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Autore: EleAB98    23/10/2020    1 recensioni
(SERIE 2*) - Sequel di "Ricominciare"
“Significa che la nostra storia è tutta scritta qui, su questo foglio”, rispose lui, indicandole il papier che aveva tra le mani. “Ciò che hai appena letto, congiuntamente all’altro frammento che abbiamo analizzato la volta precedente, è quanto ho redatto nel mio diario personale lo scorso anno, a seguito dei nostri trascorsi. E io non posso più recitare questa parte, perché non mi si addice affatto.”
“Quale parte?” sussurrò la giovane, ormai incatenata al suo sguardo profondo intriso di parole non dette ma perfettamente capibili.
“Quella del professore integerrimo e totalmente insensibile a una ragazza meravigliosa che si trova proprio dinanzi a me”, disse lui in un soffio, avvicinandosi ancora di più al suo volto.
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NOTA: La Serie 1 e 2 sono collegate. Opera registrata su Patamù.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon, Lime, Otherverse | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Ancora una volta, Thomas strabuzzò gli occhi per accertarsi che non si fosse trattato soltanto di una scioccante visione provocatagli dall'alcol. Ma quella donna si trovava proprio lì, dinanzi a lui, con quel caratteristico sguardo frizzante e ribelle che anni e anni prima gli aveva fatto letteralmente perdere la testa. No, non era certo stato il bicchiere di vino a suscitargli un immediato conato di vomito che, con tutte le sue forze, cercò di reprimere sostenendo con velata impassibilità l'impertinenza di colei che gli stava dinanzi.

“Come stai, Thomas? Non mi aspettavo di trovarti qui.”

Nemmeno io, avrebbe voluto rispondere con estrema nonchalance prima di allontanarsi definitivamente da lei, lasciandola in balia della propria solitudine. Dalla sua bocca, però, non uscirono esclamazioni di alcun genere. Deglutendo a fatica, represse l'istinto di recarsi in bagno per buttar fuori fisicamente quel poco che aveva messo sotto i denti. Il suo cuore e la sua mente erano in tumulto e la situazione in cui era incappato, benché reale, quasi gli sembrava inverosimile.

“Sono... proprio felice di vederti. Davvero”, continuò la donna, rompendo il silenzio.

In quel preciso istante, Thomas fece un bel respiro e decise di sedersi sul divanetto in pelle situato a pochi passi dal bar, al fine di riprendere il controllo di se stesso. Vederla così all'improvviso dopo ben tredici anni di lontananza, lo aveva profondamente destabilizzato. La donna, dal canto suo, imitò la sua mossa e si ritrovò di fronte a lui, aspettando con pazienza il suo intervento. Il tavolino di cristallo nel quale campeggiava il bicchiere di vino ormai del tutto vuoto teneva entrambi fisicamente separati; ma a tenerli incollati erano gli sguardi indecifrabili che si stavano scambiando.

“Per quale motivo ti trovi qui in Germania?” le domandò poi, dopo due minuti di assoluto silenzio.

“Mi hanno selezionato come attrice protagonista per una serie televisiva tedesca... Perciò eccomi qui”, ribatté lei, con la sua solita disinvoltura. “Tu, invece?”

“Questioni di lavoro”, rispose Hunt, categorico.

“Capisco. E... e come stai?”

“Sto benissimo”, replicò lui, atono.

“Ti trovo in forma, in effetti”, osservò la donna, sorridendo compiaciuta.

“Anche tu sei rimasta la stessa bellissima attrice di allora.”

“Oh, ti ringrazio!” rispose lei, arrossendo leggermente.

“Ma voglio ben sperare che oltre alla tua indiscutibile bellezza, tu abbia anche preservato un minimo di dignità. Anche se ne dubito”, continuò Thomas, guardandola dritto negli occhi.

La donna sospirò.

“Ho capito... sei ancora arrabbiato. Dopo tutti questi anni?”

