Capitolo
32: incontro
imprevisto
“Forza,
ragazzi, ci siamo
quasi… secondo il cartello, manca solo un miglio a Little
Hangleton…” constatò
Athena, osservando il palo con due frecce, una che puntava verso Great
Hangleton e l’altra verso Little Hangleton, la loro
destinazione.
“Meno
male… fra parentesi,
sono un po’ stanco…” commentò
Gal, sedendosi pesantemente per terra, subito
imitato da Victoire.
In
fondo, avevano camminato
per tutto il pomeriggio, fermandosi solo per pranzare e per telefonare
alla
signora Weasley attraverso il cellulare di Teddy, per farle credere che
fossero
arrivati e che stavano facendo una camminata, assieme agli altri
ragazzi del
campeggio di Delphini.
“Forza,
lumache. Ancora
qualche passo e saremo arrivati.” Fece, con un sorriso
divertito, Teddy,
prendendo per mano i due amici e facendoli rialzare.
Il
gruppo continuò a
camminare, di fianco ad alte siepi aggrovigliate finché,
davanti a loro, non
comparve un sentiero ripido che scendeva per la collina che si
allontanava
dalla strada principale.
“Ecco,
seguendo quel
sentiero, arriveremo a Little Hangleton.” Annunciò
Athena, sempre continuando a
guardare la cartina.
Il
gruppo, immediatamente,
seguì le indicazioni della giovane Corvonero e si
trovò davanti ad un’ampia
vallata con un piccolo villaggio annidato tra due colline, le cui luci
delle varie
abitazioni facevano brillare la valle.
“Cavoli,
che bel posto… non è
tanto male… è solo un po’ isolato dal
mondo…” commentò Oliver, mentre
Victoire
annuiva: “Proprio per questo attira le persone poco
raccomandabili come quel
Mundungus Fletcher…”
Mentre
i due amici parlavano,
Athena spostò lo sguardo e notò sulla collina
dall’altra parte della valle
c’era una dimora posta davanti ad un prato terribilmente
incolto, infatti
l’erba era parecchio alta, segno che nessuno la tagliava da
anni.
Incuriosita,
la ragazza prese
il binocolo dal suo zaino e si mise ad osservarla con molta attenzione.
“Qualcosa
non va, Athena?”
domandò, incuriosito, Teddy e l’amica rispose,
passandogli lo strumento: “Guarda
quella grande villa laggiù.”
Teddy
osservò, in silenzio,
la casa, per poi esclamare, esterrefatto: “Ma quella
è la casa dei Riddle, dove
è avvenuto l’omicidio! La riconosco dalla foto che
c’era in quel sito babbano
che raccontava il caso dei Riddle.”
“Sì,
è proprio lei, anche se
un po’ malconcia… ma, dopotutto, nessuno la
gestisce più dal fattaccio…”
commentò Athena, mettendo il binocolo nello zaino, mentre
Victoire annuiva:
“Già… chi vuoi che vada a vivere in una
casa dove si è consumato un delitto
irrisolto?”
“Io!”
esclamò Gal, alzando
con energia la mano, mentre Oliver scuoteva con decisione la testa:
“Io no di
certo!”
Dopo
aver lanciato
un’occhiata distratta alla casa, Victoire domandò:
“Cosa facciamo? Andiamo in
paese a cercare una stanza per la notte?”
“Ma
neanche per sogno! Io
voglio andare a caccia di fantasmi!” protestò Gal,
mentre Oliver esclamava,
seccato: “Io, in quella villa, non ci metto piede!”
“Rilassati,
Olly… il fantasma
di Bellatrix Lestrange è stato avvistato in quella foresta.
Facciamo un
semplice sopralluogo e, poi, ce ne andiamo in paese a cercarci una
bella
stanza.”
Dopo
aver detto quelle
parole, Gal s’inoltrò nella cupa e lugubre foresta
di fianco a loro, seguito
dagli altri e dal borbottio di Oliver: “E’ una
pessima, pessima idea… finiremo
nei guai…”
Il
gruppo s’incamminò
lentamente dentro il bosco e, quasi subito, le alte fronde degli alberi
oscurarono il cielo notturno e la splendida luna che brillava nel
cielo,
facendo calare attorno al gruppo un buio inquietante.
