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Autore: Il cactus infelice    26/10/2020    6 recensioni
Estate 2020. Il riscaldamento globale colpisce non solo il mondo Babbano, ma anche quello dei Maghi. La frenesia dei social, della tecnologia, sta travolgendo anche i maghi e le streghe. Bisogna tenersi al passo coi tempi.
Ma mentre queste questioni vengono lasciate ai Babbani - che se ne intendono di più - il Mondo Magico avrà un'altra gatta da pelare.
Harry Potter si ritroverà a dover risolvere un altro mistero, forse addirittura a combattere un'altra guerra e questa volta lo riguarda molto, molto da vicino.
Tutto inizia con un ritorno inaspettato una mattina del 10 Luglio 2020.
Genere: Angst, Azione, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Famiglia Potter, Famiglia Weasley, I Malandrini, Nimphadora Tonks, Teddy Lupin | Coppie: Bill/Fleur, Harry/Ginny, James/Lily, Teddy/Victorie
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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PROBLEMI DI GIOVENTÙ E ALTRE QUESTIONI


James uscì dagli spogliatoi insieme a Tyler allacciandosi la felpa della squadra. Faceva freddo e si pentiva di non aver preso il cappotto. Infilò la mano nella tasca per controllare di avere con sé le pillole per il diabete e si incamminò con l’amico verso il castello, il borsone da quidditch buttato in spalla e la scopa nella mano sinistra, pregustando già il comfort della sala comune col camino acceso. 

“Pensavo che saresti andato ad Hogsmeade con Veronica”, disse Tyler, lanciando un’occhiata all’amico.
“Perché lo pensavi?” fece James, genuinamente curioso della domanda. 

“Perché passi un sacco di tempo con lei e… Non serve che lo neghi, ma so che fate sesso almeno due volte a settimana”.
James piegò le labbra in un sorriso sghembo; no, non lo avrebbe negato. A Tyler non doveva nascondere nulla. E poi, perché nascondere qualcosa che gli piaceva? 

“Hai ragione, ma.... Non lo so. Ogni tanto devo passare il tempo con la mia famiglia”.
“Hmmm…”. Per quanto quella non fosse una bugia, Tyler sapeva che James non era del tutto sincero.
“E’ che pensavo volessi portare il vostro rapporto a un livello successivo”.
“Che intendi?”
Tyler sospirò. James non era così stupido, stava solo tergiversando.
“Appuntamento. Chiederle di stare insieme. Sai, quelle cose lì”.
James fissò lo sguardo in avanti continuando a camminare.
“E’ che… Non voglio metterle pressioni e so che lei non è quel tipo di ragazza. A me va bene così, tenerla una cosa senza troppi impegni o compromessi”. 

“Non è che ti lasci influenzare da quello che dicono di lei? Sai, per il video?”
Tyler lanciò un’occhiata di sottecchi all’amico per studiare la sua reazione, ma James teneva la mascella rigida”.
“Ma no. Lo sai che non mi importa nulla. Io non l’ho nemmeno visto quel video”.
Tyler sapeva che James non ascoltava certe dicerie e non dava troppo credito ai pettegolezzi della gente, ma sapeva anche che a volte sentiva una certa pressione nel cercare di mantenere buoni rapporti con tutti e nel non passare in cattiva luce.
Non lo avrebbe mai ammesso, ma anche a James Sirius, come al resto della sua famiglia, pesava il nome sulle spalle. NOn solo come Potter, primogenito del Salvatore del Mondo Magico, ma anche come James Sirius, miglior giocatore di quidditch di Hogwart, brillante studente, e socievole playboy.
“Lo so, ma la gente parla. Soprattutto le ragazze”.
“E tu lasciale parlare”. 

Tyler decise di chiudere lì il discorso, ma non era molto convinto. In ogni caso ormai erano arrivati al castello.


Albus si sentiva già pieno. In realtà non era appassionato di dolci, non quanto Scorpius. Ma l’amico gli aveva proposto di fare merenda dopo le trappole che avevano messo nell’aula di Pozioni - quelli del settimo anno si sarebbero trovati una brutta sorpresa l’indomani mattina a lezione, insieme al professor Lumacorno - e non aveva saputo dirgli di no. Non voleva dirgli di no. Non diceva mai di no a Scorpius. Ma nemmeno Scorpius diceva mai di no a lui. 

