svolte
1.
Draco
era nella sua stanza e si massaggiava l’avambraccio…il marchio nero bruciava,
ma lui non aveva battuto ciglio. Era un Malfoy e come tale doveva essere
un mangiamorte.
Nessuno
gli aveva chiesto che cosa ne pensava, nessuno si era posto il problema. Ma la
cosa che lo angosciava di più non era il marchio in sè, (anche se di certo
avrebbe evitato volentieri di deturpare la sua candida pelle con un tatuaggio
di così dubbio gusto), ma la missione affidatagli dal Signore Oscuro: uccidere
Silente.
Sapeva cosa significava.
Suo padre aveva fallito ed ora era ad Azkaban. Spettava a lui tenere alto il
nome dei Malfoy e, se avesse fallito anche lui, questa volta Voldemort non si
sarebbe accontentato di imprigionare il
figlio di Lucius. Avrebbe preteso la sua vita.
Piton si era fatto garante per lui, ma Draco era
deciso ad andare fino in fondo. Avrebbe dimostrato che di lui ci si poteva
fidare.
Ma il 6° anno di scuola non fu facile per nessuno.
Per due volte aveva provato a colpire Silente e
per due volte aveva fallito.
Aveva sognato mille volte di uccidere San Potter,
lenticchia e la mezzosangue, ma un conto era fantasticare davanti al camino
della sala comune dei serpeverde, immaginando il trio appeso a testa in giù nel
folto della foresta proibita, un conto era fare sul serio.
Uccidere qualcuno a sangue freddo era più
difficile di quanto immaginasse.
Quando, alla fine, si trovò davanti al vecchio
preside, tutta l’angoscia che lo aveva attanagliato nel corso dell’anno esplose
in lui e non ci riuscì.
Aveva fallito e sarebbe morto. Ma nemmeno questo
pensiero lo risvegliò da quell’incubo.
Solo l’intervento di Piton scongiurò l’inevitabile
condanna a morte e la fuga fu il suo epilogo.
2.
Ora si trovava a Malfoy Manor, in compagnia di
amici di famiglia, anche se definire i mangiamorte “amici” era decisamente
troppo anche per lui.
I Malfoy non hanno amici, ma solo conoscenze
importanti ed influenti. Hanno rapporti di interesse ma non amici.
Ne era consapevole ed il motivo era chiaro: gli
amici ti rendono vulnerabile e come tale debole. I Malfoy sono la famiglia più
importante e più in vista di tutta Londra e del suo parallelo mondo magico. Ed
i Malfoy non possono permettersi d’avere dei talloni d’Achille. Tutto qui.
Il piano del Signore Oscuro era semplice: riunire
tutti i componenti dell’Esercito di Silente, rinchiuderli nelle segrete di
Malfoy Manor ed ucciderli, lasciando ovviamente a lui il privilegio di far
fuori il “prescelto”.
Buona parte della compagnia era già loro “ospite”,
ma dello sfregiato ancora niente. Non si trovava da nessuna parte. In
compenso avevano i gemelli Weasly, la sorellina Ginny, quel poveretto di Ron e
l’odiosa so-tutto-io Granger.
Potter non avrebbe tardato, non avrebbe lasciato i
suoi amici in pericolo…ed ecco la dimostrazione che gli amici sono la tua
rovina.
Non c’era nemmeno gusto. Non dovevano più
cercarlo, perché sarebbe venuto lui da loro.
3.
Draco si annoiava e decise di andare a trovare i
suoi ex compagni di scuola.
Arrivato davanti alle loro celle fu accolto da insulti
più o meno scontati: da “bastardo” a “maledetto”, da “assassino” a “patetico
idiota”. Quest’ultimo commento era uscito da quella boccuccia di rosa di Ginny
Weasly.
-
Che
c’è, Weasly, hai paura?
-
Taci,
Malfoy! Tu non mi fai paura. Sei solo un lurido egoista senza cuore!
Draco si avvicinò
alla rossa ed un lampo di pura cattiveria attraversò lo sguardo di ghiaccio del
biondino…
-
O-contraire, mon amour! E se
non ci credi…te lo dimostrerò.
Un sorriso tirato e
beffardo si disegnò sul suo aristocratico volto.
-
Portate
la rossa nella mia camera…credo proprio che stanotte mi divertirò parecchio!
Dividerò il mio letto con te, così non potrai più dire che sono un egoista!
E con una risata malefica,
si allontanò.
4.
