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Autore: evelyn80    13/10/2020    2 recensioni
Raccolta di shot sui compleanni dei membri fondatori dei Chicago. Trattasi di AU in cui Terry Kath e Laudir de Oliveira sono ancora vivi e vegeti.
L'ultimo capitolo, "Bonus Track: Laudir de Oliveira", partecipa al contest "Countdown" indetto da Soul_Shine sul forum di EFP
Genere: Comico, Demenziale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Slash | Personaggi: Altri
Note: AU, Raccolta, What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Make me smile'
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Robert Lamm



 

Los Angeles, 13 ottobre 2020

 

Se già i ragazzi dei Chicago erano rimasti sorpresi un mese prima, in occasione del compleanno di Peter, quando avevano scoperto di essere stati invitati in una piadineria, figuriamoci la loro reazione quando, per il compleanno di Robert, si resero conto di essere stati invitati in una gelateria.
«Cos'è, vi siete messi d'accordo, voi due?», chiese Terry, indicando prima l'uno poi l'altro. «Certo che sì», aggiunse subito dopo, «state insieme, che diamine, è normale che vi siate messi d'accordo per prenderci per il culo».
Robert rise. «Non è una presa per il culo, Terry. È solo che il ristorante preferito di Peter è anche il mio ristorante preferito. E, come lui, non ho certo voglia di essere sbattuto fuori e non poterci più mettere piede. Niente di personale, ma visto com'è andata a finire le volte scorse...».
«Ma perché proprio una gelateria, allora?», chiese Walter, stringendosi nella giacca di pelle. «Siamo a metà ottobre e io ho freddo. Non è più tempo di gelato».
«Tu hai freddo perché ti manca la pelliccia», scherzò James, riferendosi al petto glabro del compagno. Walt, infatti, era l'unico tra i Chicago a essere completamente privo di peli sul torso, mentre tutti gli altri avevano sempre vantato una peluria di tutto rispetto. *1
«Ah, ah, ah», rise sarcastico il sassofonista.
«Io, invece, un gelato me lo mangio proprio volentieri», commentò Danny. «Tra l'altro, negli ultimi anni va di moda sostituire un pasto ogni tanto con una bella coppa tutti gusti». Si guardò attorno per un attimo prima di aggiungere. «Oggi è 13, però. Speriamo di non incontrare di nuovo il Terrorista della merda!».
I membri della band avevano affibbiato quel nomignolo all'amico di un amico di Terry, che avevano incontrato per caso la sera del compleanno di Peter, e che aveva esorcizzato la paura per il numero 13 – di cui soffriva – lanciando loro le proprie deiezioni. In quell'occasione Laudir aveva dato sfoggio delle proprie doti di giocatore di baseball e aveva rispedito al mittente i proiettili con il proprio bastone che ora, infatti, era stato sostituito con uno nuovo.
Tutti si misero a ridere, tranne Lee che storse il naso al ricordo. «Ricordatemi per quale motivo continuo a frequentarvi», disse sdegnoso.
«Forse perché sei il nostro trombettista, buco del culo?», rispose Terry, ricorrendo al vecchio appellativo con cui si rivolgeva a lui in gioventù. *2
Lee fece per ribattere qualcosa, piccato, ma Laudir lo zittì con la sua consueta bastonata di saluto: dopo aver colpito il festeggiato, infatti, si era prodigato ad accogliere tutti gli altri. Danny, che era stato previdente, si era messo in testa un cappellino di lana azzurra con tanto di pon pon per ammortizzare il colpo.
«Ehi, quello me lo ricordo!», rise Terry indicando il berretto. «Lo hai comprato al Rose Bowl quest'estate!».
«Te l'avevo detto che mi avrebbe fatto comodo prima o poi, no?», rispose il batterista con un sorriso. *3
I due seguirono poi gli altri compagni, che si erano messi a sedere occupando un paio di tavolinetti e già sfogliavano il ricco menù della gelateria.
«Io prendo una Banana split», esordì Robert senza pensarci più di tanto. Peter, James e Walter lo imitarono.
«E certo, cosa volevate prendere voialtri quattro, se non una banana?», ghignò il chitarrista, dando di gomito a Walt.
Il sassofonista arrossì suo malgrado. Dopo tutti quegli anni non aveva ancora capito cosa pensasse Terry a proposito dell'omosessualità. Non si era mai mostrato spaventato o turbato, questo no, ma le sue battute a volte lo avevano irritato non poco.
«Tu pensa alla tua, di banana, che io penso alla mia», replicò quindi, lievemente piccato; ma l'omone gli batté una vigorosa pacca sulla spalla, facendogli perdere il fiato.
«E dai, Wally, lo sai che scherzo, no?». *4
Dopo aver sfogliato a lungo il menù e non avendo trovato nulla che lo soddisfacesse, infine Terry optò per un semplice cono a tre gusti: cioccolato, pistacchio e vaniglia. Danny, Lee e Laudir, invece, scelsero tre diverse coppe gelato: rispettivamente una all'amaretto, un after eight e una di frutta mista. *5
La temperatura quella sera, complice il cielo nuvoloso, non era effettivamente molto alta, e i clienti nella gelateria scarseggiavano. Il cameriere prese le loro ordinazioni e portò le coppe scelte, quindi, molto celermente.
Gli otto musicisti si misero a mangiare il loro gelato chiacchierando amabilmente del più e del meno. Terry, con gestualità esagerata, raccontò di una delle sue ultime clienti al mercatino, che gli aveva fatto buttare all'aria una cassa piena di tendine all'uncinetto per poi non comprare nulla, suscitando l'ilarità generale. Solo Lee ogni tanto si distraeva, controllando che il Terrorista della merda non spuntasse all'improvviso dal nulla e li aggredisse alle spalle.
Una volta finito il proprio gelato, il chitarrista ne ordinò un altro. «Scusate, ragazzi, ma con un gelato solo mi ci sciacquo le budella. Peccato che non ce ne sia uno al gusto chili...», commentò, sfogliando distrattamente il menù. Non trovando niente al sapore di Messico, prese un altro cono a tre gusti: stracciatella, crema e una montagna di panna montata. Non appena il cameriere glielo consegnò, però, invece di mettersi subito a leccarlo prese a contemplare i capelli freschi di tintura castana di Robert.
Il tastierista era l'unico che aveva continuato a tingersi, mentre tutti gli altri avevano accettato l'avanzare dell'età e sfoggiavano chiome perfettamente bianche, come nel caso di James, Lee, Peter e Laudir, o di un elegantissimo pepe e sale, come Walter e lo stesso Terry. *6
Danny notò il suo sguardo indagatore e subito si mise sulla difensiva. «Non metterti a fare paragoni sui capelli, per favore», sbottò togliendosi di scatto il cappello di lana e mostrando la testa calva. «Lo sai che non sono in grado di reggere il confronto!».
Alle sue parole il chitarrista si riscosse. «Come? No, non volevo fare paragoni sui capelli. Stavo solo pensando che a Robert manca qualcosa, stasera».
Il tastierista alzò lo sguardo su di lui. «E cosa?».
Terry si alzò in piedi e gli si avvicinò. «Il cappellino da festa!». E, con quelle parole, prese il proprio cono carico di panna
montata e lo schiacciò sulla testa di Robert, a imitare proprio un cappellino a cono sulle ventitré.

