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Autore: Il corsaro nero    12/10/2020    1 recensioni
La scuola di Hogwarts è famosa in tutta l'Inghilterra, soprattutto per le sue quattro Case, da cui sono usciti streghe e maghi famosi in tutto il mondo... ma ciò che molti non sanno, è che tra quelle mura, sono nascosti incredibili e affascinanti segreti che solo quattro prescelti hanno la possibilità e il dovere di conoscerli tutti... quattro prescelti legati in maniera indissolubile fin dalla nascita...
Genere: Avventura, Azione, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Delphini Riddle, Harry Potter, Minerva McGranitt, Nuova generazione di streghe e maghi, Teddy Lupin
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Nuova generazione
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Capitolo 32: incontro imprevisto

 

“Forza, ragazzi, ci siamo quasi… secondo il cartello, manca solo un miglio a Little Hangleton…” constatò Athena, osservando il palo con due frecce, una che puntava verso Great Hangleton e l’altra verso Little Hangleton, la loro destinazione.

“Meno male… fra parentesi, sono un po’ stanco…” commentò Gal, sedendosi pesantemente per terra, subito imitato da Victoire.

In fondo, avevano camminato per tutto il pomeriggio, fermandosi solo per pranzare e per telefonare alla signora Weasley attraverso il cellulare di Teddy, per farle credere che fossero arrivati e che stavano facendo una camminata, assieme agli altri ragazzi del campeggio di Delphini.

“Forza, lumache. Ancora qualche passo e saremo arrivati.” Fece, con un sorriso divertito, Teddy, prendendo per mano i due amici e facendoli rialzare.

Il gruppo continuò a camminare, di fianco ad alte siepi aggrovigliate finché, davanti a loro, non comparve un sentiero ripido che scendeva per la collina che si allontanava dalla strada principale.

“Ecco, seguendo quel sentiero, arriveremo a Little Hangleton.” Annunciò Athena, sempre continuando a guardare la cartina.

Il gruppo, immediatamente, seguì le indicazioni della giovane Corvonero e si trovò davanti ad un’ampia vallata con un piccolo villaggio annidato tra due colline, le cui luci delle varie abitazioni facevano brillare la valle.

“Cavoli, che bel posto… non è tanto male… è solo un po’ isolato dal mondo…” commentò Oliver, mentre Victoire annuiva: “Proprio per questo attira le persone poco raccomandabili come quel Mundungus Fletcher…”

Mentre i due amici parlavano, Athena spostò lo sguardo e notò sulla collina dall’altra parte della valle c’era una dimora posta davanti ad un prato terribilmente incolto, infatti l’erba era parecchio alta, segno che nessuno la tagliava da anni.

Incuriosita, la ragazza prese il binocolo dal suo zaino e si mise ad osservarla con molta attenzione.

“Qualcosa non va, Athena?” domandò, incuriosito, Teddy e l’amica rispose, passandogli lo strumento: “Guarda quella grande villa laggiù.”

Teddy osservò, in silenzio, la casa, per poi esclamare, esterrefatto: “Ma quella è la casa dei Riddle, dove è avvenuto l’omicidio! La riconosco dalla foto che c’era in quel sito babbano che raccontava il caso dei Riddle.”

“Sì, è proprio lei, anche se un po’ malconcia… ma, dopotutto, nessuno la gestisce più dal fattaccio…” commentò Athena, mettendo il binocolo nello zaino, mentre Victoire annuiva: “Già… chi vuoi che vada a vivere in una casa dove si è consumato un delitto irrisolto?”

“Io!” esclamò Gal, alzando con energia la mano, mentre Oliver scuoteva con decisione la testa: “Io no di certo!”

Dopo aver lanciato un’occhiata distratta alla casa, Victoire domandò: “Cosa facciamo? Andiamo in paese a cercare una stanza per la notte?”

