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Autore: Michele_Anici    02/11/2020    0 recensioni
Michael è un brillante giornalista, pronto a dare l'ennesimo slancio alla sua carriera quando gli viene chiesto di partecipare alla conferenza del direttore dell'ICUB. L'incontro con la giovane Mary cambierà però inevitabilmente la sua vita, con un mistero all'orizzonte irto di pericoli.
Genere: Avventura, Azione, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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"non li capirò mai, i miei" si lamentava Michael tra un bottone e l'altro della sua camicia rossa che sembrava non volersi sistemare per bene.

Lo specchio nella sua camera era lucido, e rifletteva l'immagine di un ragazzo diverso da prima. Ogni singolo movimento del suo viso era più adulto, più duro rispetto a qualche settimana fa; anche il solo fatto di aver liberato finalmente il suo comodino da tutte le vecchie foto di scuola, alle quali si aggrappava per ricordare un passato tranquillo era un chiaro segno di evoluzione.

"scusa se hanno avuto questa idea, davvero, non si rendono conto della situazione" riprese poi a farfugliare con la camicia ancora non proprio ben messa.

"hanno fatto bene, invece. Loro figlio è stato ad un passo dalla morte, altro che cena. Secondo me vorrebbero riportarti a casa di peso".

Lisa, avvolta da un elegante vestito nero che scorreva morbido fino alle sue caviglie, stava aspettando seduta sul letto che il suo compagno fosse pronto per uscire.

"dopodomani ci sarà il processo. Forse potevano aspettare" continuò lui, mentre si sistemava il colletto affinché non presentasse pieghe.

"ti hanno già ascoltato, e da te hanno voluto solo le prove. Lasciali respirare, poverini" gli rispose con tono secco Lisa.

Era estremamente emozionata, quella sera. Stava per incontrare i genitori di Michael, e quando ci pensava, le venivano i brividi per la paura di fare una brutta impressione.

"e va bene, lasciamoli stare. Oramai sono passate più di due settimane da quel giorno infernale, ed in effetti non sono stato molto a casa. Forse hai ragione. Allora, come sto?" chiese lui, girandosi.

La rossa si alzò dal letto e con delicatezza gli mise a posto il fianco destro dei pantaloni, passando poi una mano sul suo petto. Sorrise timidamente, approvando con lo sguardo quel look.

"sembri quasi deluso, amore. Sei sicuro che va tutto bene?" gli chiese poi Lisa sospirando.

"ma si, tutto ok. Ho fatto quel che dovevo; in fondo a loro interessa ben poco la mia opinione. È andata esattamente come doveva andare" rispose il giornalista mestamente.

"non è che c'è qualcosa di cui non sono al corrente? Per esempio, qualcosa che ti ha detto Francis quel giorno, nel nascondiglio?" insistette ancora lei, senza però sembrare maliziosa.

Michael scosse la testa, restando fermo nelle sue emozioni.

"quando il cellulare ha ricevuto i dati, ho premuto il tasto tremando come una foglia. Per tutto il resto del tempo, quell'uomo non ha fatto altro che blaterare di quanto odiasse Derring, Huffman e tutto il resto dell'organizzazione. Davvero, ho provato a farlo parlare, ma non diceva altro che cose assolutamente deliranti. Se ne è andato non appena ha capito che i dati erano stati diffusi".

La spiegazione data dal ragazzo era la stessa delle scorse volte. Lisa morse il suo labbro inferiore, scaricando la tensione facendo alcuni lenti passi verso la finestra. Voleva credergli, ma una parte di lei le stava dicendo che qualcosa mancava.

Francis non poteva essere solo un vecchio soldato arrabbiato. Non dopo tutto questo.

Si voltò ancora verso Michael, sfoggiando un sorriso meraviglioso. Qualunque fosse la verità, sapeva che quello non era un buon momento per discutere.

Lo guardava convinta che fosse stato un eroe, e le bastava il pensiero che in un turbine di eventi folli come quelli che aveva passato, lui fosse rimasto onesto nel suo impegno.

Era stato molto più forte di quanto tutti si sarebbero potuti aspettare.