D’istinto,
Gal tirò fuori la
bacchetta, pronto ad illuminare la zona, ma Teddy, prontamente lo
fermò: “No,
fermati! Ti ricordo che non siamo a scuola!”
“Hai
ragione! Grazie, Teddy…
per poco non facevo una gigantesca stupidaggine…”
“Di
niente…” lo rassicurò
Teddy, mentre rifletteva sul fatto che, se fosse stata lì,
Delphini gli avrebbe
detto un bel “Come al solito.” Alla precedente
affermazione di Gal…
In
quel preciso istante Teddy
notò che la spalla di Gal si alzò un attimo, per
poi ritornare al suo posto.
Scrollò
le spalle, deciso ad
ignorare la cosa, quando, ad un tratto, Gal si fermò di
scatto.
Teddy
fece per fare una
domanda all’amico, ma egli prontamente, mise
l’indice davanti alla bocca, in
modo da far silenzio.
Teddy
allungò la testa e vide
qualcosa che lo fece restare di sasso.
In
mezzo al prato c’erano due
serpenti che si guardavano negli occhi, sibilando lentamente e, a
volte, anche
muovendo la testa.
“Ma
cosa stanno facendo?”
domandò, senza parole, Teddy, mentre Oliver commentava:
“Sembra che stiano
parlando tra di loro…”
“Non
ho mai visto dei
serpenti agire in questo modo, è…
strano…”
“A
chi lo dici… cerchiamo di
allontanarci in silenzio…”
Ma,
proprio in quel preciso
istante, un potente urlo di paura troppo vicino a loro irruppe nel
silenzio
notturno, facendo tremare le foglie e perforando i timpani dei poveri
malcapitati.
Il
gruppo si voltò,
incredulo, e vide Victoire che scappava a tutta velocità,
terrorizzata.
Immediatamente,
Teddy le
corse dietro, in modo da tranquillizzarla e, soprattutto, calmarla
prima che svegliasse
l’intero paese con le sue urla.
“Ahi…
per poco non mi ha reso
sordo, quella ragazzina… ma che razza di volume
ha?!” commentò Gal,
massaggiandosi l’orecchio, mentre Oliver, leggermente
preoccupato, diceva:
“Gal… credo che dobbiamo preoccuparci di altre
cose… molto più serie!”
Il
rosso abbassò lo sguardo e
vide i due serpenti che avevano girato la testa nella loro direzione e
che
stavano strisciando verso di loro, mentre altri quattro serpenti li
raggiungevano.
“E’
meglio se ce ne andiamo!
Quelle bestiacce fanno sul serio!” fece Athena, mentre Oliver
dichiarava, con
un tono da precisino: “Sono solo dei serpenti. Anche loro
sono degli animali.
Non è carino definirli in questa
maniera…”
“Oliver,
facci la predica più
tardi! Dobbiamo andarcene, adesso!” lo bloccò
Athena, prendendolo per un
braccio e allontanandolo dai rettili, mentre Gal, incurante dei
serpenti,
prendeva il suo flauto dal suo zaino.
“Gal,
che diavolo stai
facendo?!” gli urlò, incredula, Athena e il rosso
rispose: “Non preoccuparti,
ragazza. Sistemo quei biscioni una volta per tutte!”
“Gal,
lascia perdere! So già
che la tua idea non porterà a niente di buono!”
“E
invece no! Sta a
guardare…”
Con
un sorriso di completa
fiducia, il Grifondoro cominciò a suonare, ma dal flauto
uscì un suono paragonale
allo stridio di un gesso sulla lavagna, se non peggiore.
Immediatamente,
Athena e
Oliver si tapparono le orecchie.
“Misericordia,
è proprio
negato in musica… non mi meraviglia che la sua famiglia gli
abbia nascosto il
flauto…” borbottò, seccata, Athena, per
poi guardare i serpenti.
