Capitolo
31: Il richiamo
dell’avventura
“Quindi,
ti sei divertita a
Parigi, con tua zia?” domandò il ragazzino coi
capelli blu, con una palla di
pelo rosa sulla spalla alla ragazzina coi capelli biondi, la quale
disse: “Sì.
Parigi è stupenda. Sono andata in un sacco di posti babbani
come la Tour
Eiffel, Notre-Dame e il Louvre.”
“Sei
andata a visitare la casa
di Victor Hugo?” s’intromise, emozionata, Athena e
Victorie, sorpresa, domandò:
“E chi è?”
“Un
famoso scrittore francese
babbano. Ha scritto molti romanzi come ‘Notre-Dame de
Paris’, ‘L’uomo che
ride’, ‘I miserabili’, ‘I
lavoratori del mare’, ‘L’ultimo giorno di
un
condannato a morte’, ‘Claude Gueux’,
‘L’arte di essere nonno’… e,
poi, una
raccolta di poesie chiamate ‘Le contemplazioni’ e
un sacco di opere teatrali
come ‘Lucrezia Borgia’, ‘Manon
Lescaut’, la quale è stata ripresa da Giacomo
Puccini, famoso compositore italiano, nel 1893; ‘Ruy
Blas’, ‘Ernani’ e ‘Il re
si diverte’. Le ultime due sono state a loro volta riprese da
un altro famoso
compositore italiano, Giuseppe Verdi. Ho visto un documentario babbano
sulla
vita di Victor Hugo, una volta, e dovreste vedere casa sua!
E’ una semplice e
stretta casa a due piani, con altre due case affianco e con un piccolo
giardino
davanti! Vi giuro, se non avessi saputo che quella era casa sua, non me
ne
sarei nemmeno accorta! Non sembra per niente la casa di uno scrittore
di fama
mondiale tra i babbani. Comunque, adesso è diventata un
piccolo museo per i
babbani.”
“Ho
già sentito quelle opere
liriche. Nicolas Flamel ne era un appassionato e nella casa che aveva a
Parigi,
la quale è diventata un piccolo museo, da quando lui e sua
moglie sono morti
nel 1987, che ne sono parecchi di dischi di famosi compositori come
Puccini,
Verdi, Wagner, Rossini, Donizetti, Bellini, Mozart, Beethoven, Bizet e
tanti
altri... pensa, c’erano persino le prime edizioni! Secondo
mia zia, Flamel è
andato ad ascoltarle personalmente nei più grandi teatri del
mondo, come La
Scala di Milano e al Festspielhaus di Bayeruth, quel grande teatro
fatto
costruire da Wagner, in cui devono rappresentare solo le sue
opere.”
“Che
egoista vanesio…”
commentò Oliver, mentre osservava una farfalla, e Victoire
annuì: “Già, non hai
per niente torto…”
“Si
capisce molto del
carattere di una persona da quello che fa… il problema
è capire se quello che
ha fatto era per la sua natura o per farsi notare e fingersi qualcuno
che non
è…” commentò Athena, mentre
osservava le nuvole in cielo.
Quando
si era ritrovata a
volare nel cielo di Hogwarts, l’anno scorso, era stata
un’esperienza davvero
fantastica.
Certo,
aveva rischiato di
cadere da più di cinquanta metri da un momento
all’altro, ma sentire il freddo
vento del mattino sulla sua pelle, sentirsi più leggera
dell’aria e vedere il
mondo dall’alto era stato così bello…
si era sentito un uccello, aveva sentito
la libertà…
Da
quella volta, ne aveva
avuto la certezza.
Il
cielo e l’aria erano il
suo mondo.
Il
posto in cui si sentiva
perfettamente a suo agio.
L’unico
problema, era che non
poteva volare.
Avrebbe
trovato un sistema
per restare in aria per tutto il tempo che voleva!
Dopotutto,
era una Corvonero
e, da sempre, i Corvonero erano l’emblema della conoscenza e
della creatività…
“Ehi,
qualcuno di voi sa che
ore sono?” domandò, ad un tratto, Teddy e
Christian, guardando l’orologio che
aveva al polso, esclamò: “Capperi, sono
già le cinque.”
“E’
meglio se torniamo
indietro. Non vorrei che mia nonna si preoccupasse. Anche
perché, quando si
preoccupa, quasi subito si arrabbia…”
commentò Victoire e tutto il gruppo
annuì.
Tutti
avevano capito che con
la signora Weasley non si scherzava…
Pertanto,
fecero marcia
indietro e, poco dopo, videro la Tana.
Teddy
fu il primo a
raggiungerla e, non appena ebbe bussato, la nonna di Victorie gli
aprì la
porta, con un gran sorriso.
“Oh,
ciao, ragazzi. Già di
ritorno? Vi siete divertiti?” chiese la signora Weasley e
Teddy, un po’ sorpreso,
domandò: “Sì… stai bene,
Molly?”
“Ma
certo che sto bene, caro!
Perché non dovrei esserlo?”
“E’
solo che la tua voce mi è
sembrata un po’… stanca…”
“Non
preoccuparti, Teddy. Ho
solo passato tutto il pomeriggio a cucinare e a pulire…
ormai sto proprio
invecchiando…”
“Ah,
capisco… Gal dov’è?”
“Sta
ancora aiutando Arthur
col televisore. Quei due si sono subito presi.”
“Immagino…
vado a riposarmi
un po’ in camera.”
“Ma
certo, caro. Vi chiamo
quand’è pronto.”
Una
volta in camera, Teddy si
buttò sul letto, mentre Oliver prendeva dalla sua valigia un
libro.
