Storie originali > Fantasy
Segui la storia  |       
Autore: heliodor    11/10/2020    1 recensioni
Valya sogna di diventare una grande guerriera, ma è solo la figlia del fabbro.
Quando trova una spada magica, una delle leggendarie Lame Supreme, il suo destino è segnato per sempre.
La guerra contro l’arcistregone Malag e la sua orda è ormai alle porte e Valya ingaggerà un epico scontro con forze antiche e potenti per salvare il suo mondo, i suoi amici… e sé stessa.
Aggiunta la Mappa in cima al primo capitolo.
Genere: Avventura, Fantasy, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Cronache di Anaterra'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Veri guerrieri
 
“Perché combatti?” le domandò Abbylan.
Incombeva su di lei, la spada rivolta verso il pavimento. Un attimo prima l’aveva mandata a terra per l’ennesima volta.
Valya aveva provato un affondo di lato per sorprenderlo, ma lui l’aveva anticipata spostandosi di lato, poi le aveva afferrato il polso e l’aveva disarmata. Con un gesto fluido l’aveva spinta indietro, costringendola ad arretrare di un passo. La sua gamba era inciampata in quella di Abbylan ed era caduta all’indietro.
Distesa sulla schiena, fissava il soffitto. “Ho perso.”
Lui annuì. “Di nuovo.”
“Sì” fece Valya alzandosi.
“Sei stanca?”
“No” rispose subito.
In verità le facevano male le gambe e la braccia, aveva le mani spellate e il polso le doleva dove lui l’aveva afferrata ma non voleva sospendere l’addestramento.
Abbylan scosse le spalle. “Sembri stanca.”
“Non lo sono.”
“Peccato. Volevo farti vedere delle persone.”
Valya si accigliò. “Chi?”
“Prima rispondi alla mia domanda” fece lui mettendo la spada nella rastrelliera.
“Quale domanda?”
Abbylan sospirò. “Quella che ti ho fatto prima. Perché combatti?”
“Per diventare più abile. Sto già migliorando, no?”
Mezza Luna prima non l’avrebbe nemmeno sfiorato, ma adesso riusciva persino a rispondere a un paio dei suoi attacchi.
“Non mi riferivo agli allenamenti. Mi chiedevo perché ti stai allenando. Qual è lo scopo?”
“Diventare una guerriera” disse Valya sicura. “La più abile e famosa di tutte.”
Abbylan si accarezzò i baffi. “Tutto qui?”
“Non è uno scopo abbastanza nobile?”
“Nobile? Credi che la nobiltà sia in questo? Desiderare di essere i più famosi?”
“E abili” aggiunse.”
“Sì, dimenticavo. Tu credi che diventare una grande guerriera ti renderà più nobile, qualsiasi cosa significhi?”
“Tutti i grandi guerrieri lo erano” disse Valya.
“Dimmene uno.”
“Ambar il Nero. Lui è stato il più grande e nobile guerriero di tutti i tempi.”
“Per quanto ne sappiamo.”
“Tu non credi?”
“Sai cosa dicono a Malinor?”
Valya si accigliò. “È sul continente vecchio, vero?”
“È la più grande città del mondo, sì. Ma sai cosa dicono da quelle parti?”
“No, ma sono sicura che me lo dirai tu” disse spazientita.
“A Malinor dicono che le spade dei più grandi guerrieri sono rosse per il sangue dei nemici uccisi in battaglia.”
“Mi sembra giusto” disse Valya perplessa.
Abbylan annuì calmo. “E sai che quel sangue sarà probabilmente il tuo?”
“Sì” rispose meno sicura.
“O potrebbe essere di qualcuno che conosci. Che stimi. Magari che ami.”
Scosse la testa. “Perché dovrei amare un nemico?”
Abbylan sorrise. “Conosci la leggenda di Lorya e Talya?”
“No” disse Valya sempre più perplessa.
“Erano due sorelle, figlie dello stesso Dio. Gemelle, per essere precisi. Sempre insieme, sempre fianco a fianco, ma un giorno Lorya si innamora di un uomo. Un mortale. Suo padre è contrario e le ordina di lasciare quell’uomo. Di ucciderlo e di portargli il suo cuore, per dimostrarle la sua fedeltà. Così Lorya prese le sue armi e andò dall’uomo che amava.”
“Lo uccise?”
“No. Lo nascose in un luogo sicuro e uccise un cervo al suo posto. Portò al padre il cuore della bestia uccisa.”
“È stata furba.”
“Aspetta a dirlo, la storia non è conclusa.”
Valya attese che proseguisse.
“Poche Lune dopo, Talya scopre l’inganno della sorella e prende le sue armi per uccidere l’uomo e salvare la sorella dalla terribile punizione che loro padre le infliggerebbe se venisse a sapere che le ha mentito. Mentre sta per ucciderlo, Lorya sopraggiunge e le due sorelle combattono, una per la vita del suo amato e l’altra per l’adorata sorella.”
“Chi vinse?” domandò Valya.
Abbylan sorrise triste. “La domanda corretta è un’altra.”
“Quale?”
