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Autore: EleWar    27/10/2020    14 recensioni
Kaori sta partendo senza Ryo, per una vacanza con Reika e Miki ma........ c'è sempre un ma. Perché le cose non sono mai come sembrano, e se c'è di mezzo un famoso ladro, tutto si complica.
Genere: Azione, Comico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Kaori Makimura, Miki, Reika Nogami, Ryo Saeba
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: City Hunter
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Allora gente, io ho aggiornato presto come promesso – anche a me andava un sacco di farlo – però ho dovuto fare una scelta, o aggiornare o rispondere alle vostre bellissime rec, perché la mia attuale RL non mi lascia tanto tempo a disposizione. Se leggete questa breve intro, avete già capito quale è stata la mia scelta MA…. le risposte sono solo rimandate, piano piano rispondo a tutte perché sono tutte troppo fighe e graditissime e meritano ognuna la giusta risposta.
Abbiate pazienza, please ^_^
A presto
Eleonora





 Cap. 7 Messi alla prova
 
 
“Sentivi già la mia mancanza?” disse Ryo, convinto di ritrovarsi davanti la sua bellissima partner, ma dovette invece aggiungere:
 
“Reika? Che ci fai qui?”
 
“Be’ sì, non hai tutti i torti. Un po’ mi mancavi” rispose lei, avvicinandosi con andatura sinuosa e sguardo malizioso.
Ryo si affrettò a coprire con le mani le sue nudità, vistosamente in imbarazzo.
Stranamente non voleva che lei lo vedesse nudo, ma l’investigatrice, a quell’inatteso e inedito atteggiamento, sorrise divertita e provocatoria.
 
Anche lei indossava un magnifico costume intero, e un pareo legato sui fianchi le lasciava scoperte le lunghe gambe; ai piedi calzava deliziosi zoccoli col tacco alto, mentre con una mano reggeva un cappello di paglia e con l’altra una vistosa borsa di tela.
Ai polsi tintinnavano svariati braccialetti d’oro tempestati di pietre preziose, coordinati ad orecchini altrettanto sfarzosi;  al collo, un vistoso ciondolo nascondeva la sua personale ricetrasmittente.
Era in grande spolvero, ed evidentemente non era lì solo per accalappiare il fantomatico Camaleonte, ma anche qualcuno di più vero e presente.
 
In quello stesso momento, Kaori, percorrendo uno degli infiniti corridoi tappezzati della nave, sentendo distintamente nell’auricolare la voce di Reika, e soprattutto le sue parole, si fermò di colpo, lì dove si trovava; aveva anche udito in lontananza la voce di Ryo, e il suo cuore perse un battito.
 
Si mise in ascolto, e lo stesso fece Miki che, dall’altra parte della nave, aveva subito capito che Reika era entrata nella cabina di Kaori e vi aveva trovato Ryo; temeva possibili complicazioni, ed era preoccupata perché sapeva bene come stessero ora le cose fra i due soci, e non voleva che in qualche modo Reika mettesse zizzania, o sconvolgesse quell’equilibrio così faticosamente raggiunto.
E Ryo, soprattutto, come si sarebbe comportato?
Nessuno di loro sapeva come lui agisse realmente quando Kaori non c’era, se cioè ci provasse veramente con le donne, o lo facesse solo in sua presenza per farla arrabbiare.
Nemmeno quando faceva il cascamorto con Miki era serio fino in fondo.
E adesso?
Sarebbe stato fedele a Kaori o le avrebbe spezzato il cuore?
Per una frazione di secondo, l’ex-mercenaria pensò anche che Reika avesse fatto apposta ad andare nell’alloggio della collega, sicura di trovarci l’uomo da solo, e che avesse lasciato la ricetrasmittente accesa di proposito, per fare sentire tutto a Kaori.
La situazione era al limite del parossismo.
 
Reika avanzò all’interno della cabina, e con aria distratta prese ad osservare il disordine che vi regnava: passò lentamente vicino al carrello delle vivande e ne seguì pigramente i contorni con le dita, indugiando con lo sguardo sui piatti sporchi, sulle posate; quasi sogghignò mentre l’uomo, a disagio, sembrava essere sui carboni ardenti.
 