Intanto il biondo continuava a mandare giù un dolcetto dopo l’altro, prima alla marmellata, poi al cioccolato, poi alla crema. Era goloso, ma chissà come non ingrassava mai. Ogni tanto Albus invece ci pensava alle calorie che buttava giù. Non troppo, non era un’ossessione, ma non voleva perdere il controllo. Non era uno sportivo come James che buttava nel proprio stomaco tutto quello che gli capitava a tiro e poi andava a bruciare i grassi sul campo da quidditch. Così era facile. Ma Albus non aveva né la voglia né la passione per il quidditch. Oltretutto dubitava di esserne portato. Aveva due genitori ex campioni in quello sport e lui era venuto fuori incapace. Se non fosse stato così simile a suo padre nell’aspetto - l’unico ad aver ereditato i caratteristici occhi verde Evans - avrebbe pensato di essere stato adottato. E forse sarebbe stato un vantaggio.

“Non vedo l’ora che arrivi domani. Chissà che faccia farà Lumacorno”, disse Scorpius.

Albus sperava solo che quello scherzo non mettesse il professore di cattivo umore visto che anche loro avevano lezione con lui e Al non era una cima in Pozioni. Anzi, era proprio sottoterra.

“Che hai?” gli chiese poi Scorpius quando non ottenne alcuna risposta dall’amico, ma solo una mesta occhiata.

“Nulla”.

“Sei silenzioso”.

“Sono solo stanco”, rispose Al e mandò giù un sorso del suo succo d’arancia sperando di concludere la

discussione. Non sapeva esattamente cosa avesse ma improvvisamente non si sentiva più di buon umore. Organizzare quello scherzo non era stato così divertente come lo sarebbe stato una volta. Che stesse crescendo così velocemente? 

“Fare scherzi è stancante, lo so”, commentò Scorpius.

“Dai, torniamo in Sala Comune. Almeno potremo dire che siamo stati lì a studiare se qualcuno ce lo chiede”.

“Perché non andare in biblioteca piuttosto?” 

Ad Albus sembrava più intima.

“Uh buona idea!” 

I due amici si alzarono e si incamminarono verso l’uscita. Mentre gli camminava dietro, accompagnandolo verso la porta, Albus indugiò sulla curva delle spalle e il didietro di Scorpius.


“Mi dispiace lasciarti solo tutto il giorno”, disse Sirius quando quella sera tornò a casa dopo il lavoro. 

Regulus, in piedi in cucina, si girò a guardarlo. 

“Oh, non ti preoccupare. Questa televisione è un buon… intrattenimento. E poi la Signora Weasley passa spesso”.

“Mi fa piacere andiate d’accordo”. 

“Certo. È una donna… amorevole”.

Sirius si stupì che Regulus conoscesse il significato di quella parola. Nella loro famiglia non c’era mai stato nulla di amorevole e se Sirius non avesse conosciuto la signora Potter non avrebbe saputo nemmeno in teoria il significato di quel concetto. 

“Immagino che stare nascosto ti faccia impazzire. Magari questo weekend usciamo io e te”.

“Ho molta pazienza, Sirius”.

“Lo so. Sicuramente dei due sei tu quello che ha sempre saputo restare calmo”. Sirius ridacchiò alla battuta autoironica ma smise di colpo non appena vide che sul fratello non aveva avuto alcun effetto. 

Era davvero come sbattere contro un muro di cemento quando cercava di comunicare con Regulus.

“Ti andrebbe… Ti andrebbe se stasera parliamo?” gli chiese allora titubante. Alla fine aveva deciso di usare il metodo diretto.

“Di cosa vuoi parlare?” 

Ma perchè aveva sempre quel tono così pacato e tranquillo, si chiese l’Auror. Gli dava sui nervi.

“Be’, di te… e di Voldemort”. 

“Cosa vuoi che ti dica? Avevo capito di aver fatto uno sbaglio”.

“Tutto qua?” Sirius tossicchiò quando la voce gli uscì più forte di quello che voleva. 

“Sì. Non c’è molto da dire. Anche tu me lo avevi sempre detto, che la compagnia che frequentavo non poteva farmi del bene. All’inizio avevo frainteso le intenzioni del Signore Oscuro, pensavo gli importasse della purezza del sangue, delle sorti del Mondo Magico. Invece gli importava solo del potere personale”.

Signore Oscuro. Lo chiamava Signore Oscuro, pensò Sirius.

“Sì, ma non è solo questo…”, fece. “La purezza del sangue, le cose che ci dicevano i nostri genitori…”.

