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Autore: theastwind    30/10/2020    1 recensioni
E' una storia d'amore e d'avventura tra Nami e... il Rosso.
Ambientata nel lasso temporale collocato prima che la ciurma entri nel Grande Blu.
Genere: Erotico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nami, Shanks il rosso
Note: Lime | Avvertimenti: Incompiuta
Capitoli:
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048 – Rabbia

Shanks l’osservava rapito appena fuori della bottega del calzolaio: si era nascosto per non farsi vedere da lei mentre aspettava la riparazione dei suoi infradito a cui era molto affezionato.
L’aveva vista comprare cose bellissime e inutili, passeggiare come un fantasma senza spiccicare una sillaba e provarsi abiti, scarpe e gioielli ad una velocità vertiginosa.
E si sentiva un rifiuto della società.

Lentamente, Nami tornò al carretto depositando le ultime cose che aveva comprato, impiegandoci del tempo sotto gli sguardi non proprio tranquilli di Shanks e di Helena che non si era accorta della presenza del suo amico.
All’improvviso si sentirono schiamazzi e urla provenire dalle bancarelle in fondo e tutti si dileguarono in un secondo lasciando ogni cosa com’era; Helena, che si era allontanata un attimo, raggiunse in fretta e furia il carretto con la bimba in braccio gridandole:
“Nami, salta su… Andiamocene!”
Ma lei non si era mossa da quella posizione e teneva lo sguardo fisso rivolto ai cinque energumeni che le si avvicinavano ridacchiando: erano balordi della zona che i giorni di mercato si divertivano a tormentare commercianti e cittadini.
Shanks era già pronto a farli fuori nel caso avessero anche solo pensato di toccare la sua mocciosa ed estrasse la spada.
“Buongiorno, donna Helena… - fece quello che presumibilmente era il capo – stavamo giusto per fare una capatina da te… Abbiamo saputo che il raccolto del grano è stato abbonante…” - mentre a Shanks saliva la pressione nel rendersi conto che la sua amica non gli aveva confidato di essere taglieggiata da quei cretini.
Poi quello guardò Nami arrapatissimo e chiese alla mora che intanto era scesa dal carretto dopo aver sistemato sua figlia:
“E lei fa parte del tuo raccolto? O ti sei messa ad allevare anche certe bestiole da compagnia?” – mentre fissava il seno di Nami che lo guardava per nulla preoccupata e anzi… piuttosto sfrontata.
Prima che Shanks si avviasse per farli fuori, Helena lo precedette per tirare via Nami e farla salire sul carretto.
Ma nell’avvertire il contatto con lei, Nami esplose come un vulcano:
“NON MI TOCCARE… STRONZA!” – tuonò in tutto il mercato facendo drizzare i capelli a tutti, balordi inclusi.
Shanks era sconvolto e la guardava senza respirare.
I cinque idioti erano rimasti paralizzati da quell’urlo, ma si ripresero subito e risero:
“Ehi, hai fatto incazzare questo zuccherino… - fece il capo che si rivolse a Nami e le disse – cos’è non ti piace essere toccata? Scommetti che se ti tocco io, cambi idea?”
E lei alzò lo sguardo e lo fissò con un’espressione da maniaca:
“Scommetti che se mi tocchi, ti taglio le palle?” – e ghignò.
Shanks era rimasto immobile a guardare quella furia di ragazza, assolutamente sedotto della pirata più sexy dei sette mari. Se la stava letteralmente mangiando con gli occhi quella mocciosa così dolce e fragile, forte e coraggiosa allo stesso tempo…
“Che fegato – pensò, cotto di lei – l’adoro! E’ la donna dei miei sogni: bella e spietata…”
Gli energumeni la guardavano piuttosto scioccati: non erano abituati a certi incontri e quella ragazzina dalle gambe bellissime li aveva spiazzati. Però era mingherlina e non poteva fare granché…
“E fammi vedere come fai…” – fece l’altro toccandole il seno mentre Shanks smetteva di respirare.
In un attimo, Nami estrasse un pugnale dalla giarrettiera e glielo piazzò fra le gambe mentre Helena copriva gli occhi alla sua bambina e Shanks rabbrividiva, immaginando il dolore dell’energumeno che lanciò un urlo agghiacciante e si accasciò a terra.
Gli altri rimasero scioccati ed immobili e questo costò loro la vita: con il coltello insanguinato si avventò sul primo davanti a lei e gli tagliò la gola senza pensarci su e stava per fare la stessa cosa col terzo che invece si scansò per tempo e le bloccò la mano.
Ma con l’altra lei gli strizzò forte le palle mentre Shanks si lasciava andare ad un tifo da stadio e la guardava soddisfatto: 
“Se la cava da sola…” – capì al volo, rinfoderando la spada.
Il gigante, piegato dal dolore la lasciò andare e lei gli piazzò un gomito sulle tempie senza esitare, gli riservò il suo bastone di fiducia che gli suonò prima nelle palle e poi in testa mentre scansava i due che si erano avventati e che persero l’equilibrio, cadendo in avanti.
Infine, ai due caduti completò il trattamento rovesciando una baracca di frutta.
Shanks era in preda alle fiamme, la trovava fantastica: il combattimento l’aveva fatta sudare e lui si era eccitato da morire… Non riusciva a credere che la sua Nami dolce e innamorata fosse la stessa donna bella e forte che aveva sistemato alla grande cinque brutti ceffi che taglieggiavano la città:
“Sì è lei…” – sospirava.

