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Autore: Chiisana19    01/11/2020    1 recensioni
| AU • Avventura • Azione | SasuSaku • accenni NaruHina |
Il destino è imprevedibile e delle volte anche ingiusto e doloroso.
Sakura lo ha subito sulla sua stessa pelle la notte del suo ventunesimo compleanno, ritrovandosi di fronte ad una realtà che non ha mai affrontato, rimasta per troppo tempo chiusa e al sicuro nella sua grande gabbia dorata.
La storia per scoprire la verità e il proprio destino avrà inizio, ma non sarà da sola: i suoi amici d'infanzia la proteggeranno fino alla fine, scoprendo insieme a loro che cosa significa davvero vivere ed essere libera.
Genere: Avventura, Azione, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Naruto Uzumaki, Sakura Haruno, Sasuke Uchiha | Coppie: Hinata/Naruto, Sasuke/Sakura
Note: AU | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza | Contesto: Nessun contesto
Capitoli:
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Un Destino trasportato da un Vento Primaverile





 
Capitolo 22 ~ Intertwined Hands  

 



Per tre lunghi giorni il numeroso gruppo non si era mai fermato. Con tempi notevolmente discreti erano giunti nei pressi del Paese della Pioggia, in questo modo sarebbero arrivati a Suna il giorno dopo in tarda mattinata. Sasuke aveva spiegato che il Re era sicuramente già consapevole del loro ritorno, perciò li avrebbero accolti preparati.

Per tutto il viaggio nessuno dei membri aveva osato toccare l’argomento che per troppo tempo aveva tormentato le loro preoccupazioni, sfruttando quei brevi momenti di pace per riposare la mente.

Ogni tanto Tsunade affiancava Sakura, per esporle qualche informazione in più di come usare e migliorare la sua tecnica.

Devo ammettere che sei migliorata in pochissimo tempo” le aveva detto fiera, osservando il pesce – pescato da Naruto - che era appena stato riportato in vita dalla giovane. Tsunade aveva sempre sfruttato la sera quando si fermavano per riportarsi per farle fare un po’ di pratica, ma non si era dedicata a prepararla solo in quello.

Possiedi il chakra curativo è vero, ma al tempo stesso godi anche di quello base perciò voglio insegnarti a sfruttarlo a tuo favore

E come posso farlo?

Era rimasta a bocca aperta quando la bionda aveva chiamato Naruto per usarlo come cavia. Il giovane era rimasto fermo a borbottare, rimanendo immobile come gli era stato detto, ma un attimo dopo si sentì spingere lontano per diversi metri da un colpo deciso. Si era massaggiato la fronte dolorante e quando aprì gli occhi capì che Tsunade l’aveva percosso con un semplice colpo di un dito.

Devi concentrare il tuo chakra sulle mani, in questo modo puoi sprigionare una forza tre volte più potente rispetto alla norma. È la mia arma segreta durante i combattimenti

Da quel momento Sakura si era intestardita. Non conosceva le tecniche basi del combattimento come Naruto e Sasuke doveva ammettere che quella capacità poteva rivelarsi molto utile in futuro. Per diverse ore,  invece di riposare, si era isolata dal proprio gruppo, per cercare di accumulare la giusta concentrazione. Una volta ottenuta sfruttava il primo albero adocchiato, utilizzando il suo robusto tronco come bersaglio.

L’aveva colpito senza esitazione con i pugni per diverse volte fino a scavarci una notevole crepa. Le nocche, a forza di colpire, si erano arrossate e indolenzite, ma non aveva alcuna intenzione di fermarsi.

Il chakra è una fonte di potere estremamente delicata, se si sbaglia o si trascura la sua capacità, c’ è il rischio che questo si ritorci contro il possessore.

Lo aveva letto nel libro che le aveva regalato Tsunade, motivo in più per imparare a concentrare meglio il flusso che le scorreva dentro.

Per quella terza notte Kakashi aveva individuato un piccolo accampamento nei pressi di una raduna e come di routine Naruto e il Ninja Copia erano andati a cercare qualcosa per sfamarsi mentre Sasuke e Itachi a raccogliere la legna per il fuoco. Hinata cucinava ciò che le veniva portato e infine lei e Tsunade, invece, si erano come al solito allontanate.

Ormai era notte fonda e il gruppo aveva da poco finito di mangiare. Kakashi si era offerto di fare per quella sera da sentinella, saltando sopra il ramo di un albero per vedere meglio l’area attorno a loro, mentre Sakura era rimasta in disparte.

Vicino a lei si trovava l’albero che aveva utilizzato come vittima e con occhi attenti si osservava le nocche rosse e graffiate. Aveva ancora intenzione di continuare, ma quella sera le facevano più male del solito così aveva preferito smettere. Non voleva rischiare di rompersi qualche osso, anche se sicuramente Tsunade sarebbe stata pronta a guarirla.

Era determinata a diventare più forte, ci teneva. Certo, sapeva che per arrivare ai livelli di Naruto e Sasuke le sarebbero serviti anni e anni di addestramento e duro lavoro, ma questo non le impediva di impegnarsi ogni giorno. Durante quel viaggio aveva rischiato più volte di perdere la vita, mettendo persino in pericolo i suoi amici e lei non aveva alcuna intenzione di essere ancora un peso da portare o proteggere.

Tra non molto avrebbero affrontato faccia a faccia l’uomo che aveva tolto loro tutto e lei non voleva perdere l’occasione di vendicare la morte dei suoi genitori.. anche del Re. Negli ultimi giorni ci aveva pensato tanto a lui e, come forse era ben prevenibile, alla fine aveva deciso di perdonarlo. Le era servito solo di un po’ di tempo per sbollire quelle sconvolgenti vicende.

Alla fine non poteva biasimare Nawaki. Certo, le aveva mentito tacendole ogni cosa, non solo le sue origini, ma alla fine l’aveva salva, cresciuta e amata come una figlia e questo non poteva mai dimenticarlo, non era giusto nei riguardi della sua memoria.

Increspò leggermente le labbra quando l’ennesima fitta colpì la sua mano destra, partendo dalle nocche fino ad arrivare al polso.

«Non devi mai dar peso al dolore»

Sakura trasalì sorpresa, voltandosi alla sua sinistra e riconoscendo la sagoma in piedi di Itachi Uchiha, che scrutava con ammirabile attenzione il paesaggio notturno. Non si era minimamente accorta del suo arrivo.

«Devi sempre sfruttare la sua prestanza per fortificare il tuo corpo»

La sua voce, rispetto a quella di Sasuke era molto più profonda e soave. Ogni parola che usciva dalle sue labbra era scandita con tono conciso e sicuro, proprio come la sua personalità. In quel momento non indossava il lungo mantello, perciò la giovane aveva finalmente l’opportunità di analizzare per intero il suo viso chiaro e spossato, ma comunque affascinante.

Curiosa si strinse le gambe al petto, contemplando anche lei il paesaggio davanti a sé «Tu ci sei riuscito?»

«Sono stato costretto da mio padre, anche se non ho mai accettato questo tipo di mentalità»

Il naso di Sakura si arricciò appena e quando si volse verso di lui si rese conto di essere osservava a sua volta dai suoi occhi ipnotici e profondi «Allora perché me lo stai dicendo?»

Itachi si piegò leggermente sulle gambe, ma senza sedersi, per arrivare meglio alla sua altezza. Ci mise alcuni secondi prima di rispondere «Noi siamo viventi fatti di carne e sentimenti ed è sbagliato mutare il nostro essere per uno scopo così egocentrico» Sakura rimase in ascolto, rapita da quei discorsi quasi filosofici «Provare dolore, amore e paura.. è questo che ci rende uomini. Non devi cambiare ciò che sei»

Una lieve smorfia sfuggì al controllo della rosa, posando le proprie iridi sui fili d’erba umidi sul quale si era seduta, cominciando ad accarezzarli lievemente con le punta delle dita, ma senza strapparli «Forse sono già cambiata..» sussurrò, più a se stessa che a lui.

Sentiva il suo sguardo addosso, paragonandolo quasi ad una lama invisibile che le infilzava la tempia. Itachi infondo era gentile, intelligente, abile, ma soprattutto buono. Ormai non c’erano più dubbi. Il suo animo era semplicemente logorato da una mentalità fredda e autoritaria per divenire uno dei guerrieri più forti, ma dentro di lui era comunque rimasto acceso qualcosa, e quei discorsi ne erano la prova. Davvero Fugaku era stato fiero di un figlio che aveva quasi reso un fantoccio sfornito di umanità?

«Erano belle parole» aggiunse infine, cercando di cambiare argomento, soprattutto i suoi pensieri macabri, voltandosi sorridente e onesta verso di lui «Sasuke è fortunato ad avere un fratello come te»

«Ti sbagli, sono io quello fortunato»

Sakura tentennò, mentre le labbra di Itachi rilasciarono un lieve sospiro «Dopo la Notte della Strage ho avuto paura che Sasuke diventasse una macchina da guerra priva di spirito e commozione, molto più di me» spiegò cauto, osservando un punto indefinito davanti a loro «Ma lui a differenza mia è stato salvato in tempo»

Gli specchi smeraldini di Sakura dilatarono considerevolmente quando scorse un sorriso sincero spuntare sul suo viso. Quella era la prima volta che vedeva Itachi far trasparire una qualsiasi emozione e per un attimo il suo cuore aveva perso un battito, troppo emozionata per aver assistito ad un avvenimento tanto raro, quando bello.

