Anime & Manga > Haikyu!!
Ricorda la storia  |      
Autore: SkyDream    20/10/2020    2 recensioni
Che cosa aveva fatto?
-
"Non sarebbe stata la loro performance migliore, anzi, era stato un totale casino, ma andava bene così.
Avrebbero imparato piano piano, Akaashi ne era sicuro.
Bokuto invece avrebbe desiderato continuare da lì all’infinito, senza pause, solo per godersi il viso arrossato del suo ragazzo, i suoi gemiti e quei denti aggrappati alle labbra nel tentativo di non urlare.
«Non andare via, mai.» Bokuto lo aveva appena sussurrato eppure la sua voce sembrava rimbombare nella testa di Keiji."
-
Per la prima volta da quando si erano conosciuti, Akaashi gli aveva urlato contro.
Genere: Fluff, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Keiji Akaashi, Koutaro Bokuto
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Sto pubblicando così tante storie
che finiranno per bannarmi da Efp.
Vi ho voluti bene!
Grazie a tutti voi che, ogni giorno,
pubblicate, leggete e recensite.


• Atomi •

 
«Cosa ho fatto?»
Tic toc
Plic ploc
«Io che cosa ho fatto?».
 
«Akaashi! Ci vediamo all’allenamento dopo pranzo, mi raccomando non fare tardi!» Bokuto sollevò una mano in aria salutandolo da dietro la finestra con il suo solito entusiasmo, Keiji - seduto in classe e pronto per la lezione delle otto - pensò che le sue batterie dovessero essere infinite per sembrare così carico di prima mattina.
Ricambiò il saluto con un mezzo sorriso e scuotendo leggermente la mano nella sua direzione.
Il cielo scuro prometteva pioggia e si chiese, con un sospiro, se anche l’aria si sarebbe rinfrescata.
Aveva sempre detestato il freddo, la pioggia e l’inverno in generale, gli toglievano ogni briciolo di vitalità. Se avesse potuto, sarebbe andato in letargo.
Il primo tuono fece tremare i vetri della classe, Akaashi trasalì e si alzò in piedi per chiuderli prima che cominciasse a piovere.
«Aspetta, aspetta!» Una voce a lui familiare lo arrestò poco prima di voltarsi, Bokuto era tornato di corsa sotto la finestra della sua classe con qualcosa in mano.
«Bokuto-san, tutto bene?» Chiese il setter con un sopracciglio sollevato, le piccole gocce di pioggia avevano cominciato a bagnare il cortile e i capelli del suo amico.
«Tieni, mia madre me l’ha messa nello zaino ma io non ne ho bisogno. Forse a te serve, ogni volta tremi come una foglia!» Koutaro aveva sollevato una sciarpa verso l’altro, porgendola con un gran sorriso.
Akaashi l’afferrò mormorando un “grazie” appena udibile e poi, come un fulmine, lo vide correre via.
“E’ davvero tornato indietro per questo?”.
Quella sciarpa non sarebbe mai più tornata al suo proprietario.
 
Tic toc.
Tic toc.
Plic ploc.
Plic ploc.
 
«Sarà sicuramente colpa della fame, dopo pranzo riuscirai a fare le diagonali senza alcun problema.» Dopo aver parlato, Akaashi portò le mani ai fianchi ed evitò di dare voce ai suoi reali pensieri. Conosceva a menadito ogni debolezza del suo amico e come sconfiggerla, anche se questo gli costava molta energia.
Era analitico, rapido, riusciva a pensare a tutto con una freddezza e una lucidità fuori dal comune, con l’unica eccezione di Bokuto.
Quando si trattava di lui doveva concentrarsi di più per evitare che le sue emozioni gli offuscassero la mente.
«Ne sei sicuro, Akaashi?» Chiese l’altro sollevando la testa da sopra le ginocchia, si era accovacciato in un angolino a deprimersi e la voce del setter, così calma e lenta, era riuscita a far andare più piano anche il suo cuore che scalpitava.
«Adesso non ti fidi più?» Keiji gli porse una mano per aiutarlo ad alzarsi, invitandolo poi a fare una pausa per mangiare. I loro compagni annuirono, accorgendosi di come la fame stesse già facendo brontolare le loro pance.
Bokuto accettò e, ancora con le spalle curve per la botta morale, camminò lentamente verso lo spogliatoio dove aveva posato il suo bento.
Tutta la squadra si sedette in cerchio su un lato del campo, qualcuno rubava del cibo dal cestino del pranzo del compagno,che a sua volta si vendicava con un altro furto.
Akaashi continuò a studiare Bokuto anche mentre mangiava il suo riso in bianco e le verdure bollite di contorno. Preferiva mantenersi leggero, d’altronde una digestione difficoltosa avrebbe prelevato energia che invece serviva al suo cervello per analizzare i propri compagni e le strategie di gioco.
«Akaashi, tornerò a fare le diagonali, vero?» Koutaro aveva finito di mangiare - in realtà aveva mandato giù tutto in un paio di bocconi - e se ne stava seduto al fianco del suo amico con l’aria tormentata e le mani occupate a rigirare un chicco di riso dentro il suo cestino.
«Se hai dimenticato come si fanno, basterà impararlo di nuovo, Bokuto-san».
Lo schiacciatore parve illuminarsi di botto, qualche minuto dopo avrebbe scoperto che Akaashi aveva ragione, come sempre.
Doveva credere di più in se stesso.
Le diagonali c’erano ancora.
 