Hunt scosse la testa, esterrefatto. L'attitudine di quella donna non tradiva imbarazzo di sorta e questo gli parve davvero incredibile.

“Ne sei così sorpresa, Yvonne?”

Non appena pronunciò quel nome ad alta voce, entrambi sussultarono in silenzio. Dopo qualche istante, l'uomo continuò il proprio discorso cercando, comunque, di mantenere una certa compostezza. Il suo stomaco era ancora in totale subbuglio.

“Sei stata tu a piantarmi in asso. Sei stata tu a preferire quel mascalzone del signor Wilson, e...”

“Ascoltami, Thomas, non è andata affatto così. Posso spiegarti tutto”, lo interruppe la donna, alzandosi in piedi con lo scopo di seguirlo.

“Non c'è proprio niente da spiegare”, sibilò lui, senza esitazioni di sorta. “Tu per me non esisti più. Tu per me sei il passato. Un passato che voglio cancellare definitivamente dalla mia mente perché qui, nel mio cuore, non esisti più da molto tempo.”

Quando si voltò per andarsene in camera sua, Yvonne lo trattenne e gli prese la mano.

“Aspetta, non te ne andare. In nome di tutto quello che c'è stato tra noi, permettimi di spiegarti cosa è successo.”

“Ormai non ha più alcuna importanza”, rispose lui, divincolandosi dalla sua stretta.

“Ne sei proprio sicuro?”

“Sicurissimo”, ribatté lui rivolgendole un'occhiata di profondo disprezzo mentre si apprestò a salire di corsa le scale per recarsi nella sua camera. Aveva bisogno di una bella doccia fredda.

 

***

 

Trascorsero circa due settimane dal momento in cui Thomas decise di concentrarsi in via definitiva sulla sua vita professionale. Non poteva crogiolarsi nel nulla arrovellandosi il cervello sul perché la sua storia con Yvonne fosse finita, sebbene faticasse ancora a crederci. Alle volte, quell'indesiderata realtà si presentava così vivida nella sua mente da destargli profondi turbamenti. Dei turbamenti che doveva a tutti i costi reprimere in presenza di sua sorella Rachel, la persona che, più di tutti, lo aveva appoggiato durante il suo percorso formativo di regista. Era estremamente necessario che Thomas si mostrasse forte agli occhi della sua amatissima sorella, fin da piccola incline a violenti attacchi di panico che, molto spesso, si manifestavano nei momenti più improvvisi. E in quel caso, darle una brutta notizia non avrebbe fatto altro che peggiorare la situazione. In fin dei conti, Rachel aveva solo quattordici anni. Non poteva ancora comprendere appieno quanto potesse essere magnifico e allo stesso tempo distruttivo innamorarsi di una persona e, in particolare, della persona sbagliata. 
 

Senza contare che, da ormai qualche giorno, esisteva una profonda testimonianza che lo teneva ancora del tutto legato a quella donna. Non appena guardò la propria mano sinistra, ricordò perfettamente il fatidico momento e, cercando di reprimere a tutta forze le lacrime, estrasse una bottiglia di vodka dal frigo bar e cominciò a tracannarla in fretta e furia, in preda a una terribile disperazione.

 

***

 

In fin dei conti, avrebbe dovuto aspettarselo. Il suo comportamento, freddo e scostante come non mai, non avrebbe dovuto suscitarle alcuna sorpresa. Molti anni prima, lei aveva tradito completamente la sua fiducia comportandosi come una perfetta idiota con lui e Wilson. Accecata da un'immaturità senza pari, aveva deciso di mettere alla prova la fedeltà di Thomas sbaciucchiando il suo più acerrimo rivale quando sapeva benissimo che il suo uomo non avrebbe mai potuto tradirla con un'altra né, tantomeno, lasciarla andare.

Soprattutto in nome di quella promessa.

