Capitolo 19
Sala Grande
La Sala
Grande era silenziosa. Era uno smorto lunedì mattina, in cui corpo studentesco
e professori erano più interessati a rimpinzarsi con la colazione e bere tè e
caffè piuttosto che parlare. Tutti tranne una persona, Ginny Weasley,
chiaramente mattiniera. Stava ciarlando con il resto dei suoi poveri compagni,
mentre questi annuivano e facevano a finta di prestare attenzione. Ecco perché
fu uno shock quando si zittì. Il silenzio divenne assordante. I compagni
vennero distolti dall’apatia individuale da quell’atmosfera rilassata che
discese quando lei chiuse la bocca. Erano confusi, nessuno riusciva a zittirla,
tranne che Blasie Zabini, ma solo quando la baciava. Videro la sorpresa sul suo
viso quando si rese conto di aprire la bocca ma senza poter emettere una
parola. Guardò Harry e Ron perché la aiutassero, ma loro la fissavano
divertiti.
Ron scrollò
le spalle. “Immagino tu abbia finalmente perso la voce, Gin. Doveva succedere
prima o poi, le corde vocali non possono essere usate così tanto senza danni”.
Stava chiaramente traendo vantaggio da quella situazione, visto che non poteva
né litigarci né affatturarlo di fronte ai professori, anche se lo sguardo
assassino prometteva ritorsioni. Lui fece una smorfia e si tuffò l’ennesimo
cucchiaio di uova strapazzate in bocca. Ma il divertimento durò poco visto che,
con un pop improvviso, si trasformò in un Orango Tango. Emise un ringhio quando
saltò sul tavolo e spazzò via la colazione.
La McGranitt
si alzò di scatto per andare ad aiutare, assieme al Professor Vitious e
Lumacorno, ma niente di quello che facevano sembrava funzionare. Gli studenti,
da addormentati, si svegliarono di colpo.
Al tavolo
dei Serpeverde, una bruna prendeva a sberle il suo bel fidanzato. “Pensavo
avresti dato a Ron la pozione in un posto più tranquillo”.
Draco
ghignò. “Sono un Malfoy, ci piace dare spettacolo. Quale posto migliore della
colazione di lunedì mattina?”.
“Wow, George
ha davvero fatto un lavoro spettacolare con la modifica alla crema canarina”,
disse Hermione.
“Adoro che
abbia accettato la mia idea di trasformarlo in quell’orango tango gigante che è
in realtà”.
Hermione
alzò gli occhi al cielo e scosse la testa. Sapeva che non avrebbe dovuto
fidarsi di Draco e George che complottavano senza la sua supervisione. Superata
l’inevitabile Malfoy-Weasley diatriba, si erano scoperti essere spiriti
piuttosto affini.
“Bel lavoro,
comunque, per aver silenziato Ginny. Diventerà isterica entro fine giornata”,
si complimentò Draco.
Hermione
sorrise, contenta di aver potuto sfruttare la naturale incapacità della sua
amica di tacere ogni tanto. “Due andati, ne mancano cinque”, rispose.
Draco ghignò
maligno. “Adoro la tua indole Serpeverde. È così dannatamente sexy”.
Serre di
Erbologia
Pansy
osservò confusa Blasie che si intrufolava alla lezione di Erbologia di
Grifondoro e Tassorosso. Si accigliò e gli sussurrò “Che ci fai qui? Sparisci
prima che la Sprite ti veda”.
Parò troppo
presto, perché la Sprite si voltò e se ne accorse. “Signor Zabini, posso
chiederle cosa ci fa alla mia lezione? Non è né un Grifondoro né un
Tassorosso”.
Blasie si
giro i pollici, a disagio. “Mi chiedevo se potessi scambiare una parola con
lei, Professoressa”, chiese.
“Non è di
regola, Signor Zabini, ma se è abbastanza urgente da interrompere la mia
lezione immagino di poterle parlare. Andiamo fuori”.