«Il ticchettio dell’orologio e lo scroscio della pioggia mi danno fastidio».       
 
«Ta-tan! Cosa ne pensi, Akaashi? Non sono meravigliose? Immagina centinaia di fan che indossano questa maglietta ed urlano il nostro nome dagli spalti!» La voce entusiasta e lo sguardo sognante di Bokuto gli lasciarono pochi dubbi.
La risposta doveva essere altrettanto entusiasta, o la sua gioia sarebbe andata in frantumi come un castello di sabbia inondato dal mare.
«Che idea meravigliosa, Bokuto-san!» Akaashi si sforzò di sorridere anche se, a dirla tutta, avrebbe preferito spalmarsi una mano in faccia e sedersi per terra.
Il suo amico portava addosso una maglietta con le loro facce e la scritta “Best ace and best setter” con i colori della loro squadra.
Non aveva idea di come avesse potuto balenargli in testa una roba simile.
«Non è vero? Ero certo che ti sarebbe piaciuta! Ne ho fatta stampare una anche per te, ci serve solo il consenso del sensei!».
No, il sensei non avrebbe mai approvato.
Quelle magliette sarebbero rimaste solo a loro. Decisamente meglio così.
 
«Questo pavimento freddo mi dà fastidio. Questo silenzio mi dà fastidio».
 
«Ti avevo detto di non mangiare quell’uramaki di cozze, non aveva un aspetto salutare!» Akaashi si sedette sul bordo del futon passando una tazza di acqua calda al suo amico.
Bokuto se ne stava sdraiato con gli occhi lucidi e i capelli afflosciati come il suo umore.
Doveva beccarsi la gastroenterite proprio durante una trasferta?
«Vi state divertendo senza di me?» Chiese con un filo di voce mentre si sollevava per poter bere qualche sorso, il suo amico entrava nella stanza ogni ora - interrompendo il suo allenamento - per accertarsi che stesse bene e per portargli dell’acqua.
Stava attentissimo alla sua idratazione e gli controllava continuamente le labbra ancora screpolate.
«No, Bokuto - san, ti pensiamo in continuazione. Ora fammi vedere il termometro!» Akaashi si concentrò su quei numerini mettendo su una faccia davvero tormentata. Bokuto si era beccato un’infezione con i fiocchi e la temperatura scendeva troppo lentamente.
Koutaro ritornò sotto le coperte e si perse un momento a contemplare il viso candido dell’altro: Keiji era così bello da far male, quegli occhi verdi così preoccupati per lui gli scatenavano una strana sensazione nel petto. Avrebbe voluto tirarlo sotto le lenzuola e chiedergli di rimanere lì con lui, beandosi delle sue attenzioni.
«Tornerò più tardi, okay? Finisci questa tazza d’acqua, te ne porterò dell’altra!».
Bokuto sorrise e annuì mentre gli occhi gli si chiudevano e sprofondò nel sonno con ancora il viso di Akaashi in mente.
 
 
«Cosa ho fatto?».
Akaashi portò le mani giunte sulla fronte e sbatté la nuca contro la porta dietro di sé.
Non vi era alcuna voce tra quelle mura che chiamava casa. E questo faceva cadere il concetto di casa stesso.
 