Se
Gal sperava che il suono
facesse scappare quelle bestiacce, aveva proprio preso un granchio.
Infatti,
non solo i rettili
erano rimasti lì, ma se ne era persino aggiunti degli altri.
La
cosa più preoccupante, era
il fatto che sembravano tutti furibondi per tutto quel baccano
insopportabile
e, non poteva di certo dargli torto…
Se
si fosse trovata al loro
posto, anche lei avrebbe avuto qualcosa da ridire…
“Gal,
andiamocene! E di
corsa!” dichiarò la Corvonero, prendendo Gal per
un braccio, facendo finire una
volta per tutte quell’orribile concerto “Quei
serpenti sembrano morire dalla
voglia di attaccarti solo per farti smettere di suonare!”
“Accidenti,
speravo di
riuscire ad ipnotizzarli col mio flauto!”
“Stavi
cercando d’ipnotizzarli?!”
“Certo!
Ho visto in tv, una
volta, un documentario ambientato in India e c’erano i
fachiri che facevano
muovere i serpenti suonando il flauto.”
Facendo
un sospiro
d’esasperazione, Athena cominciò a correre,
seguita dai due amici.
Pochi
secondi dopo, Oliver si
voltò ed esclamò: “I serpenti ci stanno
ancora inseguendo! Dobbiamo fare
qualcosa, e al più presto!”
Athena
alzò lo sguardo e vide
un albero con un ramo piuttosto basso e che pareva parecchio robusto.
“Tutti
su quell’albero,
presto!” esclamò la ragazza, aggrappando il ramo e
salendo, subito imitata da
Gal.
“Potreste
darmi una mano, per
favore? Non sono molto bravo ad arrampicarmi…”
domandò, nervoso, Oliver e,
immediatamente, Athena e Gal lo presero per le mani e lo tirarono su,
qualche
minuto prima che i serpenti arrivassero all’albero.
“Salvi…”
sussurrò Gal, mentre
Athena commentava, guardando in basso: “Magari! I serpenti
hanno circondato
l’albero!”
“Intrappolati
su un albero e
circondati dai serpenti… questa merita
l’Oscar…” borbottò Oliver,
aggrappandosi
forte all’albero, mentre il rosso dichiarava:
“Niente paura, li mando via col
mio flauto.”
“Non
provarci!” gli
gridarono, nello stesso istante, Athena e Oliver.
“Sai,
non credevo che ci
avresti riprovato…” disse il serpente dalla
brillante pelle verde alla ragazzina
coi capelli argentati che, mentre si metteva un asciugamano sulla
testa,
dichiarò: “Ehi, guarda che i miei capelli hanno
bisogno di una lavata, ogni
tanto… mi danno un fastidio i capelli unti…
vorrei proprio sapere chi potrebbe
reggere dei capelli non lavati…”
Proprio
in quel momento, si
sentì un urlo femminile così forte, da far
sobbalzare entrambi.
“Ma
che cavolo…?” sibilò la
ragazzina, mentre smetteva di asciugare i capelli umidi, e il serpente
commentò: “A giudicare dalle vibrazioni, si
direbbe una ragazzina spaventata…”
“Deve
aver incontrato gli
altri… quanto odio i ficcanaso…”
Mentre
finiva la frase, la
giovane si legò i lunghi capelli in un’alta coda
di cavallo.
“Come
mai ti leghi i capelli?
Non si tratta di un adulto del Ministero…”
“Meglio
non rischiare,
Asmodeus… potrebbe riconoscermi lo stesso. Questo
è uno dei grandi vantaggi
dell’essere la copia vivente di mia
madre…”
Dopo
essersi ficcata un
berretto da baseball in testa, la ragazzina si diresse verso le urla,
ma non
appena svoltò un angolo si scontrò malamente con
una cosa veloce e pesante che
veniva nella sua direzione e che, soprattutto, era parecchio agitata e
nervosa.
“Ehi,
staccati! E,
soprattutto, piantala di urlare! Mi stai forando i timpani!”
protestò, furibonda,
la giovane, cercando di levarsi di dosso la ragazzina bionda ed urlante.
