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Autore: Rie29    14/10/2020    1 recensioni
Fred è sopravvissuto alla Battaglia di Hogwarts ma non sa chi lo abbia salvato.
Hermione nasconde un segreto e combatte contro gli incubi tremendi che l'assalgono di notte, reminescenze del passato.
Entrambi cercano risposte e soluzioni, ma non sanno che quelle sono molto vicine e che basterà poco perchè si ritrovino indissolubilmente legati l'uno all'altra. Affronteranno una sfida per cui non sono preparati: l'amore, cercando di venire a patti con una magia antica come il mondo.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Fred Weasley, George Weasley, Ginny Weasley, Harry Potter, Hermione Granger | Coppie: Angelina/George, Fred Weasley/Hermione Granger, Harry/Ginny
Note: Lemon, Lime, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Hermione si materializzò nel cortile della Tana e quasi inciampò cercando di mettersi a correre prima di aver riacquistato l'equilibrio. Spalancò la porta di casa e si precipitò in salotto. Fred era accasciato sul divano, col torace pieno di bende che in alcuni punti si erano macchiate di sangue. Molly e Arthur si affaccendavano attorno al figlio, assicurandosi che non avesse altre ferite. George stringeva Ginny, che aveva gli occhi pieni di lacrime.

“Hermione!” Esclamò George vedendola.

“Mi dispiace Hermione è stata tutta colpa mia...” singhiozzò la ragazza. Ma lei non aveva occhi che per Fred. Era pallido come un lenzuolo e ricoperto di sangue, un po' secco un po' fresco. Teneva gli occhi chiusi, ma le sue palpebre fremevano per il dolore che riusciva a raggiungerlo anche nel sonno. Aveva le labbra esangui e screpolate. Hermione si sentì mancare a quella vista.

“Molly...come sta?” Le tremava la voce.

“Oh Hermione cara! Per il momento sta bene, dovrebbe rimettersi” la donna piangeva ma non si dava per vinta. La strinse forte e si fece aiutare dal marito ad alzarsi. Nell'aria c'era odore di dittamo e altri medicinali sconosciuti. Avrebbe dovuto concentrarsi maggiormente su quella branca della magia. Si accovacciò accanto a Fred, guardandolo soffrire, controllando le bende.

“Mi dispiace, non sono arrivata in tempo. Mi dispiace tanto” sussurrò accarezzandogli i capelli teneramente. Sentì i Signori Weasley ritirarsi in cucina, per lasciarli soli.

“Hermione, vieni, ti preparo una tazza di thè caldo” le propose Ginny, tentando di farla alzare. Né lei né George sembrarono averla sentita. Entrambi se ne stavano accovacciati accanto a Fred che dormiva, senza staccargli gli occhi di dosso. Lei sospirò rassegnata e andò a preparare qualcosa di caldo per tutti. Gli altri arrivarono e si diressero in salotto a controllare il fratello. Qualcuno disse qualcosa, ma i due che vegliavano non sembrarono sentire. Hermione e George, spalla contro spalla, accarezzavano distrattamente il braccio di Fred, guardando nel vuoto, come se fossero assenti.

“Secondo te sono connessi?” Chiese a Harry. Il ragazzo ci pensò per un istante e annuì.

“Penso che stiano cercando di alleviargli il dolore” le disse, abbracciandola. Lei gli aveva raccontato che Fred si era preso una Maledizione rivolta a lei, che non era stata abbastanza veloce. Lui l'aveva spinta via, salvandola. Harry gli era grato, non poteva esprimere la sua ammirazione e gratitudine per quel gesto. Non se lo sarebbe mai perdonato se fosse successo qualcosa a Ginny. Ma vedere la sua amica così in apprensione, pallida e tirata, lo metteva altrettanto in difficoltà. Non aveva mai visto Hermione amare così qualcuno, neanche Ron che pure doveva essere stato il suo primo amore.

“Lasciamoli soli e andiamo a riposarci un po' è quasi l'alba” le disse, trascinandola al piano di sopra.

 

Hermione non sapeva come e neanche perché ma si trovava a Hogwarts con George. Entrambi indossavano le loro divise e a giudicare dal loro aspetto, doveva essere il quinto anno. Camminavano per i corridoi cercando entrambi la stessa persona. Doveva essere sera, perché non c'era altra luce che quella delle candele a rischiarare il corridoio.

