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Autore: Il corsaro nero    05/10/2020    1 recensioni
La scuola di Hogwarts è famosa in tutta l'Inghilterra, soprattutto per le sue quattro Case, da cui sono usciti streghe e maghi famosi in tutto il mondo... ma ciò che molti non sanno, è che tra quelle mura, sono nascosti incredibili e affascinanti segreti che solo quattro prescelti hanno la possibilità e il dovere di conoscerli tutti... quattro prescelti legati in maniera indissolubile fin dalla nascita...
Genere: Avventura, Azione, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Delphini Riddle, Harry Potter, Minerva McGranitt, Nuova generazione di streghe e maghi, Teddy Lupin
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Nuova generazione
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Capitolo 31: Il richiamo dell’avventura

 

“Quindi, ti sei divertita a Parigi, con tua zia?” domandò il ragazzino coi capelli blu, con una palla di pelo rosa sulla spalla alla ragazzina coi capelli biondi, la quale disse: “Sì. Parigi è stupenda. Sono andata in un sacco di posti babbani come la Tour Eiffel, Notre-Dame e il Louvre.”

“Sei andata a visitare la casa di Victor Hugo?” s’intromise, emozionata, Athena e Victorie, sorpresa, domandò: “E chi è?”

“Un famoso scrittore francese babbano. Ha scritto molti romanzi come ‘Notre-Dame de Paris’, ‘L’uomo che ride’, ‘I miserabili’, ‘I lavoratori del mare’, ‘L’ultimo giorno di un condannato a morte’, ‘Claude Gueux’, ‘L’arte di essere nonno’… e, poi, una raccolta di poesie chiamate ‘Le contemplazioni’ e un sacco di opere teatrali come ‘Lucrezia Borgia’, ‘Manon Lescaut’, la quale è stata ripresa da Giacomo Puccini, famoso compositore italiano, nel 1893; ‘Ruy Blas’, ‘Ernani’ e ‘Il re si diverte’. Le ultime due sono state a loro volta riprese da un altro famoso compositore italiano, Giuseppe Verdi. Ho visto un documentario babbano sulla vita di Victor Hugo, una volta, e dovreste vedere casa sua! E’ una semplice e stretta casa a due piani, con altre due case affianco e con un piccolo giardino davanti! Vi giuro, se non avessi saputo che quella era casa sua, non me ne sarei nemmeno accorta! Non sembra per niente la casa di uno scrittore di fama mondiale tra i babbani. Comunque, adesso è diventata un piccolo museo per i babbani.”

“Ho già sentito quelle opere liriche. Nicolas Flamel ne era un appassionato e nella casa che aveva a Parigi, la quale è diventata un piccolo museo, da quando lui e sua moglie sono morti nel 1987, che ne sono parecchi di dischi di famosi compositori come Puccini, Verdi, Wagner, Rossini, Donizetti, Bellini, Mozart, Beethoven, Bizet e tanti altri... pensa, c’erano persino le prime edizioni! Secondo mia zia, Flamel è andato ad ascoltarle personalmente nei più grandi teatri del mondo, come La Scala di Milano e al Festspielhaus di Bayeruth, quel grande teatro fatto costruire da Wagner, in cui devono rappresentare solo le sue opere.”

“Che egoista vanesio…” commentò Oliver, mentre osservava una farfalla, e Victoire annuì: “Già, non hai per niente torto…”

“Si capisce molto del carattere di una persona da quello che fa… il problema è capire se quello che ha fatto era per la sua natura o per farsi notare e fingersi qualcuno che non è…” commentò Athena, mentre osservava le nuvole in cielo.

Quando si era ritrovata a volare nel cielo di Hogwarts, l’anno scorso, era stata un’esperienza davvero fantastica.

Certo, aveva rischiato di cadere da più di cinquanta metri da un momento all’altro, ma sentire il freddo vento del mattino sulla sua pelle, sentirsi più leggera dell’aria e vedere il mondo dall’alto era stato così bello… si era sentito un uccello, aveva sentito la libertà…

Da quella volta, ne aveva avuto la certezza.

Il cielo e l’aria erano il suo mondo.

Il posto in cui si sentiva perfettamente a suo agio.

L’unico problema, era che non poteva volare.

Avrebbe trovato un sistema per restare in aria per tutto il tempo che voleva!

Dopotutto, era una Corvonero e, da sempre, i Corvonero erano l’emblema della conoscenza e della creatività…

“Ehi, qualcuno di voi sa che ore sono?” domandò, ad un tratto, Teddy e Christian, guardando l’orologio che aveva al polso, esclamò: “Capperi, sono già le cinque.”

“E’ meglio se torniamo indietro. Non vorrei che mia nonna si preoccupasse. Anche perché, quando si preoccupa, quasi subito si arrabbia…” commentò Victoire e tutto il gruppo annuì.

Tutti avevano capito che con la signora Weasley non si scherzava…

Pertanto, fecero marcia indietro e, poco dopo, videro la Tana.

Teddy fu il primo a raggiungerla e, non appena ebbe bussato, la nonna di Victorie gli aprì la porta, con un gran sorriso.

“Oh, ciao, ragazzi. Già di ritorno? Vi siete divertiti?” chiese la signora Weasley e Teddy, un po’ sorpreso, domandò: “Sì… stai bene, Molly?”

“Ma certo che sto bene, caro! Perché non dovrei esserlo?”

