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Autore: EleAB98    15/10/2020    1 recensioni
(SERIE 2*) - Sequel di "Ricominciare"
“Significa che la nostra storia è tutta scritta qui, su questo foglio”, rispose lui, indicandole il papier che aveva tra le mani. “Ciò che hai appena letto, congiuntamente all’altro frammento che abbiamo analizzato la volta precedente, è quanto ho redatto nel mio diario personale lo scorso anno, a seguito dei nostri trascorsi. E io non posso più recitare questa parte, perché non mi si addice affatto.”
“Quale parte?” sussurrò la giovane, ormai incatenata al suo sguardo profondo intriso di parole non dette ma perfettamente capibili.
“Quella del professore integerrimo e totalmente insensibile a una ragazza meravigliosa che si trova proprio dinanzi a me”, disse lui in un soffio, avvicinandosi ancora di più al suo volto.
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NOTA: La Serie 1 e 2 sono collegate. Opera registrata su Patamù.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon, Lime, Otherverse | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Appena giunse dinanzi al portone della vecchia casa di Thomas, Jane si domandò quale strada dovesse imboccare al fine di imbattersi in sua sorella Rachel. Il regista si era mantenuto sul vago dicendole che la donna abitava a pochi passi da lui, ma non le aveva rivelato la via esatta e Jane stessa non si era nemmeno arrischiata a domandarglielo per il sentito timore di instillare in lui dei forti - quanto fondati - sospetti. Quello che l'uomo le aveva raccontato a proposito della sua famiglia l'aveva profondamente turbata, nonché resa profondamente triste. Provava un grande sentimento per Thomas e non riusciva a credere che i suoi genitori non avessero compreso l'uomo straordinario che era ormai diventato ma che, sicuramente, era sempre stato. 

Jane camminò per un breve tratto scrutando con attenzione i vari portoni con la speranza di trovarvi affisso il cognome di Thomas, ma il tutto si risolse in un nulla di fatto. Dopo circa un'ora di ricerche si era accasciata con aria sconsolata sulla panchina adiacente a un bellissimo parco che non le suscitò, suo malgrado, alcun senso di meraviglia. Colta da una profonda delusione, sospirò. Evidentemente, il destino non era dalla sua. Proprio quando stava per tornarsene alla Hollywood U, però, vide una giovane donna con una carrozzina intenta ad aprire un altro portone, a pochi metri di distanza da lei. Con insita la speranza di fare un ultimo tentativo, la ragazza corse a perdifiato verso di lei e, poco prima che la sconosciuta chiudesse quel portone, le domandò con aria trafelata:

“Mi scusi tanto, signorina... Conosce per caso una donna di nome Rachel Hunt?”

La donna sbatté due volte le palpebre in segno di sorpresa. Da quando si era sposata con Steve, nessuno l'aveva più chiamata 'signorina' e questo la fece sorridere.

“Sì, sono proprio io. Cosa desidera?” le rispose la donna, mostrandosi cordiale.

Jane sorrise, trionfante.

“Sono felice di averla incontrata. Sa, avrei bisogno di parlarle di Thomas. Potrebbe concedermi qualche minuto?”

Rachel sollevò un sopracciglio e le sue labbra sottili si incurvarono all'ingiù. In quel frangente, Jane comprese di aver commesso un errore e le porse la mano.

“Mi scusi tanto, non mi sono presentata... Sono Jane McMiller, l'ex studentessa di suo fratello, Thomas Hunt.”

In quell'istante, la donna comprese di chi si trattasse e abbozzò un sorriso.

“La sua fidanzata, quindi.”

Alla parola 'fidanzata', Jane arrossì e si limitò ad annuire. In realtà, i due non avevano affatto ufficializzato il loro rapporto, però la ragazza non poté non rimanere piacevolmente colpita dal fatto che Thomas avesse parlato di lei a sua sorella e, per un istante, una tale consapevolezza le fece sussultare di gioia il cuore.

“Be', in tal caso sono davvero felice di conoscerti!” rispose lei, stingendole forte la mano.

