25. New moon
Autunno 1375 DR, Wealdath orientaleQuello che più di due anni prima aveva lasciato Silverymoon in fretta e furia era un gruppetto piccolo e malassortito: un elfo della luna, un githyanki, due drow (uno dei quali, in una vita precedente che ricordava benissimo, era stato un githzerai) e una coppia di giovani umani freschi di matrimonio combinato.
Nessuno avrebbe scommesso una moneta di rame sulla coesione di quel circo di freak. Invece, a distanza di due anni, si erano spostati di centinaia di miglia a sud e avevano incluso nel loro gruppo un ragazzino atomie e un'elfa lythari, che per qualche strano gioco del destino era una lontana cugina di uno dei due umani (be', di entrambi, visto che erano sposati).
Nonostante i lythari di solito fossero creature schive e guardinghe verso i non-elfi, Adarivael aveva dovuto collaborare con questo gruppo per indagare quando un'intera area della foresta aveva iniziato a seccarsi e morire apparentemente senza ragione; da allora, un po' per curiosità e un po' per gratitudine, era rimasta con loro.
Questo non significava che fossero perfettamente in sintonia, però.
"È la luna nuova" mentí Adarivael, con quel colorito pallido e smorto perfino per gli standard lythari. "Sto sempre male con la luna nuova."
Amber le credette. A volte era davvero troppo naive per essere una drow, ma non aveva motivo di dubitare. Aveva senso, per lei, che una licantropa si sentisse debole e abbacchiata con la luna nuova.
Daphne invece era una donna di mondo.
"Sai cosa faccio io, quando c'è la luna nuova?" Sussurrò all'elfa, non appena trovò l'occasione di parlarle da sola. "Riempio il mio otre di acqua calda e lo tengo premuto sul ventre. È confortante."
Adarivael le rivolse un fragile sorriso.
"Sembra un'idea eccellente. Non sai quanto vorrei potermi trasformare in lupa, in quel caso non avrei problemi. Purtroppo è sempre più difficile quando c'è… la luna nuova, intendo, quella vera."
"Bella sfortuna che la luna nuova per te coincida con… la luna nuova. Non avevo idea che anche le elfe fossero soggette a questo tipo di ciclicità."
"Oh, sì. Anche le lupe, in realtà" Adarivael si sedette per terra, la schiena poggiata contro un albero, mentre gli altri preparavano il campo per la notte. Nessuno venne a disturbarla per chiederle di rendersi utile. "Non c'è scampo, la natura dà e la natura toglie."
"Immagino che tu non possa, diciamo… mangiare cioccolato?" Propose Daphne.
Adarivael, che non era una nobile cresciuta in una città dal fiorente commercio, ma una licantropa che apparteneva alle profondità della foresta, rispose nell'unico modo possibile: "Che cos'è questo cioccolato?"
L'espressione sconcertata di Daphne fu così esagerata e genuina che la lythari scoppiò a ridere, nonostante il disagio fisico.
Gli umani non erano poi così orribili, dopotutto.