Ginny era in preda al puro
terrore. Aveva guardato gli occhi del giovane e aveva letto trionfo e vendetta.
L’avrebbe fatto davvero. Questa volta nulla l’avrebbe fermato.
Ormai era nella stanza di
Draco da alcune ore, ma del giovane serpeverde non c’era traccia. Che si fosse
dimenticato? Improbabile.
Forse aveva cambiato
idea…o forse era caduto dalle scale ed era morto!
Questa possibilità le
sembrava la migliore…e mentre pensava al possibile necrologio, la porta si
aprì.
Draco era davanti a lei.
Sorrideva e la fissava sfacciatamente, quasi volesse spogliarla con gli occhi
per decidere se aveva fatto un buon affare…e la risposta sembrò soddisfarlo,
perché entrò, chiuse accuratamente a chiave la porta alle sue spalle e con fare
posato e rilassato si sedette di traverso su una grande poltrona davanti al
trionfale letto a baldacchino e le disse di spogliarsi.
Ginny rimase immobile,
incerta sul da farsi.
Non capiva se era solo una
sfida a chi cedeva per primo o se davvero voleva farle del male. Ma la calma e
la flemma che lo caratterizzavano non le lasciavano possibilità di scelta.
Lui sarebbe rimasto lì,
immobile, in attesa che lei facesse (o non facesse) qualcosa.
Decise di tentare una
mossa d’attacco, in fondo aveva troppo da perdere, per non provarci.
-
ti
credi un rubacuori, vero? Credi davvero che tutte le ragazze bramino di venire
a letto con te?
-
Perché?
Non è forse così? Mi ferisci!
-
Ma
guardati! Sei patetico!
-
Attenta,
ragazzina! L’hai già detto una volta, non te lo perdonerò ancora, chiaro?
-
E
sei pure permaloso!
-
Sono
solo abituato ad ottenere tutto quello che voglio. Se con le buone o le
cattive, in questo caso, dipende solo da te. Ed ora, se non ti dispiace, datti
da fare, non sono qui per chiacchierare…
Ginny rimase senza parole.
Lui non stava affatto scherzando né tanto meno
fingendo, e lei era lì, in piedi, in preda ad una specie di petrificus
totalus.
Spazientito Draco si alzò e si avvicinò alla
giovane che, istintivamente, indietreggiò, fino a fermarsi contro la parete.
-
sei
in trappola!
E così dicendo la baciò.
5.
Ginny si divincolò da quel contatto non voluto, ma
le braccia di lui erano forti e la imprigionarono sempre di più. Le labbra del
bel biondo cercavano un varco tra quelle di lei, ma la rossa fu determinata.
A quel punto Draco avrebbe potuto arrendersi e
soprassedere, ma ormai si era spinto troppo oltre, non si sarebbe fatto
soggiogare da una ragazzina impertinente.
Con un braccio riuscì ad immobilizzarla e con
l’altro cominciò lentamente a slacciarle la camicetta.
Ginny si divincolò, ma una risata cattiva uscì
dalla gola di lui. Ormai era solo questione di tempo.
-
Ti
prego, fermati…
-
Perché
dovrei farlo?
-
Io…io
non voglio…
-
E
questo dovrebbe intenerire il mio tenero cuoricino? Ma non sei stata proprio tu
a dire che sono senza cuore?
-
Ti
prego…
-
…ho
una proposta da farti.
-
…
-
resterai
prigioniera in camera mia, a mia completa disposizione. Dormirai nel mio letto,
mi farai compagnia e se ti comporterai bene forse, e dico forse, ti lascerò
stare…
-
altrimenti?
-
Ora
che ci penso non mi pare che ci siano alternative! Che cosa ne dici?
-
Cos’altro
potrei risponderti?
E così, per un paio di notti, Ginny divise il
letto con Draco.
La convivenza non fu propriamente idilliaca ma
nemmeno terribile, come si potrebbe pensare.
Draco era bastardo, odioso e viziato, ma era anche intelligente e colto.
A volte parlavano davvero di tanti argomenti, ma
spesso e volentieri il ragazzo si divertiva a lanciarle false provocazioni che
presagivano niente di buono e Ginny non si sentiva affatto al sicuro, in quella
prigione dorata.
La stanza da letto era comunicante con una
biblioteca personale ed una sera Ginny, mentre guardava tra gli scaffali, fermò
il suo sguardo su un tagliacarte d’argento, finemente cesellato. Lo prese quasi
inconsapevolmente e prima che Draco tornasse in camera lo nascose sotto il
cuscino.
