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Autore: EleWar    13/10/2020    13 recensioni
Kaori sta partendo senza Ryo, per una vacanza con Reika e Miki ma........ c'è sempre un ma. Perché le cose non sono mai come sembrano, e se c'è di mezzo un famoso ladro, tutto si complica.
Genere: Azione, Comico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Kaori Makimura, Miki, Reika Nogami, Ryo Saeba
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: City Hunter
Capitoli:
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… e sono riuscita ad aggiornare veramente presto sto giro, e il mio ringraziamento va alla mitica Briz65 che mi beta i capitoli e che è stata velocissima e super come sempre!
Per il prossimo vedremo :D
Buona lettura *.*
Eleonora





Cap. 4 Perché proprio adesso
 
Kaori sostava davanti alle maestose porte dell’ascensore, e pazientemente aspettava che si aprissero per potervi entrare, e raggiungere finalmente il ponte in cui era alloggiata.
Distrattamente, controllava il decrescere del numeratore posto sopra l’apertura, con i suoi numeri romani illuminati di luce rossa.
Era impaziente di arrivare alla sua cabina e togliersi quegli scomodi, per quanto splendidi, sandali gioiello; per un attimo valutò di farlo già in ascensore.
Sospirò.
Quanta fatica costava essere belle!
 
Il numeratore si fermò e una leggera vibrazione, accompagnata da un lieve sussulto, l’avvertì che l’ascensore era finalmente arrivato.
La ragazza fissò allora le porte ancora chiuse e s’incantò a guardare la propria figura, alta e leggermente distorta, riflessa sulla superficie metallica delle sezioni verticali che di lì a poco, basculando, sarebbero scomparse lateralmente.
Quando finalmente si mossero e iniziarono a dischiudersi, via via che si allontanavano una dall’altra, le mostrarono l’abitacolo vuoto, e la sweeper ne fu felice, perché era stanca di stare tra la gente, e aveva bisogno di un momento tutto per sé, in completa solitudine.
Fece un passo ed entrò, pigiò il bottone del suo piano e, nell’attimo stesso in cui si girò per posizionarsi verso l’interno, sentì uno spostamento d’aria e l’improvvisa presenza di qualcuno.
Si voltò di scatto, ma prima che potesse mettere a fuoco il nuovo arrivato, si sentì tirare verso la parete di fondo in un intrico di braccia e mani, una delle quali, e lo distinse chiaramente, era finita con decisione nella sua scollatura.
Quell’assalto improvviso l’aveva lasciata senza fiato, e impossibilitata a reagire si ritrovò schiacciata fra un corpo possente chiaramente maschile, e il metallo della cabina; spalancando gli occhi riuscì a formulare il pensiero, Ryo, un secondo prima che una bocca vogliosa catturasse la sua, trascinandola in un bacio appassionato e selvaggio.
Il suo corpo, prima ancora che la mente assimilasse l’identità dell’assalitore, rispose subito alle sollecitazioni, e si lasciò andare a quel turbine di passione e desiderio.
Non poteva sbagliarsi su chi fosse l’uomo che la stava baciando con così tanto ardore, perché lo amava più di sé stessa, e perché inconsciamente lo aveva evocato.
E il bacio che era iniziato in maniera così scomposta ed esigente, si trasformò in un languido e umido incontro di labbra, che si assaggiavano e si cercavano, fino a diventare molto più profondo e partecipato; uno scambio intimo ed eccitante, che li stava trasportando in un paradiso intatto e vagheggiato, al quale non riuscivano a sottrarsi.
 
