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Autore: StewyT    01/11/2020    1 recensioni
"In fine, X, non posso incontrarti.
Non so chi tu sia eppure so più di te che di me stesso.
Ma non posso incontrarti, so che non funzionerebbe.
Ti lascerei scivolare via come sabbia al vento. Così come è successo al mio primo amore.
Cercavo di aggrapparmi a lui eppure si è lasciato andare, o forse io l’ho lasciato andare.
Io appartengo a lui ma un po’ anche a te. Eppure non sarò mai di nessuno dei due.
Sono una stella nera: simile ad un buco nero, ipotetico, reale o forse no.
Un paradosso.
E non voglio risucchiare anche te.
J."
~~~~
Sedici anni dopo il loro primo incontro, Wei Wuxian e Lan Zhan si ritrovano entrambi di nuovo alla Gusu University, lì in quella biblioteca dove tutto è iniziato e tutto continua, indipendentemente dal loro volere.
Lì dove si raccontano l'un l'altro non sapendo di farlo. Lì, dove ancora una volta, si innamorano.
Lì, dove ancora una volta, scappano via l'uno dall'altro.
Perchè l'uomo ha il libero arbitrio, certo, ma si muove sempre all’interno di una tela tessa dal destino.
E molto spesso ha una trama più complicata di quanto ci si aspetti.
Genere: Fluff, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Lan Wangji/Lan Zhan, Wei Ying/Wei WuXian
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Dear Heart~


6_ Don’t you know.
[Jaymes Young]
I've been walking in the moonlight looking for you
I got nobody but my shadow to give me through
So put your lips on my scars and teach me to love
Give my slow heart the rhythm of a blood drum
I don't want you to go
I need more of you in my life
Nobody should be alone
Please let me take you home tonight

 
Devo parlarti.
Alle otto nel mio Jingshi.
Lan WangJi.
 
Wei Wuxian aveva guardato e riguardato quel piccolo pezzo di carta per tutta la giornata, era stato come stregato da quei pochi caratteri che potevano voler dire tutto o nulla. Lan WangJi voleva parlargli. Ma di cosa? Perché?
Erano passate tre settimane dall’ultima volta che avevano parlato, più di due mesi da quando non si erano più letti e Wei Wuxian avrebbe avuto così tante cose da dirgli! Ma nel momento stesso in cui aveva letto quelle parole, gli si era gelato il sangue nelle vene e aveva dimenticato anche il suo nome.
Lan WangJi voleva parlargli e anche lui voleva farlo.
Era lì, fuori la porta di camera sua. Gli tremavano le mani e aveva la vista annebbiata.
Era lì, voleva parlargli.
Ma cosa gli avrebbe detto?
__
 
Devo parlarti.
Alle otto nel tuo Jingshi.
Wei WuXian.
 
LAn Zhan aveva ricevuto quel pezzetto di carta da suo fratello alle prime luci dell’alba e da quel momento aveva passato la giornata in una bolla; una di quelle che lui e Wei Wuxian avevano imparato a costruire lettera dopo lettera.
Ogni suo pensiero era stato stregato dal pensiero di rivedere Wei Wuxian, di riparlargli, di poter mettere le cose a posto e poter ritornare, quanto meno, amici.
Wei Wuxian voleva parlargli. Ma di cosa? Perché?
Gli avrebbe detto che non voleva più avere nulla a che fare con lui?
E lui che avrebbe fatto? Lo avrebbe lasciato andar via o lo avrebbe pregato di restare? In fondo lui era J e sebbene non fosse l’uomo di cui Wei Wuxian era innamorato, era pur sempre l’uomo a cui X si era affezionato.
Wei Wuxian voleva parlargli e anche lui voleva farlo.
Eppure era lì, dietro la porta di camera sua, le mani tremanti sul pomello.
Wei Wuxian era lì e lui voleva parlargli.
Ma cosa avrebbe detto?
___
 
Wei Wuxian e Lan Zhan si guardarono come se non si fossero mai visti prima.
Lan Zhan lo aveva fatto accomodare nel Jingshi, del the nero fumante, due tazze una di fronte l’altra, tre giare dell’imperatore sul tavolino, del pollo fritto in una scodella.
Si era seduto all’altro capo del tavolo, erano distanti eppure talmente vicini che i loro occhi erano tuffati gli uni negli altri.
Wei Wuxian sperava che Lan Zhan potesse leggervi dentro tutto il desiderio che provava per lui.
Lan Zhan sperava che Wei Wuxian potesse leggervi dentro tutto quello che non riusciva a dirgli.
Wei Wuxian fu il primo a parlare.
“Riguardo J..” disse, distogliendo lo sguardo. Aveva bisogno di chiederlo. Solo quello, poi lo avrebbe lasciato parlare.
“L’uomo di cui parlavi…” deglutì a fatica, chiedendosi quale fosse il modo giusto per dirlo. “È qui, ora? È a Gusu?”.
Lan Zhan lo fissò per qualche secondo, la mascella contratta. Poi annuì.
“E io lo conosco?” domandò, ancora. Alzò lo sguardo dalle proprie mani e si guardò attorno, come a cercare una via di fuga dall’eventuale rabbia di Lan Zhan.