“La ringrazio... Sono anch'io molto felice di essere finalmente riuscita a trovarla.”

“Dammi del tu, d'accordo? Vieni, entriamo in casa... così avremo modo di parlare in tutta tranquillità. Comunque, questa è Valerie... mia figlia.”

La piccola agitò la propria manina in segno di saluto.

“È davvero splendida! E anche molto sveglia...” rispose Jane, scompigliandole i capelli scuri. “Ultimamente, Thomas mi ha parlato di lei e mi ha detto che un bel giorno me l'avrebbe fatta conoscere.”

“Quindi abbiamo giocato d'anticipo... be', poco male... ti assicuro che la nostra conversazione rimarrà più che segreta”, sentenziò la donna facendole l'occhiolino, per poi chiudere la porta dietro di sé.

 
***

 
Nel frattempo, a San Francisco...

 
“Thomas, ho delle pessime notizie!” esordì Lennard Jones, non appena entrò nell'ufficio dell'uomo. “Il nostro dipartimento non riesce a stanziare i fondi necessari per mantenere in piedi questa università e tutti i sistemi di controllo che la riguardano. Oltretutto, l'azienda riversa in una condizione di grave crisi economica e sembra non esserci via d'uscita.”

"Dici sul serio?" ribatté il regista, alquanto scosso da quella notizia.

“Purtroppo sì, mio caro Thomas. Siamo sul lastrico.”

L'uomo si alzò di scatto dalla scrivania e prese a girovagare per la stanza. Quando si sentiva nervoso, non riusciva proprio a stare fermo.

“Ma è terribile... Come diamine è potuto accadere?”

L'altro si accasciò di peso sulla scrivania, poi sbuffò forte e si apprestò ad accendersi una sigaretta.

“Non saprei... Abbiamo sottovalutato il rischio di una potenziale crisi dalla quale sarebbe stato impossibile riprendersi... E adesso non vi è più alcun dubbio in merito. Dovremmo scendere a compromessi con la Germania.”

“La Germania? Che cosa c'entra la Germania?!” replicò il docente, visibilmente confuso.

Lennard pregò l'uomo di sedersi accanto a lui, poi gli porse una sigaretta. Thomas la prese tra le mani, quindi l'accese e ne aspirò una lunga boccata.

“È una lunga storia”, proseguì Lennard, “ma sostanzialmente si tratta di chiedere alla nazione tedesca un ingente prestito per far fronte a questa grave crisi economica che attanaglia il nostro istituto, ma non solo... Qualcuno dovrà recarsi a Francoforte per ben cinque mesi al fine di condurre questa importantissima trattativa, nonché produrre un film i cui diritti assoluti apparterranno alla società cinematografica tedesca che si occuperà di salvarci dal fallimento della nostra azienda.”

“Non credevo che la situazione fosse così grave”, ribatté il regista, di colpo estremamente preoccupato dalle parole del suo mentore.

“Nemmeno io”, sentenziò Jones, cacciando un'altra nuvola di fumo. “Ma qualcuno dovrà assolutamente farsi carico di questa scomoda situazione, e... e io mi fido soltanto di te... So che forse ti sto davvero chiedendo troppo, ma...” L'uomo rivoltò la sigaretta che teneva tra pollice e indice come fosse un calzino, poi guardò Thomas dritto negli occhi. “Saresti disposto a un temporaneo trasferimento nei pressi di Francoforte? Io potrei inviarti tutta la documentazione necessaria e tenerti informato sui vari sviluppi concernenti tale crisi... Inoltre...”

“Lennard, aspetta un momento...” lo interruppe Thomas, mettendosi sulla difensiva. “Sono davvero lusingato dalla tua proposta, ma non credo di essere pronto per affrontare un altro trasferimento; in Germania, per giunta... così lontano da San Francisco e da... da Los Angeles”, constatò poi, continuando a 'nutrirsi' di nicotina per cercare di calmare il proprio nervosismo.

Lennard gli regalò un'occhiata colma di tenerezza e altrettanta comprensione.