Ripreso fiato per un secondo, si guardarono con occhi febbricitanti e colmi di amore e bramosia, ma non resistettero a lungo e ripresero a baciarsi, e stavolta i corpi iniziarono a premersi, strusciarsi, cercarsi, come se si dovessero compenetrare a vicenda.
E quando Ryo affondò il viso nell’incavo del collo della partner a saggiarne la pelle di pesca, tempestandola di piccoli baci umidi e vogliosi, lei reclinò il capo all’indietro e, appoggiandolo alla parete, le sfuggì un gemito; sussurrò il suo nome quasi fosse una preghiera e questo scatenò nell’uomo una tale ondata di desiderio che lui temette di perdere il controllo seduta stante.
Si strinse di più a lei, spingendo il bacino contro il suo, e Kaori si esaltò di fronte alla potenza con cui la stava desiderando; allora si inarcò contro Ryo e istintivamente portò la gamba a cingergli un fianco.
Lui fu svelto a cogliere l’invito e, facendo passare la mano sotto il suo ginocchio, la sorresse e l’attirò di più a sé.
Stavano annegando in un gorgo torbido di piacere, ed era incredibile la naturalezza con cui si lasciavano andare a quel corpo a corpo, che non lasciava scampo a fraintendimenti.
Poi, improvvisamente, Kaori si staccò da Ryo, e lo allontanò un poco; ancora ansante e stravolta dalla passione disse, con voce roca:
 
“R-Ryo… ma cosa stiamo facendo?”
 
L’uomo, che faticava a riprendersi, ancora annebbiato da quell’incredibile avvicinamento con la donna di cui era pazzo, la guardò senza capire.
 
La sentì farsi distante, come se idealmente volesse allontanarsi da lui, nonostante fossero ancora abbracciati, e Ryo lasciò scivolare dolcemente la sua gamba.
In qualche modo si ricompose, sempre senza staccare gli occhi da lei, e la osservò bene: le sue labbra erano rosse e turgide, e per una frazione di secondo si chiese se non fosse stato troppo violento, se non avesse in qualche modo rovinato quel suo fiore prezioso; ma il bisogno che aveva di lei era stato così prepotente che, si disse, probabilmente non sarebbe riuscito a fare di meglio.
 
Kaori continuava a guardarlo intensamente, e lui non si capacitava perché un attimo prima fossero così tanto in sintonia, e adesso sembrasse, invece, esserci un muro invalicabile fra loro; si costrinse a riacquistare lucidità; non gli era mai successo, di perdere la testa così per una donna, ma Kaori aveva il potere di stravolgere sempre e comunque lo stato delle cose.
 
Ryo rispose con la prima cosa che gli venne in mente:
 
“Cosa stavamo facendo? Be’, ci baciavamo!” rispose con un sorriso ebete, e con l’aria di chi dice un’ovvietà.
 
“Sii serio, per favore!” disse lei di rimando; non aveva nessuna intenzione di scherzarci su, sembrava serissima, e questo suo atteggiamento riportò il socio totalmente con i piedi per terra.
L’uomo sentì formarsi come un grumo d’angoscia in fondo al cuore, l’improvviso atteggiamento di Kaori lo ferì profondamente.
 
“Ho capito” disse infine Ryo “Non era questo che volevi… scusa” e fece per staccarsi da Kaori, ma lei lo trattenne:
 
“Ma che stai dicendo?” gli chiese la ragazza in tono accorato.
 
Lui, con lo sguardo velato di dolore, non rispose.
Lei riprese spiegandosi:
 
“Ryo, aspettavo questo momento da non so più nemmeno io quanto tempo!”
 
“E… E allora?” balbettò lui, smarrito.
 
A quel punto, Kaori si sentì invasa da una potente ondata di tenerezza per quell’uomo meraviglioso che sapeva essere un killer spietato, un buffone maniaco, un seduttore fantastico, ma anche indifeso come un bambino.
Gli sfiorò la guancia con dolcezza, e lui socchiuse per un attimo gli occhi; il tempo sembrò fermarsi, e dopo quel momento carico di amore e delicatezza, lei, con un filo di voce, ma fermamente, gli domandò:
 
“Ryo, perché… perché proprio adesso?”
 
“E perché non adesso!?” esclamò lui per tutta risposta, facendo spallucce; era così evidente la cosa!
Ma forse era giunto il momento di chiarirsi una volta per tutte, soprattutto perché lui, ormai, non voleva più tornare indietro; aveva assaggiato le sue labbra, aveva sentito il suo desiderio corrisposto, ed era stato troppo intenso ciò che avevano appena condiviso, per poter pensare di farne a meno in futuro: ora non ci sarebbe più riuscito.
Si staccò da lei, e andò a bloccare l’ascensore di modo che non si fermasse a nessun piano, per evitare il rischio che salissero importuni vacanzieri.
Poi tornò da lei; se avesse dato retta all’attrazione che la donna esercitava su di lui, sarebbe volato di nuovo fra le sue braccia, ma si costrinse a starle distante almeno di un passo, sia per la sua sanità mentale, sia per poterle parlare con un briciolo di lucidità.
 