“Mn”.
“È Mo Xuanyu?” concluse e poi lo guardò.
Non sapeva cosa aspettarsi, certo. Ma di sicuro non quell’espressione inorridita mista a divertimento. “Stai scherzando?”. Wei Wuxian scosse la testa.
“E l’uomo di cui parlavi tu? È qui, ora? È a Gusu?” una scintilla negli occhi mentre faceva la domanda che non avrebbe mai voluto fare. L’altro annuì.
“È Nie Huaisang?” e poi Wei Wuxian scoppiò a ridere; molto meno discreto e più diretto di lui nella sua risposta.
“Sei impazzito?” chiese, con le lacrime agli occhi “Nie? Huaisang? Davvero?” scosse la testa, ridendo “È asessuale, forse, e anche se non lo fosse non gli interesso! Piuttosto ha una cotta per mio fratello e tuo fratello! Comunque no, non siamo non- siamo migliori amici! Non potrei mai andare a letto con lui!”.
Lan Zhan annuì.
“È Jiang Cheng?”.
Oh Dio. No. Wei Wuxian lo sapeva. Lan Zhan era così depresso all’idea di amare un uomo perché amava… suo fratello? Stava forse proiettando su di lui il suo sentimento? Jiang Cheng? Davvero? L’idea anche solo di guardarlo con occhi diversi gli faceva venire da vomitare! Almeno Nie non era così disgustosa come idea.
E se ci fosse stato probabilmente ci avrebbe anche provato in passato.
Ma Jiang Cheng?
“Hai bevuto?” chiese, solo, un sopracciglio alzato e le mani strette a pugno.
“Mi stai prendendo per il culo? Stai cercando di dirmi che quello ad essere innamorati di suo fratello sei tu? Cosa.. cosa stai cercando di dirmi?”.
“No” tremò lui, uno sguardo di puro terrore negli occhi “Non- nulla di tutto quello”.
“Bene. Sarebbe strano se avessi bevuto. Ma anche se mi stessi prendendo per il culo o stessi cercando di dirmi che sei innamorato di Lan Xichen. Per quanto sia attraente è… tuo fratello. E sta con mio fratello. Non potrei mai vederlo con occhi diversi e non potrei sopportare il peso del segreto se fossi innamorato di lui e come diavolo ti è venuto Jiang Cheng? Oddio. È lui?” improvvisamente il mondo gli cadde addosso: e se Lan WangJi fosse stato innamorato di SUO Fratello? E se Jiang Cheng avesse ricambiato? Se avesse ripiegato su Lan Xichen solo perché non poteva avere lui?
“No” sospirò sconfitto Lan Zhan, prima di versare il the ad entrambi, come a chiedere di mettere fine alla discussione.
“Vergognoso ed indecente” mormorò.
“Esatto. Non avrei potuto scegliere una conclusione migliore per tutta questa conversazione. Ti prego, fingiamo che non ci sia mai stata”.
E così, con un tacito accordo, misero fine a quella mezzora di panico ed imbarazzo, bevendo dell’ottimo the nero.
Caddero in silenzio per un po’, fino a quando Wei Wuxian facendosi coraggio, parlò, ricordando il motivo per il quale era andato lì.
“Jiang Cheng mi ha consigliato il bigliettino…” mormorò, nel silenzio e nel buio della camera. Lan Zhan alzò la tazza di the e ne bevve un sorso, gli occhi chiusi e l’espressione seria. Wei Wuxian non potette distogliere lo sguardo dal suo pomo d’adamo che si abbassava mentre deglutiva, la nuvoletta della famiglia Lan che lo seguiva, prima di ritornare immobile. Avrebbe voluto coprire quella nuvoletta, quel pomo d’adamo, con le sue labbra. Avrebbe voluto coprire tutto Lan Zhan con le sue labbra.
Lan Zhan alzò lo sguardo verso il suo, di nuovo grigio nell’oro.
“Lan Xichen mi ha consigliato il bigliettino…” disse a sua volta.
Wei Wuxian bevve a sua volta, abbassò la tazza e sorrise.
“Hai raccontato di X e J a Lan Xichen?” chiese.
“Mn” rispose l’altro “E Jiang Cheng sapeva?”.
Wei Wuxian annuì “E Nie Huaisang”.
“Cosa diceva il tuo biglietto?” mormorò Lan Zhan, consapevole di non aver scritto biglietto alcuno per l’uomo che gli sedeva avanti. Almeno, alcun biglietto che lo invitasse lì quella sera.
“Devo parlarti. Alle otto nel mio Jingshi. Lan WangJi.”.
Lan Zhan Sbuffò “Lo stesso”.
Wei Wuxian quasi sorrise, poi ricordò la situazione in cui era finito a causa di quel bigliettino: lì, seduto avanti a Lan Zhan più imbronciato del solito.
La cosa più imbarazzante della sua esistenza.
“Strano ricevere lo stesso bigliettino dai nostri fratelli, non pensi?”.
“Mn”.
“Oserei dire sfacciati, non credi, Lan WangJi?”.
Lan Zhan annuì, un piccolo sorriso dipinto sulle sue labbra.
