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Autore: Lost on Mars    27/10/2020    1 recensioni
È difficile per Lily avere un migliore amico che non perde mai l’occasione di azzuffarsi con suo fratello. È meno difficile aggiustare il naso di Scorpius, nonostante lui non riesca a stare fermo per dieci secondi consecutivi. È facilissimo invece risolvere i problemi altrui, così da non pensare ai propri.
Per Albus, al contrario, è estremamente facile attaccar briga con chiunque gli dia fastidio. È un po’ meno facile stare a sentire gli avvertimenti dei suoi migliori amici, che cercano di tirarlo sempre fuori dai guai – tranne Frank, che lo appoggia in tutto. È difficilissimo chiedere scusa e riconoscere di aver sbagliato, colpa del suo maledetto orgoglio.
Per entrambi, è assolutamente impossibile fare ordine tra il caos che regna sovrano nella loro testa, nella loro famiglia e nelle loro vite.

“Mi limito a guardare Lily, che gli sorride in un modo genuino, spontaneo, che non ha niente di forzato. Se devo dirla tutta, Malfoy non sembra avere più quell’aria da dio sceso in terra, né quell’atteggiamento tanto odioso che lo caratterizza. Il modo in cui la sta guardando, in cui le si rivolge, o anche il semplice tono calmo e gentile della sua voce, lo fanno sembrare tutt’altra persona.”
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albus Severus Potter, Lily Luna Potter, Nuovo personaggio, Roxanne Weasley, Scorpius Malfoy | Coppie: Lily/Scorpius
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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XXXIX – ALBUS
 
Dalla stessa parte
 
È assurdo pensare che bastano quarantotto ore a stravolgere completamente la vita di qualcuno: l’altro ieri Zoe Caplan mi baciava sopra un muretto ricoperto di neve ad Hogsmeade e poi mi trascinava al castello, con una sfrontatezza che mi sono reso conto di aver adorato come adoro poche cose in vita mia, ha poi deciso di trascinarmi in camera mia e poi… beh, poi ricordo che mi sono spento. Ho cominciato a dare ragione a Frank e a credere che il mio cervello fosse andato in black out, che ci fosse stato un cortocircuito, che tutti i miei neuroni avessero preso fuoco all’improvviso, e così sono abbastanza convinto di aver combinato un disastro. Oggi, proprio quando credevo che non potesse esserci nulla di più strano, mi sono ritrovato a parlare con la migliore amica di mia sorella, con cui avrò avuto davvero pochissime interazioni in vita mia, perché abbiamo cercato un modo per evitare che Lily appiccasse il fuoco a qualsiasi pianta e arbusto presente nel Parco.
Dulcis in fundo, ha deciso di appiccare il fuoco anche al mio mantello e ha detto Kelsey di farmi sparire dalla sua vista, perché non vuole vedermi, ed è così che, dopo una bella dose di aguamenti e metà mantello fradicio, mi ritrovo a parlare con lei, che pazientemente mi spiega tutto.
Nel frattempo, fortunatamente, Lily ha smesso di giocare alla piccola piromane e se n’è semplicemente andata a sedersi sulla riva del lago, si è portata le ginocchia al petto e stringe convulsamente la bacchetta nella mano: odio pensare che possa star piangendo.
«Almeno adesso ho capito perché non vuole vedermi…» sospiro, infilandomi le mani in tasca. Kelsey controlla rapidamente che Lily sia ancora seduta dov’era prima e poi torna a guardarmi. «Anche se, Malfoy poteva anche evitare di dirglielo.»
«L’ha scoperto da sola» mi informa subito Kelsey. «La conosci, no?»
«Già, la maledetta intuizione» commento. «E c’è qualcosa che si può fare, a parte il fuoco e il pianto silenzioso?»
«Oh sì, deve ancora arrivare la fase peggiore» mi dice Kelsey, affranta.
«E cioè?» le chiedo.
«Vedi… quando Lily si arrabbia e ha torto, alla fine riconosce sempre di aver sbagliato. Ma se ha ragione, crea il panico.»
«Posso gestire una scenata da parte di mia sorella» rispondo, abbastanza tranquillo. «Sono diciassette anni che lo faccio.»
«Lo so, ma non è della tua scenata che mi preoccupo» continua lei, con un po’ di sufficienza. «È di quella con Scorpius.»
«Oh, andiamo… non è successo nulla di grave!» esclamo. Non mi capacito di come Lily riesca ad arrabbiarsi così tanto per certe… piccolezze, fatte addirittura a fin di bene. Lo so anche io, che non vedo di buon occhio Malfoy, che quel confundus l’ha lanciato non solo per proteggere noi, ma anche per evitare che lei venisse coinvolta.