 
«Sei proprio incorreggibile».
Bokuto afferrò le mani di Akaashi tra le sue e le esaminò attentamente. Erano screpolate per il freddo e la pelle candida era costellata di piccole piaghe.
Poi le labbra si allargarono in un sorriso.
«Però significa che ho indovinato!» Esclamò tutto contento senza lasciare il contatto con l’altro.
«Hai indovinato cosa?» Akaashi si era sforzato di non arrossire - non in modo molto evidente almeno - e aveva preso a guardare fuori dalla finestra dello spogliatoio per evitare di iperventilare.
«Il regalo giusto per te!» Bokuto si allontanò il tempo di cercare un piccolo pacchettino e portarlo verso il suo amico.
Akaashi sollevò un sopracciglio e afferrò il regalo per aprirlo.
«Ma non è ancora il mio compleanno, non è nemmeno Natale.» Osservò con fare perplesso. Che si fosse dimenticato qualcosa?
«Lo so. Però ho pensato che potessero servirti!» Bokuto era così d’altronde, faceva le cose semplicemente perché gli andava.
Il setter prese un bel respiro e aprì il pacchetto tirando fuori un paio di guanti davvero singolari.
Erano color nocciola e tempestati di piccoli gufetti colorati.
Non riuscì a reprimere una piccola risata, solo uno come lui poteva trovare delle robe simili.
«Non ti piacciono?» La faccia di Bokuto era un misto di imbarazzo e tristezza. Li aveva presi con così tante aspettative!
«Sono meravigliosi.» E Akaashi lo pensava sul serio. Erano anche bizzarri e leggermente infantili, ma avrebbe avuto la sensazione di avere un po’ di Bokuto sempre con sé.
Non era l’unica sorpresa però.
Sulla strada del ritorno Bokuto gli aveva afferrato una mano per “testare la morbidezza del tessuto” e l’aveva tenuta, salda nella sua, per tutto il tragitto verso casa.
 
Akaashi si alzò e si guardò allo specchio. Il viso smagrito e gli occhi arrossati e gonfi lasciavano poco all’immaginazione.
Spalancò la porta della stanza da letto e uscì, correndo, verso fuori.
Doveva trovare Bokuto.
 
«Così va meglio?».
Akaashi sorrise appena, come se sapesse perfettamente quello che sarebbe accaduto dopo.
Bokuto aveva sgranato i suoi grandi occhi gialli e lo fissava con aria ammirata, come fosse un’apparizione divina.
«Cosa è stato quello?».
Akaashi non riuscì a trattenere una risata, vedere il suo ragazzo confuso era una cosa che adorava, non poteva farci nulla. E dire che lo aveva semplicemente baciato.
Bokuto era triste per l’esito di una partita, e lui lo aveva baciato.
Aveva sperato in qualcosa di più romantico, ma non era riuscito a farne a meno.
Si era avvicinato e aveva poggiato le sue labbra su quelle dell’altro.
D’altronde era quasi un mese che uscivano soli, si tenevano per mano e Bokuto lo abbracciava per salutarlo, stringendolo forte a sé come se potesse inglobarlo.
Dovevano evolversi in qualche modo, no?
Bokuto sembrò riprendersi da quel momento di smarrimento e si alzò in piedi, d’altronde erano rimasti soli nella palestra. Camminò verso l’altro poggiando le mani contro il suo petto caldo e spingendolo, con insolita delicatezza, contro il muro di fronte.
Portò le labbra contro le sue e le assaggiò, ancora, con più lentezza e cura.
Sentiva la sua solita energia scorrergli nelle vene, come quando giocava, e non riuscì a reprimere l’impulso di mordere il labbro inferiore dell’altro, stringendone il corpo tra il suo petto e il muro, in una trappola impossibile da eludere.
Akaashi gemette appena e ricambiò, con altrettanta foga, quelle attenzioni portando le sue mani tra i capelli morbidi del suo ragazzo e invitandolo a schiudere le sue labbra per approfondire il bacio.
Scollarsi fu piuttosto difficile.
Reprimere tutti gli impulsi e i desideri che provavano lo fu altrettanto.
 
«Dove sei, Taro? Taro, perdonami, non volevo!» La voce di Akaashi si confuse in mezzo alla pioggia e ai tuoni. Pioveva a dirotto e nella notte non si vedeva ad un palmo dal suo naso.
Corse verso la strada, tra i lampioni, nella speranza di trovarlo lì. Magari seduto in macchina, o con un ombrello. Forse era andato via?
Come gli era venuto in mente di cacciarlo di casa?
Dalla loro casa.
 
