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Autore: crazy lion    22/10/2020    1 recensioni
Attenzione! Questa storia si ricollega alla mia fanfiction Cuore di mamma. Leggete prima quella per evitarvi spoiler. C’è un accenno a qualcosa che accadrà nel prossimo capitolo e un altro, lieve, riferito a un fatto raccontato nel libro di Dianna De La Garza, Falling With Wings: A Mother’s Story, non ancora tradotto in italiano.
Le cose che accadono qui non sono tutte presenti nella mia long.
Il cane? È il miglior amico dell’uomo, o della donna, nel caso di Demi. Ne ha già avuti due, si chiamavano entrambi Buddy e avevano un cuor di leone che non dimenticherà mai. Adottare Batman, un tornado di due colori, l’ha aiutata ad affrontare il dolore. Sua figlia Mackenzie, di sei anni, con un passato turbolento ma costellato di speranze, è molto legata a lui. Come la mamma le ha insegnato, non rinuncia alla sua fantasia e ai propri sogni. Fra questi, un’avventura indimenticabile fatta di amicizia, coraggio e lealtà. Non solo la propria, ma anche quella di sette cuccioli fantasma.
Storia stilata con Emmastory.
Disclaimer: con questo nostro scritto, pubblicato senza alcuno scopo di lucro, non intendiamo dare veritiera rappresentazione veritiera del carattere dei personaggi famosi, né offenderli in alcun modo.
Genere: Avventura, Fluff, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Demi Lovato, Nuovo personaggio
Note: AU | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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CAPITOLO 5.

 

LA VISITA E LA SCELTA

 
Demi aprì la porta e i campanelli sopra di essa tintinnarono appena. Le era sempre piaciuto quel suono mentre entrava nei negozi, la rilassava e la metteva di buon umore. Quello era uno dei migliori a Los Angeles nello sviluppo delle fotografie, ma nonostante fosse famoso si presentava piccolo, con le corsie piuttosto strette e le pareti dipinte di un tenue giallo che conferivano all'ambiente un'aria calda e accogliente. La ragazza si strinse nel cappotto: l'aria fresca di dicembre l'aveva investita quando la porta si era richiusa. L'autunno era mite a Los Angeles, ma in certe giornate il vento era più freddo del solito. Non si guardò molto intorno, diede solo un'occhiata ad alcune foto di montagne innevate o alberi di Natale appese alle pareti, ma si diresse subito al bancone dietro il quale stava seduto un uomo.
“Buongiorno” la salutò, rivolgendole un sorriso cordiale.
Era sulla cinquantina e aveva un faccione tondo con solo un accenno di barba.
“Buongiorno.” Demi ricambiò il sorriso. "Avrei bisogno di far sviluppare delle fotografie. Pensa che le sarebbe possibile farlo entro oggi?"
Aveva parlato in tono gentile e si augurò di non averlo urtato in qualche modo.
“Dovrà mettersi in fila, signorina. Io e i miei dipendenti abbiamo un sacco di ordini, oggi. Non so se riusciremo a svilupparle, dipende anche da quante ne vuole.”
“Duecentocinquanta. La foto è una sola, ho bisogno di parecchie copie.”
“Sono tante, ma magari le riesco a trovare un buco. Le prometto che farò il possibile”
“La ringrazio. Sa, è per una buona causa.”
Non voleva approfittare della gentilezza di quell'uomo perché le sviluppasse subito le foto, ma quelle parole le erano uscite spontanee, neanche si era resa conto di averle pensate.
“Posso chiederle in che senso, se non sono indiscreto?”
Il negoziante la osservava con rinnovata curiosità, in particolare puntava gli occhi sulla macchinetta che lei aveva estratto dalla borsa.
“Io e la mia famiglia abbiamo trovato alcuni cagnolini e la loro mamma e vorremmo appendere dei manifesti per cercarne i padroni, se ne hanno.”
“Oh!” Quell'esclamazione doveva significare che non si aspettava una risposta del genere. “Comprendo l'urgenza, allora. Farò di tutto perché le abbia oggi, d'accordo? Se mi lascia il suo numero di telefono…”
Le passò un foglietto e una penna sui quali la ragazza scrisse quello del cellulare.
“La chiamerò appena saranno pronte” le assicurò l'uomo, estraendo il rullino dalla macchina fotografica. "Ci vediamo più tardi. Aveva bisogno d'altro?”
“No, a posto così, grazie. A dopo allora.”
Prima di tornare a casa si diresse in rosticceria a comprare il pranzo. Dato che stavano vivendo una situazione fuori dall'ordinario, era giusto festeggiarla mangiando qualcosa di sfizioso. Una volta rientrata, trovò tutti i cagnolini sul tappeto, mentre la mamma se ne stava accucciata accanto al divano con Batman vicino. Danny se era sdraiato sullo schienale della poltrona, a osservare la scena come un re che, dall'alto del suo trono, guarda i propri sudditi.
“Mackenzie e Hope?” chiese al fidanzato, seduto sul tavolo del salotto a lavorare.
“Hanno saltato e corso fino adesso, sono crollate e le ho messe a letto per un riposino. Sì, so cosa stai pensando, che se dormono ora, di notte non lo faranno più. Le sveglieremo tra un po', d'accordo?”