“Ragazzo mio, lo so a cosa stai pensando... Stai pensando a lei, non è vero?”

“Hai indovinato... puoi immaginare cosa significherebbe per me non vederla più per ben cinque mesi?” gli domandò, spegnendo di colpo la sigaretta sbattendola con veemenza sul portacenere.

“È davvero così importante per te?” replicò l'altro, guardando per qualche secondo la fiammella che si stava progressivamente spegnendo.

Thomas lo guardò di sbieco.

“Lo hai detto tu... sei stato tu a dirmi quanto fossi contento per me e Jane... E adesso mi stai chiedendo di separarmi di nuovo da lei?”

“Thomas, non ti sto chiedendo di rinunciare per sempre a lei...” ribatté Lennard, posandogli una mano sopra la spalla. “Ti sto soltanto implorando di farmi questo favore e di rinunciare a vederla per un tempo determinato. So bene che ti sto chiedendo molto, forse troppo; ma non dimenticare tutto quello che questa azienda ha fatto per te.”

Il professore si abbandonò a una smorfia disapprovante e dovette fare un grande sforzo per mantenere la calma.

“Ne sono consapevole. Ma so anche che stare lontano da Jane per così tanto tempo significherebbe alimentare la minaccia di perderla per sempre”, mormorò poi, mettendosi una mano nei capelli.

L'altro annuì e cercò di comprendere cosa albergasse nel cuore del suo 'figlioccio'.

“Temi forse che lei non ti voglia bene?”

“No, non si tratta di questo... ma so per esperienza che le storie a distanza non sono destinate a durare nel tempo.”

“Ma se Jane è la persona giusta, come penso che sia, è altrettanto sicuro che tutto questo non intaccherà la vostra relazione. Potrà soltanto renderla più salda e duratura.”

“Non sono poi così convinto della tua filosofia, ma comunque non posso tirarmi indietro”, dichiarò Thomas, sorridendo mestamente. “Accetterò di recarmi a Francoforte soltanto perché me lo chiedi tu e perché proprio tu mi hai permesso di intraprendere una solida carriera nel campo della cinematografia.”

A quelle parole, Lennard si mostrò commosso e non poté non abbracciarlo per quello slancio di sacrificio e generosità.

“Non so proprio come ringraziarti... Prometto che al tuo ritorno ti ricompenserò a dovere.”

“Non ce n'è alcun bisogno. Conosco bene le mie responsabilità e prometto, sempre e comunque, di onorare il mio lavoro. Ma adesso, se non ti dispiace, sparirò per qualche ora. Corro a prendere il primo volo per Los Angeles. Prima di partire per la Germania, devo dichiarare a Jane i miei reali sentimenti. Devo farle una proposta molto importante.”

 
***

 
“Thomas è sempre stato un ragazzo dall'animo profondamente sensibile e all'inizio, quando è andato via di casa e si è trasferito nell'appartamento dei nostri nonni paterni ormai defunti, chiunque in famiglia - me compresa - avrebbe giurato che ben presto sarebbe ritornato sui suoi passi con tanto di scuse. Ma quello che non avevamo considerato era la sua forza d'animo, il suo coraggio, la sua passione e la sua indole estremamente combattiva. Quando ha vinto il premio Oscar, nessuno voleva crederci. Ma in fondo al cuore, io lo sapevo. Sapevo quanto sperasse che il suo sogno diventasse realtà e sapevo che, un bel giorno, sarebbe riuscito a realizzarlo.”

La giovane sorrise.

“Hai ragione, Thomas possiede una personalità davvero forte, intrisa di una stupenda – quanto invidiabile – determinazione. In effetti, è anche grazie alla forte ammirazione per lui che trovo il coraggio di affrontare con coraggio e forza le mie battaglie accademiche. Ma i tuoi genitori non lo hanno mai cercato?”