“Suppongo tu non abbia nulla da dirmi, quindi?” rincarò la dose il più basso dei due, gli occhi grigi puntati nei suoi, un sorriso dipinto sulle labbra. Ma era un sorriso triste, Lan WangJi aveva imparato a riconoscerli.
“Mi dispiace” rispose solo lui.
Il suo ospite, quindi, buttò giù il contenuto della sua tazza e si alzò, lo sguardo fiero, le spalle larghe, un sorriso sulle labbra.
“Buona notte, HanGuangJun”.
Non dissero altro. Lan Zhan lo osservò mentre nella sua solita enorme felpa rossa -che non gli permetteva di vedere quanto ben delineato e strutturato fosse il suo fisico – si avvicinava alla porta, girava il pomello e poi ritornava a guardarlo, scoppiando a ridere. Era un riso nervoso, ma anche divertito.
Una risata che voleva dire solo una cosa: Nie Huaisang, Lan Xichen e Jiang Cheng erano scesi in campo. E loro erano letteralmente spacciati.
“Non ci credo” mormorò Wei Wuxian dando un pugno alla porta “Non ci credo!” ripetette, prendendo il cellulare dalla propria tasca per comporre un numero.
“Che cazzo vi è saltato in mente!” sbraitò “Davvero Jiang Cheng? Sono chiuso con Lan Zhan qui dentro? Davvero? Che senso ha! Cosa? Avete pensato che così riusciremo a parlare e mettere fine a tutto questo? Che cazzo sarebbe tutto questo? Dio mio, Jiang Chen se vi do così fastidio basta dirlo! Non parlerò più di J! Non parlerò più di Lan Zhan ma vieni ad aprirmi, subito!! Devo uscire da qui! Jiang Cheng! Vaffanculo!!!”.
Wei Wuxian attaccò e guardò Lan Zhan, seduto lì, impassibile, come se non fosse stato chiuso con la persona che più odiava al mondo in una camera talmente piccola da poter essere soffocante.
Sbuffò e scosse la testa: quasi non riusciva a sopportare la sua presenza.
Perché era lì, immobile, in silenzio, senza dire nulla?
Compose un altro numero.
“Nie. Subito. Subito. So che sei con quell’idiota di mio fratello e non mi frega un cazzo dei tuoi ‘non so nulla’, sai tutto, è stata una tua idea! Jiang Cheng è troppo stupido per avere idee del genere e Lan Xichen è.. non avrebbe mai fatto qualcosa di simile. Non me ne frega! Subito, Nie. Se non vieni subito sei morto. Morto!” e attaccò di nuovo.
Lan Zhan era ancora lì, le gambe accavallate, lo sguardo fiero mentre beveva dalla sua tazza, una specie di sorriso sulle labbra.
“Hai intenzione di minacciare anche mio fratello?” chiese e Wei Wuxian lo guardò di traverso “E tu non hai intenzione di far nulla? Sono quasi le nove, è il tuo coprifuoco!”.
“A che scopo? Non verranno ad aprire. Resta. Per questa notte”.
Lo guardò a bocca aperta, mentre diceva quel tipo di cose con quello sguardo impassibile. Si era reso conto di quello che aveva detto? Si era reso conto di averlo appena ucciso con una sola frase? Come poteva restare lì? Come poteva dormire nel suo stesso letto! No, non gli aveva detto che era innamorato di lui, che era mortalmente attratto dal suo corpo, che ogni sera era il suo ultimo pensiero prima di andare a dormire, che tormentava i suoi sogni, che ogni mattina era il primo pensiero che gli sfiorava la mente mentre si masturbava, che era il primo nome che pronunciava nel silenzio. No. come avrebbe potuto dirglielo?
Ma soprattutto, come poteva dirgli che no, non poteva restare a dormire lì perché non riusciva ad immaginare come avrebbe potuto reagire dormendo al suo fianco?
“Wei Ying” mormorò, quella voce calda e soffice, quello sguardo freddo e serio.
“Resta”.
“Lan Zhan..” sbuffò, le mani nei capelli, gli occhi stretti in due fessure.
“Sei talmente disgustato all’idea di restare nella mia stessa camera per più di dieci minuti, Wei Wuxian?” domandò.
Finalmente era riuscito il pensiero che gli girava nella mente dal primo momento in cui lo aveva visto entrare in camera, sebbene fosse terrificato dalla risposta.
Ma lui non rispose. Lo guardò, arrossì e sbuffò.
“Sei ancora arrabbiato con J” annuì, più a sé stesso che a lui, che lo guardò quasi shockato. Perché Lan Zhan gli stava dicendo quelle cose?
“Ti ho usato” mormorò allora Wei Wuxian, sedendosi, “E tu hai usato me” disse ancora, facendo spallucce. “E come un giocattolo rotto, quando hai scoperto con chi stavi parlando davvero, mi hai buttato. E mi hai lasciato lì a brancolare nel buio. E nel buio ho sentito così tanti cani abbaiare. E io sono terrorizzato dai cani. Lo sapevi.”.
E quelle poche parole gli erano bastate per immaginare con quanto dolore, quanta ansia, quanta paura, Wei Wuxian avesse aspettato una sua risposta.