La ragazza sorrise e accarezzò il gatto, affondando le dita nel suo pelo rosso. Chissà perché, la madre le aveva sempre detto che i gatti rossi erano cattivi, ma lei non ci aveva mai creduto. Danny era un amore, anche se ancora intimorito da movimenti bruschi o rumori forti, di sicuro a causa di quel che aveva passato, ma forse anche in parte del proprio carattere. Era un micio buonissimo, che sapeva amare chi gli voleva bene e Dianna aveva cambiato idea sui gatti del suo colore non appena le si era accoccolato in braccio, qualche settimana prima.
 
“E loro?”
“Non potevo mica lasciarli fuori, no?”
“E se avessero la rabbia o altre malattie? Se hanno vissuto in strada, mi sembrerebbe più che plausibile, purtroppo. Se attaccassero qualcosa a Batman o a Danny?”
“Hai ragione, infatti ho preso un appuntamento con le veterinarie da cui vai per farli visitare. Sta arrivando tua madre per occuparsi delle bambine.”
“D'accordo.”
Erano a casa dal lavoro, essendo sabato. Demi poggiò il cibo sul tavolo, poi andò in garage a prendere un trasportino. Per Danny ne aveva presi due, uno piccolo e uno grande. Portò su il secondo, che non aveva mai utilizzato, e vi fece entrare i cagnolini mostrando loro una pallina. La mamma era troppo pesante da portare lì dentro assieme ai cuccioli, per cui la attaccò al guinzaglio. Nel farlo, notò che restava seduta e agitava la coda. Aveva visto altri cani per strada quando portava fuori Batman mordere i propri o cercare di toglierseli di dosso, ma per fortuna quello non era il caso e, comunque, se i padroni li educavano bene, accadeva di rado. Forse era semplicemente calma, o era davvero stata abituata a indossarlo in precedenza. La cantante avrebbe potuto utilizzare uno scatolone per i piccoli, ma per il viaggio in macchina sarebbe risultato pericoloso sia per loro che per il guidatore. Mentre i cuccioli vi andavano dentro, la ragazza sfiorò il pelo di qualcuno di loro. Erano soffici come seta. Aveva cercato di non affezionarsi, ma sentendo quei dolci abbai si era già innamorata.
“Ora andremo a fare una piccola visita, ma non è niente di che. Vogliamo solo sapere se state bene, d'accordo?"
Grazie ad alcuni abbai della mamma, la più tranquilla di tutti, i piccoli si calmarono. Non appena arrivò Dianna, i due presero il trasportino e uscirono.
“È pesantissimo!” si lamentò Demi.
Un conto era tenerci dentro un gatto, ma sette cani… Con un po' di difficoltà, la ragazza arrivò alla macchina che Andrew portò fuori dal garage e, quando lui le aprì la portiera, vi salì. Decise di rimanere dietro con i cuccioli e la mamma. Potevano essersi persi, o – Dio non lo volesse! – essere stati abbandonati. La cagnolina del suo vicino, Luna, era stata buttata giù da un'auto in corsa, anni prima, poi trovata da dei volontari di un canile e adottata da lui. Se a loro era toccata una sorte simile, avrebbero potuto essere terrorizzati. Il viaggio, però, si rivelò tranquillo. I cuccioli si agitarono un paio di volte quando Andrew accelerò o frenò di botto a causa di un, come lo definì lui, “coglione patentato” che gli tagliò la strada, ma per il resto non ci furono problemi. Forse avevano tutti già viaggiato, nonostante i cuccioli avessero pochi mesi di vita, o magari era nel loro carattere comportarsi in modo mansueto in quella situazione. La mamma se ne rimase seduta accanto a Demi.
“Bravi, siete bravissimi” mormorava la ragazza. “Stiamo per arrivare.”
“So che fa schifo, ma prima hanno fatto i bisogni nel nostro giardino” la avvisò Andrew.
Demi sospirò.
“Cazzo.”
Come avrebbero fatto a portare otto cani, di cui sette piccoli, in passeggiata affinché non distruggessero il giardino in quel modo?
“Sì, è la stessa cosa che ho pensato io quando l’ho visto. Comunque, ho raccolto le feci per farle analizzare.” Le mostrò un sacchetto che prima la ragazza non aveva visto. "Dentro ci sono vari sacchetti per ogni cucciolo e la mamma – sì, sono stato preciso –, ho pensato che avere questa divisione sarebbe stato importante per le veterinarie, in modo da capire se qualcuno ha dei problemi.”
“E come faranno ad associare il problema a un cucciolo specifico?”
“Non ne ho idea. Ho fatto del mio meglio.”
Demi sperò che nessuno avesse niente, altrimenti avrebbero dovuto aspettare che facessero di nuovo i bisogni per una seconda analisi.
Sulla porta dello studio, in grande, campeggiava una scritta:
Claudia e Veronica Parker.
“Cosa sono, sorelle?” domandò Andrew.
“Gemelle, ma non uguali.”
“Con la stessa passione? Accidenti!”
Suonarono il campanello e la porta si aprì, ma dietro non c’era nessuno. Probabilmente le veterinarie avevano un telecomando, o un pulsante, con cui riuscivano a farlo anche dalle loro postazioni. Non appena entrarono, un pastore tedesco dal pelo marrone iniziò ad abbaiare nella loro direzione. I cuccioli si mossero di scatto, facendo oscillare il trasportino che Demi teneva ancora in mano mentre si accomodava e, finendo gli uni addosso agli altri, piansero forte. L’ambiente era arioso: comode sedie di plastica erano disposte lungo tutto il perimetro e una porta divideva la sala d'aspetto da altre stanze.
