Anime & Manga > Inuyasha
Ricorda la storia  |       
Autore: bimbarossa    25/10/2020    4 recensioni
Un test di gravidanza positivo e quattro possibili padri.
Tra sospetti, paure e timori di nuove responsabilità, chi di loro avrà la vita sconvolta?
Genere: Commedia, Fluff, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: inu taisho, Inuyasha, Jakotsu, Miroku, Sesshoumaru | Coppie: Inuyasha/Kagome, Miroku/Sango, Rin/Sesshoumaru
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Sesshōmaru rimise i fogli appena letti nella larga e sottile busta bianca, e l'allontanò da sé con un gesto stizzito.

Qualcosa non quadrava. Sentiva puzza di guai in arrivo anche senza interpellare il suo celebre olfatto.

Tutto era successo per sbaglio, una pura casualità, o per meglio dire una sequenza di casualità. Se l'assistente personale di suo padre non avesse sbagliato a portargli quella lettera, e se questa fosse stata imbustata bene con il nome del destinatario in evidenza come da prassi, lui non l'avrebbe mai aperta.

E non avrebbe sospettato di una potenziale minaccia alla sua tranquillità di spirito.

Con uno scatto tra l'imbronciato e lo sdegnoso tirò di nuovo fuori l'estratto conto.

Puoi usarla come ti pare, hai un fondo illimitato.

Le aveva dato quella carta di credito dopo averla vista struggersi davanti una vetrina per uno yukata giallo -dei, come le stava bene quel colore- venduto ad un costo esorbitante in un negozio nel centro di Tōkyō.

Ovviamente Rin non avrebbe mai speso così tanti soldi, anche se non fosse stata la ragazza con i pochi mezzi che era. Responsabile, parsimoniosa, la sua fidanzata si sarebbe persa in tutto quello zelo, e Sesshōmaru non voleva che lei si perdesse niente nella vita. Tutto ciò che era nelle sue possibilità – ed erano ben poche le cose che non lo fossero- non avrebbe mai esitato ad offrirglielo.

Quindi, con la solita fredda e composta verve, le aveva piazzato quella tessera plastificata sotto il naso, fino a quando lei non si era arresa con uno sbuffo esasperato guardandolo quasi con tenerezza.

Va bene, la prenderò, ma la userò solo in caso di necessità, o per comprare quei completini sexy che ti piacciono tanto.

Forse avrebbe dovuto mettergliela a disposizione prima, aveva pensato con un ghigno interiore.

Come con ogni conto bancario, periodicamente veniva mandata la lista dei movimenti in entrata e in uscita, che lui non aveva mai controllato in tutti quei mesi, anzi, per quello che gli concerneva Rin poteva spendere tutto, nel modo che più le aggradava.

Quei completini sexy che ti piacciono tanto.

Quindi ci aveva buttato un occhio solo per pigra curiosità, notando tuttavia che comparivano due voci di spesa piuttosto strane, non tanto nel costo quanto nella destinazione.

Centro Medico di Shinagawa, Tōkyō.

Dovresti chiamare un medico.

Questo le aveva detto -intimato quasi- quando era caduta di botto, davanti a lui, bianca come uno spettro quasi due settimane prima.

Rin aveva tergiversato, dicendo che non era niente, che aveva saltato la colazione quella mattina, che non doveva preoccuparsi, si sarebbe rifatta a pranzo con Kagome e le altre in centro.

Ci erano voluti due giorni prima che Sesshōmaru ritrovasse la calma e la sua famosa impassibilità, e visto che l'episodio non si era più ripetuto si era premurato solo che mangiasse regolarmente e aveva archiviato la cosa.

Ma quella carta che aveva davanti quasi si divertiva a smentire e destabilizzare la sua pace personale.

Forse era solo un controllo medico di routine. Forse Rin aveva seguito il suo consiglio e aveva fatto degli accertamenti.