“Ehi,
guarda chi c’è…”
sussurrò, divertito, il serpente e la ragazzina
alzò lo sguardo.
Davanti
a lei c’era un
ragazzino suo coetaneo con una torcia elettrica babbana che riconobbe
immediatamente grazie ai capelli blu.
“Teddy?”
fece, incredula, la
giovane, mentre, nello stesso istante, l’altro domandava,
sbigottito allo
stesso modo: “Delphini?”
I
due ragazzi si fissarono un
attimo in silenzio allibiti, dato che nessuno dei due si aspettava di
trovare
l’altro, ma, alla fine, Delphini domandò:
“Teddy, potresti staccarmi questa
ragazzina di dosso, prima che perda del tutto l’udito,
grazie?”
“Subito…
su, Vicky, calmati…”
cercò di calmarla il dodicenne coi capelli blu, ma ci volle
un quarto d’ora,
per farla staccare da Delphini, la cui prima frase che disse fu:
“Alla
buon’ora!”
Mentre
si risistemava il
cappello e lo zaino, la ragazzina sentì Teddy chiederle:
“Scusa, Delphini… ma
tu che ci fai qui?”
“Cosa
ci faccio io qui? Sono
in vacanza, no? Piuttosto, che ci fai tu qui? Se non sbaglio, dovevi
essere
alla Tana con gli altri.” Rispose, con assoluta
semplicità, la ragazzina e, con
leggero imbarazzo, l’altro ammise: “Beh…
diciamo che… siamo a caccia di
fantasmi…”
“Scusa,
Teddy, ma chi è questa?”
domandò, in quel momento, la ragazzina bionda e Teddy
spiegò: “Questa è la mia
amica Delphini, di cui ti ho parlato…”
“Ma
non doveva essere in
campeggio?”
“Hai
detto bene, Victoire…
doveva.”
Proprio
in quel momento, si
sentì un orrendo suono identico a quello del gesso sulla
lavagna.
“Prima
le urla e adesso
questo?! Ma che cavolo sta succedendo stanotte?!”
sbraitò Delphini, tappandosi
le orecchie, mentre Teddy dichiarava: “Temo che sia Gal che
sta suonando il
flauto…”
“Gal?!
C’è anche quel
deficiente?!”
“Sì,
assieme a Oliver e ad
Athena…”
“Ah,
adesso capisco… ha visto
i ragazzi e sta cercando d’ipnotizzarli come nei cartoni
animati… che
imbecille…”
“I
ragazzi?! Ti riferisci a
quei brutti e schifosi serpenti?!” domandò,
allibita, Victoire, e Delphini, seccata,
rispose: “Ehi, non insultarli! Io trovo i serpenti delle
creature affascinanti
e parecchio incomprese!”
Immediatamente,
Victoire si
voltò verso Teddy e chiese: “E questa qui sarebbe
la ragazza che avrei voluto
conoscere?!”
“Beh,
sì… ma sono certo che,
a parte la faccenda dei serpenti, avete molto in
comune…” iniziò Teddy, mentre
le due, nello stesso istante, domandavano: “Cosa?”
“Ehm…
qual è la vostra
materia preferita?”
“Erbologia!”
esclamò, subito,
Victorie, mentre Delphini, contemporaneamente, dichiarava:
“Difesa contro le
Arti Oscure.”
Non
appena ebbero detto
quelle parole, le due si voltarono a fissarsi, incredule.
Dopo
qualche secondo,
entrambe chiesero all’altra: “Ma come ti fa a
piacere quella materia?! Io la
trovo orribile! Anzi, è la materia che odio di
più!”
“Calme,
ragazze…” cercò di
calmarle il Tassorosso “Provate a dire un’altra
materia che vi piace…”
“Pozioni.”
Rispose Delphini,
mentre Victoire dichiarava: “Volo!”
Subito,
le due esclamarono:
“Ma lo fai apposta a dire la materia che odio?! Dopo quella
di prima, è la
seconda che non sopporto!”