"Buona, Molly, buona!" esclamò la padrona della cagnolina che aveva abbaiato ai piccoli, una ragazza della stessa età di Demi o pressappoco, stringendo forte il guinzaglio per tenerla ferma.
Un ragazzo, forse il fidanzato, la aiutò e insieme parlarono a Molly, accarezzandola con la mano libera finché questa non si calmò.
“Scusatela, l'abbiamo presa da poco in canile e, anche se suona strano, non va molto d'accordo con gli altri cani” asserì lei.
“Non si preoccupi” la rassicurò Demi che si disse che non era tanto strano, dipendeva da cos’aveva passato quella cagnolina prima di finire là dentro. “Su, su, non piangete, buoni" mormorò ai piccoli, mentre la mamma mostrava i denti e abbaiava all'altra cagnolina.
“Non mettertici anche tu, signorinella” le disse Andrew.
“Ma quanti cani avete?” chiese il ragazzo.
“Otto” rispose lui. “Li abbiamo trovati questa mattina, vogliamo assicurarci che stiano bene mentre cerchiamo la loro famiglia.”
“Cavolo. Ma chi abbandona tutti quei cuccioli per strada?”
Stavolta era stata la ragazza a parlare.
I due non specificarono come li avevano trovati, ma Demi rifletté ad alta voce sul fatto che almeno con loro avevano la mamma e che quella era una gran fortuna.
Dall'altra parte della porta chiusa, le voci di due donne e il miagolio di un gattino riempivano il silenzio che si era venuto a creare. Poco dopo ne uscirono una signora e una ragazzina di circa dodici anni, che reggeva un trasportino.
“Arrivederci” salutarono le due all'unisono e il micino, molto piccolo a giudicare dal miagolio, si fece di nuovo sentire, come per dire anche lui quella parola.
Demi sorrise al solo pensiero, poi mise un dito nel trasportino affinché i cuccioli glielo leccassero a turno e fece lo stesso con la mamma. Un modo come un altro per tenerli un po' occupati.
“Avete visto quante fotografie ci sono qui?” chiese Andrew ai cani. Si alzò e indicò le foto appese alle pareti. “Un gattino rosso, un cagnolino bianco… oh, c'è anche un cocker simile a voi!”
I cuccioli non perdevano di vista l'uomo e alzavano le testoline. Demi non sapeva quanto riuscissero a vedere, ma almeno erano tranquilli. La mamma, invece, osservava Molly e l'altra coppia, o muoveva le orecchie a causa di un rumore all'esterno.
“Venite pure” disse una ragazza entrando in sala d'attesa. Era sulla trentina e una cascata lucente di capelli biondi le scendeva lungo le spalle. Sorrise con calore ad Andrew e Demi. “Tra poco farò entrare voi.”
“Non preoccuparti, aspettiamo” le assicurò la cantante.
Nel frattempo, l'uomo diede a mamma e cuccioli alcuni biscottini, che divorarono in pochi secondi. In questo modo, spiegò, avrebbero associato la visita veterinaria a qualcosa di bello, avendone meno paura. Quando gli altri clienti uscirono, fu il loro turno. Demi entrò nell'ufficio di Claudia per prima, mentre Veronica, nel proprio, si stava occupando di altro. Di solito solo una di loro due visitava un animale, e in casi particolari interveniva anche l'altra. La cantante appoggiò il trasportino sul bancone.
“Al telefono il signor Marwell…”
“mi chiami Andrew. E posso darle anch'io del tu?”
Lui faceva così con le sue veterinarie di fiducia, ma non era sicuro che all'altra andasse bene, dato che si vedevano per la prima volta.
“Ma certo! Dicevo, Andrew mi ha spiegato che avete trovato questi cagnolini in giardino, stamattina.”
“Sì, loro e la mamma” specificò Demi. “Non sappiamo come ci siano finiti. Il cancello era chiuso e i piccoli non possono essere saltati dentro. Forse qualcuno me li ha buttati in giardino? Magari ha visto che ho un cane e ha pensato che me ne sarei presa cura.”
“Le circostanze sono strane, questo è fuor di dubbio.” La ragazza fece salire sul bancone la mamma. I piccoli piansero sempre più forte perché non entrava lì con loro, ma con qualche rassicurazione degli umani e vedendo che la madre restava nelle vicinanze si calmarono presto. “È magra, anche se non troppo. Devo pesarla."
La prese in braccio e la portò in una stanzetta attigua. Andrew la seguì, mentre Demi rimase con i cuccioli.
“Otto chili” annunciò l’uomo, ritornando con la veterinaria.
“Esatto. Un po' poco, considerando che un cocker adulto dovrebbe pesare tra i dieci e i quindici. Dalla dentatura, che ho controllato, e dalla grandezza posso affermare che lei è adulta e avrà circa tre anni. I suoi denti sono a posto, puliti e curati e recupererà presto il peso che non ha.” Le guardò il pelo, dove non trovò pulci, ma disse che era difficile vederle a occhio nudo, quindi era probabile che le avesse. “Niente zecche, per fortuna.”
“Meno male!” esclamò Demi.
Fece un controllo alla respirazione, le guardò il naso, le orecchie, la bocca e la gola, le auscultò il cuore e le misurò la temperatura. Per tutto il tempo la cagnolina rimase immobile.
“Bravissima, piccola” si complimentò la veterinaria. "È tutto a posto: le mucose non hanno problemi, non ha parassiti nelle orecchie, la temperatura è giusta, respira bene e il cuore è forte. È una cagnolina sana."
Andrew e Demi tirarono un sospiro di sollievo.