Si, sicuramente era andata così, e quella sensazione che sentiva in fondo alla stomaco era solo l'inossidabile e terribile certezza di quanto fosse fragile e prezioso l'amore di un demone per una ragazza umana.

 

InuYasha, sdraiato sul letto, tirò con rabbia la pallina da tennis con tale slancio che toccò con un tonfo sinistro il soffitto.

Quella Kagome, perché doveva sempre travisare le sue parole?

In fondo lui si preoccupava per lei, e quando le aveva detto che in quella bettola che vendeva ramen che tanto le piaceva lui non ci sarebbe andato, non lo aveva fatto per prenderla in giro, ma solo perché si sentiva da lontano che il locale non avrebbe passato l'ispezione di un controllo sanitario.

Purtroppo però la sua ragazza si era impuntata, dicendogli che se lui non la voleva accompagnare, ci sarebbe andata con Kōga.

La pallina si schiantò contro il soffitto quasi con un lamento.

Che invitasse Kōga allora, se proprio voleva sentirsi male come l'ultima volta -era successo due settimane prima dove aveva vomitato tutta la notte nel bagno migliore della villa di suo padre- e andare all'ospedale per una lavanda gastrica.

Possibile che Kagome facesse la difficile proprio in un momento così complicato per lui?

I pensieri di InuYasha corsero a suo padre e alla sua nuova fidanzata.

Non avrebbe voluto sentirsi così, in fondo sua madre era morta da secoli, e aveva tutto il diritto, il Generale, di cercare qualcuno che finalmente dopo tanto tempo lo rendesse felice.

Eppure una parte di lui non riusciva ad accettarlo, che lo faceva smaniare come se avesse ricevuto un affronto privato.

E adesso ci si metteva anche Kagome e i suoi dispetti da stupida umana.

Perché fosse più lunatica del solito nessuno lo sapeva.

Voltò la testa verso il comodino, la foto incorniciata di loro due al tempio Higurashi fatta la primavera precedente dove sorridevano felici.

Da quando era nella sua vita molte cose erano cambiate; si è vero, Kagome era parecchio dispotica quando si incazzava, intrattabile e imprevedibile, però era anche quella che, a parte i suoi genitori, non gli aveva mai fatto pesare il fatto che fosse un han'yō.

Io ti amo per quello che sei, InuYasha.

Con un sospiro esasperato si alzò dal letto, si mise il portafoglio e le chiavi di casa in tasca e si mise la giacca di jeans blu che lei preferiva.

Sarebbe andato a scusarsi, come il vero mezzodemone che era. Non solo, l'avrebbe anche portata in quella insulsa stamberga, dove vendevano ramen di infima categoria.

 

“Caro, mi sembri un po' distratto.”

La madre di Sesshōmaru si fissò le luccicanti unghie laccate di rosso che parevano, ed erano in verità, artigli pericolosissimi.

Il Generale, perso nei suoi pensieri, decise che era meglio prestare le dovute attenzioni alla sua prima moglie, se non voleva finire nelle sue grinfie.

“Niente di particolarmente grave. Solo un libro che non riesco più a trovare.”

“Ah, davvero? E io che credevo che fossi troppo preso dal guardare la tua nuova fidanzata, là fuori.”

Se non fosse stato lo daiyōkai più potente in circolazione, Inu no Taishō pensò che sarebbe arrossito come uno scolaretto, non solo perché la madre di Sesshōmaru sapeva sempre trovare i suoi punti deboli come una volta e usava questa sua astuzia come e più le garbava -soprattutto per metterlo in difficoltà- ma anche perché quella frase era verissima.

Guardò di sbieco il patio con la piscina luccicante, le sdraio, le piante lussureggianti, i gazebo con le tende celesti che si muovevano alla leggera brezza di quella giornata di sole, e poi Ayame, che nei suoi leggings neri attillatissimi praticava i propri esercizi mattutini, mettendo in mostra il suo corpo slanciato, atletico e giovane. Terribilmente giovane.