Quel gioco pericoloso cui si era abbandonata tempo addietro le aveva giocato proprio un brutto tiro suscitando in lei una piccola cotta per quel Wilson e in quella lettera gliel'aveva persino confessato. Ciononostante, aveva amato Thomas con tutta se stessa e il sentimento per lui non si era affatto spento. Non appena l'aveva rivisto, in lei si era nuovamente accesa quella fiamma ardente; quella fiamma che l'aveva fatta perdutamente innamorare di lui. E quando l'uomo l'aveva lasciata definitivamente, Yvonne non aveva fatto altro che cercare consolazione nel suo lavoro di attrice o in qualche effimera relazione amorosa che potesse compensare quella mancanza di affetto e di amore, a tutti gli effetti incolmabile. In quel preciso istante in cui gli aveva preso la mano al fine di trattenerlo nella hall, si era effettivamente resa conto di averlo sempre amato ma, soprattutto, di aver commesso l'errore più atroce della sua vita senza regalarsi l'opportunità di rimediare.

 

***

 

Non riusciva ancora a credere di aver rivisto Yvonne. In Germania, poi! Alle volte, il destino sa farsi beffe degli uomini in un modo spaventoso, conducendoli in uno stato di terribile confusione mentale. Aveva sperato, invano, che si fosse trattato di un semplice incubo e aveva provato a concedersi una sana dormita; ma poi, nel riaprire gli occhi, si era accorto che la realtà gli aveva davvero giocato un brutto tiro.

E pensare che nella tasca della sua giacca conservava ancora quello che sarebbe dovuto essere il suo anello di fidanzamento con tanto di dedica!

L'uomo scosse la testa. Nonostante avesse voltato finalmente pagina con l'aiuto di Jane, un qualcosa si era smosso dentro di lui. Una scia di meravigliosi - quanto dolorosi - ricordi lo avevano investito come un fiume in piena nell'istante stesso in cui era comparsa. Di colpo, ripensò a quell'anello e alla promessa che in esso si celava. Andò in bagno di corsa e per poco non vomitò. Non appena Yvonne gli aveva afferrato la mano pregandolo di non andarsene, il regista aveva percepito una strana attrazione condita, però, da un pungente disprezzo.

Quale sensazione aveva avuto la meglio su di lui? Il disprezzo, ovviamente. Poteva forse credere che Yvonne avesse un animo gentile o che fosse una persona di buon cuore? No, quella donna non aveva affatto un cuore. E nel corso degli anni, lo aveva appurato a sue spese. Si guardò allo specchio e, per un momento, gli sembrò di vedervi riflesso di volto di Jane: quella visione lo tranquillizzò all'istante e un sorriso felice gli restituì una gioia profonda, accompagnata da una sentita nostalgia. Colto dal desiderio estrasse il telefono dalla sua tasca, compose il numero e, senza pensarci due volte, la chiamò. Voleva sentire di nuovo la sua voce, voleva farle sapere che i suoi sentimenti per lei non erano affatto cambiati. Voleva starle vicino pur stando lontano.

Voleva lei. Soltanto lei.

“Pronto? Thomas, sei tu! Non ci posso credere!”

L'uomo sorrise al travolgente entusiasmo di Jane.

“Amore mio, come stai?” domandò semplicemente, mentre una forte emozione gli pervase il cuore.

“Tutto bene, tu? Ma aspetta... per quale motivo mi hai chiamata al telefono? Non avevi detto che sarebbe stato meglio...”

“Lo so, ma non ho resistito. Mi manchi, Jane...” disse lui con viva dolcezza. “E ti confesso che dormire tutto solo in questo letto non facilità le cose. Vorrei tanto averti qui, accanto a me... mi manca fare l'amore con te, sai?”

La ragazza sorrise a quella sincera ammissione. Anche a lei mancava tanto perdersi con lui nei meandri di quella forte passione che negli ultimi tempi li aveva investiti appieno nonché indissolubilmente legati e, senza esitazione alcuna, glielo disse.

“Manca tanto anche a me... Il modo in cui mi tenevi stretta l'altra notte, il tuo profumo, i tuoi baci... Mi manca tutto di te.