“E’ solo che la tua voce mi è sembrata un po’… stanca…”

“Non preoccuparti, Teddy. Ho solo passato tutto il pomeriggio a cucinare e a pulire… ormai sto proprio invecchiando…”

“Ah, capisco… Gal dov’è?”

“Sta ancora aiutando Arthur col televisore. Quei due si sono subito presi.”

“Immagino… vado a riposarmi un po’ in camera.”

“Ma certo, caro. Vi chiamo quand’è pronto.”

Una volta in camera, Teddy si buttò sul letto, mentre Oliver prendeva dalla sua valigia un libro.

“Leggi ‘Animali Fantastici e dove trovarli’?” chiese Teddy e l’amico annuì: “Sì. L’anno prossimo intendo fare Cura delle creature magiche come materia facoltativa.”

“Anch’io, anche se lo zio Ron mi ha consigliato di portarmi una corazza da cavaliere durante le lezioni e di fare attenzione.”

Dopo aver detto quelle parole, il ragazzino coi capelli blu chiuse gli occhi e si addormentò.

Questo finché qualcuno non aprì con energia la porta, urlando: “Ragazzi, non immaginerete cosa ho sentito oggi!!!!”

“Ssst!!!” lo zittì, imbarazzato, Oliver, mentre Teddy, aprendo un occhio assonato, domandò, stanco morto: “Gal, che vuoi? Stavo dormendo… e vorrei ritornarci a dormire, grazie.”

“Ho una notizia che è una bomba, ve lo garantisco! Una volta che l’avrete sentita, non riuscirete più a dormire!”

“Non ci tengo, grazie. Dilla a qualcun altro.”

“Ma siete i miei migliori amici e mi fido solo di voi! E, poi, non ho scoperto questa notizia in maniera convenzionale…”

“Hai origliato il discorso di qualcuno, vero?” indovinò Teddy, mentre Oliver esclamava: “Gal, non si origliano le conversazioni altrui, dovresti vergognarti! E’ un comportamento da maleducati e…!”

“Risparmiati la ramanzina, Olly! Non l’ho fatto apposta! Stavo andando un attimo in bagno quando ho sentito la signora Weasley urlare! A quel punto, la curiosità mi ha preso e sono rimasto ad ascoltare! Lo sapete che non so resistere alle tentazioni…” lo interruppe il rosso e Teddy, con un sospiro, domandò: “E allora? Cos’hai scoperto?”

“Beh, pare che in un paese di vecchi babbani è stato avvistato il fantasma di Bellatrix Lestrange!” annunciò, emozionato, Gal e Oliver domandò, sorpreso: “E chi è?”

“Ho già sentito parlare di quella donna. Era la più fedele seguace di Voldemort, tanto che ha preferito essere spedita ad Azkaban, piuttosto di rinnegarlo, a differenza degli altri Mangiamorte, dopo la prima caduta di Voldemort. Era molto sadica e potente, inferiore soltanto al suo signore, inoltre amava torturare le sue vittime con la maledizione Cruciatus, prima di ucciderle. E’ stata proprio la signora Weasley ad ucciderla durante la battaglia di Hogwarts.” Raccontò Teddy e Gal annuì: “Sì, e dovevi sentire com’è andata fuori di testa quando le hanno dato questa notizia… non l’avrei mai creduto possibile, ma in quel momento, era persino più spaventosa di mia madre quand’è infuriata.”

“Una notizia del genere richiama alla mente brutti ricordi…” sussurrò Oliver, con dolcezza, mentre Teddy si sdraiava di nuovo sul letto, borbottando: “Bene, ora che ci hai dato la bella notizia, me ne torno a dormire!”

“Eh, no! Il divertimento è appena iniziato!”

“Ma che altro vuoi, Gal?”

“Perché non andiamo in quel villaggio a vederlo?”

Sentendo quelle parole, Teddy aprì di scatto gli occhi e, rizzandosi a sedere, domandò, allibito: “Vuoi provare a vedere il fantasma di Bellatrix Lestrange?”

“Certo!”

“Tu sei matto.”

“Ma dai! Pensa che emozione andare a caccia di fantasmi! Sarà un’esperienza fantastica!”

“Mia nonna mi ammazzerà se proverò a fare una cosa del genere!”

“Ma non le diciamo niente, tranquillo.”

“Primo: non so dove cavolo si trovi questo paese. Secondo: se sparissimo, la signora Weasley chiamerebbe tutti gli uffici del Ministero e mia nonna mi scoprirebbe subito. Scusa, ma vorrei vivere per qualche altro anno…”

“Primo: Possiamo cercare nella biblioteca babbana che c’è in paese. Secondo: inventeremo una storiella quasi vera per i coniugi Weasley.”

“Una storiella quasi vera? E che roba è?”

“Una storia vera, ma non troppo. Così non mentiamo al cento per cento e siamo in pace con la coscienza.”

“E’ in che cosa consisterebbe la storiella quasi vera per i coniugi Weasley?”

“Semplice, diciamo che andiamo a trovare qualcuno per qualche giorno.”

“La signora Weasley si metterebbe subito in contatto con lui, sia per via magica che babbana, e saremo fregati.”

“Allora dobbiamo trovare qualcuno che, per cause di forza maggiore, è impossibile da contattare.”  