«Non sono d’accordo» replica freddamente Kelsey. «E credo ti stiano cercando.»
Detto questo, gira i tacchi e va a raggiungere Lily. Io mi guardo frettolosamente intorno per capire cosa intendesse dire: prima sento la voce di Zoe che mi richiama a voce alta e solo dopo vedo la sua figura esile avvicinarsi a grandi passi.
Merlino, aiutami. Che cosa le dico? Come la saluto?
«Ciao» biascico, non appena mi è abbastanza vicina. Cerco di farle un sorriso e rilascio un po’ di tensione quando vedo che anche lei lo ricambia: sembra abbastanza tranquilla.
«Ti ho cercato ovunque» esordisce lei, per poi guardare verso la riva del lago. «Chi era?»
«Oh, no… solo un’amica di mia sorella» mi affretto a rispondere. «Lily ha litigato con il suo ragazzo e… e indirettamente anche con me, lei mi stava spiegando cos’era successo di preciso.»
«Ho capito» mormora.
«E tu, perché mi cercavi?» le chiedo gentilmente, cercando di non far trasparire la mia agitazione. Vorrà sicuramente parlarmi dell’altro ieri, dirmi che ci è rimasta malissimo, di sicuro ora penserà che non mi piace e che è per questo che l’ho rifiutata.
«Bellamy mi ha detto che dovevi dirmi qualcosa.»
«Bellamy?» le domando perplesso. «Cioè, sì, vorrei parlarti, ma ti sarei venuto a cercare io.»
Lei sorride divertita e io vorrei che continuasse a farlo per sempre. Dunque, è così che ci sente quando ci piace davvero una persona? Si diventa dei completi scemi e ci si ritrova a voler semplicemente vedere un sorriso per il resto dei nostri giorni? Possibile che io stia diventando così stupido?
«Ha detto anche che non ti saresti mai dato una mossa da solo» mi dice lei, facendo un passo verso di me. «E che ora siete pari.»
Capisco al volo quello che intende dire: anche io ho dato una piccola, innocente spinta a Bellamy, quando Cassiopea mi ha disintossicato dal filtro d’amore della Zabini, forse questo – seppur discutibile – è il suo modo di ricambiare il favore e quindi ha deciso parimenti di dare una spinta anche a me: l’unica differenza è che Cassiopea era ad un passo dallo sciogliersi in un brodo di giuggiole per lui, ed era evidente, mentre Zoe… beh, non so se Zoe è ancora convinta di me, dopo quello che è successo l’altro giorno.
«Allora? Che mi dovevi dire?»
La domanda di Zoe mi riporta alla realtà, ma riscopro di non essere più tanto sicuro di quello che devo dirle: è stato facile ammettere la verità di fronte ai miei amici, nonostante Frank che per due ore ha continuato a inveirmi contro, ma solo adesso mi rendo conto del motivo per cui Bellamy sapeva esattamente che da solo non avrei mai preso l’iniziativa di parlare anche a Zoe degli strani meccanismi che hanno avuto luogo nel mio cervello, l’altro ieri.
Solo che adesso mi sento messo alle strette, perché Zoe è davanti a me, sa che devo dirle qualcosa, probabilmente ha anche già capito cosa, ragion per cui non posso neanche inventarmi un bugia di sana pianta.
Non che io ora sia nelle facoltà mentali di pensare ad una bugia convincente, comunque.
«Ah sì!» esclamo, per prendere tempo e cercare di mettere in fila delle parole che formino una frase di senso compiuto. «Io… quello che dovevo dirti è... riguardo all’altro giorno.»
«Come immaginavo» sospira Zoe, sempre tenendosi un sorriso rassicurante sul viso.
«Ecco, c’è una questione che vorrei chiarire con te, perché non vorrei che tu avessi frainteso…»
E all’improvviso, il sorriso rassicurante non c’è più, viene scavalcato da uno strano cipiglio e da un’ombra, che spegne per un attimo il colorito rosa delle sue guance. Tuttavia, né io né lei riusciamo ad aggiungere niente, perché veniamo interrotti con noncuranza e con decisamente poca grazia da Lily, mentre Kelsey si affretta a raggiungerla e le dice di lasciarmi stare.
Almeno su qualcosa siamo d’accordo.
«Kelsey dice che sai spiegarmi per filo e per segno com’è andata la situazione» esordisce, frapponendosi tra me e Zoe. «Ti ascolto.»
«Non è difficile da spiegare, Malfoy ti ha già detto perché lo ha fatto» le dico, cercando di rimanere calmo.
