Fumetti/Cartoni americani > RWBY
Segui la storia  |       
Autore: flatwhat    10/10/2020    1 recensioni
Atlas è caduta.
Oscar si sacrifica ai Grimm.
Ruby parte insieme a Ozpin, a cui è stata data miracolosamente una forma, per salvarlo.
[Rosegarden; Cloqwork; Scritta prima che iniziasse il volume 8 e quindi ha preso una piega del tutto diversa.]
Genere: Angst, Hurt/Comfort, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Altri, Jaune Arc, Oscar Pine, Ozpin, Ruby Rose
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
 Né Ozpin né Ruby poterono propriamente reagire alla vista di James Ironwood.
 
Ozpin era troppo stanco, e immaginava che Ruby fosse in condizioni anche peggiori. In ogni caso, gli era facile pensare che lei fosse pìù felice di vedere il generale vivo di quanto lo fosse lui, semplicemente perché era un’anima buona.
 
Ozpin avrebbe voluto essere più felice.
 
"Generale Ironwood" Ruby era riuscita a dire.
 
Ozpin poté solo stare a fissarlo. Sentì che James e Qrow lo fissavano di rimando.
 
Gli altri mormoravano parole che non riusciva a seguire, al momento.
 
" È stato lui a chiederci di venire..."
 
"Lo abbiamo trovato al porto delle aeronavi..."
 
E Mrs. Calavera stava usando questo momento di pausa come un’opportunità per riposarsi, sul sedile del pilota.
 
"Allora è vero," disse James. "Ozpin-"
 
Ozpin non poté evitare di fissarlo ancora di più, con una smorfia. James fece un passo indietro. Come osava ignorare Ruby in questo modo...!
 
"Sono felice che lei sia vivo," la povera ragazza stava ancora cercando educatamente di iniziare una conversazione. Lui continuò a ignorarla.
 
"Ozpin, posso spiegarti!" disse James freneticamente. Sembrava più stanco e magro di come non era mai stato, un paio di occhiaie gli appesantivano gli occhi, ma Ozpin non riusciva proprio ad avere compassione di lui.
 
"Miss Rose sta cercando di parlare con te, James." Disse Ozpin fra i denti, il suo mal di testa che peggiorava di secondo in secondo.
 
Finalmente, James si rivolse a Ruby.
 
"Sì, perdonami. Immagino che tu voglia sapere che ci faccio qui."
 
Ruby faceva fatica a rimanere in piedi. Ora che avevano smesso di camminare, gli sforzi infernali degli ultimi due giorni stavano manifestando i loro dolori.
 
Non rispose, forse non ne aveva la forzza. James continuò.
 
"Sono qui per porre rimedio ai miei errori."
 
Ozpin sussultò. Aveva voglia di urlare.
 
"E come pensi di fare, James?" chiese nel tono più calmo possibile. Era una domanda retorica ma James, sospirando, gli rispose ugualmente.
 
"Ho permesso a Salem di prendersi gioco di me e ho finito per causare la caduta del mio regno. Nulla può cambiare ciò che ho fatto. E so che salvare un solo bambino non riporterà indietro tutti coloro che hanno perso la vita nei giorni scorsi ma-"
 
Disse altre cose ma Ozpin non riuscì a seguire il resto del discorso, tanto fumava di rabbia al punto che le unghie dei suoi pugni si erano conficcate nei palmi.
 
Era probabilmente solo qualche stronzata piena di vittimismo. Ozpin ne era un esperto.
 
Ruby perse l’equilibrio per un attimo. Weiss si affrettò a raggiungerla e afferrarla. Ruby poté riposarsi sulla spalla della sua partner e sembrò recuperare un po’ di energia.
 
"Come facciamo a sapere se possiamo fidarci di lei? Immagino che lei si sia già spiegato con i miei amici, ma voglio essere più sicura possibile."
 
"Innanzitutto," interruppe Maria Calavera. "Io e lui abbiamo fatto i turni per pilotare questo catorcio. La prossima volta che voi stupidi ragazzini avete intenzione di scappare da qualche parte, imparate a pilotare le aeronavi per conto vostro. Mi rifiuto di stare sveglia per 48 ore senza interruzione, anche se si tratta di voi!"
 
Ruby emise un verso imbarazzato.
 
"Scusa!"
 
"Mph."
 
"Già, beh..." intervenne Qrow. Ora stava espressamente evitando di guardare Ozpin. Forse anche lui era in imbarazzo, ma... Ozpin non poté non sentirsi ferito. "Falle vedere quell’altra cosa, James."
 
James annuì e si sbottonò l’uniforme.
 