«Perciò credo sia doveroso ringraziarti»

A quest’ultima affermazione il corpo di Sakura sobbalzò prepotentemente, mentre il suo volto , ne era sicura, era arrossito come un pomodoro maturo. Non poteva neanche contare sull’oscurità della notte per non farsi vedere dato che Itachi – indubbiamente come Sasuke  - era un ottimo osservatore.

Troppo imbarazzata si portò impacciata una mano davanti alla bocca, cercando inutilmente di controllare la propria circolazione sanguigna «Cos.. io non ho fatto niente!»
Ancora una volta Itachi la sorprese, rilasciando una lieve e soave risata trattenuta «In questo non sei molto cambiata principessa»

Sbaglio o Itachi Uchiha aveva appena fatto del sarcasmo? Quel ragazzo la sbalordiva sempre di più, era una continua scoperta. Da una parte le era dispiaciuto non aver avuto la possibilità di conoscerlo anni prima al castello, anche se sicuramente Fugaku gli avrà categoricamente proibito di avere rapporti, se non formali, con lei. Chissà che tipo di persona sarebbe stato destinato a diventare.. però forse non era troppo tardi; forse anche lui poteva ancora essere salvato.

«Ciao Otouto»

Sakura lanciò un’occhiata all’Uchiha e quando notò il suo sguardo indirizzato alle loro spalle prese il suo esempio, notando solo in quel momento la presenza di Sasuke che era appena giunto e che continuava ad osservare il maggiore con occhi gravi e sospetti.

Ancora una volta Itachi sghignazzò, rimettendosi in piedi «Vado a riposarmi. E dovresti farlo anche tu» disse, lanciando un’occhiata amichevolmente severa alla rosa, prima di superare la figura del fratello e raggiungere il resto del gruppo disposto poco distante attorno al falò.

Nervosa, Sakura diede le spalle a Sasuke, che naturalmente prese il posto di Itachi, sedendosi per terra con gambe e braccia incrociate. La sua katana non si trovava sulla schiena, evidentemente se l’era tolta come ogni sera prima di averla raggiunta, mentre le mani erano sempre fasciate fino al gomito.

«Che ti ha detto?» enunciò infine con voce autorevole, senza alcuna intenzione di guardarla, proprio come lei.

Ormai stare insieme o vicino a lui le provocava una forte agitazione, soprattutto quando erano soli, ma cercò comunque si nasconderlo, sfoderando uno dei suoi migliori sorrisi «Che è fortunato ad avere te come fratello»

Il sopracciglio del moro si alzò cinico, così come lo sguardo che le riversò «Itachi è particolare, non dar peso alle sue parole»

«Troppo tardi» sussurrò lei, senza rendersene conto. Le dispiaceva sentire quei lemmi uscire dalle labbra di Sasuke. Sapeva che fin da piccolo era sempre stato molto legato a Itachi però forse col tempo il loro rapporto era cambiato.

Dopo la Notte della Strage ho avuto paura che Sasuke diventasse una macchina da guerra priva di spirito e commozione, molto più di me.

Sasuke dopo quel giorno era cambiato, l’aveva scorto pure lei quando si erano rincontrati diversi anni dopo al suo compleanno. Non era più disinvolto, divertente o brioso, era come se una parte dentro di lui fosse morta per sempre e non poteva fare a meno di comprenderlo, tuttavia, durante quel viaggio aveva riconosciuto più di una volta in lui lo stesso sguardo di quel quindicenne burbero, determinato e virtuoso.

Forse Itachi aveva ragione, Sasuke aveva rischiato di essere inghiottito dalle tenebre senza trovare più una via d’uscita e il fratello non era mai stato in grado di porgergli come si deve la mano perché lui per primo era rimasto incastrato. Eppure in tutti quegli anni accanto a lui c’erano sempre stati Naruto, Kakashi, Karin e Suigetsu, lei no. Davvero Itachi considerava lei la più importante e reale fonte della sua salvezza?

«Hai esagerato»

L’aria fresca e notturna continuava ad accarezzare dolcemente il suo viso ma in un attimo dopo quella piacevole sensazione era svanita, tutto attorno a lei era svanito. Senza rendersene conto, Sasuke aveva preso con le proprie mani la sua, studiando con notevole attenzione le nocche ferite. Il calore che sprigionava il tocco delle sue dita era paragonabile ad un gigantesco focolare.

Sasuke era troppo attento e concentrato per rendersi conto di quello che le aveva appena fatto scaturire con quel semplice gesto. Riusciva a percepire la sua pelle callosa e per un attimo si domandò se quelle fossero le stesse identiche mani che utilizzava per infrangere morte e dolore.

Senza volerlo aveva chiuso gli occhi, per godersi appieno quelle piacevoli attenzioni da parte del ragazzo. Chissà se anche lui provava quella sorta di esplosione di colori al centro del petto, se anche il suo cuore aveva cominciato a battere forte per lei.. 

La sua colonna vertebrale fu ricoperta da innumerevoli brividi quando il suo sguardo si era posato su quello duro e serio di Sasuke. Aveva sentito il cuore accelerare i suoi battiti ancora più di quando già stessero facendo, mentre il suo viso era vergognosamente arrossito.

Imbarazzata liberò la propria mano, stringendola al petto, così come le gambe «Non è niente rispetto a quello che abbiamo affrontato finora» sussurrò, utilizzando un tono ironico per cercare di rompere quella spiacevole tensione, ma per sua sfortuna l’Uchiha non lo gradì.

Si avvicinò notevolmente senza il minimo ripensamento con uno sguardo duro «Non scherzare» la sua voce era dannatamente seria e in questi casi era meglio non contraddirlo, anche se tecnicamente non aveva tutti i torti.

Sasuke era bravo a nascondere agli altri le sue emozioni, ma con lei era stato fin da subito onesto. Da quando erano partiti qualche settimana prima da Suna per lui era stata una vera e propria tortura perché ogni giorno provava sempre una forte preoccupazione per lei, Naruto e Itachi. Più di una volta si era ritrovata in pericolo e in quei momenti chissà cosa aveva provato Sasuke; paura? Dolore? Rabbia? Era proprio un’egoista.

Il moro aveva smesso di fissarla, cominciando a scrutare il paesaggio proprio come aveva fatto qualche minuto prima Itachi. Si morse incerta un labbro, mentre i suoi pensieri più logori vennero a galla, senza che lei riuscisse a trattenerli.

«Sas’ke.. è giusto avere paura?» mormorò, poggiando affranta il mento sulle ginocchia.

Con la coda dell’occhio notò che il moro non aveva mosso neanche per sbaglio un muscolo, rimanendo immobile «Tutti provano paura»

E lei ne aveva eccome. Ad ogni ora che passava si rendeva conto che la fine del loro viaggio si stava avvicinando, anche se il suo cuore pregava che, subito finito questo, ne sarebbe ricominciato un altro, ancora una volta insieme a lui.

«Andra tutto bene, vero?»

«Non posso promettertelo» mormorò, ma stavolta si volse deciso, guardandola intensamente negli occhi, permettendole così di profondarci dentro «Ma mi impegnerò perché possa accadere»

Sapeva che da parte del ragazzo non avrebbe mai avuto il giusto conforto, ma lei tutto sommato apprezzava lo stesso i suoi modi. Ogni uomo al suo posto avrebbe usato la classica positività per consolarla, mentre lui preferiva la sincerità, senza costruire castelli in aria. Anche per questo Sasuke era considerato speciale per i suoi occhi.

Completamente presa da quei pensieri piacevoli, Sakura si fece avvolgere dalla stanchezza accumulata che si era improvvisamente presentata, addormentandosi appoggiata alla spalla forte dell’amico. Lui intanto era rimasto fermo, incapace di muoversi o studiare la raduna che si stagliava davanti a loro.

La sua mente era stata nuovamente occupata dal suo profumo, ormai divenuto fonte del suo benessere. Anche diverse settimane prima la ragazza si era addormentata su di lui, quando ancora stavano scappano dal Paese del Fuoco e solo in quel momento si rese conto che i suoi sentimenti si erano notevolmente accentuati. Ricordava di aver provato vigore e conforto, ma stavolta c’era qualcosa in più: la consapevolezza di amare veramente Sakura.
 


**



Come i precedenti giorni, il gruppo si era ridestato all’alba. Per tutto il tempo avevano mantenuto un’andatura veloce, soprattutto quando l’erba e la terra era stati pian piano sostituiti dalla calda e morbida sabbia. Il sole picchiava notevolmente, ma nessuno era propenso a fermarsi per far rallentare gli altri.

«Ecco Suna!» esclamò Naruto euforico, con una mano davanti al viso per farsi ombra.

La città era già ben visibile e tutti tirarono un sospiro di sollievo, anche Hinata, che riprese a camminare sui granelli movimentati con qualche difficoltà; prima d’ora non aveva mai attraversato un deserto e la sua gola cominciava a reclamare una certa sete.

«Ce la fai Hinata?» domandò improvvisamente il biondo con tono premuroso, stringendole amorevolmente la mano per aiutarla.

Lei sorrise, ricambiando la sua stretta «Tranquillo Naruto-kun»

In meno di un ora, poco dopo l’orario di pranzo, il gruppo giunse dinanzi  alle famose porte cittadine, imboccando immediatamente la strada che conduceva a palazzo, sotto gli occhi curiosi e attenti delle persone, che in quel momento sembravano in pieno fermento.