“Ma neanche per sogno! Io voglio andare a caccia di fantasmi!” protestò Gal, mentre Oliver esclamava, seccato: “Io, in quella villa, non ci metto piede!”

“Rilassati, Olly… il fantasma di Bellatrix Lestrange è stato avvistato in quella foresta. Facciamo un semplice sopralluogo e, poi, ce ne andiamo in paese a cercarci una bella stanza.”

Dopo aver detto quelle parole, Gal s’inoltrò nella cupa e lugubre foresta di fianco a loro, seguito dagli altri e dal borbottio di Oliver: “E’ una pessima, pessima idea… finiremo nei guai…”

Il gruppo s’incamminò lentamente dentro il bosco e, quasi subito, le alte fronde degli alberi oscurarono il cielo notturno e la splendida luna che brillava nel cielo, facendo calare attorno al gruppo un buio inquietante.

D’istinto, Gal tirò fuori la bacchetta, pronto ad illuminare la zona, ma Teddy, prontamente lo fermò: “No, fermati! Ti ricordo che non siamo a scuola!”

“Hai ragione! Grazie, Teddy… per poco non facevo una gigantesca stupidaggine…”

“Di niente…” lo rassicurò Teddy, mentre rifletteva sul fatto che, se fosse stata lì, Delphini gli avrebbe detto un bel “Come al solito.” Alla precedente affermazione di Gal…

In quel preciso istante Teddy notò che la spalla di Gal si alzò un attimo, per poi ritornare al suo posto.

Scrollò le spalle, deciso ad ignorare la cosa, quando, ad un tratto, Gal si fermò di scatto.

Teddy fece per fare una domanda all’amico, ma egli prontamente, mise l’indice davanti alla bocca, in modo da far silenzio.

Teddy allungò la testa e vide qualcosa che lo fece restare di sasso.

In mezzo al prato c’erano due serpenti che si guardavano negli occhi, sibilando lentamente e, a volte, anche muovendo la testa.

“Ma cosa stanno facendo?” domandò, senza parole, Teddy, mentre Oliver commentava: “Sembra che stiano parlando tra di loro…”

“Non ho mai visto dei serpenti agire in questo modo, è… strano…”

“A chi lo dici… cerchiamo di allontanarci in silenzio…”

Ma, proprio in quel preciso istante, un potente urlo di paura troppo vicino a loro irruppe nel silenzio notturno, facendo tremare le foglie e perforando i timpani dei poveri malcapitati.

Il gruppo si voltò, incredulo, e vide Victoire che scappava a tutta velocità, terrorizzata.

Immediatamente, Teddy le corse dietro, in modo da tranquillizzarla e, soprattutto, calmarla prima che svegliasse l’intero paese con le sue urla.

“Ahi… per poco non mi ha reso sordo, quella ragazzina… ma che razza di volume ha?!” commentò Gal, massaggiandosi l’orecchio, mentre Oliver, leggermente preoccupato, diceva: “Gal… credo che dobbiamo preoccuparci di altre cose… molto più serie!”

Il rosso abbassò lo sguardo e vide i due serpenti che avevano girato la testa nella loro direzione e che stavano strisciando verso di loro, mentre altri quattro serpenti li raggiungevano.

“E’ meglio se ce ne andiamo! Quelle bestiacce fanno sul serio!” fece Athena, mentre Oliver dichiarava, con un tono da precisino: “Sono solo dei serpenti. Anche loro sono degli animali. Non è carino definirli in questa maniera…”

“Oliver, facci la predica più tardi! Dobbiamo andarcene, adesso!” lo bloccò Athena, prendendolo per un braccio e allontanandolo dai rettili, mentre Gal, incurante dei serpenti, prendeva il suo flauto dal suo zaino.

“Gal, che diavolo stai facendo?!” gli urlò, incredula, Athena e il rosso rispose: “Non preoccuparti, ragazza. Sistemo quei biscioni una volta per tutte!”

