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Autore: Lost on Mars    05/10/2020    2 recensioni
È difficile per Lily avere un migliore amico che non perde mai l’occasione di azzuffarsi con suo fratello. È meno difficile aggiustare il naso di Scorpius, nonostante lui non riesca a stare fermo per dieci secondi consecutivi. È facilissimo invece risolvere i problemi altrui, così da non pensare ai propri.
Per Albus, al contrario, è estremamente facile attaccar briga con chiunque gli dia fastidio. È un po’ meno facile stare a sentire gli avvertimenti dei suoi migliori amici, che cercano di tirarlo sempre fuori dai guai – tranne Frank, che lo appoggia in tutto. È difficilissimo chiedere scusa e riconoscere di aver sbagliato, colpa del suo maledetto orgoglio.
Per entrambi, è assolutamente impossibile fare ordine tra il caos che regna sovrano nella loro testa, nella loro famiglia e nelle loro vite.

“Mi limito a guardare Lily, che gli sorride in un modo genuino, spontaneo, che non ha niente di forzato. Se devo dirla tutta, Malfoy non sembra avere più quell’aria da dio sceso in terra, né quell’atteggiamento tanto odioso che lo caratterizza. Il modo in cui la sta guardando, in cui le si rivolge, o anche il semplice tono calmo e gentile della sua voce, lo fanno sembrare tutt’altra persona.”
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albus Severus Potter, Lily Luna Potter, Nuovo personaggio, Roxanne Weasley, Scorpius Malfoy | Coppie: Lily/Scorpius
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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XXXVIII – ALEC
 
La giornata delle delusioni
 
Avete presente quelle giornate che iniziano male e che, nonostante l’impegno che ci si mette per farle andare nel verso giusto, continuano ad andare irrimediabilmente nella maniera più catastrofica possibile? Ecco, io ne sto vivendo una proprio oggi.
Inizia tutto ancor prima di colazione, quando Samuel decide di aprire la porta della nostra stanza e questa viene invasa da uccellini cinguettanti e canterini, che intonano una qualche canzone d’amore e poi si autodistruggono in una bomba di coriandoli rosa e bianchi.
La scena è stata agghiacciante e lui è rimasto stordito, con gli occhi spalancati, per dieci minuti buoni, Scorpius e Gerard hanno cercato di farlo rinsavire, e dato che a tutti noi sembrava che fosse sotto lo strano effetto di qualche droga – probabilmente sprigionata dall’esplosione degli uccellini – abbiamo ben pensato di dargli una fialetta di pozione anti-sbronza, che in genere fa ritornare le persone a pensare lucidamente.
La pozione ha peggiorato le cose e Samuel ha cominciato a ripetere incessantemente la parola “caramelloso”, così io gli ho lanciato un silencio, perché alle sette e trenta del mattino e con lo stomaco vuoto so essere particolarmente di cattivo umore, ma la bocca di Samuel continuava ad aprirsi e chiudersi, pur senza emettere alcun suono, e il suo labiale continuava a dire “caramelloso”.
Così, mentre Scorpius si offriva di ripulire la stanza dai coriandoli e da qualsiasi sostanza che avesse rincitrullito Samuel in quel modo, io e Gerard l’abbiamo trascinato fino in Infermeria, dove la signorina Bell ci ha chiesto cosa fosse successo, ha fatto cessare gli effetti del mio incantesimo, e dopo cinque minuti lo ha zittito nuovamente. Ci ha detto di lasciarlo a lei e di scendere in Sala Grande a fare colazione.
Ebbene, anche la colazione è disastrosa. Per essere più preciso, dovrei dire che quando arriviamo dobbiamo accontentarci di quello che resta della colazione, dato che tra poco meno di venti minuti inizieranno le lezioni. Lily e Kelsey hanno infatti già quasi finito di mangiare e non perdono tempo per chiederci che fine avessimo fatto.