Sakura notò che alcuni di questi stavano preparando delle bancarelle, ornandole con qualche addobbo.

Arrivati di fronte all’immenso palazzo color grano, cominciarono a camminare lungo il solito corridoio aperto al pubblico, fino ad incrociare alcune guardie che gli sbarrarono la strada.

«Fermi! Chi siete?»

«Lasciateli passare»

La voce ferma e autoritaria di Gaara obbligarono i due giovani uomini ad inchinarsi con rispetto e allontanarsi, dando così la possibilità al loro sovrano insieme ai propri fratelli di accogliere quei nuovi e numerosi ospiti. Tsunade rimase un attimo interdetta dall’agiatezza di quel luogo, dato che in passato non aveva mai avuto modo di visitarlo e quando incrociò il viso del giovane Re pensò immediatamente a Rasa. In effetti, esteticamente, si somigliavano molto.

«Bentornati» come suo solito, Gaara mantenne un tono calmo e soave, anche se i suoi occhi cristallini si posarono immediatamente sulla figura di Sakura, per accertassi che stesse bene «Spero che questa improvvisa e problematica missione non vi abbia troppo spossati»

Kakashi fece un passo avanti, posando una mano sul petto con ossequio «Maestà, chiediamo perdono per il nostro silenzio, ma non abbiamo avuto altrimenti»

«I vostri compagni mi hanno già più o meno informato, ma è meglio continuare a parlare da un’altra parte» lo anticipò subito il rosso, indicando con un cenno del capo una porta, incitando i presenti a seguire Kankuro.

Gaara lanciò ancora un’occhiata a Sakura e successivamente a Hinata. Nel frattempo Tsunade si era già incamminata verso la sala dove si sarebbe svolta sicuramente una fugace riunione.

«Temari, ci pensi tu a loro?»

La bionda annuì, aspettando che suo fratello chiudesse le porte.

Le guidò in una direzione completamente opposta, fino a raggiungere una stanza vuota e luminosa. Sembrava una specie di bagno molto lussuoso, dato che al centro giaceva una piccola piscina già colma d’acqua tiepida, dei saponi, teli di seta e asciugamani. Temari prese alcuni di quest’ultimi, offrendoli alle ragazze, che accettarono ben volentieri.

«Che hai fatto ai capelli?» domandò la bionda curiosa, sedendosi sul bordo della vasca insieme alle altre, che cominciarono a pulirsi il viso e parti del corpo dai residui di sudore e sabbia.

Sakura ridacchiò, sfiorando le punte corte «È una lunga storia. Comunque lei è Hinata»

Le due si lanciarono uno sguardo di sufficienza e quando Temari notò le sue labbra secche si apprestò a prendere una bacinella e ripiene alcuni bicchieri di acqua fresca. La Hyuga gioì mentalmente.

«Hinata si è unita a noi perché i membri del suo villaggio sono stati catturati dall’Akatsuki e vogliono sicuramente usarli come ostaggi» spiegò brevemente Sakura, dato che Temari non avrebbe ascoltato insieme ai fratelli tutte le vicende accadute.

Seccata, la bionda incrociò le braccia «Quindi pretendono che noi andiamo direttamente da loro, giusto?»

La rosa annuì, seguita dalla mora «Sicuramente staranno già informando Gaara di tutti gli avvenimenti»

«Non è un problema, durante la vostra assenza mio fratello si è dato da fare. Ha già avvertito gli altri Re e tutti sono intenzionati ad aiutarci a liberare la tua terra»

Colta di sorpresa, Sakura strabuzzò gli occhi, mentre Hinata si portò al petto una mano «Q-quindi scoppierà una vera e propria guerra?»

In quel momento il suo unico pensiero era rivolto a Neji, Ino e gli altri e non poteva fare a meno di preoccuparsi, dato che sicuramente i Re non avrebbero agito con discrezione, a differenza delle innumerevoli missioni al quale Naruto era abituato a svolgere.

Alla sua domanda Temari alzò le spalle «Dipenderà tutto dalla fermezza dei nostri avversari»

Le giovani rimasero per un altro po’ di tempo all’interno di quella stanza dedicata alla balneazione, spiegando a Temari tutto quello che avevano scoperto, compresa anche la vera identità della rosa. Anche lei –giustamente - era rimasta alquanto sorpresa, ma non diede troppo peso alla cosa dato che in quel momento il problema che preoccupava tutti era ben maggiore.

Una volta tornate al punto in cui si erano separate dagli altri la grande porta si aprì e la prima persona che varcò la soglia fu Gaara, seguito da Naruto e Sasuke, che raggiunsero immediatamente le ragazze. Tsunade, insieme a Itachi e Kakashi furono scortati da Kankuro da un’altra parte.

Sakura studiò attentamente i due amici, notando immediatamente i loro volti contratti da un’espressione seria, troppo seria.

«Tutto bene?»

Naruto incrociò le braccia stizzito, ma Sasuke lo precedette, restando comunque pacato «Domani partiremo con un esercito per Konoha»

«Cosa?»

Sakura, così come Hinata sussultarono sorprese. Loro pensavano che quel piccolo ritrovo fosse stato fatto per informare il Re, non di organizzare i loro successivi movimenti. Per un secondo la rosa ci restò male, dato che anche lei era interessata a contribuire a tali decisioni, ma preferì rimanere in silenzio.

Sasuke sospirò, scompigliandosi spossato i ciuffi ribelli della fronte; a quante pare anche lui non era molto a favore di quella improvvisa decisione «I Re hanno deciso ancora prima del nostro arrivo»

“Certo che hanno proprio il brutto vizio di decidere le cose senza prendere in considerazione nessuno” rifletté Sakura, ma un attimo dopo un altro pensiero echeggiò nella sua testa.

«E.. andrete anche voi?» riuscì a dire, cominciando a torturarsi nervosamente le dita delle mani.

Naruto annuì, alzando sicuro un pugno e strizzando gli occhi con aria tutt’altro che scoraggiata «Mi sembra logico Sakura-chan!»

«N-Naruto siamo appena tornati da un lungo e faticoso viaggio, non sarebbe meglio che voi vi riposiate?» enunciò la timida Hinata, che sembrava profondamente contrariata e preoccupata al contempo, proprio come Sakura, che annuì a sua volta.

«Hinata ha ragione. Tutti i Re hanno preso posizione e avere due uomini in meno per loro non fa differenza»

Non potevano andare. Dirigersi verso il nemico così a spada tratta significava morte certa e lei.. Naruto e Sasuke avevano più volte rischiato di perdere la vita, non potevano partecipare anche a quella – quasi – insensata follia. Perché i Re avevano preso la scelta più pericolosa e violenta?

I suoi occhi si erano leggermente inumiditi, ma non aveva alcuna intenzione di piangere, soprattutto di fronte a Sasuke che la stava letteralmente fulminando con lo sguardo.

«Non puoi chiederci questo Sakura»

Annuì appena, imbarazzata, rendendosi conto che in quel momento si stava comportando solo come una bambina capricciosa. Anche Naruto e Sasuke non approvavano quella scelta però loro si assumevano le proprie responsabilità senza proferire parola e poi.. entrambi avevano un conto in sospeso con quegli uomini.

«Sakura»

I quattro ragazzi si voltarono all’unisono, riconoscendo la figura di Gaara avvinarsi a loro gradualmente, dedicando solo il suo sguardo azzurrino alla ragazza dai capelli corti ancora prostrata «Sono felice che tu stia bene»

Un lieve sorriso ornò le labbra di Sakura, anche se molto amaro «Grazie Gaara»

Sicuramente al rosso non era sfuggito niente, neanche il discorso che pochi secondi prima stavano polemizzando, ma nonostante tutto decise di tacere, tenendosi per sé i suoi pensieri «Sei libera di pernottare qui insieme alla tua amica stanotte»

Hinata, presa in causa, sussultò appena, ma poco prima di aprir bocca per dire qualcosa Naruto l’anticipò, abbracciando possessivamente le sue spalle minute e stringendola a sé.

«Grazie maestà, ma Hinata ha già un posto dove dormire» enunciò Naruto con uno dei suoi brillanti sorridi, dimenticando ancora una volta i modi garbati e rispettosi, ma per sua fortuna Gaara non era un tipo fissato troppo con l’etichetta.

In compenso, la mora arrossì come suo solito, rischiando addirittura di svenire davanti a tutti per quell’improvvisa uscita da parte del biondo.

Gaara rimase impassibile, contestando con un semplice cenno col capo «Comunque se vi può interessare stasera si festeggia come ogni anno la fondazione di Suna. So che è molto irrispettoso solennizzare prima di un’imminente battaglia, ma è stata una casualità e il mio popolo è sempre stato legato a questa tradizione»

Per Sakura fu facile collegare quell’informazione a quello che aveva scorto non appena erano giunti a Suna.

«Ti ringrazio Gaara»

«Vieni, ti mostro le tue stanze»

La rosa annuì adagio, ma prima di seguire il rosso lanciò un ultimo sguardo ai suoi amici, notando solo in quel momento l’espressione indecifrabile di Sasuke che le stava riservando. Si morse incerta il labbro, non riuscendo a comprendere il suo stato d’animo. Era arrabbiato per prima?

«C-ci vediamo dopo ragazzi» e senza aggiungere altro affiancò Gaara, iniziando a salire una rampa di scale che era a sua volta vigilata da una delle tante sentinelle presenti.

