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Autore: CedroContento    26/10/2020    6 recensioni
Non sappiamo molto sugli anni di Astoria ad Hogwarts. Eppure era lì, nell'ombra, anche lei testimone degli eventi, e ad un certo punto anche Draco deve essersi accorto di lei, arrivando ad innamorarsene.
Sbirciando nel suo Pensatoio, qualcuno vuole ripercorrere gli anni scolastici della Serpeverde.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Astoria Greengrass, Blaise Zabini, Daphne Greengrass, Draco Malfoy, Pansy Parkinson | Coppie: Draco/Astoria
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4, II guerra magica/Libri 5-7
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Quarto Anno
 
Mi sistemo meglio sul sedile del treno.
“Ma brava. Ora ti siedi?” sibila Julie. “Ormai è inutile, se ne sarà accorto da un pezzo che lo spii ogni due minuti”
E ha ragione.
Draco, con la testa abbandonata pigramente sulle gambe di Pansy – quella stupida – ormai deve essersi bello che accorto che non riesco a resistere alla tentazione di girarmi ogni due secondi per guardarlo.
Ma io non riesco a controllarmi, non ce la faccio! Ho pure scelto il posto più scomodo, Se mi fossi seduta al posto di Julie avrei una visuale perfetta, ma quando le chiesto di fare a cambio mi ha fulminata.
Proprio quando Daphne si è trovata un ragazzo più grande, e finalmente mi dà tregua, comincio io ad essere quella ossessionata da Malfoy. Ma qual è il problema con lui?
“È così cambiato. Non ti sembra cambiato?” chiedo alla mia migliore amica. Mi odio da sola da quanto sono assillante.
“E chi non lo è, Astoria?” sospira la mia migliore amica, tornando alla sua rivista, Streghetta Moderna.
Mi perdo un po’ guardando fuori dal finestrino.
Julie ha ragione anche su quello, sembra che tutti e tutto stiano cambiando. L’intero Mondo Magico sta impazzendo, e io non riesco ad afferrarne neanche tanto bene il motivo.
Pare sia colpa di quell’Oscuro Signore, quello che Potter ha scacciato prima che io nascessi. Non so cosa implichi per me nel concreto il suo ritorno.
Mamma e papà fanno discorsi strani: sui Purosangue, Mezzosangue, Babbani… che ne so. Non fanno che parlare di superiorità, di rivincita, di “occupare il posto che ci spetta di diritto”. Eppure, il modo in cui parlano tutto l’opposto del modo in cui si comportano. I miei genitori sono guardinghi, tesi – purtroppo non mi è sfuggito neanche quello – hanno paura. Così ne ho anch’io, e non sono nemmeno sicura di sapere di cosa o perché.
 