Indicò uno strano congegno incastonato nel suo nuovo braccio meccanico. Che fosse...
 
"Una bomba."
 
A questa affermazione, persino Ozpin dovette preoccuparsi.
 
Ruby lanciò un’occhiata ai suoi amici, soffermandosi su ciascun viso come se sperasse che questa rivelazione fosse solo un grosso scherzo. Ma non lo era..
 
"Me la sono fatta installare nel mio braccio come ultima risorsa" disse James. "E si attiva solo aprendola e inserendo un codice. Se lo facessi, dovrei usare l’altro braccio."
 
E quindi?
 
"Il fatto che siamo tutti vivi è la prova che non voglio recarvi alcun male."
 
Che idiozia.
 
"Inoltre," disse Mr. Arc. "Ci siamo organizzati per tenerlo d’occhio a turno, specialmente quando è lui che pilota. Finora se n’è stato tranquillo."
 
Ruby fece un cenno di assenso.
 
"Capisco."
 
Già, alla fin fine, non avevano avuto scelta. O almeno, fino a ora.
 
"Anche io so pilotare questa aeronave," disse Ozpin, rivolgendosi direttamente a Maria.
 
"No, direi che ora proprio non puoi" sbuffò lei. "Hai la faccia di uno che ha attraversato l’inferno, fantasma mentale o meno."
 
"Dovreste riposare entrambi," disse Blake. "È da un po’ che non dormite."
 
Ozpin non sapeva neanche se poteva dormire. Il chiasso infernale nella sua testa gli faceva venire paura di provarci.
 
Inoltre, non riusciva a non sentirsi offeso che tutti sembrassero fidarsi di James Ironwood più di lui… anche se sapeva che lo facessero per necessità e non di più.
 
E lui approvava, sul serio. Se non altro, il suo lato razionale, che minacciava di chiudere i battenti da un momento all’altro, approvava.
 
"Ozpin."
 
Oh no, per favore, no.
 
James, l’uniforme ora di nuovo abbottonata, fece un passo verso di lui.
 
"So che le mie azioni sono imperdonabili."
 
Ozpin chiuse gli occhi.
 
Non. Dirlo.
 
"Non avrei mai dovuto fare qualcosa di così orribile. In quel momento, ti vedevo come un nemico... Ma tu sei il mio amico più caro."
 
In una frazione di secondo, il generale era caduto sul pavimento.
 
"Ehi, ehi!" si sentiva urlare.
 
"Vi prego, non fate così."
 
Svariate mani afferrarono Ozpin per le braccia, cercavano di di tirarlo indietro o confortarlo o entrambe le cose?
 
Aveva colpito James.
 
Lo fissò dall’alto in basso. James gli restituì uno sguardo pieno di rimorso. Come se sapesse perché Ozpin aveva agito così. Ma non lo sapeva!
 
"Me lo merito."
 
Qrow sembrò capire immediatamente le ragioni di Ozpin, poiché fece un immediato passo indietro, sapendo di essere colpevole a sua volta. 
 
Qrow, non potrei mai fare lo stesso a te. O forse... ne sarei capace.
 
"Tu," Ozpin quasi sputò nel pronunciare quella parola. "Non stai facendo tutto questo per Oscar."
 
James sbatté le palpebre due volte. Non si disturbò a rialzarsi.
 
"Certo che sì. Voglio aiutarti come posso-"
 
"Tu!" ripeté Ozpin, stavolta con un ringhio. "Lo stai facendo per me? Pensi che me ne importi qualcosa?"
 
"Ozpin. Mi dispiace tanto."
 
Un’altra mano si posò sul suo braccio. Ozpin riconobbe senza nemmeno guardarla che era la mano di Ruby. Fece un respiro profondo, per calmarsi.
 
"La sua vita è molto più importante di quanto tu creda, James."
 
Tutti i presenti si voltarono verso Ozpin, che provò una punta di orgoglio nel sentire dell’approvazione in quegli sguardi. Dal canto loro, gli occhi di James erano stupefatti.
 
"Non... credevo che tenessi a lui a tal punto."
 
Ozpin si lasciò andare a una risata priva di gioia.
 
"E quindi non hai tenuto a lui nemmeno tu. Mi fai orrore."
 
Girò sui suoi tacchi.
 
"Miss Rose, ti suggerisco di dormire. Io vado a riposare in coda alla nave."
 
Si voltò verso James un’ultima volta.
 
"Devi cercare perdono da Oscar, non da me."
 

 
L’aeronave era una grande nave da crociera. Ozpin si trovò un posto nell’ultima fila di sedili di quella che supponeva essere la seconda classe.
 
Dopo un po’, fu raggiunto da Jaune.
 
