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Autore: Akane92    12/10/2020    1 recensioni
« Cornelia Fleming! »
La professoressa McGranitt urlò il nome davanti a tutta la Sala Grande, e una piccola biondina dell’ultima fila si fece spazio fra gli altri studenti per sedersi e avere sulla testa il Cappello Parlante.
Non sembrava agitata.
Sirius poté vederla meglio alzando un po’ la testa, curiosissimo di osservare per la prima volta la cerimonia dello smistamento di cui i suoi genitori gli avevano parlato. Sembrava quasi che la biondina e il Cappello stessero conversando e, strano a pensarlo, alla fine sembrava anche che il Cappello stesse sorridendo. Sirius, naturalmente, non poteva sapere cosa stesse vedendo il Cappello dentro quella ragazzina: reale premura, indiscutibile gentilezza, un pizzico di arroganza, gran determinazione, indubbia lealtà, considerevole impulsività, sincera dolcezza e decisamente molta emotività.
« GRIFONDORO! » sbraitò infine il Cappello, convinto, come sempre, della sua scelta.
La ragazzina, Cornelia, sfoderò un enorme sorriso e, una volta che la McGrannitt le tolse il Cappello, corse verso il tavolo della sua Casata, passando proprio accanto a Sirius. Non smise neanche un attimo di sorridere, e Sirius desiderò provare, anche solo per un attimo, quello che stava provando lei. Non ricordava di aver mai visto un sorriso così puro e sincero.
Genere: Drammatico, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: James Potter, Lily Evans, Nuovo personaggio, Remus Lupin, Sirius Black
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!, Tematiche delicate | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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Sighing

April, 1976
 
Nelle settimane successive, Cornelia e Sirius, inevitabilmente e nel modo più naturale che possa esistere, finirono per passare più tempo assieme. Non erano inseparabili – non era ancora arrivato quel momento – ma se prima di quel quinto anno scolastico i due erano soliti passare il loro tempo libero esclusivamente con i rispettivi migliori amici, ora l’uno teneva d’occhio l’altra, e viceversa. Nel loro piccolo e quasi perfetto mondo magico – ancora per poco intoccato dal male che stava arrivando – le loro giornate cominciavano pian piano a cambiare e ad adattarsi all’altro. Per Cornelia era ormai abitudine assistere a tutte le partite di Quidditch, persino a quelle senza i Grifondoro, perché durante le altre Sirius era lì con lei sugli spalti. Non sedevano vicini, non erano mai troppo vicini quando erano coi loro amici, anche perché altrimenti James avrebbe infastidito Lily al punto da ricevere degli schiaffoni, ma comunque riuscivano a scambiarsi qualche parola o, se non proprio parole, c’erano molti sguardi rubati, o, ancora, divertiti, se i loro occhi arrivavano a incrociarsi.
Sirius, dal canto suo, pur non abbandonando mai l’animo ribelle e da combina guai che Cornelia gli rimproverava spesso, sebbene con ilarità, aveva cominciato a passare molto più tempo in biblioteca: guarda caso, quando non era in compagnia degli altri Malandrini, finiva per sedersi sempre alla stessa scrivania in cui c’era la ragazza, oppure dove sapeva che lei si sarebbe seduta, se non si trovava già lì. Alle volte, quando erano soli o circondati solo da studenti di altri anni, finivano per studiare insieme, vicini, non senza distrazioni di ogni sorta ma comunque vicini. Erano piccoli gesti che, come si suole dire, qualcosa di più forte della mente o della ragione comandava loro di fare.
Meno naturale e decisamente più strano, invece, era la tendenza di Sirius a trasformarsi in cane per osservare da lontano Cornelia occuparsi delle creature magiche. Non lo faceva spesso, al massimo una volta ogni due o tre settimane e per non più che qualche minuto, ma non riusciva a farne a meno. Sapeva che Cornelia era felice, davvero felice, solo quando si trovava con quelle creature, soprattutto se era sola. Il sorriso non lasciava mai il volto della ragazza e Sirius, senza la preoccupazione di essere notato da qualcuno, poteva osservarla, sentendo di star sorridendo anche lui, dentro di sé. Qualche volta, senza accorgersene, sospirava.
Lo stesso sospiro incontrollato, leggero, e persino troppo lungo, lo colse d’improvviso mentre, seduto sulle scale poste all’esterno del castello, guardava Cornelia da lontano, intenta a camminare verso la capanna di Hagrid accompagnata da Lily. Per chissà quale battuta della rossa, Cornelia stava ridendo.
Quella volta, però, il giovane Black non era solo.
« Ma… stai sospirando? » gli domandò Remus, guardandolo in maniera strana.
Sirius, tornato con i piedi per terra, cercò di trasformare la parte finale del suo sospiro in una leggera tosse secca. Scosse il capo, « Macché! Era un rantolo ».
« Un rantolo? » domandò ancora Remus, stranito.
« Già. Sono allergico ».
« Allergico? »
Sirius annuì, ripensando al famoso pappagallo di cui gli aveva parlato Cornelia.
« Non sei mai stato allergico a nulla » obiettò Remus, non smettendo di studiare il volto dell’amico.
L’altro alzò le spalle, « Lo sarò diventato, immagino » esclamò, ma Remus non aveva intenzione di modificare la sua aria perplessa. « Che c’è? Non posso essere allergico? »
Remus lo guardò per qualche secondo, per poi sentenziare « Sei più strano del solito, Felpato ».
A Sirius scappò una risatina « Tu… voglio dire, tu che dici a me che sono strano! Questa è nuova! »
« Beh, lo sei! »
« L’unica cosa che sono è allergico! Dovrò andare da Madama Chips… »
« Addirittura? »
« Non credi? Potrebbe dirmi a cosa sono diventato allergico! Comunque, può aspettare. Succede poche volte », si mise in piedi « Andiamo a cercare Ramoso, è strano che non stesse seguendo la Evans, vero? » domandò infine, mettendosi a camminare verso la Sala Grande, sperando che il discorso fosse ufficialmente cambiato.
Remus si alzò, non rispondendo all’amico.
Ma da quando in qua si diventa improvvisamente allergici?
 