Eppure, ancora, lui non sapeva come giustificarsi. Perché forse non poteva.
“Mi dispiace, Wei Ying..” sussurrò nel buio “Mi dispiace per non esserti stato vicino prima e per averti fatto vagare tra i cani da solo. Vorrei poter…”.
Ma Wei Wuxian stava già sorridendo “Va bene” disse, solo “Va bene”.
E l’unica cosa che gli venne in mentre di fare fu alzarsi per prendere dei bicchieri e una ciotola di semi di loto, poi si sedette al tavolo, versò il sorriso in un bicchiere e glielo avvicinò, al che Wei Wuxian si allargò in un enorme sorriso.
“Ora cerchi di distrarmi con il sorriso dell’imperatore?”.
“E i semi di loto e il pollo fritto” borbottò, togliendo la cloche dal piatto di pollo.
“Quale sarà il prossimo passo per farti perdonare, Lan Zhan?” ridacchiò, buttando giù il primo bicchiere di sorriso dell’imperatore, che così come prometteva il nome, lo fece immediatamente sorridere. Per tutte le volte che lo aveva bevuto. Per ogni ricordo che aveva guardando quelle giare. Per la prima volta che aveva portato dell’alcool in camera e Lan Zhan lo aveva beccato e gli aveva quasi urlato contro, sul punto di ignorare una delle leggi di Gusu.
“Mi regalerai due polli grassocci e mi chiederai di sposarti?” disse e poi scoppiò a ridere “Oh già. Lo hai già fatto. È da sedici anni che provi a chiedermi di sposarti, in fondo!”.
Lan Zhan lo guardò, l’espressione illeggibile come al solito, gli occhi dorati puntati nei suoi. Si chiese cosa stesse pensando. A volte avrebbe voluto così tanto leggergli nella mente.
E in quel momento, nella mente di Lan Zhan non ci avrebbe trovato nulla di divertente: solo Lan Zhan che si malediceva per ogni azione che aveva compiuto e lo aveva portato lì, in quel momento, con Wei Wuxian che faceva quelle battute senza sapere che Lan Zhan si sarebbe inginocchiato a chiedergli di sposarlo in quell’esatto momento se avesse saputo che la sua risposta sarebbe stata positiva.
Riempì di nuovo il bicchiere dell’amico e poi riempì il proprio e, sotto il suo sguardo incredulo, lo trangugiò in un batter d’occhio.
Lan Zhan non aveva una buona resistenza all’alcool, certo, ma negli ultimi anni era visibilmente migliorata, avendone fatto uso una volta o due.
Eppure, Wei Wuxian sembrava non crederci.
“No” disse, quasi terrorizzato “No, Lan Zhan. Non ci credo! Perché diavolo lo hai fatto!” si alzò, quasi di scatto, e lo afferrò per le braccia “Perché diavolo hai bevuto! Oh Dio pensavo che la serata non potesse peggiorare!” piagnucolò e Lan Zhan rise, per la prima volta forse da quando lo conosceva, Lan Zhan scoppiò a ridere: una risata spontanea, grossa, che gli si era estesa a tutto il viso e Wei Wuxian se ne innamorò ancora una volta. Lì, era lì tra le sue bracci a e rideva, la testa leggermente piegata all’indietro, la nuvola così vicino, le sue labbra così vicine, e lui lo voleva, quanto lo voleva, quanto lo desiderava. E Lan Zhan non lo avrebbe mai saputo.
“Già sei ubriaco” si lamentò, sfiorandogli la fronte “Non ricordi tutti i casini che hai fatto da ubriaco! Io sì” gli urlò contro e li ricordava eccome!
La prima volta che aveva bevuto – pensando fosse acqua – era svenuto e poi improvvisamente qualche secondo dopo era diventato iperattivo, aveva iniziato a correre per la camera e poi verso di lui, prendendo le sue braccia per mettersele attorno ed urlare un “Preso” talmente felice e divertito da far divertire anche lui, che guardandolo giocare in quel modo, a sedici anni, si chiese se avesse mai giocato prima in quel modo. Conoscendolo e conoscendo suo zio, la risposta era probabilmente negativa, così aveva continuato a bere e aveva iniziato a giocare con lui fino a quando Lan Zhan non era svenuto di nuovo sul letto, blaterando qualcosa sulla sua collana e la nuvola, di come dovesse essere toccato solo da un* spos*.
Il giorno dopo si era risvegliato con il corpo di Lan Zhan premuto sul suo – e aveva finto che l’erezione che premeva contro i suoi pantaloni non riguardasse affatto Lan Zhan, certo, non era eccitato dalla visione che aveva avuto la sera prima e dall’essersi svegliato praticamente tra le sue braccia – non ricordando praticamente nulla della notte prima. Aveva solo qualche ricordo sfumato di come, ad un certo punto, subito dopo un “preso” di Lan Zhan, si fossero spinti sul letto e si fossero baciati. Ma di quel ricordo non ne era molto certo. Lan WangJi si era svegliato con gli occhi e le labbra gonfie, si era alzato ed era andato dritto da suo zio, quindi non aveva avuto modo di chiederglielo. Ma di sicuro non avrebbe saputo risolvere il suo dubbio. Quindi, sedici anni dopo, Wei Wuxian si stava ancora chiedendo se avesse davvero baciato Lan Zhan, quella notte.