“Secondo te dove sarà?” Domandò Hermione, felice per una volta di poter interagire. Di solito nei sogni poteva solo guardare. George le sorrise furbo.

“Il quinto anno lo abbiamo passato tutto al terzo piano” le spiegò facendo strada. Infatti ci trovarono Fred, che armeggiava con qualche pozione. Non li vide e neanche li sentì. Era molto concentrato. L'aula era diventata una specie di laboratorio. C'erano pozioni ovunque che bollivano pigramente, alcune quasi pronte, altre in via di sviluppo. C'erano le Orecchie Oblunghe in un angolo e le Pasticche Vomitose.

“Mi sa che siamo appena arrivati a Hogwarts” commentò George al suo fianco, studiando la stanza. C'era anche un grosso divano mezzo sfondato, una lavagna piena di scritte e alcuni fogli sparsi sui banchi.

“Non viene usata quest'aula?” Indagò.

“Non più per fortuna, l'abbiamo usata in questi anni come tana” le fece l'occhiolino e guardò se stesso entrare da una porta circospetto.

“Hey Georgy come mai sei in ritardo?” Domandò l'altro, un po' scocciato.

“Dovevo evitare quella scassa bolidi della Granger, mi ha visto nei corridoi e si è subito insospettita” commentò lui, slacciandosi la cravatta e arrotolandosi le maniche della camicia. Fred sorrise divertito.

“Quella è proprio un osso duro e ora che è un Prefetto ci darà filo da torcere” commentò aggiungendo qualcosa a una pozione.

“Pensi che potrebbe cedere al fascino Weasley?” Domandò Fred, con un sorriso diabolico in volto.

“Non penso, fratello. Quella è innamorata di Ron, non te ne sei accorto?” George sembrò divertito all'idea di sedurla.

“Ugh, che schifo! Comunque secondo me ti sbagli, le potrebbe fare bene una dose doppia di Weasley” ridacchiò quello. Sentì che anche il George che le stava accanto rideva e lo fulminò con lo sguardo.

“Se vuoi provare fai pure, io ho adocchiato quella Tassorosso con quel seno esagerato” commentò il George del ricordo. Hermione sospirò rassegnata, quello era il problema di entrare nei sogni altrui. Eppure aveva dovuto. Fred soffriva e anche nel sonno non riusciva a trovare pace. Entrare nella sua testa e manipolare il dolore e la sofferenza non era stato possibile, ma farlo sognare in modo che non potesse sentire altro sì, così avevano tentato. Il risultato era che si stava sorbendo tutti quegli stralci di ricordi. George pensava che fosse la loro presenza a orientare il tipo di sogno, ma a lei non importava finché Fred fosse stato bene.

 

Il sogno cambiò e si trovò in Sala Comune. Fuori era ancora giorno, ma si avviava al tramonto. I gemelli erano in un angolo a vendere le Merendine Marinare. Hermione sapeva perfettamente cosa stava per accadere ed emise un gemito. Vide se stessa in divisa marciare decisa verso di loro, furiosa.

“Scendete di lì immediatamente!” Ordinò, rivolta ai due ragazzi che urlavano le loro proposte da un tavolo, accerchiato di bambini del primo e secondo anno.

“Altrimenti che ci fai, Granger?” Domandò Fred, ridendo.

“Vi metto in punizione, Weasley!” Tuonò, rossa in faccia.

“Sto tremando Freddy”

“Anche io Georgy” la presero in giro. Hermione afferrò la caviglia di Fred e la strattonò, col risultato che quello perse l'equilibrio e le piombò addosso, travolgendola coi suoi ottanta kg di muscoli. Sentì tutto il fiato uscirle dai polmoni per l'impatto e tentò di spingere via Fred, ma lui non si mosse. Era a un millimetro dalla sua faccia e la guardava come mai prima. Sembrava che volesse mangiarla. Hermione rabbrividì, ma non riuscì a spingerlo via, era ipnotizzata da quegli occhi, da quella bocca così vicina eppure così lontana.

“Se mi guardi così dovrai invitarmi a cena Granger, non sono il tipo che si concede sul pavimento della Sala Comune” esordì Fred, ghignando. Hermione lo scacciò via imprecando.