“Andiamo, Gal… chi vivrebbe così fuori dal mondo?”

Aveva appena pronunciato quelle parole, che tutti i tre ebbero un’illuminazione nello stesso istante.

“Ho ideato la storiella quasi vera perfetta! Diciamo alla signora Weasley che siamo andati a trovare Delphi in quel campeggio di babbani dove sta trascorrendo l’estate. Non c’è campo in quel posto e, cosa ancora più importante, nessun gufo può farsi vedere a consegnare la posta, per via della sicurezza anti-babbani!” raccontò, con un sorriso sulle labbra, Gal, mentre Teddy dichiarava: “La signora Weasley vorrà accompagnarci e, inoltre, non so nemmeno dove si trovi quel campeggio.”

“Nessun problema, useremo il Nottetempo. Le diremo che non vogliamo disturbare nessuno e che è ora che impariamo a prendere da soli i mezzi pubblici.”

“Mmmh… potrebbe anche funzionare… ma per quanto riguarda Delphini? Non posso mandarle una lettera e non posso neanche rischiare che dica a mia nonna che non sono andato a trovarla…”

“Se la incontreremo in stazione, mi allontanerò un attimo con lei e le spiegherò per filo e per segno cos’è accaduto. Me ne dirà di tutti i colori per averla usata in questo modo, ma riuscirò a convincerla a non dire niente!”

“Speriamo solo che non mandi una lettera durante la nostra assenza.”

“Non ne ha mandata una per tutta l’estate, non la darà mica adesso. Pensiamo, piuttosto a trovare questo paese di fantasmi e a dire ai coniugi Weasley del nostro progetto, il più in fretta possibile, anche! Sento già il brivido dell’avventura scorrermi nelle vene!!!”

 

“Prendete tutti i biscotti che volete, ragazzi. Ce n’è per tutti.” Disse la signora Weasley, mettendo sul tavolo un enorme piatto di biscotti appena sfornati.

“Cavoli, che buon odore! Non me lo faccio ripetere due volte, signora Weasley!” esultò Gal, prendendone al volo uno, mentre la donna, con un grande sorriso, si raccomandava: “Fa attenzione, caro. Li ho appena tirati fuori dal forno, quindi scottano un po’.”

Non appena l’ebbe presa, Gal fece una smorfia di dolore e appoggiò immediatamente il biscotto bollente sulla tavola, per poi soffiare sulle dita.

“Uao, questo sì che è un biscotto appena sfornato…” commentò Gal, mentre la signora Weasley, domandava: “Cosa avete in programma di fare, oggi?”

“Facciamo un salto ad Ottery St. Catchpole” Dichiarò Teddy e la donna, leggermente sorpresa, fece: “Come mai?”

“Io sarei interessato a fare Babbanologia l’anno prossimo. Questa potrebbe essere un’occasione perfetta per studiarli più da vicino ed essere abbastanza preparato.” S’intromise Oliver e il signor Weasley dichiarò: “Posso accompagnarti! Mi emoziono sempre quando vado in paese! Sarò entusiasta di farti da guida turistica e di spiegarti a cosa servono i lampioni e…”

“Arthur, non disturbarli! Inoltre, ti ricordo che devi andare al Ministero!” tuonò la signora Weasley, mentre Athena dichiarava: “Vengo con voi! Voglio assolutamente fare un salto in biblioteca!”

“Certo, unisciti pure.” Esultò Gal, mentre Christian diceva: “Io, invece, vado a finire il tema di Trasfigurazione.”

“Ma non preoccuparti, caro, sei in vacanza.” Lo rassicurò la signora Weasley, ma Christian rispose: “Non si preoccupi, signora Weasley. Mi piace mettermi in pari con lo studio. Infatti, il Cappello Parlante ha pensato di mettermi a Corvonero…”

“Ehi, ci sono anch’io con voi!” s’intromise Victoire, ma la signora Weasley la bloccò immediatamente: “Victoire, hai i tuoi compiti da fare e i tuoi genitori esigono che tu li concluda.”

“Accidentaccio!”

I quattro amici uscirono dalla porta e, mentre camminavano, Teddy si voltò verso Athena e le disse: “Senti, Athena… veniamo con te, in biblioteca.”

“Eh?! Ma siete malati?! Di solito, non vi piace andare in biblioteca!”

“Adesso ti spiego…”

Teddy cominciò a raccontare all’amica tutto quello che era successo la sera prima, dal discorso che Gal aveva origliato e del loro piano per raggiungere quel paese, dopo una veloce ricerca in biblioteca.

“Certo che non siete per niente capaci di starvene con le mani in mano…” commentò Athena, mentre spingeva la porta della piccola biblioteca del paese “Dovete solo augurarvi che la biblioteca abbia un computer…”

L’interno era molto piccolo con solo qualche tavolo, vari scaffali pieni di libri e, in fondo, dei computer, uno dei quali, fortunatamente, era ancora acceso.

Subito, Athena, si sedette davanti ad uno di essi e, domandò: “Come si chiama quel paese?”

“Little Hangleton.” Annunciò Gal e la ragazzina commentò, mentre digitava il nome: “Little Hangleton… non l’ho mai sentito… deve trattarsi di un paese piuttosto piccolo…”

Dopo aver cliccato il nome del paese comparvero vari link e, il primo di essi, attirò immediatamente l’attenzione di tutti i presenti.