“Ci tiene a mantenere le sue abitudini, ogni mattina si allena come quando era al nord. È molto diligente e meticolosa al riguardo.”

“Tu lo chiami allenarsi? Io lo chiamo civettare. Guarda come mette in mostra il fondoschiena.”

Il Generale sprofondò nella poltrona di costosissima pelle visibilmente a disagio. “Non un'altra parola su Ayame, per favore. Non voglio litigare anche con te. E comunque sai come la penso.”

Avevano già affrontato quell'argomento in parecchie occasioni, e come ogni volta si sorprendeva di voler difendere a spada tratta quello strano rapporto con la ragazza lupo, un rapporto che non aveva cercato, che non aveva previsto e che inizialmente nemmeno aveva voluto per i troppi sensi di colpa nei confronti della sua seconda amatissima compagna.

A me non dispiace che tu l'ami ancora così tanto, non sono gelosa. Anzi, una persona capace di un sentimento talmente profondo da resistere per secoli è speciale. Mi piaci ancora di più per questo, Generale.

“D'accordo, come vuoi.” La madre di Sesshōmaru decise di mollare la presa. Per ora. “Allora parliamo di tuo figlio.” Solo sentendo il nome di InuYasha, il Generale si ammorbidì. “Ti guarda ancora in cagnesco?”

Colui che un tempo era suo marito prese la stilografica abbandonata sulla scrivania e ci giocherellò, evitando di guardarla, segno che i rapporti con il suo secondogenito erano ancora tesi.

“Diciamo che la situazione è in una fase di stallo. Il mio coinvolgimento con Ayame per lui rimane il solito problema.”

“Un giorno lo accetterà, se avrai fiducia nel modo in cui lo hai cresciuto, e da quello che so non lo hai tirato su male.” La demone cane sospirò con qualcosa che sarebbe potuto assomigliare alla tristezza, se solo uno yōkai superiore come lei avesse mai potuto provare tale sentimento. “Lo ha fatto Sesshōmaru all'epoca, accettare che tu ti fossi accompagnato a lei, può farlo anche InuYasha.”

Sentire nominare Izayoi, anche dopo tutto quel tempo, fu un colpo al cuore del Generale.

“Sua madre è morta da molti secoli, e tuttavia ne sente la mancanza come è giusto che sia. Neppure io pensavo di elaborare mai la sua perdita.”

“Lo hai fatto davvero? Elaborare il tuo lutto per Izayoi, intendo?”

Fissò la madre del suo freddo primogenito, avvolta in quelle sue pellicce di un bianco cristallino, puro e altrettanto freddo, e si accorse di non poter mentire.

“Una parte di me non credo ci riuscirà mai, l'altra invece, per quanto ti possa sembrare incredibile, lo ha fatto. Ayame mi ha aiutato molto in questo.” Si accorse di aver usato un tono inusuale per uno come lui, da giovane innamorato quasi, e lui non era né l'uno né l'altro, vero?

“Quando stavi con me non eri così romantico. Focoso si, sentimentale per nulla.”

Si sorrisero a vicenda ricordando quei secoli antichi, turbolenti, e soprattutto eccitanti.

“Forse starò solo diventando un vecchio sciocco,” impilò alcune carte, segno che la conversazione stava per finire; era quasi ora di colazione, poteva sentire nella casa i passi di Ayame che si dirigevano verso il piccolo salottino in stile giapponese dove consumavano sempre il primo pasto della giornata, e preferiva che le due persone più dirette e senza filtri che conoscesse si incontrassero il meno possibile.

“Hai trovato comunque qualcuno che ti sopporta.” L'ultima frecciatina la madre di Sesshomaru non poteva proprio risparmiargliela. “A proposito, non avevi detto che hai perso un libro?”

Se non lo avesse conosciuto così bene, quella specie di sussulto non lo avrebbe forse notato.