“Non sono ubriaco” sbuffò il Lan Zhan trentaduenne, guardandolo dritto negli occhi, ma dal modo in cui era imbronciato e lo guardava, poteva scommetterci le altre due giare, almeno era brillo.
“Ti prendo dell’acqua” disse, alzandosi. Qualche secondo dopo vide Lan Zhan buttare giù un altro bicchiere e quasi gli venne una crisi isterica.
“Lan Zhaaaaaaaaaaan” urlò, bloccandogli le mani “smettila, dannazione! L’unica volta che ti ho visto bere così tanto sei scappato da camera tua, hai superato le mura dell’uni e te ne sei andato a spasso per la città a rubare polli!”, Lan Zhan sembrava molo divertito da quel racconto; ridacchiava e gongolava, come se la cosa non lo riguardasse minimamente. Non stavano per discutere di qualcosa di importante poco prima? Come erano arrivati a quello?
“Erano grandi?” chiese, le labbra carnose piegate in un sorriso provocatorio: come avrebbe fatto a placare la sua mente, di quel passo?
“Erano grandi” acconsentì “Mi sono sentito onorato e sposato” Ridacchiò “E avrei voluto inchiodarti al muro e farti un pompino proprio lì, fuori la fattoria. Ma tu eri ubriaco, io non potevo confessarmi e i padroni di casa avevano appena acceso la luce perché tu avevi schiamazzato troppo” confessò, Lan Zhan rise di nuovo, quella volta lo seguì anche Wei Wuxian.
“Che ne dici di andare a letto prima che tu combini altri guai?” chiese, cortese.
“E se invece tornassimo in quella fattoria?” sussurrò suadente, l’altro.
“Vuoi rubare altri due polli per me?” ridacchiò Wei Wuxian, dandogli un buffetto sulla guancia e l’altro sorrise famelico “Pensavo più al pompino..”.
E sentirgli dire quelle cose fece esattamente l’effetto che doveva fare: Wei Wuxian sperò di poter scomparire
“Okay come faccio ad uscire da questa camera? Dimmi che hai delle chiavi, devo scappare, ti prego, Lan WangJi…” ma l’altro stava già dormendo; la fronte poggiata all’addome di Wei Wuxian, in piedi avanti a lui, le braccia strette alla sua vita, il corpo afflosciato sul suo. E ancora una volta, il povero giornalista, sperò di poter morire sul colpo.
“Dannato Lan WangJi” mugolò afferrandolo, in modo da prenderlo tra le braccia; provò a non farci caso, a non guardarlo, ma come poteva non farlo mentre lo portava in braccio verso il letto? Aveva lì, tra le sue braccia, una versione mini di LAn Zhan, addormentato, con un mezzo broncio e la collana con la nuvoletta leggermente spostata di lato. Gli venne quasi voglia di fargli una foto; probabilmente il giorno dopo Lan Zhan gli avrebbe urlata contro, quando gliel’avrebbe fatta vedere. Lui, invece, nel buio della sua camera, se la sarebbe goduta come non poteva fare in quel momento, con il diretto interessato svenuto tra le sue braccia.
Sospirò poggiandolo sul letto, alzò la coperta bianca, allungò una mano dietro al collo per sciogliere la piccola treccia che gli teneva indietro i capelli, e poi li spostò dal viso, stendendoli sul cuscino bianco.
Nero su bianco. Viso perfetto. Labbra carnose. Occhi chiuso. Naso dritto.
Lan Zhan era una statua eterea e lui non avrebbe potuto andare avanti in quel modo; non avrebbe superato quella notte, ne era certo.
Fece per allontanarsi  - aveva bisogno di bere altro sorriso per non scoppiare a piangere – ma l’amico gli strinse un polso e sospirò un  “Non andare via, ti prego” al che Wei Wuxian ingoiò un groppo di lacrime. Non avrebbe mai voluto andare via.
“Prendo solo una giara” rispose, come se Lan Zhan fosse stato cosciente, poi!
Si avvicinò al tavolo, scrisse un ‘ Domani mattina siete morti ‘ a Nie Huaisang e Jiang Cheng, prese la bottiglia di sorriso e ritornò al letto, sedendosi nel lato vuoto, al che Lan Zhan allungò una mano verso di lui e lui la prese, sorridendo.
“Sono qui” sussurrò “Sono qui e ti amo, Lan WangJi”.
Finalmente. Finalmente riuscì a dirlo senza timori. Finalmente riuscì a liberarsi.
Finalmente. Non aveva più quel peso sul petto che lo stava ostruendo. Non si sentiva più finto. Era egoista e lo sapeva. Ma Lan Zhan stava dormendo ed era ubriaco, l’indomani non avrebbe ricordato nulla, anche se in quel momento stava sorridendo. “Chissà cosa stai sognando” sospirò, buttando giù altro alcool.
E Lan Zhan stava sognando esattamente quella stessa scena. Con una conclusione diversa.