“No. Una volta mia madre Rose ha cercato di contattarlo, ma mio padre Mark glielo ha impedito. Per qualche giorno, ha persino staccato il telefono di casa. Mia madre non possedeva un cellulare, inoltre non conosceva nemmeno il numero di Thomas, proprio come me. Alla fine, si convinse che fosse giusto così e che suo figlio avrebbe dovuto continuare il suo percorso senza l'appoggio della sua famiglia. Ma credimi se ti dico che Thomas ha sofferto molto a causa di questo definitivo distacco... e credo che ne soffra ancora oggi.”

Il volto di Jane assunse un'aria molto triste.

“In effetti, mi sembrava alquanto restio nel parlare della vostra famiglia.”

“Esattamente.”

“Ma adesso... dove abitano i tuoi genitori?”

“A Saint George Street, vicino all'abbazia del vicario dal quale mi reco tutte le domeniche. Una volta alla settimana, vado a trovarli per sapere come stanno e sembra proprio che se la passino piuttosto bene.”

“Non ti chiedono mai di Thomas?” domandò Jane, sempre più sconcertata dalla sua rivelazione.

“In verità, la mamma me lo chiede qualche volta; mio padre, invece, non è assolutamente capace di un gesto simile. Ha tagliato tutti i ponti con Thomas, stroncando ogni singolo tentativo di riappacificazione.”

“Quanto mi dispiace...” replicò la ragazza scuotendo la testa.

“Lo so, dispiace molto anche a me. Ma credo che ormai il suo non rapporto con i genitori sia arrivato a un punto di non ritorno.”

“Forse hai ragione, ma... ma voglio comunque fare un tentativo”, rispose Jane, con un barlume di speranza negli occhi. “Non mi fraintendere, non ho alcuna intenzione di frappormi tra te e la tua famiglia, ma sento la necessità di intervenire... di provare a parlare con loro della questione delicata che mi hai appena confidato.”

Rachel rimase letteralmente di stucco.

“Sei davvero disposta ad arrivare a questo per mio fratello? Be’, allora non dubito che Thomas sia stato davvero fortunato a incontrarti... devi amarlo davvero tanto per pensare anche soltanto di parlare con un tipo burbero come mio padre...”

Jane arrossì leggermente.

“Sai, ogni volta che lo vedo mi manca il respiro e per qualche minuto non riesco a distogliere lo sguardo da lui... perché forse stare con lui mi sembra tuttora un sogno.”

“È normale... sono questi gli effetti del vero amore”, convenne Rachel. “A ogni modo, mi ha fatto davvero piacere conoscerti. Sicuramente, Thomas ti avrebbe presentata a me molto presto, ma sono felice che tu sia venuta spontaneamente a cercarmi... Questa è una prova ulteriore del sincero interesse che provi nei suoi confronti.”

“Ti ringrazio. Anch'io sono felice di aver conosciuto la sorella del grande regista”, rispose lei alzandosi dal divano del soggiorno per poi stringerle la mano in segno di commiato. “Adesso, però, è meglio che vada... purtroppo, la Hollywood U reclama la mia presenza.”

“Lezioni pomeridiane?”

“Esattamente.”

“In tal caso buono studio... e grazie di cuore”, mormorò poi con sentita riconoscenza.

“Grazie a te per avermi raccontato la stria della vostra famiglia, Rachel. Spero soltanto che il mio aiuto possa fare la differenza”, concluse l'altra con un pizzico di ottimismo. In un modo o nell'altro, avrebbe dovuto parlare con il padre di Thomas il più presto possibile.

 
***

 
Non appena atterrò a Los Angeles, Thomas si avviò in fretta e furia verso l'università, quindi entrò nell'atrio della Hollywood U e, avendo cura di non farsi vedere da nessuno, raggiunse il dormitorio di Jane con il solo proposito di farle una bella sorpresa. Sotto la porta che dava accesso alla sua stanza, sistemò un bigliettino. Poi, con passo furtivo, corse al pianterreno e si recò nei sotterranei. Quella sera, avrebbe dovuto essere tutto perfetto. Entrò nella stanza ormai attorniata dalla polvere e popolata da vecchi scatoloni contenenti chissà cosa e annuì soddisfatto. Quel posto era l'ideale per trascorrere una serata in compagnia della sua Jane senza che nessuno potesse disturbarli.