“Leggi
‘Animali Fantastici e
dove trovarli’?” chiese Teddy e l’amico
annuì: “Sì. L’anno prossimo
intendo
fare Cura delle creature magiche come materia facoltativa.”
“Anch’io,
anche se lo zio Ron
mi ha consigliato di portarmi una corazza da cavaliere durante le
lezioni e di
fare attenzione.”
Dopo
aver detto quelle
parole, il ragazzino coi capelli blu chiuse gli occhi e si
addormentò.
Questo
finché qualcuno non
aprì con energia la porta, urlando: “Ragazzi, non
immaginerete cosa ho sentito
oggi!!!!”
“Ssst!!!”
lo zittì,
imbarazzato, Oliver, mentre Teddy, aprendo un occhio assonato,
domandò, stanco
morto: “Gal, che vuoi? Stavo dormendo… e vorrei
ritornarci a dormire, grazie.”
“Ho
una notizia che è una
bomba, ve lo garantisco! Una volta che l’avrete sentita, non
riuscirete più a
dormire!”
“Non
ci tengo, grazie. Dilla
a qualcun altro.”
“Ma
siete i miei migliori
amici e mi fido solo di voi! E, poi, non ho scoperto questa notizia in
maniera
convenzionale…”
“Hai
origliato il discorso di
qualcuno, vero?” indovinò Teddy, mentre Oliver
esclamava: “Gal, non si
origliano le conversazioni altrui, dovresti vergognarti! E’
un comportamento da
maleducati e…!”
“Risparmiati
la ramanzina,
Olly! Non l’ho fatto apposta! Stavo andando un attimo in
bagno quando ho
sentito la signora Weasley urlare! A quel punto, la
curiosità mi ha preso e
sono rimasto ad ascoltare! Lo sapete che non so resistere alle
tentazioni…” lo
interruppe il rosso e Teddy, con un sospiro, domandò:
“E allora? Cos’hai
scoperto?”
“Beh,
pare che in un paese di
vecchi babbani è stato avvistato il fantasma di Bellatrix
Lestrange!” annunciò,
emozionato, Gal e Oliver domandò, sorpreso: “E chi
è?”
“Ho
già sentito parlare di
quella donna. Era la più fedele seguace di Voldemort, tanto
che ha preferito
essere spedita ad Azkaban, piuttosto di rinnegarlo, a differenza degli
altri Mangiamorte,
dopo la prima caduta di Voldemort. Era molto sadica e potente,
inferiore
soltanto al suo signore, inoltre amava torturare le sue vittime con la
maledizione Cruciatus, prima di ucciderle. E’ stata proprio
la signora Weasley
ad ucciderla durante la battaglia di Hogwarts.”
Raccontò Teddy e Gal annuì:
“Sì, e dovevi sentire com’è
andata fuori di testa quando le hanno dato questa
notizia… non l’avrei mai creduto possibile, ma in
quel momento, era persino più
spaventosa di mia madre quand’è
infuriata.”
“Una
notizia del genere
richiama alla mente brutti ricordi…”
sussurrò Oliver, con dolcezza, mentre
Teddy si sdraiava di nuovo sul letto, borbottando: “Bene, ora
che ci hai dato
la bella notizia, me ne torno a dormire!”
“Eh,
no! Il divertimento è
appena iniziato!”
“Ma
che altro vuoi, Gal?”
“Perché
non andiamo in quel
villaggio a vederlo?”
Sentendo
quelle parole, Teddy
aprì di scatto gli occhi e, rizzandosi a sedere,
domandò, allibito: “Vuoi
provare a vedere il fantasma di Bellatrix Lestrange?”
“Certo!”
“Tu
sei matto.”
“Ma
dai! Pensa che emozione
andare a caccia di fantasmi! Sarà un’esperienza
fantastica!”
“Mia
nonna mi ammazzerà se
proverò a fare una cosa del genere!”
“Ma
non le diciamo niente,
tranquillo.”
“Primo:
non so dove cavolo si
trovi questo paese. Secondo: se sparissimo, la signora Weasley
chiamerebbe
tutti gli uffici del Ministero e mia nonna mi scoprirebbe subito.
Scusa, ma
vorrei vivere per qualche altro anno…”
“Primo:
Possiamo cercare
nella biblioteca babbana che c’è in paese.
Secondo: inventeremo una storiella
quasi vera per i coniugi Weasley.”
“Una
storiella quasi vera? E
che roba è?”
“Una
storia vera, ma non
troppo. Così non mentiamo al cento per cento e siamo in pace
con la coscienza.”
“E’
in che cosa consisterebbe
la storiella quasi vera per i coniugi Weasley?”
“Semplice,
diciamo che
andiamo a trovare qualcuno per qualche giorno.”
“La
signora Weasley si
metterebbe subito in contatto con lui, sia per via magica che babbana,
e saremo
fregati.”
“Allora
dobbiamo trovare
qualcuno che, per cause di forza maggiore, è impossibile da
contattare.”
“Andiamo,
Gal… chi vivrebbe
così fuori dal mondo?”
Aveva
appena pronunciato
quelle parole, che tutti i tre ebbero un’illuminazione nello
stesso istante.
“Ho
ideato la storiella quasi
vera perfetta! Diciamo alla signora Weasley che siamo andati a trovare
Delphi
in quel campeggio di babbani dove sta trascorrendo l’estate.