"Monica si è dileguata, come sai. Quando ho chiamato i rinforzi, Philip è arrivato di corsa per proteggere me e Cross. Quando poi ci hanno raggiunto le forze speciali, lui era tranquillo. Mi ha detto che lei ci avrebbe protetto, anche dopo quella battaglia" disse lei, cambiando discorso.

Michael sapeva bene che Monica era un elemento troppo importante per loro, ma si chiedeva cosa mai avrebbe potuto fare ora che le carte erano state scoperte. Aveva una copia dei dati, e niente altro. Forse, pensava, voleva assicurarsi che prima della sentenza nessuno provasse ad inquinare le prove.

"beh, almeno quello sbruffone di Cross è sano e salvo. Anche per lui questo periodo non è il massimo della tranquillità" commentò Michael, prendendo l'orologio da polso che anni prima sua madre gli aveva regalato.

Lo indossò, pensando che le avrebbe fatto piacere vederglielo portare.

"bene, sono pronto. Direi che possiamo andare, sono quasi le otto oramai. Tu sei a posto?" fece ancora lui, prendendo le chiavi della macchina dal suo comodino.

"prima di andare, devi dirmi una cosa. Posso presentarmi così? Devi essere sincero, te ne prego" chiese lei spostandosi i capelli con una mano.

Sull'occhio destro, vi era una benda piccola, molto discreta. Dopo lo scontro a Roselawn, Lisa aveva perso la vista su di esso a causa dello scontro con l'esoscheletro. Venne operata in fretta, ma la soluzione migliore fu quella di rimuovere la cornea per preservare l'altro occhio.

Non si vergognava di quella sua situazione, ma si sentiva in imbarazzo pensando che l'avrebbero vista così proprio i genitori di Michael.

Lui si avvicinò e la prese per mano, stringendo amorevolmente.

"io ho più paura che i miei ti diano l'impressione di correre. Ma come mi dici spesso, sei la donna che mi ha fatto tornare a casa sano e salvo. Puoi farti vedere come ti pare, loro ti accoglieranno in ogni caso. E poi, conoscendoli, gli piacerai tantissimo, occhio o non occhio. Non farti certi problemi con la mia famiglia. Sono... calorosi, diciamo" disse Michael con tutta la dolcezza possibile.

Lei sorrise, accettando quella risposta con garbo.

"correre? Beh un pochino, forse... ma è solo perché le cose sono state molto intense, per noi due. Non voglio sembrarti una donna frivola, ho solo voglia di star bene con te. E francamente, se questo è l'effetto che mi fa correre con te, lo accetto volentieri" si rilassò lei, dimenticandosi in fretta quello che aveva temuto a causa del suo occhio.

Michael la baciò, schioccando le labbra contro le sue.

I due non dissero più nulla, e lasciarono la casa pronti per andare all'appuntamento.

 

Ore 20:26, Fidletown

Se non fosse stato per la sua abilità nell'arrangiarsi, Sally avrebbe già rinunciato a dar retta alle precise direttive che sua madre le stava dando per imbandire la grossa tavola che quella sera sfoggiava la migliore delle tovaglie, sopra la quale le posate più scintillanti di tutta casa erano state disposte con particolare attenzione.

Sally stava appoggiando i bicchieri davanti ai piatti, esattamente come le era stato chiesto, quando il campanello di casa suonò allegro.

"Sally, tesoro, vai tu? Devono essere loro" le chiese sua madre Lucy dalla cucina.

"si, agli ordini, capo" ironizzò lei, lasciando stare gli ultimi due bicchieri.

Mise a posto i suoi capelli con un veloce movimento della mano, sistemando poi anche la sua collana di perle che era finita fuori posto durante i lavori alla tavola.

Raggiunse la porta, aprendo con molta impazienza. Sorrise di cuore quando vide suo fratello in compagnia di Lisa, mano nella mano.

"ciao ragazzi. Che bello rivedervi" li salutò Sally abbracciandoli, subito dopo averli fatti accomodare nell'accogliente villetta di famiglia.

Chiuse la porta alle sue spalle, svolazzando poi con il suo lungo vestito rosso verso di loro.

"fratellino, non c'è bisogno che te lo dica. I miei vogliono parlarti" fece Sally, prendendo sotto braccio Lisa, che ricambiò con una risata.