“Perché si batterono?” Scosse la testa. “La follia della guerra. Vieni, devo farti conoscere delle persone.”
“Chi?”
“Guerrieri. Veri guerrieri.”
 
La torre di guardie si ergeva sopra le mura della città. Oltre di esse poteva immaginare i campi per cui erano passati arrivando, la strada che si snodava nella pianura come un serpente e i corpi appesi alle corde.
Cercò di scacciare quel pensiero mentre Abbylan la scortava con fare sicuro verso l’ingresso sorvegliato dalle guardie.
Vedendolo arrivare si raddrizzarono e sistemarono elmi e scudi, ma avvicinandosi si rilassarono.
“Sei solo tu” disse una delle guardie. “Pensavo fossi tuo fratello, ma quando ho visto i baffi mi sono ricreduto.”
Abbylan lo salutò con un gesto vago della mano. “Sono solo di passaggio.”
“Ti ha mandato Zebith?”
“No, è solo una visita, tutto qui.”
La guardia brontolò qualcosa.
“Che hai da lamentarti?” gli domandò Abbylan.
“Niente” disse l’uomo. “E tutto. Dopo l’incendio alla forgia Zeb ha raddoppiato i turni di guardia e punito un paio di quelli sorpresi ad attardarsi nelle taverne. Sono bravi ragazzi, non meritano di essere ai ceppi.”
“Vedrò di farli liberare” disse Abbylan.
“In fondo non è stata colpa nostra. L’incendio, dico. Noi non facciamo la guardia alla piazza d’arme.”
Abbylan annuì. “Quella tocca a me.”
“Non ti stavo incolpando.”
“Non c’è bisogno che lo faccia tu. La governatrice è stata chiara. Al prossimo sbaglio finirò io in una cella.”
La guardia scosse la testa. “Sarebbe un gran peccato, Fas.” Fece un cenno con la testa verso Valya che ascoltava in silenzio. “E quella lì chi è?”
Valya stava per dire che era la figlia di Simm Keltel, il famoso eroe.
“È mia nipote” disse Abbylan.
La guardia lo guardò accigliato. “Zeb ha una figlia?”
“È di nostra sorella.”
La guardia scrollò le spalle.
“I ragazzi sono nei dormitori?”
“Riposano per il turno di notte, a parte un paio che ho mandato a fare delle commissioni.”
Abbylan le fece un cenno con la mano. “Vieni tu.”
Valya lo affiancò mentre entravano nella torre lasciandosi alle spalle la guardia con l’espressione perplessa.
“Adesso sarei tua nipote, signor baffetto?” gli chiese sottovoce.
“Così potrai entrare senza che nessuno abbia da ridire. Sai, qui è raro vedere delle ragazze. La governatrice ha vietato a chiunque di portarne in caserma o finirà appeso fuori dalle mura.”
“Che c’è di male?”
Abbylan sorrise e scosse la testa. “Niente, se vuoi il mio parere, ma i soldati diventano nervosi quando ci sono le loro donne in giro, per questo devono lasciarle a casa.”
Oltre la soglia qualcuno aveva ammonticchiato sacchi contro le mura e lasciato libero il centro, formando un quadrato che portava a una scala a chiocciola.
Abbylan le indicò i gradini con un gesto plateale. “Da questa parte.”
Due soldati, uno giovane e l’altro più anziano, stavano scendendo in quel momento.
“Ye, Ferg” disse il più vecchio salutando Abbylan con un ampio sorriso. “Che ci fai da queste parti? Avete poco lavoro lì a palazzo? O eri stanco di farti massaggiare i piedi da qualche servetta?”
Abbylan si lisciò i baffi. “Sono solo di passaggio. E i miei piedi sono lisci e profumati come sempre” aggiunse compiaciuto.
Il soldato rise. “E quella lì?”
“Mia nipote?”
“È la figlia di Zeb? Mi sorprende che abbia trovato una donna capace di sopportarlo.”
“Attento a come parli” lo ammonì Abbylan. “È pur sempre il tuo comandante. E per quanto possa sembrarti incredibile, mia madre lo sopportava benissimo.”
“Io ti saluto. Scusa se non mi fermo a parlare, ma devo guidare la pattuglia notturna e sono quasi tutti nuovi.”
I due si salutarono con un gesto del capo e Abbylan riprese a salire le scale. Valya lo seguì in silenzio fino al livello successivo, dove si apriva un’ampia sala quadrata.
Qui, disposte lungo i lati, c’erano due dozzine di letti, mentre al centro campeggiavano un tavolo per otto posti e quattro rastrelliere piene di spade e scudi ammaccati.
Una dozzina di soldati, quasi tutti in brache o mutandoni, erano seduti al tavolo o sui bordi del letto. Un paio erano intenti a giocare a carte e un quartetto se ne stava in disparte a lanciare dadi contro un muro.
Valya cercò di ignorare gli uomini in mutande. Aveva già visto suo padre e a Cambolt, quando d’estate facevano il bagno nel fiume, Hagen e gli altri ragazzi a volte si buttavano in acqua con poco più addosso.
 Il primo che si voltò dalla loro parte emise un fischio.
“Guardate” gridò agli altri. “È tornato Ferg.”