Scorpius spiega tutto l’accaduto, mentre Kelsey afferra distrattamente la teiera bollente e strilla dal dolore, attirando l’attenzione di non poca gente, soprattutto tra i Corvonero.
«E si può sapere chi ha fatto entrare quei cosi maledetti in camera vostra?» domanda Lily, dopodiché con un rapido gesto della bacchetta e pronunciando a mezza bocca una parola che non capisco fa apparire una fascia luminosa verde attorno al palmo della mano di Kelsey.
La guardo a dir poco estasiato.
«Che cosa le hai fatto?» le chiedo io, sovrastando Scorpius, che sta per rispondere al suo quesito.
«Oh… un banalissimo incantesimo contro le bruciature» borbotta Lily. «L’ho imparato alla fine dell’anno scorso, quando mio fratello chissà come è riuscito a piazzare della polvere urticante nel letto di Scorpius.»
«Avevo quasi rimosso quell’episodio…» borbotta Scorpius, corrucciando. «Evidentemente non avrò sofferto a lungo.»
«Oh, i tuoi piedi e le tue caviglie hanno sofferto abbastanza» dice Lily, soffocando una risatina. «Ma l’incantesimo da sollievo immediato, forse non te lo ricordi bene.»
«Sicuramente, dato che sei bravissima» le risponde lui, facendole un sorriso intenerito. Ah, che grande potenza l’amore, riesce a farti dimenticare persino una mattinata iniziata nel peggiore dei modi.
«Infatti» concorda Kelsey, che evidentemente già non sente più il bruciore alla mano destra. «Ma non ci avete ancora detto chi può aver mandato gli uccellini.»
«Non lo sappiamo» rispondo sinceramente io. «Ma chiunque lo abbia fatto… non ci ha messo solo i coriandoli, dentro. E la pozione anti-sbronza ha solo peggiorato le cose.»
«Samuel Nott fa impazzire le ragazze e le ragazze fanno impazzire lui, non ci vedo niente di strano» commenta Lily, in modo ironico.
«Siete pericolose, certe cose che fate non sono divertenti» ribatto io.
«Siamo?» mi chiede ancora Lily.
«Voi due potreste essere l’eccezione che conferma la regola» rilancia Scorpius, ridendo.
«Anche se… ne abbiamo fatte anche noi di pazzie per Samuel Nott» commenta Kelsey. Lily la guarda divertita e so che stanno pensando sempre alla solita storia dell’acromantula che tenta di ucciderle e darle in pasto ai suoi cuccioli nella Foresta Proibita.
«A proposito, devo ancora trovare un modo per far ragionare Clemence» sospira Scorpius.
«Non hai ancora scoperto perché si è perdutamente innamorata di Frank?» gli domanda Lily.
Scorpius scuote la testa, mentre finisce di masticare il suo gigantesco boccone di pancake.
«Certo, non ce la facevo così…» commento io, per poi girarmi furtivamente verso Clemence. Per fortuna è seduta quasi all’altra estremità del tavolo e non può sentirci: sta parlando con una ragazza di fronte a lei e ogni tanto le illustra qualcosa su un libro.
«Neanche io» bofonchia Scorpius, ancora con la bocca mezza piena.
«Troveremo un modo per non farle fare altre cose strane» sospira Lily. «Albus se l’è vista brutta con quel filtro d’amore.»
«Già, e Clemence non stava cercando di preparare un Distillato della Morte Vivente, qualche giorno fa?» si aggiunge Kelsey, riprendendo con cautela un sorso di tè.
«Vedi che siete pericolose!» esclamo.
«Oh, la posta finalmente!» esclama Lily, indicando con l’indice sottile i centinaia di gufi che stanno facendo irruzione in Sala Grande. Io, che sono ancora solo al terzo morso della mia fetta di crostata, faccio una smorfia infastidita: la posta arriva alla fine della colazione, mentre io sono solo a metà.