Quando più tardi il giovane si avvicinò a lei per
stuzzicarla un po’ e tenerla sulla spine, lei si impossessò del tagliacarte e
fece per colpirlo, ma lui fu più svelto e la disarmò con un solo gesto.
La sorpresa e la rabbia per quell’azione gli
fecero ribollire il sangue nelle vene e perse completamente il controllo.
Si avventò su di lei. Le strappò la camicetta e
cominciò a baciarla in modo violento e senza riguardo.
Lei cercò di liberarsi ma lui fu più tenace.
Quando Draco la buttò sul letto e le strappò il
reggiseno, Ginny capì che non c’era più nulla che potesse fermarlo.
Decise di lasciarlo fare, sperando che in questo
modo facesse meno male, anche se in realtà il dolore che sentiva dentro stava
già facendola impazzire.
Draco cominciò a far scorrere le mani sul corpo
seminudo della ragazza e per un attimo si sentì davvero il padrone assoluto di
tutto, anche di lei.
Cercò lo sguardo di lei per leggervi la sconfitta,
ma quello che vide lo pietrificò.
Ginny era immobile, silenziosa, con le labbra serrate
per soffocare i singhiozzi e con gli occhi rigorosamente chiusi, mentre lacrime
silenziose scorrevano sul suo viso.
Distolse immediatamente lo sguardo, ma incrociò il
riflesso sullo specchio della parete accanto al letto ed il suo alter ego lo
fece rabbrividire.
Era disteso sul corpo di una ragazza indifesa, che soffriva, e lui se ne stava per
approfittare solo per il gusto di sentirsi…come? superiore? Di essere…cosa? Un
grande?
Era un mostro.
Ecco quello che era. Non c’era definizione
migliore, o peggiore, per descrivere quello che era in quel momento.
Prese la lampada che era sul comodino e la scagliò
contro lo specchio, per eliminare quell’immagine ripugnante, ed invece,
beffardamente, ora di mostri uguali a lui ce n’erano a decine.
Si fermò.
Si mise seduto sul letto e si coprì il viso con le
mani, premendo forte sugli occhi per cancellare l’immagine di quello scempio.
Poi, con una lentezza innaturale, raccolse da terra la camicetta della ragazza,
che non si era mossa di un millimetro, e la coprì delicatamente.
Dopodiché non poté fare altro che uscire dalla
stanza e riparasi in biblioteca.
6.
Ginny era così confusa che capì solo dopo alcuni
minuti che lui non era più nella stanza. Si rivestì in fretta, per paura e per
vergogna, e poi rimase seduta sul letto, abbracciandosi le gambe, in attesa di
capire che cos’era davvero successo.
Draco, intanto, era appoggiato al grande camino
che dominava la biblioteca e fissava il fuoco. Le fiamme avevano il potere di
ipnotizzarlo e di calmargli i nervi, che al momento non riusciva davvero a
controllare.
Che cosa stava diventando? Mai e poi mai aveva
pensato di violentare una ragazza. Eppure quella sera c’era andato davvero
molto vicino. Troppo. Ma lui non era così.
Era così stanco.
Stanco di non sapere come sarebbero andate le
cose.
Stanco di dover sempre fare quello che era stato
deciso da altri.
Stanco di indossare una maschera e non poter
essere semplicemente se stesso.
Stanco di tutto quell’odio gratuito che lo
circondava come un’aura malefica.
Dimmi
perché
in
questo girotondo d’anime
non c’è
un posto per scrollarsi via di dosso
quello
che ci è stato detto
e
quello che ormai si sa
da “Destinazione paradiso”
Verso mattina rientrò nella sua camera.
Ginny dormiva, in posizione fetale, in una piccola
parte del letto.
Tirò fuori la sua bacchetta, sussurrò uno “specula
repara” e lo specchio tornò a riflettere un solo Draco, dal bel viso, ora
tirato, e dai lineamenti, solitamente duri ed irriverenti, leggermente
ammorbiditi da un velo di tristezza.
Si avvicinò al letto nel
modo più silenzioso possibile. Doveva assolutamente liberare la sua anima da
quel peso e, senza preoccuparsi di verificare se la giovane stesse dormendo
davvero o fingesse, quando le sue labbra furono a pochi centimetri dal suo
orecchio riuscì a sussurrarle:
-
Perdonami,
Ginny. Perdonami, se puoi. Giuro sul mio nome e quel poco di onore che mi resta
che d’ora in poi sarò tuo servitore e tuo protettore. Non permetterò che ti
venga fatto alcun male. D’ora in poi non dovrai temere più nulla, né da me né
da nessun’altro.