Naruto, che per tutto il tempo aveva osservato curioso la scena, studiò attento la reazione inattesa di Sasuke, che era rimasto a scrutare il punto in cui era salita Sakura. Le sue labbra si arricciarono scaltre e con voce divertita si avvicinò al suo orecchio, portando una mano davanti alla bocca per non farsi sentire.

«Occhio teme.. il Re è appena diventato il tuo rivale in amore»

Sasuke contrasse la mascella e diede sfogo alla sua migliore espressione irata, prima di lasciar andare il pugno e colpire in pieno il suo naso a patata.
«Ahia! Questa me la pagherai teme!»

«N-Naruto-kun fermo!»

Sakura, intanto, aveva raggiunto il secondo piano. Anche questo era notevolmente esteso, così come i corridoi che erano ben illuminati grazie alla presenza di diverse candele e finestre prive di tende, permettendo così ai raggi solari di far luce e rischiarare i bellissimi affreschi presenti sul soffitto.

Gaara, che camminava leggermente più avanti rispetto a lei, si fermò davanti ad una delle tante porte in legno rosso, aprendola, ma senza entrare, permettendo così alla giovane di vedere il suo interno.

«Spero che questa ti vada bene»

Quella che le si presentava davanti era una semplice camera da letto dalle medie dimensioni. Il letto matrimoniale era ornato da semplici lenzuola chiare, creando un piacevole contrasto con la pavimentazione in parquet scura. C’era persino un’altra porta – sicuramente conduceva al bagno personale – e una terrazzina.

Sakura rimase ad ammirarla, ma senza la dovuta attenzione, mentre le sue braccia continuavano a stringere insicure il proprio busto «Anche troppo. Ti sono davvero molto grata Gaara» disse semplicemente con tono distratto.

Il rosso restò diversi secondi in silenzio, sfruttando quei momenti per scrutarla meglio «Sakura, so che non sei d’accordo di questa iniziativa e che preferivi esserne partecipe, ma in vostra assenza non sono riuscito a tenere a freno l’indignazione dei Re quando ho raccontato loro quello che è successo a Nawaki»

Il sorriso di Sakura divenne amaro, rendendosi conto che per gli altri era un vero e proprio libro aperto, ma in quel momento non riusciva a nascondere la sua indignazione, soprattutto dopo aver incrociato quello sguardo poco piacevole con Sasuke.

«So anche quello che questo viaggio ti ho portato a scoprire»

In un attimo tutto il suo risentimento svanì, lanciando al vecchio amico uno sguardo indagatore. Durante la riunione avevano pure parlato di lei?

Aveva una voglia matta di urlare. Perché l’avevano messa in disparte? Non era una bambina e lei era in grado di assumersi le sue responsabilità! Aveva già in mente di rivelare a Gaara quell’assurda scoperta, ma avrebbe preferito farlo di persona.

Troppo stanca di pensare, Sakura rimase ferma di fronte alla porta, senza riuscire a dire nulla, colta ancora troppo alla sprovvista. Poi prese a ridacchiare, un riso funesto, per via dell'incoerenza che in poco tempo era stata costretta a subire nei confronti della sua persona «Mi dispiace Gaara, so che vedevi in me una futura Regina, ma non sono mai stata la persona che tutti credevamo che io fossi»

Una mano si posò sulla tempia, cominciando a massaggiarla con movimenti circolari per cercare di colmare quell’improvviso dolore alla testa.

«Non mi importa»

Sakura si volse verso il ragazzo, sgranando gli occhioni.

«Anche se tu non sei la reale figlia e non possiedi sangue nobile, Nawaki era intenzionato a cedere a te la sua terra perché ti considerava come tale e mi sembra doveroso rispettare questa sua decisione»

Sakura continuò a pensare a quelle parole dette – come sempre – con spontaneità, percependo perfettamente il rossore che si era appena sprigionato sulle sue gote. Perché la conversazione aveva preso inaspettatamente quella piega imbarazzante?

«Perciò, se tu lo vorrai, alla fine di tutta questa storia puoi sempre prendere in considerazione la mia proposta» la mano si Gaara si posò sulla sua guancia ancora prima che se ne rendesse conto, regalandole una gelida carezza «Buona serata Sakura»

Una volta sparito lungo il corridoio, Sakura si chiuse la porta dietro le spalle, poggiando pesantemente la nuca. Le palpebre dei suoi occhi si abbassarono lentamente, così come il sospiro che sfuggì dalle sue narici. Perché in quel momento si sentiva così frustrata? Ma soprattutto, perché nella sua testa rimbombava solo il nome di Sasuke?

Il quel momento le sembrava di percepire il suo sguardo freddo addosso, come se avesse fatto qualcosa di sbagliato. Era giusto prendere in considerazione le parole di Gaara? Forse era troppo paranoica, forse Sasuke a discrepanza di lei non era minimante interessato a fantasticare un possibile futuro sereno.. con lei.

Sakura lui ha sempre mirato a ben altro, lo sai.

Si lo sa, ma non poteva fare a meno di sperare in un’idea diversa. Sospirò.

 “Perché deve essere tutto così complicato?”

Snervata da quelle assurde ossessioni la giovane raggiunse l’unica porta presente, che come aveva ben ipotizzato conduceva al bagno. Si tolse di dosso la parte superiore rossa che tempo addietro le aveva regalato Ino, poggiandola sopra una seggiola, seguita poi dai restanti vestiti.

Indugiò un attimo di fronte al grande specchio dove poteva perfettamente ammirare il suo corpo nudo. Si rese conto che i suoi avambracci si erano leggermente tonificati - anche se lievemente -, le scapole più scavate e le cosce fortificate. Quel viaggio l’aveva condizionata non solo mentalmente, ma anche fisicamente e per la prima volta si sentì davvero bene, ma..  mancava ancora qualcosa per colmare quella piccola scavatura che le si era formata al centro del petto.

Scosse la testa energicamente, aprendo immediatamente il rubinetto della lussuosa vasca e senza neanche aspettare l’arrivo dell’acqua calda si immerse, percependo immediatamente l’irrigidimento dei muscoli, seguito da un piacevole appagamento.

Rimase immersa fino a quando la sua pelle delle sue mani non si raggrinzì eccessivamente. Prese il primo accappatoio bianco appeso e quando tornò a piedi nudi nella camera decise di controllare l’armadio. Sorrise appena quando notò diversi abiti appesi. Sicuramente Gaara aveva preparato quella stanza per lei già da parecchio tempo dato che i vestiti sembravano coincidere perfettamente con la sua misura.

Curiosa, decise di prendere il primo che aveva attirato la sua attenzione: un semplice kimono lungo e verde con incantevoli motivi floreali rossi e bianchi. La sua forma era molto simile a quello che aveva indossato per il suo compleanno, con l’unica differenza che questo godeva di una gonna leggermente più stretta e corta, lasciandole le caviglie spoglie.

Continuò a specchiarsi girando su se stessa per capire se le stava bene quando un rumore sospetto attirò la sua attenzione. Uscì dal bagno, puntando i suoi occhi sulla porta, pensando che forse qualcuno aveva bussato, ma dovette ricrederci quando un’improvvisa ombra apparve sulla terrazza, facendola saltare sul posto.

Aprì immediatamente la soglia interamente di vetro, discernendo la figura di Sasuke poggiato con la vita sulla ringhiera e le braccia incrociate.

Prontamente le sue guance arrossirono quando il suo occhio ossidiana, insieme al Rinnegan rimasero a contemplare con la sua immancabile attenzione il suo corpo fasciato dal kimono.

Si strinse appena le braccia attorno la vita; in quel momento si sentiva nuda di fronte a lui «Sasuke, che ci fai qui?!»

Osservarla.

Il suo istinto lo aveva vincolato a rimanere immobile e, indugiando, si era accorto che da quando si era presentata davanti a lui l'unica cosa che potesse permettersi in quel momento di fare era proprio osservarla.

I suoi occhi avevano immediatamente catturato la perfetta consistenza della sua pelle, bianca e lievemente rosata in prossimità delle guance. I piedi scalzi insieme ai capelli dal taglio corto le rendevano un’aria puerile eppure il suo corpo fasciato da quel semplice vestito urlava l’esatto contrario.

Senza far trasparire nulla strinse la mascella, dandosi immediatamente dell’idiota per quei pensieri notevolmente poco casti che per la prima volta aveva vagheggiato su di lei. Gli sembrava quasi irrispettoso nei suoi confronti.

Si schiarì la voce, senza cambiare posizione «Naruto vuole partecipare ai festeggiamenti con Hinata, così mi ha costretto a venirti a prendere»

In effetti quella non era una bugia. Per quella sera si era già prefissato un programma completamente diverso, ma come al solito l’amico biondo aveva rovinato tutto e dato che non aveva alcuna intenzione di farsi scervellare il cervello dalla sua irritante voce aveva ceduto subito.

Guarda teme che se stasera non verrai ci penserà Gaara a fare compagnia a Sakura’

Ok, doveva ammetterlo: quel commento l’aveva piuttosto corrucciato e forse era divenuto il secondo motivo del perché fosse giunto lì, ma sicuramente non l’avrebbe mai ammesso al dobe. Certe volte quel tipo si tramutava nel perfetto emblema del male.

Senza dar troppo peso a quell’asserzione contrariata Sakura sorrise contenta, rientrando dentro «Dammi due minuti»

Raggiunge velocemente il bagno, sperando di non inciampare, dato che la stretta gonna non le permetteva di realizzare movimenti complessi, indossando le ballerine posate ai piedi della sedia dove ancora si trovavano i vecchi vestiti impolverati.