“L’omicidio dei Riddle, uno dei casi di cronaca nera irrisolti più agghiaccianti e misteriosi del Regno Unito?” lesse, incredulo, Oliver.

Se la prima cosa che scrivevano su quel paese era un caso di omicidio irrisolto, non c’era da aspettarsi nulla di buono…

“Che faccio, lo clicco?” domandò Athena e Teddy annuì: “Sì, dai. Visto che forse ci facciamo un salto, dobbiamo sapere come sono andate le cose.”

La Corvonero ubbidì e, subito, comparve una pagina piene di parole e vecchie foto d’epoca.

“Una mattina del Luglio del 1943, una giovane cameriera scoprì i cadaveri dei membri della famiglia Riddle nel salotto della villa di loro proprietà situata nel piccolo paese di Little Hangleton, vicino a Great Hangleton. Le vittime erano i coniugi Thomas Riddle (78 anni) e Mary Riddle (65 anni), assieme al loro unico figlio Tom (36 anni). Secondo il medico legale, la famiglia Riddle è stata uccisa dieci o undici ore prima del ritrovamento dei loro corpi, confermato anche dal fatto che le vittime erano ancora vestite per andare a cena. Frank Bryce, giardiniere dei Riddle misteriosamente scomparso nel 1995, ha dichiarato che il giorno prima dell’assassinio della famiglia, c’era un ragazzino pallido e coi capelli scuri che si aggirava nei pressi della proprietà, che non aveva mai visto prima, anche se ha ammesso che era parecchio lontano quando l’ha notato e non è riuscito a vedere bene il volto. A parte Bryce, nessun altro ha visto il ragazzo misterioso, pertanto, l’ipotesi si è rivelata infruttuosa, così come la pista della rapina finita male, in quanto, nonostante i Riddle fossero molto ricchi, la casa era perfettamente in ordine quando la polizia è giunta e niente era stato portato via. Durante l’autopsia, tuttavia, si è scoperto qualcosa di davvero agghiacciante. L’arma del delitto e il modus operandi erano completamente inesistenti. La famiglia non era stata in alcun modo ferita, nemmeno attraverso un’iniezione letale, ma non era nemmeno morta per cause naturali, come un ictus o un attacco cardiaco. Un altro particolare che ha colpito i medici legali è il fatto che tutti e tre fossero morti con un’espressione di paura sul viso, come se stessero vivendo le loro peggiori paure. Dalla ricostruzione della polizia, l’ultimo a morire è stato il giovane Tom Riddle, il quale aveva l’espressione più spaventata tra tutti e tre. Nonostante l’evoluzione della scientifica, ancora oggi il caso della famiglia Riddle rimane uno dei casi irrisolti più spaventosi e misteriosi del Regno Unito, pieno di vari punti interrogativi.” Lesse, incredula, Athena, mentre Oliver commentava, spaventato: “Oh, mamma… che storia spaventosa…”

“Ragazzi… credo di sapere cos’è successo ai Riddle…” sussurrò, preoccupata, la Corvonero con gli occhiali e Teddy domandò: “Cosa?”

“Temo che siano stati uccisi dall’Avada Kedavra.”

“COOOSA?!?!?!” si lasciò scappare, esterrefatto, Gal, beccandosi un seccato “Shh!” da parte della biblioteca.

“Pensi che in questo omicidio centrino i maghi?” sussurrò, preoccupato, il rosso e Athena annuì: “Sì, nessun babbano sarebbe capace di uccidere qualcuno senza lasciare una traccia, invece quella maledizione ha proprio questa particolarità…”

“Cosa credi che sia successo? Una resa dei conti tra maghi?”

“Sembrerebbe la pista più promettente…”

“Ehi, qui c’è anche una vecchia fotografia della famiglia Riddle.”  Notò Oliver, indicando un’immagine che, prontamente, Athena cliccò sopra, in modo da ingrandirla.

La prima cosa che tutti e quattro notarono fu che i Riddle avevano un’espressione parecchio sicura di sé, arrogante e sembravano avere costantemente la puzza sotto il naso.

“Non so perché, ma tipi del genere mi stanno proprio antipatici… odio la gente snob… non mi spiace per niente che li abbiano fatti fuori.” Commentò Gal, osservandoli, e Oliver lo redarguì: “Gal, non è una cosa carina augurare la morte di una persona!”

“Io non l’ho augurata! Ho solo detto che non mi meraviglia che li abbiano fatti fuori! Guarda che è diverso!”

Mentre i due litigavano, Teddy si avvicinò allo schermo, aguzzando la vista.

“C’è qualche problema?” domandò Athena e il ragazzo coi capelli blu ammise: “E’ solo che… questi tre hanno un’aria leggermente familiare… è il loro atteggiamento, così sicuro di sé… non so dove, ma l’ho già visto… se solo riuscissi a ricordare dove…”

“Beh, il detto ‘la bellezza non è tutto’, calza alla perfezione col giovane Riddle… Guardalo, era davvero un bell’uomo, ma dalla faccia credo che non esistesse nessuno più arrogante e snob di Tom Riddle…”

“Tom Riddle? Non sarà per caso quell’odioso che ha vinto quel suo stupido premio per ‘servigi speciali resi alla scuola’?!” s’intromise, adirato, Gal e Oliver annuì: “Sembrerebbe proprio di sì… ti ricordi cosa ha detto l’anno scorso il professor Lumacorno quando siamo stati invitati al Lumaclub? Tom Riddle è morto dopo aver finito la scuola… potrebbe benissimo essere stato ucciso.”