“Si, un vecchio libro. Ma non è importante, sarà da qualche parte in biblioteca.”

La donna annuì poco convinta. “Se è così non vedo come possa interessarmi. Stammi bene, caro.”

Gli scoccò un bacio quasi sonoro sulla guancia, e per un momento il profumo della sua prima moglie gli evocò ricordi di castelli tra le nuvole, corse nei cieli, il piacere di stare nella pelle – e nella forma- del demone cane che era.

Tuttavia neppure per un momento rimpianse di aver preso una strada diversa.

 

Miroku decise che se fosse andata male con il suo nuovo lavoro al tempio avrebbe potuto fare l'equilibrista.

Pieno di borse della spesa, era stato un miracolo arrivare a casa senza averne fatta cadere nemmeno una, altrimenti la reazione di Sango sarebbe stata violenta e spietata.

Sei sempre il solito, devo sempre rimediare ai tuoi casini.

Non appena mise piede nell'appartamento che condivideva con la sua compagna, subito gli arrivò alle orecchie una specie di cicaleccio, come se più persone parlassero a bassa voce e concitatamente.

Presto si rese conto che il brusio veniva dal bagno, notando anche come la porta fosse socchiusa lasciando entrare solo uno spiraglio di luce che contrastava con il resto del piccolo appartamento, completamente avvolto dall'oscurità.

“Sei sicura che sia positivo?”

“Si Ayame. Vedi la faccina che ride? È sicuramente positivo,” il tono di Sango parve a Miroku quasi angosciato.

“E adesso che si fa?” Il sussurro squillante e tremolante di Rin passò facilmente lo spiraglio della porta del piccolo bagno.

“Calme ragazze, fatemi controllare le istruzioni.”

“Andiamo Kagome, il test è positivo.” Jakotsu fece uno sbuffo prima di rivolgersi ad una delle quattro: “Bella mia, tu sei incinta.”

 

Il silenzio quasi maestoso della villa dei Taishō fu bruscamente mandato in frantumi dallo scampanellio dell'elegante citofono posto ai cancelli dell'enorme tenuta, un suono frenetico e nervoso, pieno di urgenza.

“Miroku, ma sei scemo? Guarda che stavamo tutti per mangiare, e mi dispiace ma stasera niente cena a scrocco per te.”

“Sta zitto, InuYasha, e fammi entrare! Siamo nella merda.”

Il mezzodemone si grattò con un indice unghiato la fronte. Quel linguaggio scurrile non era da Miroku, e questo voleva dire probabilmente pasticci. Pasticci galattici.

“C'è un posto dove possiamo parlare in privato? Quello che ho da confidarti è rigorosamente confidenziale.”

“Va bene, andiamo nello studio di mio padre. Lì non ci disturberà nessuno.”

Il bonzo era pallido, e si comportava come se fosse inseguito da uno spettro.

“Cosa devi dirmi di tanto urgente da non aspettare domani?”

InuYasha non fece nemmeno in tempo a protestare come avrebbe voluto che si ritrovò un oggetto misterioso spinto contro il petto.

“Ma che diavolo è...?” lo fissò stranito per alcuni secondi, il tempo di attivare il cervello e comprenderne la natura.

“Miroku, non dirmelo! Non dirmi che stai per diventare padre?!?”

“Non ridere in quel modo, caro il mio InuYasha, perché c'è una buona probabilità che sia tu il futuro papino.”

Gli ridiede il test con uno sbuffo. “Tsz, di che stai parlando? Sei ubriaco?”

L'amico sospirò pesantemente afflosciando le spalle. “Magari lo fossi, vorrei riempirmi di sakè, riempirmi fino a dimenticare tutta questa storia.”

“Io non ci sto capendo più niente. Vuoi spiegarmi o no? Di chi è questo...questo coso, qui” questa specie di bomba alla nitroglicerina “e cosa c'entro io in tutto questo?”

