Prompt #17: adesso ti metterai comodo e mi racconterai tutto! (Per il loink alla challenge just stop for a minute and smile, capitoli precedenti)
“Ma
tu non dovevi cenare con tua madre stasera?” Becks, dato che
avevano fatto il
colpaccio con ampio anticipo e avevano già distribuito
il ricavato del loro duro lavoro, stava
piluccando delle verdure bollite in insalata condite con salsa di soia
dietro
al bancone del bar, mentre vide Eliot gustarsi uno dei suoi sandwich
gourmet,
fulminandolo con lo sguardo. Quando lo vedeva mangiare quelle
prelibatezze ipercaloriche,
lo detestava, perché lei doveva stare a stecchetto per
mantenere un peso
decente, lui invece mangiava tutti ti tipi di grassi possibili in tutte
le
versioni presenti e aveva quella stramaledetta tartaruga addominale.
Porca
miseria se lo detestava. Certo, da nudo era un gran bel vedere,
però, sì, a
volte lo detestava. E pure parecchio.
“Sorpresa
delle sorprese,” disse tra un morso e l’altro.
“Né si è presentata, né si
è
preoccupata di avvisare che mi dava buca. La cosa positiva è
che almeno so come
si sentiva Hardison al liceo- le ragazze, per uscire con me, facevano
la fila.”
“Spiritoso.
Vorrei ricordarti che le ragazze adesso fanno la fila per uscire con i
nerd
come ero io al liceo, perché sanno che sono i ricchi di
domani.” Hardison lo
punzecchiò, triandogli addosso uno strofinaccio fradicio
appallottolato.
“Però
è ai quarterback come ero io che la danno,” ripose
Eliot da uomo maturo quale
era, facendo la linguaccia ad Hardison, dimostrando di essere entrambi,
mentalmente, adolescenti.
Se non peggio.
C’erano davvero giorni in cui Becks si sentiva come una
maestra d’asilo, a
stare in mezzo a quei due.
“Allora,
su cosa stanno litigando questa volta?” Nathan le chiese
quando arrivò con
Sophie. Lei si sedette su uno sgabello, mentre lui fece segno al
barista di
portargli il suo solito- ovvero acqua frizzante con una spruzzata di
lime con
cubetti di ghiaccio, servita in un bicchiere da whisky che lui guardava
come un
cucciolo affranto perché, certi giorni- soprattutto quando
doveva sorbirsi i
battibecchi tra i membri della sua squadra- il bere gli mancava davvero
tanto,
tanto, tanto.
“Hardison
al liceo andava in bianco mentre Eliot no.” Parker rispose,
candida, apparendo
dal nulla, come suo solito, e facendo passare l’appetito a
Becks. Quel poco che
aveva. Nathan alzò gli occhi al cielo prima di
stropicciarseli, mentre Parker,
candida come sempre, del tutto inconsapevole
delle normi sociali, e dei clienti che li stavano guardando e che
lasciavano il
tavolo a sentire parlare di sesso così, come se nulla fosse,
metteva il dito
nella piaga. “E a te come andava al liceo?”
“Ma
Tara non aveva detto che Parker era diventata normale?” Sophie chiese, parlando
con tutti e nessuno
in particolare.
“Tara
per un colpo ci ha presentato regolare fattura per “opera
di consulenza” - Eliot virgolettò con
le dita- con
tanto di tariffa oraria e IVA, davvero
prendi per buono cosa esce dalla sua bocca?”
“Scusalo
Sophie, è di cattivo umore. Credo che sia sincronizzato con
il ciclo di Becks.
Quando va in sindrome lei, ci va pure lui.”
All’ultima affermazione di Parker-
che fece scappare un altro cliente- Becks gettò nel
lavandino il suo pasto. La
fame le era decisamente passata.
Il
cellullare di Eliot- che lui odiava, come odiava ogni dispositivo
tecnologico,
Smart Tv inclusa – trillò, e lui, distrattamente e
svogliatamente, lo
controllò. Lo sentirono digrignare i denti e
ringhiare manco fosse stato un cane da guardia- chiara
indicazione che,
visto che Hardison era con loro, poteva trattarsi solo di sua madre o
di
Sterling- e poi fece Ah.
Solo
quello. E basta. E poi si rimise il telefono in tasca, e li
guardò, uno ad uno,
con fare colpevole.
Beh? Becks
gli chiese
mentalmente, alzando un sopracciglio.
“Sentite ragazzi, perché non
andiamo
di là e ci mettiamo comodi, così vi spiego
tutto?” Disse, un po’ in imbarazzo- perfino di
più della volta
che dovette convincere Nathan ad aiutare una ex con cui era stato
fidanzato
ufficialmente e che aveva mollato per la divisa (o la volta in cui
l’intera
ciurma aveva sorpreso Becks nuda alla birreria, nel tentativo di
irretirlo).
“Eliot,
cosa hai combinato stavolta?” Nathan domandò,
stropicciandosi gli occhi e
sentendo il bisogno di ubriacarsi. Davvero, certi giorni era davvero
dura.
“Perché
devo aver combinato qualcosa?” Eliot fece il muso, indignato.