Secondo i suoi calcoli, l'università avrebbe chiuso i battenti verso le ore ventidue, perciò avrebbero avuto tutto il tempo di gustarsi in tranquillità una romantica cenetta a lume di candela. In quel sotterraneo, le telecamere erano state rimosse almeno un anno fa, pertanto Thomas non avrebbe corso il rischio di essere scoperto. Con decisione, estrasse dal frigo bar che aveva portato con sé quei cibi che aveva prelevato dal ristorante a pochi passi dall'università. Insalata di riso e hamburger grigliato. Già, non era il massimo, ma il tutto poteva essere reso più interessante di quanto non fosse dalla bottiglia di Chardonnay che gli aveva regalato Lennard per l'occasione. 

Quel vecchio tavolo impolverato presente nella stanza, però, avrebbe dovuto senz'altro renderlo più presentabile agli occhi di Jane. D'un tratto, Thomas pensò che avrebbe potuto imitare esattamente lo scenario che tanti mesi prima aveva preparato a casa sua, quando lui aveva pianificato di lasciarla per sempre prima di partire per San Francisco. Effettivamente, dentro la sua valigetta c'era proprio tutto quello di cui necessitava. D'un tratto, però, un curioso interrogativo gli si insediò nella mente.

 
Perché aveva deciso di organizzare quella cenetta romantica nei pressi dell'università, invece che a casa sua?
 
La risposta al quesito era tremendamente semplice: entrambi si erano conosciuti alla Hollywood U e quell'inatteso incontro aveva cambiato, seppur progressivamente, le loro esistenze.
 
 
***
 

 
Quando la studentessa rientrò nel suo dormitorio a seguito della consueta lezione del professor Wilson, notò che sul pavimento vi era una lettera anonima. Non appena la aprì, il suo cuore innamorato le balzò nel petto: si trattava di Thomas.
 
Cara Jane,
sono a pochi passi da te... Proprio qui, nei pressi della Hollywood U. Ma siccome non voglio renderti vita facile rivelandoti immediatamente dove mi trovo esattamente, testerò le tue capacità investigative... In fin dei conti, un bravo regista deve saper far fronte a qualsiasi difficoltà. Dunque... puoi partire cercando qualche indizio nel mio ufficio...

Ps: Indossa il miglior vestito che hai...

Ti aspetto,
Thomas.
 
Jane scosse la testa, divertita ed emozionata allo stesso tempo.

“Dal tuo ufficio, eh? Thomas, sono proprio curiosa di scoprire cosa tu stia combinando...” disse poi ad alta voce, mentre aprì il suo armadio per scegliere il suo miglior vestito.

 
 
***

 
L'ufficio di Thomas era esattamente come lo ricordava, sebbene qualche piccola ragnatela popolasse gli angoli del soffitto. La cosa non la stupì affatto. Nessuno vi era più entrato dal momento in cui Thomas era partito, nonostante vi fosse la porta aperta. Con una foga che non conosceva, la studentessa si mise a frugare tra i suoi cassetti, rigorosamente vuoti. Soltanto all'interno della libreria era rimasto qualche classico della letteratura che Jane visionò attentamente con la speranza di trovarvi il famigerato indizio di cui aveva parlato Thomas. 
Nemmeno all'interno di quei romanzi, però, vi era traccia di un bigliettino o qualcosa di simile. In quale altro posto avrebbe potuto guardare? Tutti i cassetti della scrivania erano vuoti, all'interno della libreria e delle videocassette non vi era alcunché di rilevante.
 
Forse avrebbe dovuto guardare dentro il suo armadio?
 
Con aspettativa, lo aprì immediatamente e anche stavolta rimase delusa dal suo insuccesso. Sconfortata, si sedette sul divano e vi rimase per un momento. D'improvviso, però, il suo cuore sussultò nuovamente.
 
