il capitolo sia stato di vostro gradimento.
A presto!
Mask.

 
   
 
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