E, mentre con dita tremanti tolse una lacrima che
ancora resisteva sul viso di lei, le posò un delicato bacio sulla fronte fresca
e profumata. Quindi se ne andò.
7.
Ginny era turbata e non si mosse per tutto il
tempo della confessione, ma seppe per certo che Draco, questa volta, e forse
per la prima volta, era davvero sincero.
Al suo risveglio, il ragazzo le fece trovare degli
abiti bellissimi, per sostituire quelli strappati, e le poche volte che lo
incrociò in biblioteca o nell’ampio terrazzo della camera, lui mantenne sempre
un tono pacato e gentile e rimase sempre a debita distanza.
Ginny capì che questo era il suo modo per
dimostrarle che la rispettava.
Il Draco che aveva davanti era un Draco diverso
dal serpeverde di sempre e, sorprendendosi lei per prima, decise di dargli una
seconda possibilità.
Nel pomeriggio fu lei a cercarlo per ringraziarlo
degli abiti e per chiedergli di raccontarle la trama di un libro che aveva
trovato in biblioteca. La scusa era veramente banale e lui questo lo capì,
ma proprio per questo apprezzò quel
gesto di riavvicinamento infinitamente di più.
Cominciarono a chiacchierare di tante cose e si
trovarono spesso a sorridersi e ad apprezzare l’uno la compagnia dell’altra.
Verso sera e, con non poco imbarazzo, Ginny gli disse d’essere stanca e di
voler andare a dormire, come se nulla fosse successo.
Era evidente che lo aveva detto sperando di
mettere una pietra sopra l’accaduto, e lui avrebbe davvero voluto poter
cancellare ogni traccia della sua azione malvagia, così l’accompagnò nella
camera, le sfiorò la guancia con bacio appena accennato e le augurò la buona
notte.
Fatto questo, tornò in biblioteca.
È uno
dei miei limiti
io per
un niente vado giù, se ci penso mi dà i brividi
ti ho
mandata via
non
faccio niente, resto chiuso qua
ecco un
altro dei miei limiti
io non
sapevo dirti che solo pensarti mi dà i brividi
anche a
uno stronzo come me, come me…
ma non
pensarmi più ti ho detto di mirare
l’amore
spacca il cuore: Spara! Spara! Spara dritto qui!
So come
sono fatto io ma non riesco a sciogliermi
ed è
per questo che sono qui e tu lontana dei chilometri
…ma
cosa vuoi aspettare?
L’amore
spacca il cuore: Spara! Spara! Spara dritto qui!
da “Spaccacuore”
8.
Quella notte Ginny non riuscì a prender sonno.
Quel ragazzo la faceva star male. Era evidente che
soffriva.
Nessuno gli aveva insegnato ad amare, nessuno gli
aveva mai dato affetto.
Era stato lasciato solo in tutto e per tutto.
Gli avevano insegnato solo a comprare quello di
cui aveva bisogno, a prendere tutto quello che voleva, anche con la forza, se
necessario, e a non preoccuparsi delle conseguenze, tanto qualcuno avrebbe
pagato il conto al posto suo.
Eppure la notte prima lui era venuto a meno a
quest’ultimo insegnamento.
Di sua iniziativa aveva interrotto quel crescendo
di rabbia e violenza che lo stava facendo agire come un mostro.
Il vero Draco Malfoy gridava e lottava per
emergere dall’ombra di quel Draco che era solo la proiezione di Lucius Malfoy.
E forse una breccia era stata aperta. Ormai era
solo questione di tempo. O la diga veniva “riparata” subito o l’inondazione
avrebbe distrutto tutto quello che era stato costruito sulla sua strada.
E con questo pensiero si addormentò.
9.
Il destino a volte prende strade e scorciatoie che
non sempre vengono riconosciute da chi si ritrova a percorrerle e quella sera
il destino fece la sua mossa.
Per chiarezza, Ginny era la più piccola di 7
fratelli. Era abituata a giocare con scope, boccini e bolidi, a rincorrere topi
di campagna e gnomi dispettosi, a stanare ragni (questo soprattutto quando
doveva vendicarsi di Ron), a raccogliere vermi per andare a pescare, in pratica
non le faceva paura nulla…tranne i temporali! Questi proprio non era mai
riuscita a sopportarli. Per cui, quando capitava che il cielo si infuriasse,
lei si infilava nel letto di mamma, accoccolandosi tra le sue braccia, ed
aspettava che passasse.