"Tutto a posto?"
 
Ozpin non rispose.
 
"Ruby sembra essersi addormentata. Siamo tutti in prima classe, vuoi venire? I sedili sono più comodi."
 
Ozpin lo guardò di sottecchi.
 
"Vuoi che io mi unisca a voi?"
 
"Sì."
 
"Bugiardo," disse Ozpin. "Vi metterei solo in imbarazzo."
 
Jaune si grattò la testa come faceva quando era effettivamente imbarazzato.
 
"Non più di quanto non faccia Ironwood, credimi."
 
Ozpin ridacchiò.
 
"Va’ a riposare, Mr. Arc".
 
Jaune sembrò ricordarsi il motivo per cui era venuto a rompere le scatole in primo luogo.
 
"Potrei aiutarti a stare meglio! Sei fatto di Aura, giusto?"
 
Ozpin annuì.
 
"Sì, penso di sì."
 
"Allora forse la mia Semblance può farti stare meglio. E forse farà stare meglio anche Oscar! Siete- siete ancora collegati?"
 
"Penso che lo siamo ancora, in un modo o nell’altro. Ma non riesco proprio a percepirlo."
 
Poteva solo sentire le voci.
 
"Ma possiamo provare," ammise Ozpin. La Semblance di Jaune era rinforzo dell’ Aura e la forma corporea di Ozpin era letteralmente fatta di Aura.
 
Non si era aspettato un tale dolore.
 
Ma quando Jaune attivò la sua Semblance, un improvviso lampo di luce gli balenò davanti agli occhi, e le voci- 
 
Dèi, le voci-
 
Si fecero talmente rumorose… E dolorose.
 
"Basta! Fermati!"
 
Jaune si fermò immediatamente e si piegò su di lui, preoccupato.
 
"Ti ho fatto male? Che è successo? Stai bene?"
 
Era davvero un brav’uomo.
 
Ozpin si portò via le mani dai capelli e posò i suoi occhi su di lui. Gli sorrise non appena ricominciò a poter scorgere i contorni di ciò che vedeva.
 
"Non hai fatto niente di sbagliato. Penso solo che, in questo momento... non funziono come dovrebbe normalmente funzionare l’Aura."
 
"Posso fare qualcosa per aiutarti?"
 
"Lasciamo riposare," disse Ozpin.
 
"Fa’ come dice, scricciolo," seguì la voce di Qrow.
 
Oh, so quindi oggi era la Giornata Del Causare Fastidio A Ozpin.
 
Lui e Qrow si lanciarono occhiate imbarazzate. Jaune capì che era meglio salutarli con la manoe uscire di scena.
 
"Quindi, ehm," disse Qrow. "Ti dispiace se mi siedo qui?"
 
Ozpin fece spallucce.
 
"Non posso mica impedirtelo."
 
Qrow fece spallucce a sua volta e si accomodò sul sedile vicino a quelli di Ozpin.
 
Riposarono in silenzio per un po’, Ozpin con la testa di nuovo tra le mani, aspettando che il dolore sfumasse via lentamente, e Qrow, accasciato contro lo schienale, che osservava tutto tranne Ozpin.
 
Inine, Qrow si decise a parlare, senza degnare comunque Ozpin di uno sguardo.
 
"Vederti tornare così... È stranissimo."
 
Ozpin si appoggiò allo schienale, massaggiandosi le tempie.
 
"Non me ne parlare."
 
Un altro breve momento di silenzio.
 
"Sei veramente Ozpin, o tipo..."
 
"Che intendi?" chiese Ozpin.
 
Qrow sospirò.
 
"Mi chiedevo se tu fossi l’uomo chiamato Ozpin, oppure l’anima che si reincarna all’infinito e che adesso ha il nome di Ozpin."
 
Ozpin, l’uomo che mi stringeva in quelle fredde notti, quando tutto attorno a noi era agonia e morte, fu quello che Ozpin poté udire in quelle parole.
 
Il suo cuore si fece pesante.
 
"Non lo so nemmeno io".
 
Si voltò verso Qrow e riuscì a scorgere che anche la pupilla di Qrow si era rivolta momentaneamente verso di lui, prima di guizzar via. Un altro sospiro.
 
"Qrow, io-".
 
Ma non riuscì a finire la frase. C’erano così tante cose che avrebbe voluto dire, che non sapeva nemmeno da dove iniziare.
 
Ripensò, il mal di testa che si calmava, alla loro gioventù. O almeno, alla gioventù di Ozpin. Si sentiva Ozpin al momento. Voleva disperatamente essere Ozpin e nessun altro.
 