“Fatela finita di contrabbandare quella roba!” Lo ammonì, ignorando il suo commento precedente. Hermione se ne andò indignata, per poi prendersela con Ron e il suo scarso entusiasmo nel redarguire i fratelli. Come niente fosse, i gemelli ripresero a vendere le Merendine non appena lei si fu ritirata per la notte.

“Quanto vi odiavo quell'anno” sospirò Hermione guardando la scena.

“Nessuno può odiarci” fu la replica di George.

 

Improvvisamente tutto cambiò. Il castello scomparve e si trovò catapultata in una stanza alla Tana. Vide Fred che si stava preparando per la notte e George che in mutande, sdraiato sul suo letto lo guardava storto. Il gemello accanto a lei gemette disperato.

“Merda non questo!” Esclamò, ma ormai era troppo tardi.

“Chi l'ha deciso che dovessi andare tu?” Domandò George dal letto, fingendo di provare molto interesse per le sue unghie. Fred si voltò, stranito da quella frase.

“Non lo so, credo che sia perché ho dormito io con lei sul divano” rispose infilandosi una maglietta larga. Si vedeva che era preoccupato dalla piega che stata prendendo la conversazione.

“Allora non ti dispiacerà se andrò io” George si tirò su a sedere sul letto.

“In realtà mi dispiace eccome” Fred incrociò le braccia sul petto.

“Guarda che ci siamo dentro entrambi in questa storia”

“Ma se tu neanche volevi averci a che fare? Da quando sei così coinvolto?” Fred fece una faccia furba.

“Mi sono lasciato convincere e ora non mi dispiace la piega che stanno prendendo gli eventi” c'era una certa tensione nell'aria, anche se Hermione vedeva solo un ricordo.

“Certo, ora che si parla di dormire con lei, sei prontissimo a offrirti volontario, ma quando si parlava di collaborare per vedere i limiti di questa cosa sei scappato” sbuffò Fred. George si era irrigidito a quelle parole.

“Lo sai benissimo che l'unico motivo per cui non volevo è che sono convinto che sia pericoloso. Tu credi che sia una cosa innocente, una cosa divertente anche, ma non è così. Questo legame con lei...potrebbe anche prendere il posto del nostro legame” disse. Hermione sentì che un macigno si era posato sul suo stomaco. Erano quelli i timori di George? Era per quello che sembrava così restio nel farsi toccare con gli schermi abbassati?

“Non è così, quante volte devo dirtelo? È una cosa diversa che non cambia niente tra noi” Fred sembrava uno che avesse fatto quel discorso diverse volte.

“Ah no? Allora perché non posso andare io da Hermione?” George si era alzato in piedi e aveva afferrato una maglietta, pronto a vestirsi, ma Fred gli afferrò il braccio.

“Perché il mio legame con lei è più forte del tuo” disse.

“Non ti sei chiesto perché?”

“Certo che sì”

“Allora chiediti anche cosa significa il fatto che tu sia così geloso della possibilità che sia io a dormire con lei” sbottò George, per poi divincolarsi dalla presa di Fred e buttarsi sul letto, chiudendo la conversazione.

 

“Mi sa che stiamo per assistere a una sfilza di altri ricordi imbarazzanti che avrei preferito tenere per me” commentò il George reale, accanto a lei.

“Almeno saprò tutto quello che mi avete tenuto nascosto fino a questo momento” commentò Hermione, piccata.

“Ci sono cose che sarebbe meglio tu non vedessi” sembrava molto serio e anche preoccupato.

“Perché?”

“Hermione, ci sono cose che abbiamo fatto in passato di cui non andiamo fieri e che non hai bisogno di sapere” sospirò massaggiandosi la radice del naso.

“Credo invece di sapere di cosa parli” se lo avesse schiaffeggiato, George non sarebbe stato così sorpreso, come quando udì quelle parole. Sbiancò tutto d'un tratto e fece un passo indietro.

“Cosa...come?” Balbettò.

“Oh andiamo ero in camera con delle pettegole professioniste! Pensi che vivessi come un'eremita?!” Sbuffò contrariata.

“Sì, ma non credevo che ci facessi caso”

“Infatti. Non m'importa un accidente di quello che facevate a scuola con le ragazze” George non aveva abbandonato l'espressione stupita.