Lee si coprì la faccia con le mani, lasciandosi sfuggire un sospiro. «Lo sapevo... lo sapevo che sarebbe andata a finire così. Neanche con un gelato si può star tranquilli!».
Il chitarrista si voltò verso di lui. «Che c'è, Lee, ne vuoi uno anche tu?». E, senza attendere risposta, tolse il gelato dalla testa di Robert, ormai coperta dalla maggior parte della panna, e lo schiaffò sui capelli bianchi e perfettamente pettinati del trombettista, che non era stato assai lesto ad alzarsi in piedi e a sfuggirgli.
Il grido di Lee attirò l'attenzione del cameriere. Ormai i Chicago, dopo essere apparsi varie volte sui giornali in seguito alle loro bravate, erano ben conosciuti nell'ambito della ristorazione. Il ragazzo si fece loro incontro, alzando minaccioso il vassoio e intimando di andarsene immediatamente. I musicisti lasciarono un'abbondante mancia sul tavolo e filarono di corsa, Terry leccando ciò che rimaneva del suo secondo gelato dopo averlo recuperato dalla testa del trombettista.
«Che schifo, adesso è pieno di capelli», borbottò togliendone prima uno castano e poi un altro bianco come la neve.
«E di che ti lamenti?», rise Peter. «Se non glielo avessi sbattuto in testa non sarebbe pieno di peli».
«Già», concordò il chitarrista, «e soprattutto sarebbe stato ancora intero. Ma vuoi mettere la loro faccia?», concluse, indicando Robert e Lee che cercavano di ripulirsi la chioma dal gelato.
«Peccato, però», commentò Laudir, rigirandosi il bastone tra le mani. «Stavolta non ho avuto niente da respingere».
«Ti accontento subito», rispose Terry, lanciandogli il cono mezzo mordicchiato.
Il brasiliano lo intercettò al volo e lo mandò a schiantarsi sul berretto di lana di Danny.
«No, il mio cappello nuovo!», si lamentò il batterista. «Adesso Linda vorrà lavarlo, e io avrò bisogno di comprarmene un altro!».
«E perché?», chiese James con curiosità, alzando gli occhi dal suo quadernino dove stava annotando il nome della gelateria.
«Perché Linda non ha ancora capito che i capi di lana vanno lavati in acqua fredda! Avete presente il maglioncino attaccato allo specchietto retrovisore della mia macchina?», chiese, indicando la propria auto parcheggiata poco lontano. Tutti annuirono e lui concluse. «Era mio!».
I ragazzi si misero a ridere, poi si salutarono con vigorose pacche sulle spalle. Anche quel compleanno era passato.