“E…
dove vi piace andare in
vacanza?”
“Mare!”
dichiarò Victoire,
mentre l’altra rispondeva: “Montagna.”
“Cosa
vi piace fare al mare?”
“Prendere
il sole! Così ho la
tintarella!”
“Immergermi
e nuotare. Così
sto a contatto col mio elemento.”
“E
in montagna?”
“Sciare!”
“Passeggiata
rilassante se
c’è caldo, restare in albergo se
c’è la neve. Soffro il freddo.”
“Festa
preferita?”
“Natale!
Ci sono i regali e
tutta la famiglia al gran completo!”
“Halloween.
Adoro i mostri e
le cose soprannaturali.”
“Genere
di film preferito?”
“Romantico.
Due persone che
s’incontrano e s’innamorano…”
“Frena
il discorso, carina, o
mi verrà il diabete. Io preferisco di gran lunga un bel
giallo, coi delitti e i
misteri. Meno polpettone romantico c’è, meglio
è!”
“Animale
preferito?”
“I
coniglietti! Sono così
carini…”
“I
serpenti. Ho una certa
affinità con loro…”
“Cosa
volete fare da grandi?”
“Mi
piacerebbe diventare una
guaritrice del San Mungo. La vita avventurosa e piena di pericoli non
fa per
me.”
“Un
Auror, ovviamente!”
“Momento
della giornata
preferito?”
“Una
bella giornata luminosa!
L’ideale per divertirsi e andare in giro!”
“La
notte. Un vero toccasana
per chi, come me, ama stare da solo e riflettere.”
“Vi
piace più l’alba o il
tramonto?”
“L’alba.
Il momento perfetto
per iniziare la giornata!”
“Il
tramonto.”
“Colore
preferito?”
“Bianco!
E’ così luminoso… e,
poi, è il colore delle spose!”
“Non
sei un po’ troppa
piccola per queste cose? Comunque, io preferisco il nero. E’
il colore perfetto
per nascondere le macchie di qualunque tipo…”
“Siete
destrimane o mancine?”
“Io
uso la destra!”
“Mancina.”
Teddy
fece un sospiro e
dichiarò: “Mi arrendo. Voi due siete completamente
diverse. Non riuscite a
prendervi in nessun modo…”
“E
non farci prendere, no?”
gli ricordò Delphini, per poi notare: “Sbaglio o
quella suonata da quattro
soldi è finalmente finita?”
In
effetti, era appena il
calato il silenzio, ma ciò, per Teddy e Victoire non
preannunciava nulla di
buono…
“Non
sarà che quegli orripilanti
rettili se lo sono mangiato?!” domandò,
preoccupata, la ragazzina, ma Delphini
sbuffò: “I miei serpenti hanno solo il compito di
spaventare gli intrusi, non
di morderli o mangiarli. Anche perché, Gal sarebbe troppo
indigesto per loro…
comunque, per sicurezza, manderò in avanscoperta
Asmodeus.”
“E
chi è questo Asmodeus?”
“Lui.”
Victoire
guardò nella
direzione e sbiancò di colpo.
Fece
per aprire la bocca per
mettersi di nuovo ad urlare, ma, prontamente, Teddy le tappò
la bocca con le
mani.
Un
lungo serpente, le cui
scaglie brillavano alla luce della luna, uscì da un
cespuglio e si diresse,
senza battere ciglio, nella direzione in cui erano venuti i due.
Una
volta che fu sparito,
Teddy lasciò la bocca di Victoire e la ragazzina, ancora
sconvolta, domandò:
“Ma… ma chi diavolo era quella bestia?!”
“Quella
bestia è Asmodeus, il
mio animale domestico.” Dichiarò, lievemente
seccata, la più grande, mentre
l’altra sbottava: “Ma chi ha un serpente come
animale domestico?!”
“Io.”
“Beh,
sei l’unica in tutto
l’universo!!!”
“Ragazze,
diamoci un taglio,
per favore…” le bloccò Teddy, in modo
da evitare un’altra litigata “Seguiamo il
serpente e troviamo gli altri e anche alla svelta.”