«Non tirare fuori che era “per il mio bene”» inizia in quarta, e mentre pronuncia le ultime parole alza le braccia e piega gli indici e i medi di entrambe le mani. «Perché sono stufa dei vostri atteggiamenti paternalistici!»
«Ma è così che andata» ribatto. «Mi hai visto uscire dal nulla dal Mantello, ti sei insospettita e Malfoy sapeva che l’avresti scoperto, ma se fosse successo saremmo finiti tutti nei guai, te compresa!»
«Non credo proprio, dato che non stavo facendo niente di male!» risponde con veemenza. «Scorpius l’ha fatto per parare il culo a te e a se stesso, non credere di conoscerlo meglio di me!»
«E allora perché te la prendi sempre con me quando hai un problema con lui?» le chiedo, alzando la voce. Mi sembra una domanda lecita: non è la prima volta che succede, anche all’inizio dell’anno, quando Malfoy mi ha sbeffeggiato davanti alle nostre rispettive squadre in mezzo al campo da Quidditch lei poi è venuta a rompere i boccini al sottoscritto, invece che parlarne direttamente con la fonte del problema: lui.
«Perché Scorpius non farebbe mai cose del genere senza la tua influenza!» mi risponde lei. Sembra così convinta di ciò che ha detto, che quasi mi dispiace ribattere e distruggere le fondamenta dei suoi pensieri.
«È stato lui a propormelo!»
Lily non ribatte più. Non sa cosa dire, perché in fondo sa che le sto dicendo la verità. Si limita a guardarmi con la bocca socchiusa e il respiro pesante. Le bastano, tuttavia, solo cinque secondi per ricomporsi e accorgersi anche della presenza di Zoe. Si gira lentamente verso di lei.
«Mi dispiace avervi interrotto» le dice, calma. «Tu devi essere l’unico essere vivente che riesce a rendere mio fratello gentile e amorevole, congratulazioni!»
«Ehm… mi chiamo Zoe» avanza, porgendole la mano.
«Lily» risponde mia sorella, stringendogliela, poi mi rivolge uno sguardo carico di pensieri che mi è difficile captare.
«Menomale che non sarebbe stata con te nemmeno per tutti i galeoni del mondo, eh?» scherza, cambiando umore così repentinamente da farmi assumere un cipiglio preoccupato.
«Quella era una frase di circostanza…» cerco di spiegarle.
«Oh, no, se riesce a farti dubitare così della tua autostima da dio greco, è perfetta» mi dice. Poi si rivolge di nuovo a Zoe. «Fatti trattare bene, altrimenti sei autorizzata ad affatturarlo.»
«Non ripetermelo due volte» dice Zoe scherzosa, di rimando, io borbotto sottovoce e Lily sospira.
«Io credo che invece dovrò affatturare il mio, di ragazzo» dice infine mia sorella. Ci saluta con un cenno della mano e si riavvicina a Kelsey, che la prende velocemente sottobraccio e inizia a parlare fittamente con lei. Si incamminano verso l’entrata del castello, io e Zoe le osserviamo per un po’ sotto gli ultimi raggi del sole che tramonta, prima di ritornare a noi.
«Scusami» le dico. «Oggi è una giornata un po’ particolare…»
«Mi piace tua sorella» dice Zoe convinta. «Sa il fatto suo e ti da del filo da torcere.»
«Tu non sai quanto…» sospiro.
«Cosa le hai fatto per farla arrabbiare così tanto?» mi chiede, con fare curioso.
«Io niente» mi difendo immediatamente. «Ma Malfoy potrebbe averle lanciato un confundus per salvarmi il culo, quindi…»
«Vedo che è una cosa comune, tra voi maschi, fare cose stupide» osserva pungente. Io non dico niente, perché in effetti non credo che la mossa di Malfoy sia stata molto intelligente, o nobile, però anche io ho fatto cose non proprio carine alle persone a cui tengo di cui non vado fiero.
«E poi, tu non odiavi Malfoy?» mi chiede di nuovo.
«Sembri piuttosto informata su di me per essere una che fino a tre giorni fa voleva vedermi espulso» le faccio notare, incrociando le braccia al petto.
«Tutti in questa scuola sanno che non vi sopportate, Albus» risponde lei, sospirando. È stranamente bello il modo in cui pronuncia il mio nome, ha un suono diverso rispetto a quando lo dice chiunque altro. «Io assisto alle vostre patetiche scenette da sette anni.»