Claudia analizzò le feci che l’uomo le diede e trovò vermi in tutte.
“Si chiamano ascaridi” li informò. “Sono vermi dell’intestino tenue un po’ difficili da debellare. Loro come si comportano? Mangiano? Bevono? Giocano?”
“Sì, sono molto attivi” rispose Demi.
“Prima, a casa, i piccoli hanno bevuto il latte” aggiunse Andrew. “Lo divoravano. Ho dato alla mamma le crocchette che mangia Batman,” e ne disse la marca, “sperando di aver fatto bene. Non avevo altro. Comunque, le ha mangiate con appetito e ha anche bevuto.”
“Buon segno, allora. In questo caso, la situazione non è preoccupante.” Prescrisse un vermifugo da somministrare a tutti, alla mamma in una dose diversa dai piccoli, poi visitò proprio loro. Anche i cuccioli stavano bene, il peso era quello giusto. Avevano circa due mesi e stabilì che potevano essere nati attorno a metà ottobre. Nessuno di loro, nemmeno la mamma, aveva il microchip. “Cercherete i padroni?”
“Ci proveremo, non sapendo cos'è successo" disse Demi.
“Sì, è giusto fare almeno un tentativo, vista la strana circostanza, anche se immagino che purtroppo qualcuno li abbia abbandonati nel vostro giardino, non credo ci siano tante altre spiegazioni. Viste le loro condizioni, deve averlo fatto stanotte o stamattina, o comunque di recente. Il pelo è ben curato e non sono troppo magri, per questo lo suppongo. Li terrete voi, per il momento?”
Andrew e Demi si guardarono negli occhi non sapendo cosa rispondere: certo, Mackenzie e Hope ne sarebbero state felicissime, ma si presentavano diversi problemi. Innanzitutto, la casa e il giardino di Demetria erano grandi, ma non enormi, e occuparsi di nove cani e un gatto era complicato, considerato anche il fatto che gli adulti dovevano lavorare. Chi avrebbe portato tutti quei cuccioli e la mamma a fare una passeggiata più volte al giorno? Non ci sarebbero mai riusciti nemmeno in quattro. In secondo luogo, se i proprietari si fossero fatti vivi dando una spiegazione ragionevole per l'arrivo dei cani nel loro giardino, le bambine avrebbero sofferto molto. Non sarebbe stato meglio dare i cani a qualcun altro, in modo che non si affezionassero loro troppo?
“Potremmo chiedere a Selena” suggerì la ragazza. “Lei ha un giardino molto più grande del mio, sta in una villa e magari le sarebbe più facile gestirli.”
“Non è una cattiva idea" mormorò Andrew, pensoso. “Ma dovremmo farla venire a casa nostra e parlargliene. Si tratta pur sempre di otto cani, non sarà una passeggiata.”
“In ogni caso,” riprese la veterinaria, “vi scrivo tutto quello che vi ho detto sulla loro cura, aggiungendo anche qualcosa sulla pulizia dei denti, molto importante fra l'altro. Se li darete a qualcuno, ricordatevi di consegnare a quella persona questo foglio. E, se posso darvi qualche altro consiglio, appendete i manifesti per cercare i padroni in posti dove ci possono essere persone che amano gli animali, o dove gira molta gente, nel raggio di almeno un paio di chilometri. Anche internet potrà esservi utile nella ricerca. Fate il possibile. Se li darete a qualcuno, vorrei vedere anche questa persona. Ditele di passare nel nostro studio, per favore, assieme ai cani.”
Aggiunse che avrebbe voluto rivederli anche un mese dopo per capire se i vermi fossero andati via, e solo allora avrebbe potuto vaccinarli tutti. Parlarono anche dell'alimentazione. Per la mamma andavano bene le crocchette di Batman. I piccoli avrebbero terminato lo svezzamento a giorni e quindi iniziato a mangiare cibo solido, per cui consigliò i due su quale comprare. I due pagarono quella prima visita, rimisero i cani nel trasportino e se ne andarono.
“Beh, non è andata affatto male” considerò Andrew, mentre risalivano in macchina.
“No, infatti. Ora chiamo Selena. Vediamo se riesco a trovarla adesso sperando che non sia al lavoro, altrimenti dovremo farla venire stasera.”
Demi di solito non andava allo studio di registrazione di sabato, non da quando aveva le bambine almeno, ma Selena sì, anche da sola per cantare su basi registrate e tenersi in allenamento. Diceva che farlo nel suo posto di lavoro le dava una carica in più.
 
 
 
Mackenzie e Hope erano sveglie da un po' e stavano mangiando uno yogurt alla fragola che la nonna aveva dato loro. La più piccola sollevava il cucchiaino e cercava di non sporcarsi, ma a volte questo pendeva troppo a destra o a sinistra e un po' di cibo le scivolava sul vestito.
“Hope, mi toccherà cambiarti tutta!” si lamentò Dianna, che decise di imboccarla.
Forse era ancora troppo difficile, per lei, mangiare da sola lo yogurt.
Nonna, quando tornano la mamma e il papà? Io voglio vedere i cuccioli! esclamò Mackenzie.