Era arrivata ad un passo da lui, ma Ryo nel frattempo aveva afferrato un lembo del lenzuolo disfatto e in qualche modo l’aveva tirato a sé coprendosi.
Non vedeva l’ora che se ne andasse, e non aveva nessuna intenzione di perdere tempo con lei, ma non voleva essere sgarbato, quindi si costrinse ad essere educato quando le disse:
 
“Kaori è già uscita, ma era qui fino a poco fa. Strano che non vi siate incontrate sul corridoio.”
 
La donna si voltò verso di lui, e con un’espressione indecifrabile gli chiese, ignorando volutamente le sue parole:
 
“Allora stanotte hai dormito qui”, ma era più un’affermazione che una domanda.
 
Ryo impercettibilmente si mise sulla difensiva, e valutò bene cosa risponderle.
Sapeva che a causa del suo comportamento libertino, Kaori era gelosa di Reika… e di tutte le altre donne, se era per questo.
In confronto alle altre, la sua socia si sentiva da meno; e in quell’assurda gara a chi fosse la più bella e la più affascinante, lei si credeva sempre perdente.
Invece… se avesse saputo che in realtà, per Ryo, esisteva solo la sua splendida partner!
Troppe volte lui aveva giocato con i sentimenti di tutti, compresi i propri, e aveva flirtato anche con l’investigatrice, a cui però non aveva mai nascosto che, ad un legame ufficiale, preferiva di gran lunga solo un’avventura, una notte d’amore e nulla più.
Era giunto il momento, però, di mettere fine anche a quel teatrino assurdo; ormai si era deciso, aveva fatto il grande passo con l’amore della sua vita, e doveva, e voleva, fare basta con i suoi comportamenti sconsiderati.
Tanto più che la ragazza appena entrata, sembrava aver l’intenzione di agire alle spalle di quella che, se non poteva considerare un’amica, almeno collega di lavoro lo era di certo.
Il suo atteggiamento ambiguo e vagamente meschino, lo irritava profondamente, e per questo cercò di prendere ancora di più le distanze dalla Nogami Junior.
Ryo si decise a rispondere:
 
“Sì, ho dormito qui, mi sembrava ovvio.”
 
Kaori era in ascolto e tratteneva il fiato.
Miki, che era già arrivata nella grande sala apparecchiata per la colazione, si era fatta da parte per uscire dalla scia del brusio e del vociare allegro dei vacanzieri; anche lei non voleva perdersi nemmeno una parola, e non s’imbarazzava al pensiero che stesse origliando, perché in definitiva non era così.
 
“Capisco” rispose accomodante Reika, con voce vellutata; poi riprese: “Kaori è la tua socia, d’accordo, ma se ti dovessi trovar male… lo sai che la mia porta è sempre aperta per te.”
 
Adesso si chiama porta” non poté impedirsi di pensare lo sweeper ironicamente; ma non disse niente finché l’altra non proseguì con:
 
“Anche io dormo da sola, e la mia cabina è…” ma lui l’interruppe subito, quasi infastidito:
 
“So bene qual è la tua cabina, come pure so dove si trova quella di Miki. Ma io ho scelto questa…” fece una pausa, per poi aggiungere poco dopo: “Ho scelto Kaori.”
 
La donna accusò il colpo, pur non dandolo a vedere; e si sforzò di continuare a sorridere.
Kaori, a quelle parole, espirò pesantemente, e il suo cuore riprese a battere normalmente; fu invasa da una gioia sconfinata, e avrebbe voluto correre dal suo uomo e saltargli al collo, baciarlo per tutto il viso, e stringerlo fino a farsi male.
Non si accorse nemmeno quando, a mezza voce, pronunciò un:
 
“Grazie… grazie Ryo” profondamente commossa.
 
