Drawing
Studente modello, gli ultimi test lo hanno confermato, tutti voti sopra i novanta centesimi, non a caso anche per il secondo anno è stato inserito in una delle sezioni per chi vuole continuare ed andare all’università.
Il professore però lo richiama per la seconda volta: “Hm?” non riesce ad articolare una risposta coerente, non si è nemmeno reso conto del momento in cui la sua mente ha ricominciato a vagare, e tutto per quel maledetto profumo di biscotti. Non riesce a togliersi dalla testa quegli occhi, così intimidatori, ma che alla fine sono occhi di un suo coetaneo, gli occhi esotici di un ragazzo che sembra in tutto e per tutto un giapponese. Disegna quegli occhi, sul quaderno, al posto di prendere appunti, traccia ogni linea ogni cambio di colore di quelle iridi particolari, ne disegna la profondità in un chiaroscuro a matita, che gli fa sporcare anche i polpastrelli di grafite. “Tsukishima cosa stai facendo?”. Il centrale della squadra di pallavolo non sa cosa rispondere: “scusi mi sono distratto” opta per la verità. “Apprezzo che tu non abbia accampato scuse, ma nella mia lezione non puoi distrarti, quindi...” Il professore lo spedisce fuori dall’aula e si ritrova nuovamente a fantasticare sul suo compango di squadra.
L’odore dei biscotti che ha sentito su Kageyama lo ha sconvolto, l’odore di cose belle, di ricordi e di casa, non erano solo biscotti, insieme c’era qualcosa, qualcosa di buono, di giusto e di sconvolgente. Sente il cuore che batte velocemente e non capisce.
Nel corridoio delle seconde appare qualcuno che esce da un’aula poco distante da quella di Tsukishima. “Re del campo” lo saluta cercando di mantere la solita calma. “Mi da fastidio” dice stizzito, con in mano un cartoncino di latte con la cannuccia. “Ora sei un re buono” specifica, il tono della voce è strano diverso, non si riconosce da solo, abbassa lo sguardo sulle proprie mani e sono tremanti. “Perché odori di agrumi?” chiede senza seguire un filo logico l’alzatore, il respiro dell’altro è superficiale, come se l’ansia che ha scacciato disegnando si stesse presentando nuovamente in maniera prepotente, ed eccolo là accucciato ad abbracciarsi le ginocchia come a cercare di riprendere il controllo, è crollato all’innocente domanda del compagno di squadra. Perde il suo leggendario controllo, e pensa di aver perso anche la dignità davanti all’altro. Il non saper rapportarsi con gli altri dell’alzatore si presenta proprio in quel momento, l’unica cosa che riesce a fare è accucciarsi davanti all’altro, le gambe che sfiorano quelle del biondo, silenzioso ed inespressivo come sempre.
Kei Tsukishima riesce a riprendere parte del controllo, ma è provato e si siede, il compagno lo imita, sono uno davanti all’altro e le gambe adesso si toccano, allargate per non toccare il corpo dell’altro con le scarpe.