Lily e Kelsey non ricevono nulla oggi, mentre io e Scorpius otteniamo entrambi una lettera che rischia di inzupparsi nel caffè. La sua è di sicuro da parte di sua madre: busta da lettera bianca e lucida e una grafia elegante all’esterno, la mia invece è una busta più grezza ed è da parte dei Falmouth Falcons.
Sputo tutto ciò che ho in bocca e una poltiglia gialla ricade sul tavolo. Kelsey fa finta di vomitare e Scorpius quasi si strozza con l’ultimo pezzo di pancake, mentre Lily si appresta a coprire i resti della mia crostata di mele con un fazzoletto.
«Non ci potete credere!» esclamo, sventolando la lettera davanti a tutti loro. «Sono i Falcons! Mi hanno risposto dopo quasi due mesi!»
Quando, tuttavia, le facce di tutti e tre si trasfigurano in tre grandi punti interrogativi, ricordo che per scaramanzia non ho mai raccontato loro del mio provino con i Falcons, perché avevo la terribile sensazione che se l’avessi raccontato a qualcuno sarebbe andato male e avrei avuto il terrore di sbagliare.
«Oh, beh… giusto» borbotto da solo. «Ricordate quando siamo andati a casa di Scorpius, durante le vacanze Natalizie? Beh, ecco, io prima di quel giorno non sono andato in Irlanda. I miei genitori mi hanno accompagnato a Falmouth, in Cornovaglia, perché prima che iniziasse la scuola avevo fatto domanda per un provino e… mi hanno convocato.»
«E perché non ce lo hai detto prima?» mi chiede aggressivamente Scorpius, ma oltre all’indignazione, la sua voce è piena di entusiasmo ed eccitazione. Ha abbandonato la lettera di sua madre accanto al piatto.
«Già! Avremmo dovuto saperlo» si aggiunge Kelsey.
«Ne avevamo pieno diritto» conclude Lily.
«Perché voi sapete come sono fatto! Queste cose non si dicono per scaramanzia, perché poi vanno male. E poi perché se vanno male non sei costretto a dirlo a nessuno» spiego loro, mentre le mie mani strappano con impazienza la busta. «Si chiama scaramanzia e ha sempre funzionato.»
«E come fai a sapere che sia andata bene?» mi domanda ad un certo punto Lily. La raggelo con lo sguardo.
«Beh… in genere non ti scrivono se non è andato bene» le risponde Scorpius al posto mio: deve aver intuito che dalla mia bocca sarebbero usciti solo insulti. «Perché dovrebbero?»
«Per correttezza?» tenta Lily. «Se partecipo ad una selezione vorrei sapere l’esito, a prescindere da quale sia, non aspettare invano che arrivi una risposta.»
«Ma ci sono delle tempistiche» continua Scorpius.
«Esatto, se non ti contattano entro un certo periodo di tempo sai automaticamente che non ti hanno preso» concludo io, tirando fuori la lettera.
«E quali sono le tempistiche dei Falcons?» chiede Kelsey.
«Sessanta giorni» rispondiamo io e Scorpius all’unisono. Lo guardo divertito e ci battiamo il pugno: come sempre, da sette lunghi anni, ogni volta che diciamo qualcosa allo stesso momento.
«Giusto in tempo…» commenta Lily, ma io la ignoro e appresto a leggere la lettera.
Mi prendo un paio di minuti per leggere e rileggere attentamente ogni parola, ogni virgola e ogni punto. Sbatto le palpebre un paio di volte e poi alzo lo sguardo su Lily, che è seduta proprio di fronte a me e come Kelsey e Scorpius mi guarda curiosa, in attesa.
Com’è possibile che Lily debba sempre avere ragione, ogni volta che esprime una sua opinione?
«Allora, che cosa dice?» incalza Scorpius.
«Credo che i Falcons abbiano cambiato politica di comunicazione…» biascico, riscoprendo la gola secca e la voce roca. Mi verso un generoso bicchiere di succo di zucca e lo trangugio in un sorso solo. «A quanto pare questa cosa della correttezza di cui parla Lily non è così assurda.»