"e ti pareva. Va beh, accomodatevi, vi raggiungo tra un paio d'anni" si rassegnò il ragazzo, mentre vedeva già con la coda dell'occhio arrivare suo padre, che non stava nella pelle.

"signorina Miller, dico bene?" si presentò l'uomo con fare gentile ma ugualmente entusiasta.

La cravatta che aveva indossato assieme al completo gli stava stretta, metaforicamente, vista la sua entusiasmante carica di vita e di positività.

"esatto, ma Lisa andrà benissimo" rispose lei, stringendogli la mano.

"oh, perfetto. Allora, Lisa, piacere di conoscerti. Mi chiamo Owen".

L'aria era serena in quel momento, e Lisa si godette quanto più possibile quella pace che poteva sentire infilarsi sotto la sua pelle. Osservò la famiglia Redlock in tutta la sua armonia, rallegrandosene. Era felice per il suo Michael.

"devi perdonare mia moglie, arriverà appena possibile. Ma è inchiodata ai fornelli" si scusò il padrone di casa, con un leggero impaccio.

"oh, non ci sono problemi. Posso venire io a salutare la signora Redlock"

"per carità, Lucy non vorrebbe farsi vedere con il grembiule da te. Sally, per favore, accompagna la nostra ospite nella sala, e offrile da bere" disse ancora Owen mettendo poi il braccio sulle spalle di suo figlio.

Lisa accettò con garbo la proposta, e si tolse dal cuore il peso che la benda sull'occhio le aveva provocato. Non era stata quasi notata da quel brav'uomo.

Michael seguì il padre in cucina, mentre già sentiva gli amorevoli saluti di sua madre.

"tesoruccio della mamma, finalmente. Abbiamo aspettato tanto il tuo ritorno" lo salutò lei, con un sibilo di gioia che si colorava ancor di più grazie ai suoi grandi orecchini.

"mamma, vedo che hai cambiato pettinatura" fece il giornalista mentre prendeva un bicchiere d'acqua dal rubinetto.

"ti piaccio riccia? Sono contenta. Allora, la tua fidanzata è contenta stasera?" incalzò sua madre con tutta la curiosità del mondo.

Michael si sentiva già in difficoltà, ma da un certo punto di vista, era felice di assecondare tutto il loro entusiasmo; per anni, infatti, i suoi genitori si erano preoccupati delle sue condizioni mentali verso le relazioni amorose.

Decise di lasciar perdere i suoi soliti comportamenti e di non frenare la loro gioia così spontanea.

"Lisa è entusiasta, mamma. Mi raccomando, cercate solo di non correre con la fantasia" si raccomandò il ragazzo, una volta bevuta tutta la sua acqua.

"figliolo, li hai chiamati gli artificieri? Quella ragazza è una bomba" scherzò Owen tutto fiero.

"caro, datti un contegno. Non vorrai mettere in imbarazzo quella povera ragazza" lo rimproverò subito sua moglie, nonostante condividesse in parte quel pensiero.

"papà, per l'amor di Dio. Lisa me la vorrei tenere" rincarò la dose Michael, diventato rosso.

L'uomo sembrava deluso, e cominciò a sbracciare e sbuffare girando per la stanza, tra un vassoio pieno di antipasti ed il decanter che conteneva un pregiato vino rosso.

"non si può scherzare con voi due musi lunghi. Che ho detto di male?" chiedeva, continuando a rimbalzare da una parte all'altra della cucina, oramai piena di fumi provenienti dai fornelli.

"piuttosto, cambiando discorso, quanti anni ha? Ci hai tenuto all'oscuro di tutto" gli chiese Lucy mentre teneva a bada la carne che stava cuocendo.

"ok, scusate vecchi miei. È che sapete, il processo, Tom che non apre bocca da quando siamo tornati da quell'inferno... è tutto così difficile" si giustificò Michael, sentendosi comunque un poco in colpa per non essersi aperto con i suoi stessi genitori.

Sua madre lo guardò con occhi protettivi, dandogli il tempo di schiarirsi le idee prima di rispondere alle loro curiosità.

"dunque, da dove posso iniziare... Lisa ha trenta anni, ed è di buona famiglia. Faceva il suo lavoro perché ci credeva, è una tipa tosta. E la amo perché sa prendere di petto la vita" disse infine lui con aria orgogliosa ed invaghita.