Non c’è campo in
quel posto e, cosa ancora più importante, nessun gufo
può farsi vedere a
consegnare la posta, per via della sicurezza anti-babbani!”
raccontò, con un
sorriso sulle labbra, Gal, mentre Teddy dichiarava: “La
signora Weasley vorrà
accompagnarci e, inoltre, non so nemmeno dove si trovi quel
campeggio.”
“Nessun
problema, useremo il
Nottetempo. Le diremo che non vogliamo disturbare nessuno e che
è ora che
impariamo a prendere da soli i mezzi pubblici.”
“Mmmh…
potrebbe anche
funzionare… ma per quanto riguarda Delphini? Non posso
mandarle una lettera e
non posso neanche rischiare che dica a mia nonna che non sono andato a
trovarla…”
“Se
la incontreremo in
stazione, mi allontanerò un attimo con lei e le
spiegherò per filo e per segno
cos’è accaduto. Me ne dirà di tutti i
colori per averla usata in questo modo,
ma riuscirò a convincerla a non dire niente!”
“Speriamo
solo che non mandi
una lettera durante la nostra assenza.”
“Non
ne ha mandata una per
tutta l’estate, non la darà mica adesso. Pensiamo,
piuttosto a trovare questo
paese di fantasmi e a dire ai coniugi Weasley del nostro progetto, il
più in
fretta possibile, anche! Sento già il brivido
dell’avventura scorrermi nelle
vene!!!”
“Prendete
tutti i biscotti
che volete, ragazzi. Ce n’è per tutti.”
Disse la signora Weasley, mettendo sul
tavolo un enorme piatto di biscotti appena sfornati.
“Cavoli,
che buon odore! Non
me lo faccio ripetere due volte, signora Weasley!”
esultò Gal, prendendone al
volo uno, mentre la donna, con un grande sorriso, si raccomandava:
“Fa
attenzione, caro. Li ho appena tirati fuori dal forno, quindi scottano
un po’.”
Non
appena l’ebbe presa, Gal
fece una smorfia di dolore e appoggiò immediatamente il
biscotto bollente sulla
tavola, per poi soffiare sulle dita.
“Uao,
questo sì che è un
biscotto appena sfornato…” commentò
Gal, mentre la signora Weasley, domandava:
“Cosa avete in programma di fare, oggi?”
“Facciamo
un salto ad Ottery
St. Catchpole” Dichiarò Teddy e la donna,
leggermente sorpresa, fece: “Come
mai?”
“Io
sarei interessato a fare
Babbanologia l’anno prossimo. Questa potrebbe essere
un’occasione perfetta per
studiarli più da vicino ed essere abbastanza
preparato.” S’intromise Oliver e
il signor Weasley dichiarò: “Posso accompagnarti!
Mi emoziono sempre quando
vado in paese! Sarò entusiasta di farti da guida turistica e
di spiegarti a
cosa servono i lampioni e…”
“Arthur,
non disturbarli!
Inoltre, ti ricordo che devi andare al Ministero!”
tuonò la signora Weasley,
mentre Athena dichiarava: “Vengo con voi! Voglio
assolutamente fare un salto in
biblioteca!”
“Certo,
unisciti pure.”
Esultò Gal, mentre Christian diceva: “Io, invece,
vado a finire il tema di
Trasfigurazione.”
“Ma
non preoccuparti, caro,
sei in vacanza.” Lo rassicurò la signora Weasley,
ma Christian rispose: “Non si
preoccupi, signora Weasley. Mi piace mettermi in pari con lo studio.
Infatti,
il Cappello Parlante ha pensato di mettermi a
Corvonero…”
“Ehi,
ci sono anch’io con voi!”
s’intromise Victoire, ma la signora Weasley la
bloccò immediatamente:
“Victoire, hai i tuoi compiti da fare e i tuoi genitori
esigono che tu li
concluda.”
“Accidentaccio!”
I
quattro amici uscirono
dalla porta e, mentre camminavano, Teddy si voltò verso
Athena e le disse:
“Senti, Athena… veniamo con te, in
biblioteca.”
“Eh?!
Ma siete malati?! Di
solito, non vi piace andare in biblioteca!”
“Adesso
ti spiego…”
Teddy
cominciò a raccontare
all’amica tutto quello che era successo la sera prima, dal
discorso che Gal
aveva origliato e del loro piano per raggiungere quel paese, dopo una
veloce
ricerca in biblioteca.
“Certo
che non siete per
niente capaci di starvene con le mani in mano…”
commentò Athena, mentre
spingeva la porta della piccola biblioteca del paese “Dovete
solo augurarvi che
la biblioteca abbia un computer…”
L’interno
era molto piccolo
con solo qualche tavolo, vari scaffali pieni di libri e, in fondo, dei
computer, uno dei quali, fortunatamente, era ancora acceso.
Subito,
Athena, si sedette
davanti ad uno di essi e, domandò: “Come si chiama
quel paese?”
“Little
Hangleton.” Annunciò
Gal e la ragazzina commentò, mentre digitava il nome:
“Little Hangleton… non
l’ho mai sentito… deve trattarsi di un paese
piuttosto piccolo…”
Dopo
aver cliccato il nome
del paese comparvero vari link e, il primo di essi, attirò
immediatamente
l’attenzione di tutti i presenti.
“L’omicidio
dei Riddle, uno
dei casi di cronaca nera irrisolti più agghiaccianti e
misteriosi del Regno
Unito?” lesse, incredulo, Oliver.
Se
la prima cosa che
scrivevano su quel paese era un caso di omicidio irrisolto, non
c’era da
aspettarsi nulla di buono…
“Che
faccio, lo clicco?”
domandò Athena e Teddy annuì:
“Sì, dai. Visto che forse ci facciamo un salto,
dobbiamo sapere come sono andate le cose.”