«Ehi, va tutto bene?» Bokuto spostò le mani di Akaashi scoprendone il viso sudato e gli occhi lucidi. Avevano i respiri affannati e i corpi ancora tremanti.
«Non so cosa sia successo, ma è stato bellissimo!» Mormorò l’altro deglutendo a vuoto e tentando di respirare, sembrava mancargli l’aria talmente era salita la temperatura in quella stanza.
«Lo so, faccio questo effetto a tutti tra le lenzuola!» Esclamò Bokuto soddisfatto ma senza allontanarsi dal corpo del suo ragazzo, anzi, poggiando la testa sul suo petto caldo e tremante. Il cuore gli batteva così forte che si chiese se gli facesse male.
«Cosa vorresti dirmi, Taro?» Chiese l’altro sorridendo e tirandogli un pizzicotto. Lo sentì ridere e tanto bastò come risposta.
Spogliarsi e fare l’amore era stato un po’ un casino, più che altro perché nessuno dei due aveva la più pallida idea di come si facesse.
Avevano casa libera, avevano tutta la notte disponibile, avrebbero potuto fare con calma.
Invece no, il loro sangue ribolliva di desiderio così si erano ritrovati un po’ confusi ad incespicare nei tentativi di darsi piacere a vicenda finchè, dopo un po’, non si erano concessi un lungo e approfondito bacio che gli aveva restituito il tempo e la calma giusti per poter riprendere la loro sincronia.
Allora si erano accarezzati, si erano coperti l’un l’altro cominciando a capire cosa andasse fatto e cosa no.
Non sarebbe stata la loro performance migliore, anzi, era stato un totale casino, ma andava bene così.
Avrebbero imparato piano piano, Akaashi ne era sicuro.
Bokuto invece avrebbe desiderato continuare da lì all’infinito, senza pause, solo per godersi il viso arrossato del suo ragazzo, i suoi gemiti e quei denti aggrappati alle labbra nel tentativo di non urlare.
«Non andare via, mai.» Bokuto lo aveva appena sussurrato eppure la sua voce sembrava rimbombare nella testa di Keiji.
 