«Beh, comunque ci siamo dati una tregua… per il bene di Lily» taglio corto. Segue un piccolo silenzio imbarazzante, in cui io comincio a trovare molto interessanti i fili d’erba sotto i miei piedi e Zoe sembra avere l’impellente desiderio di tuffarsi nelle acque gelate del Lago Nero.
«Allora… cosa mi stavi dicendo, a proposito dell’altro giorno?» Zoe riprende il discorso, dopo aver probabilmente concluso che è meglio sapere cosa ho da dirle, anziché morire congelata tra le grinfie della Piovra Gigante, ma vorrei che Lily tornasse ad interromperci, perché non sono ancora riuscito a trovare un modo per sapermi spiegare senza risultare del tutto ridicolo. Parla come mangi è il detto, per cui faccio un gran bel respiro: credo di doverlo dire e basta, senza pensarci troppo.
«Quando siamo saliti in camera mia, non vorrei che tu avessi capito male. Tu mi piaci un sacco, Zoe. Soprattutto in quel momento, mi stavi piacendo davvero tanto...»
«Sì, me ne sono accorta» risponde lei, rapidissima. Ha un’espressione ambigua sul viso, non capisco se è imbarazzata o semplicemente divertita.
«Oh Merlino…» biascico. «Mi dispiace, però io…»
«È una cosa… fisiologica, Albus» continua lei. Nel farlo mi mette una mano sul petto, forse tra qualche istante riuscirà a sentire il mio cuore che sfonda con grinta la gabbia toracica.
«Mi dispiace se non se ne è fatto più nulla, ma ho capito che in quel momento non potevo» le dico finalmente, buttando fuori tutta l’aria che ho inconsciamente trattenuto dentro ai polmoni, insieme a quasi tutta la verità: so che mi chiederà altre spiegazioni e sono pronto a dirle anche il motivo.
«Non preoccuparti.»
Neanche ho captato le parole che  mi ha detto Zoe, che parto subito in quarta con la mia sincera e nobile motivazione: «Non potevo rovinare tutto così, capisci? Perché io lo so, mi conosco! So che se l’avessimo fatto, io avrei rovinato ogni maledetta cosa come faccio sempre e non voglio assolutamente rovinare le cose con te!»
«Albus» mi richiama lei, dolcemente. «Ho detto che va bene, non preoccuparti. Non me la sono mica presa per una cosa così.»
«Davvero?» le chiedo, stupito.
«Certo! Cioè, all’inizio non ci ho capito niente e forse ci sono rimasta male per mezz’ora, poi l’ho detto a Rachel e Grace, che mi hanno fatto notare che in realtà poteva essere una cosa carina da parte tua, così ci ho riflettuto e… in effetti, l’ho apprezzato» mi risponde, scandendo bene le parole. «Mi sono sentita diversa da chiunque altra.»
Mi appunto mentalmente di scusarmi con Bellamy per le tre volte in cui, prima io, poi Frank, e poi insieme, gli abbiamo detto che aveva torto e che di sicuro Zoe non avrebbe trovato la mia ritirata apprezzabile nemmeno sotto tortura.
«Lo sei!» le confermo immediatamente.
Zoe si scioglie in un vero sorriso, che non è imbarazzato, né divertito, ma esprime soltanto un sentimento di contentezza.
«Quindi non mi odi?» le chiedo ancora, anche se è una domanda ovvia e abbastanza stupida, ma desidero essere certo al cento per cento.
«Per ora no» risponde lei, stringendo le labbra soddisfatta. «Ma, come ha detto tua sorella, pretendo di essere trattata bene, altrimenti ho una storia molto divertente su un uso illecito della Polisucco che potrei accidentalmente raccontare a qualcuno…»
«Ti ho dato un’arma troppo potente» scherzo. «Spero di neutralizzarla.»
«Magari me ne dimenticherò, un giorno…» dice a bassa voce, le sue braccia si appoggiano alle mie spalle e si incrociano attorno al mio collo. Non riesco a credere che sia stato tutto così facile, che sia stato sufficiente dire semplicemente la verità.
«Dovrò farti un incantesimo della memoria per riuscire a farti dimenticare la Polisucco» mormoro, mentre il suo viso si avvicina sempre di più al mio, ma la sua espressione a metà tra il tenero e il divertito non muta.
«Non oseresti, Potter» sospira, sento il suo respiro sulle labbra.
«Scommettiamo?» ribatto. «Devo ricordarti com’è finita l’ultima volta che abbiamo scommesso?»
«Come non è finita» risponde prontamente lei, si discosta di qualche centimetro e soffoca una risatina.
«È stato un colpo basso, Caplan» le dico, mentre la blocco nelle mie braccia, circondandole i fianchi.
