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Autore: Keeper of Memories    20/10/2020    1 recensioni
Questa storia si sviluppa sessant'anni dopo la battaglia del sistema Sol dopo il finale "controllo" e ripercorre le vicende di tre personaggi, inizialmente slegati tra loro: Rebekha T'Soni, figlia di Liara e irruente cacciatrice asari, Edward Anderson, spettro e nipote del ben noto eroe umano, e Selius Victrilius, soldato turian ligio al dovere.
Una minaccia antica e ben nota farà incrociare le loro strade, una parola che ancora fa tremare di paura la Galassia: i razziatori.
Genere: Azione, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
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Port Hanshan, Noveria, 2246 EC
 
Selius strinse convulsamente la valigetta che teneva in mano, a disagio nel suo abito elegante. Aveva passato l’ultimo giorno ad elaborare un piano per introdursi armato nei laboratori della Typhoon Tecnologies, grazie anche all’aiuto di Quilla.
«Il tuo amico lavorava nel dipartimento bellico» gli aveva detto, dopo averla accolta nel suo monolocale «basterà presentarti come un venditore di armi di una compagnia più piccola.»
«Un’ottima idea, ma quale compagnia?»
«Questo sarà il mio lavoro. Fabbricherò un’identità e un’azienda fittizia, con tanto di resoconti finanziari e fatturato.»
«Quindi devo solo prenotare un appuntamento?»
«Vorrei fosse così semplice. Per introdurre quelle armi è necessario che siano scariche.»
«Beh, un’azienda che produce armi, verosimilmente potrebbe produrre anche proiettili.»
«Certo, ma resta il problema delle clip termiche.» 

Selius ebbe un lampo di genio e ora, davanti alla sicurezza di Noveria, stava pregando gli Spiriti che andasse tutto liscio.
«Signor… Falsum Nomen, dico bene?» chiese l’agente della Controllo Rischi Elanus all’ingresso dell’area d’attesa.
«Esattamente. Sono qui per conto della Turma Bellifera.»
«Capisco che questo sia il suo lavoro, ma le armi non sono ammesse su Noveria.»
«Conosco il regolamento, dice che non sono ammesse armi cariche» rispose, porgendogli la sua valigetta nera «Come può vedere le armi in mio possesso sono scariche e le clip termiche vuote.»
L’agente prese con circospezione la valigetta ed esaminò attentamente il contenuto, scoprendo che le parole di Selius erano vere. Le quattro clip termiche sistemate a fianco delle due pistole erano vuote, rendendo impossibile il raffreddamento dell’arma, nonché il loro normale funzionamento.
«Sono solo a scopo dimostrativo» aggiunse.
«Molto bene, può entrare. Buona permanenza, signor Nomen» gli rispose, restituendo la valigetta e facendo cenno con il capo verso la porta.
 
Selius attraversò la soglia e si diresse verso il bagno, dove un enorme specchio occupava metà parete, sopra ai lavabi.
«È andata bene» disse, sapendo che Quilla poteva sentirlo dall’auricolare che indossava.
«Per ora si» confermò questa «non mi hai ancora detto come intendi caricare quelle clip termiche.»
«Beh, se controlli tra gli eventi odierni, capirai» rispose, indossando le lenti a contatto che l’agente dell’Ombra gli aveva fornito «riesci a vedere?»
«Affermativo» rispose Quilla, divertita dall’immagine allo specchio del turian che ora vedeva attraverso uno schermo «questi abiti ti donano.»
«Ma per favore…» disse stizzito, sbattendo un paio di volte le palpebre «abbiamo altro a cui pensare.»
«Dico davvero. Comunque sia, oggi c’è solo una fiera in uno dei livelli inferiori di Port Hanshan.»
«Esatto.»
«Quindi?»
«So che tra gli espositori ci saranno anche alcune compagnie umane. Gli umani adorano pubblicizzarsi con degli oggetti che chiamano palloni aerostatici, o qualcosa di simile.»
«Palloncini a elio? Potrebbe funzionare se non fosse che quell’elio è gassoso, mentre quello che compone le clip termiche è liquido.»
«Una mera differenza di performance. Non è la prima volta che lo faccio, funzionerà.»
«Questa poi… la Gerarchia punta al risparmio?»
«La Gerarchia apprezza l’intraprendenza dei propri soldati» sottolineò Selius, chiudendo gli occhi per impedire alla drell di vedere, lievemente seccato «ero in missione. Ho improvvisato.»
«Se lo dici tu» rispose, con un sorriso che Selius non vide.
 