Ron
sogghignò e si voltò verso Harry e Pansy, indicando la cravatta di Blasie
mentre questi si allontanava dalla serra con la Sprite. “Zabini si è
trasfigurato la cravatta nei colori di Tassorosso?”.
Harry iniziò
ad armeggiare nella propria borsa e ne estrasse qualcosa. “Sapevo di averne
ancora un paio da qualche parte”, disse reggendo le Orecchie Oblunghe. “Vediamo
che combina Zabini”.
I tre si
strinsero ed allungarono verso un’estremità del cavo. “Per favore
Professoressa, vorrei davvero trasferirmi nella sua casa”, sentirono Blasie
pregarla.
Pansy si
allarmò mentre Harry e Ron non riuscirono a trattenere le risate. “Signor
Zabini, è stato smistato a Serpeverde. È il cappello parlante a scegliere e noi
non ci immischiamo né trasferiamo gli studenti che credono si essere stati
smistati erroneamente”.
“Ma dovrei
essere un Tassorosso. La sua casa andrebbe molto meglio per me”.
“Non ha mai
espresso tale desiderio, prima di oggi. In realtà, mi è sempre sembrato molto
contento di dove si trovasse”.
“Non voglio
fare una rivolta ma credo davvero dovrebbe essermi permesso di cambiare. Dovrei
appartenere alla casa verso la quale provo più affinità”.
“Questo va
oltre le mie competenze, Signor Zabini. Non mi è mai stata fatta prima una
simile richiesta e non son dell’idea che un trasferimento sia possibile”.
“Lo dice
solo perché non mi vuole nella sua casa”, singhiozzò Blasie.
La
Professoressa Sprite sbuffò, piuttosto esasperata. “No, non è così. A
Tassorosso noi non discriminiamo nessuno. Penso di dover parlarne con la
Professoressa McGranitt, se è sicuro di ciò che vuole. Suppongo potrebbe
ricadere nella nuova politica di unità”.
Blasie
abbracciò la Sprite, che si scansò velocemente. “Signor Zabini, immagino lei
dovrebbe trovarsi ad Incantesimi in questo momento. La prego, torni in classe
prima che il Professor Vitious pensi sia stato rapito”.
Harry
ricacciò velocemente le orecchie oblunghe in borsa appena la Professoressa
rientrò nella serra, piuttosto rossa in viso e frustrata. “Perchè le ha chiesto
quella cosa?”, chiese a Pansy.
Pansy inarcò
un sopracciglia, ripensando alla conversazione origliata. “Non lo so, non è da
Blasie. Nessun Serpeverde diventerebbe mai amico di un Tassorosso, figuriamoci
cambiare casa. Sta sicuramente succedendo qualcosa”.
Harry annuì.
“Prima Ron e Ginny e adesso Blasie. Non è per niente normale”.
Classe di
Incantesimi
Blaise entrò
in classe un quarto d’ora in ritardo. “Finalmente si unisce a noi”, gli fece
notare il Professor Vitious. “Per quale motivo è arrivato così in ritardo,
Signor Zabini?”.
“Dovevo
parlare con la Professoressa Sprite, signore”, rispose Blasie.
“La metterò
in punizione”, gli disse Vitious. “Non posso tollerare un tale ritardo, anche
se doveva parlare con un collega Professore”.
Blasie annuì
e si mise a sedere. Draco diede una gomitata ad Hermione. “Tesoro, hai visto
cos’ha fatto Blasie alla sua cravatta?”, rise.
Hermione lo
osservò da dietro il libro su cui si stava concentrando. “Sì, l’ha trasfigurata
appena l’ho messo sotto incantesimo”.
Draco
ghignò. “Sei davvero malvagio, Hermione. Questo piano mi piace oltre ogni
limite. Blasie non si riprenderà mai più”.
“Pronto per la prossima fase? “, chiese Hermione.