Speranzosa, cominciò a cercare dentro alcuni armadietti, trovando diversi oggetti cosmetici. Prese due forcine rosse nascoste in mezzo ad alcuni saponi, adoperandoli per bloccare il ciuffo che continuava a sfuggirle da dietro l’orecchio, dato che si era tolta la fascia dalla testa.

Tornò entusiasta in camera – sperando di non essere troppo ridicola con quei cosi in testa -, notando che Sasuke era rimasto fuori e la guardava con un sopracciglio alzato. Si fermò di fronte all’ingresso e poggiò una mano sopra la maniglia per aprirla, ma Sasuke non si muoveva.

Si voltò confusa verso di lui «Che fai, non vieni?»

L’Uchiha la incitò nel raggiungerlo, mentre un ghigno spuntò dal suo viso. Sakura, una volta avvicinata, seguì il movimento del suo mento, che indicava dietro di lui i sei metri di altezza che portavano direttamente a una delle strade principali di Suna.

«Preferisco da qui»

La rosa sbiancò, capendo le intenzioni dell’amico, ma non disse nulla. Si affacciò leggermente dalla terrazza, ma ancora prima di pensare che forse uscire dalla porta era la scelta più saggia da fare sentì i propri piedi non toccare più il terreno.

In meno di un secondo, dopo un forte vento, si era ritrovata in strada con gli occhi strabuzzati dalla sorpresa, mentre Sasuke la poggiò delicatamente a terra. Tenne comunque le dita strette alla maglia scura del ragazzo, cercando di ingoiare il fastidioso magone che le si era bloccato in gola durante il salto.

Lo sguardo omicida che la rosa gli riservò gli fece capire il messaggio: non farlo mai più. Alzò arreso entrambe le mani e insieme cominciarono a camminare, fino a raggiungere la zona delle bancarelle piene di persone.

Il tramonto era giunto quasi alla sua fine, lasciando comunque una lieve linea rossastra sui tetti delle case e le lontane colline sabbiose che circondavano la città, creando una piacevole sensazione che rispecchiava perfettamente Suna e i suoi abitanti - un’atmosfera completamente diversa rispetto a Tanzaku -, che in quel momento sprigionavano allegria da tutti i pori, proprio come un fulmine biondo che in quel momento stava correndo nella loro direzione con un braccio alzato.

«Ehi! Sakura-chan!»

Sakura sorrise, notando che l’amico portava una semplice maglietta arancione e pantaloni scuri. Anche Hinata, dietro di lui, si era cambiata d’abito, con indosso un elegante quanto semplice kimono color lilla, anche se non aveva idea di come l’avesse ottenuto; forse Naruto l’aveva costretta a comprarlo in uno dei tanti negozi presenti in città. 

«Che bello sei venuta! Vedrai ti divertirai da morire! Faranno scoppiare anche i fuochi d’artificio!» il quel momento Naruto sembrava un bambino spensierato e solo in quel momento la rosa notò qualcosa stretto alla sua mano «Guarda ho pure vinto un pesce rosso e credo che lo chiamerò.. Naruto Junior! Oppure Ramen, che ne dici?»

Rise di gusto, osservando intenerita il piccolo animale dalla lunga coda nuotare tranquillo all’interno della sua bustina di plastica piena d’acqua.

Sasuke invece ebbe una reazione opposta, massaggiandosi affranto la fronte con la punta delle dita «Sei serio?» sbuffò, senza comunque riuscire a infrangere l’allegria che in quel momento attanagliava l’amico.

«Certo! Hinata mi ha già detto che si prenderà cura di lui»

La mora annuì timida, accettando tra le mani il sacchetto, stando attenta a non smuoverlo troppo; non voleva rischiare che Naruto Junior avesse vita breve.

«Tsk» Sasuke alzò gli occhi al cielo, obbligando Naruto a borbottare frasi sconnesse.

Tanto per cambiare, i due cominciarono a bisticciare, mentre le due ragazze presero a girare attorno le gradevoli bancarelle. Molte di queste esponevano cibo appena cotto e mini attività con in palio oggetti o – come era capitato a Naruto – qualche pesciolino da poter tenere in casa come animaletto domestico.

Sakura sorrise gioiosa quando alcuni bambini le superarono in corsa per raggiungere un carretto che liquidava gustosi dolcetti.

«È incredibile, questa è la prima volta che partecipo ad un importante evento» sussurrò appagata, voltandosi vero la mora, che annuì di rimando.

«Già, è tutto così bello»

Dopo un rumoroso scambio d’insulti - attirando per giunta gli sguardi di alcune persone – Naruto e Sasuke affiancarono le due ragazze, entrambi con le braccia incrociare e i volti ruotati in direzioni opposte. 

Continuarono a seguire le due giovani, che allegre si fermavano ad osservare qualche oggetto in mostra che attirava la loro attenzione. In realtà qualsiasi cosa allettava Sakura; provare finalmente quelle piacevoli commozioni le pareva un sogno dato che più di una volta, quando era piccola, aveva provato a chiedere a Nawaki di visitare Konoha durante uno dei tanti festeggiamenti per vedere come venivano svolti, ma ogni volta si bloccava ancora prima di formulare la frase, con la paura di farlo arrabbiare.

Improvvisamente, Naruto arrestò la sua camminata, attirando così l’attenzione dei suoi compagni.

«Nonno.. nonna?»

I quattro guardarono incuriositi una brilla Tsunade, che si avvicinava a loro con passi incerti in compagnia di Jaraiya, anche lui piuttosto alticcio e un bicchierino ricco di sakè in mano. La donna invece stringeva direttamente la bottiglia.

«Ciao ragazzi!» esclamò l’uomo, alzando in aria l’oggetto, facendo cadere qualche goccia trasparente.

Naruto, ancora scombussolato, si grattò confuso la testa, spettinando più del dovuto la sua capigliatura «Vi conoscete?»

Un sorriso smagliate - incredibilmente somigliante a quello di suo nipote - ornò il volto allegro di Jiraiya, che abbracciò fraternamente con l’altro braccio le spalle robuste della donna «Eccome! Io e Tsunade siamo cresciuti praticamente insieme, vero?»

Gli occhi color nocciola - decisamente rossi e lucidi per via dell’alcool ingerito -, fulminarono minacciosi l’amico, soprattutto quando la sua mano si posò con disinvoltura su uno dei suoi seni grandi e sodi.

«Togli le tue mani da lì Jiraiya, o ti spedisco altrove»

L’uomo scoppiò in una fragorosa risata, spostando l’arto, ma senza sciogliere la stretta «Dopo tutti questi anni non è mai cambiata!» affermò divertito, regalando un’occhiata ammiccante a Hinata e successivamente a Naruto - alzando addirittura il pollice -, che sussultò imbarazzato per modi spigliati di suo nonno.

Senza aggiungere altro, i due si allontanarono barcollanti, sparendo tra la folla che stava pian piano divenendo più numerosa, pedinando una direzione precisa.

Cercando di non pensare alla figuraccia fatta, Naruto seguì la rotta delle persone, sorridendo poi emozionato in direzione della mora «Hinata tra poco lanceranno i fuochi d’artificio, cerchiamo un posto tranquillo per vederli!»

«V-va bene» sussurrò lei, stringendosi nelle spalle.

L’Uzumaki prese velocemente la sua mano, iniziando a trascinarla in mezzo alla grande calca, dimenticandosi completamente di Sasuke e Sakura, che naturalmente rimasero impalati al centro del marciapiede sabbioso.

Ingombrata, la rosa cominciò a torturarsi come suo solito le dita, notando con la coda dell’occhio che Sasuke pareva invece piuttosto tranquillo, dato che serbava annoiati sguardi di circostanza alle persone che camminavano attorno a loro.

Anche lei ci teneva tanto a vedere i fuochi d’artificio, ma non aveva idea se l’Uchiha fosse del suo stesso avviso; infondo era stato obbligato da Naruto a sopraggiungere lì perciò, dato che il biondo non si era fatto troppi problemi ad abbandonarli, forse il moro voleva sfruttare quell’opportunità per andarsene.

Si sistemò impacciata una delle forcine, dato che si era leggermente allentata, regalando poi all’amico un sorriso tirato «Sasuke, pensi che da qui riuscirò a vederli?»

Non poteva obbligarlo a restare lì insieme a lei. Anche se vederli da sola le avrebbe causato dispiacere cercò comunque di nasconderlo.. cosa piuttosto difficile dato che Sasuke continuava a guardarla circospetto e a lei stava venendo un fastidioso crampo alle labbra.

 «Vieni»

L’espressione di Sakura sembrava una barzelletta: la sua bocca era rimasta aperta e con un lieve sorriso confuso, mentre gli occhi continuavano a sbattere prepotentemente, provocandole un fastidioso prurito sulle gote, dato che le lunghe ciglia le solleticavano ogni volta la pelle.

Scosse energicamente la testa, raggiungendo Sasuke con una lieve corsetta – dato che non si era fermato ad aspettarla-, che continuava ad avanzare nella direzione opposta rispetto alle altre persone. Che aveva in mente?

Camminarono in completo silenzio, superando il quartiere che era stato interamente ornato per i festeggiamenti; di conseguenza, non c’era nessuno a parte loro. Sasuke la distanziava di tre passi e Sakura cominciava a turbarsi, ma rimase comunque in silenzio.