“Kaori-chan” iniziò “prima mi hai chiesto perché ti ho seguita. La risposta è che… era sufficiente immaginarti lontana da me, anche solamente per una settimana, per stare male. E quel semplice bacio che mi hai dato prima di uscire, poi, mi ha completamente annientato” e le sorrise.
Nonostante tutto, lei arrossì.
Lui proseguì dicendo:
 
“Non sapevo nemmeno io cosa avrei fatto. Cioè… volevo solo starti vicino. Magari avrei finito per fare casino, per fare l’idiota come sempre e… sì, ti avrei rovinato la vacanza” e si grattò la testa a disagio.
La ragazza lo guardava con un misto di benevolenza e rassegnazione, ma il sorriso che gli rivolse lo convinse a continuare con le spiegazioni.
 
“Vi ho seguite fino al molo, e quando ho visto che, anziché salire a bordo di quella bagnarola che mi avevi detto, stavate per farlo su questa magnifica nave da crociera, ed eravate tutte eleganti, quasi irriconoscibili, ho capito che c’era sotto qualcosa. E a maggior ragione sono salito anch’io.”
 
E malgrado i suoi propositi, Ryo avanzò verso di lei, e le posò una mano sul fianco.
Non era un invito, o una carezza deliberata, era solo per stabilire un contatto; continuò:
 
“Ti ho vista cenare da sola, e poi sedere al bancone del bar, e non riuscivo a smettere di pensare che volevo essere lì con te, che volevo raggiungerti… e alla fine l’ho fatto” e la guardò con occhi scintillanti.
 
“Sei così bella, Sugar Boy” le sussurrò.
 
Kaori si sentì le gambe tremare: quella semplice frase era stata pronunciata con così tanto sentimento, che provò una sorta di vertigine.
L’uomo proseguì:
 
“E poi ti ho invitata a ballare, e… dio, Kaori, è stato tutto così magico… non mi sembrava vero. Volevo giocare a fare il seduttore con te, e invece sei stata tu a sedurmi, senza far niente” e portò l’altra mano a sfiorarle lievemente la guancia.
 
“Ho lasciato la sala col dire che non ti avrei intralciato nel caso, né avrei fatto saltare la tua copertura, però non facevo che pensarti… e sono tornato indietro. Quando ti ho ritrovata con quel bellimbusto impomatato, ho sentito la gelosia stritolarmi, tanto che avrei voluto sparargli in fronte. Ma poi mi sono detto che quello faceva parte del tuo lavoro… Quante volte ti sei sentita come me, Sugar?”
 
Non aspettò la sua risposta, e dopo una brevissima pausa proseguì:
 
“Non vedevo l’ora di parlarti ancora, di stare di nuovo con te, e quando sei entrata da sola nell’ascensore, mi sono fiondato anch’io…” e si fermò, visto che come erano andate le cose, entrambi lo sapevano molto bene.
 
“Scusami…” disse a mezza voce “forse sono stato il solito animale… perdonami se ti ho forzato… io… io…”
 
“No, scusami tu, ti prego!” l’interruppe lei, con la voce incrinata dal pianto, “È che… è che… tengo molto a questo caso, e nonostante io ti ami e ti desideri da impazzire, ho paura che se mi lasciassi andare completamente, poi finirei per distrarmi, per pensare sempre a te” e arrossì “…per pensare a noi insieme…” finì per ammettere.
Riuscì a mantenere gli occhi fissi in quelli dell’altro, nonostante si sentisse quasi svenire dalla vergogna di aver ammesso quelle cose, e tutte insieme.
Ma Ryo si sentì invadere da una felicità senza nome, e il viso gli si allargò in un sorriso enorme: non aveva nemmeno preso in considerazione il resto del ragionamento, si era fermato al fatto che lei gli avesse appena detto di amarlo e desiderarlo.
Si riscosse quando lei disse:
 
“Avevi ragione tu.”
 
“Eh?” dovette chiederle lui, incredulo “Io? Quando?”
 