May, 1976
 
Era un caldo pomeriggio di metà maggio quando Sirius si fece coraggio e decise, per la prima volta, di raggiungere Cornelia vicino alla capanna di Hagrid senza essere un grosso cane nero.
Remus era restato nel dormitorio perché si sentiva poco bene a causa della luna, mentre James e Peter erano in biblioteca a studiare per cercare di recuperare un brutto voto di Peter preso a Pozioni, visto che ormai i G.U.F.O. erano sempre più vicini. Quale momento migliore per non essere interrogato su dove stesse andando e, soprattutto, il perché?
Sirius sapeva, grazie a una conversazione avuta un paio di giorni prima, che Cornelia si stava occupando di un Purvincolo e di un paio di Ippogrifi, ed era proprio nel grande recinto di legno costruito per quelle enormi creature alate che, da lontano, vide la ragazza. Si avvicinò a passo lungo, non dando il tempo a Cornelia di accorgersi di lui se non quando era, ormai, a poco più di tre metri dall’entrata del recinto. Uno dei due Ippogrifi alzò il muso verso il ragazzo, con  un’espressione che era tutto fuorché amichevole. Cornelia, rendendosene conto, sollevò e aprì le braccia, posizionando una mano sul petto della creatura e rivolgendo l’altra a Sirius, tentando di mantenere la calma. Quel ragazzo, pensò, era completamente folle!
« Fermo! » esclamò, tentando di non urlare. Non doveva assolutamente farsi prendere dal panico.
Il giovane si bloccò, guardandola confusa. « Cosa? »
« Sei pazzo?! »
Sirius aprì le braccia. « Ma che ho fatto? »
« Non ti muovere! » esclamò ancora lei, lasciandolo perdere mentre lui si rimetteva dritto come un soldatino, e prendendo a carezzare l’Ippogrifo. « È un amico, non vuole farvi del male » sussurrò, cercando lo sguardo dell’animale. « Ehi, piccolino? »
 « Piccolino? » sentì Sirius ridacchiare dietro di lei. Lo ignorò, non doveva perdere la concentrazione. L’Ippogrifo, finalmente, posò i suoi occhi d’ambra su di lei. Gli sorrise. « Ehi, bello. Lui è un amico. È solo un po’ sciocco, ma non vi farà nulla » sussurrò, mentre l’Ippogrifo chinava un po’ il capo per sfiorarle il viso col becco.
« Lo sai che ti sento, vero? » domandò ancora Sirius, cercando di nascondere quanto fosse incredibile vedere una creatura del genere strofinare il muso sulla ragazza. Cornelia lo ignorò ancora per qualche secondo, continuando a tranquillizzare l’Ippogrifo fino a quando non fu lui a spostare il becco.
La ragazza, infine, voltò di nuovo il viso verso Sirius. Lo guardò arrabbiata, facendo un grande respiro. « Ricordi quel gufo a Hogsmeade? »
Sirius annuì, restando fermo col resto del corpo per non farla arrabbiare di più. Quello sguardo avrebbe potuto ucciderlo.
« Bene. Questo qui » indicò con gli occhi l’Ippogrifo, non smettendo di accarezzargli il petto, « la mano te l’avrebbe direttamente staccata come se niente fosse! »
Sirius inghiottì il nulla. « Ah ».
« Già! Ora, se vuoi avvicinarti, fai un bell’inchino ».
« Un che? »
« Un inchino, forza! »
« Ma… »
« Inchinati, Sirius Black! » esclamò lei, alzando la voce. Per poco non lo fece sobbalzare. « E guarda negli occhi l’Ippogrifo, mentre lo fai. Coraggio! »
Sirius obbedì. Cercò con lo occhi quelli della creatura e, quando li incontrò, cominciò a inchinarsi.
« Più giù » gli suggerì Cornelia, e il ragazzo le obbedì ancora.