Le mancavano tantissimo e non capiva perché i genitori ci stessero mettendo tanto dal veterinario. Era successo qualcosa? Uno di loro stava male o aveva qualche problema? Oppure era la mamma a trovarsi in difficoltà? Nel sogno le erano parsi tutti sani e attivi, ma nella realtà, Mackenzie ne era consapevole, le cose erano sempre diverse. Nei sogni spesso la vita sembra più spensierata e felice, ma nel mondo reale non è sempre così, anzi. Un fiotto di lacrime le salì agli occhi, mentre l'immagine dei suoi genitori per terra con un colpo di pistola nel petto le si parava davanti. Scosse la testa con violenza per non ricordare, almeno non in quel momento, tutto il sangue e le ultime parole che la mamma aveva pronunciato prima di morire. Aveva sentito dire, non rammentava da chi, che la vita non è ingiusta, è semplicemente la vita, ma lei non ci credeva. Non era stato giusto perdere i suoi genitori e ritrovarsi con due cicatrici sul viso. Non era giusto che lei avesse smesso di parlare e che non ricordasse quasi nulla di quanto accaduto, niente in tutta quella faccenda lo era. Strinse i denti fino a farsi male, mentre il respiro accelerava. Non poteva crollare adesso, non poteva avere una crisi davanti alla sorellina.
"Tesoro, tutto bene?" le chiese la nonna, raggiungendola e posandole una mano su una spalla.
La bambina trasse un profondo respiro e poi un altro ancora, finché si sentì più tranquilla.
Credo di sì, ho solo pensato a cose brutte, ma sto meglio.
Dianna le diede un bacio e la abbracciò forte.
“Ne vuoi parlare?”
Non adesso, grazie. Vorrei distrarmi.
La donna sorrise e stava per rispondere quando si udirono il cancello e la porta aprirsi.
"Mamma!" esplose Hope, muovendo in velocità le gambette per poter scendere dal seggiolone.
La nonna esaudì il suo desiderio e la bambina corse verso i genitori e alzò le mani per toccare il trasportino con dentro quelle palle di pelo.
"Un momento, piccola, va bene? Facci prima entrare" le disse la mamma, chiudendo la porta.
Zia Selena? chiese Mackenzie, avvicinandosi.
Che ci faceva lì? Non veniva a trovarle da qualche mese.
“Ciao, tesori miei!” La ragazza le abbracciò entrambe. “Come state?”
Bene rispose la più grande per entrambe. E tu?
“Anch'io. La mamma mi ha chiamata perché ha detto che doveva dirmi una cosa importante e siamo arrivate qui nello stesso momento. Vedo che avete dei nuovi amici. Non sapevo che avessi preso altri cani, Demi.”
“È più complicato di così” rispose la ragazza. “Mamma, ti dispiacerebbe restare ancora un po'?”
“No, figurati, tanto non ho niente da fare.”
“Grazie. Allora potresti portare le piccole e i cani in giardino a giocare? Noi dobbiamo parlare da soli.”
“Nessun problema.”
Ma io sono grande, voglio sentire! protestò Mackenzie.
Perché la escludevano sempre dalle conversazioni che sembravano le più importanti? Ora le avrebbero detto che era troppo piccola per certe cose e che a volte i grandi dovevano parlare per conto proprio.
“Mackenzie, ti assicuro che dopo ti diremo tutto, ma per ora preferiamo parlare con la zia Selena da soli. Non è perché sei piccola, semplicemente è una questione delicata” le spiegò il padre.
La bambina sorrise, più soddisfatta di quella spiegazione dato che se ne aspettava un'altra e uscì con la nonna e gli otto cani, che intanto la mamma aveva liberato.
Una volta in giardino trovò Batman e Danny che si rincorrevano. Non appena rividero i nuovi arrivati, i due animali ebbero reazioni differenti. Il gatto andò a nascondersi in mezzo a una siepe, spuntavano solo gli occhi che osservavano curiosi la scena, mentre Batman riprese a giocare con loro come prima.
“Cuccioli, cuccioli!” esclamava Hope facendosi inseguire da Jet e Max, mentre Mackenzie coccolava Lady che, forse stanca a causa della visita, sonnecchiava sull'erba e Angel, che le si avvicinò, non avendo voglia di unirsi ai giochi degli altri.
Il resto dei cuccioli prese a inseguire Hope saltandole intorno, mordicchiandole l'orlo dei pantaloni o le scarpe e anche le manine, quando ci riuscivano, mentre la mamma osservava tutto seduta sulla panchina vicino a Batman. Camminando piano, anche Danny li raggiunse. Restava guardingo, doveva aver paura che un cane gli facesse del male, ma non accadde nulla, anzi, i cuccioli lo coinvolsero nei loro giochi e anche lui prese a rincorrerli, a saltare loro addosso e a farsi attaccare, a morderli e a raspare con le zampe. Non tirava mai fuori del tutto gli artigli, cosa che colpì nonna e nipote. Era mamma gatta a insegnare ai cuccioli a non farlo e lui doveva essere rimasto poco con lei, ma nonostante questo aveva imparato, forse da altri gatti e, a quanto pareva, sapeva come comportarsi durante il gioco, dato che di sicuro si era divertito con altri mici al rifugio dove lei, Hope e i genitori l’avevano adottato.
“Ma ha incontrato dei cani, prima?” chiese Dianna.
Non credo.
“Allora siete fortunati: è socievole con loro e non è da tutti i gatti comportarsi così. Molti ne hanno paura, o ci litigano. Il fatto che siano cuccioli li aiuta di sicuro nella socializzazione.”
Nonna, secondo te potremo tenerli tutti?
“Non lo so, tesoro, ma non credo.”
La bambina abbassò lo sguardo.
Perché no? Sono così carini!
Dianna sorrise.
