“Sto fumando... mentre entri nel cervello e mi raggiungi il cuore.”
L. Battisti
Avevano appena terminato di fare l'amore per la seconda volta e si strinsero in un abbraccio che sapeva di eterno anche se, questa volta, Thomas non si era prodigato nel sussurrarle parole dolci, né tantomeno aveva provato a intavolare una rilassante conversazione con lei. Dopo l'amore, si era limitato a cingerle la vita lasciando che la schiena di lei cozzasse contro il suo petto che, ritmicamente, si alzava su e giù coniugato all'incessante battito del suo cuore, ancora preda di una folle 'corsa' che aveva condotto entrambi all'orgasmo. A un certo punto, però, il regista si era alzato lasciandola sola nel letto, promettendole che sarebbe tornato subito. Jane lo aspettò pazientemente per buoni cinque minuti rannicchiandosi sotto le coperte; poi, senza che se ne accorgesse, ne attese altri dieci.
Il suo Thomas tardava ad arrivare e lei non riusciva proprio a comprenderne il perché.
Dov'era finito?
Non era certo da lui abbandonarla in quel modo dopo aver condiviso un momento di forte intimità. Con decisione, la ragazza si alzò dal letto ma, prima di avviarsi in cucina, doveva rivestirsi. Non poteva certo indossare il suo vestito da sera, pensò incerta, guardandosi intorno. Sovrappensiero, si riappropriò della biancheria intima che 'garbatamente' era finita sul pavimento, poi si avviò in bagno. Non appena lo guardò, lo sfilò dall'appendiabiti e se lo mise indosso. Ne inspirò il profumo caldo e avvolgente e, in un istante, riconobbe la fresca e inebriante essenza della sua acqua di colonia, che permeò nelle sue narici regalandole una sensazione di puro benessere. Colta da un impeto di sincera felicità che, almeno in parte, aveva provveduto ad acuire le sue preoccupazioni, si avviò in cucina. L'uomo non era lì, perciò passò nel soggiorno. Si abbandonò a un sospiro vagamente inquieto e per un istante si incupì.
Non appena si voltò alla sua destra, però, lo vide. Una nuvola di fumo scomparve nell'aria e Jane comprese che il regista stava fumando uno dei suoi sigari svizzeri. Doveva essere nervoso perché, normalmente, era assai raro che ricorresse a un gesto simile. Di soppiatto, lo raggiunse e si bloccò allo stipite della porta-finestra, osservandolo di sottecchi. Indossava soltanto un paio di boxer neri e il suo sguardo sembrava perso nel vuoto. Lo trovava semplicemente splendido. Il suo corpo magro e slanciato e i muscoli della schiena, in parte rischiarati dalla luce lunare, gli conferivano un'aria da bel tenebroso e, per la prima volta dopo tanto tempo, fu perfettamente conscia di trovarsi insieme a un uomo fatto, mentre lei - così inesperta e non ancora del tutto dotata di quelle forme mozzafiato da trentenne che avrebbero fatto impazzire tutto il genere maschile - non era altro che una semplice studentessa nel fiore degli anni ma, per molti aspetti, ancora troppo acerba. In quel momento, Jane si domandò persino se Thomas la trovasse seducente al pari di quelle donne, ma sospettava che la risposta fosse negativa. Anche se, in realtà, la giovane non si era mai posta questo problema, dato che il regista non faceva altro che ribadirle quanto fosse stupenda ai suoi occhi. Però...
“Come mai qui?”
La voce calma e profonda di Thomas la ridestò dai suoi pensieri. Lui non si era nemmeno voltato verso di lei, eppure ne aveva captato la presenza. Poi, non appena lo fece, un sorriso spontaneo comparve sul suo volto.
“Cosa ci fai con il mio accappatoio indosso?”
Il suo tono di voce era dolce e pacato. In esso non vi era alcuna traccia di rimprovero, anzi. Sembrava che la cosa gli arrecasse un gran piacere e, senza distogliere gli occhi dalla sua figura aspettò, con un misto tra la pazienza e l'impazienza, la sua risposta.