La
Corvonero ubbidì e,
subito, comparve una pagina piene di parole e vecchie foto
d’epoca.
“Una
mattina del Luglio del
1943, una giovane cameriera scoprì i cadaveri dei membri
della famiglia Riddle
nel salotto della villa di loro proprietà situata nel
piccolo paese di Little
Hangleton, vicino a Great Hangleton. Le vittime erano i coniugi Thomas
Riddle
(78 anni) e Mary Riddle (65 anni), assieme al loro unico figlio Tom (36
anni).
Secondo il medico legale, la famiglia Riddle è stata uccisa
dieci o undici ore
prima del ritrovamento dei loro corpi, confermato anche dal fatto che
le
vittime erano ancora vestite per andare a cena. Frank Bryce,
giardiniere dei
Riddle misteriosamente scomparso nel 1995, ha dichiarato che il giorno
prima dell’assassinio
della famiglia, c’era un ragazzino pallido e coi capelli
scuri che si aggirava
nei pressi della proprietà, che non aveva mai visto prima,
anche se ha ammesso
che era parecchio lontano quando l’ha notato e non
è riuscito a vedere bene il
volto. A parte Bryce, nessun altro ha visto il ragazzo misterioso,
pertanto, l’ipotesi
si è rivelata infruttuosa, così come la pista
della rapina finita male, in
quanto, nonostante i Riddle fossero molto ricchi, la casa era
perfettamente in
ordine quando la polizia è giunta e niente era stato portato
via. Durante
l’autopsia, tuttavia, si è scoperto qualcosa di
davvero agghiacciante. L’arma
del delitto e il modus operandi erano completamente inesistenti. La
famiglia
non era stata in alcun modo ferita, nemmeno attraverso
un’iniezione letale, ma
non era nemmeno morta per cause naturali, come un ictus o un attacco
cardiaco.
Un altro particolare che ha colpito i medici legali è il
fatto che tutti e tre fossero
morti con un’espressione di paura sul viso, come se stessero
vivendo le loro
peggiori paure. Dalla ricostruzione della polizia, l’ultimo a
morire è stato il
giovane Tom Riddle, il quale aveva l’espressione
più spaventata tra tutti e
tre. Nonostante l’evoluzione della scientifica, ancora oggi
il caso della
famiglia Riddle rimane uno dei casi irrisolti più spaventosi
e misteriosi del
Regno Unito, pieno di vari punti interrogativi.” Lesse,
incredula, Athena,
mentre Oliver commentava, spaventato: “Oh, mamma…
che storia spaventosa…”
“Ragazzi…
credo di sapere
cos’è successo ai Riddle…”
sussurrò, preoccupata, la Corvonero con gli occhiali
e Teddy domandò: “Cosa?”
“Temo
che siano stati uccisi
dall’Avada Kedavra.”
“COOOSA?!?!?!”
si lasciò
scappare, esterrefatto, Gal, beccandosi un seccato
“Shh!” da parte della
biblioteca.
“Pensi
che in questo omicidio
centrino i maghi?” sussurrò, preoccupato, il rosso
e Athena annuì: “Sì, nessun
babbano sarebbe capace di uccidere qualcuno senza lasciare una traccia,
invece
quella maledizione ha proprio questa
particolarità…”
“Cosa
credi che sia successo?
Una resa dei conti tra maghi?”
“Sembrerebbe
la pista più
promettente…”
“Ehi,
qui c’è anche una
vecchia fotografia della famiglia Riddle.”
Notò Oliver, indicando un’immagine
che, prontamente, Athena cliccò
sopra, in modo da ingrandirla.
La
prima cosa che tutti e
quattro notarono fu che i Riddle avevano un’espressione
parecchio sicura di sé,
arrogante e sembravano avere costantemente la puzza sotto il naso.
“Non
so perché, ma tipi del
genere mi stanno proprio antipatici… odio la gente
snob… non mi spiace per
niente che li abbiano fatti fuori.” Commentò Gal,
osservandoli, e Oliver lo
redarguì: “Gal, non è una cosa carina
augurare la morte di una persona!”
“Io
non l’ho augurata! Ho
solo detto che non mi meraviglia che li abbiano fatti fuori! Guarda che
è diverso!”
Mentre
i due litigavano,
Teddy si avvicinò allo schermo, aguzzando la vista.
“C’è
qualche problema?”
domandò Athena e il ragazzo coi capelli blu ammise:
“E’ solo che… questi tre
hanno un’aria leggermente familiare… è
il loro atteggiamento, così sicuro di
sé… non so dove, ma l’ho già
visto… se solo riuscissi a ricordare
dove…”
“Beh,
il detto ‘la bellezza
non è tutto’, calza alla perfezione col giovane
Riddle… Guardalo, era davvero
un bell’uomo, ma dalla faccia credo che non esistesse nessuno
più arrogante e
snob di Tom Riddle…”
“Tom
Riddle? Non sarà per
caso quell’odioso che ha vinto quel suo stupido premio per
‘servigi speciali
resi alla scuola’?!” s’intromise,
adirato, Gal e Oliver annuì: “Sembrerebbe
proprio di sì… ti ricordi cosa ha detto
l’anno scorso il professor Lumacorno
quando siamo stati invitati al Lumaclub? Tom Riddle è morto
dopo aver finito la
scuola… potrebbe benissimo essere stato ucciso.”
“No,
è impossibile. C’è un
anacronismo temporale piuttosto forte.” Negò
Athena, osservando con molta
attenzione il testo, e Teddy domandò: “Cosa
intendi?”
