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Autore: Il corsaro nero    19/10/2020    1 recensioni
La scuola di Hogwarts è famosa in tutta l'Inghilterra, soprattutto per le sue quattro Case, da cui sono usciti streghe e maghi famosi in tutto il mondo... ma ciò che molti non sanno, è che tra quelle mura, sono nascosti incredibili e affascinanti segreti che solo quattro prescelti hanno la possibilità e il dovere di conoscerli tutti... quattro prescelti legati in maniera indissolubile fin dalla nascita...
Genere: Avventura, Azione, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Delphini Riddle, Harry Potter, Minerva McGranitt, Nuova generazione di streghe e maghi, Teddy Lupin
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Nuova generazione
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Capitolo 33: Little Hangleton

 

“Quando dicevi che questa baracca era malconcia, non scherzavi affatto…” commentò Gal, guardando la vecchia e decrepita catapecchia davanti a sé.

Per tutta risposta, Delphini lo guardò in malo modo, per poi dichiarare: “Se preferisci dormire per terra, col freddo notturno e per ritrovarti domattina con la schiena tutta piena di sassi, accomodati pure.”

“Ehi, dicevo tanto per dire…”

Un po’ titubante, Teddy guardò la porta e domandò: “Cosa devo fare? Spingerla?”

“No, soffia. Da come è ridotta, basta un soffio di vento per farla cadere giù.” Dichiarò Gal, con un briciolo di ironia, mentre Teddy notava, sullo stipite della porta: “Ma cos’è quella roba sulla porta?”

“Ah, dimenticavo. Sulla porta c’è…” iniziò Delphini, ma venne interrotta da un urlo spaventato di Teddy.

Con un sospiro, la ragazza continuò: “…La carcassa mezza mummificata di un serpente.”

Tremanti di paura, Oliver e Victoire si coprirono gli occhi per non vedere, mentre Athena reprimeva un conato di vomito.

Gal, invece, puntò la torcia elettrica sul serpente e l’osservò, in completo silenzio.

“Ma cos’è quello schifo?” domandò, incredulo, il rosso, mentre la Serpeverde, incurante della cosa, apriva la porta della catapecchia e ammetteva: “Non ne ho idea. Era già qui quando sono arrivata il mese scorso. Pensavo di toglierlo, ma poi ho scoperto che spaventa i ragazzini troppo curiosi e li tiene alla larga.”

“Spaventa anche me, se è per questo…”

“Appunto.”

Cercando di evitare di guardare il corpo attaccato alla porta, il gruppo entrò nella baracca, tranne Victoire, la quale era così spaventata da restare immobile davanti all’abitazione con gli occhi chiusi dalla paura.

Intuendo che fosse spaventata a morte, Teddy le prese la mano.

Immediatamente, la ragazzina si calmò.

“Non aver paura, Vicky. Ci sono io, con te. Seguimi lentamente, ti guido io.” La rassicurò il Tassorosso, mentre la ragazzina lo implorava: “Non lasciarmi.”

“Te lo prometto.”

Lentamente e con molta attenzione, Teddy condusse, lentamente e con attenzione, in modo da impedirle di farsi del male, la condusse delicatamente dentro la casa.

Se l’esterno della casa era orribile e fatiscente, l’interno era addirittura peggio.

Per terra c’erano un’infinità di bottiglie di vino vuote, cocci di vetro, vecchie padelle e pentole arrugginite, due poltrone divorate dalle tarme e tanta di quella polvere che i piedi dei sei ragazzi lasciavano delle impronte parecchio nitide, mentre il povero Oliver cominciava a tossire e a starnutire violentemente.

“Mamma mia, che disastro…” commentò Gal sollevando una bottiglia, mentre Oliver lo avvertiva, con la voce rauca a causa del continuo tossire e gli occhi rossi dalle lacrime che gli uscivano copiose: “Fa attenzione ai cocci.”

“Lo so, questa casa è ridotta ad uno schifo… il precedente proprietario era davvero tremendo in fatto di pulizia… nemmeno quel rudere di appartamento della Rowle, che, per la cronaca, puzza di cavolo andato a male e di gatto vecchio e bagnato, è ridotto tanto male… però, si possono trovare un sacco di cose interessanti se uno sa dove cercare…” ammise Delphini, accedendo una vecchia torcia e illuminando la squallida abitazione.