Lui annuì, ghignando ancora di più. “Non vedo l’ora. Theo rimarrà traumatizzato
a vita”.
Contando
fino a tre, presero entrambi le bacchette e le agitarono verso Theo e Daphne. I
due ragazzi si irrigidirono appena, cosa che si sarebbe notata solo se qualcuno
vi avesse fatto molta attenzione. Sia Hermione che Draco invece si rilassarono.
“Hai trovato un ottimo incantesimo”, si complimentò Draco.
“Grazie,
vale sempre la pena fare il topo da biblioteca”.
“Finché
continuerai a baciarmi anche lì, puoi passarci tutto il tempo che vuoi”, la
provocò Draco.
Hermione gli
piantò le unghie nella coscia, facendolo sussultare. “Comportati bene, Malfoy”.
“Altrimenti
mi metti in punizione?”, chiese speranzoso Draco.
Fortunatamente
per Hermione, il Professor Vitious richiamò l’attenzione della classe. L’incantesimo
lanciato a Theo e Daphne si manifestò solo a metà della lezione e gli studenti
iniziarono a ridere quando Theo si alzò e si mise di fianco ad Hermione,
seguito da Daphne che si unì a Draco e Blasie.
“Theo”, gli
sussurrò Hermione. “Sei dal lato sbagliato”.
Theo la
guardò confuso, prima di rispondere con la voce di Daphne. “Hermione, stai bene?
Mi hai appena chiamata Theo”.
Hermione
fece uno sforzo terribile per evitare di ridere. “Perché tu sei Theo, Daphne è
laggiù”, disse, indicando Daphne.
La voce di
Daphne diventò un lamento, che fece ridere gli studenti ancora di più, mentre
Theo, intrappolato nel corpo di lei, iniziò ad urlare. “Che diavolo sta
succedendo?”.
Il Professor
Vitious rimase sbalordito e senza parole. Quel giorno stava sicuramente capitando
qualcosa di strano.
Corridoi di
Hogwarts
Draco stava
facendo del suo meglio per rimanere dritto e non ridere. Stava seguendo Harry,
che cercava di inseguire la sua ultima cotta. Ci era voluto un po’ prima che
Hermione accettasse la sua idea e gli permettesse di somministrargli gli ultimi
cioccolatini che erano rimasti. All’inizio aveva protestato vigorosamente,
ritenendola una cosa troppo subdola ed inoltre non voleva ferire Pansy, che in
quel momento stava rincorrendo Harry, piuttosto sconvolta. Draco l’aveva ignorata,
dicendole che era stata proprio Pansy ad ideare il piano e Potter se lo meritava
perché beh, perché era Potter.
Hermione gli
si parò davanti, mani sui fianchi, chiaramente turbata. “È un piano cattivissimo,
Draco”, si lamentò.
“Sì”,
concordò lui. “Andiamo Hermione, abbiamo deciso di dividerci le punizioni per
avere abbastanza tempo da trovare delle fatture decenti. Adesso non puoi
lamentarti solo perché a me è toccato Harry”.
“Non credevo
saresti stato così maligno”.
Draco le lanciò
uno sguardo incredulo. “Da quanto mi conosci, Hermione? È ovvio che avrei
trovato qualcosa di pessimo per Potter. E Pansy se lo merita. So che c’era lei dietro
a tutto”.
“Ma
guardala, ha il cuore a pezzi”.
“Solo perché
al momento ha la personalità di un nano da giardino. Adoro vederla così
indifesa”.
Hermione si
accigliò alla vista di Harry rincorrere la Professoressa Cooman con un’espressione
vacua.
“Sybilla,
aspetta. Per favore, amore mio, dimmi che verrai con me ad Hogsmeade questa sera”.
“Signor
Potter, ho saputo della sua irrefrenabile passione per me sin dal primo momento
in cui l’ho vista ma caro, non posso sacrificare la mia condotta professionale
per compiacerti”, disse la Professoressa Cooman, sbattendo rapidamente le
ciglia da dietro gli occhiali.