“Tom
Riddle ha ricevuto il
premio nel 1943, l’anno in cui sono stati assassinati i
Riddle, ed è diventato
Prefetto nello stesso anno. Siccome si diventa Prefetti al quinto anno,
è logico
che Tom Riddle non era al settimo anno di scuola, ma al quinto.
Inoltre, questo
suo omonimo è molto più vecchio. E’
impossibile che uno abbia frequentato
Hogwarts a 36 anni. Inoltre, Lumacorno ha fatto capire che il motivo
della
dipartita del Riddle che studiava ad Hogwarts sia stata una
malattia.” Spiegò
la Corvonero e Oliver fece notare: “Sì,
è vero… ma mi sembra troppo strano che
ci siano due Tom Riddle in circolazione nello stesso anno, anche se uno
nel
Mondo Babbano e l’altro nel Mondo
Magico…”
“Anche
a me pare molto
strano… è evidente che quei due sono
collegati… e il loro punto d’incontro è
il
Mondo Magico.”
“Come
fai ad esserne così
sicura?” domandò, incuriosito, Gal e Athena
spiegò: “Il Tom Riddle più giovane
era uno studente di Hogwarts piuttosto dotato, quindi era un mago,
mentre
quello più vecchio è stato evidentemente
assassinato da un mago. E’ la magia il
loro legame.”
“Beh,
comunque, cerchiamo di
scoprire dove si trova questo villaggio…”
borbottò Gal, mentre Oliver
esclamava, incredulo: “Non vorrai sul serio andare in quel
posto, Gal! C’è
stato un omicidio e, per di più, l’assassino era
un mago! Se prima avevo dei
dubbi, adesso ne ho la certezza! Non metterò piede in quel
villaggio, mi sono
spiegato?!”
“Andiamo,
Olly, non fare il
fifone…”
“Io
non sono un fifone!
Semplicemente…!”
CRASH
Il
misterioso e improvviso
tonfo, identico a quello di parecchi libri che cadevano per terra,
proveniente
dallo scaffale alle loro spalle, fece bloccare Oliver e,
d’istinto, Gal corse
dietro ad esso, per vedere a cosa fosse dovuto quel rumore, seguito,
immediatamente, dagli altri.
Dietro
agli scaffali c’era
una ragazzina coi lunghi capelli biondi e gli occhi azzurri, la quale
si stava massaggiando
la testa, mentre, attorno a lei c’erano un sacco di libri
sparpagliati.
“Cosa
ci fai qui, Victorie?”
domandò Teddy e la ragazzina, alzandosi in piedi,
ribatté: “E’ forse un reato
andare in biblioteca?”
“No,
ma tua nonna ha detto
che dovevi fare i compiti. Mi spieghi cosa ci fai qui?”
“E’
semplice, ho detto a
nonna Molly che sarei andata a fare i compiti in camera mia e, una
volta sola,
sono uscita dalla finestra e ho preso una bicicletta dal capanno di
nonno
Arthur e sono volata qui.”
“Come
facevi a sapere che
eravamo qui?”
“Veramente,
il mio piano
consisteva nel trovare Athena in biblioteca e chiederle da che parte
foste
andati, ma sono stata fortunata, dato che eravate tutti qui.”
“Beh,
ora che ci hai trovati,
è meglio che tu te ne ritorni a casa, altrimenti tua nonna
scoprirà la tua
bravata.”
“Scordatelo,
io resto.”
“Victoire,
torna a casa.”
“Fallo
e io dirò tutto a mia
nonna. Le dirò che avete intenzione di andare di nascosto in
un paese dove c’è
stato un omicidio! Magico, per di più!”
“No,
ti prego, non dirle
niente! Lo dirà a mia nonna e mi
ucciderà!”
“Sta
tranquillo, Teddy, non
le dirò niente… ma ad una condizione.”
“Quale?”
“Voglio
venire anch’io in
quel villaggio!”
Per
un attimo, Teddy sgranò
gli occhi, per poi dichiarare, in tono secco: “Scordatelo,
Vicky. E’ troppo
pericoloso per la tua età.”
“Ma
se ho un anno in meno di tutti
voi!”
“Ma
noi siamo leggermente più
esperti nell’utilizzo di incantesimi!”
“Ma
non avete il permesso di
compiere magie fuori da scuola! Io, invece, posso ancora usarla,
perché non ho
ancora la bacchetta e non frequento Hogwarts! Avete bisogno di
me!”
“Sai,
potrebbe aver ragione
la ragazzina…” sussurrò Gal, mentre
Oliver gli ricordava: “Gal, Victoire è
più
piccola di noi. Non voglio avere un morto sulla coscienza, soprattutto
se così
giovane.”
“Scegliete:
o vengo anch’io
in quel paese oppure spiffero tutto a mia nonna!”
sbottò, con determinazione,
Victorie e, con uno sbuffo, Teddy acconsentì:
“D’accordo, puoi venire. Ma non
dirlo a nessuno!”
“Conta
su di me, Teddy!”
esultò la ragazzina mettendo la mano davanti alla fronte con
un gesto militare.
“Cosa
c’inventiamo per
convincere la signora Weasley a farci portare con noi
Victorie?” domandò Gal e
Teddy esclamò, come se avesse avuto un’improvvisa
ispirazione: “Possiamo dirle
che vogliamo far conoscere a Victorie Delphini. Che ha sentito parlare
tanto di
lei e non vede l’ora di conoscerla personalmente.”
“Ma
io di lei so solo il suo
nome e che fa parte di Serpeverde.” Fece ricordare,
lievemente seccata,
Victorie e Teddy le disse: “Basterà solo che lo
dici a tua nonna.”