Quell’anno, però, tutto sommato, trascorre abbastanza nella norma. Almeno, nella norma per Hogwarts, perché qualche piccolo incidente c’è sempre stato. Mi interesso poco di quel che succede fuori, mi basta sapere che mamma e papà stanno bene.
Tutto nella norma, tranne Draco.
Per tutto l’anno quasi non lo vedo, figuriamoci riuscire a parlargli.
Si comporta in modo strano. È più schivo del solito, sempre più stanco e sciupato. Le occhiaie profonde che hanno fatto la loro comparsa sotto i suoi occhi grigi, peggiorano di settimana in settimana. Non l’ho mai visto sorridere, neanche per sbaglio.
Inizialmente ho pensato fosse semplicemente contrariato e nervoso per essere stato estromesso dal Lumaclub, ma presto mi rendo conto che sotto dev’esserci molto più di questo, solo che non riesco ad afferrarlo.
L’anno è quasi finito e l’estate è alle porte, quando finalmente riesco a parlare con lui.
Quella svampita della Cooman mi ha trattenuta fino all’ora di cena per la correzione di uno stupidissimo tema sulle costellazioni.
Visto che ormai è ora di mangiare, decido di andare direttamente in Sala Grande, perché Julie ormai sarà lì.
È quando passo nel corridoio dell’infermeria, però, che vedo una cosa che mi gela sul posto: Draco, il viso insanguinato, zoppicante, si sorregge a Mr. Happy – è così che io e Julie chiamiamo il prof. Piton –. Presumo, spero, siano diretti in infermeria.
Con il cuore in gola, corro nella loro direzione lungo il corridoio deserto. I miei passi riecheggiano contro le pareti di pietra, attirando la loro attenzione.
“Draco, che cosa è successo?” chiedo senza tanti convenevoli, aiutandolo a sorreggersi dal lato opposto al professore di Pozioni. Sento un groppo formarmisi in gola, lo stomaco annodarsi.
“Malfoy, ti sei fatto la fidanzata, non ne avevo idea,” sibila Mr. Happy, con la sua solita flemma.
Lui e Draco si scrutano. Con gli occhi si comunicano qualcosa, me ne accorgo, ma non ne colgo il significato.
“Non è così,” dice Draco, quando sembrano aver raggiunto un muto accordo. “Astoria, levati di torno!”
Anche se è stato rude, non riesco ad obbedire alla richiesta, anche perché avverto il peso di Draco sulle mie spalle; ho paura che se lo lasciassi andare, cadrebbe a terra.
“Greengrass, tu non entri,” dice Mr. Happy, una volta che siamo riusciti a raggiungere l’infermeria, che ormai è a pochi passi.
Aspetto forse quindici minuti, prima che Piton faccia la sua ricomparsa in corridoio. Quindici minuti eterni, in cui la mia preoccupazione sale di secondo in secondo. Mi chiedo cosa sia successo; chi avrebbe mai potuto ridurre Draco in quello stato.
“Sei ancora qui?” mi chiede il professore di Pozioni, stupito e contrariato di trovarmi ancora esattamente dove mi ha lasciata.
“Sei sorda forse? Cosa non ti è chiaro di quel che ha detto Malfoy?”
“Posso vederlo?” chiedo speranzosa, ignorando ogni sua parola.
Mr. Happy sbuffa sonoramente, ma mi accontenta. “Non più di dieci minuti,” concede, guardandomi in modo strano. “E, signorina Greengrass, se dopo non ti trovo nella Sala Comune, preparati a spolverare le mensole della mia dispensa per il resto dell’anno,” mi avverte.
“Sì, professore,” ho appena il tempo di rispondere, prima che si allontani in tutta fretta, facendo svolazzare dietro di sé il pesante mantello nero.
Busso piano per annunciarmi, prima di aprire quanto basta la pesante porta di legno.
Draco è lì, seduto su un letto, la schiena appoggiata ai cuscini candidi. Sulle sue braccia e in viso gli vedo i segni delle ferite profonde, alcune fasciate, alcune no. Almeno non è più totalmente ricoperto di sangue, ad eccezione di quello rappreso sui vestiti; che sono fradici, tra parentesi.
“No! Astoria, perché sei qui!?” mi accoglie infastidito, abbandonandosi sconsolato contro i cuscini.
Mi sento più che mai come un insetto che non si riesce a scacciare, ma faccio del mio meglio per ignorare la sensazione. “Cosa hai fatto, Draco? Chi è stato?” chiedo, incapace di trattenermi, incapace di andarmene come richiesto. Mi rendo conto di sapere già la risposta; infondo è sempre la stessa, no? “Potter non è così? Hai litigato ancora con lui?”
“Non sono affari tuoi, Greengrass! Cosa vuoi, eh? Dovresti andartene e starmi lontano!”
“Non posso,” sussurro guardarmi i piedi, cercando di non farmi ferire da quel rifiuto. Come potrei andarmene e fare finta di niente?
“Be’, devi! Io non ti ci voglio qui. Lasciami solo,” dice Draco, distogliendo lo sguardo da me.
Alzo la testa e mi intestardisco a rimanere finché Draco non mi chiede di uscire guardandomi dritta in faccia. E lo faccio perché ho la sensazione di vedere quella cosa: Draco fa come i miei genitori, le sue labbra dicono delle parole, ma gli occhi sostengono il contrario.
“Greengrass, per l’ultima volta, non so cosa ti sei messa in testa, ma tra noi non esisterà mai nulla. Non mi piaci, ok? Non mi interessa un bel niente di te. Vai fuori dai piedi!” dice cominciando seriamente a scaldarsi.
Ed è allora che la mia convinzione cede. Non dovrei stupirmi, Draco è sempre estremamente bravo a ferire, quando vuole. Non che io gli abbia reso l’impresa particolarmente difficile cercando di nascondere i miei sentimenti.
Giro sui tacchi prima di rendermi ulteriormente ridicola scoppiando a piangere davanti a lui.
A testa bassa, imbocco l’uscita. Stringo le mani al petto, esattamente dove il mio cuore si è appena spezzato.

 
   
 
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