L'uomo inspirò profondamente e, in un attimo, ripensò all'ultima volta che avevano fatto l'amore. Ogni singola volta che avevano sperimentato quel genere di intimità, aveva sempre provato un'emozione che lo scuoteva anima e corpo, lasciandolo senza fiato. Per un istante, anche Jane rimase in silenzio, sintomo del fatto che stesse pensando esattamente alla stessa cosa.

“Ti prometto che quando tornerò a Los Angeles, recupereremo tutto il tempo perduto”, le disse poi buttandosi di peso sul letto, sfinito dalla lunga giornata appena trascorsa.

“Thomas...”

“Dimmi pure...”

“Non hai cambiato idea su di noi, non è così?”

L'uomo trasalì. Per quale motivo Jane gli aveva posto quella strana domanda? Aveva forse captato in lui una preoccupazione? Il suo tono di voce tradiva forse un certo nervosismo?

“Che cosa intendi dire?”

“Quando mi hai chiesto ufficialmente di essere la tua donna... eri sincero?”

La ragazza tentennò non poco nel porgergli quella scomoda domanda. A posteriori, aveva ripensato alla loro ultima notte insieme e uno strano pensiero le si era affacciato nella mente. Lo sguardo del regista si era tinto di una forte enigmaticità, inoltre...

“Stai forse dubitando dei miei sentimenti per te?” replicò lui, vagamente infastidito.

“Scusami tanto, credo di non essermi espressa molto bene. Quel che intendevo dirti è che... l'altra sera mi è sembrato che, congiuntamente a quella domanda, volessi dirmi anche altro. È così?”

Thomas trattenne il respiro e l'immagine di Yvonne tornò a fargli visita.

“Jane, ascoltami... volevo avere delle conferme, tutto qui”, si limitò a dirle, cercando di apparirle convincente. Detestava mentire e, soprattutto, mentire alla sua splendida ragazza. Ma non era ancora pronto a dirle tutta la verità.

“Sta pur certo che non ti abbandonerò, Thomas. Non dopo tutto quello che abbiamo vissuto insieme”, ribatté Jane, concedendosi un sorriso rilassato. Si fidava ciecamente del suo uomo e avrebbe continuato a farlo. In fin dei conti, la sua era stata solo un'impressione e fu molto felice di essersi sbagliata.

“Ti amo”, rispose il regista con semplicità, traendo un sospiro di sollievo.

“Ti amo anch'io. Ma non hai ancora risposto alla mia domanda! Non hai paura che Wilson possa in qualche modo intercettare questa chiamata?”

“A tal proposito, puoi stare tranquilla. Se hai notato, ti ho chiamata con un altro numero perché ho comprato un nuovo cellulare con una sim diversa, in modo da poterci sentire. Avrei pure continuato con le lettere, ma sai... sentire la tua voce è un'altra cosa e non potevo privarmene per cinque mesi. Il pensiero mi era proprio insopportabile.”

Jane sorrise, ma non si sorprese affatto. Thomas era un uomo dalle mille risorse e, anche questa volta, aveva trovato un modo efficace per starle vicino.

“La tua idea è semplicemente splendida, tesoro mio.”

“Mai quanto te”, le rispose, rimanendo al telefono con lei per un'altra mezz'ora. Voleva assolutamente scacciare quel terribile avvenimento dalla sua mente e, soprattutto, rassicurare il suo cuore in tumulto.

 

***

 

Si era ripromessa di andare a parlare con Mark Hunt prima che facesse buio. In effetti, la ragazza aveva appena terminato di conversare al telefono con Thomas e il minimo che potesse fare era tener fede a quella promessa cui aveva ovviato almeno per un'intera settimana. Doveva conoscere a tutti i costi le motivazioni per cui quel regista nutriva un astio così forte nei confronti di suo figlio.

Ma quell'uomo si sarebbe mai confidato con lei, una giovane che ai suoi occhi appariva come una perfetta sconosciuta? Probabilmente no, ma doveva almeno tentare.