“Quando non volevi coinvolgimenti sentimentali sul lavoro… Quando non volevi legarti a me, perché altrimenti avresti avuto troppe distrazioni…”
 
“Ma-ma… io veramente… non avrei mai…” e febbrilmente, si mise a cercare di ricordare quando le avesse mai detto una cosa del genere, o anche solo gliela avesse fatta capire.
 
“Una volta mi hai detto che, se volevo essere la tua assistente e combattere l’Union Teope insieme a te, avrei dovuto smettere di essere una donna o, almeno, che tu avresti smesso di considerami tale… ed io ho accettato, malgrado poi mi sia ribellata a questa forzatura, soprattutto perché ci hai marciato su parecchio, e non potevo sopportare che tu corressi dietro a tutte le altre donne, tranne me. Solo ora capisco che avevi ragione…”
 
“Che-che stai dicendo??” chiese allarmato, in preda ai sudori freddi.
Improvvisamente si sentì in trappola: tutto quello che aveva architettato per tenerla lontana da lui, gli si stava rivoltando contro.
No, no, non era così che dovevano andare le cose!
Aveva combattuto tutta la vita contro il sentimento che provava per la sua socia, ed ora che si sentiva pronto, irrimediabilmente pronto, a vivere pienamente il suo amore con e per lei, non poteva vedersi rifiutato per colpa delle sue stesse scuse.
 
“Ryo, ho capito che non può esserci un legame amoroso fra due colleghi, perché poi ne fa le spese il lavoro…”
 
“A-aspetta un momento… io non ho mai detto una cosa del genere! Io non volevo legarmi a te, più di quello che avevo già fatto, semplicemente perché ho sempre temuto per la tua incolumità! Perché il nostro è un mondo marcio, e non sopporterei di doverti perdere, di vederti morire fra le mie braccia!”
 
“Ryo…” esclamò lei, commossa “Ma tu non mi perderai!” e si strinse a lui; affondando il viso nel suo petto gli disse: “Promettimi… promettimi allora che, quando scenderemo da questa nave, mi allenerai, mi insegnerai tante più cose… fammi diventare ancora più brava! Brava come te!”
 
“Kaori… sì” sussurrò lui accarezzandole i capelli, colpito da quella richiesta.
 
Però ancora non si erano chiariti su loro due: finiva tutto lì, così… oppure, come sperava Ryo, ci sarebbe stato un seguito?
Non poteva lontanamente pensare di dover rinunciare a lei come donna, come amante, come compagna di vita.
 
Riuscì a chiederle:
 
“Ed ora… che faremo?”
 
Ryo era in preda ad una tempesta emotiva non indifferente: temeva che lei gli avrebbe detto che non c’era futuro per loro, che doveva dimenticare quello che era appena successo.
Lei gli rispose così:
 
“Non sai che felicità sto provando ora; ciò che ho desiderato in tutti questi anni si è finalmente avverato… i tuoi baci, le tue parole… ma…”
 
“Ma…?” Ryo si sentiva sull’orlo del baratro.
 
“Non posso…”
 
Kaori lo sentì trasalire, e stringerla appena più forte, come a non volerla lasciare.
Lei si affrettò a chiarire:
 
“Intendo per la durata del caso. Cioè, finché non l’avremo risolto.”
 
Ryo espirò profondamente: sarebbe stata una cosa temporanea quindi, e non definitiva!
D’improvviso si sentì come uno appena scampato al plotone di esecuzione, come se tutte quante le armi puntate verso di lui avessero fatto cilecca.
Provò una gioia immensa, un sollievo di cui non sapeva capacitarsi, e riuscì ad articolare un:
 
“D’accordo” e poi, per la seconda volta in quella serata le chiese:
 
“Cosa vuoi che faccia?”
 
Lei rialzò gli occhi ad incontrare quelli di lui, e vedendoci tanto amore si sentì rassicurata ed amata. Sorridendogli rispose:
 
“Ti chiedo di aspettare, di aspettarmi… vuoi?” e lo guardò speranzosa.
 
Ryo, sotto quello sguardo luminoso e innamorato, si sentì rimescolare nel profondo, e accarezzandole di nuovo la guancia le disse:
 
“Certo che sì… Tu mi hai aspettato così tanto a lungo!”
 