“Ok…
cosa abbiamo in comune
io e lei, oltre ad essere due ragazze?”
Per
tutta risposta, l’intero
gruppo si guardò negli occhi, facendo solo un imbarazzato:
“Ehm…”
Victoire
e Delphini, infatti,
non avrebbero potuto essere più diverse… Vicky
indossava un vestitino rosa
molto carino, una borsetta rosa per bambine con fiocchi e il disegno di
un
gatto, le scarpe aperte, coi lunghi capelli biondi sciolti, gli occhi
azzurri…
mentre Delphini indossava vecchie e larghe felpe, jeans strappati in
vari
punti, scarpe da ginnastica consumate, monospalla di jeans i suoi
capelli
argentati con qualche ciocca blu erano sempre legati in una coda di
cavallo,
tanto che Gal aveva detto, per scherzare che dormiva e si lavava coi
capelli
legati…
Quelle
due non avrebbero
potuto essere più agli antipodi…
“Beh,
non so cosa avete in
comune voi due… ma la nostra Delphi ha
un…” iniziò Gal, prima che Teddy lo
interrompesse di colpo: “…Ha un talento davvero
straordinario a Pozioni… ti piacciono
le pozioni?”
“Ma
stai scherzando, Teddy?!
Lo sai che le detesto! Tutti quei materiali da mettere, i gradi di
cottura,
l’attenzione… non fa per me! Non so cosa ci
trovino lei e mia madre in quella
stupida materia! Molto meglio Volo, altroché!”
“Già,
a te piace molto lo
sport…” fece Teddy, allontanandosi un attimo con
Gal, il quale gli domandò,
incredulo: “Ma che ti è preso?!”
“Stavi
per dirle di Asmodeus,
vero?”
“Eh?”
“Stavi
per rivelare a
Victoire che Delphini ha un serpente come animale domestico,
giusto?”
“Sì,
e allora?”
“E’
quel che temevo… senti,
per il momento, non diciamoglielo, ok?”
“E
perché?”
“Perché…
Victoire ha una
paura matta dei serpenti.”
“Eh?
Sul serio?”
“Sì…
appena ne vede uno si
mette a strillare e a correre il più lontano possibile da
quella bestia…
quindi, immagina cosa succederebbe se scoprisse che una mia amica ha
proprio un
serpente come animale domestico…”
“Prepariamo
i tappi per le
orecchie.”
“Sarà
meglio…”
“Signora
Weasley, ho finito.”
Esclamò Athena e la nonna di Victoire domandò,
apprensiva: “Sicura che tu non
voglia ancora un po’ di pasta, cara? Guarda che ce
n’è ancora tanta, cara.”
“No,
non si preoccupi. Metto
da lavare il mio piatto e, poi, vado in camera mia a leggere un
po’.”
Lentamente,
anche gli altri
si alzarono e se ne andarono, tranne Teddy.
“Signora
Weasley, posso
chiederle una cosa?” domandò, timidamente, il
ragazzo e la donna, voltandosi a
guardarlo, esclamò: “Ma certo, Teddy! Sono tutta
orecchie!”
“Ecco,
in questa settimana,
ho parlato a Victorie di una mia amica… Delphini
Black… solo che non vede l’ora
di conoscerla… io e gli altri avevamo intenzione di andarla
a trovare al
campeggio dove sta passando le vacanze… possiamo stare da
lei per qualche
giorno?”
La
signora Weasley rimase in
silenzio per un attimo, incredula per quella richiesta, per poi dire:
“Beh, per
me non ci sarebbe alcun problema… ma quelli che si occupano
del campeggio sono
d’accordo?”
“Certo,
Delphini mi ha
mandato una lettera per dirmi che era tutto a posto, eccola
qui.” Esclamò il
giovane, mostrando un foglio di carta che la signora Weasley prese e
lesse con
molta attenzione.
Teddy
cominciò a sudare
freddo, pregando che la nonna di Victoire non si accorgesse che era
stata
Athena e non Delphini a scrivere quella lettera…
“Beh,
non mi crea alcun
problema mandarvi a quel campeggio… è solo che
non so proprio come mandarvi in
quel campeggio di babbani… ormai, i taxi ci evitano come la
peste…” commentò la
signora Weasley e Teddy, riacquistando un po’ di
tranquillità, spiegò: “Nessun
problema! Abbiamo pensato di prendere il Nottetempo.”
“Ma
ne siete proprio sicuri?
Prendere i mezzi pubblici alla vostra età? Avete solo dodici
anni…”
“Vorremmo
provare a diventare
leggermente autonomi e questa è l’occasione
perfetta. Comunque, non si
preoccupi. Il signor Weasley ci accompagnerà a prendere
l’autobus e, non appena
arriveremo alla fermata, troveremo Delphini che ci
accompagnerà al suo
campeggio. Dobbiamo solo salire sull’autobus e fare il
tragitto.”
“Beh,
penso che si potrebbe
fare…”
“Non
si preoccupi, staremo
via solo il sabato e la domenica. Lunedì saremo di nuovo
qui.”
“Mi
raccomando, non allontanatevi
dal campeggio e non vi mettete in situazioni rischiose!” si
raccomandò,
preoccupata, la signora Weasley, mentre Teddy la rassicurava:
“Torneremo
lunedì, te lo prometto.”
“Mi
raccomando, chiamatemi
quando siete arrivati. E ringrazia tanto la tua amica!”
“Non
si preoccupi, lo faremo
senz’altro.”