Anche Miki tirò un sospiro di sollievo; Saeba aveva passato la prova, mentre Reika ancora una volta si era dimostrata la solita intrigante.
Quando la barista aveva accettato di lavorare al caso che Saeko le aveva sottoposto, aveva già preso in considerazione il fatto che sua sorella, l’investigatrice privata, avrebbe potuto dare delle noie a Kaori, magari non lesinandole battutine più o meno maliziose, ma ci stava: in un certo senso era nell’ordine delle cose.
Anche Reika era innamorata di quel debosciato di Ryo Saeba, bello per quanto idiota a volte, ma fondamentalmente la ragazza era sempre apparsa innocua; al più, durante quella collaborazione, avrebbe esasperato, come sempre, la timida e impacciata sweeper, che non amava mettere in piazza i suoi affari di cuore, né essere sotto la lente d’ingrandimento di una donna sicura del fatto suo, e del fascino che sfruttava disinvoltamente per i suoi fini, al pari della sorella maggiore Saeko.
Inoltre la situazione fra i due soci non era ancora stata chiarita, e Kaori non sapeva come difendersi dalle illazioni della Nogami junior, che provava  un piacere a volte fin troppo maligno a stuzzicarla.
La comparsa di Ryo sulla nave, però, aveva in qualche modo rivoluzionato la situazione: le due rivali in amore si erano trovate al cospetto dell’oggetto dei loro desideri, e non era stata più una questione di battutine e allusioni; e se prima era chiaro che Kaori era, e sarebbe stata, la vincitrice – del resto era solo questione di tempo, perché tutti sapevano che il cuore di Ryo le apparteneva, tutti tranne lei, ovviamente – ora questa verità era incontrovertibile, e Reika avrebbe dovuto ritirarsi in buon ordine.
 
Ora c’era solo da capire come sarebbe andata a finire, cosa avrebbe detto Reika per uscire degnamente e a testa alta da quella cabina, che era diventata il nido d’amore dei due City Hunter.
L’investigatrice cercò allora di buttarla sul ridere:
 
“Ma certo! Comunque se ti dovessi stancare di quella maniaca dei martelli, o non dovesse farti dormire perché russa troppo forte, sai dove trovarmi!”
 
A Ryo non piacque il tono che aveva usato per definire la sua donna; ora più che mai si era fatto ancora più suscettibile per quanto riguardava Kaori, ma dovette ammettere che l’investigatrice doveva salvare le apparenze; era appena stata respinta, e questo non fa di certo piacere a nessuno.
Ryo le rivolse un sorriso stiracchiato, ma non disse né fece altro: non voleva protrarre oltre quel penoso dialogo, e aveva fretta di sistemarsi per uscire; facendo un passo verso il bagno, le disse:
 
“Ora… se vuoi scusarmi…”
 
“Oh, sì sì, scusa tu. E comunque devo andare anch’io; le ragazze mi staranno aspettando” e si avviò alla porta senza voltarsi indietro.
Alzando una mano a mo’ di saluto aggiunse, prima di uscire:
 
“Ci si vede!”
 
Appena fu uscita, Ryo provò un immediato senso di sollievo e scosse la testa, desolato.
Non era stato piacevole per lui, ma lo doveva a Kaori e a loro due.
Ora erano una coppia, stavano insieme e non poteva più permettersi di fare le solite bambocciate; o meglio, nemmeno gli andava più, a dirla tutta.
E ripensò a Umibozu; dopo l’avventura di Kaibara, quando Ryo si era aperto con Kaori e sulla nave si erano addirittura baciati, seppure attraverso quel maledetto vetro – e sembrava fatta fra loro, e fosse chiaro a tutti cosa lui provasse per l’amata socia – l’ex-nemico lo aveva ammonito dicendo che ormai, per un playboy come lui, era arrivato il momento di pagare il conto, e che insomma era finito il tempo delle bisbocciate ed era ora di mettere la testa a posto.
Quel giorno, sospirando, Ryo si era detto: “Pazienza…” salvo poi tirarsi indietro nuovamente, quando aveva saputo che Kaori aveva dimenticato tutto.
Ma questa volta si erano spinti troppo oltre, infinitamente e piacevolmente troppo oltre, e non sarebbe tornato sui suoi passi per niente al mondo; ora quello era il suo magnifico presente, un sogno che si era avverato, una splendida realtà: amava Kaori e voleva stare con lei.
Era l’unica cosa che contava veramente.
Il passato era solo un lontano ricordo, anzi! Avrebbe utilizzato tutto il tempo a sua disposizione per farsi perdonare, dalla donna di cui era innamorato, di tutte le mancanze e delle sofferenze che le aveva procurato.
Non poteva più immaginarsi senza di lei.
 
Si affrettò quindi a prepararsi, per uscire dall’alloggio e raggiungere proprio colei di cui già sentiva acutamente la mancanza.
 