 

Spazio autrice:

AUGURI ROBERT!
Anche stavolta devo ringraziare Kim, sia per il soprannome di Mike Patton, “Terrorista della merda”, che anche lei ha usato in sue storie in passato (riferimento al capitolo precedente di questa raccolta), sia per avermi dato un prompt per scrivere questa storia: sua mamma ha lanciato uno dei dadi di Tiger ed è venuto fuori un cono gelato a tre gusti. Quindi, dove potevano andare i Chicago, a festeggiare il compleanno di Robert, se non in una gelateria?
Terry si conferma il numero uno dei casinisti: pure con un gelato riesce a farsi cacciare dal cameriere, con buona pace di Lee e di tutti gli altri.
E quindi ora rimane solo il compleanno di Lee, tra otto giorni. In realtà ci sarebbe anche il compleanno di Laudir, ma siccome il brasiliano era nato il 6 gennaio quest'anno l'ho saltato, avendo iniziato questa raccolta il 31 gennaio in occasione del compleanno di Terry. Magari dedicherò un piccolo pensiero anche a lui.
E ora, vi lascio alle note numerate, sperando di avervi fatto divertire.
*1 – Questo dettaglio corrisponde a pura verità: Walter è l'unico tra i membri dei Chicago ad avere il petto completamente liscio e privo di peli.
*2 – Come già detto in altre storie, i fiati dei Chicago si erano auto nominati “Hole in the Ass Gang”. Per mia licenza poetica, Terry usa questo nomignolo per riferirsi a Lee.
*3 – Riferimento al capitolo 4 della mia raccolta “
Just a little smile”: Incontri al mercatino.
*4 – Naturalmente tutto questo fa parte della mia story line (i Chicago sono tutti etero, almeno in apparenza) ed è pura licenza poetica: non sapremo mai il pensiero di Terry sull'omosessualità, ma basandomi sul periodo in cui è nato e vissuto, ho immaginato che possa vederla con occhio piuttosto scettico, anche riferendomi a persone della stessa età che conosco molto bene (vedi i miei genitori XD). Certo, ha accettato la natura dei suoi compagni di band perché non poteva fare altrimenti, ma usa le sue battute pungenti per mettere il dito nella piaga, a volte.
* 5 – L'after eight è una coppa gelato alla menta con scaglie di cioccolato.
*6 – Anche in questo caso, questo dettaglio corrisponde a verità. Nelle foto più recenti Robert appare con i capelli perfettamente castani, forse per non sfigurare di fianco alla moglie molto più giovane di lui, mentre Lee, James e Peter hanno i capelli perfettamente bianchi. Lo stesso vale per Laudir, che prima di morire sfoggiava la sua candida pettinatura afro. Walter, nelle sue ultime foto ufficiali, ha i capelli brizzolati. Il povero Danny, invece, sappiamo che ha perso i capelli da molto giovane. Mi piace immaginare che anche Terry avrebbe avuto i capelli “pepe e sale”.

  
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