E subito dopo:
 
“Bene allora, spero che risolverete presto il caso” e ridacchiò, mentre lei, battendogli debolmente il pugno sul petto, esclamò:
 
“Idiota…”
 
Poi, come a ripensarci, Kaori gli chiese, con aria preoccupata:
 
“Ma nel frattempo non andrai in giro a consolarti a modo tuo, vero?”
 
“Co-cosa vai a pensare? Certo che no…”
 
“Mmmm… speriamo… altrimenti…”
 
“Non lo dire nemmeno per scherzo!” e già aveva assunto un’aria estremamente allarmata.
Lei sorrise, divertita e orgogliosa, pensando che questa volta il suo socio faceva sul serio, e ne fu immensamente felice.
 
Staccandosi a malincuore da lui, e sospirando, gli disse:
 
“Forza, lasciami andare, che Miki e Reika mi stanno aspettando, e questo ascensore bloccato potrebbe attirare troppo l’attenzione. A proposito… e non sai quanto mi costi tutto questo: non facciamoci vedere troppo insieme, soprattutto da quelle due che non fanno che spettegolare.”
 
“Ho capito socia! Allora quando le porte di questo ascensore si apriranno, di Ryo Saeba non ci sarà più traccia!”
 
“Che vuoi dire?”
 
“Che scomparirò passando da lì” ed indicò il pannello di servizio posto sul soffitto della cabina, quello che dava accesso ai cavi trainanti “Tu uscirai tranquillamente da sola, proprio come sei entrata, mentre io ridiscenderò quando non ci sarà più nessuno, ok?”
 
“Non ti sembra esagerata la cosa?” s’interrogò lei con aria scettica.
Al suo partner erano sempre piaciute le spacconate, infatti, preso in castagna, ridacchiò.
Rassegnata la socia si disse d’accordo: in fondo, se era contento lui…!
 
“Allora, quando sarò salito di sopra, potrai sbloccare l’ascensore…”
 
“Ma non sarà pericoloso?” rincarò la ragazza, un filino preoccupata; non capiva il suo volersi esporre al pericolo inutilmente.
 
“Sugar, tu sai che io sono il grande City Hunter e quando c’è di mezzo una bella donna, mi piace fare di queste uscite di scena” e si atteggiò all’uomo di mondo, senza macchia e senza paura.
 
“Guarda che non c’è mica bisogno d’impressionarmi, sai?” esclamò lei ridendo.
Poi si fece nuovamente seria e gli domandò:
 
“Continueremo a vederci? Intendo… magari di nascosto?” e arrossì leggermente.
 
“Ci puoi giurare, Kaori-chan!” e le pose entrambe le mani sui fianchi “Ho detto che non ti disturberò, ma non ti libererai così facilmente di me, e anzi… Mi daresti il bacino della buona notte?”
 
E non fece in tempo a finire di dirlo, che già Kaori lo stava baciando con trasporto, e prima di oltrepassare i limiti che si erano imposti, si separarono a malincuore.
Ryo, appoggiando la fronte a quella della ragazza, le bisbigliò:
 
“Come farò a resistere senza averti fra le mie braccia? Senza i tuoi meravigliosi baci?”
 
“Allora un pochino innamorato di me lo sei? Di’ la verità!”
 
“Secondo te?” e le sorrise sornione.
 
“Va bene, ma ora meglio separarsi…” disse lei a malincuore.
 
Detto questo, lui tese le braccia sopra la testa, e spostò il pannello di lato, con un balzo era già salito su e penzolavano solo le gambe.
Kaori lo guardava come sempre ammirata, poi lui, prima di rimetterlo a posto, si sporse con la testa e le fece l’occhiolino; le disse anche qualcosa, ma solo con le labbra, e la ragazza non fu sicura di aver capito bene, perché sembrava che avesse articolato un Ti amo, e non volle illudersi.
 
Quando Ryo richiuse la botola, lei si ricompose, si aggiustò il vestito e si passò una mano fra i capelli scompigliati, poi premette il pulsante dell’ascensore e riprese pazientemente la risalita.
E mentre si controllava nello specchietto il rossetto sbavato, sorrise alla sua immagine riflessa: era la donna più felice del mondo, ma per il momento avrebbe dovuto accantonare quella felicità.
 