Improvvisamente, il moro svoltò in un angolo stretto e buio. Lo strano magone che si era formato nella gola della rosa aumentò , ma cercò di darsi coraggio, riprendendo a i propri passi. Nonostante fosse un semplice vicolo era molto lungo e, una volta giunti alla fine, Sasuke guardò verso l’alto, dove si stagliava uno dei tanti edifici presenti attorno a loro. Sakura capì che si trovavano sul retro di una abitazione.

Aprì bocca per chiedere finalmente dove diamine l’avesse portata, ma quando Sasuke le indicò alla loro destra una piccola scala di legno dovette rimangiarsi le parole. Questa portava direttamente al tetto e, una volta salita, capì l’identità di quel luogo.

«Perché siamo sul tetto di casa tua?»

Sasuke non disse niente, raggiungendo il bordo e lasciando penzoloni i piedi ricoperti dai soliti sandali. Anche lui come Naruto non indossava la divisa Ninja, ma un semplice abbigliamento nero con le maniche lunghe. Le bende alle mani erano state tolte e il ciuffo scuro era stato leggermente sistemato davanti l’occhio destro, di sicuro per cercare di nascondere agli abitanti le sei tomoe del Rinnegan.

Un dolce sorriso spuntò sulle labbra sottili di Sakura quando vide davanti a lei per intero il perfetto panorama di Suna, comprese le possenti spalle del figlio minore del clan Uchiha. Si sedette vicino a lui, alla sua destra, mantenendo comunque una giusta distanza.

Le mura della città, insieme a tante altre zone erano completamente al buio, solo il sobborgo dove si apprestava ancora la commemorazione rilasciava una flebile luce giallastra, illuminando così quella quiete notte riarsa.

Ancora una volta Sasuke era stato capace di leggere i suoi sentimenti con un semplice sguardo. Da quell’altezza avrebbero sicuramente ammirato nella loro pienezza i fuochi, senza essere disturbati o rischiare di procurarsi un terribile torcicollo.

Si volse grata verso di lui, ma poco prima di dire qualcosa un’ombra sospetta attirò le sue iridi verdeggianti. Solo in quel momento la ragazza notò la presenza di un piccolo livido violaceo macchiare l’osso del suo zigomo. Senza riuscire a trattenere una risata, Sakura lo sfiorò con le dita, attirando così l’attenzione del suo possessore.

Si volse lentamente verso di lei, scrutandola col suo Rinnegan, riportando poi la sua attenzione davanti a sé, non prima di aver rilasciato un sospiro scocciato.

 «Naruto..» disse saltando, facendo capire alla ragazza la fonte di quel piccolo dettaglio.

La sua ilarità si accentuò «Quando la smetterete di comportarvi come bambini?»

«Mh..»

Quel pomeriggio, quando Naruto gli aveva parlato in quel modo aveva perso immediatamente la testa. Anche a lui non era sfuggito il comportamento preservatore del Re nei confronti di Sakura, ma allo stesso non riusciva a darsi una risposta del perché gli desse così fastidio, perciò aveva voluto usare il dobe come bersaglio di sfogo, peccato che subito dopo aveva ricevuto la sua risposta. Fortuna che in quel momento si trovasse Hinata a colmare la loro furia omicida - che in realtà avrebbe preferito riversare su Gaara, ma sapeva che un’azione del genere era impensabile, ma soprattutto infantile.

Fece un altro sospiro, stavolta atterrato, coprendosi poi con una mano gli occhi. Simultaneamente aveva alzato una gamba, permettendo così al gomito di poggiarlo sul ginocchio per stare più comodo.

Ormai non si riconosceva più.

Dopo la Notte della Strage aveva preferito seguire una filosofia rigida e articolata, senza permettere a nessuno di romperla, persino a Naruto e Itachi. In tutti quegli anni la sua mente era rimasta vuota, dedicandosi solo al compimento delle missioni che gli venivano affidate, senza implicazioni razionali. Era diventato uno strumento sfornito di umanità , eppure..

«Senti Sas’ke, riguardo a oggi pomeriggio.. non volevo farti arrabbiare»

Eppure quando i suoi occhi avevano incontrato i suoi dopo otto anni tutto si era sgretolato.

Si orientò in direzione della ragazza, che come suo solito torturava le piccole e sottili dita poste sul bacino, segno che quel discorso che aveva appena immesso la metteva a disagio. L’insicurezza di Sakura nel dover sbagliare qualcosa lo considerava insensato, ma al tempo stesso unico e singolare. Non aveva mai conosciuto oltre a lei una persona così attenta all’integrità dell’altra persona.

Di sicuro si riferiva al loro discorso fatto a palazzo, cosa che lui aveva completamente rimosso, dato che non gli aveva dato – a differenza sua – un importante peso.

«Non sono arrabbiato» mormorò calmo, lasciando il gomito gravato e il resto del braccio penzoloni.

Un leggero venticello colpì i loro visi, facendo ondulare le capigliature dalla tonalità opposta. Sakura era tornata a sorridere serena dopo le parole dell’amico, dedicando così la sua completa attenzione allo scenario innanzi a loro.

Rimasero per tutto il tempo a meditare il silenzio che guarniva quella notte, fino a quando una fulminea linea incandescente aveva raggiunto un punto alto del cielo notturno ricco di stelle, esplodendo poi in un rumoroso boato che illuminò i loro visi di rosso.

Susuke osservò con discreto interesse lo spettacolo di colori che, a suo avviso, era troppo rimbombante. Non si era mai negato di ammirare lo scenario dei fuochi d’artificio, ma al contempo non lo avevano mai suggestionato come accadeva alla maggior parte delle persone. Forse perché semplicemente non era come le altre persone, non più ormai..

E allora perché il suo cuore aveva preso a battere come ogni essere umano? Perché considerarsi diverso, quando un semplice e lieve tocco sulla sua mano gli provocava tale effetto?

Sasuke dimenticò completamente ogni cosa quando si volse verso Sakura, osservandola attentamente. Lei continuava ad ammirare come una bimba raggiante quei fragori pitturati su una tela scura, mentre la piccola mano si era andata a depositare sulla sua, stringendo con una lieve pressione il suo dito mignolo e l’anulare.

«Sono così belli..» sussurrò lei, ancora con occhi ipnotizzati.

Il calore che si depositò sulle sue guance divenne vigoroso, oppure non poteva fare a meno di considerarlo piacevole. Le suoi iridi rimasero impiantate sulla sua pelle, che grazie alla luce sembrava ancora più liscia. Il suo sorriso, la sua fronte evidente, il profilo del suo naso da sempre considerato perfetto.. tutto ciò che i suoi occhi avvistavano gli provocavano solo fremiti.

«Sono sempre riuscita a scorgerli dalla finestra della mia vecchia camera, ma in questo momento mi sento come se li stessi vedendo per la prima volta» continuò ancora lei, con voce attonita «È bello essere liberi e vedere tutto questo»

Un qualcosa aveva rallentato le immagini. Le tomoe di Sasuke seguirono con ragguardevole attenzione il volto della giovane girarsi in sua direzione, sostituendo quello straordinario sorriso con dei lineamenti impacciati e timidi. Le pupille nere di Sakura continuavano a tremare con irruenza, come se non riuscisse a decidere quale parte del suo viso focalizzare.

Ormai i boati erano un suono lontano, e completamente trasportato da quelle bellissime percezioni, Sasuke vide davanti a lui una giovane e timida Sakura dai lunghi capelli, con indosso un grazioso vestitino verde; la stessa sera in cui avvenne la Notte della Strage, quando si trovavano sul tetto.

Ma stavolta sarebbe andata diversamente.

Lui quella notte, prima che accadesse tutto quello, era così felice. Avrebbe voluto dirglielo, fin dal primo istante in cui aveva compreso quanto le volesse bene, però.. per tutto il tempo che avevano trascorso insieme non era mai riuscito a confessare i suoi sentimenti. Solo in quel momento si rese conto che quelle parole erano sempre rimaste conficcate nel suo cuore , ma di fronte ai suo occhi la sua voce..

Stavolta aveva la possibilità di rimediare, di darsi una possibilità, anche se il suo corpo aveva oramai preso da tempo il controllo della situazione. Non si rese nemmeno conto della sua mano che si era andata a depositare sulla sua guancia, portando una ciocca ribelle dietro la forma perfetta del suo orecchio, accarezzando poi la guancia accaldata e il collo bianco.

Da quella minima distanza riuscì finalmente a scorgere dopo tanto tempo le sue lentiggini sul naso, divenute più astratte. Percepiva il suo respiro caldo e agitato sulla sua pelle anch’essa ardente, mantenendo comunque uno sguardo fermo e deciso, forse per cercare di mantenere integrato il suo orgoglio maschile, ma ancora una volta Sakura lo prese in contropiede, sfoderando la sua arma migliore: nel momento in cui il suo indistinguibile profumo aveva penetrato le sue narici il muro si spezzò, istigandolo a chiudere gli occhi e mandare al diavolo tutto.

Al contatto timido delle loro labbra, entrambi ebbero un fremito lungo la schiena, le braccia, le gambe, lo stomaco e il cuore. I loro respiri si fusero insieme, mentre l’odore fruttato drogò più del dovuto Sasuke, che si avvicinò ancora di più a lei, rendendo quel sottile contatto più deciso.

Finalmente poté convalidare i suoi pensieri più avvallati: le sue labbra erano dolci e morbide.