“Hai ragione, anzi, sono bellissimi. Ma se non troverete il padrone, penso che per la mamma sarebbe troppo difficile avere dieci animali in casa. Comprare loro il cibo e farli visitare e vaccinare costa molto e, anche se è una cantante, sta attenta ai soldi che spende." Ma queste erano parole vuote e senza senso per una bambina. "In più, sarebbe difficilissimo prendersene cura ogni giorno, credimi. I cani hanno bisogno di tanto spazio per correre, di uscire a passeggiare e il giardino qui non è grandissimo, loro sono tanti e non resteranno sempre piccoli. Ma forse ne terrete uno o due, chissà.”
E gli altri?
Se li avessero dati a persone che non conoscevano, Mackenzie era sicura che non li avrebbe visti mai più. Non voleva perderli, non del tutto almeno. Li amava troppo. E se fossero finiti nelle mani di una famiglia che non avrebbe voluto loro bene? La nonna dovette notare la sua agitazione, perché si affrettò a rassicurarla.
“Mac, sono certa che mamma e papà si informeranno bene prima di regalare un cucciolo a qualcuno, che cercheranno di capire se lo vogliono davvero e gli diranno tutto riguardo il modo in cui prendersene cura al meglio. Ma ora non pensarci, goditi questi piccolini" concluse, indicando le due cagnoline.
Piccoline precisò Mac. Le ho chiamate Lady e Angel.
“Davvero? Ma che bei nomi! E anche gli altri ne hanno uno?”
Certo!
La bimba glieli snocciolò uno per uno e la nonna si complimentò con lei. La piccola si sedette sulla panchina accanto ai due cani adulti e sollevò le cagnoline per tenersele in grembo, mentre osservava sorridendo la sorellina che si lasciava inseguire e attaccare per finta dagli altri piccoli e dal gattino. Era un'immagine così carina che la nonna pensò bene di fare un video con il cellulare. Lanciò un bastoncino e la mamma, che Mackenzie chiamò in quel momento Shirley, partì come un razzo per prenderlo seguita da Batman, che fece a gara con lei. Arrivarono insieme, ma il cane lasciò che fosse la femmina a riportarlo a Dianna.
"Che gentile sei stato!" esclamò la donna. "Ora, Shirley, lascia che sia Batman a giocare."
Come se avesse capito, la cagnolina si sedette mentre l'altro correva per raggiungere il giocattolo. Lady continuava a dormire indisturbata, mentre Angel se ne stava seduta a osservare la scena e pareva contenta di rimanere lì, senza partecipare. Mackenzie non faceva che sorridere. Le erano sempre piaciuti gli animali ed essere circondata da così tanti cani e un gatto era meraviglioso.
 
 
 
“Allora, che dovete dirmi?”
Selena sorseggiò il caffè che Demi le aveva preparato. Erano tutti seduti al tavolo del salotto, adesso, e i fidanzati se ne stavano in silenzio, mentre la loro bevanda si raffreddava.
“Ragazzi, mi state spaventando.”
Demi si riscosse.
“Si tratta dei cuccioli” mormorò e raccontò come li avevano trovati e ciò che avevano fatto fino a quel momento. "Non posso tenerli tutti. O meglio, non possiamo. Andrew sta in appartamento e ha già due gatti, io ho Batman e Danny e otto animali in più sono troppi. Non ce la farei mai a gestirli."
“Aspetta, aspetta, fammi capire.” Selena si mise la testa fra le mani. “Mi stai chiedendo di tenerli finché troverete il proprietario? Di prenderli tutti quanti?”
Non c'era rabbia nel suo tono, solo stupore.
“Sappiamo che ti stiamo chiedendo moltissimo, Selena” aggiunse Andrew. “Ciò che ti domandiamo non è affatto facile, né dal punto di vista economico, né di tempo, né da quello emotivo.”
“Infatti. Mi ci affezionerò sicuramente e darli al proprietario sarebbe estremamente dura per me. Da un po' pensavo di prendere due o tre cuccioli, sto guardando gli annunci su internet. Ma voglio adottare dei cani, non tenerli in affidamento.”
“Non è nostra intenzione giocare con i tuoi sentimenti, Selena. E se davvero li vuoi adottare, effettivamente non è il caso che tu ti prenda cura di sette cuccioli e una mamma per poi, magari, doverli ridare indietro. Sarebbe troppo dura e ne moriresti” considerò Demi, cercando di mettersi nei panni dell'amica.
L'altra sospirò.
“Esatto. Non so se ne sarei in grado. Però, se non li darete a me, a chi li affiderete?”
“Non ne abbiamo la più pallida idea. Probabilmente dovremo portarli in un rifugio, o darli a qualche associazione. Di certo non li affiderei a sconosciuti senza aver cercato il proprietario. Posso tenerli al massimo per qualche giorno, non di più.”
Selena sospirò.