Poche ore dopo essersi accomiatata da Draco, Ginny
si svegliò di soprassalto a causa di un tuono fragoroso che squarciò il
silenzio.
Provò davvero a resistere, ma quando un secondo
lampo, seguito da un boato profondo, che sembrava provenire dalle viscere della
terra, fece tremare i vetri delle finestre, non ci pensò due volte e si
precipitò nell’unico posto dove sapeva avrebbe trovato qualcuno: la biblioteca.
Draco era in piedi davanti alla finestra che
guardava affascinato il mare in tempesta.
Quella notte cielo e terra facevano davvero sul
serio e la battaglia degli elementi che si stava svolgendo davanti a lui era
semplicemente spettacolare.
Improvvisamente la porta si aprì di colpo ed una
specie di folletto dai capelli rossi e disordinati si precipitò verso di lui.
Per fortuna era ben piantato sulle gambe, sennò un
volo per terra non gliel’avrebbe tolto nessuno!
-
ehi,
piccola! Che cosa ti succede?
Mentre la rossa, in preda ad una vera crisi
isterica, farfugliava frasi senza senso, (gli parve di capire che avrebbe preferito
affrontare Voldemort piuttosto che un temporale), lui non poté fare a meno di
scoppiare in una risata sincera e divertita.
Istintivamente l’abbracciò con tenerezza e
cominciò ad accarezzarle la testolina, appoggiata sul suo petto, per calmarla e
darle conforto.
Era una sensazione nuova e bellissima: qualcuno
l’aveva cercato per avere il suo calore e il suo sostegno e non i suoi soldi o
il suo nome.
Continuò a parlarle dolcemente, sorridendole e
massaggiandole la schiena ritmicamente, per confortarla e rassicurarla.
Ogni tanto, senza rendersene davvero conto,
depositava un bacio leggero sui suoi capelli profumati.
Alla fine, a malincuore, si staccarono da quel
caldo contatto e restarono così, leggermente imbarazzati, in piedi, uno di
fronte all’altra, senza sapere bene cosa fare.
Fu Ginny a parlare per prima:
-
mi
spiace averti interrotto…
-
tranquilla,
non stavo facendo niente di che…e tu comunque puoi interrompermi ogni volta che
vuoi.
-
Normalmente
non faccio di queste cose, ma i temporali mi danno piuttosto da fare. Fin da
piccola ne ho avuto paura e non riesco ancora a superarla…
-
Non
ti devi giustificare. Al contrario di te io adoro i temporali. Mi danno
emozione e tristezza allo stesso tempo. Prima con la furia che esplode da ogni
parte e poi, quando tutto finisce, rimane nell’aria quel particolare odore, che
ti penetra dentro e quasi ti stordisce…
-
Allora
dovrai farmi un corso accelerato per imparare ad apprezzare tutto questo, se
non vorrai ritrovarti la sottoscritta tra i piedi ogni volta che sente un
tuono!
-
Al
contrario! dovrò fare un corso accelerato per imparare ad invocare gli elementi
e scatenare uragani, così ti potrò tenere stretta per sempre tra le mie
braccia!
Quest’ultima frase gli uscì dal cuore e dalle
labbra prima ancora di poter riflettere e rimase sospesa, per qualche momento,
nell’aria elettrica di quella sera così speciale.
Draco, visibilmente imbarazzato, volse lo sguardo
al camino.
Ginny era senza parole (cosa assai difficile per
lei). Fece per tornare in camera ma, alla fine, tornò sui suoi passi e, con la
scusa degli ultimi tuoni lontani, rimase con lui.
Si sedettero sul divano. Lei si accomodò sulla
spalla di lui, trovando la posizione confortevole. Il profumo di Draco era
buono e l’avvolse dolcemente.
Contemporaneamente Draco provò una sensazione di
dolcezza infinita che sciolse definitivamente il ghiaccio del suo cuore.
Le diede un tenero bacio sulle labbra, le augurò
la buona notte e, per la prima volta in vita sua, si addormentò senza pensieri
cattivi nella mente, ma solo con la consapevolezza che qualcosa di buono era
successo nella sua vita.
La diga s’era rotta.
10.
Trascorsero i giorni seguenti restando sempre
insieme.
Sembrava davvero che le cose si mettessero bene,
per i due giovani, ma lo stesso destino che li aveva fatti incontrare decise di
farsi beffa di loro.