“Gal, lascia perdere! So già che la tua idea non porterà a niente di buono!”

“E invece no! Sta a guardare…”

Con un sorriso di completa fiducia, il Grifondoro cominciò a suonare, ma dal flauto uscì un suono paragonale allo stridio di un gesso sulla lavagna, se non peggiore.

Immediatamente, Athena e Oliver si tapparono le orecchie.

“Misericordia, è proprio negato in musica… non mi meraviglia che la sua famiglia gli abbia nascosto il flauto…” borbottò, seccata, Athena, per poi guardare i serpenti.

Se Gal sperava che il suono facesse scappare quelle bestiacce, aveva proprio preso un granchio.

Infatti, non solo i rettili erano rimasti lì, ma se ne era persino aggiunti degli altri.

La cosa più preoccupante, era il fatto che sembravano tutti furibondi per tutto quel baccano insopportabile e, non poteva di certo dargli torto…

Se si fosse trovata al loro posto, anche lei avrebbe avuto qualcosa da ridire…

“Gal, andiamocene! E di corsa!” dichiarò la Corvonero, prendendo Gal per un braccio, facendo finire una volta per tutte quell’orribile concerto “Quei serpenti sembrano morire dalla voglia di attaccarti solo per farti smettere di suonare!”

“Accidenti, speravo di riuscire ad ipnotizzarli col mio flauto!”

“Stavi cercando d’ipnotizzarli?!”

“Certo! Ho visto in tv, una volta, un documentario ambientato in India e c’erano i fachiri che facevano muovere i serpenti suonando il flauto.”

Facendo un sospiro d’esasperazione, Athena cominciò a correre, seguita dai due amici.

Pochi secondi dopo, Oliver si voltò ed esclamò: “I serpenti ci stanno ancora inseguendo! Dobbiamo fare qualcosa, e al più presto!”

Athena alzò lo sguardo e vide un albero con un ramo piuttosto basso e che pareva parecchio robusto.

“Tutti su quell’albero, presto!” esclamò la ragazza, aggrappando il ramo e salendo, subito imitata da Gal.

“Potreste darmi una mano, per favore? Non sono molto bravo ad arrampicarmi…” domandò, nervoso, Oliver e, immediatamente, Athena e Gal lo presero per le mani e lo tirarono su, qualche minuto prima che i serpenti arrivassero all’albero.

“Salvi…” sussurrò Gal, mentre Athena commentava, guardando in basso: “Magari! I serpenti hanno circondato l’albero!”

“Intrappolati su un albero e circondati dai serpenti… questa merita l’Oscar…” borbottò Oliver, aggrappandosi forte all’albero, mentre il rosso dichiarava: “Niente paura, li mando via col mio flauto.”

“Non provarci!” gli gridarono, nello stesso istante, Athena e Oliver.

 

“Sai, non credevo che ci avresti riprovato…” disse il serpente dalla brillante pelle verde alla ragazzina coi capelli argentati che, mentre si metteva un asciugamano sulla testa, dichiarò: “Ehi, guarda che i miei capelli hanno bisogno di una lavata, ogni tanto… mi danno un fastidio i capelli unti… vorrei proprio sapere chi potrebbe reggere dei capelli non lavati…”

Proprio in quel momento, si sentì un urlo femminile così forte, da far sobbalzare entrambi.

“Ma che cavolo…?” sibilò la ragazzina, mentre smetteva di asciugare i capelli umidi, e il serpente commentò: “A giudicare dalle vibrazioni, si direbbe una ragazzina spaventata…”

“Deve aver incontrato gli altri… quanto odio i ficcanaso…”

Mentre finiva la frase, la giovane si legò i lunghi capelli in un’alta coda di cavallo.