Miroku si mise a ridere, una risata strana, da chi si sente perseguitato e beffato dagli dei.

“Vuoi sapere di chi è questo test? Ebbene, caro il mio InuYasha, non ne ho idea.”

 

Sesshōmaru e suo padre stavano terminando una discussione sull'ultima riunione del concilio che si sarebbe svolta l'indomani tra i rappresentanti dei demoni e quelli degli umani al parlamento giapponese quando sentirono delle voci riconoscibilissime -specialmente per le loro orecchie sensibili- venire dallo studio del Generale.

Ovviamente sapevano della presenza del bonzo amico di InuYasha, anzi lo avevano sentito non appena si era avvicinato ai dintorni della villa, però il tono dei due pareva insolito, a metà tra una litigata e una cospirazione.

“Come non sai di chi sia? Qualcuna di loro ci deve aver pisciato sopra, no?”

“Modera i termini, potrebbe essere stata la mia Sanguccia. Oppure Kagome, chissà. Non sono riuscito a capire a chi Jakotsu si riferisse. C'è persino la possibilità che sia Rin o Ayame.”

“Mi stai dicendo che...” ci fu una specie di rumore simile ad un conato. “Potrei avere un altro fratello? Un cazzo di fratello che puzza di lupo per di più?”

“Non hai calcolato la possibilità di diventare zio, mi pare. Immagina, una piccola copia di Sesshōmaru.”

“Non scherzare, rabbrividisco solo all'idea.”

“Senti, possibile che con il tuo olfatto tu non riesca a capire chi delle ragazze abbia...abbia fatto...”

“Pipì su questo stick, intendi? No, odora troppo di candeggina. Ma dove lo hai trovato?”

“Quando mi hanno sentito arrivare sono uscite tutte come se nascondessero qualcosa. Rimasti soli con uno stratagemma sono andato in bagno, e l'ho trovato nascosto in un flacone di candeggina appunto, ma la faccina sorridente si può vedere ancora. Guardala, sembra che ti prenda in giro.”

Uno sguardo di reciproca comprensione passò tra i due demoni maggiori, prima che questi entrassero nello studio con un atteggiamento quasi minaccioso.

“Generale. Sesshōmaru.”

Il bonzo pareva atterrito e nascose, dietro la schiena, le mani con il loro contenuto.

“Cazzo. Pa', hai sentito tutto, vero?”

Il padre annuì severo. “Figliolo, hai qualcosa da dirmi?”

“ InuYasha, vedi di darci una spiegazione, e in fretta.” Se suo padre aveva giustamente un che di arcigno capace di mettere timore anche allo strafottente figlio più piccolo, Sesshōmaru aveva cominciato già ad espandere il proprio yōki attorno alla sua persona.

Quindi forse era meglio mettere tutte le carte sul tavolo, pensò InuYasha.

“D'accordo, forse però è il caso che tu ti sieda papà, perché sei vecchio e potrebbe prenderti un colpo, ok?”

Invece di arrabbiarsi, il Generale sembrò anzi dimostrare una certa, inquietante calma, e si sedette comodamente e con tutta tranquillità alla sua scrivania incrociando le braccia al petto.

“Dimmi pure.”

Aveva notato non solo il tentativo un po' maldestro del figlio di alleggerire l'atmosfera creatasi ma anche la sua preoccupazione e ansia.

Se aveva intuito un po' cosa stava succedendo erano tutti e quattro nella stessa complicata situazione. La mente fredda del Generale cominciò già a pianificare, fare calcoli, prevedere tutte le possibilità. Molto probabilmente la novità avrebbe coinvolto la sua famiglia, e c'era una significativa eventualità che fosse coinvolto lui stesso in prima persona.

Qualora fosse stato così, molti passi dovevano essere fatti.

  
Leggi le 4 recensioni
Ricorda la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Inuyasha / Vai alla pagina dell'autore: bimbarossa