“Per favore,
Sybilla, io ti amo. Ho sconfitto Voldemort così che potessimo stare insieme”.
La Cooman gli
batté una mano sulla spalla. “I miei tarocchi mi dicono che non mi
dimenticherai mai, ma non siamo fatti per stare insieme. La sfera di cristallo dice
che avrai una vita vuota, con la tua piccola amica Parkinson”. Scosse triste la
testa. “Mi spiace, ragazzo mio. Sei destinato ad una vita infelice”.
“Lei?”,
protestò Harry. “Non è nient’altro che una piccola intrigante”.
La Cooman
annuì concorde mentre Pansy obiettava con voce debole e tremolante. “Harry,
come puoi dire una cosa simile? Io ti ho dato tutto”, urlò piangente.
Hermione
lanciò a Draco uno sguardo di disapprovazione, prima di andare da Pansy e prenderla
tra le braccia. Il suo irriverente ragazzo invece continuò a ridere del
disastro intorno a lui.
Sala Comune dei Serpeverde
A fine
giornata, Draco aveva male ovunque per le troppe risate che si era fatto a
causa del caos combinato da lui ed Hermione. Hermione invece, fedele alla
propria natura compassionevole, si sentiva in colpa. Per fortuna era riuscita a
convincerlo che nessuna punizione sarebbe dovuta durare più di una giornata, così
i loro amici stavano piano piano tornando normali.
Theo e
Daphne si stavano guardando, avendo appena finito di litigare dopo che lei lo
aveva beccato a palparsi il seno. Blasie stava tornando dal suo incontro con la
Professoressa Sprite e la Professoressa McGranitt. Era diventato una furia
quando l’incantesimo aveva iniziato a svanire e si era reso conto di aver girato
tutto il giorno con l’uniforme di Tassorosso. Hermione invece aveva passato il
pomeriggio a consolare Pansy, che aveva pianto così tanto da far impallidire
Mirtilla Malcontenta.
Blasie
irruppe nella sala comune con Ginny, Harry, Pansy e Ron accodati.
“Come avete
potuto?”, urlò Ginny.
Draco ghignò,
come da manuale. “Che abbiamo fatto, piccola Weasley?”.
Ginny lo
ignorò e si focalizzò su Hermione. “Mi aspetterei una cosa del genere da quel
borioso idiota ma non da te!”. Hermione squittì, sentendosi più in colpa che
mai.
“La Cooman? Perché
mi avresti voluto fare una cosa del genere?”, si lamentò Harry.
“Potrei chiedervi
la stessa cosa”, fece notare Draco. “Romilda Vane? Non potevate
scegliere qualcuno di più irritante di lei”.
Pansy
sbiancò, con il viso ancora pieno di lacrime. “Come l’hai
scoperto?”. Il suo incantesimi non era ancora svanito.
Draco alzò
un sopracciglia. “Scusami? Non sono Paciock ed Hermione è la strega più brillante
di sempre. Credevi davvero che non l’avremmo capito?”.
I loro amici
si scambiarono uno sguardo. “Wow, credevate davvero di potervela cavare”, disse
ridendo Draco. “Questo rende la cosa ancora più soddisfacente”.
“Io ho
ancora dei flash di me che rincorro la Cooman come una specie di malato mentale,
mentre blatero di destini incrociati e dico parole orribili su Pansy”, disse
Harry.
“Per favore,
vai a piangere da un’altra parte. Farmi sentire in colpa non funzionerà e comunque
voi con me avete continuato per giorni. Mi avete fatto sedere al tavolo
Grifondoro con gli occhi da cucciolo per la Vane mentre lei si comportava da
schifo con Hermione”.
“Ma… proprio
la Cooman”, si lamentò Harry.
“Ma, ma, ma…
datti un contegno, pensavo fossi il Ragazzo che è sopravvissuto non una cacca
qualunque”, lo prese in giro Draco. “Tra parentesi, penso che tu e la Cooman
siate una coppia adorabile. Entrambi con il cervello ammaccato”.