L’Ippogrifo, con grande sorpresa di Sirius, si inchinò a sua volta, in maniera molto più solenne, prima di rimettersi dritto.
« Ora torna su e avvicinati con calma. Metti in avanti un braccio e apri la mano ».
« Ma hai detto… »
« Non ti staccherà nulla » lo interruppe lei, e Sirius fece come aveva detto. « Non finchè ci sarò io, almeno » continuò, sorridendogli divertita. Il ragazzo la guardò male, avanzando di qualche passo.
« Non sei spiritosa! »
« E tu sei stato uno sciocco! » gli rispose, prendendogli la mano con quella libera.
Sirius era confuso. « Che fai? »
« Taci » sussurrò lei, avvicinando la mano del ragazzo al petto piumato della creatura. « Accarezzalo, delicatamente », spiegò, facendogli vedere il movimento che faceva lei.
Sirius la imitò, e lei gli lasciò la mano. L’Ippogrifo si stava facendo accarezzare da entrambi, con grande sorpresa del ragazzo e grandissima gioia di Cornelia, che nel frattempo cercava di non pensare al fatto che le loro mani si stavano sfiorando spesso.
La creatura si mosse, avvicinando il becco a Sirius e odorandogli i capelli. Lui sorrise spontaneamente, incredulo e affascinato, e la sua reazione provocò anche la risata dolce di Cornelia.
Quella risata.
L’Ippogrifo, ormai stanco di tutte quelle coccole, si allontanò verso il suo simile, rimasto in disparte ma sempre in allerta. Cornelia lasciò andare un grande respiro, e anche Sirius si tranquillizzò.
« Allora, neanche un grazie per averti salvato? » gli domandò lei, uscendo dal recinto.
« Pff, avevo tutto sotto controllo! »
« Io avevo tutto sotto controllo, Sirius, non tu! »
Il ragazzo alzò le spalle, mentre seguiva Cornelia verso la capanna di Hagrid. Lei si sedette su un grandissimo masso, e Sirius non ebbe timore di mettersi accanto.
« Come si chiamano quei due? » le domandò, indicando con il capo gli Ippogrifi.
« Credimi, non vuoi saperlo. Hagrid sceglie sempre dei nomi discutibili… »
« Dai, ora non puoi non dirmelo! »
Cornelia sospirò, « Justus e Bertha ».
Ovviamente, Sirius rise.
« Lo so, terribili. Però ho stilato ad Hagrid una lista dei nomi per i futuri ed eventuali cuccioli, spero la userà! »
« Justus e Bertha! » esclamò Sirius fra una risata e l’altra.
Cornelia non poté evitare di ridere insieme a lui. Non riusciva a evitarlo quasi mai.
« E non mi hai ancora ringraziato, comunque! »
« Posso ringraziarti con un dolce a Mielandia » osò proporre lui, cuor di leone.
La ragazza scosse il capo. « È tardi per andare a Hogsmeade, non ci farebbero lasciare il castello ».
Sirius dovette mordersi la lingua per non rivelarle del passaggio segreto dietro la statua della Strega Orba tramite il quale avrebbero potuto tranquillamente raggiungere il villaggio. Non era ancora il momento di saperlo, per Cornelia.
« Allora non mi resta che ringraziarti, mia prode eroina, amica degli Ippogrifi, protettrice della mia preziosa mano… devo andare avanti? »
La ragazza alzò gli occhi al cielo. « Starai mai attento a lezione? »
Come glielo diceva che, durante Cura delle Creature Magiche, preferiva soffermarsi sul suo sorriso, sempre presente?
Non glielo diceva, ovvio, limitandosi ad alzare le spalle.
« Sei incorreggibile. E se non ci fossi stata io? »
Non sarei venuto. « Oh, andiamo! Sei sempre qui, Nell! »
Cornelia si accigliò.