“Volevo vedere dove fossi finito, perciò ho pensato di indossare questo...” replicò lei, avvicinandosi timidamente a lui. “Il mio vestito non mi sembrava molto comodo per avviare un'inconsueta caccia all'uomo”, ridacchiò poi, rilassandosi all'istante non appena lui le accarezzò la guancia. “Perché sei qui?”
L'uomo ignorò la domanda.
“Stavi guardando me o la luna, pochi secondi fa?” domandò lui di rimando, incurvando le proprie labbra all'insù.
La studentessa sussultò. Non si aspettava certo un quesito del genere da parte sua.
“Non ho potuto farne a meno. Ti trovo meraviglioso”, disse soltanto, leggermente imbarazzata.
L'uomo la strinse forte a sé e, con la mano sinistra, le sollevò il mento affinché potesse guardarlo dritto negli occhi.
“Hey, non devi mica vergognarti di dirmi queste cose! Anch'io ti trovo stupenda, lo sai... con o senza i tuoi o i miei vestiti addosso.”
Thomas rimarcò senza indugio quel 'senza' e la ragazza si sentì avvampare. Un luccichio malizioso e nel contempo divertito impregnò le sue iridi scure, ma questo non le impedì di esprimergli ciò che negli ultimi minuti la stava torturando.
“Io non sono una vera donna, Thomas”, le disse, ritraendosi dal suo confortante abbraccio.
L'uomo reagì con sconcerto a quelle parole. Che cosa intendeva dire?
“Che razza di discorso è mai questo...” la redarguì con leggero disappunto, spegnendo il sigaro nel portacenere di terracotta che campeggiava sul davanzale della finestra. “Avanti, spiegami cosa intendi dire”, la pregò poi con viva dolcezza, trascinandola a sedere su una delle sedie che si trovavano su quel balconcino.
“Io non... non sono come tutte le altre donne... sono diversa, capisci? Al loro confronto, non sono altro che una ragazzina che non ha nulla da offrirti, mentre loro potrebbero...”
Thomas continuava a non capire e non resistette dall'interromperla ancora una volta.
“Parla chiaro Jane, per favore. Altrimenti non posso aiutarti.”
A quella dichiarazione, Jane sospirò. Cincischiare non faceva proprio per lei e, a quanto pare, il regista aveva capito che qualcosa non andava.
“Io non sono come quelle attrici prosperose che compaiono sulle copertine delle riviste di moda et similia... Porto ancora la seconda di seno, non ho dei fianchi particolarmente belli, non ho quelle forme per cui tutti gli uomini impazzirebbero. Non sono una trentenne ecco tutto”, concluse poi, senza guardarlo negli occhi.
Aveva il viso in fiamme per l'imbarazzo e non riusciva ancora a credere di averglielo detto.
“Se avessi avuto trent'anni, sta pur certo che non ti avrei neanche notata”, ribatté il regista con decisione e altrettanta semplicità.
La ragazza gli regalò uno sguardo confuso. Quella frase si prestava a molteplici interpretazioni e Thomas si accinse a chiarire immediatamente quell'insulsa questione di cui Jane stava parlando.
“Intendo dire che io ti trovo meravigliosa e che per me la questione dell'età non è mai stato un problema. Il tuo corpo mi fa impazzire, Jane”, le disse senza esitazione, sfiorandole la guancia ancora una volta. “Non so se hai notato il modo in cui ti guardo, e non solo quando stiamo per fare l'amore e siamo entrambi senza vestiti, con indosso soltanto le nostre insicurezze che poi si trasformano, almeno per me, in certezze. Io sono rapito dalla tua bellezza esteriore e non ti trovo meno attraente rispetto alle altre donne, tutt'altro. Forse la mia esperienza in fatto di avventure insulse ti ha un po' spaventata, ma tu per me sei ben altro. Il fatto di essere belli fuori non significa necessariamente esserlo anche dentro. E tu, a differenza di tutte le altre donne che ho conosciuto, sei magnifica, esteriormente e interiormente. E se mi sono innamorato di te è stato, in prima istanza, per via di questa.”