«Me l’hai servito su un piatto d’argento» dice ancora, a voce estremamente bassa, quasi sussurrata, e stavolta a pochi millimetri dalle mie labbra.
Senza rispondere e senza pormi alcun tipo di problema, la bacio. Ma adesso è diverso. Diverso da Hogsmeade, diverso dalla Sala Comune e dalla mia stanza. Se in quei momenti c’è sempre stato un senso di disorientamento e confusione, come se non avessi la più pallida idea di chi fossi e di dove mi trovassi, adesso sono perfettamente consapevole di qualsiasi cosa e mi sento sollevato. È la stessa sensazione che provo quando salgo in sella alla scopa e mi alzo leggermente da terra: non sto sfrecciando veloce a chissà quanti metri di altezza, sono solo calmo e felice di sentire i miei piedi che, lentamente, si staccano dal terreno.
O almeno, è così che mi sento all’inizio. Quando Zoe decide di alzare le punte dei piedi per stringere meglio le braccia dietro al mio collo e di fare in modo che non ci sia più nemmeno un minuscolo spazio a separare i nostri corpi, mi sento come se adesso avessi accelerato di botto e mi trovassi già a parecchi metri di altezza: la sensazione allo stomaco è esattamente la stessa.
Non so dire con precisione quante ragazze ho baciato nel corso della mia vita, ma nessuna mi ha mai fatto sentire così. Con tutte le altre ho sempre avuto l’impressione di poter controllare esattamente dove stavano andando le cose, con Zoe mi sembra di potermi schiantare da un momento all’altro: è lei a dirmi dove andare, ma è come se non vedessi più niente e dovessi fidarmi solo di lei. Mi fa sentire così tanta adrenalina, che mi piace da morire.
Quando smettiamo, Zoe fa scivolare via le braccia dalle mie spalle, ma rimane con le dita posate ai lati della mia mascella, abbassa i talloni, ma non ci siamo allontanati nemmeno un po’, perché io la tengo ancora saldamente attaccata a me.
«Quindi questo che significa?» mi chiede, guardandomi negli occhi. E i suoi, così scuri e grandi, non mi sono mai sembrati così profondi, sinceri e luminosi.
«Tu cosa vuoi che significhi?» ribatto io.
«Non rigirarmi la domanda» asserisce, e poi sorride, riuscendo in ogni caso a mettermi alle strette. Sospiro, ben lungi dall’essere consapevole che questa è solo la prima volta in cui mi ritrovo a non essere capace di aggirare le domande di Zoe.
«Beh, può significare che possiamo provare a stare insieme» provo a dire, con uno sforzo immane.
«Dovrò pensarci su» dice Zoe. Sembra pensierosa, ma sul suo volto non è mai scomparso il sorrisetto felice e divertito che aveva ancor prima che la baciassi.
«Davvero?» le chiedo. Noto che la mia voce si è alzata di tono e ho riconosciuto un’emozione che mi appartiene solo raramente: preoccupazione. Tutto questo continua a farla divertire e io non ho la più pallida idea di cosa sta succedendo: sta andando bene o sto facendo una colossale figura di merda?
«Caspita, davvero riesco a farti mettere in dubbio la tua autostima da dio greco, come dice Lily?» domanda, accarezzandomi la guancia destra.
«Un’altra arma a tuo vantaggio, a quanto pare…» le dico, permettendomi di tirare un sonoro sospiro di sollievo. «Voi due sareste un’accoppiata letale, accidenti…»
«Anche per me può significare che possiamo provarci» dice a questo punto lei, ignora il mio commento su Lily e diventa seria tutto insieme. «Certo, dovrò abituarmi a non tirarti frecciatine tutto il tempo, ma…»
«Oh, chi ha detto che non puoi tirarmi frecciatine?» la blocco subito. «Io adoro rispondere alle tue frecciatine, l’ho sempre trovato divertente!»
«Quindi non ti sei mai offeso, nemmeno una volta?» mi domanda, sorpresa.
«Assolutamente no, anzi!»
La mia risposta è carica di soddisfazione. È strano vederla mentre si rende conto che tutti i suoi sforzi di questi mesi sono stati vani… almeno apparentemente. In realtà, se all’esterno avevo sempre la risposta pronta, dentro temevo che andasse a spifferare il segreto della Polisucco a qualche professore. Con un po’ di fortuna, questo piccolo incidente di percorso potrà essere facilmente soffocato
«Ho fallito nel mio intento per mesi, praticamente!» esclama, non sapendo se essere arrabbiata o solo divertita.