Ad un tratto, Oliver notò che Athena si stava guardando intorno, con un’espressione vaga.

“Tutto ok?” le domandò, preoccupato, il ragazzino, mentre si soffiava rumorosamente il naso con un fazzoletto di carta, e la coetanea sobbalzò, come se si appena svegliata da un sogno.

Non appena si accorse che tutti la guardavano, Athena rivelò: “Ah, scusate, ragazzi… è solo che… avverto una strana energia…”

“Che tipo d’energia?” domandò Teddy e la ragazzina raccontò: “E’ solo una sensazione, ma… la sento chiaramente… una potente energia magica, molto antica… e altrettanto malvagia… qui… qui in questa casa c’era qualcosa… di oscuro e sinistro… qualcosa di davvero pericoloso…”

Tutti si guardarono negli occhi, leggermente preoccupati.

Ma di cosa stava parlando Athena?

Notando che gli amici la stavano guardando, la giovane arrossì e balbettò: “Ma non vi preoccupate, è stata solo una sensazione momentanea! Adesso non la sento più! Forse è questa casa che mi dà strane sensazioni…”

“Sì, come l’Overlook Hotel di ‘Shining’… ho sentito che lo scrittore prese spunto da un vero hotel infestato in America…” commentò Delphini, facendo ruotare col dito il suo berretto da baseball, mentre Gal dichiarava: “Io ho visto il film in videocassetta di nascosto a otto anni. Mio nonno, nel suo garage, ha una vera collezione di vecchie cassette e, una volta che sono andato a trovarlo, l’ho presa di nascosto e, quando lui ronfava, l’ho guardata. Ve lo assicuro, fa davvero paura! Soprattutto la scena delle due gemelle che appaiano all’improvviso e chiedono al bambino sul triciclo di giocare con loro… davvero spaventosa! Per una settimana, ho avuto paura di entrare nel bagno e trovarci quella signora morta della stanza 237… e poi quando quel matto ha preso ha fatto a pezzi la porta del bagno con la scure dicendo che era il lupo cattivo…”

“Sapevate che il cuoco di colore che appare nel libro, Dick Hallorran, ha fatto una piccola comparsa da giovane nel libro ‘It’, sempre di Steven King? Chissà se riapparirà in un altro suo romanzo… comunque, trovo che la Luccicanza assomigli un po’ alla magia…” si domandò Athena, mentre Delphini commentava: “Ok, gente. Lasciamo perdere hotel stregati, cuochi di colore e scrittori horror… abbiamo altro a cui pensare.”

“E cosa?”

“Per esempio, dove dormirete.”

Il gruppo si guardò, leggermente preoccupato.

Cosa intendeva Delphini con quelle parole?

“Dunque, vediamo se ricordo bene…” si mise a meditare la ragazzina, incurante delle perplessità dei compagni “C’è un letto e due divani… mmh… mi spiace, ragazzi, ma due di voi dovrà dormire per terra. Niente di personale, eh.”

“Aspetta un attimo… e tu dove vai a dormire?” l’interruppe, sospettoso, Gal e la coetanea, con tutta la calma del mondo, rivelò: “Ma sul mio letto, ovviamente.”

“Il tuo… letto?! Hai un letto qui?!”

“Certo, che cosa credevi? Che io dormissi per terra con tutta quella polvere?”

“Quindi dobbiamo starci noi con tutta questa polvere?!”

“Io vi ho detto che ci poteva stare solo due, ma se voi volete dormire sul pavimento, accomodatevi pure. Non vi bloccherò.”

“Non scherzare! Se c’è un altro letto, lo devi condividere! Siamo i tuoi ospiti!”

“Infatti, vi sto dando la camera degli ospiti.”

“Lo sai benissimo a cosa mi riferisco!”

“Gal, lascia perdere.” Lo interruppe Oliver, col suo solito tono calmo e mite, mettendogli una mano sulla spalla “Dormirò io per terra. Sono sicuro che

stringendovi un po’ nell’altro letto ci riuscirete a stare tutti.”

“Ma neanche per sogno, Oliver! Tu meno di tutti noi devi stare a contatto con la polvere, dato che ne sei allergico! Sei già ridotto ad uno straccio… dormirò io per terra, non preoccuparti.” L’interruppe, preoccupato, Teddy, mentre l’amico, tossendo violentemente, cercava di tranquillizzarlo: “No, sta tranquillo… è solo la mia allergia che tende ad ingigantire le cose… etciù! Ma… ma non preoccuparti assolutamente… non sto così male… cough cough!”