I
tre si diressero nella
direzione dov’era strisciato Asmodeus e, quasi subito,
sentirono dei sibili che
fecero sbiancare Victoire, la quale, immediatamente, afferrò
il braccio di
Teddy per la paura.
“Voi
aspettate qui. Mi occupo
io dei serpenti, mi conoscono e so come prenderli.”
Dichiarò Delphini, allontanandosi
dal duo.
Una
volta che fu abbastanza
lontana, la ragazzina si guardò intorno per poi sussurrare:
“Asmodeus, vieni
qui.”
Pochi
secondi dopo, il
serpente raggiunse la padrona, domandole: “Sì,
Delphini?”
“Come
vanno le cose?”
“Benissimo,
anzi, sono molto
divertenti.”
“In
che senso?”
“Beh,
i tuoi amici si sono arrampicati
su un albero per sfuggire ai ragazzi. Ti assicuro, fa morire dal ridere
quella
scena…”
“Ottimo,
va da loro e dirgli
di andarsene. Se lo faranno, li porterò alla villa dei
Riddle. Sono sicura che
sarà piena di topi…”
“Vado.”
Delphini
rimase nascosta
dietro all’albero, mentre Asmodeus si avvicinava alla decina
di serpenti che
circondavano un albero con tre ragazzi in cima.
Non
appena lo videro, tutti i
serpenti si misero a fissarlo, mentre lui sibilava il suo messaggio.
Anche
se parecchi dei rettili
erano piuttosto seccati, cominciarono ad allontanarsi
dall’albero strisciando,
finché non rimase solo Asmodeus, il quale
cominciò ad osservare, in completo
silenzio, i tre ragazzini sull’albero.
“Cavoletti
fritti, siamo
salvi…” sospirò, di sollievo, Gal,
mentre Oliver faceva notare: “Ti ricordo che
c’è ancora quel serpente…”
“Beh,
ha mandato via i suoi
compari… forse è dalla nostra
parte…”
Dopo
aver detto quelle
parole, Gal scese dalla pianta e, senza alcuna paura, diede delle
pacche sulla
testa liscia di Asmodeus, il quale sgranò gli occhi dallo
stupore, dicendogli,
con un grande sorriso: “Bravo, serpente.”
Proprio
in quel momento, si
udì una risata divertita e il rosso si voltò,
vedendo una figura minuta uscire
dal folto del bosco, che disse: “Non ti smentisci mai, eh,
Gal?”
Non
appena la figura si fu
avvicinata, venendo illuminata dalla luce lunare, Gal sgranò
gli occhi e fece,
incredulo: “Delphi?!”
“In
carne ed ossa.” Ridacchiò
la ragazzina, mentre si avvicinava al trio “Meno male che ero
nei paraggi,
altrimenti i miei amici vi avrebbero mangiato.”
“Quelle…
quelle bestiacce
insopportabili sono tuoi amici?!”
“Lo
sapete, no, che ho
rapporto molto speciale con i serpenti…”
“Beh,
la prossima volta, mettigli
una bella museruola! Sembravano davvero affamati!”
“Oppure,
molto semplicemente,
volevano far finire il tuo terribile concerto…”
Sentendo
ciò, Gal fece una
faccia lievemente offesa.
Si
erano ritrovati solo da un
minuto e, come al solito, lo stava insultando…
Delphi
non si smentiva
proprio mai…
Improvvisamente,
Gal fece una
faccia allibita e domandò: “Ma… tu cosa
ci fai qui? Tu dovevi essere in
campeggio! Hai detto che andavi in campeggio!”
“Sveglia,
ho mentito.”
“Hai…
mentito?!”
“Certo,
allocco. Rischiavo di
passare l’estate con quella vecchia arpia della Rowle! Quella
a malapena riesce
ad alzarsi dal letto per fare la spesa, figuriamoci se mi portava in
vacanza!