“No, è impossibile. C’è un anacronismo temporale piuttosto forte.” Negò Athena, osservando con molta attenzione il testo, e Teddy domandò: “Cosa intendi?”

“Tom Riddle ha ricevuto il premio nel 1943, l’anno in cui sono stati assassinati i Riddle, ed è diventato Prefetto nello stesso anno. Siccome si diventa Prefetti al quinto anno, è logico che Tom Riddle non era al settimo anno di scuola, ma al quinto. Inoltre, questo suo omonimo è molto più vecchio. E’ impossibile che uno abbia frequentato Hogwarts a 36 anni. Inoltre, Lumacorno ha fatto capire che il motivo della dipartita del Riddle che studiava ad Hogwarts sia stata una malattia.” Spiegò la Corvonero e Oliver fece notare: “Sì, è vero… ma mi sembra troppo strano che ci siano due Tom Riddle in circolazione nello stesso anno, anche se uno nel Mondo Babbano e l’altro nel Mondo Magico…”

“Anche a me pare molto strano… è evidente che quei due sono collegati… e il loro punto d’incontro è il Mondo Magico.”

“Come fai ad esserne così sicura?” domandò, incuriosito, Gal e Athena spiegò: “Il Tom Riddle più giovane era uno studente di Hogwarts piuttosto dotato, quindi era un mago, mentre quello più vecchio è stato evidentemente assassinato da un mago. E’ la magia il loro legame.”

“Beh, comunque, cerchiamo di scoprire dove si trova questo villaggio…” borbottò Gal, mentre Oliver esclamava, incredulo: “Non vorrai sul serio andare in quel posto, Gal! C’è stato un omicidio e, per di più, l’assassino era un mago! Se prima avevo dei dubbi, adesso ne ho la certezza! Non metterò piede in quel villaggio, mi sono spiegato?!”

“Andiamo, Olly, non fare il fifone…”

“Io non sono un fifone! Semplicemente…!”

CRASH

Il misterioso e improvviso tonfo, identico a quello di parecchi libri che cadevano per terra, proveniente dallo scaffale alle loro spalle, fece bloccare Oliver e, d’istinto, Gal corse dietro ad esso, per vedere a cosa fosse dovuto quel rumore, seguito, immediatamente, dagli altri.

Dietro agli scaffali c’era una ragazzina coi lunghi capelli biondi e gli occhi azzurri, la quale si stava massaggiando la testa, mentre, attorno a lei c’erano un sacco di libri sparpagliati.

“Cosa ci fai qui, Victorie?” domandò Teddy e la ragazzina, alzandosi in piedi, ribatté: “E’ forse un reato andare in biblioteca?”

“No, ma tua nonna ha detto che dovevi fare i compiti. Mi spieghi cosa ci fai qui?”

“E’ semplice, ho detto a nonna Molly che sarei andata a fare i compiti in camera mia e, una volta sola, sono uscita dalla finestra e ho preso una bicicletta dal capanno di nonno Arthur e sono volata qui.”

“Come facevi a sapere che eravamo qui?”

“Veramente, il mio piano consisteva nel trovare Athena in biblioteca e chiederle da che parte foste andati, ma sono stata fortunata, dato che eravate tutti qui.”

“Beh, ora che ci hai trovati, è meglio che tu te ne ritorni a casa, altrimenti tua nonna scoprirà la tua bravata.”

“Scordatelo, io resto.”

“Victoire, torna a casa.”

“Fallo e io dirò tutto a mia nonna. Le dirò che avete intenzione di andare di nascosto in un paese dove c’è stato un omicidio! Magico, per di più!”

“No, ti prego, non dirle niente! Lo dirà a mia nonna e mi ucciderà!”

“Sta tranquillo, Teddy, non le dirò niente… ma ad una condizione.”

“Quale?”

“Voglio venire anch’io in quel villaggio!”

Per un attimo, Teddy sgranò gli occhi, per poi dichiarare, in tono secco: “Scordatelo, Vicky. E’ troppo pericoloso per la tua età.”

“Ma se ho un anno in meno di tutti voi!”

“Ma noi siamo leggermente più esperti nell’utilizzo di incantesimi!”

“Ma non avete il permesso di compiere magie fuori da scuola! Io, invece, posso ancora usarla, perché non ho ancora la bacchetta e non frequento Hogwarts! Avete bisogno di me!”

“Sai, potrebbe aver ragione la ragazzina…” sussurrò Gal, mentre Oliver gli ricordava: “Gal, Victoire è più piccola di noi. Non voglio avere un morto sulla coscienza, soprattutto se così giovane.”

“Scegliete: o vengo anch’io in quel paese oppure spiffero tutto a mia nonna!” sbottò, con determinazione, Victorie e, con uno sbuffo, Teddy acconsentì: “D’accordo, puoi venire. Ma non dirlo a nessuno!”

“Conta su di me, Teddy!” esultò la ragazzina mettendo la mano davanti alla fronte con un gesto militare.

“Cosa c’inventiamo per convincere la signora Weasley a farci portare con noi Victorie?” domandò Gal e Teddy esclamò, come se avesse avuto un’improvvisa ispirazione: “Possiamo dirle che vogliamo far conoscere a Victorie Delphini. Che ha sentito parlare tanto di lei e non vede l’ora di conoscerla personalmente.”