Pansy lanciò
uno sguardo a Draco. “Perché mi hai cambiato la personalità? Sono diventata una
lumaca piagnucolona!”.
Draco
sorrise maligno. “Chiamala vendetta per quando al quarto anno mi hai dato quell’orribile
soprannome”.
“Sei un borioso
vendicativo, Malfoy”, sbottò Ginny.
“Sai che
novità?”, rispose Draco.
“E comunque,
avete iniziato voi”, ragionò Hermione. “Siete stati voi ad immischiarvi nella nostra
relazione”.
“Sì, ma
avevamo buone intenzioni”, disse Daphne. “Ed ha funzionato, ora siete felici
assieme”.
“Dopo oggi
io sono ancora più felice”, si perse nei ricordi Draco.
“Sei un
idiota”, sputò Ginny.
“E allora?”,
la rimbeccò Draco.
Ron era
rimasto ancora un po’ arancione. “Aspetta che racconti a George di come hai
modificato la sua Crema Canarina. Ti farà causa, Malfoy”.
Draco ghignò
strafottente. “Chi credi mi abbia aiutato?”.
“Quel traditore!”, sputacchiò Ron.
“Se avete finite
di fare gli idioti, la Professoressa McGranitt ha richiesto la presenza delle
Signorine Granger e Parkinson nel suo ufficio”, biascicò Piton dal suo
ritratto.
Ufficio della Professoressa McGranitt
Minerva McGranitt
guardò le due ragazze di sottecchi. “Pensavo sareste state entrambe contente di
tornare alle vostre case”, disse, sorpresa che la notizia appena comunicata fosse
stata accolta con dei musi lunghi.
“Ci piace dove
siamo, abbiamo trovato nuovi amici e beh… ragazzi”, replicò Pansy.
Hermione
annuì. “Non avrei mai pensato di dirlo, ma mi piace davvero essere a Serpeverde”.
Rabbrividì appena, rendendosi conto di ciò che aveva detto di fronte ad una
McGranitt in stato di shock. “Intendo, è stato bello essere la prima Nata
Babbana a guadagnare punti”, si difese.
“Allora, è
possibile rimanere dove siamo?”, chiese Pansy.
La McGranitt
sorrise con le sopracciglia ancora leggermente arcuate. “Devo ammetterlo, non è
la reazione che mi sarei aspettata all’inizio. È comunque una piacevole sorpresa
ma temo, come ho già spiegato al Signor Zabini poco fa, che il cappello
parlante non sia mai stato messo prima in discussione e, domani, tornerete alle
vostre case”.
Pansy
scrollò le spalle e guardò Hermione. “Mi mancherà la vista dalla tua stanza”,
le disse.
Hermione
sorrise di rimando. “Ed a me la tua scrivania. Ci stanno tutti i miei libri”.
La McGranitt
le fece uscire con un sorriso enorme. Si appoggiò alla sedia e guardò Albus
Silente. “Come al solito, vecchio mio, avevi ragione. È stato un successo”.
Albus le
fece l’occhiolino. “Otto anni fa chi avrebbe mai pensato che Hermione Granger e
Draco Malfoy avrebbero lavorato assieme per potare il caos ad Hogwarts. Credo possano
essere lasciati in pace, hanno dimostrato di saper dimenticare il passato e la
rivalità. Sono piuttosto deluso tu non abbia assegnato loro dei punti”, disse.
Minerva gli
lanciò uno sguardo di rimprovero. “Non credo sarebbe una buona idea incoraggiarli,
Albus. Sono solo felice di doverli tenere qui ancora sei mesi, vista la loro
recente relazione. Sarebbero difficili da controllare, quei due”.
Piton fece
una smorfia, alzò gli occhi al cielo ed abbandonò il ritratto facendo
svolazzare il mantello.