Certo lei aveva spazio, i cani sarebbero stati liberi di correre sia fuori che dentro, avrebbe dovuto comprare loro delle cucce, giocattoli, cibo e prendersene cura al meglio. Sarebbe stato necessario chiedere a qualcuno dei domestici che aveva a casa se avrebbero potuto aiutarla a portarli fuori per una passeggiata. Ovviamente avrebbe aumentato il loro stipendio. I soldi non le mancavano, in più non lavorava sempre da mattina a sera fuori, per cui avrebbe potuto passare del tempo con loro durante il pomeriggio e le ore serali più giorni a settimana, e i cani non si sarebbero mai ritrovati del tutto soli nemmeno per il resto del tempo. Sarebbe stato difficile, ma non impossibile. Quello, però, era l'aspetto pratico. Restava da considerare la parte emotiva. Si sarebbe affezionata subito ai cuccioli, come farebbe qualsiasi persona che ha un cuore e ama gli animali e avrebbe adorato la mamma, ne era certa. Si avvicinò alla portafinestra della cucina. Mackenzie e Hope si divertivano con i cuccioli, Danny e la cagnolina più grande. La ragazza capì che erano cani docili e con i quali, presumeva, si sarebbe trovata bene anche lei. Come sarebbe riuscita a lasciarli andare se si fosse trovato il proprietario? Avrebbe dovuto, questo era chiaro, ma al prezzo del suo cuore spezzato. Le parve di sentirlo incrinarsi al solo pensiero e si mise una mano sul petto per attenuare quella metaforica fitta. C'erano molte associazioni che si prendevano cura degli animali per trovarne i padroni, o una famiglia che li tenesse in stallo, o una adottiva, alcune facevano il loro lavoro in modo eccellente, anzi, maggior parte. Ma era sempre così? Purtroppo, Selena ne dubitava, anche in quel settore di sicuro non era tutto rose e fiori. E se i cani fossero finiti in una famiglia che non avrebbe voluto loro bene? Magari sarebbero stati separati dalla mamma e, anche se prima o poi avrebbe dovuto essere così e se i piccoli avevano quasi finito lo svezzamento, la sola idea la rendeva triste.
“Sentite” disse dopo un po'. “Non posso garantirvi che ci riuscirò, sono molti e, come in tutte le situazioni, ci sono i pro e i contro anche in questa. Ma posso provare a occuparmene al meglio. Poi, in base a quello che succederà, li ridarò al proprietario o prenderò altre decisioni, ma farò il possibile perché stiano sempre bene. Se proprio non riuscissi a seguirli, se ci fossero dei problemi, allora ne parlerò con voi e decideremo cosa fare.”
“Nel caso potrei tenere io un paio di cuccioli, per aiutarti, ma non di più” commentò Demi.
L'amica le stava facendo un grande favore, le sembrava stupido e scorretto non offrirsi di sostenerla.
“Sì, anch'io potrei prenderne uno, sperando che i miei gatti ci vadano d'accordo.”
Andrew sapeva che avrebbe dovuto fare un inserimento graduale, come dovrebbe sempre essere quando si inserisce un nuovo animale in casa, ma ci avrebbe riflettuto solo nel caso in cui fosse stato necessario.
“E forse anche mia madre ne terrebbe uno, ma dovrei domandarle.”
“Grazie, ragazzi, ma per adesso vorrei provare a farcela da sola. Se poteste, però, venire qualche volta a portarli a passeggiare, mi dareste una gran mano. I miei domestici possono occuparsene, ma…”
“Certo, passerò di sicuro qualche giorno a settimana, poi ci metteremo d'accordo per messaggio” le assicurò Demi e Andrew fece lo stesso.
La ragazza consegnò a Selena il foglio su cui era scritto tutto ciò che aveva detto la veterinaria e la ragazza le assicurò che avrebbe preso un appuntamento per parlare con lei. Quest'ultima uscì a comprare ogni cosa e, dopo averla portata a casa e avvertito i domestici di quel cambiamento, tornò da Demi. La ragazza aveva già messo i cani nel trasportino e Shirley al guinzaglio.
Zia Selena? chiese Mackenzie, con le lacrime agli occhi.
La mamma le aveva spiegato tutto.
“Sì, piccola?”
Posso venire a trovarli?
La ragazza si sentì stringere il cuore.
“Ma certo, tutte le volte che vorrai.”
 
 
 
Quando la zia uscì con il trasportino e Shirley e partì con la sua macchina, Mackenzie e Hope scoppiarono a piangere. Non avrebbero mai voluto che i loro amici pelosi se ne andassero. Non era giusto. Unendosi a loro, perché percepivano il dolore delle bambine o perché soffrivano, o forse per entrambi i motivi, anche Batman e Danny presero uno a guaire e l’altro a miagolare forte.
“Cuccioli, cuccioli! Dove cuccioli?” gridava Hope.
Mackenzie non riusciva a scrivere.
La mamma le abbracciò, promise loro che li avrebbero rivisti presto ma le sue parole, seppur dette con dolcezza, non furono molto d’aiuto.
“Che ne dite se facciamo un bel disegno dei piccoli e della mamma e lo appendiamo sul frigo?” propose il papà per provare a calmarle.
E domani potremo andare a trovarli?
“Sì, va bene” concesse Demi.
Aveva già voglia di rivedere quelle palline di pelo, ma desiderava anche che le sue figlie fossero felici. Si augurava solo che, quando se ne fossero andate dalla casa di Selena, non si sarebbero sentite peggio di prima.
Dianna li lasciò poco dopo e le bambine, assieme ai genitori, disegnarono la famigliola di cocker al meglio delle loro possibilità e poi aggiunsero quel disegno agli altri che nel tempo le piccole avevano fatto, soprattutto personaggi dei cartoni come le Winx e qualche animale visto nei libri di favole. La casa era sprofondata improvvisamente nel silenzio. Danny e Batman ogni tanto giocavano, ma con meno energia del solito. I dolci abbai dei piccoli mancavano a tutti, anche ad Andrew e Demi, che si erano concentrati di più sugli aspetti pratici per non farsi coinvolgere troppo, ma che non ci erano riusciti del tutto.