___
Era ormai notte fonda, le giare erano finite come la batteria del suo cellulare e lui si allungò oltre il comodino per spegnere la luce grande, cosicché solo una piccola lucina bianca e la luce lunare che entrava dalla finestra illuminassero la camera; quando si girò nuovamente verso Lan Zhan, lui era ancora lì, ancora addormentato, ancora perfetto. La pelle chiara era illuminata dalla luce e quasi sembrava argentea, le labbra erano rosee e piene, le ciglia lunghe tremolavano sulle sue guance.
Come faceva ad essere così bella anche inconsapevolmente?
Forse era proprio quello a renderlo ancora più bello.
Guardò ancora le sue labbra e si chiese come sarebbe stato baciarle, cosa avrebbe provato.
Aveva sempre desiderato dare il suo primo bacio a lui, il solo e unico Lan WangJi, il solo e unico di cui si era innamorato. Ma c’era stato qualcun altro – qualcuno che non aveva mai visto in viso, a dire il vero – prima di lui e molti altri dopo di lui.
Eppure. Eppure con nessuno aveva mai provato quello che stava provando in quel momento, anche solo guardandolo. 
Sospirò e gli si avvicinò. Era sbagliato, lo sapeva. Aveva ricevuto un bacio mentre era bendato e ne era stato mortalmente arrabbiato. Sapeva come ci si sentiva. E il fatto che il giorno dopo Lan Zhan non avrebbe ricordato nulla di certo non giustificava la sua scelta. Stava sbagliando. Si sarebbe punito per quello. Ma da qualche parte, il suo cervello annebbiato dall’alcool, non era interessato ai sensi di colpa in quel momento, e così, senza che se ne rendesse davvero conto, le sue labbra erano poggiate a quelle di Lan Zhan. Ed erano morbide. E calde. E lo voleva. Lo desiderava.
Wei Wuxian desiderava molto di più. Ma si allontanò leggermente, le guance rigate di lacrime. “Ti amo” sussurrò, ancora. Restò lì, immobile, per qualche secondo.
Poi sentì l’altro mormorare un “Wei Ying” un sospiro nel silenzio, nel buio, nella notte.
E Wei Wuxian pensò di poter morire di crepacuore. Era sveglio? Aveva sentito?
Ma Lan Zhan si mosse, gli occhi ancora chiuse, le labbra leggermente dischiuse, una mano che si infilava nei propri pantaloni. E Wei Wuxian era lì, incredulo, seduto al suo fianco mentre guardava un Lan WangJi addormentato che si premeva i fianchi contro la propria mano, sospirando in modo indecente il suo nome.
“Wei Ying” pianse “Ancora” mugugnò “Ti prego” gemette.
E Wei Wuxian pensò di poter prendere fuoco.
Non si mosse, abbassò solo il viso sul suo e lo baciò e sotto di lui Lan Zhan dischiuse le proprie labbra ed infilò, senza troppi pensieri, la lingua nella sua bocca.
Qualche secondo dopo lo stava baciando: una mano ancora infilata nei propri pantaloni a sfregare la propria erezione, una mano dietro il collo di Wei Wuxian per impedirgli di muovere, le labbra incollate alle sue in una danza scomposta di lingue e salive, gli occhi dorati svegli e vigili nei suoi.
Wei Wuxian si allontanò leggermente scosso, vide gli occhi dorati di Lan Zhan spalancarsi e gli venne da piangere “Scusa..” sussurrò “Sei ubriaco e stavi dormendo..”.
“Sono sveglio” rispose Lan Zhan afferrandolo con entrambe le mani “sono sveglio” ripetette, capovolgendo la situazione. Wei Wuxian era sotto di lui, la sua erezione premuta contro la propria gamba, la propria erezione stretta nei pantaloni, il cuore che batteva a mille, la testa che gli pulsava: cosa stava succedendo?
“Sei ubriaco” provò a dire, ma le parole facevano fatica ad uscirgli, non voleva stare a sentire il suo cervello, voleva semplicemente baciarlo, voleva semplicemente aprire le gambe, lo voleva semplicemente dentro di lui.
Lan Zhan gli bloccò le mani sopra la testa, lo sguardo serio mentre scendeva a baciarlo di nuovo. Profondo. Sicuro. Forte.
Non gli interessava delle conseguenze. Non gli interessava di quello che sarebbe successo l’indomani.
Lan Zhan era lì, lo stava toccando; stava continuando a tenere ferme le sue mani mentre con la bocca scendeva sulla sua mascella e poi sul suo orecchio, stuzzicandolo con la lingua e poi sul suo collo. Sentiva la lingua lambire la sua pelle, il corpo bloccare il suo, il cuore galoppare.
Aveva bisogno di quel tocco, di essere guarito da ogni dolore; voleva che quelle labbra sfiorassero ogni sua cicatrice e gli insegnassero ad amare. Voleva sentire qualcosa. Voleva Lan Zhan. E lo voleva nella sua vita. E non voleva più perderlo.
“Non sono ubriaco” disse Lan Zhan ritornando a guardarlo negli occhi.