Mentre Draco attendeva Ginny per la cena, sentì
voci concitate giungere dalle segrete: Harry Potter, il prescelto, era stato
finalmente catturato.
Era giunto il momento che tutti i mangiamorte
attendevano. Il marchio nero cominciò a bruciare come non mai: Lord Voldemort
stava arrivando a Malfoy Manor.
Quasi senza riflettere, corse in camera per
avvisare Ginny, ma di lei non c’era traccia.
Non ebbe bisogno di farsi troppe domande, capì
immediatamente dove poteva trovarla.
Corse lungo i tortuosi corridoi, per raggiungere
le segrete, ma non prima d’aver agguantato al volo il suo mantello, e giunto al
capolinea, la vide. Era stata ricondotta da un mangiamorte, confusa e ferita,
insieme agli altri grifondoro ed ai componenti dell’Esercito di Silente.
Il coro che seguì il suo ingresso era fatto di
insulti ed improperi, ma lui non se ne curò.
Cercò solo lo sguardo di lei, che però, in quel
momento, era coperto dall’ abbraccio di Hermione.
Stava per avvicinarsi a lei, quando vide Bellatrix
farsi avanti.
Abilmente si atteggiò al solito modo sbruffone e
sfacciato.
Si rimise quella maschera che a fatica aveva tolto
davanti a Ginny e, con la solita voce strascicata, cominciò a chiacchierare
amabilmente con la zia:
-
allora,
nipotino, dove sei stato in questi giorni? Non ti abbiamo visto in giro da
nessuna parte…Lui sta per arrivare, lo senti? Noi gli renderemo
onore e gloria! Finalmente il giorno della sua rinascita è giunto! Non sei
emozionato?
-
devo
dire che sono stato piuttosto indaffarato. La piccola Weasly ci sa fare!
All’inizio era recalcitrante, ma dopo aver avuto un assaggio delle mie
personali e particolari attenzioni non ha più voluto staccarsi da me…e così ho
perso la cognizione del tempo. Un vero peccato che debba finire così, in fondo,
di ragazze brave come lei non ce ne sono molte… Anzi, ti chiedo di
perdonarmi, ma il minimo che io possa fare è andare a ringraziare personalmente
la mia compagna di letto…Non vorrei che morisse pensando che non l’ho apprezzata!
E così dicendo, con sguardo allusivo, si accomiatò
dalla zia, che parve soddisfatta, e si diresse con passo deciso verso le sbarre
della cella di Ginny.
Il mantello sulle spalle gli dava un aspetto
elegante e sinistro al tempo stesso.
I grifondoro, dopo quello che avevano sentito, gli
lanciarono sguardi di puro odio ed erano pronti a difendere la ragazza con ogni
mezzo a disposizione (molto poco, a dire il vero, visto che erano tutti
disarmati), ma lei li pregò, con loro grande disappunto e stupore, di
farsi da parte e si avvicinò a Draco.
Lui fece quel suo particolare mezzo sorriso a
beneficio dei presenti, ma i suoi occhi dicevano ben altre parole.
Ginny ormai aveva imparato a leggere i suoi gesti
e lui fece affidamento proprio su questo.
-
Mi
lasci così, senza nemmeno salutarmi o ringraziarmi? In fondo siamo stati bene
insieme, no?
-
Cosa
ti aspetti che risponda?
-
In
effetti c’è poco da dire…perché invece non mi abbracci un’ultima volta?
…e con le
labbra sussurrò un impercettibile –
fallo! fidati di me.
Ginny era stordita, ma
decise di fidarsi.
Sotto lo sguardo attonito
dei suoi amici infilò le braccia sotto il mantello di Draco e, sulla schiena,
all’altezza della cintura del giovane, toccò qualcosa di sottile e freddo: la
bacchetta di Draco!
In quell’abbraccio così
insolito, tra il peggior serpeverde e la più bella grifondoro, il biondo riuscì
a scambiare sottovoce alcune parole con la rossa:
-
prendila!
Non pensare che mi sia scordato della promessa che ti ho fatto. Farò di tutto
pur di salvarti.
-
ma
tu come farai?
-
Questo
non ha importanza. La mia vita finisce comunque stasera, qui. Se vincerete voi,
tu sarai salva ed io preferisco morire piuttosto che finire ad Azkaban come mio
padre. Se invece vincerà lui…non avrò alcuna ragione per vivere…per cui
fanne buon uso!
E sfiorando le sue labbra con un ultimo bacio, si
staccò da lei.