Per pranzo la ragazza scaldò la lasagna al ragù, che tutti gustarono con piacere, anche se Mackenzie non aveva molta fame. Dopodiché si ritirò nella sua camera, si buttò sul letto con un tonfo e scoppiò di nuovo in pianto. Le lacrime le scorrevano giù per le guance mentre il suo sguardo si faceva sempre più triste. Dentro aveva freddo, come se si fosse trovata all'aperto, d'inverno, in un luogo gelido. I suoi amici pelosi avrebbero fatto parte della sua vita anche in futuro, oppure no? E sarebbe riuscita a tenerne almeno uno? Si rispose di sì alla prima domanda per darsi un po' di speranza. Finché erano da zia Selena, perlomeno, avrebbe potuto stare loro accanto. Ma nulla era certo. Loro erano parte di un sogno, ma magari qualcuno si sarebbe comunque presentato per reclamarli e i genitori si sarebbero fidati delle sue parole. Quanti cocker come loro esistevano al mondo? Tanti, tantissimi. I piccoli non avevano nessun segno particolare che li distinguesse da altri cani, per cui una persona avrebbe potuto pensare che erano uguali a quelli che aveva perduto. Non era sicura che ciò che stava pensando avesse senso, ma si sentiva male e voleva essere lasciata in pace con il suo dolore. Si addormentò con gli occhi e le guance bagnate e il cuore pesante come piombo.
Al suo risveglio, la mamma stava dicendo che il negozio aveva chiamato e le foto erano pronte. La bambina si alzò, rifece il letto, aprì le imposte e poi prese una scatola di metallo appoggiata su uno degli scaffali più bassi della sua libreria. Scese in salotto.
Stai andando a prendere le fotografie? chiese alla madre.
“Sì, vuoi venire con me?”
Era troppo triste per uscire.
No, ma vorrei aiutare.
Aprì la scatola e tirò fuori un mazzetto di soldi da cinque dollari. Da qualche mese Mackenzie riceveva una piccola paghetta, la domenica, dato che svolgeva qualche lavoro in casa, come preparare la tavola o mettere alcuni vestiti nel cesto dei panni sporchi. Li passò alla mamma che li contò.
“Cinquanta dollari. Mac, sono dieci delle tue paghette, sei sicura che vuoi darmeli tutti?”
Sicurissima, usali per pagare alcune foto.
Demi sorrise e, orgogliosa della figlia, le diede un bacio su una guancia.
“Grazie, piccola.”
Mentre la mamma usciva, Mac considerò di raccontare a lei e al papà la storia del sogno, ma non le avrebbero mai creduto, pensando che se l'era inventato per poter tenere i cocker. Meglio aspettare e vedere cosa sarebbe successo.Ma se qualcuno fosse venuto a prenderli, anche se non erano i suoi, non si sarebbe mai perdonata di non aver detto nulla.
Per tutto il resto del pomeriggio, i genitori e la bambina più grande appesero manifesti nel loro quartiere e in quelli vicini, dopo aver chiesto in giro se qualcuno sapeva qualcosa e aver ricevuto risposte negative. Li misero vicino ai supermercati, accanto ai negozi di animali, agli studi veterinari e in qualunque altro posto in cui passavano molte persone. I manifesti avevano foto dei cani, la scritta Trovati cocker nel nostro giardino con la spiegazione che ora si trovavano da Selena dato che chi li aveva soccorsi non poteva tenerli. Con il consenso dell'altra cantante, Demi aveva scritto il suo numero di cellulare e anche quello del telefono di casa. Mackenzie aveva voluto aiutare, anche se per appendere i manifesti spesso il padre o la madre dovevano prenderla in braccio perché arrivasse all'altezza giusta. Demi andò anche su alcuni forum e siti internet in cui scrisse annunci simili. Aveva fatto delle foto con il cellulare, prima di mettere i piccoli nel trasportino e darli all'amica, quindi per lei non fu un problema scaricarle sul computer e pubblicarle online. Finirono a tarda sera, e, dopo essere andati a prendere Hope dai nonni e aver consumato una cena frugale, andarono a letto. Nessuno di loro riuscì a dormire bene.
 
 
 
NOTE:
1. per quanto riguarda la descrizione della visita dalle veterinarie, ho cercato informazioni su cosa succede quando un cane va al suo primo controllo, ma mi sono anche basata sulla mia esperienza non con i cani ma con i gatti (da piccola avevo una cagnolina, ma non ricordo se i miei l’abbiano portata a fare qualche controllo e di sicuro non ricorderebbero il nome del vermifugo, se lo chiedessi loro). Per questa medicina, al mio Red (un gattino che ho adottato dalla strada a luglio) la veterinaria aveva dato una pastiglia da assumere per metà una volta e l’altra, intera, dopo tre settimane, anche se prima gli aveva fatto un’iniezione dello stesso prodotto che però non aveva funzionato, per cui abbiamo dovuto riportarlo. Tuttavia non so come sia per i cani, per cui ho preferito restare sul vago. Un controllo dopo un mese dall’assunzione della medicina mi sembrava comunque un tempo ragionevole.
2. In Cuore di mamma non ho mai specificato il colore di Danny, a quanto ricordo e ho anche controllato non trovando nulla. Errore mio, nella revisione sistemerò. In ogni caso, me lo sono sempre immaginato rosso. Mia mamma mi diceva che i gatti di questo colore erano cattivi, ma da quando nella nostra vita è arrivato Red, ha cambiato idea e se n’è innamorata.
   
 
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