Lascio cadere la lettera sul tavolo e Kelsey è la prima ad accaparrarsela. Da un lato, sono grato all’universo per aver fatto sì che non cadesse nelle mani di Scorpius o di Lily.
«Oh, Merlino…» sospira Kelsey. «Mi dispiace, Alec!»
«Che cosa dice?» chiede Scorpius una seconda volta, allungandosi sul tavolo per prendere la lettera. Kelsey si allontana ed esce fuori dalla sua portata, tenendosi la pergamena stretta al petto.
«Che cosa vuoi che dica, Scorp?» gli rispondo io. «Che mi hanno scritto per comunicarmi con grande rammarico che non ho superato il provino!»
«Eppure, ero convinto di essere andato bene! Ho segnato un sacco di gol, proprio non capisco…» continuo, dato che nessuno di loro si appresta a dire niente.
«Ma non esistono solo i Falcons» tenta di dirmi debolmente Lily, toccandomi un braccio.
«Era l’unica squadra che faceva provini anche al di sotto dei diciassette anni… beh, non ne avevo ancora diciassette quando gli ho mandato la richiesta, a giungo, poi che mi abbiano chiamato a dicembre è un altro discorso.»
«Ma adesso li hai diciassette anni» mi fa notare lei. «Ora puoi partecipare a tutti i provini che vuoi… che ne so, i Catapults?»
«I Falcons sono la squadra preferita di Alec e sono nemici giurati dei Catapults» dice immediatamente Scorpius. «Al massimo, potrebbe tollerare i Tornados.»
«Tollero più gli Appleby Arrows» preciso, dato che ho un astio ad intermittenza, verso i Tornados.
«Scusate, non conosco molte squadre di Quidditch oltre ai Cannoni-Qualcosa» dice di nuovo Lily.
«I Cannoni di Chudley» completa Scorpius. «Già, non mi stupisce che tuo fratello tifi per loro.»
«Tutta la mia famiglia tifa per loro» sospira ancora lei e la guardo mosso da un qualche senso di pietà: crescere in un mondo pieno di Cannoni di Chudley… deve essere stata un’esperienza traumatica.
«Beh, io ho finito» annuncio, riferendomi alla misera colazione che ho fatto: la lettera dei Falcons mi ha decisamente chiuso lo stomaco. «E non ho intenzione di farmi sgridare da Cylon per il ritardo.»
«Aspetta!» esclama Scorpius, per poi bere di fretta il resto del suo caffè. «Vengo con te.»
Rimango in piedi per qualche secondo, mentre aspetto che si alzi e afferri la borsa con i libri. Saluta velocemente Lily e Kelsey ed io faccio lo stesso con un gesto della mano, poi ci dirigiamo verso l’uscita, e ancora verso l’aula di Difesa.
«Mi dispiace davvero, Alec» borbotta Scorpius, mentre camminiamo per i corridoi. «Per i Falcons. Secondo me non sei entrato per pochissimo!»
Apprezzo il suo tentativo di conforto, anche se non sortisce molti effetti. Mi limito a tirare un po’ le labbra in un sorriso, ma non so quanto bene ci sono riuscito.
«Non importa» gli rispondo. «Non sono passato comunque, è lo stesso risultato di uno che ha fatto schifo.»
«Beh, no, almeno sai che sei stato bravo» continua Scorpius, cercando di non farmi scoraggiare.
«Non abbastanza» taglio corto, ma Scorpius a questo punto non aggiunge nient’altro, se non una pacca sulla spalla che, paradossalmente, è meglio di qualsiasi cosa che potesse uscire dalla sua bocca. Non voglio sentirmi dire frasi fatte… loro neanche sapevano del mio provino, fino a poco fa, e forse sarebbe stato meglio se non l’avessero saputo.