I suoi genitori si lasciarono prendere dall'aura positiva che ricopriva loro figlio in quel momento; era una sensazione perduta da troppo tempo, e si auguravano che potesse durare il più a lungo possibile.

"che le è successo all'occhio, Michael?" gli domandò suo padre, cercando di apparire discreto.

"un incidente capitato a Roselawn. Le impedirà di fare quel che ha sempre fatto nella vita, ma mi ha confessato che al momento, non è la sua preoccupazione più grande. Sta ancora pensando a come conviverci. È legittimamente confusa"

"povera, immagino sia durissima. Dille che se vorrà avere una protesi oculare, posso darle il numero di un mio amico, farò in modo che abbia un prezzo ribassato" lo rassicurò Owen.

"grazie papà, ma secondo me vorrà tenere la benda. Non vuole che la guardi in un occhio finto".

Lucy a quel punto, spense il fornello; la carne era finalmente pronta.

Si tolse il grembiule e passò le sue mani sotto l'acqua, lavando via quel poco di sale che le era rimasto addosso durante la cottura.

"tu guardala come se fosse l'unica donna del mondo. Vedrai che le andrà bene qualsiasi occhio" fece Lucy con l'aria di chi sapeva cosa volesse davvero una donna.

Michael la ringraziò, aiutando poi suo padre a portare il cibo verso la sala da pranzo.

 

Ore 21:47, vecchio stadio abbandonato

Il vento che fischiava produceva delle sinistre melodie, raschiando con gretta ferocia la struttura malridotta. Ogni spiraglio sbuffava come fosse parte di un brutto sogno, ricalcando l'atmosfera già di per sé infelice che quel luogo, specialmente di notte, calava come un velo spinato sugli animi di chi si trovava al suo interno.

Monica, seduta su uno dei pochi sedili ancora agibili della piccola curva ospiti, respirava ad occhi chiusi seguendo il ritmo del vento. Aveva contemplato il silenzio per molti minuti, tuffandosi senza dolore nel proprio passato.

Le piaceva ripensare a quel che di buono c'era stato nella sua vita, prima di fuggire. Aveva imparato a segregare i brutti ricordi, e da allora la memoria non le fu più avversa.

Le sue esili mani erano avvolte e rinchiuse nello scialle, ed i suoi capelli al vento, oramai secchi e stanchi, le facevano sentire un minimo della sua gioventù passata, di quando adorava starsene ore isolata nello scuotersi della natura, in mezzo agli alberi di un bosco oppure in riva al mare.

Avvertì sulla pelle un calore familiare, che le stuzzicò i pensieri e la fece tornare alla realtà, senza spaventarla né metterle ansia. Aveva però capito che il suo momento per stare da sola con sé stessa era giunto al termine.

"mi piace provare qualcosa di diverso, ogni tanto. Ho messo l'ira da parte per godermi questa cosa, quella che chiamate... giustizia" si approcciò a lei una voce roca ed impaziente.

"ci sarà giustizia per pochi, Francis. Di tempo ne è passato troppo oramai" rispose la donna lasciando il sedile.

Si alzò con lentezza, e ripose il suo scialle in tasca. Il suo pantalone scuro calava così tanto da strusciare sul pavimento dello spalto, tanto da essersi sporcato di polvere per diversi centimetri.

"il tempo non passa più, dovresti averlo imparato. Ha ricominciato a farlo solo quando abbiamo potuto mettere i nostri occhi sull'ICUB ancora una volta. Tutto quello che c'è stato prima è solo un vuoto insignificante. Ma oramai non ha più importanza" disse l'uomo di fuoco senza la stessa rabbia che solitamente lo muoveva.

"è finita Francis, oramai possiamo tirarci fuori senza rimpianti. Godiamoci quel poco tempo che la nostra salute vorrà concederci, e sarà tutto buio in men che non si dica".

Le parole di Monica suonavano come una stanca sinfonia, un congedo dal mondo che aveva a lungo desiderato di poter ottenere senza avere il pensiero di aver lasciato qualcosa alle proprie spalle.

Francis rise sommessamente, stringendo i denti per non lasciarsi sfuggire parole poco carine.