E se il famigerato indizio fosse stato nascosto proprio tra i cuscini di quel divano?
 
Alzatasi in piedi, Jane rimosse uno dei grossi cuscini di velluto rosso che lo componevano e i suoi occhi si illuminarono non appena vide un foglio ben ripiegato, marchiato da un sigillo che pareva essere un francobollo.
 
Finalmente potrò dare la caccia a Thomas, pensò divertita, mentre apriva il biglietto.
 
“Se nel modo giusto un film vorrai proiettare e/o visionare, nella sala apposita dovrai guardare...”
 
“Questa la so!” esclamò Jane ad alta voce, senza esitazione alcuna. “Deve indubbio trattarsi della Sala Cinema.”
 
Mentre percorreva a perdifiato il corridoio, però, un piccolo dubbio le si insinuò nella mente. Le sale adibite al cinema erano ben due ed entrambe ricche di strumenti addetti alla visione e alla registrazione di un film. 
Quale sala avrebbe dovuto prediligere? 
Non appena si trovò dinanzi a entrambi i laboratori, Jane ascoltò la voce del proprio cuore ed entrò nella sala che meglio conosceva e nella quale ultimamente si era recata per svolgere un compito assegnatole dal professor Morton.
Senza perdere altro tempo, esaminò ogni singola strumentazione, dall'impianto luci all'apparecchio audio-video, mettendo mano sulle varie telecamere e visionando cassette di vecchi film. Ben presto, però, si rese conto di quanto fosse stato inutile per lei analizzare ogni singolo oggetto dato che, in realtà, il biglietto che Thomas le aveva lasciato parlava già da sé.
 
“Se nel modo giusto un film vorrai proiettare e/o visionare, nella sala apposita dovrai guardare.”
 
Il verbo proiettare, in effetti, diceva già tutto e la ragazza, colta da questa consapevolezza che all'inizio aveva ingenuamente ignorato, mise mano sul videoproiettore. Non appena lo aprì, un altro biglietto monocolore si rivelò ai suoi occhi, estasiati da quanto vi era scritto.
 
“Se uno scenario mozzafiato vorrai inquadrare, la giusta prospettiva dovrai utilizzare...”
 
Jane aggrottò la fronte.
 
Mmm... Che cosa intenderà dire con questo? Forse ci sono! - esclamò poi con vivo entusiasmo -. Magari il prossimo indizio si trova all'interno della sua telecamera. Ma dove potrebbe mai essere?
 
La ragazza scese nell'atrio. Non aveva smesso di pensare neppure per un momento a cosa intendesse dire Thomas... E non appena i suoi occhi incrociarono la grande finestra che dava sul terrazzo, capì di aver fatto centro.
 
“Ma certo, la terrazza!”
 
Il panorama mozzafiato che aveva dinanzi non tradiva affatto la bellezza di cui per anni era stato testimone, perché un qualcosa di ancora più bello stava per accadere. Nonostante stesse giungendo la sera, quel magnifico tramonto le avrebbe ancora permesso di cercare il tanto agognato indizio che, ne era certa, doveva nascondersi tra quei vasi di tulipani. Con estrema pazienza, Jane iniziò ad analizzare il primo controllando nel sottovaso che faceva da appoggio al vasetto più piccolo contenente quei fiori. In rapida successione passo agli altri ma, quando gliene mancava appena uno, una voce autoritaria la colse di sorpresa.
 
“Signorina, potrebbe dirmi gentilmente cosa sta facendo? È da almeno cinque minuti che la sto osservando e non capisco proprio cosa stia architettando.”
 
Jane trasalì e per un istante credette di essere finita. Poi, con estrema calma, si voltò verso la donna e scoprì con sorpresa che si trattava di Priya.
 
“Scusi professoressa Singh, io stavo solo... ecco, credo di aver perso il mio orecchino qui, da qualche parte...”
 
Priya si accigliò.
 
