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Autore: AlexVause    30/10/2020    0 recensioni
[Killing Eve]
[Killing Eve]C'è un nuovo cattivo in città e l'MI6 deve catturarlo perché collabora con i 12.
Villanelle potrebbe essere coinvolta con tutto ciò, ma qualcosa fugherà ogni dubbio di Eve.
Questa è una breve storia che si allaccia alla terza serie, senza mettere tanti dettagli, così che (anche chi non l'ha guardata)possa evitarsi troppi spoiler (Attenzione comunque).
E' da troppo tempo che non scrivo FF ma un sogno mi ha ispirata e così, eccola qui. Buona lettura e fatemi sapere nei commenti ^_^
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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Killing Eve
Il giorno in cui decisi di restare
Capitolo 1 - Eve
 
Per Eve Polastri, quello era un giorno come un altro.
Si alzò dal letto, trascinandosi come ogni mattina. Sospirò, guardandosi allo specchio. Un profumo di caffè riempiva la piccola casa dove in quei mesi si era rifugiata, forse nascosta dagli eventi…o da lei? Si soffermò su quel pensiero, sugli occhi di quella bionda che le toglieva il fiato.
Sentimenti contrastanti la investivano ogni volta che la vedeva. Paura, odio e poi…e poi.
«Dio» sbuffò come ad esternare quella forza che dentro sé veniva meno. Una richiesta di aiuto se avesse continuato quella frase. Anche il solo pensare a Villanelle ormai la disarmava.
Si versò il caffè in una tazza con l’emblema del suo college. Un ricordo che si portava dietro da quando era all’accademia di polizia. Un ricordo assai caro che l’ancorava a terra, ai suoi ideali. Ma quali erano?
In quel periodo non si riconosceva più.
Niko, il viso del marito, o era meglio dire ex, le si palesò nella mente.
«Ho rovinato tutto» le uscì dalle labbra. Una frase malinconica ma piena di dolore o forse era rammarico? Rimpianto? Scosse energicamente il capo. No, quello no.
Prese la cannella e ne mise una leggera spolverata sul caffè. Il suo profumo misto a quello della bevanda calda e nera, le fece chiudere gli occhi come ad assaporarla meglio.
Il bacio. Quel bacio fugace dato a Villanelle sull’autobus.
Perché? Si chiese scrutando dentro sé.
Il cuore si mise a correre veloce ripensando a lei. Lei, una killer su commissione, pericolosa e mentalmente instabile. Davvero Eve?
Prese un respiro profondo senza mai distogliere lo sguardo da quei ricordi. Le parve quasi di sentire il suo profumo. Il ricordo vivido di quel ballo. Il calore di Villanelle. Il suo corpo così vicino, il suo viso, le sue mani che la stringevano.
Il telefono squillò facendola sussultare. La tazza quasi vuota, cadde sul pavimento infrangendosi.
Ecco, ora poté determinare il momento esatto in cui il suo essere mutò. Anche l’ultima cosa che la manteneva legata alla sua vecchia vita andò in frantumi.
Rispose alla chiamata, con tono piatto di chi si sente vuota. Carolyne la voleva incontrare.
 
«Siegfried Stern. Siamo sulle sue tracce da anni. Una soffiata ci ha rivelato che sarà qui a Londra sino a fine mese. Abbiamo una settimana per catturarlo» Carolyn, accento inglese perfetto, voce apatica dal tono lineare, riusciva a parlare di brutali omicidi senza mostrare emozioni.
«Qualche indizio in più?» Eve era incuriosita.
«Lui è uno di quelli che muovono le fila dei 12»
Dentro sé Eve sembrò esclamare un “Ah”, e nuovamente il pensiero scivolò su Villanelle.
«Villanelle è in gioco» quella frase detta da Carolyn fu una doccia fredda per la mora dall’aria assorta. Eve, infatti si destò velocemente «Che vuoi dire?»
«Non so come, ma sembra che Villanelle sieda al tavolo dei 12»
«Cosa stai dicendo?» Eve sgranò gli occhi.
«È stata vista nel salone, in una riunione privata con Hélène»
Eve rimase senza parole. Cosa stava combinando Villanelle? Un nodo le salì alla gola. Come ha potuto credere al suo doppio gioco? Non poteva fidarsi di lei, non ha mai potuto farlo. In fondo, cosa mai poteva aspettarsi da un killer? «Quindi?» chiese.
«Cerca di sapere qualcosa di più» la frase detta da Carolyn come se fosse la cosa più ovvia da fare «Sfruttala Eve. In fin dei conti può tornarti utile un infiltrato. Sappiamo che sei una sua debolezza, quindi sfrutta questo punto a nostro vantaggio».
Eve si alzò, consapevole di tutto e di niente.
«Per ora cerca informazioni e trova Villanelle» continuò l’agente dell’MI6 «un detto dice che ogni persona è qui sulla terra per uno scopo. Cerca di rendere utile, una persona inutile come lei».
Con un cenno del capo Eve si allontanò.
 