Rimase nascosto agli occhi di Nami e l’osservava con il cuore sospeso in aria mentre lei recuperava il coltello e lo ripuliva dal sangue con la camicia di uno di quegli idioti che avevano finito di vagabondare per la città.
Poi, sconvolgendolo di nuovo, si girò di scatto verso Helena, che la fissava terrorizzata e, con grande freddezza e altrettanta precisione, lanciò contro di lei il pugnale facendolo passare tra quella massa di capelli neri e piantandolo contro il palo di una bancarella.
Shanks sentì il cuore fermarsi e, per un attimo, temette davvero che l’avesse uccisa; Helena era rimasta vicino a sua figlia coprendole gli occhi, immobile.
“Non ti ammazzo – disse Nami con l’affanno, guardandola e puntando il dito mentre gli occhi, suo malgrado, le si riempivano di lacrime – non ti ammazzo solo perché lui ti vuole bene… – come se avesse ripreso un discorso interrotto poco prima – Ma ricordati questo: SHANKS E’ MIO!” – urlò con tutto il fiato che aveva in corpo, facendosi sentire in tutto il villaggio mentre a lui veniva la pelle d’oca e stringeva le labbra per domare il suo cuore che scoppiava. 
“E’ IL MIO ROSSO, HAI CAPITO? Non ti permetterò di portarmelo via! Non ti azzardare più a toccarlo! Stronza! La prossima volta… te lo giuro… la prossima volta che lo tocchi il pugnale te lo ficco nel cuore!”
Cadde sulle ginocchia singhiozzando e poi svenne. 

Mentre aiutava la sua amica ad issare Nami sul carretto Shanks non sapeva che dirle vedendola così pallida e spaventata; ripensava alle sue parole, a quell’urlo in mezzo alla gente che diceva a tutti che lui le apparteneva…
“Sono il suo Rosso…” – pensava, sospirando con il cuore grosso, innamorato fino al midollo e ancora scosso dalla scena più improbabile a cui avrebbe mai pensato di assistere.
Nami l’aveva proprio scioccato e sebbene lo sguardo troppo tranquillo e freddo di quella mattina gli avesse messo una strana tremarella addosso, non riusciva ancora a credere a quello che i suoi occhi avevano visto e le sue orecchie sentito…
“Non fare quella faccia, Shanks… - rise Helena all’improvviso, riprendendosi da quella brutta avventura – hai visto che non è poi tanto mocciosa?” – e gli strizzò l’occhio.
“Mi dispiace…” - fece lui guardandola senza scorgere più i segni della paura.
“Lo sapevo che l’avrebbe fatto perciò l’ho invitata al mercato…”
“Sapevi che avrebbe tentato di ucciderti?” 
“Non proprio… - corresse lei – ma sapevo che se la sarebbe presa con me… se la vedessi con un altro, il tuo primo impulso non sarebbe di farlo fuori?”
“Già…”
“Lei pensa che abbiamo passato la notte insieme e mi detesta, mi detesta da morire: l’hai sentita… non mi ha uccisa solo per non farti soffrire… - e aggiunse – fossi in te, non tenterei più di allontanarla… sei il suo Rosso! – e rise – mi piace… c’ha più palle di te! Non ha paura di urlare al mondo che ti vuole bene nonostante tu le abbia spezzato il cuore… ieri sera…” – e s’interruppe perché Nami stava per rinvenire.
“Vattene… non farti vedere… Tu non hai visto niente!” – gli intimò mentre lui si dileguava.