Si voltò in fretta ricacciando le lacrime che
stavano per tradirlo, ma gli occhi allenati di Piton non si lasciarono sfuggire
quel particolare.
Forse c’era ancora speranza…
Draco incrociò lo sguardo del suo padrino e capì
immediatamente d’essere stato scoperto. Lo implorò con lo sguardo ed il
professore si limitò a sussurrargli: - sta attento!
Forse c’era ancora speranza…
11.
Quello che seguì fu lo scontro più cruento che si
fosse mai visto nel mondo magico.
L’arrivo di Voldemort fu accolto da ovazioni ed
applausi ed in quella confusione nessuno, tranne Draco e Piton, si accorse
dell’incantesimo silenzioso lanciato da Ginny.
La ragazza recuperò le bacchette dei suoi compagni,
aprirono i lucchetti delle loro celle e, approfittando della confusione e dello
sconcerto iniziale, cominciarono a lanciare incantesimi d’ogni genere sui
mangiamorte.
Il caos era ovunque.
Non si capiva da che parte arrivavano e a chi
erano diretti i malefici urlati ed in tutto questo Piton tenne Draco al di
fuori dalla linea di tiro del fuoco incrociato.
Disarmato ed impotente, gli occhi del ragazzo
erano fissi su Ginny, che abilmente un po’ si difendeva ed un po’ attaccava.
All’improvviso qualcuno schiantò Hermione, che si
ritrovò per terra semi-incosciente. Ginny fece per soccorrerla e si distrasse
quel tanto che basta per fare la differenza tra la vita e la morte.
L’azione che seguì fu quasi simultanea: Bellatrix
lanciò un “avada kedavra” in direzione di Ginny.
Draco urlò alla ragazza di spostarsi, ma lei non
lo sentì, e senza riflettere nemmeno per un attimo il biondo balzò fuori dal
riparo che aveva trovato e fece da scudo col suo corpo alla rossa.
Contemporaneamente Molly, richiamata dalle grida del ragazzo, lanciò un
incantesimo di protezione verso la figlia che fece rimbalzare la maledizione
senza perdono sulla perfida strega, che ne rimase colpita a morte.
Lo scudo di Molly, però, non fu abbastanza potente
da scongiurare un maleficio così crudele come un “avada kedavra” e gli occhi di
Draco, colpito in pieno, rimasero aperti e senza segno di vita, mentre cadeva
in ginocchio, accanto alla sua Ginny, che non potè fare altro che accoglierlo
tra le sue fragili braccia.
12.
Due settimane dopo lo scontro finale, in cui tanti
persero la vita, l’infermiera di turno aprì le tende della camera del san
Mungo, dove era stato portato il corpo, privo di sensi, di Draco.
Il giovane ebbe un attimo di fastidio, a causa
della luce, e cercò di riparasi gli occhi chiari, la donna si accorse del
movimento e si girò:
-
era
ora che si svegliasse, signorino Malfoy! Tutti i giorni la sua ragazza viene a
farle visita e lei non fa altro che dormire! Anche adesso è qui fuori che
attende…
-
La
mia ragazza? Io non ho…
Ma poi un dubbio tremendo lo zittì: doveva essere
Pansy, (che non aveva mai fatto mistero del suo debole per Draco e che non
aveva mai capito invece che lui non era interessato, da quel punto di vista). E
questo significava solo una cosa: aveva vinto Lui…
Stava per sentirsi male, ma doveva sapere, doveva
chiederle che fine avevano fatto gli altri. Doveva chiederle di Ginny.
-
per
cortesia, le dica che sono sveglio e che vorrei vederla.
la donna, mentre uscì, sorrise. Riferì il
messaggio alla ragazza che da 14 giorni veniva a fargli visita e, quando lei
entrò nella camera, Draco credette d’essere in preda ad un incantesimo di
confusione.
Ginny. Era Ginny la “sua” ragazza…
-
bentornato
tra noi!
-
Ciao…
-
Spero
non ti dispiaccia se ho detto d’essere la tua ragazza, ma era l’unico modo per
entrare in questo reparto. Devi essere un parente o comunque qualcuno “di
famiglia” e, con questi capelli, non credo che sarei riuscita a spacciarmi per
tua sorella!
Ginny chiacchierava, sperando di colmare quel
silenzio che altrimenti sarebbe calato tra di loro.
Draco, invece, da parte sua, non riusciva ad
articolare nemmeno una sillaba. Seguiva i suoi discorsi con interesse e, nello
stesso tempo, non si capacitava che lei fosse lì, con lui.