“Perché no? A me importerebbe”

“Perché tutti fanno sciocchezze da giovani e voi siete sempre stati molto belli e ambiti. Vi volevano tutte e voi ve ne siete approfittati. Io sono anomalo come caso. Tutte le mie amiche hanno fatto esperienze, persino Ginny. Io no, ma non perché non volessi, ma...avevo altre cose più importanti per la testa. Non m'importa con quante ragazze siete stati” scrollò le spalle e George sospirò di sollievo. Era chiaro che non sapeva tutto.

“Hai usato il plurale” le fece notare, con una punta di amarezza. Hermione sorrise, ma non si scompose.

“Non ci siamo mai mentiti io e te, non farmi iniziare ora” gli disse e George non aggiunse altro.

 

Come erano iniziati, i sogni scomparvero. Fred si stava svegliando. Hermione e George si trovarono catapultati nel salotto della Tana, entrambi un po' scombussolati per quell'esperienza. La ragazza si alzò in ginocchio con una smorfia a causa degli arti rigidi. Era rimasta nella stessa posizione troppo a lungo. George era già al fianco del fratello. Quello aprì un occhio molto lentamente, quasi che fosse doloroso e ci mise qualche secondo per metterli a fuoco.

“Avete delle facce orrende” gracchiò. Hermione trattenne a stento un singhiozzo.

“Perché non hai visto la tua” replicò George con un gran sorriso.

“Come ti senti?”

“Malissimo” tentò di alzarsi a sedere, ma il dolore lo fece desistere immediatamente.

“Vado a chiamare tua madre” Hermione scattò in piedi, ma lui la fermò, afferrandole un polso. Era molto debole, ma lei non si divincolò.

“Per favore rimanete qui”

“Certo, Freddy, non andiamo da nessuna parte” lo rassicurò il gemello, accarezzandogli la fronte. Hermione si rimise giù, tenendogli la mano. Nel giro di qualche istante si era già riaddormentato. Lei lo guardò dormire e sentì il suo dolore scorrere tra la loro connessione. Era una sensazione straziante, come se la sua pelle andasse a fuoco e qualcuno ci strofinasse sopra del sale per aumentare il dolore. Imprecò ad alta voce, sentendo l'afflizione passare da lui a lei.

“Hermione che stai facendo?!” Esclamò George allarmato.

“Non lo so...ma...non riesco...a smettere” riuscì a dire tra un lamento e l'altro. Nel panico, senza sapere che altro fare, tirò via la mano di Hermione da quella del fratello e la vide sospirare. Grosse lacrime di sofferenza le offuscavano gli occhi scuri, a stento trattenute.

“Stavi assorbendo il suo dolore?!” Sbottò George, terrorizzato.

“Credo...di sì” balbettò lei altrettanto spaventata. Le implicazioni di quel gesto caddero come macigni su di loro.

“Te l'avevo detto che sarebbe andata così! Hai voluto aprire una porta che doveva rimanere sigillata! Invece voi due vi siete messi a esplorare le potenzialità di questo legame e ora guardati!” Esclamò arrabbiato. Non sapeva se stava urlando perché si era spaventato o per tutte le cose successe quella notte. Era stata colpa loro se i loro amici e familiari erano stati in pericolo di morte, se Fred giaceva su quel divano avvolto dalle bende.

“Non si possono ignorare i legami magici! Non spariscono solo perché ti volti dall'altra parte. Sarebbe solo stato peggio” si inalberò lei. Sentirsi rinfacciare quelle cose le aveva fatto saltare la mosca al naso.

“Invece è andato tutto bene così, vero? Hai assorbito il suo dolore e ci scommetto quello che vuoi che l'altra sera sulla terrazza l'hai sentito arrivare, prima di vederlo!” In quel momento non ci aveva fatto caso, ma Hermione si era portata una mano alla gola ed era impallidita un istante prima che Fred apparisse. La vide arrossire e distogliere lo sguardo, il che fu una conferma più che sufficiente.

“Che altro non mi stai dicendo?!” Tuonò afferrandole un polso. Lei tentò di ribellarsi, ma alla fine cedette.

“Mi ha trovata. Ero al lago l'altra notte da sola a fare il bagno ed ero molto triste. Lui mi ha sentita e Smaterializzandosi è stato portato da me” confessò. Vide George sbiancare e lasciarla come se si fosse bruciato.