“Come mai ti leghi i capelli? Non si tratta di un adulto del Ministero…”

“Meglio non rischiare, Asmodeus… potrebbe riconoscermi lo stesso. Questo è uno dei grandi vantaggi dell’essere la copia vivente di mia madre…”

Dopo essersi ficcata un berretto da baseball in testa, la ragazzina si diresse verso le urla, ma non appena svoltò un angolo si scontrò malamente con una cosa veloce e pesante che veniva nella sua direzione e che, soprattutto, era parecchio agitata e nervosa.

“Ehi, staccati! E, soprattutto, piantala di urlare! Mi stai forando i timpani!” protestò, furibonda, la giovane, cercando di levarsi di dosso la ragazzina bionda ed urlante.

“Ehi, guarda chi c’è…” sussurrò, divertito, il serpente e la ragazzina alzò lo sguardo.

Davanti a lei c’era un ragazzino suo coetaneo con una torcia elettrica babbana che riconobbe immediatamente grazie ai capelli blu.

“Teddy?” fece, incredula, la giovane, mentre, nello stesso istante, l’altro domandava, sbigottito allo stesso modo: “Delphini?”

I due ragazzi si fissarono un attimo in silenzio allibiti, dato che nessuno dei due si aspettava di trovare l’altro, ma, alla fine, Delphini domandò: “Teddy, potresti staccarmi questa ragazzina di dosso, prima che perda del tutto l’udito, grazie?”

“Subito… su, Vicky, calmati…” cercò di calmarla il dodicenne coi capelli blu, ma ci volle un quarto d’ora, per farla staccare da Delphini, la cui prima frase che disse fu: “Alla buon’ora!”

Mentre si risistemava il cappello e lo zaino, la ragazzina sentì Teddy chiederle: “Scusa, Delphini… ma tu che ci fai qui?”

“Cosa ci faccio io qui? Sono in vacanza, no? Piuttosto, che ci fai tu qui? Se non sbaglio, dovevi essere alla Tana con gli altri.” Rispose, con assoluta semplicità, la ragazzina e, con leggero imbarazzo, l’altro ammise: “Beh… diciamo che… siamo a caccia di fantasmi…”

“Scusa, Teddy, ma chi è questa?” domandò, in quel momento, la ragazzina bionda e Teddy spiegò: “Questa è la mia amica Delphini, di cui ti ho parlato…”

“Ma non doveva essere in campeggio?”

“Hai detto bene, Victoire… doveva.”

Proprio in quel momento, si sentì un orrendo suono identico a quello del gesso sulla lavagna.

“Prima le urla e adesso questo?! Ma che cavolo sta succedendo stanotte?!” sbraitò Delphini, tappandosi le orecchie, mentre Teddy dichiarava: “Temo che sia Gal che sta suonando il flauto…”

“Gal?! C’è anche quel deficiente?!”

“Sì, assieme a Oliver e ad Athena…”

“Ah, adesso capisco… ha visto i ragazzi e sta cercando d’ipnotizzarli come nei cartoni animati… che imbecille…”

“I ragazzi?! Ti riferisci a quei brutti e schifosi serpenti?!” domandò, allibita, Victoire, e Delphini, seccata, rispose: “Ehi, non insultarli! Io trovo i serpenti delle creature affascinanti e parecchio incomprese!”

Immediatamente, Victoire si voltò verso Teddy e chiese: “E questa qui sarebbe la ragazza che avrei voluto conoscere?!”

“Beh, sì… ma sono certo che, a parte la faccenda dei serpenti, avete molto in comune…” iniziò Teddy, mentre le due, nello stesso istante, domandavano: “Cosa?”

“Ehm… qual è la vostra materia preferita?”

“Erbologia!” esclamò, subito, Victorie, mentre Delphini, contemporaneamente, dichiarava: “Difesa contro le Arti Oscure.”

Non appena ebbero detto quelle parole, le due si voltarono a fissarsi, incredule.

Dopo qualche secondo, entrambe chiesero all’altra: “Ma come ti fa a piacere quella materia?! Io la trovo orribile! Anzi, è la materia che odio di più!”