Chiuse la porta del suo appartamento sbattendola con forza, quasi ad esternare la rabbia di quel momento.
Non riusciva a sopportare il cinismo di Carolyn. Perché sentir parlare così di Villanelle, era riuscita a ferirla nel profondo?
Inspirò a fondo ed espirò. Le mancava il respiro. Il cuore correva veloce nel petto. Chiuse gli occhi sedendosi pesantemente sulla sedia le mani a coprire il viso. “Cazzo Eve, riprenditi” pensò fra sé.
«Ciao Eve».
Quella voce, quel saluto la fece alzare immediatamente. La sedia cadde a terra. Eve rimase immobile senza voltarsi. Rimase ferma in piedi, come ad aspettare di udirla di nuovo.
«Ciao Eve».
La voce, quella voce si fece più vicina. La sua voce, così calma e paziente.
Eve inspirò a fondo. Espirò e poi, si voltò.
Villanelle era lì davanti a lei. Elegante, bella come sempre e forse anche di più.
Un completo gessato, pantaloni e blazer, che le fasciava il corpo divinamente.
I capelli lunghi e biondi le cadevano sulle spalle morbidi e setosi, come ad incorniciarle il viso.
«Ciao Eve» lo disse nuovamente. Un sorriso lieve sulle sue labbra.
Perché era qui? Perché era così bella?
«Perché sei qui?» la domanda uscì più duramente di come Eve se l’era immaginata.
Villanelle si mise le mani in tasca guardandosi intorno «è bello qui, ti rispecchia».
«Una bettola?» la mora alzò un sopracciglio indispettita.
«Sei caotica. Confortevole ma caotica. Una casa così piccola, pochissime stanze ma dove c’è tutto ciò che serve. Accogliente perché compatta, come un nido, un rifugio» in quell’istante Villanelle si fermò. Le labbra ancora aperte, seppur lievemente. In quell’istante aveva capito che Eve era il suo rifugio.
Serrò la mascella, quando capì la pericolosità di quella debolezza.
Eve colse quel pensiero fugace che scosse la bionda. Lo colse a tal punto da comprendere quanto lei stessa, si aggrappasse agli istanti che passava con la bionda «Perché sei qui» chiese nuovamente.
Sulle labbra di Villanelle nacque un sorriso malizioso «Siegfried Stern» attese una reazione della mora, che non si mosse minimamente. Fece un passo verso di lei. I loro visi vicinissimi «Posso aiutarti» un sussurro lieve come una brezza invernale sulla pelle.
Villanelle le sfiorò la mano con la sua «Voglio aiutarti»
«Come» una domanda che dal tono di Eve sembrava più una stanca richiesta.
«So che l’MI6 non sa nemmeno quale sia il suo volto. Io sì, lo conosco, posso dirti chi è e dove si trova»
Sfruttala Eve” le parole di Carolyne le rimbombavano nella testa quasi a farle male. Così, Eve nuovamente inspirò ed espirò, quasi a voler cacciar fuori quella voce fastidiosa.
Villanelle prese lo smartphone dalla tasca dei pantaloni «Seguimi» disse prima di allontanarsi verso la porta.
Eve guardò la sua tazza dell’accademia, ancora lì a terra in frantumi. Prese la sua giacca e la seguì.
 