Con l'indice le indicò la testa, poi prese ad accarezzarle i capelli.
“La tua passione e il tuo carisma, congiunti alla tua folle determinazione che ancora riesce a spiazzarmi, mi hanno sedotto con una forza inaudita. E tutto il resto è venuto da sé. Ho cominciato a guardarti come una donna senza che me ne rendessi conto e benché fossimo ancora vincolati dai nostri scomodi ruoli, non sai quante volte ho viaggiato con la fantasia immaginando di perdermi nella contemplazione del tuo corpo nudo, sognando e risognando di baciarne e lambirne ogni singola parte proprio come facevo con le tue dolci labbra. Eppure, malgrado ne fossi estremamente tentato, ho voluto aspettare perché volevo che tu capissi che per me non eri un diversivo. Non perché non fossi fisicamente attratto da te, se di questo si tratta. Mi hai permesso di cogliere per la prima volta il tuo frutto vergineo senza riserve e di questo, mia cara, non posso che esserne onorato. Sai, alle volte sono io a chiedermi come tu abbia potuto concederti a me con assoluta fiducia e altrettanto entusiasmo. Ti sei affidata a me quando ti avevo dato, forse, mille motivi per non farlo. Desidero soltanto te, amore mio. E desidero altresì che tu lo capisca.”
Senza darle il tempo di rispondere, Thomas catturò le sue labbra in un bacio dolce che, progressivamente, si fece più ardente e disperato. Jane toccò il cielo con un dito: l'uomo aveva appena distrutto tutte le sue insicurezze in merito al suo aspetto fisico e il suo lungo discorso l'aveva impressionata enormemente tant'è che, a fatica, si staccò dalle sue labbra per mostrarglielo.
I suoi occhi erano in preda alla commozione e una forte emozione la pervase.
“Thomas, io... scusami tanto per averti assillato con le mie stupide perplessità, non avrei voluto farlo. Non vorrei che pensassi che io ti consideri un uomo superficiale e attento alle apparenze, perché so benissimo che non lo sei.”
“Non devi scusarti, tesoro mio, anzi. Sono contento che tu me ne abbia parlato. Abbiamo una relazione ed è giusto che non ci siano segreti o dubbi di sorta tra noi. E a tal proposito...”
L'uomo guardò dinanzi a sé, poi le sorrise.
“Sono venuto qui fuori per riflettere riguardo a una cosa che mi sta assillando da un po'”, ammise poi, dopo qualche secondo.
“Riguarda forse noi due?”
“Come hai fatto a indovinare?”
La voce del regista tradì un certo nervosismo e Jane lo notò.
“A quanto pare, non solo la sola a essere in preda a dubbi insulsi, non è così? Dai, dimmi pure cosa ti tormenta”, sorrise l'altra, cercando di metterlo a proprio agio. Thomas annuì, poi guardò ancora una volta dinanzi a sé. Il paesaggio notturno rifletteva, almeno in parte, la propria condizione interiore. Non si trattava affatto di un 'dubbio insulso', quello di cui avrebbe dovuto parlarle. Si trattava invece di un aspetto delicato del suo passato che, forse, Jane avrebbe faticato ad accettare. Aveva pensato di parlargliene molto tempo fa, di preciso la notte stessa della première di 'Ricominciare', poco prima che potessero fare l'amore per la prima volta in assoluto. Poi però, colto da una paura improvvisa, non lo aveva fatto e si era semplicemente lasciato andare. E anche in quel momento, il coraggio gli mancò e preferì sorvolare sulla questione ponendole una domanda che, in caso di risposta positiva, avrebbe sancito l'effettiva serietà del loro rapporto.
“Vuoi essere la mia donna?” le chiese, stringendole forte la mano sinistra.
Jane rimase senza fiato, poi gli rispose con un'altra domanda.