“Ma io di lei so solo il suo nome e che fa parte di Serpeverde.” Fece ricordare, lievemente seccata, Victorie e Teddy le disse: “Basterà solo che lo dici a tua nonna.”

“Ok… cosa abbiamo in comune io e lei, oltre ad essere due ragazze?”

Per tutta risposta, l’intero gruppo si guardò negli occhi, facendo solo un imbarazzato: “Ehm…”

Victoire e Delphini, infatti, non avrebbero potuto essere più diverse… Vicky indossava un vestitino rosa molto carino, una borsetta rosa per bambine con fiocchi e il disegno di un gatto, le scarpe aperte, coi lunghi capelli biondi sciolti, gli occhi azzurri… mentre Delphini indossava vecchie e larghe felpe, jeans strappati in vari punti, scarpe da ginnastica consumate, monospalla di jeans i suoi capelli argentati con qualche ciocca blu erano sempre legati in una coda di cavallo, tanto che Gal aveva detto, per scherzare che dormiva e si lavava coi capelli legati…

Quelle due non avrebbero potuto essere più agli antipodi…

“Beh, non so cosa avete in comune voi due… ma la nostra Delphi ha un…” iniziò Gal, prima che Teddy lo interrompesse di colpo: “…Ha un talento davvero straordinario a Pozioni… ti piacciono le pozioni?”

“Ma stai scherzando, Teddy?! Lo sai che le detesto! Tutti quei materiali da mettere, i gradi di cottura, l’attenzione… non fa per me! Non so cosa ci trovino lei e mia madre in quella stupida materia! Molto meglio Volo, altroché!”

“Già, a te piace molto lo sport…” fece Teddy, allontanandosi un attimo con Gal, il quale gli domandò, incredulo: “Ma che ti è preso?!”

“Stavi per dirle di Asmodeus, vero?”

“Eh?”

“Stavi per rivelare a Victoire che Delphini ha un serpente come animale domestico, giusto?”

“Sì, e allora?”

“E’ quel che temevo… senti, per il momento, non diciamoglielo, ok?”

“E perché?”

“Perché… Victoire ha una paura matta dei serpenti.”

“Eh? Sul serio?”

“Sì… appena ne vede uno si mette a strillare e a correre il più lontano possibile da quella bestia… quindi, immagina cosa succederebbe se scoprisse che una mia amica ha proprio un serpente come animale domestico…”

“Prepariamo i tappi per le orecchie.”

“Sarà meglio…”

 

“Signora Weasley, ho finito.” Esclamò Athena e la nonna di Victoire domandò, apprensiva: “Sicura che tu non voglia ancora un po’ di pasta, cara? Guarda che ce n’è ancora tanta, cara.”

“No, non si preoccupi. Metto da lavare il mio piatto e, poi, vado in camera mia a leggere un po’.”

Lentamente, anche gli altri si alzarono e se ne andarono, tranne Teddy.

“Signora Weasley, posso chiederle una cosa?” domandò, timidamente, il ragazzo e la donna, voltandosi a guardarlo, esclamò: “Ma certo, Teddy! Sono tutta orecchie!”

“Ecco, in questa settimana, ho parlato a Victorie di una mia amica… Delphini Black… solo che non vede l’ora di conoscerla… io e gli altri avevamo intenzione di andarla a trovare al campeggio dove sta passando le vacanze… possiamo stare da lei per qualche giorno?”

La signora Weasley rimase in silenzio per un attimo, incredula per quella richiesta, per poi dire: “Beh, per me non ci sarebbe alcun problema… ma quelli che si occupano del campeggio sono d’accordo?”

“Certo, Delphini mi ha mandato una lettera per dirmi che era tutto a posto, eccola qui.” Esclamò il giovane, mostrando un foglio di carta che la signora Weasley prese e lesse con molta attenzione.

Teddy cominciò a sudare freddo, pregando che la nonna di Victoire non si accorgesse che era stata Athena e non Delphini a scrivere quella lettera…

“Beh, non mi crea alcun problema mandarvi a quel campeggio… è solo che non so proprio come mandarvi in quel campeggio di babbani… ormai, i taxi ci evitano come la peste…” commentò la signora Weasley e Teddy, riacquistando un po’ di tranquillità, spiegò: “Nessun problema! Abbiamo pensato di prendere il Nottetempo.”

“Ma ne siete proprio sicuri? Prendere i mezzi pubblici alla vostra età? Avete solo dodici anni…”

“Vorremmo provare a diventare leggermente autonomi e questa è l’occasione perfetta. Comunque, non si preoccupi. Il signor Weasley ci accompagnerà a prendere l’autobus e, non appena arriveremo alla fermata, troveremo Delphini che ci accompagnerà al suo campeggio. Dobbiamo solo salire sull’autobus e fare il tragitto.”

“Beh, penso che si potrebbe fare…”

“Non si preoccupi, staremo via solo il sabato e la domenica. Lunedì saremo di nuovo qui.”

 

“Mi raccomando, non allontanatevi dal campeggio e non vi mettete in situazioni rischiose!” si raccomandò, preoccupata, la signora Weasley, mentre Teddy la rassicurava: “Torneremo lunedì, te lo prometto.”