Ripensò a loro due, il Preside più giovane della Storia e il suo studente a malapena più anziano di lui, entrambi innamorati della stessa ragazza che li ispirava a voler diventare persone migliori. All’accettazione di vederla sposare un altro uomo, anch’egli un caro amico di entrambi. Finché era felice lei, loro non avevano obiezioni.
 
Ma quando quella ragazza era morta, il loro mondo era crollato.
 
Avevano trovato conforto l’uno nell’altro. Si ricordava ancora le parole di Qrow che che gli strappavano il cuore dal petto in un modo a cui non aveva mai saputo dar voce. La fede e l’amore che aveva riposto in lui e che lui non aveva meritato...
 
Ozpin non era l’uomo che Qrow e Summer gli avevano dato credito di essere.
 
"Mi dispiace," disse allora. "Non sono mai stato altro che un impostore. In questa vita e in quella degli altri venuti prima di me".
 
Finalmente Qrow posò gli occhi su di lui, e quegli occhi erano così incredibilmente colmi di tristezza, che Ozpin sentì i propri riempirsi di lacrime.
 
"Ho smesso di bere," disse Qrow.
 
"Ne sono felice," rispose Ozpin, sentendosi in colpa per non averlo saputo aiutare con la sua dipendenza.
 
Pensò che entrambi avrebbero apprezzato un bicchierino, in questo momento.
 
"Non mi sono mai scusato per quel pugno."
 
Ozpin sentì che la furia che aveva diretto verso James stava risalendo.
 
"Non devi scusarti con me."
 
Qrow si mise a fissare intensamente il soffitto grigio dell’aeronave.
 
"Intendevo che dovrei scusarmi con tutti e due. Con Ozpin e Oscar".
 
Ozpin deglutì. Sentì un nodo formarsi nella sua gola.
 
"Lo dirai a Oscar quando lo avremo salvato."
 
"Non so se riuscirò a guardarlo in faccia."
 
Ozpin fu in qualche modo sorpreso da tanta onestà. Immaginò una vita diversa, una vita in cui avrebbe potuto vivere insieme a Oscar e Qrow e Ruby… Tutti persone diverse e niente bugie tra loro, nessuna maledizione...
 
"Siamo nella stessa barca," disse.
 
Si era creato un muro invisibile, tra loro. Due vecchi amici – o qualcosa di più – che si erano provocati a vicenda delle ferite così profonde, che le cicatrici sarebbero probabilmente rimaste per sempre.
 
"Ti chiedo scusa anch’io. Per ogni cosa."
 
Qrow non disse nulla. Forse era una scusa troppo generica.
 
Ozpin strinse i denti.
 
"Qrow..."
 
E la sua voce era meno ferma di quanto avrebbe voluto.
 
"Mi dispiace di essere fuggito. Quando mi hai detto che avevi messo la tua vita nelle mie mani perché le avevo dato valore, io-".
 
Trasalì. L’attenzione di Qrow era nuovamnete tutta su di lui, a cui stava ricominciando a girare la testa, le voci distanti che si facevano più forti, riportandolo a un passato che lo terrorizzava.
 
"Non ti ho mai detto... Che provavo le stesse cose." Tremava. "La mia vita apparteneva a te, e poiché tu credevi in me, io credevo che la mia vita era degna di essere vissuta".
 
E poi il castello di carte era crollato.
 
Tra le incomprensibili voci nella sua testa, il suo legame con Oscar così distante, impossibile da percepire, e i suoi vecchi amici e studenti che non lo volevano attorno, Ozpin non si era mai sentito tanto solo.
 
Un fantasma di Aura poteva piangere? Perché voleva farlo. Era così stanco...
 
Improvvisamente, sentì del calore coprirgli la mano.
 
Qrow aveva intrecciato le sue dita alle sue.
 
Ozpin lo guardò. Qrow aveva distolto lo sguardo da lui, ma la sua presa era stretta, accogliente. Ozpin strinse forte di rimando.
 
Con una certa timidezza, provò a poggiare la testa sulla spalla di Qrow. Qrow non si lamentò.
 
Un fantasma di Aura poteva addormentarsi?
 
Le voci continuarono a parlare, ma Ozpin smise di sentirle. Si mise a dormire.


Autrice: Finalmente ho finito di tradurre questo capitolo! Ci ho messo parecchio, per varie ragioni. Una di queste è che è il capitolo più lungo finora! E anche piuttosto denso di roba che spero vi sia piaciuta!
Già, mi sono data anche alla cloqwork adesso! uwu
Spero di riuscire a scrivere e tradurre il prossimo capitolo in tempi più brevi! Alla prossima!
  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fumetti/Cartoni americani > RWBY / Vai alla pagina dell'autore: flatwhat