Ormai era completamente preda del suo stesso istinto, motivo per cui aprì dopo alcuni secondi di esitazione la bocca, chiedendo il permesso con la lingua si assaggiare meglio quel sapore soave.

Dal canto suo, Sakura non aveva ancora realizzato l’accaduto, eppure in quello stesso istante stava succedendo. A differenza di Sasuke aveva spalancato gli occhi, più dalla paura che dalla sorpresa, considerando senza la minima attenzione le palpebre abbassate del ragazzo che al contempo le chiese un contatto più intimo, e lei cedette. Portò le sue mani tremanti sulla sua maglietta nera, stringerla poi possessivamente con le dita, come se avesse il timore di ricevere da parte sua un fuga inattesa.

Avevano continuato quella lenta, umida ed eccitante tortura per un tempo indefinito. Entrambi erano soggiogati da uno scoppio di colori molto più intenso e bello rispetto a quello dei fuochi d’artificio che oramai avevano terminato la loro rappresentazione, ma in quel momento erano troppo presi dalle vicende per accorgersene.

Fu la mancanza d’aria nei polmoni il movente del loro lento distacco.

Le loro fronti rimasero comunque in contatto, così come i loro sguardi ancora sorpresi e scossi. La mano di Sasuke si mosse ancora una volta da sola, ma stavolta il suo pollice calloso sfiorò le sue labbra rosse e gonfie, come se stesse toccando un raro e delicato fiore appena sbocciato.

Sakura ebbe il tempo di sorridere a stento, prima di provare freddo.

Sasuke si era immediatamente staccato, come se lei fosse un grande e doloroso fuoco ardente che lo aveva appena scottato. La sua iride destra si era mutata, prendendo la sembianza del famoso Sharingan. La rosa pensò immediatamente ad un pericolo imminente, ma dovette ricredersi quando scrutò Sasuke mettersi in piedi e allontanarsi di qualche passo, dandogli le spalle e posando una mano sul volto chino.

La ragazza prese il suo esempio, ma non appena una sua mano sfiorò la sua schiena questo si volse lesto verso di lei, lasciando che i suoi ciuffi coprissero i suoi occhi.

 «Ti riporto a palazzo»

Quelle parole le erano sembrate cariche d'odio, eppure non riuscì a dire nulla, permettendo a due innocenti lacrime di sprigionare i suoi pensieri.

Una volta scesi dalla scala i due si allontanarono con passi lenti e distaccati, mentre Itachi Uchiha continuava a guardare dal tetto di un’altra palazzina i due allontanarsi. Un appagato sorriso spuntò sulle sue labbra.



**



Sasuke posò Sakura sulla terrazzina della camera che Gaara le aveva offerto per quella notte. Per tutto il viaggio di ritorno non avevano proferito parola, mantenendo al contempo una notevole distanza. Avevano incrociato persino alcune persone beate, intenzionate a tornare nelle proprie abitazioni, talmente allegre che non avevano minimamente notato la mestizia che stava attanagliando quei due poveri ragazzi.

Sakura non poteva fare a meno di pensarci, perché si era comportato il quel modo? Eppure era stato lui ad aver preso l’iniziativa.. era deluso? Pentito? Oppure l’aveva semplicemente usata?

Quest’ultimo concetto fece accantonare la sua pelle chiara. Sasuke non è, e mai sarebbe stato quel tipo di persona, eppure non aveva altre opzioni a cui pensare.  Alzò leggermente il viso che per tutto il tempo era rimasto reclinato, notando che il moro era messo di profilo, mentre osservava senza il minimo interesse il pavimento in pietra. In quel momento sembrava così inquieto..

«Sas’ke..»

Mosse un piede nella sua direzione, sperando di ricevere da lui almeno una minima spiegazione. Non le importava se fosse stupida o negativa, ci teneva soltanto che lui si aprisse con lei, nient’altro. E invece, come aveva ben presunto, Sasuke le diede velocemente le spalle, pronto a saltare dal balcone.

Il pianto che prima era riuscita miracolosamente ad arrestare prese totalmente il controllo su di lei. Persino un singhiozzo sfuggì dalle sue labbra che pochi minuti prima erano state inumidite dal sapore del moro, mentre ora da quello salato delle lacrime, eliminando completamente la sua gustosità.

Vide il corpo di Sasuke indugiare e i pugni lungo i fianchi stringersi.

«Mi dispiace» sussurrò.

Solo in quel momento lei capì.

I suoi piedi si mossero da soli, allacciando con tutta la forza che aveva in corpo le braccia attorno al suo busto, poggiando ancora in lacrime la guancia sulla sua schiena rigida.

«Ti prego non andartene!» strillò, ormai in preda al panico «Non lasciarmi di nuovo sola» stavolta fu un sussurro, ma sperava con tutto il cuore che il ragazzo percepisse il suo dolore.

Sasuke non l’aveva usata. Non era deluso o pentito, ma aveva paura, solo paura, proprio come lei.

 […] Qui non importa a nessuno che cosa ne pensi. Così aumenti la probabilità a quei tipi di ucciderti, in più ci rallenteresti e basta. Perciò, torna indietro […]

[…] Pensavo davvero di perderti.

Non mi importa chi tu sia Sakura.

Non ti abbandonerò più […]

«M-mi.. mi ha detto che saresti stato sempre al mio fianco. C-che non mi avresti più abbandonata»

Ogni parola, ogni sguardo e qualsiasi tono lui avesse sempre usato con lei da quando si erano ritrovati avevano solo un’unica spiegazione: fin dall’inizio Sasuke l’aveva amata, ma tutte quelle vicende lo avevano spinto ad allontanarsi per tenerla al sicuro, creando un muro, lo stesso muro di cui le aveva parlato Itachi la sera prima, lo stesso muro che forse era veramente stata lei a incrinarlo. Non poteva permettere a Sasuke di ricostruirlo. Mai più.

Lui intanto era rimasto fermo, la braccia sciolte lungo i bracci, mentre quelle di Sakura attorniate attorno il suo torace nel quale al suo interno si svolgeva una guerra cruda e silenziosa. Ricordava bene quelle parole che aveva riservato alla rosa. In quel momento era stata brava ad usarle per imprigionarlo in un angolo.

«Sakura..» sussurrò affranto, cercando di sciogliere delicatamente quella stretta, ma lei l’aumentò.

«Ti prego Sasuke non farlo! Ora ho capito! Ora comprendo appieno i tuoi timori e sono pronta ad affrontarli insieme a te se tu me lo permetterai!»

No, non poteva permetterglielo, lei non lo meritava. I suoi occhi eterocroni si chiusero appena, lasciando che le parole della ragazza continuassero ad uscire come le lacrime che oramai avevano attraversato la sua maglietta, inumidendogli il dorso.

«Io.. io ti amo Sasuke! E.. e f-forse ho iniziato a farlo da quando eravamo ancora due ragazzini che giocavano insieme al principe e alla principessa, ma è stato proprio grazie a questo viaggio che ho potuto comprendere e accettare i miei sentimenti per te»

Statico. Il suo corpo divenne fermo come una roccia, eppure la consistenza delle sue gambe sembravano di tutt’altro materiale; non aveva idea di come riuscisse a restare ancora in piedi.

Lei.. davvero lei..?

«Ti prego.. non lasciare che quella notte offuschi ancora la tua vita, non lasciare che i pericoli là fuori influiscano i tuoi sentimenti, perché ci saranno sempre, ma io sarò pronta a distruggerli, per permettere al tuo cuore di amare»

[…]«Davvero preferisci farti odiare, piuttosto che affrontare queste nuove sensazioni che solo lei saprà donarti..?» […]

[…] «Ma non è una distrazione, anzi, ti donerà ancora più forza, credimi!» […]

[…] «Per una volta, lascia che sia il tuo cuore a decidere e non la tua indole Ninja» […]

Non voleva che lui se ne andasse . Per un attimo si era morsa la lingua, pentita di aver così apertamente liberato i suoi sentimenti, con il rischio che lui la considerasse solo una stupida ragazzina immatura che sperava di avere un amore contraccambiato, ma non le importava. Avrebbe utilizzato qualsiasi mezzo per farlo rimanere lì, con lei.

«Itachi non desidera altro» aggiunse infine stanca, in un sussurro trasportato via dal vento che scompigliò i ciuffi neri del ragazzo, incastrando tra essi qualche granello di sabbia giunto dal deserto.

Percepiva lo sguardo perso e malinconico di Sasuke fermo e dritto davanti a loro, alla ricerca forse di una risposta, eppure i secondi passavano veloci e attorno a loro si riconosceva solo il soave e – al contempo - amaro silenzio. Trattenne il fiato quando udì un verso trattenuto uscire dalle sue corde vocali, forse per dire qualcosa che subito dopo aveva arrestato. 

Il suo abbraccio non voleva comunque scioglierlo. Il corpo dell’Uchiha sembrava fatto di marmo, se non fosse per la presenza del battito accelerato che riusciva a percepire tramite le braccia e l’orecchio posato sulla sua schiena. Ormai stava per perdere le speranze, cercato nuovamente di fermare altre lacrime dolorose, quando d'un tratto Sasuke si voltò verso di lei, stringendole il viso con entrambe le mani.