“Guarda chi si vede” disse un uomo col petto nudo e pieno di cicatrici. “Sei venuto per la rivincita?”
Abbylan scosse le spalle. “È solo una visita di cortesia.”
Un giovane dalla barba incolta e il mento a punta si avvicinò come per guardare meglio. “Ma è vera quella?” chiese indicando Valya. “Come hai fatto a farla entrare?”
“È mia nipote” disse Abbylan.
“Certo, certo” disse l’uomo col petto pieno di cicatrici. “E quella prima chi era, tua cugina? O la figlia del tuo vicino?”
Valya notò Abbylan arrossire e passarsi la mano sui baffi.
“È davvero la mia cara nipotina in visita qui in città” disse.
“Davvero? Allora benvenuta” fece il ragazzo di prima. “Io mi chiamo Razyan, ma tutti qui mi chiamano Raz.”
L’uomo col petto pieno di cicatrici gli diede un buffetto dietro al collo che face piegare in due Raz. “Sempre a vantarsi del tuo nome da nobile, eh?”
“Non è vero” disse il ragazzo massaggiandosi la nuca. “Che ci posso fare io se porto un nome importante?”
“Io sono Filarion” disse l’uomo con le cicatrici. “Ma tutti mi chiamano Fil.”
“Racconta a mia nipote come ti sei fatto quelle” disse Abbylan.
Fil sfiorò le cicatrici con la mano. “Queste qui? Ognuno di questi segni potrebbe raccontarti una storia di battaglie, duelli e nobili imprese.”
“Davvero?” fece Valya sorpresa. “Hai combattuto molte battaglie?”
“Decine” disse Fil.
Abbylan ridacchiò.
“Che hai da ridere tu?” fece l’altro accigliato.
“Metà di quelle cicatrici te le sei fatte nelle taverne, facendo a botte con gli ubriaconi come te.”
“Io” fece per dire Fil.
“E l’altra metà” proseguì Abbylan. “Deve avertela lasciata qualche contadino in una razzia nei campi.”
“Sono anni che non faccio saccheggi” disse Fil con tono deluso.
“Scommetto che se potessi…”
“No” fece l’altro categorico. “Ho smesso per sempre. Ora sono una persona nuova.”
“Ha parlato con un prete del Culto” disse un guerriero dall’aria acciaccata. Camminava curvo trascinandosi dietro la gamba destra.
“Sei ferito?” chiese Valya.
L’uomo le rivolse un’occhiataccia. “Perché me lo chiedi? Sei una guaritrice?”
“No, era solo curiosità” si difese.
L’uomo sollevò la gamba. “La punta di una lancia me la passò da una parte all’altra, spezzandola quasi in due. I guaritori la riattaccarono come meglio poterono, ma da allora non è mai stata la stessa.”
“Dove te la sei fatta?” gli domandò Abbylan.
“A Gormar, sul continente antico” rispose l’uomo. “Il governatore della città arruolava volontari per dare la caccia a una banda di predoni che si era insediata sulla costa. All’epoca ero giovane e avevo bisogno di soldi, così mi sembrò una buona idea. Nel primo scontro mi ritrovai circondato da due di quei demoni. Ne uccisi uno, ma l’altro scivolò alle spalle e mi prese alla gamba con la lancia. Io la spezzai con la spada e poi lo finii con un colpo in mezzo alla fronte. Non hai idea del sangue che perse prima di morire.” Scosse la testa.
Abbylan indicò un uomo che se ne stava seduto sul bordo del letto e sembrava stesse ruminando. “Agis.”
L’uomo sollevò la testa e Valya notò che c’era qualcosa di strano nel suo profilo, come se gli mancasse qualcosa. Quando si accorse che all’uomo mancava metà del naso provò una spiacevole sensazione allo stomaco.
“Che vuoi?” chiese l’uomo.
“Tu come te le sei fatta quella?”
“Un colpo di freccia” rispose con tono infastidito.
“E tu Saleh?” chiese Abbylan avvicinandosi a un soldato con una vistosa cicatrice sulla guancia destra.
Saleh brontolò qualcosa. Quando aprì la bocca per parlare, Valya vide che gli mancavano tutti i denti di sotto. “Un dannato Guerriero Nero” disse con voce biascicata. “Nemmeno era armato quel demone. Io lo attaccai con la spada e lui mi bloccò con lo scudo prima di darmi un cazzotto proprio qui.” Indicò la guancia con l’indice. “Mi spaccò tutti i denti di sotto. E quando dico tutti, intendo proprio tutti. Per fortuna il mio amico Nardal era proprio lì vicino e gli infilò quattro palmi di acciaio nella schiena o quello lì mi avrebbe spaccato la testa con i suoi cazzotti.” Scosse la testa affranto. “Mai attaccare da solo un guerriero nero. Mai.”

Nota
Spiacente, ma questa settimana devo saltare un giovedì perché so già che non ce la farò e piuttosto che promettere un capitolo che non ci sarà preferisco rimandarlo.
Prossimo Capitolo Domenica 18 Ottobre
  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Fantasy / Vai alla pagina dell'autore: heliodor