Oh, Merlino. Lo aveva detto ad alta voce? Era un diminutivo che aveva pensato qualche giorno prima, ma fino a quel momento era solo rimasto nella sua testa. « Cosa? » domandò lui, facendo finta di nulla.
« Nell? » ripeté lei, con un mezzo sorriso.
« Non ti piace? »
Le piaceva anche troppo. « No, è che nessuno mi ha mai chiamata così ».
« Oh, beh, se ti da fastidio…»
« No, è carino » lo interruppe, sorridendogli. Sirius la imitò. Per la barba di Merlino, pensò lei, perché anche lui era carino, tanto carino, soprattutto se sorrideva in quel modo.
Cornelia scosse il capo, tornando seria. « Comunque, visto che sei qui, dovrei chiederti una cosa ».
« Chiedi pure, oh mia salvatrice! »
Alzò gli occhi al cielo. « Smettila. È una cosa seria, credo ».
« Devo preoccuparmi? »
« Non so, in realtà non riguarda te ».
Ah. « Dimmi ».
« Beh, ecco… forse sono solo io che mi faccio mille problemi inutili, e che neanche mi riguardano, non so… »
« Quali problemi? »
« Forse non sono neanche problemi… »
« Oh, per l’amore di tutti gli Ippogrifi del mondo, parla, ti prego! »
« Mi domandavo come stesse Remus! » disse finalmente Cornelia, tutto d’un fiato.
Sirius corrugò le sopracciglia. « Remus? »
La ragazza annuì. « Sì. È da qualche mese che, insomma, noto che ogni tanto sembra non star bene ».
« … Remus? » chiese, di nuovo, Sirius.
« Remus » confermò Cornelia.
Il ragazzo non rispose, distogliendo lo sguardo. … Remus?! Tutti quei mesi, e lei pensava a Remus?
« Magari sono solo mie stupide supposizioni… » continuò lei.
Seriamente, Remus?!
« Sirius? »
Lui tornò a guardarla. Cornelia non capiva, perché sembrava avesse improvvisamente cambiato umore?
« Non dovevo chiederlo? Non volevo, in realtà. Non sono affari miei… »
Sirius scosse il capo, capendo di doverle dare, comunque, delle spiegazioni. « No, no. Ehm… sta bene. È solo di salute cagionevole, ogni tanto si becca la febbre, niente di più ».
« Davvero? »
Il ragazzo annuì.
« Oh, meno male. Davvero, sono sollevata. Ammetto che iniziavo un po’ a preoccuparmi… »
Pure. Era PURE preoccupata. « Gli comunicherò le tue preoccupazioni, allora ».
« Ma figurati, non abbiamo quasi nessun rapporto, perciò ho chiesto a te ».
Sirius sollevò un sopracciglio.
« Voglio dire, siamo amici » continuò lei. « Era solo una sciocca preoccupazione. È che lo aveva notato anche Lily e quindi… »
« Anche Lily? »
Cornelia annuì. « Già. Ci stavamo solo preoccupando per un nostro compagno, tutto qui. Non abbiamo chissà quali rapporti con Remus, non al punto di porgli una domanda così personale… per questo ho chiesto a te ».
« Perché siamo amici » ripeté Sirius.
« Non lo siamo? » domandò Cornelia, ancora stranita dal cambio di umore di Sirius.
Il ragazzo si affrettò ad annuire. « Certo! Quindi… solo una preoccupazione ».
Lei annuì.
« E… nient’altro? » si azzardò a chiedere Sirius, guardando negli occhi la ragazza, che restava confusa.
« Cos’altro dovrebbe esserci? »
Lui alzò le spalle. Stava quasi per avere il coraggio di chiederle se le piaceva Remus, quando Hagrid sbucò dalla foresta, chiamando a gran voce il nome di Cornelia.
Lei si mise in piedi. « Devo andare, avrà bisogno di una mano. Ci vediamo in Sala Comune? »
Il ragazzo annuì, alzandosi a sua volta.
« Non farti ammazzare da altre creature magiche, mentre non ci sono! » esclamò lei, allontanandosi.
Sirius sospirò, incontrollabilmente, di nuovo.
 