“Allora non riesco proprio a capire da quando in qua, signorina, gli orecchini possano trovarsi al di sotto dei vasetti di tulipani o come lei possa sperare di trovarli alzando - con poca grazia, devo dirlo - i sottovasi cui poggiano gli stessi fiori.”
 
In quel momento, Jane cercò di mantenere il controllo e di inventarsi una scusa plausibile alla sua affannosissima ricerca.
 
“Ecco, veda profess-”
 
“Ascolti, non importa cosa lei stia o non stia facendo...” replicò la docente, scrutando di sottecchi l'orologio da polso che indossava. “Mi sono appena ricordata che tra meno di mezz'ora dovrò presenziare alla riunione del consiglio accademico, dunque non ho tempo per ascoltare le sue ragioni... Si assicuri soltanto di rimettere il tutto in perfetto ordine quando avrà terminato...”
 
Jane fece un sospiro di sollievo e annuì.
 
“Stia tranquilla professoressa, lo farò senz'altro.”
 
In men che non si dica, Priya scomparì dalla sua vista e a Jane non rimase altro che analizzare l'ultimo vaso rimasto. Saltellò e girò su se stessa come una bambina non appena trovò l'ennesimo biglietto contrassegnato da un simbolo particolare: una bellissima telecamera che pareva proprio essere la sua. Con il cuore in gola, aprì il biglietto.
 
Se vorrai presto giungere al mio 'arsenale', un'ultima ardua prova dovrai affrontare... Per poi poter finalmente Ricominciare."
 
A quelle ambigue parole, la ragazza si scoraggiò.
 
Oh Thomas... Ma cosa diamine significa? pensò, mentre si incamminava smarrita per il corridoio. Per ben tre volte rilesse quel misterioso scritto, ma non le venne in mente nulla di concreto. 
 
Mentalmente, ripercorse i piani dell'edificio in cui si era recata per apprestarsi alla ricerca di Thomas. Terzo piano: ufficio di Thomas. Secondo piano: Sala Cinema. Piano terra: terrazzo. Se il professore aveva calcolato di porre i suoi indizi in quell’esatto ordine, il prossimo doveva anch'esso trovarsi necessariamente al pianterreno.
 
Ma dove?
 
Avrebbe dovuto controllare una miriade di stanze e molto probabilmente non avrebbe mai fatto in tempo a scovare il misterioso indizio prima della chiusura dell'università. Rilesse la frase ancora una volta... In essa doveva pur trovarsi un indizio! si disse ancora. Insomma, forse stavolta si trattava di un 'indizio nell'indizio'... Ed ecco che, proprio quando la sua mente stava per arrendersi lasciando spazio alla più totale confusione, un qualcosa si accese: quella parola... Ricominciare... Per quale motivo era stata scritta con l'iniziale maiuscola?
 
Forse perché si tratta del suo ultimo film, il nostro ultimo film! esclamò Jane nella sua testa. Sì, deve essere così... continuò a ripetersi, mentre cercava di individuare la meta delle sue ricerche. Nel frattempo, continuò a riflettere in silenzio. 
 
Dunque, proviamo a tornare indietro nel tempo... Dove ho proposto a Thomas di provare a riconsiderare l'idea di riprendere il progetto di 'Ricominciare'?
 
Senza troppi sforzi, lo ricordò. 
 
Dapprima è stato nel suo ufficio, che ho già controllato prima, dunque non può essere... Poi è stato a casa sua, quella domenica nella quale ho scovato parte della sceneggiatura del suo vecchio film accartocciata in un angolino del soggiorno. No, non può trattarsi nemmeno di casa sua... per quanto non sia lontana da qui è impossibile che sia lì, dato che Thomas si trova qui da qualche parte. Cosa ci rimane, dunque? Le aule... ma quale aula, in particolare?
 
“Aspetta, forse ci sono!” esclamò a mezza voce. “Torniamo ancora più indietro... Quando è stata la prima volta che sono venuta a conoscenza della sceneggiatura che Thomas tanto disprezzava e che poi ho scoperto essere proprio il suo secondo progetto cinematografico dall'ormai arcinoto titolo 'Ricominciare'? In 'Aula II', quel giorno speciale nel quale ho sentito dentro di me un fremito che mi diceva che Thomas era per me più di un professore, più di un mentore, più di un semplice regista... Sì, non ho più alcun dubbio. È proprio l'aula nella quale ho fatto lezione quest'oggi.”
 