“Mi raccomando, chiamatemi quando siete arrivati. E ringrazia tanto la tua amica!”

“Non si preoccupi, lo faremo senz’altro.”

“E tenete d’occhio Victoire! Non solo ha undici anni, ma non sa ancora controllare la sua magia!”

“Finché resterà accanto a noi, non si deve preoccupare di niente, signora Weasley.”

“Allora divertitevi!”

Mentre Teddy era impegnato a tranquillizzare la signora Weasley, Gal si avvicinò al cugino e gli disse, sottovoce: “Mi raccomando, se la nonna di Victoire ha dei sospetti, chiamaci subito col walkie-talkie.”

“Gal, ti stai cacciando in un mare di guai…”

“Non ti ci mettere anche tu, eh! Ho già fatto una faticaccia per convincere gli altri a partire per quest’avventura!”

“Ormai con te, mi lavo le mani…”

In quel preciso istante, la signora Weasley si voltò verso le scale e urlò: “Arthur, sono pronti! Potete andare!”

“Arrivo, Molly.” Esclamò il signor Weasley, scendendo dalle scale, indossando dei lunghi pantaloni fucsia con su disegnati i volti di tanti porcellini, un cappello verde da pescatore sulla testa e un maglione dai colori sgargianti.

“Bei pantaloni, signor Weasley! Mi piacciono da impazzire! Se mi dice dove li ha comprati, ci faccio un salto. Sono sicuro che si abbinerebbero alla grande col mio casco.” Esclamò, interessato, Gal e il signor Weasley rispose: “In un piccolo negozietto giù in paese. Pensa, fanno persino le magliette!”

“Troppo forte!” esultò il rosso, mentre Athena ridacchiava.

Se Gal non fosse stato l’Erede di Grifondoro, sarebbe stato un perfetto Corvonero… eccentrico e unico come solo i Corvonero sanno essere…

Nel frattempo, la signora Weasley ricordava al gruppo: “Forza, è meglio se vi muovete, prima che la strada si riempia di babbani.”

Mentre il gruppo usciva dall’abitazione, Teddy si voltò verso la signora Weasley, Christian, Dominique e Louis, salutandoli con la mano: “Ci rivediamo lunedì.”

Una volta chiusa la porta dell’abitazione, si affrettò a raggiungere gli amici e il signor Weasley, mentre i suoi capelli si coloravano di nero, gli occhi diventavano azzurri e si metteva degli occhiali finti.

“Perché hai assunto le sembianze di Kevin?” domandò Oliver, non appena l’amico l’ebbe raggiunto e lui spiegò: “Odio finire al centro dell’attenzione, quando vado in giro… quindi assumo le sembianze di qualcun altro, per evitare di finire sotto i riflettori.”

Non appena li ebbe raggiunti, il signor Weasley tirò fuori dalla tasca una bacchetta e, pochi secondi dopo, un autobus a tre piani viola apparso all’improvviso frenò di scatto davanti a loro e, immediatamente, un uomo in uniforme viola, con grandi orecchie a sventola e col volto pieno di brufoli, scese dal mezzo e dichiarò, con tono annoiato: “Benvenuti sul Nottetempo, mezzo di trasporto d’emergenza per maghi e streghe in difficoltà. Allungate la bacchetta, salite a bordo e vi portiamo dove volete. Mi chiamo Stan Picchetto e sono il vostro bigliettaio per questa giornata.”

Non appena ebbe finito di parlare, Stan alzò lo sguardo e, non appena notò il signor Weasley, domandò, incredulo: “Ma lei non è Arthur Weasley, il suocero di Harry Potter?”

“Sì, Stan, sono io.”

“Ma guarda, ne è passato di tempo… ehi, Ern, ti ricordi di Harry Potter? Era salito sul nostro autobus, una notte. Una notte davvero buia, sì, sì… Sirius Black era appena evaso da Azkaban, ricordi? Sono stato proprio io a parlargliene, sì, sì… dunque, signor Weasley, dove vuole che la portiamo?”

“Non io, Stan. Mia nipote e alcuni suoi amici, vogliono raggiungere una loro amica.”

“Beh, ragazzi, siete proprio fortunati. Dite la vostra direzione, e noi vi portiamo dove volete, sì, sì… proprio dove volete, ve lo garantisco! Purché non sia in mare, perché il Nottetempo non va sott’acqua, no, no!”

Proprio in quel momento, Gal finse di guardare nel cielo ed esclamò: “Guardi, signor Weasley! Un aereo!”

“Eh? Davvero?! Dove, dove?” fece l’uomo, alzando la testa di scatto, mentre Gal indicava un punto: “Proprio lì! Secondo lei, come cavolo fanno i babbani a farlo restare sospeso in aria, senza magia?”

“Non lo so, ragazzo! Ma un giorno lo scoprirò, te lo garantisco! Sospetto, però, che centra quella cosa che loro chiamano elettricità.”

“E come funziona l’elettricità?”

Mentre il signor Weasley era impegnato ad elencare le proprietà dell’elettricità e come la usavano i babbani, Teddy si avvicinò a Stan e, sudando freddo, sussurrò: “Vorremmo cinque biglietti per Great Hangleton, nel nord dell’Inghilterra.”

“Ok, sono quindici galeoni. E, con un piccolo extra, potrete anche avere una cioccolata calda, cosa che vi consiglio caldamente, dato che sarà un viaggio molto lungo.”