Il turian uscì dai bagni e salì sull’ascensore che l’avrebbe portato ai piani inferiori, un lungo viaggio di poco meno di venti minuti ma che sembrò un’eternità a causa delle continue fermate a cui la gente entrava e usciva.
All’arrivo dei Razziatori più di sessant’anni prima, Noveria era rimasta intoccata dalle macchine sterminatrici, diffondendo la credenza che fosse il luogo più sicuro e protetto della Galassia. Ovviamente nessuno dei membri della Corporazione per lo Sviluppo di Noveria aveva fatto alcunché per smentire la cosa, anzi aveva ampliato i complessi abitativi sotterranei e messi a disposizione a tutti coloro che se lo potevano permettere, non mancando mai di ricordare a chi si lamentasse del prezzo, che nemmeno Cerberus era riuscito ad arrivare oltre il primo livello.
La fiera in questione si trovava in una piazza dei livelli intermedi, nulla di particolarmente grande o rinominato, ma una buona occasione per chiunque volesse ricevere finanziamenti dalla CSN e i suoi membri. I moduli abitativi che contornavano la piazza quadrata erano decisamente più belli rispetto a quelli che si potevano vedere nelle colonie, ma nessuno dei suoi raffinati abitanti era interessato all’evento, che contava a malapena una decina di espositori e probabilmente una cinquantina scarsa di curiosi che vagavano tra gli stand.
«Trovato» mormorò, individuando uno stand minuscolo dove un’umana stava spostando degli oggetti imballati.
«Non vedo quei palloncini» osservò Quilla.
«Perché non sai dove guardare» osservò Selius, prima di avvicinarsi alla donna con un disinvolto «Ha bisogno d’aiuto?»
La donna, molto giovane da quello che poteva dedurre dall’aspetto, gli rivolse un caloroso sorriso.
«La ringrazio, signore. Mi sarebbe d’aiuto» rispose, indicando un mezzo parcheggiato non lontano da lì con altri tre imballaggi voluminosi. Su uno di questi, c’era in bella mostra un sacchetto con dei “palloncini”. Selius si mise in tasca il sacchetto e trasportò fino allo stand uno degli imballaggi.
«Quindi… quale società rappresentate?»
«Sono una rappresentante della Benning Food Solutions.»
«Non ne ho mai sentito parlare, mi spiace.»
«Siamo una compagnia nata da poco con sede sul pianeta Benning, il nostro obiettivo è trovare soluzioni innovative per produrre cibo e integratori per tutte le specie della Galassia…»
La donna si lanciò in una lunga orazione che elogiava la compagnia per cui lavora, finché Selius non “finse” di notare la bombola di elio.
«Se producete cibo, perché avete una bombola di elio?»
«Questa? Servono per i palloncini.»
«Cosa… cosa sono?» chiese, fingendosi confuso.
«Aspetti, glieli faccio vedere» disse, correndo verso il mezzo. Non appena le diede le spalle, Selius prese tre clip termiche dalla valigetta, le riempì con l’elio della bomboletta e caricò una delle pistole che nascose in una tasca della giacca elegante. Lasciò i “palloncini” sullo stand e, senza attendere il ritorno dell’umana, se ne andò.
 
«L’appuntamento con la Typhoon Tecnologies è tra mezz’ora» gli fece notare Quilla mentre Selius, tornato al livello principale si avviava verso i trasporti per i laboratori.
«Mi farò trovare pronto. Suggerimenti per sembrare un buon venditore?»
«Mi hanno detto che immaginarsi le persone in mutande funziona.»
«È imbarazzante.»
 
La navetta per la vetta 17 arrivò in pochi minuti e Selius era l’unico passeggero. Si accomodò in un posto sul fondo. Alla guida non c’era nessuno, affidata probabilmente ad una IV.
«Sei nervoso?» La voce di Quilla si era fatta stranamente dolce.
«Nervoso? Non direi, non è la prima volta che faccio qualcosa del genere.»
«Ma…?»
«E se fossi arrivato troppo tardi?»
Ci fu un interminabile attimo di silenzio, poi la voce di Quilla, molto più seria di quello che Selius si sarebbe mai aspettato.
«Se così fosse, come vorresti agire dopo?»
«Stanerei uno per uno i responsabili e li eliminerei» rispose, senza la minima ombra di esitazione.
 
Con un segnale sonoro, la navetta annunciò l’arrivo ai laboratori della Typhoon Tecnologies. Una volta sceso, ad accoglierlo c’era un’umana, una splendida donna sulla trentina in abito formale, i lineamenti delicati accentuati dal caschetto rosso e lo sguardo acuto e sveglio.
«Petra Fierman, responsabile della divisione armi da fuoco. Molto piacere» gli disse, porgendogli la mano.
«Falsum Nomen, della Turma Bellifera. Il piacere è mio» rispose, stringendo la mano che gli stava porgendo.
«Prego, mi segua. Vorrei discutere alcune cose nel mio ufficio» disse, imboccando uno dei corridoi a vetri, dove si affacciavano gli uffici di quasi tutti gli impiegati.
L’ufficio di Petra non era particolarmente grande e l’arredamento era piuttosto minimale: una scrivania in vetro trasparente, un computer, alcuni scaffali con vecchi datapad e due sedie bianche, nulla di più.
L’umana si sedette immediatamente al computer e con gli occhi fissi su di esso, fece raggelare il sangue nelle vene di Selius con poche semplici parole.
«Mi vuole dire, signor Falsum Nomen, chi ha intenzione di uccidere?»
   
 
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