“Non mi sembra proprio. Il tuo respiro è troppo affannoso… ti accompagno a prendere un po’ d’aria fuori.”

“Grazie, Teddy… sei sempre così gentile…”

“Ehi, sono pur sempre un Tassorosso come te.”

Mentre usciva, Teddy si voltò verso i suoi amici e si raccomandò: “Mentre io mi occupo di Oliver, cercate, per favore, di rendere un po’ più pulita la stanza… mi raccomando, non usate in alcun modo la magia.”

“Conta su di noi, Teddy!” lo tranquillizzò Victoire.

Una volta che i due Tassorosso furono usciti dall’abitazione, Oliver iniziò ad inspirare e ad espirare rumorosamente.

Sembrava che i suoi polmoni fossero completamente ricoperti di catarro.

Dopo un po’, il ragazzino riebbe di nuovo un respiro normale, anche se le sue guance erano rosse come peperoni e aveva le lacrime agli occhi.

“Come ti senti?” domandò, preoccupato, Teddy e l’amico lo rassicurò, anche se aveva la voce un po’ roca: “Meglio… molto meglio… l’aria notturna è l’ideale per un attacco d’asma…”

“Immagino che non sia la prima volta che hai di questi problemi…”

“Altroché… la mia stanza dev’essere assolutamente pulita, in modo da evitare ciò…”

“Come hai scoperto la tua allergia?”

“Quand’ero alle elementari… un giorno, siamo andati a fare una lezione di scienze nel laboratorio e, quando sono tornato in aula, l’ora seguente, ho cominciato a tossire senza mai fermarmi. La maestra mi ha mandato a farmi un giro un paio di volte, in modo che fermassi quella tosse una volta per tutte, dato che stavo disturbando la lezione… alla fine, mi ha spedito in segreteria, dove hanno chiamato mia madre per dirle di portarmi da un dottore, perché, secondo loro, non stavo bene… e il dottore ha scoperto che ho il massimo grado di allergia agli acari e alla polvere, di cui quel laboratorio era pieno fino a scoppiare.”

“Dev’essere terribile vivere con questa allergia…”

“Un po’… ma, alla fine, ti ci abitui. E, poi, posso mangiare tutto quello che mi pare, senza controllare se contengono latticini o altro… a me piace un sacco mangiare e non sopporterei proprio avere un’intolleranza alimentare! Così, quando credo di essere sfortunato ad essere allergico agli acari, penso che, almeno, non sono intollerante a qualcosa e ciò mi fa sentire fortunato!”

“Certo che tu sei proprio una persona speciale, Oliver…”

“Ma no, cosa dici… sono solo un semplice e normalissimo Tassorosso, per di più con una tremenda allergia alla polvere… non sono proprio nulla di speciale…”

“Però, l’anno scorso, sei stato il primo studente non Grifondoro ad estrarre la spada di Godric Gryffindor da millenni! Oliver, tu sei una persona generosa, umile, leale, sincera… se c’è qualcuno che merita di rappresentare la Casa di Tassorosso, quello sei tu!”

“Ma dai… tu sei il figlioccio Metamorfomagus di Harry Potter, sei il vanto della nostra Casa… comunque, grazie per le tue parole. Significano davvero molto per me.”

“Non c’è di che, amico.”

“Ehi, voi due! Avete finito di chiacchierare? Noi qui, abbiamo finito.” L’interruppe una seccata voce femminile, senza il minimo tatto.

Oliver e Teddy fecero un sorriso divertito, per poi scuotere la testa.

Non importa dove o che ore fossero… Delphini era sempre la stessa…

 

I pallidi raggi del sole entrarono nella piccola e squallida abitazione attraverso la finestra rotta, posandosi su un ragazzino addormentato coi capelli blu, sdraiato per terra e coperto solo da una lurida e vecchia coperta.

Il giovane provò a resistere per qualche minuto, ma, alla fine, aprì gli occhi e fece un rumoroso sbadiglio.

“Ohi, ben svegliato.” Fece una voce femminile davanti a lui.

Il giovane alzò la testa e vide una ragazzina sua coetanea che gli passò una bottiglietta d’acqua che prese al volo.