 
Akaashi tirò un pugno contro il muro esterno del cortile in un tentativo vano di scaricare la rabbia che gli stava montando dentro. Non si accorse nemmeno di piangere.
Si era arrabbiato con quello che probabilmente sarebbe diventato suo marito, gli aveva urlato contro di amare più la pallavolo che lui e lo aveva mandato fuori di casa.
Solo perché da qualche tempo passavano meno tempo insieme, perché la sera Bokuto arrivava così stanco da addormentarsi anche prima di cena, e la mattina partiva dannatamente presto.
Lui invece aveva sempre una marea di lavoro da fare in editoria e gli orari non coincidevano.
Quindi Akaashi gli aveva urlato contro.
Per la prima volta da quando si erano conosciuti, Akaashi gli aveva urlato contro.
«Porti ancora quella vecchia sciarpa?».
Keiji abbassò gli occhi in direzione della voce, nel cortile di casa sua, accanto la porta d’ingresso da cui si era precipitato, era seduto Bokuto.
Se ne stava lì, accovacciato ad aspettare, con quei capelli afflosciati in viso per colpa della pioggia che li aveva inzuppati completamente.
«Pensavo l’avessi buttata, te l’ho data al tuo primo anno di liceo, non è vero? Mia madre me l’aveva infilata nello zaino in una giornata come questa.» La voce era calma, sembrava invitarlo ad avvicinarsi e Akaashi acconsentì, inginocchiandosi di fronte a lui.
«E tu, Akaashi, senti sempre freddo e quella volta mi ero preoccupato e-».
«Mi dispiace così tanto, non volevo! Perdonami, Taro, perdonami!» Keiji lo abbracciò con così tanta veemenza da fargli quasi male e le sue lacrime ferirono Bokuto più dell’abbraccio stesso. Portò le dita tra i suoi capelli corvini scoprendoli bagnati e morbidi. Li carezzò con cura.
«Va bene, Kei, va tutto bene».
Quando gli sarebbe ricapitato di essere lui a consolare l’altro? Rare, rarissime volte aveva avuto quell’onore.
Lo aveva sempre sostenuto, il suo ragazzo cercava spesso conferme proprio come lui, ma non aveva quasi mai bisogno di consolazione.
In quel momento invece …
«Taro, perché ti sei seduto qui fuori? Potevi almeno stare al coperto, ti prenderai un raffreddore!» Keiji si sciolse dall’abbraccio mostrando il suo viso preoccupato.
«Perché speravo mi dicessi di rientrare. Non mi ricordo più come si vive senza di te al mio fianco, è passato troppo tempo.» Bokuto rise, come se scherzasse.
Come se.
Gli occhi smeraldo di Keiji, lucidi per le lacrime e il terrore, lo fissarono intensamente prima di socchiudersi per collimare in un bacio appena accennato.
E lui? Aveva avuto la testimonianza di non saper sopportare nemmeno il ticchettio dell’orologio sapendo di avere Bokuto fuori dalla sua vita.
Le loro labbra bagnate di pioggia si scontrarono castamente in un invito a rientrare e rimettere in piedi la loro storia.
«Keiji, devo dirti una cosa.» La voce di Bokuto, stranamente bassa per i suoi standard, convinse il suo ragazzo a voltarsi dopo aver chiuso la porta alle sue spalle.
«Che succede?» Akaashi non riuscì a reprimere un brivido lungo la schiena, non era nemmeno sicuro che la colpa fosse attribuibile ai vestiti bagnati quanto a quel tono così solenne.
Aveva davvero mandato tutto a monte? Lo stava piantando mica lì?
«C’è un motivo per cui in queste ultime settimane siamo stati di meno insieme, ed è lo stesso che spiega perché torno sempre a pezzi dagli allenamenti. Ti ho fatto preoccupare, non è da me avere le batterie scariche e mi dispiace.» Bokuto non sapeva dove mettere le mani e aveva abbassato lo sguardo verso la pozza d’acqua che si stava formando sotto i suoi piedi.
Grondava di pioggia.
«Ehi, non fa niente, davvero. Troveremo un modo, forse è solo un periodo o magari devo allentare la presa con i casi dell’editoria io -» Le mani di Keiji furono afferrate da quelle del suo ragazzo in un tacito invito a smettere di parlare.
Gli occhi dorati di Bokuto si spalancarono mentre rivelava il suo segreto.
«Mi hanno chiesto di entrare in una squadra europea e ho rifiutato perché non voglio passare una vita lontano da te, Keiiji, e sto facendo di tutto per ottenere un posto nella squadra nazionale giapponese in vista dei prossimi mondiali».
Akaashi rimase con le labbra schiuse a fissare il suo ragazzo, le mani a mezz’aria ancora avvolte da quelle dell’altro avevano ripreso a tremare.
«Che cosa hai fatto tu?» Chiese con un filo di voce.
«Andare a giocare per la Spagna quando, tornato a casa, non avrei avuto più te tra le lenzuola. Rinunciare alle nostre piccole partite della domenica dove mi fai da setter proprio come al liceo, non vivere più tra queste mura che profumano dei tuoi minestroni caldi e non ritrovarmi i tuoi manga tra i piedi».
«Koutaro …».
«Non avrei mai potuto rinunciare a te, Keiji. E se ti avessi chiesto di partire con me e rinunciare al tuo lavoro di editore, non me lo sarei mai perdonato perché la tua risposta sarebbe stata -».
«Sì. Ti avrei decisamente detto di sì, è un’occasione unica!» Akaashi alzò la voce molto più di quanto avrebbe voluto, il viso aveva assunto un’espressione stranamente entusiasta mentre cominciava a capire quanto fosse migliorato il suo asso.
In fondo lo aveva sempre saputo e ammirato.
«No, rimanere qui con te è l’occasione unica che voglio tenermi. Girare a zonzo tra le squadre europee non è tra i miei piani, trascinarti dietro mille viaggi nemmeno, arrivare la sera e trovarti a letto invece sì. Riuscirò a farmi prendere nella squadra giapponese, Keiji, e ti renderò orgoglioso di essere stato il mio miglior setter. E di essere il mio ragazzo.» Bokuto lo attirò tra le sue braccia stringendolo forte contro di sé e sussultando a contatto con la sua pelle fredda.
Akaashi, ancora con gli occhi sgranati per quella confessione, non potè fare a meno di chiedersi quanto fosse stato idiota a non accorgersi e apprezzare gli immensi sforzi che il suo ragazzo stava facendo.
Ricambiò la stretta e pensò davvero di sposarlo.
«Ehi, Akaashi.» Bokuto sorrise appena mentre affondava il viso contro i capelli bagnati dell’altro. Lo chiamava ancora per cognome, ma solo in particolari occasioni.
«Cos’ hai in mente?».
«Dobbiamo assolutamente fare pace, ma dobbiamo anche fare una doccia calda. Non potremo fare le due cose insieme?» La sua voce aveva quindi assunto un tono mellifluo, quasi divertito, mentre si allontanava per togliere la felpa zuppa del suo ragazzo.
Keiji lo lasciò fare e buona parte dei vestiti furono sparsi tra il soggiorno e il bagno della stanza da letto.
Sarebbero rimasti insieme, ancora una volta, l’uno al fianco dell’altro, mentre il mondo continuava a tentare di separarli.
Un giorno avrebbe capito che sarebbe stato più facile separare due atomi che le loro mani.
Fino ad allora, Keiji e Koutaro, avrebbero continuato a resistere.
   
 
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Haikyu!! / Vai alla pagina dell'autore: SkyDream