Eppure, ero così convinto che ricevere la lettera significasse essere passati…
A lezione sembra tutto come il solito, tranne per il fatto che Burke è assente e Cylon sembra più pensieroso: per il resto, Scorpius prende appunti come un forsennato e io provo con tutto me stesso a seguire quello che dice il professore, ma l’unica cosa a cui il mio cervello riesce a pensare sono quelle maledette parole scritte nere su bianco. La lettera accartocciata giace ancora sul fondo della mia borsa e forse bruciarla mi farebbe sentire meglio, perché a quel punto sarebbe come se non fosse mai esistita, come se nessuna illusoria speranza si fosse mai creata.
La cosa peggiore, comunque, sarà comunicare ai miei genitori che non sono passato. O forse riconoscere che nemmeno il Quidditch, l’unica maledetta cosa in cui io sia mai stato davvero bravo, fa per me. E a questo punto cosa farò tra qualche mese, quando mi ritroverò da solo con i miei M.A.G.O. e nessuna idea di cosa fare?
Forse ha ragione Lily e potrei provare a fare i provini per altre squadre, ma i Falcons sono la squadra migliore nel panorama sportivo attuale, tutto il resto mi sembrerebbe solo uno stupido ripiego.
«Signor Pucey?»
La voce di Cylon mi fa sobbalzare e mi riporta alla realtà. Mi sono totalmente perso nei miei pensieri.
«Sì, professore?»
«Felice di vederti  di nuovo sul pianeta Terra. Presta attenzione, per favore» mi rimprovera, con il solito tono fermo e calmo, poi ricomincia a parlare. Getto un’occhiata veloce al quaderno di Scorpius: patronus messaggero.
Sono sorpreso che Cylon mi abbia solo ripreso, anziché darmi una punizione. Però oggi c’è qualcosa che non va anche in lui, sin dall’inizio mi è sembrato pensieroso… mi chiedo se non sia tutto collegato con il fatto che il banco di Burke è misteriosamente vuoto.
Ora che ci penso, non l’ho visto nemmeno a colazione, questa mattina.
Che l’abbiano espulso, per la storia di Amelia Nott e di Lily? Scuoto impercettibilmente la testa: non può essere, si sarebbe saputo, l’avremmo visto tutti. E avrebbe suscitato uno scalpore che adesso non c’è.
La risposta ai miei quesiti non tarda ad arrivare e ci si presenta davanti, in carne ed ossa, nemmeno un’ora dopo, quando ci stiamo dirigendo verso l’aula di Incantesimi.
Burke è proprio in mezzo al corridoio, non indossa la divisa, ma dei semplici jeans e una felpa rosso scuro molto larga, il cappuccio gli copre la testa e gli getta sul volto livido un’ombra scura. La cosa che mi fa scattare subito sull’attenti è che viene dritto verso di noi.
O meglio, verso Scorpius.
Succede tutto molto velocemente: Burke ci raggiunge, spintona Scorpius, dicendogli: «Lo so che sei stato tu, insieme all’altro sfigato di Potter!»
Scorpius lo spintona a sua volta, dicendogli che non sa di cosa sta parlando, ma io so riconoscere quando il mio migliore amico dice una bugia e questa era una bugia da manuale.
Decido di mettermi in mezzo, per evitare che inizino a prendersi a botte, ma ottengo esattamente l’effetto contrario, perché nel momento in cui provo a dividerli e a farli ragionare, Burke non regge più il confronto e l’idea di essere ormai uno contro due, perciò inizia a spintonare anche me e cerca di mettere Scorpius fuori gioco.
Solitamente, la situazione non diventa migliore per nessuno quando intorno si crea un gruppetto di attenti spettatori e per lo stesso corridoio passa anche un professore, ma in questo momento non sono mai stato così felice di vedere la professoressa Trent camminare minacciosa verso di noi con il suo svolazzante mantello viola.
«Fermatevi subito!» esclama, con la sua voce acuta. «Azzuffarvi alla babbana in mezzo al corridoio, è vergognoso!»
Quando posa gli occhi su Burke, se possibile, il suo volto assume un’espressione ancora più accigliata e furente.