Mentre beveva, Teddy osservò in silenzio Delphini, mentre guardava fuori dalla finestra, come se temesse che qualche ficcanaso si avvicinasse alla catapecchia.

Per qualche motivo, gli sembrava che le guance dell’amica fossero meno rosa del solito… ma, probabilmente, era solo una sua impressione…

“Sei in piedi da molto?” domandò Teddy e la coetanea scrollò le spalle: “Nah, da poco… sai, Asmodeus diventa permaloso se non lascio uscire per fare colazione…”

“A proposito di colazione… sai se c’è una panetteria o un bar a Little Hangleton.”

“Un barettino recente… si trova vicino al pub ‘L’impiccato’… a differenza del primo è vecchio come cucco, dato che esiste in questo posto dimenticato da Dio fin dalla Prima guerra Mondiale babbana…”

“Perfetto, quando gli altri saranno svegli, scenderemo giù in paese a fare colazione.”

“Dovrai prendere le sembianze di un adulto, allora. Sei ragazzini da soli attireranno l’attenzione in un villaggio così piccolo... per questo, da quando sono qui, non sono mai scesa in paese di giorno…”

“E allora come hai fatto a mangiare?”

“Andavo fino a Great Hangleton. E’ molto più grande di questo paese, ma, per sicurezza, bevevo un po’di pozione invecchiante che avevo preparato, per avere qualche annetto in più, circa sedici o diciassette anni. Tanto per non far credere ai babbani che fossi scappata di casa…”

“Che, poi, è quello che hai fatto…”

“Ho solo mentito alla vecchia per non essere costretta a trascorrere le vacanze a casa sua! E’ stato un incubo per quasi undici anni! Non avrei sopportato di passare lì tre mesi!”

“E allora perché non hai accettato di vivere alla Tana assieme a noi?”

“Ma che t’importa?! Figurati se avevo voglia di venire con voi! Non ho bisogno di nessuno! Sto bene da sola, io!”

“Ok, scusami… non volevo farti arrabbiare…”

“Ecco, bravo! Inoltre, perché diavolo tu e gli altri siete venuti qui?”

“Gal ha sentito un discorso del mio padrino, in cui raccontava di un mago che, una notte, aveva visto il fantasma di Bellatrix Lestrange nel bosco di questo posto.”

“Bellatrix Lestrange? La famosa Mangiamorte? Ma non è stata uccisa nella Battaglia di Hogwarts?”

“Beh, sì… infatti, il mio padrino non ci ha creduto più di tanto… comunque, Gal era così emozionato alla possibilità di vedere il suo fantasma che ci ha fatto venire tutti qui.”

“Ha perso tempo. Qui non c’è il fantasma di nessuno, soprattutto il suo. Ho vissuto qui per un mese e non ho visto proprio niente di soprannaturale. Chiedilo ad Asmodeus, se non mi credi.”

“Lo immaginavo… comunque, il posto è carino e, dato che non torniamo alla Tana prima di lunedì, possiamo fare un giro nei dintorni. Di sicuro, l’aria pura di campagna farà molto bene a Oliver…”

“Non credevo che la sua allergia fosse così tremenda… non da mai a vedere i suoi problemi…”

“Lo fa per non creare problemi agli altri… non si fa alcun problema a sacrificarsi per gli altri…”

“E’ troppo ingenuo… certe volte, non vale la pena sacrificarsi per qualcuno…”

“Oliver è fatto così… ha molta bontà d’animo e cerca sempre di aiutare gli altri… è la personificazione vivente della Casa di Tassorosso.”

“Beh, in ogni caso, fate come vi pare…”

 

“Certo che questo paesino è davvero piccolo…” commentò Gal, dandosi un’occhiata intorno, sgranocchiando un panino al prosciutto e formaggio, mentre Oliver affermava, con una ciambella alla fragola in mano: “E’ vero, ma è molto carino.”

“Io preferisco di gran lunga le grandi città. In città, ci sono tanti negozi enormi, centri di bellezza, cinema, pizzerie… c’è solo l’imbarazzo della scelta.” Dichiarò Victoire, gustando il suo bombolone al cioccolato, mentre Delphini ribatteva, con la sua pizzetta in mano e in cappuccio della felpa ben calato sul volto per nascondere il suo particolare colore di capelli: “Compresi lo smog e la confusione, topo di città. Per questo, preferisco di gran lunga i paesi, soprattutto se carichi di storia. Io sono decisamente un topo di campagna.”