“E
tenete d’occhio Victoire!
Non solo ha undici anni, ma non sa ancora controllare la sua
magia!”
“Finché
resterà accanto a
noi, non si deve preoccupare di niente, signora Weasley.”
“Allora
divertitevi!”
Mentre
Teddy era impegnato a
tranquillizzare la signora Weasley, Gal si avvicinò al
cugino e gli disse,
sottovoce: “Mi raccomando, se la nonna di Victoire ha dei
sospetti, chiamaci
subito col walkie-talkie.”
“Gal,
ti stai cacciando in un
mare di guai…”
“Non
ti ci mettere anche tu,
eh! Ho già fatto una faticaccia per convincere gli altri a
partire per
quest’avventura!”
“Ormai
con te, mi lavo le
mani…”
In
quel preciso istante, la
signora Weasley si voltò verso le scale e urlò:
“Arthur, sono pronti! Potete
andare!”
“Arrivo,
Molly.” Esclamò il
signor Weasley, scendendo dalle scale, indossando dei lunghi pantaloni
fucsia
con su disegnati i volti di tanti porcellini, un cappello verde da
pescatore
sulla testa e un maglione dai colori sgargianti.
“Bei
pantaloni, signor Weasley!
Mi piacciono da impazzire! Se mi dice dove li ha comprati, ci faccio un
salto.
Sono sicuro che si abbinerebbero alla grande col mio casco.”
Esclamò,
interessato, Gal e il signor Weasley rispose: “In un piccolo
negozietto giù in
paese. Pensa, fanno persino le magliette!”
“Troppo
forte!” esultò il
rosso, mentre Athena ridacchiava.
Se
Gal non fosse stato
l’Erede di Grifondoro, sarebbe stato un perfetto
Corvonero… eccentrico e unico
come solo i Corvonero sanno essere…
Nel
frattempo, la signora
Weasley ricordava al gruppo: “Forza, è meglio se
vi muovete, prima che la
strada si riempia di babbani.”
Mentre
il gruppo usciva
dall’abitazione, Teddy si voltò verso la signora
Weasley, Christian, Dominique
e Louis, salutandoli con la mano: “Ci rivediamo
lunedì.”
Una
volta chiusa la porta
dell’abitazione, si affrettò a raggiungere gli
amici e il signor Weasley,
mentre i suoi capelli si coloravano di nero, gli occhi diventavano
azzurri e si
metteva degli occhiali finti.
“Perché
hai assunto le
sembianze di Kevin?” domandò Oliver, non appena
l’amico l’ebbe raggiunto e lui
spiegò: “Odio finire al centro
dell’attenzione, quando vado in giro… quindi
assumo le sembianze di qualcun altro, per evitare di finire sotto i
riflettori.”
Non
appena li ebbe raggiunti,
il signor Weasley tirò fuori dalla tasca una bacchetta e,
pochi secondi dopo,
un autobus a tre piani viola apparso all’improvviso
frenò di scatto davanti a
loro e, immediatamente, un uomo in uniforme viola, con grandi orecchie
a
sventola e col volto pieno di brufoli, scese dal mezzo e
dichiarò, con tono
annoiato: “Benvenuti sul Nottetempo, mezzo di trasporto
d’emergenza per maghi e
streghe in difficoltà. Allungate la bacchetta, salite a
bordo e vi portiamo
dove volete. Mi chiamo Stan Picchetto e sono il vostro bigliettaio per
questa
giornata.”
Non
appena ebbe finito di
parlare, Stan alzò lo sguardo e, non appena notò
il signor Weasley, domandò, incredulo:
“Ma lei non è Arthur Weasley, il suocero di Harry
Potter?”
“Sì,
Stan, sono io.”
“Ma
guarda, ne è passato di
tempo… ehi, Ern, ti ricordi di Harry Potter? Era salito sul
nostro autobus, una
notte. Una notte davvero buia, sì, sì…
Sirius Black era appena evaso da
Azkaban, ricordi? Sono stato proprio io a parlargliene, sì,
sì… dunque, signor
Weasley, dove vuole che la portiamo?”
“Non
io, Stan. Mia nipote e
alcuni suoi amici, vogliono raggiungere una loro amica.”
“Beh,
ragazzi, siete proprio
fortunati. Dite la vostra direzione, e noi vi portiamo dove volete,
sì, sì…
proprio dove volete, ve lo garantisco! Purché non sia in
mare, perché il
Nottetempo non va sott’acqua, no, no!”
Proprio
in quel momento, Gal
finse di guardare nel cielo ed esclamò: “Guardi,
signor Weasley! Un aereo!”
“Eh?
Davvero?! Dove, dove?”
fece l’uomo, alzando la testa di scatto, mentre Gal indicava
un punto: “Proprio
lì! Secondo lei, come cavolo fanno i babbani a farlo restare
sospeso in aria,
senza magia?”
“Non
lo so, ragazzo! Ma un
giorno lo scoprirò, te lo garantisco! Sospetto,
però, che centra quella cosa
che loro chiamano elettricità.”
“E
come funziona
l’elettricità?”
Mentre
il signor Weasley era
impegnato ad elencare le proprietà
dell’elettricità e come la usavano i
babbani, Teddy si avvicinò a Stan e, sudando freddo,
sussurrò: “Vorremmo cinque
biglietti per Great Hangleton, nel nord
dell’Inghilterra.”
“Ok,
sono quindici galeoni.
E, con un piccolo extra, potrete anche avere una cioccolata calda, cosa
che vi
consiglio caldamente, dato che sarà un viaggio molto
lungo.”