«Che cosa ci fai fuori dal tuo dormitorio, signor Burke?» gli domanda, gelida. «Credevo fosse chiaro, quello che abbiamo stabilito insieme alla Preside, o no?»
«Sì, mi è chiaro» mugugna Burke a denti stretti. «Ma adesso ho delle informazioni in più, Potter e Malfoy mi hanno aggredito in Sala Grande, prima di Natale. Si sono resi invisibili, non so come hanno fatto, ma sono stati loro!»
La Trent posa gli occhi azzurri su Scorpius e lo scruta con attenzione, per poi rivolgersi nuovamente a Burke: «Hai violato comunque le regole che ti erano state imposte, la tua punizione durerà un giorno in più. E adesso torna nei Sotterranei, guai a te se ti scopro di nuovo a gironzolare per il castello.»
Burke non dice niente, si infila le mani nella grande tasca della felpa e se ne va a passo svelto, sparendo dietro il primo angolo. Tuttavia, l’intervento della professoressa non finisce qui.
«Malfoy, fammi il favore di seguirmi nel mio ufficio. Adesso» gli ordina, anche se con un po’ più di gentilezza. «E qualcuno vada a chiamare Potter.»
«Chi dei due, professoressa?» domanda qualcuno,  in mezzo al gruppetto di gente creatosi attorno a noi.
«Che domande…» sospira la Trent. «Albus Potter.»
 
«Che vuol dire che ha voluto vederlo?»
«È nei guai?»
«Quella stupida alleanza con mio fratello…»
Mi accascio sulla poltrona, davanti al fuoco che scoppietta nel camino scuro della Sala Comune.
«Ne so quanto voi» sospiro. «Scorpius è tornato a lezione dopo un po’, ma non ha detto niente e dopo ha detto che doveva parlare con Albus, credo stiano ancora parlando.»
«Ma Burke?» domanda allora Kelsey.
«Non lo so» rispondo sinceramente. «Non ho capito una parola di quello che gli ha detto la Trent. Da come parlava, sembrava che non potesse lasciare il dormitorio, ma forse c’è dell’altro sotto. Però spiegherebbe perché oggi non era a nessuna delle lezioni.»
«Intendi dire che lo hanno… confinato? Ma si può fare?» chiede Lily.
«Se lo hanno fatto, evidentemente si può fare…» commenta Kelsey, seppur un po’ perplessa. Io guardo istintivamente il corridoio che porta ai dormitori maschili: in quello del settimo anno, in una delle stanze vicine a quella mia e di Scorpius, Burke sarà seduto da qualche parte a meditare la sua vendetta. Perché sa che lo spiacevole incidente con i passanti dei suoi pantaloni e le statue dei gargoyle in Sala Grande è opera di Scorpius e di Albus Potter e in nessun universo conosciuto uno come lui passerà sopra questa storia senza fare niente.
Io non ho assistito, purtroppo, alla scenetta. Lily e Kelsey sì, e da come lo hanno raccontato, mesi fa, deve essere stato qualcosa di molto divertente. Ma come faceva ad esserci dietro anche Scorpius? Loro due lo avrebbero di sicuro saputo, se anche lui fosse stato lì, e invece Lily ha parlato solo di suo fratello, sbucato misteriosamente da chissà dove, per evitare che Burke venisse ammazzato da un pezzo di statua.
E quindi Scorpius dove diavolo era?
Non possiamo sapere dove si trovasse tre mesi fa, ma almeno sappiamo dove si trova ora: la porta di pietra della nostra Sala Comune si è appena richiusa e Scorpius ha l’aria di qualcuno che ha passato un’orribile giornata, finora. Non appena ci vede, viene subito nella nostra direzione e si siede accanto a Lily, sul divano. Ha i capelli appiattiti, il volto più pallido del solito e un’aria esageratamente stanca. Deduco che abbia anche saltato il pranzo, per parlare con Potter.