“Ma i topi non sono uguali ovunque?” domandò, allibito, Gal, mentre Delphini, con una smorfia d’esasperazione, dichiarava: “E’ un riferimento alla favola del greco Esopo, razza di somaro! E meno male che hai la madre babbana…”

“La letteratura, sia magica che babbana, non è il mio forte.”

“Si vede…”

“Dai, non litighiamo…” cercò di calmarli Teddy, il quale era diventato un uomo di quarant’anni coi capelli marroni e gli occhi azzurri “Ora che abbiamo mangiato la colazione, che si fa?”

“Potremmo fare una passeggiata nella valle qui intorno…” meditò Oliver, ma Delphini, indicando il cielo, commentò: “Meglio di no… mi sa che qui, tra poco, si scatena il diluvio…”

Infatti, il cielo, in meno di un’ora, si era riempito di minacciose nuvole nere che avevano persino oscurato il sole.

“Forse, hai ragione… è meglio non allontanarci troppo…” commentò Teddy e Victoire propose: “Allora facciamo un giro del paese. Mi auguro solo che ci sia un negozio di giocattoli qui…”

“Non sperarci troppo, biondina… è già tanto se c’è un bar, in questo posto…” le ricordò Delphini, mentre si recava ad una fontanella per lavarsi le mani unte.

“A me basta solo che ci sia una biblioteca piena di libri e posso tranquillamente passare lì la giornata e sopportare qualsiasi cosa.” Dichiarò, con un grande sorriso, Athena.

“Chissà perché, ma ce lo aspettavamo, Athena…” ridacchiò, con un sorriso, Teddy.

Dopo un po’, Delphini dichiarò: “Se vi va, possiamo andare al cimitero.”

“Al cimitero?!” ripeterono, increduli, gli altri, mentre Oliver, al pensiero di andare in un posto pieno di morti, faceva un’espressione terrorizzata.

“Sì, c’è un cimitero davvero niente male in questo paese… forse, è la cosa più avvincente di questo posto…” continuò Delphini, prima che un terrorizzato ed infuriato, Oliver l’interrompesse: “Scordatelo!!!! Non andrò in un cimitero solo per far passare la giornata!!! E se quelli tornassero in vita?!?!”

“Sono morti, Oliver. Il bello delle persone morte è che non ritornano in vita o mentono.”

“N-non se ne parla… io non ci metto piede là dentro.”

“Molto bene, allora sta pure fuori dal cimitero.”

Mentre i due litigavano, Teddy si guardò dallo specchietto retrovisore di una macchina lì vicina.

Quanto gli mancavano i suoi adorati capelli blu…

Senza rendersene conto, i capelli marroni del ragazzino divennero di colpo blu.

Con la coda dell’occhio, Delphini se ne accorse e gli urlò, adirata: “Che accidenti stai combinando?!”

Sussultando, come se qualcuno lo avesse svegliato di soprassalto, Teddy si accorse che i suoi capelli erano diventati blu e che le rughe sul suo viso erano sparite.

“Presto, ritorna come prima, prima che qualche babbano ti veda, razza di stupido!” gl’intimò, furiosa, Delphini e, immediatamente, la faccia di Teddy tornò ad essere di nuovo quella di un uomo, mentre i capelli diventavano marroni.

Delphini si guardò intorno, nervosa.

Fortunatamente, non c’era nessuno in circolazione.

“Teddy, sei un vero idiota! Hai rischiato di farci beccare!” gli sibilò la giovane, non appena ebbe finito di controllare che non ci fosse davvero nessuno in giro o un maledettissimo testimone, e Teddy, imbarazzato e dispiaciuto: “Mi dispiace, non l’ho fatto apposta… basta che mi distragga un attimo e…”

“Assicurati di non distrarti mai più, Edward Remus Lupin, o finisci nei guai. E di quelli grossi!”

“Beh, almeno non ha visto niente nessuno…”

Nessuno dei presenti si accorse che, da una finestra dalla casa di fronte a loro, una giovane mano pallida dalla forma delicata teneva leggermente spostata la tendina di pizzo, mentre un occhio verde guardava, con profonda curiosità, la scena che si era appena consumata davanti a sé.

   
 
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