“Io sono quello
che combina meno guai di tutti, eppure tutte le volte che capita
qualcosa mi
chiedi che cosa ho fatto! Solo perché faccio a pugni non
vuole dire che sia un
cretino!” Sbuffò, e fece vedere loro il telefono-
era un messaggio, solo che
non c’era testo, né audio, solo
un’immagine -sua madre. Legata ad una sedia, con
tanto di bavaglio stile film western. E una pistola puntata alla testa.
Una
pistola con il tappo rosso. Di quelle finte.
Ma che cretino si scordava di togliere il tappo prima di fare
una foto del
genere?
Probabilmente
lo stesso cretino che faceva una foto in cui si vedeva la sua faccia
nel vetro
a specchio, ecco chi.
Becks
alzò lo sguardo. “Beh, almeno sai che non ti ha
dato buca perché è una strega
menefreghista ma perché è stata
catturata…”
Eliot
la fulminò con lo sguardo, mandandola mentalmente a quel
paese- eh, effettivamente
se l’era cercata, se doveva essere sincera.
“Fammi
vedere una cosa…. Dietro alla mammina
c’è una finestra….” Hardison
prese il
telefono e poi il suo portatile, zoomò sulla foto sul primo
e poi sul secondo, e
guardò pensieroso prima una poi l’altra foto.
“Una domanda: non vi sembra che
il tipo che è riflesso nella finestra assomigli
incredibilmente all’assistente
di Woodward?”
“Ah,
ma vuoi vedere,” Parker
indicò la foto con fare pensieroso, ma
sicura di sé. “che la vera mente della cosa era
l’assistente, che agiva
nell’ombra?”
“Mente
mi sembra una parola un po’ grossa…”
Becks sghignazzò. Effettivamente, il tipo
era piuttosto sbadato.
“Ma
che… l’altra sera era al bar, me lo ricordo, tutte
le volte che qualcuno lo
sfiorava faceva dei salti alti così!” Eliot
sospirò, stringendo gli occhi.
“Come diavolo ha fatto a trovarci?”
“Ah,
non guardate me,” Becks grugnì quando Nate la
fulminò con lo sguardo. “Il mio piano
era perfetto. se c’è qualcuno che ha fatto casini
quelli siete voi!”
“Quindi
abbiamo fatto tutta quella fatica per niente?” Sophie, che
odiava i film
dell’orrore, specie quelli che parlavano di case infestate
(Nathan l’aveva
pressoché costretta a guardare Hill House, per poi
lamentarsi del fatto che
trovava affascinante Timothy Hutton*) aveva gli incubi da quando
avevano
architettato il colpo, anche se sapeva che era tutto finto. Aveva
odiato ogni
minuto di quel piano, e adesso scopriva che aveva fatto tanta fatica
per niente.
(Ma possibile che le vittime non sapessero nemmeno dire chi le
truffava?)
“Hardison,
riesci a capire dove sono dalla finestra?” Nathan gli chiese,
studiando la foto
che intanto era passato sul maxischermo.
“Credo
di essermi buttata dal tetto di quel palazzo il mese
scorso…” Parker osservava
l’immagine sfocata a braccia incrociate ed il capo chinato da
una parte. “Dev’essere
il Mirabella: leggermente curvo, non eccessivamente alto, si e no cento
piedi…
sicurezza da schifo, non hanno
nemmeno
un sistema centralizzato, è uno di quei posti dove ognuno
pensa per sé, il che
rende facile rubare, ma anche complicato, perché non sai mai
che tipo di
sistema d’allarme ti troverai davanti, non che
sia un problema per me, insomma, io sono quella che ha
battuto il fiore
all’occhiello dei sistemi d’allarme!
“Cento
piedi per te è basso?” Sophie le chiese,
pentendosi subito dopo della domanda.
Come se Parker fosse stata normale.
“Ho
già detto ad Hardison che se ci sposiamo, voglio che in
viaggio di nozze andiamo
a visitare il Burj Khalifa, è un grattacielo di Dubai, il
più alto del mondo,
quasi 930 metri. Sono indecisa se scalarlo con le ventose magnetiche
come Tom
Cruise in Mission Impossible: Ghost Protocol o se salire in ascensore,
e poi
paracadutarci dal tetto.”
Hardison
singhiozzò, e decise che mai e poi mai avrebbe dato
l’anello di fidanzamento a
Parker (anche perché tanto lei lo avrebbe rubato prima): in
tanti anni non le
aveva mai detto di soffrire di vertigini, e se qualche piano poteva
ancora
andare bene, ma buttarsi da quasi mille metri era tutt’altra
storia.
No.
Se lo poteva scordare. Parker sarebbe rimasta signorina vita natural
durante.
“Okay,
comunque, come stavo per dire,
il tizio non ha nascosto il numero. Quindi
adesso gli mando un messaggio con trojan annesso e attivo il GPS del
telefono
per localizzarlo. Persino Chaos sarebbe in grado di farlo. Cosa dico,
forse
perfino Eliot potrebbe farlo!” Il suddetto Eliot gli diede
una gomitata nelle
spalle, e lo guardò come se lo volesse uccidere, cosa assai
plausibile, dato
che Eliot odiava essere preso in giro, specie se si trattava di
tecnologia.
“Beh, tu mi prendi in giro per come faccio i nodi, io ti
prendo in giro perché
a malapena sai usare un telefono!”
“Questi
aggeggi non sono telefoni, sono… sono aggeggi giapponesi! Un
telefono serve solo a telefonare,
questi fanno tutto tranne
quello!”