Aprì gli occhi e subito dovette richiuderli per via della luce del sole che, impietosa, la feriva mentre si sentiva tirare i capelli da Giada che per le teste aveva una vera e propria mania.
All’improvviso si ricordò di tutto quello che era successo al mercato, si mise a sedere di scatto sentendosi di nuovo mancare e faticando a tenersi dritta mentre il mondo le girava in testa; guardava quella maledetta mora che guidava il carretto come se non fosse successo niente.
Helena si girò verso di lei, fermò il cavallo, le sorrise e le chiese:
“Da uno a dieci quanto mi detesti adesso?” 
Nami la guardava sconvolta, chiedendosi se quella avesse proprio intenzione di morire quel giorno…
“E a te cosa ti frega se ti odio?” – le rispose caustica, cercando di dominarsi dal saltarle addosso e ucciderla a morsi.
“Mi importa perché mi sei simpatica e perché abbiamo un carissimo amico in comune… – e insisté – da uno a dieci quanto mi detesti?”
“Undici…” – rispose serafica.
“Ancora a undici? – si finse sconvolta l’altra – Ancora a undici nonostante tu abbia già tentato di uccidermi?” – chiese mentre Nami si sentiva uno schifo per quello che era successo, sperando non arrivasse mai alle orecchie di Shanks.
La mora rimase un po’ soprappensiero e poi decise di rompere le uova nel paniere al suo amico.
“E se ti dicessi che – cambiò tono per sottolineare la portata della notizia che stava per darle – e se ti dicessi che ieri sera non è successo niente fra me e lui? Quanto mi odieresti?”
Nami la guardava sconvolta con il cuore sospeso in aria.
“Che vuoi dire?” – chiese con un filo di voce.
“Che Shanks ed io siamo solo buoni amici: siamo stati insieme vent’anni fa per circa sette mesi, ma ieri sera non abbiamo fatto sesso come pensi tu… - affondò – e se fossi meno bambina, te ne saresti accorta…”
Nami la guardava immobile e sconvolta: sembrava troppo bello per essere vero, non voleva crederci…
“Non fare quella faccia… - sorrise divertita Helena – credimi, non ti sto mentendo: ieri sera – continuò la mora sospirando – Shanks ha voluto restare solo con me per consolarmi e aiutarmi a superare la morte di mio marito avvenuta circa quindici mesi fa… Te ne sarai accorta che è un tipo sensibile!” – e la guardò storto.
Nami non ancora si riprendeva, ma subito le chiese senza mezzi termini: 
“E allora perché ti ha baciata?”  
“E che ne so? Chiedilo a lui! – rise Helena guardandola dolcemente – Sei proprio innamorata di Shanks, eh? E’ il tuo Rosso, giusto? E allora stagli vicina e comportati bene con lui che ne ha già passate troppe…”
Ma Nami non mandava giù la faccenda del bacio ed Helena riprese:
“Non ti lascerai abbattere da un bacio? – la sfotté mentre lei andava su tutte le furie e la guardava storto - Non puoi essere gelosa del suo passato, mettere il muso quando incontra le donne con cui è stato e tentare di ucciderle solo perché sei una ragazzina insicura che pende dalle sue labbra! – Nami l’avrebbe squartata – Shanks ha bisogno di una donna forte e determinata: sta a te convincerlo che sei quella giusta!” – concluse Helena energica, riavviando il carretto.
Ma Nami non l’ascoltava più: quelle parole le avevano tamponato la ferita al cuore che dalla sera prima non faceva che sanguinare e che l’aveva portata a minacciare una donna che conosceva da meno di 48 ore e odiava da una vita.
Il suo Rosso non aveva fatto l’amore con lei e le parole di quella bella mora che lo conosceva da una vita le avevano messo addosso tanto ottimismo, voglia di vivere e di tornare da lui per ridere e sfottersi come sempre. 
“Tre…” - fece all’improvviso Nami, sorridendole grata.
“Cosa?”
“Da uno a dieci, ti detesto tre…”
   
 
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