“Calme, ragazze…” cercò di calmarle il Tassorosso “Provate a dire un’altra materia che vi piace…”

“Pozioni.” Rispose Delphini, mentre Victoire dichiarava: “Volo!”

Subito, le due esclamarono: “Ma lo fai apposta a dire la materia che odio?! Dopo quella di prima, è la seconda che non sopporto!”

“E… dove vi piace andare in vacanza?”

“Mare!” dichiarò Victoire, mentre l’altra rispondeva: “Montagna.”

“Cosa vi piace fare al mare?”

“Prendere il sole! Così ho la tintarella!”

“Immergermi e nuotare. Così sto a contatto col mio elemento.”

“E in montagna?”

“Sciare!”

“Passeggiata rilassante se c’è caldo, restare in albergo se c’è la neve. Soffro il freddo.”

“Festa preferita?”

“Natale! Ci sono i regali e tutta la famiglia al gran completo!”

“Halloween. Adoro i mostri e le cose soprannaturali.”

“Genere di film preferito?”

“Romantico. Due persone che s’incontrano e s’innamorano…”

“Frena il discorso, carina, o mi verrà il diabete. Io preferisco di gran lunga un bel giallo, coi delitti e i misteri. Meno polpettone romantico c’è, meglio è!”

“Animale preferito?”

“I coniglietti! Sono così carini…”

“I serpenti. Ho una certa affinità con loro…”

“Cosa volete fare da grandi?”

“Mi piacerebbe diventare una guaritrice del San Mungo. La vita avventurosa e piena di pericoli non fa per me.”

“Un Auror, ovviamente!”

“Momento della giornata preferito?”

“Una bella giornata luminosa! L’ideale per divertirsi e andare in giro!”

“La notte. Un vero toccasana per chi, come me, ama stare da solo e riflettere.”

“Vi piace più l’alba o il tramonto?”

“L’alba. Il momento perfetto per iniziare la giornata!”

“Il tramonto.”

“Colore preferito?”

“Bianco! E’ così luminoso… e, poi, è il colore delle spose!”

“Non sei un po’ troppa piccola per queste cose? Comunque, io preferisco il nero. E’ il colore perfetto per nascondere le macchie di qualunque tipo…”

“Siete destrimane o mancine?”

“Io uso la destra!”

“Mancina.”

Teddy fece un sospiro e dichiarò: “Mi arrendo. Voi due siete completamente diverse. Non riuscite a prendervi in nessun modo…”

“E non farci prendere, no?” gli ricordò Delphini, per poi notare: “Sbaglio o quella suonata da quattro soldi è finalmente finita?”

In effetti, era appena il calato il silenzio, ma ciò, per Teddy e Victoire non preannunciava nulla di buono…

“Non sarà che quegli orripilanti rettili se lo sono mangiato?!” domandò, preoccupata, la ragazzina, ma Delphini sbuffò: “I miei serpenti hanno solo il compito di spaventare gli intrusi, non di morderli o mangiarli. Anche perché, Gal sarebbe troppo indigesto per loro… comunque, per sicurezza, manderò in avanscoperta Asmodeus.”

“E chi è questo Asmodeus?”

“Lui.”

Victoire guardò nella direzione e sbiancò di colpo.

Fece per aprire la bocca per mettersi di nuovo ad urlare, ma, prontamente, Teddy le tappò la bocca con le mani.

Un lungo serpente, le cui scaglie brillavano alla luce della luna, uscì da un cespuglio e si diresse, senza battere ciglio, nella direzione in cui erano venuti i due.

Una volta che fu sparito, Teddy lasciò la bocca di Victoire e la ragazzina, ancora sconvolta, domandò: “Ma… ma chi diavolo era quella bestia?!”

“Quella bestia è Asmodeus, il mio animale domestico.” Dichiarò, lievemente seccata, la più grande, mentre l’altra sbottava: “Ma chi ha un serpente come animale domestico?!”