Lei proseguì il suo monologo, raccontando, con non
poca emozione, di come era terminato lo scontro.
Della vittoria di Harry su Voldemort.
Di quante persone buone avessero pagato a caro
prezzo questa vittoria (tra cui suo fratello Fred ed il professor Piton).
E di come le cose fossero inevitabilmente
cambiate.
Draco non sapeva cosa dire. Era rimasto colpito
dallo sviluppo degli eventi.
Non capiva nemmeno perché lui non fosse stato
messo sotto custodia, visto che comunque anche lui era un mangiamorte, ma a
questa particolare domanda inespressa fu Ginny a dare una spiegazione:
-
il
tuo contributo è stato decisivo. Senza la tua bacchetta non avremmo potuto
difenderci. E questa è stata la chiave di svolta. Il ministero ne ha tenuto
conto.
-
E
così ora le nostre strade si dividono…Immagino che tornerai con san Potter…in fondo è stato lui a
salvare tutti quanti!
-
In
effetti me l’ha chiesto ma io, per quanto gli sia affezionata e gli voglia un
gran bene, gli ho detto di no…
-
gli
hai detto di no? Perché? Qualunque ragazza vorrebbe essere al tuo posto!
Ginny sorrise
maliziosamente, si avvicinò al letto dove giaceva Draco e, facendo spostare
leggermente il ragazzo, si sedette accanto a lui.
-
hai
perfettamente ragione. Qualunque ragazza, in questo momento, vorrebbe
essere al mio posto!
E così dicendo lo baciò.
Un lungo e dolcissimo bacio che fece perdere la
cognizione del tempo ad entrambi.
Quando, malvolentieri, si staccarono per
riprendere fiato, i loro occhi brillavano ed una luce nuova illuminava i loro
sguardi innamorati.
Draco, nonostante fosse visibilmente emozionato,
si riprese in fretta. Si fece più audace e trattene a sé la ragazza che, a dire
il vero, non oppose molta resistenza.
Rimasero abbracciati, continuando a baciarsi e a
parlare.
Ginny riprese il discorso.
-
non
ti ho ancora ringraziato per avermi salvato la vita…se tu non fossi intervenuto
io ora non sarei qui…
-
pensavo
l’avessi appena fatto!
-
Il
bacio di prima era per avermi dato la tua bacchetta…ma questo è per me!
E così dicendo cominciò a stuzzicare Draco…
-
Ginny,
cosa stai facendo?
-
Tu
cosa credi che voglia fare?
-
Ginny,
davvero…non credo…
-
…
-
…
13.
Quando l’infermiera tornò per portare il vassoio
della cena, quasi ci rimase secca!
Coperti solo dalle lenzuola i due innamorati
erano, inequivocabilmente, intenti a fare sul serio!
-
Signorino
Malfoy! Davvero crede che sia questo il luogo giusto per fare certe cose?
Lei è reduce da un brutto colpo e ha
bisogno di curarsi!
-
Le
assicuro che in questo momento sono in ottime mani. Oltretutto le “cure” della mia
ragazza sono la migliore medicina che
potrei desiderare! Per cui, la prego, non ne faccia una questione di stato!…
-
Ma
siamo in un ospedale!
-
Che
differenza fa dove siamo?…piuttosto non avrebbe uno di quei cartellini che si
trovano negli alberghi con scritto “non disturbare”? Sarebbe davvero seccante
essere interrotti sul più bello!
L’infermiera rimase senza parole, la
sfacciataggine di quel ragazzo era incredibile!
Ginny intanto s’era fatta piccola piccola per
l’imbarazzo (e, da brava Weasly, fu in grado di riprodurre tutte le tonalità
del rosso nel giro di pochi secondi) e Draco si sentì di nuovo se stesso.
Padrone e sicuro della situazione.
Alzò un sopracciglio e si lasciò sfuggire un
sorriso divertito!
Era tutto così irreale!
Ginny era con lui (meglio ancora, sopra di lui) e
lui non si era mai sentito così felice in tutta la sua vita!
Era rinato insieme a lei ed ora sapeva esattamente
che tipo di persona voleva diventare.
-
Quando
esce chiuda la porta, per cortesia! …Dove eravamo rimasti?
-
…
un viaggio ha senso solo senza ritorno
se non in volo
senza fermate nè confini
solo orizzonti neanche troppo lontani
io mi prenderò il mio posto
e tu seduta lì al mio fianco mi dirai:
destinazione paradiso!
da “Destinazione paradiso”