“Quando
arriveremo?”
“A
mezzogiorno, come minimo.”
“Ci
vuole così tanto?!”
“Certo,
ragazzo. Più si va
su, più il tragitto è lungo! E, adesso, tutti a
bordo, che si parte!”
Mentre
il gruppo saliva, il
signor Weasley li salutò con la mano: “Buon
viaggio, ragazzi. Mi raccomando,
fateci sapere come state!”
“Diamoci
una mossa, Ern.”
Esclamò Stan, all’autista e quello
partì a tutto gas, tanto che tutti i ragazzi
caddero per terra, rovinosamente.
“Meglio
che vi abituate in
fretta, ragazzi, altrimenti vi ritroverete a gambe all’aria
per tutta la durata
del viaggio…” li avvisò Stan,
aiutandoli a risalire in piedi, per poi domandare:
“Come vi chiamate, voi cinque?”
“Kevin
Harrison.” Dichiarò,
il più in fretta possibile, Teddy, mentre Victoire si
presentava: “Io mi chiamo
Victoire. Questo ragazzino è Oliver Ferrars, mentre
l’altro col casco è Galahad
Sandlers.”
“Ehi,
non chiamarmi Galahad!
Per tutti, sono Gal!” s’intromise Gal, mentre Stan,
guardando Athena,
domandava: “Ok… e la ragazza con gli occhiali, chi
è?”
“Mi
chiamo Athena Doyle,
piacere di conoscerla.” Si presentò, molto
educatamente, la ragazza, ma Stan si
mise a fissarla con aria sbalordita.
Qualche
secondo dopo, si
diresse verso Ern e, con un tono divertito, gli disse: “Ehi,
Ern, senti questa!
C’è un’altra Athena Doyle sul
Nottetempo!”
“Come
sarebbe a dire che c’è
un’altra Athena Doyle?!” protestò,
esterrefatta, la giovane strega e Stan,
ficcandosi in bocca una cicca, raccontò: “Proprio
così, ragazza. Non sei la
prima ragazzina con quel nome e cognome a salire qua su, sì,
sì… te la ricordi
quella prima Athena Doyle, Ern? L’abbiamo raccattata a
Londra, vicino a Diagon
Alley circa un mese fa… un tipetto davvero strano,
altroché… non se ne
incontrano tante come lei, sì, sì…
felpa consumata col cappuccio, jeans larghi,
vecchio cappellino con un logo sportivo babbano, con lunghissimi
capelli rossi…
i capelli più rossi che abbia mai visto in vita mia,
sì, sì… quando ci siamo
fermati per la sua richiesta, è salita come se niente fosse,
ci ha detto dove
doveva andare e si è seduta senza tante cerimonie, per poi
mettersi delle
cuffie nelle orecchie e ascoltare la musica, mentre leggeva un
giornalino… avrà
avuto, che so… tra i dieci e i tredici anni… ma
sapeva il fatto suo, altroché!
Mai visto una ragazzina più autonoma e seria di quella, te
lo garantisco! E
come non lasciava quel suo vecchio zaino! Gli buttava sempre
un’occhiata, sì, sì…
più sospettosa e guardinga di un gatto, era…
già!”
Mentre
Stan continuava a
blaterare, senza sosta, con l’autista, il gruppo si
guardò, esterrefatto.
Com’era
possibile che, solo
un mese prima, un’altra ragazzina loro coetanea con lo stesso
nome e cognome di
Athena era salita sul Nottetempo?!
Era
una cosa a dir poco
pazzesca…
“Ehi,
Athena… non è che hai
un dopplangeder?” domandò Gal, ma, subito, la
Corvonero rispose: “Che
sciocchezza. C’è, di sicuro, una qualche
spiegazione razionale. E, poi, ti
ricordo che io ho i capelli neri, non rossi!”
“Ah,
già… è vero…”
balbettò
Gal, mentre Teddy diceva, mentre si sedeva pesantemente sul sedile:
“Comunque,
è pazzesco… stiamo andando in un paese dove
viveva l’omonimo di un vecchio
studente di Hogwarts e subiamo un caso di omonimia sul mezzo di
trasporto! Roba
da matti…”
“Ragazzi,
siete arrivati.
Ecco Great Hangleton.” Esclamò Stan, facendo
svegliare tutto il gruppo, il
quale si stava facendo un sonnellino.
Sbadigliando,
i ragazzi
presero le proprie cose e scesero dal Nottempo, il quale
sfrecciò via a tutta
velocità nella stradina polverosa e deserta.
“Quindi?
E adesso che si fa?”
domandò Gal, stiracchiandosi, mentre Athena tirava fuori
dallo zaino una
vecchia cartina e, dopo averla osservata un attimo con attenzione,
dichiarò: “Dobbiamo
proseguire in quella direzione per almeno sei miglia.”
“Bene,
in marcia, ragazzi.” Dichiarò
Teddy, mentre si toglieva gli occhiali finti e i capelli tornavano a
colorarsi
d blu.
Victoire
lo fissò un po’
sorpresa per poi domandare: “Andiamo a piedi?”
“Certo.
Non possiamo usare le
scope, rischiando che qualcuno ci becchi…”
“Ma
non potevamo chiedere al signore
di portarci direttamente a Little Hangleton?”
“Era
meglio non rischiare. Il
signor Weasley era nelle vicinanze, anche se era tutto concentrato a
parlare
degli aerei… e, poi quel bigliettaio, Stan Picchetto, non mi
sembrava molto
sveglio… l’ultima cosa che volevo era che si
mettesse a parlare della nostra
direzione davanti a mia nonna…”