«Menomale, allora. Se avessi raggiunto il tuo obiettivo forse non sarebbe successo nulla tra di noi» ribatto subito, prendendole entrambe le mani. Sono più fredde delle mie: siamo pur sempre in pieno inverno, in un tardo pomeriggio in cui il sole sta per sparire dietro le montagne e lasciarci quei preziosi minuti di luce meravigliosa, prima che cali la sera.
«A tratti, mi sembra ancora una pessima idea averti detto tutte quelle cose, l’altro giorno» mi confessa, mentre si libera dolcemente dalla mia presa, solo per intrecciare le nostre dita insieme.
«Siamo dei veri Grifondoro o no? Le pessime idee sono il nostro pane quotidiano!» le dico. Lei pare ragionarci su: arriccia la bocca, sposta gli occhi in mille direzioni diverse e aggrotta le sopracciglia.
«Hai ragione» conclude.  «Solo per poi dimostrare che in realtà sono ottime idee»
«Ci stiamo di nuovo sfidando?» le chiedo.
«Non proprio» risponde Zoe. Senza lasciare le mie mani, si allontana da me, facendo un piccolo passo all’indietro. Istintivamente, io ne faccio uno in avanti. «Questa volta combattiamo dalla stessa parte.»
 
Non mi sono mai sentito così vittorioso in vita mia. La ragazza che tre mesi fa aveva giurato a me e a se stessa di rovinarmi adesso è il carburante principale del mio cervello e in generale di qualsiasi atomo del mio corpo. Non riesco a capirci niente, la mattina, finché Zoe, con le sue amiche, non si siede vicino a noi per fare colazione; e non penso di essere mai riuscito a dormire bene come sto facendo in questi giorni, perché prima di salire in dormitorio non mancano mai quei dieci minuti che passiamo da soli sul divano, dato tutti gli altri fingono apposta di essere troppo stanchi per rimanere insieme a noi.
Persino le noiosissime lezioni di Pozioni con il vecchio Lumacorno mi sembrano strabilianti, perché so che ci sarà lei seduta al banco di fronte a me.
Frank mi prende in giro dalla mattina alla sera per queste cose, ma gli leggo in faccia che è davvero felice che io stia così bene, ultimamente. Gli ultimi mesi non sono stati affatto facili: prima con Malfoy e poi con Burke, per non parlare del casino che abbiamo combinato io, Lily e James durante le vacanze natalizie.
È strano, però, come possa riuscire una sola persona a farmi vedere l’universo sotto un’altra prospettiva: Zoe non sa molto della mia situazione familiare, ma passare del tempo insieme a lei mi fa realizzare che non tutto ciò che mi circonda fa schifo e, non so secondo quale strano meccanismo psicologico, adesso sono abbastanza convinto che i miei genitori torneranno ad essere quelli di una volta e che quest’estate, finalmente, quell’aria gelida smetterà di impregnare le pareti e di costringerci a cercare calore altrove.
Adesso, però, che sono passati ben dieci giorni dalla nostra conversazione nel Parco, ho davvero bisogno del consiglio di un amico, e per l’esattezza, dell’unico mio amico che è stato più di tre settimane con la stessa ragazza: Bellamy.
Poco prima che finisca la lezione di Erbologia, approfitto del fatto che Neville sta facendo vedere a Kelly Rogers come incidere correttamente lo stelo della Starnutaria e mi avvicino a Bellamy, che ha già raccolto tutta la linfa e aspetta pazientemente che finisca la lezione.
«Possiamo parlare appena usciamo? Devo chiederti una cosa» gli sussurro, avvicinandomi alla sua postazione.
«Certo» mi risponde, tranquillo.
Così, aspetto che la lezione finisca e una volta che siamo fuori dalle serre, Bellamy esorta Frank e Derek ad andare avanti, dicendogli scherzosamente che devo confessargli le mie pene d’amore.
Il che è una mezza verità.
«Ti ascolto» mi dice, non appena Frank finisce di sproloquiare sul suo diritto di prelazione nei miei confronti e decide a lasciarci cinque minuti da soli.
«Innanzitutto, devo ringraziarti» esordisco, mentre ci incamminiamo a piccoli passi verso il castello. «Se non avessi detto a Zoe che dovevo parlarle, probabilmente non ci saremmo mai chiariti.»
«Ho solo ricambiato il favore» risponde, si sistema la borsa a tracolla e si tira su le maniche del mantello: oggi è assolato e a quest’ora del primo pomeriggio, nonostante l’aria sia ancora molto rigida, i raggi caldi del sole si fanno sentire. «Anche senza di te, forse io e Cassie staremmo ancora cercando di capire se ci piacciamo o no.»