Non appena giunse di fronte alla 'porta incriminata', Jane tentennò un momento, poi suonò il campanello. Puoi farcela, si disse.

Dopo qualche istante, una signora fine ed elegante e dallo sguardo estremamente sospettoso, le aprì la porta.

“Salve, signorina. Desidera?”

“Salve, mi chiamo Jane McMiller... Avrei urgente bisogno di parlare con Mark Hunt.”

La donna si accigliò. I suoi capelli castani, di media lunghezza, contornavano alla perfezione il suo viso magro e pallido popolato da qualche rughetta di espressione sulla zona degli occhi e delle labbra contratte, che non la rendevano comunque meno affascinante. Peccato che il suo sguardo imbronciato e a tratti, spento, spiccasse su tutto il resto.

“E per quale motivo, se posso saperlo?”

“Ecco, io... sono la fidanzata di Thomas Hunt. Vostro figlio.”

Quella dichiarazione così istantanea la imbarazzò non poco, nonostante avesse tentato di nasconderlo. Ma il rossore delle sue guance la tradì. E l'espressione sorpresa della donna, tra l'altro, provocò in lei una maggiore inquietudine.

“Non dirà sul serio... Lei, la fidanzata di mio figlio?”

Jane si mise sulla difensiva.

“So che non si aspettava una persona così giovane, ma...”

Di colpo, la donna sorrise.

“Prego, entra pure.”

“Cosa?”

“Ti ho detto di entrare. Prego, accomodati. Posso darti del tu, non è vero?”

“Certamente”, rispose Jane, sentendosi d'un tratto a proprio agio.

“Non riesco ancora a credere che mio figlio si sia deciso a mettere la testa a posto. Sai, non è mai stato il tipo da 'storie importanti'. Perché la vostra di sicuro lo è, non è così?”

Jane non poté fare a meno di sorridere.

“Be' lui mi ha confessato di amarmi da un bel po' di tempo, ormai. E ovviamente lo amo anch'io. Con tutto il mio cuore.”

Non puoi capire quanto mi renda felice questa notizia, cara Jane. Speravo che mio figlio tornasse a innamorarsi, dopo quella brutta delusione d'amore vissuta con Yvonne Bloom.

La ragazza sussultò immediatamente. 

“Yvonne... Bloom?"

“Esatto, proprio lei. Non te ne ha mai parlato?”

Vagamente, ripensò alla prima volta che aveva fatto l'amore con Thomas e alla confidenza che le aveva fatto quella sera. Yvonne lo aveva tradito e lui, dopo averle confessato di non provare più nulla per lei, aveva finalmente abbracciato quella passione che da tempo sentivano l'uno per l'altra.

“Sì, me ne ha parlato eccome...” si limitò a dirle, cercando di non perdersi troppo in quel meraviglioso ricordo.

“L'attrice che lavorò nel suo primo film come protagonista assoluta aveva conquistato il cuore di mio figlio, a quanto pare... Ma questo ho dovuto scoprirlo attraverso i giornali”, continuò la donna con aria pensierosa, come se non avesse captato la risposta della giovane.

Storia di una lacrima, pensò Jane.

“Sai cos'è accaduto, poi? Si sono forse persi di vista? O forse, avevano capito di non essere fatti l'uno per l'altra? Comunque sia, adesso ci sei tu nella sua vita. Non devi assolutamente preoccuparti di quella donna. A quanto ne so, si trova molto lontano da qui.”

Jane ignorò momentaneamente quelle domande in rapida successione e gliene fece un'altra.

“Non vive più qui a San Francisco?”

“No. Onestamente non saprei dirti dove sia finita, ma so per certo che non si trova in America.”

A quelle parole, Jane tirò un sospiro di sollievo. Eppure, dentro di lei cominciò a farsi strada una sensazione a dir poco strana.

Doveva ignorarla, oppure no?

   
 
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