“E lo voglio, se tu lo vuoi” lo assicurò, stringendo un po’ le sue mani, prima di distogliere una mano per scendere a toccarlo. Scese in una lunga scia di tortura e si infilò nei suoi pantaloni – Wei Wuxian ringraziò gli dei per aver messo dei pantaloni larghi – e gli afferrò l’erezione, al che ovviamente, Wei Wuxian si lasciò scappare un urlo di sorpresa. Lan Zhan sorrise.
“Lan Zhan…” gemette Wei Wuxian “Non farlo”.
E allora l’altro sbarrò gli occhi e si immobilizzò.
Wei Wuxian lo guardò e si maledisse “Se non sei completamente lucido non farlo”.
“Lo sono” disse, serio come al solito “Lo sono”.
Annuì “Allora…” disse, forzandolo a lasciargli andare l’altra mano per buttarle entrambe al suo collo “Ti prego” disse, serio e sincero come non mai, gli occhi grigi affondati nei suoi “TI prego, Lan WangJi. Ti prego, Lan Zhan. Baciami. Usami. Toccami. Toccami come se fossi l’uomo di cui parlava J. Fa l’amore con me come se fossi l’uomo che ami. Ti prego”.
Lan Zhan si bloccò sul posto, le guance rosse e gli occhi lucidi.
Sarebbe stato il momento giusto, vero?
Sarebbe stato facile in quel momento dirgli “Non faccio l’amore con te come se tu fossi l’uomo che amo. Tu SEI l’uomo che amo”.
Ma non lo fece.
Si abbassò sulle sue labbra e con quel bacio gli dimostrò quello che con le parole non era in grado di dire.
E poi affondò in lui, che gemendo gli aveva detto di non aver bisogno di preparazione alcuna. E così lo riempì e in un attimo svuotò il suo cuore da ogni preoccupazione: era lì, si spingeva contro il suo corpo e lo sentiva gemere, piangere, sussurrare, urlare il suo nome. E non avrebbe voluto sentire altro per il resto della vita.
Non era la prima volta in cui faceva sesso; Wei Wuxian aveva molti uomini e qualche donna alle sue spalle. Ma nessuna volta era stata come quella. Con LAn Zhan era diverso. Era amore. In quel momento non riusciva neanche a pensare; riusciva solo a concentrarsi sulle gambe di Lan Zhan che sfioravano le sue ogni volta che affondava completamente in lui, facendo sbattere le loro carni; riusciva solo a sentire i suoi capelli sfiorargli la pelle; una mano mantenere il ritmo attorno al suo sesso; le labbra poggiate sulle sue; due dita capaci stringere a turno i suoi capezzoli.
In quel momento non riusciva a concentrarsi e pensare altro oltre al piacere che quell’uomo, l’uomo di cui era innamorato, gli stava facendo provare.
E mentre gemeva il suo nome, aggrappandosi di più a lui, affondando le unghie nella pelle della sua schiena, lasciando segni che si sarebbero potuti confondere con le cicatrici che tanto fieramente portava, non riusciva a non pensare quanto fosse invidioso dell’uomo che Lan Wanji amava. Sarebbe voluto essere lui. Per la vita.
Ma gli bastava essere lui anche solo per una notte.
“Wei Ying” lo chiamò lui, colpendo esattamente il fascio di nervi più sensibile “Guardami”.
E Wei Wuxian lo fece e restò quasi pietrificato dall’incommensurabile bellezza che stagliava avanti ai suoi occhi.
LAn Zhan colpì di nuovo la sua prostata e lui urlò.
Anche se erano nella camera del silenzio. Anche se era contro le leggi. Anche se non era l’uomo che Lan Zhan amava. Urlò. Perché quel piacere era troppo da contenere.
Non si riconosceva, quasi, mentre stringendosi a Lan Zhan si muoveva verso di lui in una litania di urla, mentre mormorava e poi urlava il suo nome, trattenendo sulla lingua un ‘ti amo’ per il timore di quello che sarebbe potuto succedere se lo avesse lasciato scappare via. Non era da lui. Di solito a letto gli piaceva provocare, divertirsi e divertire, scappare per essere poi preso, parlare sporco, essere sfacciato.
Ma in quel momento non aveva tempo per nulla di tutto quello: era la sua unica occasione per poter guardare Lan zhan mentre faceva l’amore. Non poteva concentrarsi su altro. Gli accarezzò il volto e sorrise.
“Lan Zhan” sospirò, una mano ancora attorno al so pene, l’altro sul suo petto “Sei magnifico” gemette “Sto per-. Dio. Ti prego. Mio-Lan Zhan” si spinse contro di lui e buttò la testa indietro, lasciandogli più spazio a disposizione. Lan Zhan ovviamente se ne approfittò e sorrise sentendolo mormorare il suo nome mentre lasciava un altro succhiotto su quella pelle diafana. Il giorno dopo, oltre ai ricordi, avrebbero avuto la testimonianza di quello che era successo quella notte.
Non sarebbe successo mai più, lo sapeva. Ma almeno avrebbe avuto il ricordo del volto di Wei Wuxian avvolto da puro piacere, impresso per sempre nella mente.