«Beh, poi volevo chiederti un consiglio, credo che tu sia l’unico a cui possa chiedere» vado dritto al punto, senza troppi giri di parole. So che non servono con lui.
«Certo, dimmi pure» mi dice Bellamy, guardandomi con attenzione. Senza smettere di camminare sospiro e pongo la mia domanda.
«Adesso che io e Zoe stiamo insieme e finora è filato tutto miracolosamente liscio, dici che dovrei passare allo step successivo? E in che modo, poi? Deve essere una cosa fatta bene, un’occasione speciale…»
«Stai davvero chiedendo a me quando e come dovresti fare sesso con Zoe?» ribatte prontamente Bellamy, che dall’alto della sua perspicacia, ha subito inteso quale fosse il mio obiettivo. Tuttavia, non capisco perché trovi così strano che lo stia chiedendo a lui.
«Scusa e a chi posso chiederlo? Frank non ha tenuto in piedi una relazione per più di tre settimane e nel suo caso il sesso accadeva nell’arco dei primi tre giorni, e sappiamo entrambi che finché Derek non si toglierà dalla testa quella pazza di Zabini non riuscirà a fare niente con nessuna ragazza, quindi solo tu puoi aiutarmi» gli spiego, gesticolando freneticamente, come se aiutasse a rafforzare il concetto.
«Perché io? Perché sono l’unico che attualmente sta in una relazione seria sopravvissuta alle tre settimane?» mi domanda di nuovo, adesso noto una sfumatura di divertimento nella sua voce.
«Sì, esatto!» esclamo. «E non è solo questo, vorrei… vorrei assicurarmi che tu non abbia niente in contrario.»
«Scusa?» Adesso Bellamy si è fermato sul posto e trattiene a stento le risate. Io non rido, la mia era una richiesta seria.
«Che hai da ridere?!» gli chiedo, leggermente alterato
«Non ti serve il mio permesso per… per stare con lei!» esclama Bellamy, cercando di darsi un contegno.
«Lo so, ma a volte mi sembra di violare una specie di regola non scritta dell’amicizia!» gli confesso.
«E cioè?»
«Di non stare con l’ex di un amico. O peggio, farci sesso.»
«Zoe non è una mia “ex”. Non siamo mai stati insieme, eravamo solo sulla stessa lunghezza d’onda, ma sinceramente vi vedo molto bene insieme» mi dice a questo punto lui, dandomi una non molto delicata pacca sulla spalla, per rincuorarmi. «E poi, io ora sto con Cassie e sto bene, non ho neanche mai pensato a cosa sarebbe potuto succedere senza quella Polisucco.»
«Probabilmente niente di tutto questo.»
«Allora, menomale che l’avete preparata.»
Nel breve momento in cui rifletto sulla sua ultima osservazione, mi lascio scappare un sorrisetto. Neanche io ho mai pensato a cosa sarebbe successo se non avessimo mai preparato la pozione, se io non fossi mai stato geloso della mia amicizia con Bellamy, se non avessi mai conosciuto Cassie e se avessi lasciato che Zoe si mettesse con uno dei miei migliori amici anziché con me. Forse, è proprio vero che il destino trova sempre un modo di abbinare tutte le parti complementari del proprio disegno.
«Tornando alla questione principale» riprendo velocemente il discorso, ricominciando anche a camminare. «Cosa dovrei fare?»
«Quello che vuoi, Al» mi risponde Bellamy. «Non c’è una regola fissa, se per lei vuoi che sia speciale, allora rendilo speciale, crea un’occasione.»
«Tu come hai fatto?» gli chiedo, senza nemmeno pensarci su.
Bellamy esita per qualche istante, poi si morde nervosamente il labbro inferiore. Capisco ancor prima che lui mi risponda di aver fatto la domanda sbagliata.
«Semplice: non ho fatto ancora nulla» risponde, mantenendo però un tono tranquillo.
«Ah» riesco a dire. «Scusami.»
«E di cosa? Cassie mi ha detto che vuole aspettare un po’ e io la rispetto, per ora stiamo bene anche così.» continua lui.
«Accidenti…» mormoro. «In quanto a nobiltà mi superi!»
«Non è nobiltà, Al, è umana decenza» mi fa notare, strappandomi una risatina. «Anche se, confido nelle vacanze di Pasqua. I suoi genitori vanno in Svizzera per un lavoro di ricerca e lei li ha convinti a farla rimanere a casa perché quest’anno ci sono i M.A.G.O. e una settimana in un altro Paese scombussolerebbe tutti i suoi piani di studio…»
«Fammi indovinare, anche tu passerai la settimana lì?»