Reika invece, appena fuori da quella stanza, dove non si era mai sentita così male accetta come in nessun altro posto in vita sua, si fermò un attimo per riprendere fiato, appoggiandosi stancamente alla parete ricoperta di squisita carta da parati.
Era stata respinta, dunque, e stavolta era tutto vero: Ryo era serio, finalmente si era deciso, a quanto pareva, o lo avrebbe fatto a breve…
Kaori aveva vinto.
Del resto cosa si aspettava?
L’investigatrice l’aveva sempre saputo che, nonostante quel suo atteggiamento da sbruffone e donnaiolo, Ryo amava la sua partner, e non avrebbe permesso a nessun’altra donna di prendere il suo posto, o di stargli accanto.
Reika sognava, per sé e per l’uomo, una vita da soci in affari e nella vita, ma sposati, e non si sarebbe accontentata di una notte soltanto con lo Stallone di Shinjuku, o di una storia di solo sesso.
Probabilmente Ryo non si sarebbe mai sposato nemmeno con Kaori, perché, aveva sentito dire, lui non aveva una vera e propria identità, e per il mondo civile non esisteva affatto.
Ma a quel punto, dopo tutti gli anni passati insieme, vissuti sotto lo stesso tetto, quei due erano praticamente inseparabili: non gli restava altro che fare il grande passo, e palesare all’altro l’amore che provavano reciprocamente, dando una svolta sul piano fisico alla loro relazione.
Non sarebbe stato uno stupido anello o uno scarabocchio su di un documento, a sancire il sentimento che li univa.
 
Sono una povera illusa?” si chiese allora la donna.
Forse”, ammise a sé stessa.
Però sapeva che Saeba era comunque attratto da lei, e non ne aveva mai fatto mistero; d’accordo, lo era di tutte le belle donne che incontrava, però… però…
Ci aveva sperato, malgrado sua sorella Saeko l’avesse messa in guardia tempo prima; e addirittura anche la piccola Yuka, la peste di casa, che aveva già capito tutto dei due soci, glielo aveva detto chiaramente; ma lei aveva preferito non credere a nessuno.
D’altronde come si fa a vivere con una donna irascibile come Kaori, si ripeteva, innamorata per quanto gelosa del compagno, che non perdeva occasione per prenderlo a martellate, o scagliargli addosso Kompeiti solo perché lui era, come dire, un po’ farfallone?
Che Kaori fosse bella e affascinante, però, Reika lo sapeva, lo vedeva, e se solo si fosse valorizzata di più o avesse usato consapevolmente il suo fascino, avrebbe avuto ai suoi piedi tutti gli uomini che voleva e li avrebbe rigirati come calzini, completamente in suo potere.
E invece era così, semplicemente Kaori: con un potente carisma che le veniva da dentro, dalla sua innata bontà, dalla sua purezza, e dalla sua genuinità.
Era così adorabile che nemmeno Reika riusciva ad odiarla o a prenderla in antipatia fino in fondo, nonostante fossero rivali e, fra le due, avesse infinitamente più ascendente di lei sul bel Ryo; alla detective allora non rimaneva che stuzzicarla per farla arrabbiare, punzecchiarla sul rapporto che aveva con il socio così, giusto per il piacere di metterla a disagio.
Era un modo per rivalersi su di lei.
 
Sospirò.
 
Poi, di colpo, si ricordò di aver lasciato accesa volutamente la ricetrasmittente celata nel suo ciondolo, e si sentì morire.
Aveva sperato che così facendo la sweeper sentisse i loro discorsi, magari le avances che le avrebbe fatto Ryo, per farla ingelosire e imbestialire, e invece… non si era aspettata che le avrebbe servito su un piatto d’argento quella mezza confessione da parte dell’uomo, e contemporaneamente anche la propria disfatta.
Anche Miki sicuramente aveva sentito tutto.
Improvvisamente si sentì stupida, e d’istinto si coprì il viso con le mani, per poi fuggire via piangendo.
 