Credimi, non è per niente piacevole passare intere giornate
a far zapping col
telecomando, ignorare il baccano dei marmocchi dello stabile e,
soprattutto,
non poter far magie! Così, ho ideato il mio splendido e
articolato piano di
bugie e mezze verità per potermene andare in
vacanza… peccato che siete apparsi
voi mentecatti a mandare a monte tutto quanto!”
“E…
cosa hai detto alla Rowle
per nasconderle il fatto che andavi in vacanza?”
domandò, leggermente
preoccupato, Oliver e Delphini rivelò: “Le ho
detto che andavo con voi alla
Tana, no? Ah, a proposito… vedete di non rivelarle come
l’ho fregata!”
“Ma
non dovevamo dirlo noi a
lei?” sussurrò, esasperato, Oliver, mentre Athena
chiedeva: “Aspetta… non mi
dire che sei stata tu a salire sul Nottetempo col mio nome e
cognome!”
“Proprio
così. Non potevo di
certo rischiare che quel bigliettaio sciroccato sbandierasse ai quattro
venti che
io ero salita sull’autobus completamente da sola…
così gli ho detto il tuo.”
“Ma…
Stan Picchetto ha detto
che la ragazza che si era presentata come Athena Doyle aveva i capelli
rossi…”
“Li
avevo rossi, in quel
momento.”
“In
quel momento? Ma che
intendi?”
Mentre
si sistemava una
ciocca di capelli azzurri dietro all’orecchio, Delphini
ammise: “Ho usato la
trasfigurazione Colovaria per farli diventare rossi per un
po’, dato che il
colore naturale dei miei splendidi capelli è fin troppo
appariscente…”
“La
trasfigurazione
Colovaria?! Ma… viene fatta al quarto anno!”
esclamò, allibita, Athena, mentre
Oliver si accorgeva: “Aspetta… hai fatto della
magia fuori dalla scuola?! E’
proibito fare magie fuori dalla scuola!”
“Già,
e non mi hanno beccata.”
“Mio
padre mi ha detto che
tutti i minorenni che compiono magie, vengono subito beccati, grazie
alla
traccia magica! E lui lavora all’Ufficio Applicazione della
legge sulla magia,
quindi le cose le sa! Come… come hai fatto
a…”
“La
traccia magica? Ah,
quella roba si può facilmente infinocchiare, sai?”
“E
come?”
“Beh,
già in un’abitazione di
maghi è seriamente difficile, capire chi è che fa
magie… immagina a Diagon
Alley…”
“Hai
cambiato colore di
capelli a Diagon Alley?!”
“E
non solo, amico! Ho provato
tutti, e quando dico tutti intendo proprio tutti, gli incantesimi e le
pozioni
del secondo anno nascosta nel bagno del ‘Paiolo
magico’, riuscendoci. Se non
fosse che mi stanerebbero di sicuro qui, te lo dimostrerei seduta
stante.”
I
tre ragazzi si guardarono
allibiti.
Sapevano
già dall’anno scorso
che Delphini era un tipetto temerario, determinato e pieno zeppo di
sorprese,
ma questa… era semplicemente troppo.
Incurante
degli sguardi dei
compagni, Delphini diede un’occhiata al suo orologio da polso
e dichiarò: “Beh,
è ora di nanna. E’ già piuttosto
tardi… che avete in programma di fare?”
“Pensavamo
di andare giù in
paese a trovare una stanza…” cominciò
Gal, ma Delphini lo interruppe: “Così vi
fate notare da tutti. Potreste venire a stare da me.”
“Venire
da te? In che senso?”
“C’è
una vecchia catapecchia
abbandonata da quella parte. E’ isolata e nessuno ci va mai,
perciò è perfetta.
Da quel che so, apparteneva ad un vecchio straccione mezzo matto che ci
viveva
lì con i suoi figli. Se ci stringiamo un po’,
potremmo anche farcela…”
“Ottimo,
vado ad avvisare
Teddy e Victoire, poi puoi portarci in
quell’abitazione!”
“Ok,
ma vi avverto fin da
subito… è un po’ malconcia, quindi non
fate gli schizzinosi.”