Non avrebbe mai più dimenticato il modo in cui si inarcava, buttando la testa all’indietro, il modo in cui i suoi occhi grigio liquidi affogavano nei suoi, il modo in cui apriva la bocca in cerca di ossigeno, la meraviglia delle sue unghie conficcate nella carne, la forza delle sue gambe avvolte attorno ai fianchi, la sensazione di essere stretto in lui, di averlo tra le mani, di vederlo venire con il suo nome sulle labbra.
Non avrebbe mai più avuto l’occasione di vedere l’uomo che amava in quelle condizioni – e in quel momento, senza volere, si lasciò andare alla gelosia per l’uomo che Wei Wuxian amava.
Era immensamente fortunato e neanche se ne rendeva conto!
“WoW” mormorò Wei Wuxian, stringendosi ancora di più attorno a lui.
“Sei una bestia a letto” ridacchiò dandogli un bacio all’angolo delle labbra “Non me lo sarei mai spettato da te, Hanguang-Jun” ecco, ritornava a riconoscersi: sfacciato come al solito. Stava cercando di farlo arrabbiare? Stava cercando di provocarlo?
Lo voleva ancora? Ovviamente. Avrebbe sempre voluto Lan Zhan.
“L’uomo che ami. Quello di cui J mi ha parlato. È fortunato”.
Lan Zhan sospirò e si abbassò a baciarlo, un bacio meno urgente, più dolce quasi un bacio d’addio. Un bacio che voleva dire ‘Sei tu l’uomo che amo’ ma non poteva.
“Anche l’uomo che ami tu” disse, quindi, sorridendo mentre lo guardava negli occhi.
“Solo per questa notte..” mormorò Wei Wuxian “Puoi essere J? Posso essere X? Posso essere l’uomo che ami?” chiese, non poteva dire nulla sull’uomo che amava lui, ovviamente.
Lan Zhan annuì.
“Allora baciamo ancora, Lan Zhan. Baciami. Sfiorami ancora. Fa l’amore con me per tutta la notte”.
E lui non se lo fece ripetere due volte.
Lo fecero ancora. Beandosi l’uno dell’altro. Imprimendo a fuoco quell’immagine nella mente. E si addormentarono in quel modo: attaccato l’uno all’altro.
Wei Wuxian sovrastimolato dal corpo di Lan Zhan. Lan Zhan sovrastimolato dal corpo di Wei Wuxian. Ma quello era il loro posto e non gli interessava di altro.
Non per quella notte, almeno.



Spazio autrice.
As always riassunto: Magic trio che mette in atto una cosa molto molto easy - povero Huaisang, sicuramente lui avrebbe voluto un piano più arzigogolato - ti piace tuo fratello? Mi piace tuo fratello? bang bang bang.
E finalmente, ci sono riusciti! I Wangxian si sono trasformati in due coniglietti!

OKAY son mortalmente imbarazzata; ho letto millemila fanfiction rosse e obv la novel (sia santificata la novel) ma mai qualcosa di rosso in italiano quindi boh mi sembra di essere stata troppo o troppo poco, non so. Diciamo che anche in questo caso ho ansie da prestazione, quindi, perdonatemi se avete letto qualcosa che vi ha fatto un po' storcere il naso.
Riassunto spoiler del prossimo e ultimo capitolo: bang. angst. bang.

Ebbene, il prossimo capitolo sarà l'ultimo MA ieri, siccome mi sentivo ispirata per il compleanno del nostro bellissimo Wei Wuxian, mi è venuto da completare un progetto che avevo iniziato in quarantena - rossa come niente altro che abbia mai scritto, voglio morire -. Non so se lo posterò mai. In caso contrario, se dovessi trovare il coraggio, potrei decidere di ritardare un attimino la pubblicazione dell'ultimo capitolo di questa storia, spero mi perdonerete!
Vi lascio come sempre lo spoiler. Grazie per aver letto e a chiunque deciderà di farmi sapere cosa ne pensa <3


Spoiler Capitolo 7: Stone.
Non sono ubriaco. E lo voglio, se tu lo vuoi.
Gli aveva sussurrato la notte precedente, un attimo prima che le loro labbra si sfiorassero ancora. E lui lo aveva pregato di fare l’amore, di baciarlo, di amarlo come se fosse stato l’uomo che amava. Ma non lo era. E Lan Zhan lo aveva messo in chiaro lasciandolo da solo quel mattino.
Lan Zhan. La possibilità che potesse esserci qualcosa. Il desiderio di un futuro assieme. Tutto fittizio. Tutto un sogno che non si sarebbe mai potuto avverare.
Tutta una sua fantasia.
Non voleva essere arrabbiato con Lan Zhan. Non lo aveva usato. Era stato lui a chiederglielo, certo. Eppure. Eppure una rabbia incandescente gli ribolliva nelle vene. Perché doveva sempre fare così? Perché doveva scomparire e lasciarlo di nuovo a brancolare nel buio tra cani randagi?
Ma andava bene. Le cose erano chiare. Non doveva continuare ad illudersi.
Aveva il diritto di dirgli come stavano le cose e Lan Zhan aveva il diritto di ignorarlo.
Ma quella, decise alzandosi dal letto, quella era la fine tra loro.
Avevano iniziato con uno sguardo, avrebbero finito con un bacio.
E andava bene in quel modo.
 
  
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