“Quando arriveremo?”

“A mezzogiorno, come minimo.”

“Ci vuole così tanto?!”

“Certo, ragazzo. Più si va su, più il tragitto è lungo! E, adesso, tutti a bordo, che si parte!”

Mentre il gruppo saliva, il signor Weasley li salutò con la mano: “Buon viaggio, ragazzi. Mi raccomando, fateci sapere come state!”

“Diamoci una mossa, Ern.” Esclamò Stan, all’autista e quello partì a tutto gas, tanto che tutti i ragazzi caddero per terra, rovinosamente.

“Meglio che vi abituate in fretta, ragazzi, altrimenti vi ritroverete a gambe all’aria per tutta la durata del viaggio…” li avvisò Stan, aiutandoli a risalire in piedi, per poi domandare: “Come vi chiamate, voi cinque?”

“Kevin Harrison.” Dichiarò, il più in fretta possibile, Teddy, mentre Victoire si presentava: “Io mi chiamo Victoire. Questo ragazzino è Oliver Ferrars, mentre l’altro col casco è Galahad Sandlers.”

“Ehi, non chiamarmi Galahad! Per tutti, sono Gal!” s’intromise Gal, mentre Stan, guardando Athena, domandava: “Ok… e la ragazza con gli occhiali, chi è?”

“Mi chiamo Athena Doyle, piacere di conoscerla.” Si presentò, molto educatamente, la ragazza, ma Stan si mise a fissarla con aria sbalordita.

Qualche secondo dopo, si diresse verso Ern e, con un tono divertito, gli disse: “Ehi, Ern, senti questa! C’è un’altra Athena Doyle sul Nottetempo!”

“Come sarebbe a dire che c’è un’altra Athena Doyle?!” protestò, esterrefatta, la giovane strega e Stan, ficcandosi in bocca una cicca, raccontò: “Proprio così, ragazza. Non sei la prima ragazzina con quel nome e cognome a salire qua su, sì, sì… te la ricordi quella prima Athena Doyle, Ern? L’abbiamo raccattata a Londra, vicino a Diagon Alley circa un mese fa… un tipetto davvero strano, altroché… non se ne incontrano tante come lei, sì, sì… felpa consumata col cappuccio, jeans larghi, vecchio cappellino con un logo sportivo babbano, con lunghissimi capelli rossi… i capelli più rossi che abbia mai visto in vita mia, sì, sì… quando ci siamo fermati per la sua richiesta, è salita come se niente fosse, ci ha detto dove doveva andare e si è seduta senza tante cerimonie, per poi mettersi delle cuffie nelle orecchie e ascoltare la musica, mentre leggeva un giornalino… avrà avuto, che so… tra i dieci e i tredici anni… ma sapeva il fatto suo, altroché! Mai visto una ragazzina più autonoma e seria di quella, te lo garantisco! E come non lasciava quel suo vecchio zaino! Gli buttava sempre un’occhiata, sì, sì… più sospettosa e guardinga di un gatto, era… già!”

Mentre Stan continuava a blaterare, senza sosta, con l’autista, il gruppo si guardò, esterrefatto.

Com’era possibile che, solo un mese prima, un’altra ragazzina loro coetanea con lo stesso nome e cognome di Athena era salita sul Nottetempo?!

Era una cosa a dir poco pazzesca…

“Ehi, Athena… non è che hai un dopplangeder?” domandò Gal, ma, subito, la Corvonero rispose: “Che sciocchezza. C’è, di sicuro, una qualche spiegazione razionale. E, poi, ti ricordo che io ho i capelli neri, non rossi!”

“Ah, già… è vero…” balbettò Gal, mentre Teddy diceva, mentre si sedeva pesantemente sul sedile: “Comunque, è pazzesco… stiamo andando in un paese dove viveva l’omonimo di un vecchio studente di Hogwarts e subiamo un caso di omonimia sul mezzo di trasporto! Roba da matti…”

 

“Ragazzi, siete arrivati. Ecco Great Hangleton.” Esclamò Stan, facendo svegliare tutto il gruppo, il quale si stava facendo un sonnellino.

Sbadigliando, i ragazzi presero le proprie cose e scesero dal Nottempo, il quale sfrecciò via a tutta velocità nella stradina polverosa e deserta.

“Quindi? E adesso che si fa?” domandò Gal, stiracchiandosi, mentre Athena tirava fuori dallo zaino una vecchia cartina e, dopo averla osservata un attimo con attenzione, dichiarò: “Dobbiamo proseguire in quella direzione per almeno sei miglia.”

“Bene, in marcia, ragazzi.” Dichiarò Teddy, mentre si toglieva gli occhiali finti e i capelli tornavano a colorarsi d blu.

Victoire lo fissò un po’ sorpresa per poi domandare: “Andiamo a piedi?”

“Certo. Non possiamo usare le scope, rischiando che qualcuno ci becchi…”

“Ma non potevamo chiedere al signore di portarci direttamente a Little Hangleton?”

“Era meglio non rischiare. Il signor Weasley era nelle vicinanze, anche se era tutto concentrato a parlare degli aerei… e, poi quel bigliettaio, Stan Picchetto, non mi sembrava molto sveglio… l’ultima cosa che volevo era che si mettesse a parlare della nostra direzione davanti a mia nonna…”

   
 
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