Per Eve Polastri, quello era un giorno come un altro…o forse no.
Si ritrovò in auto a guidare. Villanelle seduta al suo fianco, che guardava con occhi ricchi di meraviglia, segno di un’infanzia perduta, ogni cosa interessante che scorreva lungo il loro viaggio.
Era uno dei pochi momenti in cui Eve riuscì a sentirsi serena. Guardava la donna vicino a lei spesso faticando a trattenere un sorriso. Guardava la donna vicino a lei, pensando di riuscire a viverla un po' più del solito. Bastava allungare la mano per poterla toccare eppure, non osava farlo. La sua paura era che fosse un sogno, una bolla di sapone e, se l’avesse toccata, sarebbe sparita lasciandola sola.
«Gira in quel vicolo e parcheggia» la voce della bionda la colse alla sprovvista dopo tanto silenzio, ma Eve fece ciò che le era stato chiesto.
«È quasi l’una. A quest’ora viene sempre a pranzare qui» Villanelle pronunciò quelle parole, senza distogliere lo sguardo dalla tavola calda a pochi passi da loro.
«Come lo sai?» domandò Eve incuriosita.
«I suoi incontri d’affari li svolge qui. Abbiamo l’ordine di recapitare qui qualsiasi cosa lo riguardi»
“Abbiamo” è una conferma che lavora ancora per i 12. Questo pensò l’Agente dell’MI6. Un pugno nello stomaco dettato dalla paura. Paura per Villanelle o paura di lei? «Abbiamo?» chiese.
«Non importa» Villanelle rispose frettolosamente aprendo la portiera e scendendo dall’auto.
Importava eccome, ma Eve era cosciente che quello non fosse né il momento né il luogo per discuterne.
Le due donne entrarono e si sedettero ad un tavolo.
«Non è un problema se ti vede?»
«Non mi ha mai vista, comunque il suo tavolo riservato è abbastanza fuori dalla nostra visuale, anche se non totalmente. Possiamo tenerlo d’occhio da lì» la giovane donna indicò uno specchio poco distante, posto in un angolo. Villanelle aveva ragione, visuale perfetta per loro.
E senza attendere troppo, Siegfried Stern fece il suo ingresso. Due scagnozzi in completo nero ad accompagnarlo. Si sedette al solito tavolo, ordinò del vino rosso, ma qualcosa andò diversamente dai progetti fatti da Villanelle.
I capelli scuri di una donna a lei sin troppo familiare, celarono un volto che non tardò a farsi mostrare.
Hélène sorrise allo specchio e Villanelle capì. Hélène sorrise allo specchio e il cuore di Eve mancò di battere.
«Credi che ci abbia viste?» Eve formulò la domanda temendo per la risposta.
«Ne sono certa».
Eve sentiva l’aria immobile attorno a lei. La tensione cresceva a dismisura.
«Aspettiamo la loro mossa e poi agiremo di conseguenza» il tono di Villanelle sembrava calmo, ma la sua espressione dura, mostrava che non lo era.
Villanelle, mascella serrata, respiro controllato, battito veloce, si rese conto di aver messo in pericolo l’unica persona che aveva mai amato davvero. Che qualcosa potesse andare storto bisogna sempre metterlo in conto, ma così…
Siegfried ed Hélène si alzarono, pagarono il conto e si avvicinarono all’uscita.
L’azzardo era seguirli.
I due uscirono dalla tavola calda. Eve e Villanelle si alzarono di scatto, lasciarono dei soldi sul tavolo e senza che la bionda se ne rendesse conto l’Agente dell’MI6 era scomparsa dalla sua vista.
Villanelle uscì velocemente a cercarla.
In quel momento molti turisti uscirono dal teatro di fronte a lei. La killer su commissione la cercò con lo sguardo setacciando i volti delle persone uno ad uno.
Il panico iniziò a impossessarsi di lei. Emozioni mai provate prima.
Una mano sulla spalla la fece voltare e Villanelle finalmente tornò a respirare.
Eve Polastri era lì davanti a lei. Un lieve sorriso sul volto «Ti sono mancata?» fu tutto ciò che disse.
Villanelle, con tocco leggero, le mise un braccio intorno alla vita, avvicinandola a sé per poi sussurrarle all’orecchio «Mi sono sentita morire quando non ti ho più vista».
La vicinanza della bionda ad Eve le fece mancare del cuore un battito, lo stesso cuore che si fermò pochi istanti dopo.
Un’espressione di stupore mista a paura si dipinse sul volto di Villanelle, che con prontezza capovolse la situazione.
L’amore fa compiere azioni straordinarie anche alle persone più impensabili e, quel giorno iniziato come gli altri, mutò lasciando un segno indelebile in un cuore dal sapore confuso.
Eve sentì le forze di Villanelle venir meno. La strinse a sé tra le urla delle persone.
Uno scagnozzo di Siegfried, mischiandosi fra la folla, attaccò le due donne con l’intento di accoltellare Eve, che gli dava le spalle. Villanelle lo vide e, in un battito di ciglia, scostò l’agente dell’MI6 prendendone il posto. Il ghigno soddisfatto di quell’uomo senza nome, fu l’ultima cosa che vide Eve prima che lo scagnozzo, come era apparso, svanisse nel nulla.
 
©AlexVause
  
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