Kaori, dal canto suo, troppo felice di aver sentito Ryo dire quelle cose, si ripromise subito che non avrebbe infierito su Reika, e che non avrebbe mai più affrontato l'argomento con lei.
Nonostante la ragazza fosse andata lì con intenti fin troppo maliziosi, la sweeper non se la sentiva di dirle alcunché: ancora una volta la sua grande empatia la portò a comprendere lo stato d’animo dell’altra, e proprio perché conosceva fin troppo bene cosa si prova ad essere respinti, si convinse che l’investigatrice avesse già avuto la sua lezione, e che fosse più che sufficiente.
Con animo più sereno si decise a raggiungere le altre due per la colazione, sperando che di questo intermezzo non se ne facesse parola alcuna, dal momento che, ne era certa, anche Miki aveva udito tutto.
 
 
 
Appena Ryo fu pronto per uscire, sentì l’esigenza di concedersi finalmente una sigaretta.
L’incontro con Reika non era stato dei più piacevoli, e in un certo senso gli aveva rovinato quella splendida mattina, che era iniziata nella maniera più bella del mondo, e cioè fra le braccia della donna che amava.
Fece per prendere uno dei cerini della compagnia di navigazione, messi a bella posta sul mobile accanto alla porta, con su stampigliato il nome della nave da crociera Princess Raven in verde e oro sul cartoncino, quando ritrasse la mano.
No, si sarebbe servito del suo inseparabile accendino placcato in oro, il regalo più costoso che gli avesse mai fatto Kaori, a cui lui teneva in maniera spropositata, ovviamente all’insaputa di chi glielo aveva regalato.
Lo portava sempre con sé, come un talismano, un portafortuna, e in quel momento che più che mai, gli avrebbe lenito la nostalgia della sua socia.
Infilò le mani nelle tasche della giacca bianca, quelle sul davanti e in quella all’interno, ma l’accendino non c’era; nemmeno nel taschino dal quale occhieggiava il fazzoletto di seta, anche se lì, ci sarebbe potuto finire solo per sbaglio.
Ryo sentì crescere un vago senso d’inquietudine … possibile che lo avesse perso?
Controllò anche le tasche dei pantaloni, ma ottenne il medesimo risultato: l’accendino sembrava sparito.
Fece il giro della stanza e buttò per aria pure le lenzuola di quel letto ormai irriconoscibile, ma non ebbe più fortuna; e comunque si ricordò che, da quando era entrato furtivamente nella cabina di Kaori, non aveva fumato affatto, sia per rispetto della ragazza, sia perché impegnato in altri più gradevoli passatempi.
Si grattò la testa perplesso.
Quando era stata l’ultima volta che aveva fumato?
Si sforzò di ricordare; fumava solo quando era nervoso, e le ultime ore erano state le più eccitanti e piacevoli che avesse mai vissuto, anzi!
Sentiva un tale benessere percorrere ogni fibra del suo corpo, che se non fosse stato per Reika, probabilmente ne avrebbe fatto a meno ancora per un po’.
Quindi cercò di rivivere le ultime dodici ore appena trascorse, alla ricerca dei momenti critici in cui aveva avuto bisogno di scaricare la tensione assecondando la sua dipendenza dalla nicotina, ed infine ricordò.
Era stato subito dopo quei balli sensualissimi e conturbanti avuti con la sua affascinante partner, quando era dovuto quasi fuggire dalla sala per non compromettere la sua copertura, e perché la stava desiderando così tanto che non era più sicuro di riuscire a controllarsi, e non commettere una sciocchezza.
Stava fumando e ripensando a lei sul ponte, quando era stato raggiunto da una donna notevolmente bella; ricordava ancora il leggero senso di fastidio che aveva provato trovandosela davanti, proprio quando era deciso a rientrare e tornare da Kaori.
Lei gli aveva chiesto sensualmente se avesse da accendere, e lui distrattamente le aveva allungato  l’accendino.
Forse era stato lì che l’aveva perso, o meglio che era rimasto indebitamente nelle mani di quella sconosciuta.
Lui era così assorbito dal pensiero della sua socia, che non aveva fatto nemmeno caso se la donna glielo avesse restituito o meno.
 
Sospirò frustrato.
Avrebbe dovuto recuperarlo in qualche modo, e questa prospettiva non lo allettava minimamente; era una scocciatura bella e buona, ma non poteva fare altrimenti.
Non poteva più rinunciare a Kaori, come a nessun’altra cosa le appartenesse.
 
   
 
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