June, 1976
 
Mancavano solo due giorni alla fine dell’anno scolastico e tutti gli studenti avevano da poco ricevuto l’esito degli esami. Sirius, incredibilmente, era andato benissimo in quasi tutte le materie.
Cornelia, naturalmente, aveva ottimi voti in ogni materia e si era distinta rispetto a tutta la scuola in Cura delle Creature Magiche. Questo, però, non le impedì di passare uno degli ultimi pomeriggi in biblioteca.
« Non posso credere che tu sia qui! » esclamò Sirius, che aveva da poco utilizzato la Mappa del Malandrino per trovare la ragazza, non avendola vista in giro.
Cornelia alzò il viso verso il ragazzo, sorridendogli. « Mi meraviglia che tu sia qui. Non stai festeggiando con i tuoi amici? »
« Ti cercavo » ammise lui, troppo in fretta per fermarsi. « Leggi ancora quel libro? » le domandò subito Sirius, sedendosi accanto a lei, sperando di cambiare discorso. Non si era accorto del rossore sulle guance di Cornelia.
« Mi piace, e c’è sempre da imparare sugli animali fantastici! »
« Ma sarà la millesima volta che ti vedo con quel libro, lo saprai a memoria! »
« Un po’ lo so a memoria, ma Newt è il migliore ».
« Newt? »
« L’autore, Newt Scamander. Non ci credo che non sei mai attento a lezione, eppure hai avuto un buon voto! »
« Certo che sto attento! »
« Non si direbbe… » gli rispose lei, tornando a leggere. Sapeva che quel gesto lo avrebbe infastidito, e si divertiva a vederlo ammattire.
« Beh, so che studiava a Hogwarts ».
« Come mezzo mondo magico ».
Sirius tacque, ma solo per qualche secondo. « È maleducato non guardarmi mentre ti parlo, sai? »
Cornelia nascose un sorriso, sollevando lo sguardo sul ragazzo. Lo guardò per qualche secondo e, visto che lui restava stranamente in silenzio, esclamò « Se avessi qualcosa che ti piace, ti piace davvero intendo, capiresti perché non riesco a smettere di leggere questo libro ».
« Chi ti dice che non ce l’ho? » domandò spavaldo il ragazzo.
« Ah, sì? E sarebbe? »
Tu, pensò. « Il Quidditch » rispose.
« E non vorresti giocare sempre a Quidditch perché ti rende felice? »
Di nuovo, l’ennesimo, incontrollato, lungo e profondo sospiro. « Già ».
 
I due ragazzi non riuscirono a salutarsi come si deve. Sirius era sempre in compagnia dei Malandrini, e Cornelia sempre con Danica e Lily. Entrambi non avevano voglia di mostrare davanti a nessuno quel qualcosa che sentivano stesse nascendo. Qualunque cosa fosse, era solo loro, per il momento.
Una volta a Londra, però, Sirius riuscì ad incrociare lo sguardo di Cornelia, subito prima che lei riabbracciasse i suoi genitori. La ragazza lo vide, donandogli un ultimo sorriso e salutandolo con la mano. Lui le fece l’occhiolino, ricambiando il sorriso, e poi la perse di vista.
« Dovresti seriamente farti curare questa allergia, Sirius », esclamò Remus.

 
  
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