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Autore: NPC_Stories    07/10/2020    2 recensioni
L'anno scorso ho fatto l'inktober con Erika, quest'anno lei ha trovato questo fantastico promptober chiaramente a tema drow.
Non so se riuscirò a scrivere tutti i giorni, probabilmente saranno storie brevissime, non so se ci saranno dei disegni, ma so che i prompt sono troppo belli e cercherò di tirarne fuori qualcosa, probabilmente missing moments di altre mie storie.
Genere: Dark, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Forgotten stories of the Forgotten Realms'
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7. Chasm


1364 DR, Undermountain

Combattere con un baratro alle spalle non è facile.
Combattere con un baratro alle spalle e contro un avversario che è la tua copia esatta, è ancora meno facile.
Daren non era sicuro di farcela, questa volta. Di solito valutava con cura i suoi avversari, ma in questo caso non avrebbe aiutato, perché il nemico era lui stesso, o meglio, il suo riflesso uscito da uno specchio maledetto. La più infingarda delle trappole, che si adattava all’abilità delle sue vittime.
Conosceva benissimo le sue stesse tattiche, e di conseguenza sapeva che se il suo riflesso avesse scelto una strategia difensiva, non sarebbe riuscito facilmente ad abbatterlo.
E vice versa, naturalmente. Si prospettava un combattimento molto lungo.
La sua compagna d’avventure, una giovane mezza vampira in addestramento, avrebbe voluto aiutarlo ma proprio non sapeva come. Lei non era stata riflessa nello specchio (solo perché lui l’aveva infranto dopo che ne era uscito il primo nemico, non è che lei avesse la fortuna di non riflettersi negli specchi, no, non era abbastanza vampira per quello), però adesso si trovava ad assistere al combattimento da spettatrice, impotente, incapace di riconoscere quale dei due combattenti fosse il suo mentore e quale fosse la copia. Erano identici in tutto, anche nelle movenze.
Poi lo notò. Uno dei due, ogni tanto, le rivolgeva una breve occhiata.
Impossibile dire se fosse il suo amico, preoccupato per la sua incolumità, o l’impostore che pianificava di attaccarla per distrarre e turbare il vero Daren. Ad ogni modo, questo le diede un’idea.

Il drow continuò a combattere, contrapponendo sempre una parata a un attacco, senza tentare nulla di avventato perché aveva anche la responsabilità per la vita di Dee Dee. Non poteva permettersi di morire e di lasciarla sola in un dungeon letale.
Ma lei sembrava non aver afferrato il pericolo, perché si muoveva intorno ai due contendenti come se studiasse le loro mosse, come se cercasse un’apertura per gettarsi nella mischia. Daren le lanciò uno sguardo preoccupato; come poteva distinguerli?
Poi lei fece un passo falso, letteralmente: scartando all’indietro per evitare una falciata del falso drow, mise un piede in fallo e perse l’equilibrio, con solo il baratro alle spalle.
Daren agì d’impulso: alzò una delle spade corte per parare il colpo roverso e con una giravolta si svincolò dal combattimento. Coprì con un balzo la poca distanza che lo separava dal bordo del precipizio, si chinò a terra d’istinto cercando con gli occhi il corpo della sua amica. Al suo posto vide… Dee Dee, che levitava a mezz'aria, la schiena rivolta al terreno e un sorrisetto furbo sul volto pallido. Dee Dee, con una piccola balestra in mano. La dhampir puntò verso la sua testa e sparò senza esitare.
Il dardo di balestra gli passò appena due pollici sopra la testa, sibilando, e andò a conficcarsi in un occhio del suo doppio che stava per trafiggerlo alle spalle con un fendente dall’alto. Un istante dopo, Daren (quello vero) si girò pur rimanendo chinato a terra e alzò una delle sue spade andando a bucare un interstizio dell’armatura, dove era meno resistente, proprio vicino all’inguine. L’idea era bucare l’arteria femorale, ma non era sicuro di esserci riuscito. Il suo doppio fece un passo indietro, sfilandosi in qualche modo dal suo affondo di spada, e si strappò il dardo di balestra dall’occhio - tirandosi dietro anche l’occhio. Sembrava che non gli importasse di morire, e forse era proprio così: non era una persona vera, era solo il fantoccio creato da uno specchio magico.
Così ferito non durò a lungo, e presto il suo cadavere venne scaraventato nel baratro da cui Dee Dee era appena uscita. Il corpo scomparve nel nulla molto prima di toccare terra.