Sala Comune
dei Grifondoro
Pansy si
abbandonò contro la spalla di Harry. “Non voglio andarmene, Harry”, disse.
“Lo so, sarà
strano non averti qui ogni sera”, replicò lui, accarezzandole la schiena.
Ginny soffiò. “Oh, datevi
un contegno, voi tue. Io e Blasie stiamo benissimo. Avrete ancora tempo per
vedervi”.
“E comunque
puoi tornare quando vuoi, Pansy”, mormorò Ron, con la bocca piena di
cioccolato. “Sempre che non ti porti dietro quel furetto platinato”.
Pansy fece
una smorfia alla vista dei pezzi di cibo che gli uscivano dalla bocca. “Buona
fortuna con Hermione, ti affatturerà entro metà della prossima settimana”.
Harry
sospirò. “Tristemente, Pansy ha ragione. Dovremmo incontrarlo regolarmente. Dimmi di nuovo, perché li abbiamo fatti mettere assieme?”.
Pansy gli
diede un buffetto sulla nuca. “Draco non è così male ed Hermione è perfetta per
lui. Lo tiene con i piedi per terra e gli dona un po’ di compassione”. Harry, Ron e Ginny storsero la bocca increduli. “Beh, gli dà un minimo di umanità il
che, per un Malfoy, è dire molto”, emendò lei.
Sala Comune
dei Serpeverde
Hermione si
raggomitolò al fianco di Draco, posando la testa sulla sua spalla. “Mi mancherà
tutto questo”, disse fisando il fuoco.
“Anche a me”,
le sussurrò lui all’orecchio.
“Sicura che
la McGranitt non cederà?”, chiese Daphne.
“No, ed ha
ragione. Immagina che incubo sarebbe se tutti gli studenti decidessero di
cambiare casa ad ogni nuova relazione e poi volessero tornare appena si
lasciano”, le fece notare Hermione.
“Beh,
immagino tu abbia ragione”, rispose Daphne.
“Io non
chiederò mai di diventare Grifondoro solo perché frequento te”, disse Malfoy.
Blasie rise.
“Ti immagini Draco a Grifondoro? Sarebbe da inserire in Storia di Hogwarts”.
Theo sghignazzò.
“E poi Hermione tornerà a trovarci quasi ogni sera, no Draco?”.
Draco annuì.
“Chi ha
detto che non verrà Draco da me?”, obiettò Hermione.
Theo tossì. “Buona
fortuna, Hermione. Credo Draco pensi ancora di prendersi qualche malattia nel
mettere piede in quella sala comune”.
Draco scrollò
le spalle. “Potrei diventare povero come i Weasley o peggio, prendere la
Spruzzolosi”.
Hermione lo colpì
alla spalla. “Sii carino” I Weasley sono stati come una seconda famiglia per
me. Potrebbe succederti di peggio che diventare come loro”.
Draco la
guardò orripilato. “Sono un Malfoy, noi abbiamo degli standard”.
“Sì, in
cattiveria”, lo prese in giro Blasie. “E non c’è niente che non vada nei rossi.
Ginny è bella, non puoi negarlo”.
“Non è male
per una Weasley femmina, immagino. Ma io preferisco le brune geniali e feroci”.
Hermione alzò
gli occhi. “Credi davvero io sia un genio?”.
Prima che Draco
potesse rispondere, Piton emise un rumoroso sospiro dal ritratto. “Sapevo che
questa robaccia dell’unità sarebbe stata un errore. Guardati, Draco, stai diventando
dolce fino alla nausea. Non è da Serpeverde, tantomeno
da Malfoy”.
“Che posso
dire? È troppo carina e non riesco a resistere”, rispose Draco, stringendo
ancora di più Hermione per darle un bacio.
Theo e
Blasie iniziarono a ridacchiare mentre Piton emise un lamento e si voltò. “Andrò
a controllare i Grifondoro nell’ufficio del Preside”.