“Io.”

“Beh, sei l’unica in tutto l’universo!!!”

“Ragazze, diamoci un taglio, per favore…” le bloccò Teddy, in modo da evitare un’altra litigata “Seguiamo il serpente e troviamo gli altri e anche alla svelta.”

I tre si diressero nella direzione dov’era strisciato Asmodeus e, quasi subito, sentirono dei sibili che fecero sbiancare Victoire, la quale, immediatamente, afferrò il braccio di Teddy per la paura.

“Voi aspettate qui. Mi occupo io dei serpenti, mi conoscono e so come prenderli.” Dichiarò Delphini, allontanandosi dal duo.

Una volta che fu abbastanza lontana, la ragazzina si guardò intorno per poi sussurrare: “Asmodeus, vieni qui.”

Pochi secondi dopo, il serpente raggiunse la padrona, domandole: “Sì, Delphini?”

“Come vanno le cose?”

“Benissimo, anzi, sono molto divertenti.”

“In che senso?”

“Beh, i tuoi amici si sono arrampicati su un albero per sfuggire ai ragazzi. Ti assicuro, fa morire dal ridere quella scena…”

“Ottimo, va da loro e dirgli di andarsene. Se lo faranno, li porterò alla villa dei Riddle. Sono sicura che sarà piena di topi…”

“Vado.”

Delphini rimase nascosta dietro all’albero, mentre Asmodeus si avvicinava alla decina di serpenti che circondavano un albero con tre ragazzi in cima.

Non appena lo videro, tutti i serpenti si misero a fissarlo, mentre lui sibilava il suo messaggio.

Anche se parecchi dei rettili erano piuttosto seccati, cominciarono ad allontanarsi dall’albero strisciando, finché non rimase solo Asmodeus, il quale cominciò ad osservare, in completo silenzio, i tre ragazzini sull’albero.

“Cavoletti fritti, siamo salvi…” sospirò, di sollievo, Gal, mentre Oliver faceva notare: “Ti ricordo che c’è ancora quel serpente…”

“Beh, ha mandato via i suoi compari… forse è dalla nostra parte…”

Dopo aver detto quelle parole, Gal scese dalla pianta e, senza alcuna paura, diede delle pacche sulla testa liscia di Asmodeus, il quale sgranò gli occhi dallo stupore, dicendogli, con un grande sorriso: “Bravo, serpente.”

Proprio in quel momento, si udì una risata divertita e il rosso si voltò, vedendo una figura minuta uscire dal folto del bosco, che disse: “Non ti smentisci mai, eh, Gal?”

Non appena la figura si fu avvicinata, venendo illuminata dalla luce lunare, Gal sgranò gli occhi e fece, incredulo: “Delphi?!”

“In carne ed ossa.” Ridacchiò la ragazzina, mentre si avvicinava al trio “Meno male che ero nei paraggi, altrimenti i miei amici vi avrebbero mangiato.”

“Quelle… quelle bestiacce insopportabili sono tuoi amici?!”

“Lo sapete, no, che ho rapporto molto speciale con i serpenti…”

“Beh, la prossima volta, mettigli una bella museruola! Sembravano davvero affamati!”

“Oppure, molto semplicemente, volevano far finire il tuo terribile concerto…”

Sentendo ciò, Gal fece una faccia lievemente offesa.

Si erano ritrovati solo da un minuto e, come al solito, lo stava insultando…

Delphi non si smentiva proprio mai…

Improvvisamente, Gal fece una faccia allibita e domandò: “Ma… tu cosa ci fai qui? Tu dovevi essere in campeggio! Hai detto che andavi in campeggio!”

“Sveglia, ho mentito.”

“Hai… mentito?!”