“E tu? Vuoi essere il mio uomo?”
L'altro sorrise e scosse la testa.
“Conosci già la mia risposta.”
“E tu conosci la mia”, ribatté l'altra, stringendogli l'altra mano.
“Ma voglio comunque sentirtelo dire”, replicò lui con ferrea determinazione.
La ragazza gli rispose senza riserve.
“Voglio essere la tua donna, Thomas. Con tutto il mio cuore.”
L'uomo sorrise e, con gli occhi lucidi, le diede un altro bacio appassionato che ridestò in entrambi il desiderio di farsi nuovamente strada in camera da letto.
“Vorrà dire che io sarò il tuo uomo, mia dolce Jane”, le rispose prendendola in braccio come fosse una sposa, ancora preda di quei caldi baci che, ben presto, li condussero di nuovo tra le braccia dell'amore.
***
Si era ritrovata girata su un fianco dopo essersi amati ancora una volta, rischiarati soltanto dalla tiepida luce dell'abat-jour che era ormai spenta. D'un tratto, però, il suo dormiveglia fu di nuovo disturbato da quella stessa luce. Un braccio si avvolse intorno a lei e la mano 'incriminata' tracciò con sicurezza il suo corpo e, dunque, le sue forme gentili e sinuose. Poi, quando risalì sui fianchi, si soffermò sul suo piccolo seno e cominciò ad accarezzarlo, per poi titillarne leggermente i capezzoli. Jane non si voltò, ma sorrise e nel contempo rabbrividì di piacere a quel contatto. Thomas riusciva sempre a essere terribilmente sensuale ma non per questo meno delicato e, da un lato, questa sua caratteristica la disarmava non poco. Non appena sentì quelle morbide labbra soffermarsi nell'incavo del suo collo, Jane si accoccolò maggiormente a lui e la sua schiena andò a combaciare con il torace del regista e, nello stesso momento, incrociarono entrambi le loro gambe creando un incastro perfetto.
“Tu non sai quante volte ho sognato di stringerti così a me e di condividere con te questi momenti, quando eravamo separati”, mormorò lui, senza smettere di baciarla.
“Anch'io l'ho sognato spesso, sai?” convenne lei, mentre si beava ancora della dolce tortura cui il suo seno era sottoposto.
“Dici davvero?” rispose lui baciandola ora sul collo, ora sulla spalla.
“Davvero.”
Sospirando piano, la giovane si abbandonò del tutto al tocco sapiente delle mani di Thomas e aspettò che si congiungessero ancora una volta. Thomas, però, non resistendo alla tentazione di guardarla negli occhi, si svincolò leggermente da quell'abbraccio e trascinò Jane verso di lui, cosicché potesse imprimere il suo volto nella sua memoria. Desiderava fare l'amore con lei scrutando ogni piccolo particolare del suo viso, e Jane condivideva esattamente il suo stesso pensiero.
“Mi mancherà tantissimo l'odore della tua pelle...”
Ancora una volta, la baciò teneramente sul collo.
“Il sapore delle tue labbra...”
E passo, per l'appunto, alle labbra, baciandole con passione e desiderio.
“Il tuo corpo perfetto”, disse poi, ansimando leggermente.
Preda di un'eccitazione crescente, le torturò uno dei due seni con la bocca, mentre adulò l'altro con la mano libera. Jane inarcò la schiena e, ancora una volta, si emozionò non poco dinanzi alle sue attenzioni.
“E poi, mi mancherà essere accolto dentro di te”, le disse infine penetrandola con una piccola spinta, mentre seguitava a riempirla di baci.
La ragazza lo afferrò per i capelli e lo costrinse ad alzare lo sguardo: senza pensarci due volte, le loro labbra si fusero proprio come i loro i corpi, costruendo a poco a poco un ritmo lento e cadenzato che coincideva con i movimenti di bacino di lui che continuava a stringerla forte, trascinandola ancora una volta nei meandri di una passione senza fine.