A combattimento finito, il drow si concesse di tirare un sospiro di sollievo.
“Dee Dee, che diamine era quello?” Le chiese dopo un po’, mentre si preparavano a ripartire.
“Quello?”
“Buttarti nel baratro nella sciocca convinzione che io mi muovessi per aiutarti.”
“Ma è proprio quello che hai fatto” gli fece notare lei.
“Non potevi esserne sicura!
“Non l’ho fatto a cuor leggero, avevo un anello magico della levitazione. Ovvio che non ero ficura” spiegò, ricadendo nel suo solito difetto di pronuncia: i canini allungati le impedivano di pronunciare correttamente le s.
Il drow borbottò qualcosa in segno di protesta, ma non erano parole intelligibili. Da questo Dee Dee capì che aveva accettato la sua giustificazione e che, forse per la prima volta da che si conoscevano, lo aveva zittito.
“Sono impressionato per la precisione del tuo colpo” si complimentò, dopo quasi un minuto di silenzio ostinato. “Hai quasi ucciso il mio doppio.”
“Non era il tuo doppio perfetto. Tu non avrefti abbaffato la guardia, nella frenefia di uccidere un nemico. Avrefti tenuto d’occhio anche il contefto, gli altri pericoli, me.”
“Hai ragione” concesse lui, perché il suo riflesso si era dimostrato poco lungimirante e poco attento. Non erano poi così uguali. “Ma la prossima volta, non puoi trovare un modo meno pericoloso per distinguermi da una bruttacopia? Per dire, mi manca mezzo orecchio sinistro, di sicuro a lui mancava mezzo orecchio destro.”
“Fe fmetti di nafconderlo dietro ai capelli, magari.”
Daren decise di cambiare argomento, perché non gli andava proprio di giustificare le sue scelte estetiche.
“Sai cosa mi lascia più perplesso dell’intera vicenda? A parte la tua insperata abilità con la balestra.”
“Devi effere ftronzo anche quando mi fai un complimento?”
“Ah! Parli come se non mi conoscessi.” La schernì lui. “Piacere, mi chiamo Daren, sono uno stronzo.”
“Be’? Qual è la cofa che ti lafha perpleffo?” Riprese lei, che non voleva dargli la soddisfazione di vederla infastidita.
Il drow indicò con il pollice quel baratro che si stavano lasciando alle spalle.
“Sono sicuro che qualche settimana fa non ci fosse. Dev’esserci stato un crollo… o peggio.”
“Peggio? Cofa c’è di peggio di un crollo, in un dungeon?”
Il drow avrebbe potuto rabbrividire, se fosse stato ancora capace di provare paura.
“Peggio di un crollo, ci sarebbe il mago creatore del dungeon che decide di riammodernare. Ogni tanto… gli piace cambiare le cose. E io spero solo che non sia da queste parti, adesso, perché non è un tipo raccomandabile.”
Dee Dee spalancò gli occhi senza nascondere il suo stupore, perché non aveva mai sentito parlare del creatore del dungeon. Pensava che l’Undermountain fosse… sempre esistito, o qualcosa del genere.
“Ma… ma fe arrivaffe, tu… potrefti fconfiggerlo?”
“Non essere ridicola” la freddò il guerriero.
La dhampir si guardò nervosamente alle spalle, verso la preoccupante voragine nel pavimento. Se perfino il suo amico sbruffone aveva timore di quel mago, poteva solo pregare di non incontrarlo mai.



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Nota orientativa: questa storia si svolge un po' di tempo dopo il punto in cui sono arrivata a scrivere in Lezioni di sopravvivenza - Secondo livello, ma non è un gran spoiler.
   
 
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