“Certo, allocco. Rischiavo di passare l’estate con quella vecchia arpia della Rowle! Quella a malapena riesce ad alzarsi dal letto per fare la spesa, figuriamoci se mi portava in vacanza! Credimi, non è per niente piacevole passare intere giornate a far zapping col telecomando, ignorare il baccano dei marmocchi dello stabile e, soprattutto, non poter far magie! Così, ho ideato il mio splendido e articolato piano di bugie e mezze verità per potermene andare in vacanza… peccato che siete apparsi voi mentecatti a mandare a monte tutto quanto!”

“E… cosa hai detto alla Rowle per nasconderle il fatto che andavi in vacanza?” domandò, leggermente preoccupato, Oliver e Delphini rivelò: “Le ho detto che andavo con voi alla Tana, no? Ah, a proposito… vedete di non rivelarle come l’ho fregata!”

“Ma non dovevamo dirlo noi a lei?” sussurrò, esasperato, Oliver, mentre Athena chiedeva: “Aspetta… non mi dire che sei stata tu a salire sul Nottetempo col mio nome e cognome!”

“Proprio così. Non potevo di certo rischiare che quel bigliettaio sciroccato sbandierasse ai quattro venti che io ero salita sull’autobus completamente da sola… così gli ho detto il tuo.”

“Ma… Stan Picchetto ha detto che la ragazza che si era presentata come Athena Doyle aveva i capelli rossi…”

“Li avevo rossi, in quel momento.”

“In quel momento? Ma che intendi?”

Mentre si sistemava una ciocca di capelli azzurri dietro all’orecchio, Delphini ammise: “Ho usato la trasfigurazione Colovaria per farli diventare rossi per un po’, dato che il colore naturale dei miei splendidi capelli è fin troppo appariscente…”

“La trasfigurazione Colovaria?! Ma… viene fatta al quarto anno!” esclamò, allibita, Athena, mentre Oliver si accorgeva: “Aspetta… hai fatto della magia fuori dalla scuola?! E’ proibito fare magie fuori dalla scuola!”

“Già, e non mi hanno beccata.”

“Mio padre mi ha detto che tutti i minorenni che compiono magie, vengono subito beccati, grazie alla traccia magica! E lui lavora all’Ufficio Applicazione della legge sulla magia, quindi le cose le sa! Come… come hai fatto a…”

“La traccia magica? Ah, quella roba si può facilmente infinocchiare, sai?”

“E come?”

“Beh, già in un’abitazione di maghi è seriamente difficile, capire chi è che fa magie… immagina a Diagon Alley…”

“Hai cambiato colore di capelli a Diagon Alley?!”

“E non solo, amico! Ho provato tutti, e quando dico tutti intendo proprio tutti, gli incantesimi e le pozioni del secondo anno nascosta nel bagno del ‘Paiolo magico’, riuscendoci. Se non fosse che mi stanerebbero di sicuro qui, te lo dimostrerei seduta stante.”

I tre ragazzi si guardarono allibiti.

Sapevano già dall’anno scorso che Delphini era un tipetto temerario, determinato e pieno zeppo di sorprese, ma questa… era semplicemente troppo.

Incurante degli sguardi dei compagni, Delphini diede un’occhiata al suo orologio da polso e dichiarò: “Beh, è ora di nanna. E’ già piuttosto tardi… che avete in programma di fare?”

“Pensavamo di andare giù in paese a trovare una stanza…” cominciò Gal, ma Delphini lo interruppe: “Così vi fate notare da tutti. Potreste venire a stare da me.”

“Venire da te? In che senso?”

“C’è una vecchia catapecchia abbandonata da quella parte. E’ isolata e nessuno ci va mai, perciò è perfetta. Da quel che so, apparteneva ad un vecchio straccione mezzo matto che ci viveva lì con i suoi figli. Se ci stringiamo un po’, potremmo anche farcela…”

“Ottimo, vado ad avvisare Teddy e Victoire, poi puoi portarci in quell’abitazione!”

“Ok, ma vi avverto fin da subito… è un po’ malconcia, quindi non fate gli schizzinosi.”

   
 
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