“Questa cosa finisce oggi” dichiarò a denti stretti.

“Intendi tra di noi?” Lei lo guardò con sfida, quasi ringhiando.

“Sì, basta contatti, basta giocare con questo legame. Vai a Hogwarts e restaci” il suo sguardo si fece freddo e distaccato. Qualsiasi forma di compassione e affetto avesse scorto prima, ora era stata spazzata via.

“Hai solo paura, non parli sul serio” le parole le uscirono più lamentose del previsto.

“Certo che ho paura! Ti rendi conto che all'inizio dovevamo concentrarci solo per sentire le tue emozioni e ora tu lo tocchi e il suo dolore passa a te? Lui ti trova anche senza sapere dove sei, lo senti senza...” George esitò, come se un'idea improvvisa l'avesse colpito. Con la bocca spalancata e gli occhi sgranati la fissò.

“Oh cazzo sei tu! Tu l'hai salvato! Hai detto: se ti fai ammazzare questa volta ti lascio morire!” Esclamò sconvolto. Hermione sentì tutto il sangue abbandonarle il corpo e la testa girare. L'aveva detto, ma aveva sperato che nel mezzo della battaglia non avesse sentito, che le sue parole fossero andate perdute.

“Abbassa la voce!” Sibilò, afferrandolo per un braccio e trascinandolo via da lì. George si divincolò sotto la sua presa.

“Hai salvato la vita di Fred durante la Battaglia di Hogwarts” sussurrò, incredulo.

“Sì, sono stata io, ma...”

“Lui aveva ragione! Lo sapeva ma non ne aveva le prove. È per questo che ora siamo incastrati in questa cosa?” Domandò agitando una mano in aria.

“Temo di sì. Deve essere successo qualcosa quella notte. La mia bacchetta ha agito di sua spontanea volontà. Non l'ho fatto coscientemente” Hermione sapeva che da quel momento non avrebbe più potuto nascondere quello che era successo, non con George al corrente di tutto. Fred l'avrebbe saputo immediatamente.

“Che significa?” Domandò. Lei gli spiegò brevemente del suo colloquio con Olivander e della lettera che aveva spedito alla McGranitt. George rimase in silenzio a lungo, riflettendo.

“Perché non glielo hai detto?” Sembrava più calmo, ma non aveva intenzione di mollare la presa ed Hermione non poteva biasimarlo.

“Non voglio che le cose cambino tra di noi. Non voglio che pensi di dovermi qualcosa, o che questo lo induca...” esitò incerta.

“Non vuoi che lui ti ami per questo” concluse George con un sorriso triste.

“Mi dispiace” fu tutto quello che lei riuscì a dire.

“Non preoccuparti, lo sapevo dall'inizio” scrollò le spalle come se non fosse una cosa importante. Eppure lei poteva leggere tristezza sul suo bel volto.

“Senti...non è che potresti tenerlo per te?” Domandò incerta.

“L'unica cosa che terrò per me è che sei innamorata di lui. Per quanto riguarda il resto, dovresti essere tu a dirglielo, ma se non lo farai non terrò il tuo segreto” le disse, serissimo.

“D'accordo gli parlerò appena starà meglio” cedette lei. Era terrorizzata alla sola idea, ma sapeva di non poter rimandare oltre.

“Adesso vado a farmi una doccia e poi ti do il cambio” le disse sorridendo.

“George mi dispiace tanto!” Esclamò. Era una scusa generica, un po' perché era innamorata di suo fratello, un po' perché lo aveva trascinato in quel legame assurdo che rischiava di rovinare le loro vite, un po' per la paura di averlo ferito.

“Non preoccuparti, è stato solo un bacio, Granger” le disse prima di salire le scale e sparire al piano di sopra. Hermione tornò in salotto da Fred, che dormiva beatamente. Sembrava che stesse meglio e le ferite avevano smesso di sanguinare. Il volto era disteso, anche nel sonno e le guance avevano ripreso un po' di colore. Si sentì sollevata. Si chinò su di lui per sistemargli la fasciatura e lo sentì sospirare. Poi si accomodò per terra al suo fianco, tenendogli dolcemente una mano, ma attenta a tenere gli scudi alzati.

 

   
 
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