Poco prima di arrivare al suo piano, la sweeper batté sulla parete di metallo, tanti colpi quanti ne occorrevano per dire a Ryo, con l’alfabeto morse: “Buona notte, socio.
Poi tese l’orecchio per sentire la sua risposta, che non tardò ad arrivare: “Anche a te. A presto.
 
Uscì dall’ascensore che quasi non toccava terra, e resistendo alla tentazione di guardarsi indietro, rischiando di vedere Ryo ridiscendere dal soffitto dell’abitacolo e magari corrergli incontro e non lasciarlo più, si affrettò a raggiungere l’alloggio di Reika senza passare dalla sua stanza, visto che aveva già fatto tardi.
Non appena fu davanti alla cabina dell’investigatrice, fece il segnale convenuto e la porta si spalancò su una Reika con gli occhi fuori dalla testa, che quasi l’aggredì dicendole:
 
“Si può sapere che fine hai fatto? Sei in ritardo, e non sai quante volte ho provato a chiamarti con il trasmettitore… Perché ce l’avevi spento di nuovo?”
 
“Reika calmati, non è successo niente. E tu Kaori, ci hai fatte preoccupare” intervenne conciliante Miki.
 
Kaori, stupita, rimase per un attimo senza parole, poi farfugliò:
 
“Ma… ma… cosa? Il trasmettitore spento? Ma no…” poi si ricordò improvvisamente che Ryo, quando le era letteralmente saltato addosso, le aveva infilato una mano nella scollatura!
Quel bastardo aveva già pensato a tutto: aveva afferrato la sua spilla e disattivato il congegno perché non voleva che le altre li sentissero… e già che c’era, era arrivato molto più giù del dovuto.
Anche se… dovette ammettere che alla fine non le era dispiaciuto affatto.
Arrossì di colpo e si confuse, ma Reika, che non la perdeva di vista, nemmeno le stesse facendo il terzo grado, le chiese a bruciapelo:
 
“Non avrai incontrato Ryo un’altra volta per caso?”
 
E la sweeper non poté impedirsi di arrossire ancora di più, ripensando al  bollente incontro che aveva appena avuto col suo partner; e al solo pensiero che le amiche avessero potuto vederli, o anche solo ascoltarli, si sentì morire.
Per fortuna quell’adorabile bastardo del socio ci aveva già pensato, almeno a quello, e lo ringraziò mentalmente.
 
Fondamentalmente Kaori non sapeva neanche lei come fossero rimasti, lei e il partner; se potevano considerarsi una coppia oppure no… In fondo si erano solo - si fa per dire - baciati, e lei gli aveva chiesto di aspettare, che non poteva andare oltre, almeno non in quel momento, quindi a che punto erano?
E tutto si sognava, tranne di spiegare in due parole, alle sue colleghe, la strana situazione che stava vivendo con l’uomo di cui era innamorata.
Si sentiva troppo a disagio solo a ripensarci e, in ultima analisi, non erano affari che le riguardavano; e comunque aveva già deciso che, qualsiasi cosa fosse o non fosse successa con Ryo, non avrebbe dovuto inficiare il suo apporto al caso in alcun modo.
Sperò di essere convincente quando affermò, il più decisamente possibile:
 
“No, con Ryo non mi vedo da prima” e, dato che la miglior difesa è l’attacco, aggiunse: “E poi scusa, cosa c’entra Ryo? Lo tiri sempre in mezzo! Tutto questo interesse….” e lasciò in sospeso la frase.
 
Reika accusò il colpo e si ritrasse.
Miki fece da paciere, in quello strano duello verbale fra le due, e s’intromise dicendo:
 