«Che cosa è successo?» Lily parte in quarta con le domande, stringendo il suo ginocchio destro. «Ti hanno messo in punizione? È stata colpa di Albus?»
Scorpius si limita a scuotere svogliatamente la testa e a sospirare, la mano di Lily si rilassa.
«Siamo riusciti a convincere la Trent che non siamo stati noi ad appendere Burke» dice a bassa voce, non prima di essersi guardato furtivamente intorno: non ci sono molte persone in Sala Comune e siamo abbastanza in disparte rispetto agli altri.
«Ed è vero? Non siete stati voi?» chiede ancora Lily, curiosa.
«Certo che siamo stati noi» risponde prontamente lui. «Ma Albus le ha ripetuto quello che ha detto mesi fa: di essere solo arrivato in quel momento e di aver visto la scena, decidendo di intervenire. Io fino a prova contraria non ero lì… nessuno mi ha visto.»
«Fino a prova contraria?» gli domando io, colpito.
«Beh, perché in realtà io c’ero, solo che nessuno poteva vedermi.»
«I professori non ci mettono niente a scoprire se è stata usata una pozione dell’invisibilità o un incantesimo di disillusione» osserva Kelsey, sorpresa come me dalle parole di Scorpius. «Come hanno fatto a non scoprirti?»
«Perché si è reso invisibile con l’unica cosa che non può essere rilevata» mormora Lily, ma il suo sguardo è perso nel vuoto, fisso sul pavimento scuro della stanza. Dopo questo breve momento di distacco, punta gli occhi scuri su Scorpius. «Avevi il Mantello, vero?»
Si guardano negli occhi per qualche istante, ma a me sembra un’eternità. Sembra quasi che riescano a comunicare con il solo pensiero, senza dire una parola. Scorpius sa di non poter mentire come qualche ora fa con Burke e temporeggia prima di dire la verità, forse perché già conosce le conseguenze della sua risposta e vuole ritardarle il più possibile,
«Sì» risponde alla fine, ma lo annuncia con decisione, con fierezza, non prova alcun rimorso per quello che ha fatto e dentro di me un po’ devo dargli ragione: Burke se lo meritava.
«Lo sapevo» dice Lily, ma le parole sembrano morirle in gola.
«In che senso lo sapevi?» si aggiunge subito Kelsey, con le sopracciglia bionde aggrottate in un’espressione confusa. Io rimango in silenzio, ma mi sto facendo la stessa domanda e dopo aver rifilato un breve sguardo a Scorpius, capisco che anche lui è perplesso quanto noi.
«Io… io credo d’aver capito che c’era qualcosa di strano nel modo in cui Albus era sbucato fuori dal nulla. Avevo capito che si trovava sotto il Mantello e ricordo di aver guardato verso il muro, ma… ma poi mi sono dimenticata perché lo stessi facendo» si spiega Lily, lentamente, senza staccare gli occhi da Scorpius. Il suo volto s’indurisce, ma i suoi occhi si fanno leggermente più grandi: ha avuto un’intuizione. «Sei stato tu.»
«A fare cosa?» le chiede Scorpius, ma la voce gli trema. Se Lily ha capito qualcosa, qualsiasi cosa essa sia, lui non ha la capacità di eluderla.
«Mi hai confuso» risponde Lily, con una tranquillità innaturale e inquietante. «Mi hai lanciato un incantesimo di confusione?»
«Senti, Lily, io…» inizia Scorpius.
«No, rispondimi e basta. Sì o no? Non è difficile» lo interrompe immediatamente lei.
«Sì, l’ho fatto. Ma era perché nessuno doveva scoprirci, o sarebbe successo un disastro e… non sapevo cosa fare!»
Lily non gli risponde. Lo guarda per qualche altro secondo e poi, con compostezza, si alza dal divano e attraversa la Sala Comune con un’andatura calma, quasi graziosa, che non ha sicuramente nulla a che vedere con quello che sta accadendo dentro la sua testa. La parete di pietra si apre e lei scompare.