“Sono stupidaggini”, lo interruppe Regulus sorridendo. “Non ho intenzione di torturare la signora Weasley o la ragazza del tuo amico solo perché è Nata Babbana. Non sono più quella persona”.

Sirius tirò un sospiro di sollievo che non si era nemmeno accorto di trattenere. Davvero le convinzioni di suo fratello erano cambiate così tanto? Poteva essere ma Sirius voleva sapere a tutti i costi cosa gli aveva fatto cambiare idea, qual era stato il tasto che si era attivato per farlo ragionare. E se era andata davvero così o se c’era qualcos’altro sotto che il fratello non gli diceva. La storia non poteva essere così semplice.

“D’accordo. Sono contento che sei tornato. Comunque sia andata, lasciamoci il passato alle spalle. Tutti meritano una seconda possibilità”.

Regulus annuì piano e si avvicinò al fratello. “Allora ti aiuto a preparare la tavola e mi racconti com’è andata”.

“Affare fatto”.

Prima di mettersi a preparare la cena, Sirius strinse leggermente l’avambraccio sinistro di Regulus in un gesto d’affetto, senza accorgersi dell’irrigidimento improvviso dell’altro a quel tocco.


James Sirius e Veronica erano stesi nel letto della stanza delle necessità, dopo aver concluso di fare sesso tra le lenzuola. Nessuno dei due aveva voglia di alzarsi subito, troppo stanchi e le gambe troppo molli per tornare subito alla vita fuori da lì. E poi stavano bene l’uno nella compagnia dell’altro.

“Ronnie?” 

“Sì?”

Veronica si girò verso James quando non sentì più alcuna parola provenire dal ragazzo e pensò si fosse addormentato. Invece lo trovò che fissava il soffitto con sguardo pensieroso.

“Tu vuoi… Sì, insomma…”, sembrava non riuscire a trovare le parole giuste e Veronica lo guardò perplessa chiedendosi cosa cercasse di dirle. 

“Ti piacerebbe che fossimo una coppia? Perché ecco, per me non sarebbe un problema. Se tu lo vuoi”.

Veronica tornò a stendersi a pancia in su e si morse il labbro, il cuore che improvvisamente cominciava a battere all’impazzata.

“Io… Non lo so. Mi piace quello che c’è tra noi. Anche così”. 

“Sicura? Non voglio fare nulla che tu non voglia. Se ti va possiamo anche tenerlo così, senza impegno. Ma davvero…”.

“Va bene così, James. Sono sicura”.

La ragazza si trovò a maledirsi non appena quelle parole le uscirono dalla bocca. Perché si poneva tutti questi freni?? Una qualsiasi altra ragazza non lo avrebbe fatto, avrebbe fatto i salti di gioia se James Sirius Potter le avesse chiesto di diventare una coppia. Tipo Barbie o Georgiana. Georgiana che faceva tanto la preziosa ma l’avrebbe data più che volentieri a James. 

È che non voleva risultare impaziente, e aveva paura che James glielo stesse chiedendo solo per essere gentile. Le aveva chiesto “se le andava” dopotutto, non era stata una domanda diretta. Ma se lui avesse davvero voluto diventare davvero una coppia? Essere conosciuta come la fidanzata di James Sirius non sarebbe stato male, dopotutto. Finalmente avrebbe avuto la sua rivincita. Ma no, lei doveva dare la risposta sbagliata. Forse aveva ragione sua madre alla fine, non sapeva mai prendere le decisioni giuste.

Dovette sforzarsi enormemente per trattenere le lacrime quando James si alzò e cominciò a rivestirsi. 


*** 


Buonsalve a tutti. 

Direi che a questo punto possiamo tenere il lunedì come giorno di aggiornamento perché le domeniche faccio un po’ fatica. Di solito la domenica è il giorno che conservo per le questioni personali e private, dopo un’intera settimana passata a lavorare e studiare.
Spero non vi dispiaccia troppo. 


Altro capitolo piuttosto leggero, ma devo ammettere che mi diverto a scrivere dei giovani e delle loro avventure a Hogwarts. Siccome diventeranno tutti importanti c’è bisogno di dedicare un po’ di spazio anche a loro. 


Fatemi sapere che ne pensate - come al solito - e ci risentiamo la prossima settimana.

So che non ho ancora risposto alle scorse recensioni. Cercherò di farlo ASAP. 


Bacioni,

C.

   
 
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