“Su, su, ragazze, non perdiamo la calma” e discretamente lanciò un’occhiata indagatrice alla sua amica: no, Kaori non era molto brava a mentire, lei era un libro aperto, e stava sicuramente nascondendo qualcosa, ma non volle approfondire.
Le era estremamente affezionata, e la rispettava troppo per indagare oltre, col rischio di metterla ulteriormente in imbarazzo davanti a Reika; inoltre, considerò, se avesse voluto parlarne con lei, sapeva che avrebbe potuto farlo in qualsiasi momento.
Kaori intercettò lo sguardo di Miki e si strinse nelle spalle; sì, c’era sotto qualcosa, pensò la barista, ma il rossore della sweeper stavolta era diverso, i suoi occhi avevano una strana luce, brillavano più del solito, e per un attimo si augurò che, in qualche modo, le cose fra i due City Hunter si fossero mosse, che fosse successo veramente qualcosa.
Le spuntò un sorrisino compiaciuto, ma non indugiò oltre, e spezzando la tensione propose:
 
“Forza, sediamoci un attimo e facciamo velocemente il punto della situazione. Siamo stanche, ed è bene se andiamo a riposare prima possibile.”
 
Per fortuna Reika mise da parte la sua curiosità morbosa, e sedendosi sul letto, lasciando le poltroncine alle ospiti, ritornò l’investigatrice privata seria e professionale che sapeva anche essere, e prese a raccontare la sua serata e le informazioni raccolte.
A ruota la imitarono anche le altre e al termine, dopo aver appuntato su un grande foglio i nomi delle persone che avevano conosciuto, corredati da brevi dati identificativi, si salutarono col dire che si sarebbero riviste la mattina seguente, nella sala del ristorante per la colazione, o direttamente alla grande piscina all’aperto dove Miki aveva appuntamento con i coniugi Sora.
L’ex mercenaria e Kaori raggiunsero rispettivamente le proprie camere, e Reika si preparò per la notte.
 
Mentre Kaori si dirigeva verso la sua cabina, affondando le suole e i tacchi nella moquette dei corridoi, ripensò a tutta quella strana giornata.
La partenza da casa, dissimulando con Ryo che la sua vacanza non fosse un lavoro propostole da Saeko; il turbamento di dovergli dire una bugia; la tristezza di lasciarlo anche se per pochi giorni. E poi la sorpresa e la gioia di ritrovarselo lì, bello ed elegante da mozzare il fiato; il momento magico in pista dove credeva che lui stesse fingendo di essere interessato a lei, mentre al contrario lo era veramente – e si sentì percorsa da un lungo brivido di piacere -  e poi quel noioso del signor Iro Murasaki, e ancora quel corpo a corpo torrido con il suo socio dentro l’ascensore.
Si sentì avvampare: davvero era stata capace di fare… quello che aveva fatto?
Lei, la timida, inesperta Kaori?
Ryo aveva acceso una miccia durante il ballo, e lei era esplosa come non si sarebbe mai aspettata.
Eppure non c’era da stupirsi: lei era una donna, in carne ed ossa, lo amava e lo desiderava tantissimo, e lui, oltre che fascinoso e carismatico come sapeva essere, si era dimostrato desideroso, affamato di lei, e a quel punto non c’era più altro da fare e da dire.
Peccato che fosse successo in quel particolare momento, su quella maledetta nave da crociera, sulla quale si era imbarcata per trovare e smascherare il famoso Camaleonte.
Che tempismo!
Sbuffò.
Passare anni e anni insieme, a stretto contatto uno con l’altra, a stornare le proprie voglie e desideri, a celarsi rispettivamente l’amore e il bisogno di aversi, e poi… per una volta che lei si gettava in un incarico in cui non fosse contemplata la presenza del socio, un lavoro tutto al femminile, lui finalmente si decideva a scoprirsi con lei!
Certo che la vita è davvero ingiusta, ridacchiò amaramente, anche se… se quello era stato una sorta di aperitivo, un assaggino di ciò che, sperava ardentemente, sarebbe arrivato dopo, quando sarebbero stati liberi di amarsi e scoprirsi…
Le venne la pelle d’oca.
Sperò con tutto il cuore che Ryo non ci ripensasse nuovamente, come al solito suo, perché non sarebbe riuscita a sopportarlo!
Si disse anche che, in caso contrario, avrebbe fatto lei la prima mossa, l’avrebbe riportato a sé…
No, ora non si poteva più tornare indietro!
 
E con questi propositi, si diresse con passo leggero e spedito al suo alloggio, pregustando una nottata tranquilla in solitaria, a ricordare e ripensare a quell’incredibile avvicinamento che avevano avuto loro due.
 
   
 
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