«Sakura»  sussurrò, arrestando con i pollici il breve percorso di quelle piccole gocce salate «Grazie»

Si era abbassato verso di lei, rapendo le sue labbra in un bacio dolce, ricco di affetto. La sua bocca si era immediatamente schiusa, accogliendo così la sua lingua famelica che in poco tempo la esplorò con ardore. Stavolta, la lacrime presero tutt’altra piega, ricche di un altro sentimento che le aveva fatto persino sfuggire un sorriso, mentre i denti di Sasuke le avevano agguantato il labbro inferiore.

A differenza del primo bacio, questo divenne più feroce, erotico. Il corpo di Sasuke si era completamente aderito al suo, permettendo al suo piccolo seno di rimanere schiacciato. Una sua mano si era andata a depositare sulla sua nuca per accarezzare i capelli neri, incastrando le dita in quei morbidi e lisci filamenti.

La sua mente era ormai usurpata dalla perfezione. Quel momento tutto era perfetto, Sasuke era perfetto. Non si era neppure resa conto che il ragazzo aveva aperto la porta spingendola dentro la stanza senza mai staccare le labbra dalle sue, come se ormai si fossero perfettamente fuse e incastrate tra loro. L’aveva spinta fino al primo muro che avevano imbattuto, bloccandola col suo forte e possente corpo.

Un palmo aperto si era collocato sulla parete chiara al fianco del suo viso, mentre l’altro aveva cominciato ad accarezzare con movimenti insicuri e al tempo stesso impazienti la sua vita. Dopo lunghi e soffocanti minuti, Sasuke staccò lentamente le labbra tumide, mantenendo comunque un contatto tattile con esse. La mano che le stava accarezzando il fianco era pian piano risalita, fino a raggiungere il suo collo che ormai sussultava ad ogni suo respiro per recuperare fiato.

«Sas’ke-kun» bisbigliò lei, posando entrambe le mani sul suo petto accogliente, senza però incrociare il suo sguardo struggente «Non mi interessa Gaara, io voglio stare insieme a te»

Il suo era stato un brusio timido che l’aveva costretta a chinare di più il viso, ma prima di riuscire a deporre anche la fronte sul suo torace Sasuke catturò le sue guance, costringendola a risollevare i suoi occhi verso di lui.

«Meglio, altrimenti l’avrei ucciso»

Un lieve riso increspò le sue labbra, che subito dopo venne sostituito da un sospiro sorpreso quando la sua lingua  si era depositata sul suo collo, regalandole piacevoli baci carnali e bollenti.

Le dita avevano nuovamente ripreso un percorso sparpagliato sul suo corpo, esplorandolo da sopra il kimono che improvvisamente era divenuto ingombrante. L'aveva nuovamente baciata con passione e stavolta il suo arto vorace si era fermato dietro la sua schiena, esattamente all’altezza del nodo che teneva legato il vestito. Improvvisamente, Sakura sentì la propria cassa toracica espandersi meglio per accumulare aria, ma al tempo stesso si sentì soffocare. Il kimono si era allentato, permettendo a Sasuke di sfiorare con una mano la sua piccola rotondità.

Presa dall’istinto, si allontanò un poco a lui, nonostante dietro di lei vi fosse il muro che le impediva di fuggire, mentre i suoi bracci erano corsi a coprirsi i seni.

«Tranquilla» mormorò lui, rigirando tra le dita una sua ciocca rosata «Non farei mai niente senza il tuo permesso»

Gli occhi verdi di Sakura si posarono su di lui, incrociando per la prima volta uno sguardo dolce e sincero.

Le sue gote si tinsero di rosso, cercando comunque di coprirsi ancora «I-io voglio Sas’ke» senza rendersene conto diede voce ai suoi pensieri con ammonimento timido, senza riuscire a fermarsi «Voglio fare l’amore con te»

Volse il viso verso il letto alla sua destra, mentre le sue braccia circondavano il suo corpo incolto. Percepiva l’occhiata di Sasuke addosso creandole – tanto per cambiare – una forte sensazione di sfiducia, ma ci teneva troppo ad essere sincera con lui.

«.. ma ho paura»

Un sottile riso echeggiò per tutta la stanza, obbligando la giovane a volgere l sue iridi smarrite verso di lui, ma ancora prima di analizzare la sua occhiata, il ragazzo la strinse in un abbraccio caldo e possessivo, nascondendo le labbra sul suo collo, mentre il naso si era completamente immerso nei suoi capelli, odorandoli.

«Anch’io Sakura»

Un lieve sussulto scappò al suo controllo, mentre Sasuke rimase immobile. Di sicuro anche lui provava in quel momento un certo imbarazzo e questo la convinse a sorridere grata, ricambiando quella stretta protettiva. Ormai non c’erano più dubbi: si era follemente innamorata di un ragazzo straordinario e..

Sasuke si staccò velocemente da lei, coprendosi imbarazzato per l’ennesima volta le labbra con una mano, borbottando qualcosa.

.. e burbero.

Rise ancora, deponendo delicatamente le dita sul suo zigomo tumefatto, stando attenta a non fargli troppo male. Sasuke chiuse gli occhi, beneficiandosi di quella piacevole carezza, prendendola poi di peso con un movimento veloce, facendole scappare un grido sorpreso.

La posò prudentemente sul grande e morbido letto, sovrastandola col suo corpo, ma prima si sfilò la maglietta nera, buttandola da qualche parte sul freddo pavimento. Le dita di Sakura si erano subito posate sui muscoli incrementati dopo anni e anni di duri allenamenti. Sfiorò persino le diverse cicatrici che col tempo aveva accumulato, ormai divenute parte del suo corpo.

Ripresero a baciarsi con più trasporto, mentre il kimono scivolava completamente dalla sua corporatura minuta, facendola sentire ancora più piccola rispetto a lui. Ormai era quasi del tutto nuda di fronte ai suoi occhi lucidi e carichi di desiderio, eppure l’insicurezza che prima aveva completamente abbagliato il suo cervello era scomparso, forse perché in quel momento, insieme a lui, si sentiva davvero speciale.  Lui era riuscito a dimostrarglielo con i suoi modi insoliti, eppure sentiva di toccare il cielo con un dito.

Abbracciò il suo collo con entrambe le braccia, permettendo così al moro di stringersi ancora di più a lei e, non appena la sua evidente erezione sfiorò la sua parte inferiore un piacevole brivido ricoprì il suo intero corpo, mentre le sue gambe si aprirono istintivamente per farlo stare più comodo e vicino. Aprì un attimo gli occhi per porli sul suo viso perfetto. 

Le sembrava così strano, ma al tempo stesso bellissimo. Davanti a lui si trovava lo stesso identico bambino col quale aveva passato insieme la sua singolare infanzia e ora.. aveva capito di amarlo; aveva capito di essere contraccambiata.

Lei amava Sasuke Uchiha.

Non aveva idea se quella locuzione l’aveva semplicemente pensata o sussurrata, fatto stava che ormai Sasuke si era completamente liberato della sua nudità, aiutando poi lei a fare lo stesso.

Sentiva la sua erezione premerle sull'intimità, aumentandole notevolmente l’eccitazione che l’aveva già da tempo preparata a quell’avvenimento del tutto nuovo. L’occhio ossidiana di Sasuke, assieme al Rinnegan, avevano cercato i suoi smeraldi verdi e lucidi, aspettando un suo consenso. Non appena Sakura posò dolcemente le labbra morbide su di lui percepì l’inatteso atto carnale che la costrinse a gemere sulla sua bocca che ricambiava ardentemente quel bacio carico di passione.

L’aveva penetrata con delicatezza e, nonostante la fitta improvvisa che si era completamente diffusa in tutto il suo bassoventre, Sakura si sentì a protetta, non appena le sue forti braccia l’avevano completamente avvolta dietro la sua schiena.

Aveva nascosto il viso sul suo collo, sperando di controllare come meglio poteva le grida che minacciavano di uscire dalla sua gola secca. Senza rendersene conto, il dolore era pian piano scemato, venendo poi sostituito dal piacere che tutti gli esseri saggiano durante quei avvenentissimi attimi d’intimità.

Fin da subito, Sasuke si era mosso lentamente non appena aveva percepito il suo corpo sotto di lui irrigidirsi, sospirando ogni volta che rientrava dentro di lei con perfetta sincronia. I sospiri che rimbombavano nel suo orecchio accentuavano considerevolmente l’eccitazione che era già nel pieno delle sue possibilità, e quando capì che il corpo di Sakura si era oramai abituato alla sua presenza aumentò gradualmente le spinte, fino a ricoprire la sua pelle da tante piccole gocce di sudore. Ormai i loro gemiti erano l’unica cosa udibile in quella stanza.

«Sa.. Sasuke» pronunciò lei, stringendosi di più a lui. 

L’Uchiha, col viso nascosto nell'incavo del suo collo e i capelli rosa alzò quel che bastava il suo mento per perdersi completamente nei suoi occhi splendenti, stringendole la mano con le dita, tanto da rendere le sue nocche bianche. 

Si morse fortemente le labbra quando l’ ultimo sospiro della ragazza gli fece capire di essere giunta alla fine di quel fantastico percorso, percependo subito dopo anche lui il culmine del piacere, sospirando il suo nome in un soave brusio carico di effervescenza.

Senza dire niente si era sdraiato al suo fianco, coprendo entrambi col lenzuolo bianco, inglobandola in un abbraccio possessivo, ma al tempo stesso soave. Lei aveva ricambiato la stretta, posando la sua testa rosata sul suo petto, addormentandosi per la prima volta dopo tanto tempo beata.
  
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