Con sicurezza, la ragazza percorse il piccolo corridoio che conduceva in Aula II. Frugò nei vari cassetti, negli armadi e persino nel sacchetto della spazzatura. Niente di niente... L'ultimo indizio non accennava a comparire. Eppure, aveva guardato dappertutto, tranne... sul pavimento! 
 
In effetti, Jane si era talmente concentrata nell'analizzare la scrivania e le varie postazioni degli studenti, che aveva totalmente dimenticato di ispezionare sommariamente la zona senza scendere troppo nel particolare.  Senza muovere un altro dito, Jane fece appello alla sua vista per scovare il prossimo indizio. Con suo grande piacere ma con altrettanta sorpresa, vide che il bigliettino incriminato si trovava proprio vicino al cesto della spazzatura, a pochi passi dall'uscita dell'aula. 
 
Jane poté ritenersi alquanto fortunata del fatto che le donne delle pulizie non fossero ancora passate al pianterreno per pulire le varie aule ed esultò mentalmente non appena lesse il foglietto.
 
“Per poter giungere alla destinazione finale, dovrai percorrere una sottospecie di tratto infernale... Sta' tranquilla, non è nulla di così anormale, il problema principale è che questo luogo è talmente inospitale che dubito fortemente che qualcuno possa irrompere qui dentro in un modo davvero inusuale. Ma sai, il mio carattere ormai allegro e gioviale mi ha permesso di modificare, almeno in parte, questo primo ed ultimo girone infernale facendo appello a un qualcosa di veramente speciale.”
 
Jane rimase letteralmente di stucco dall'abilità di scrittura del suo Thomas. In pochissime righe era riuscito a creare un gran numero di rime, rivelandole al contempo dove si trovava. No, questa volta non ebbe alcun dubbio: si trattava dei sotterranei. 
 
Con grande emozione, la studentessa prese l'ascensore e digitò 'piano -1'. In men che non si dica arrivò a destinazione, ma prima di bussare alla porta dei sotterranei, ripensò ancora una volta al percorso che Thomas aveva tracciato e che le aveva permesso di arrivare sin lì. D'un tratto, il tutto prese forma nella sua mente e Jane riuscì a collegare naturalmente il significato speciale associato all'intera ricerca. Ogni singolo luogo, in effetti, le ricordava il preludio e lo sviluppo della sua storia d'amore con Thomas. 
 
Il suo ufficio, luogo nel quale si erano conosciuti per la prima volta e in cui gli occhi di Jane avevano incrociato per un lungo istante quelli severi, autoritari ma nel contempo tristi e  malinconici di Thomas; la Sala Cinema in cui entrambi si erano scambiati il secondo bacio e avevano ballato insieme il giorno di San Valentino; il terrazzo dove si erano nuovamente ritrovati dopo mesi di separazione e nel quale Thomas le aveva impartito quella mini-lezione sulla telecamera e che aveva provocato il primissimo quanto effimero contatto tra le loro mani; l'Aula II nella quale Thomas aveva impartito più volte ai suoi studenti le lezioni di Cinematografia facendo conoscere loro la sceneggiatura del suo nuovo film, ormai divenuto celebre. 
 
E poi i sotterranei... Un luogo nel quale si era recata soltanto una volta, peraltro in una circostanza assai spiacevole - in quell'orrido posto il signor Stone le aveva impartito le lezioni di recupero lo scorso anno -, ma che a breve si sarebbe riempito di nuovissimi quanto bellissimi ricordi. Con il sorriso sulle labbra, la ragazza tirò giù la maniglia della porta e il suo cuore prese a battere all'impazzata. 
 
Fra meno di un secondo, avrebbe rivisto il suo Thomas.
   
 
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