Io, Kelsey e Scorpius ci guardiamo per un po’, spaesati. Poi Kelsey si alza in piedi sospirando.
«Non aspettatemi qui, non so quanto ci vorrà» dice, e poi di corsa se ne va anche lei, volta alla ricerca di Lily.
Io e Scorpius rimaniamo a questo punto da soli, l’uno di fronte all’altro. Ora sì che abbiamo avuto entrambi una giornata di merda: io sono stato scartato per i Falcons e lui ha litigato con Lily, di conseguenza io dovrò anche prepararmi psicologicamente per l’imminente guerra fredda tra loro due e gli sproloqui del mio migliore amico, che si dispererà, convinto di aver buttato tutto in malora. Ci sono scarse probabilità che il nostro umore migliori stasera, dato che nessuno di noi due sarà in grado di tirare su di morale l’altro. Tutto quello che posso fare, adesso, è prendere posto vicino a lui, dove prima era seduta Lily, e dargli una vigorosa pacca sulla spalla, come lui ha fatto con me dopo colazione, mentre andavamo a lezione.
«Bella giornata, eh?» commento, per spezzare un po’ la tensione, forse, oppure perché non ce la faccio più a starmene in silenzio.
«Già» risponde Scorpius apatico. «L’ho fatto solo per non metterla in mezzo.»
«Io lo so» gli dico. «Ma lei ci è comunque rimasta male.»
«Andiamo a fare due tiri?» mi chiede ad un certo punto, alzandosi in piedi.
«Non mi va tanto di giocare, oggi…» gli rispondo io. Scorpius mi fa un mezzo sorriso e si fruga nelle tasche dei pantaloni, è un ritaglio di giornale proveniente probabilmente dalla Gazzetta del Profeta. Me lo porge.
Leggo al volo il trafiletto: “I Falmouth Falcons aprono in via straordinaria nuove selezioni nel mese di aprile, inviare le proprie candidature via gufo entro il 28 febbraio.”
«E questo dove lo hai preso?» esclamo.
«Me l’ha dato Potter, ci stava facendo un pensierino, dato che quest’estate non ha potuto partecipare» mi spiega Scorpius. «L’hanno pubblicato sul Profeta di due settimane fa, non devi averci fatto caso, dato che avevi già partecipato.»
«Ma Potter non tifava per i Cannoni di Chudley?»
«I Cannoni non aprono le selezioni da anni, credo che lui sia un po’ meno schizzinoso di te!»
«Beh… allora, andiamo a fare due tiri!»

Ciao a tutti! ♥
Stavolta sono in (quasi) perfetto orario con l'aggiornamento! La settimana di stop tra esami e inizio delle lezioni ha dato i suoi frutti xD da troppo tempo non vi facevo vedere le cose dal punto di Alec e ho deciso che era il momento di approfondirlo un po' di più: ebbene, il più grande sogno di Alec è entrare nei Falmouth Falcons, ma le cose non vanno sempre come previsto. Non sarà l'ultima volta che si parlerà di squadre e selezioni. Burke scopre chi lo ha appeso per i pantaloni e Lily scopre del famoso confundus di Scorpius, nel lontano capitolo 22 (pensavate me ne fossi dimenticata, ehh? E invece eccolo qui, a creare i suoi danni), e se ne va giustamente indignata. Lo saremmo tutti, credo xD
Non esattamente un capitolo felice, ma con l'uscita di scena di Lily si aprirà il prossimo capitolo che, in via eccenzionale, sarà dal punto di vista di *rullo di tamburi* Albus! E dove c'è Albus, di questi tempi, c'è anche qualcun altro ehehe (so che anche lo scorso capitolo era di Albus, ma a volte c'è bisogno di sfasare la rotazione dei personaggi xD)
Spero che questo capitolo vi sia piaciuto e aspetto i vostri pareri *-*
Vi mando un grande abbraccio! ♥
Mars
 
   
 
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