«Sì.»
«Allora auguri, amico mio!»
«Comunque, per tornare al tuo… problema, Zoe non sembrava avere troppe remore a riguardo, quindi a questo punto sei tu, quello che deve essere pronto.»
«Ma io sono pronto!» esclamo. «Insomma, lo ero anche quel fatidico giorno, solo che per mia scelta ho deciso di non farlo.»
«Allora non eri pronto.»
«Bel, me la immagino senza vestiti almeno tre volte al giorno, a volte credo di essere pazzo!»
«E allora lascia che accada tutto in maniera spontanea!» esclama infine Bellamy. «Non preoccuparti del quando e del come, so che per te è diversa da tutte le altre, ma non per questo devi sforzarti di essere qualcuno che non sei. Io credo che ti sembrerà speciale in qualsiasi modo, se a lei ci tieni veramente, e lo stesso sarà per Zoe.»
«Forse dovremmo parlarne…» sospiro, con arrendevolezza.
«Quella è la regola numero uno per far funzionare le cose» puntualizza Bellamy. Io alzo lo sguardo verso di lui e annuisco, poi noto che Frank e Derek si sono fermati all’inizio del cortile e ci aspettano in piedi davanti il grande arco di pietra.
«Ah, un’ultima cosa» riprende Bellamy, alla mia sinistra. «Se dovesse servirti la stanza libera, dillo a me. Frank e Derek si metterebbero dietro la porta ad origliare.»
Rido di gusto e ci apprestiamo a raggiungere gli altri velocemente. C’è solo una cosa fuori posto, quando rialzo lo sguardo verso l’arco di pietra che segna l’ingresso al cortile: adesso ad aspettarci è rimasto solo Frank, che pare guardare verso di noi con una certa urgenza. Non riesco più a vedere Derek, ma poi lo scorgo in lontananza, mentre si avvia all’interno del castello insieme ad una ragazza con i capelli neri, ma è girata di spalle e non riesco a riconoscerla.
Non appena siamo tutti abbastanza vicini, Frank comincia a camminare nervosamente verso di noi.
«La Zabini si è portata via Derek!» esclama, in preda al panico.

Chiedo umilmente perdono per il ritardo mostruoso, ma avrei dovuto immaginare che con l'inizio delle lezioni sarebbe stato tutto molto difficile, poi da una decina di giorni ho anche cominciato più o meno ad aiutare mia zia nel lavoro quindi il mio tempo libero è calato a picco!
Comunque, passando al capitolo, vorrei innanzitutto ringraziare pubblicamente il mio ragazzo - che non leggerà mai queste note, ma gli avevo promesso che lo avrei ringraziato - perché è stato sfruttato brutalmente per la descrizione del comportamento di Albus in questo capitolo. In queste scene più che mai volevo riuscire ad immedesimarmi al 100% in lui, ma sfortunatamente se avessi lasciato fare tutto a me e al mio cervello sarebbe uscita fuori una roba eccessivamente smielata e con sfumature troppo femminili (perché io sono un'inguaribile romantica). Non credo che comunque il comportamento di Albus sia totalmente immune dalle mie influenze romantiche, ma io ci ho provato! xD
Lily e Zoe si stanno simpatiche sin dal primo incontro, già ho in mente colossali prese in giro e scherzi ai danni di Albus architettati da loro due. 
La seconda parte del capitolo invece è tutta farina del mio sacco, volevo dare uno sguardo all'amicizia tra Albus e Bellamy, sono così soft ma allo stesso tempo neanche troppo che mi piacciono troppo insieme. Per non parlare di Frank che fa il finto geloso xD
Clemence Zabini ormai ha capito che Derek perde le sue facoltà mentali in sua presenza, anche se negli scorsi capitoli lo avevamo già visto non troppo convinto di lei... ci sarà ricascato oppure opporrà resistenza a questa sottospecie di rapimento? Ce lo dirà Bellamy nel prossimo capitolo, che sarà narrato da lui anche per approfondire un po' di più la storia con Cassie, che in effetti mi sto rendendo conto di aver semplicemente buttato là e di non averla mai raccontata bene come meriterebbe.
Non temete, presto torneranno anche le mie amate Serpi ♥ vi ricordo che ci sono fatture in sospeso ai danni di Scorpius eheheh.
Come sempre, vi ringrazio moltissimo per continuare ad accompagnarmi in questa avventura, anche se a volte pubblico con ritardi che rasentano lo scandalo. Grazie per i bellissimi commenti, adesso corro a rispondere ♥
Un bacio e a presto
Mars 
   
 
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