"tra due giorni, sarà davvero finita. Sarò lì, e vedrò in faccia Derring ed Huffman per l'ultima volta, prima di sparire per sempre. Sai, quel ragazzo, Tom... è importante. Sarà la risposta che tutti vogliono, oppure un mostro come noi?" fece, mentre prendeva in mano una sigaretta.

La accese con un gesto della mano, mentre Monica tornò a fissare il cielo.

"perché vuoi arrivare a questo? Odiavi suo padre" gli chiese lei, stringendo i denti.

L'uomo di fuoco non si scompose e continuò a fumare in tranquillità. Sapeva che Monica non avrebbe gradito un suo silenzio, e che era quindi disposta ad aspettare. Ad ogni tiro, assaporava tutto il retrogusto amaro della sua sigaretta e lasciava che il vento spazzasse via il filo di fumo.

Lanciò il mozzicone a terra, seguendolo con gli occhi.

"questo è quello a cui sono sempre voluto arrivare, Monica. Vederli sparire nell'infamia, saperli condannati dal primo all'ultimo. Ho ucciso innumerevoli volte, cosa vuoi che mi faccia rischiare di uccidere un ragazzino? Suo padre e lui sono due cose diverse. Ma se non sarà in grado di ammazzare me, allora non mi serve che rimanga in vita" disse lui in modo brusco, quasi rancoroso.

"se nostra figlia fosse ancora qui, sono sicura che non..." tentò di protestare Monica, interrotta subito da Francis, che prese molto male quelle parole.

"mia figlia. Mia figlia Sarah che ora non c'è più. Non osare metterla in mezzo a questo discorso, ti avverto. Lei voleva che tutto questo non fosse mai esistito. E in un modo o nell'altro, io realizzerò il suo desiderio. Tu devi solo stare a guardare. O puoi continuare a difendere la memoria del tuo amante, se ti fa piacere" si sfogò Francis con fare ostile.

Fece qualche passo in avanti, preparandosi ad andarsene verso il suo nascondiglio. Dentro di sé, si agitava il ricordo di Sarah, mescolato con il disprezzo che provava verso Monica. La vedeva come la madre peggiore che sua figlia avrebbe potuto mai avere.

"tra poco morirò, Francis. Oramai il mio tempo è finito" disse la donna cercando di fermarlo.

Lui si voltò fugacemente, provando un poco di pena. Era troppo tardi per cambiare idea, ma dopotutto oramai, per lui, la Monica che conosceva era morta da molti anni.

"spero solo che quella ragazzina non ti odi, quando vi vedrete. Lei è l'unica vera innocente in questa storia" disse sommessamente, prima di sparire tra le tenebre.

Monica non riuscì a trattenere alcune lacrime. Riprese in mano il suo scialle, con tale forza che quasi si strappò. Aveva cercato a lungo un senso alla sua vita, ed ancora una volta, vicina alla sua ora, non vedeva altro che fallimento.

Ripose tutte le sue ultime speranze in Tom, pregando che fosse forte abbastanza da cambiare quello che era stato fatto tanti, troppi anni prima.

Si abbandonò a sé stessa, cadendo con mestizia sul sedile che aveva occupato prima; avvolse lo scialle sulla testa, cercando di nascondere a sé stessa il suo pianto.

 

Ore 22:58, Cornville

Le strade della piccola cittadina erano praticamente deserte a quell'ora. La macchina di Michael andava tranquilla per la variante, a velocità moderata. Il frinire delle cicale era accompagnato con grazia dalla luce del cielo sereno; la temperatura si era mantenuta calda, piacevole.

"tua mamma cucina davvero bene. Devo imparare da lei. E quanta cura sulla tavola. Proprio una gran donna di casa" disse Lisa, ripensando alle prelibatezze che aveva assaggiato.

Si sentiva onorata di essere stata accolta con tutto quel calore dalla famiglia di Michael, e non vedeva l'ora di raccontarlo ai suoi genitori. Dopo tanti anni, aveva passato una bella serata in compagnia, al di fuori della sua solitudine. Quel senso di normalità e di quotidianità che durante la cena l'aveva abbracciata era dolce e rassicurante.

Aveva quasi dimenticato cosa volesse dire sentirsi tranquilla.

"la mia è una famiglia un po' particolare, ma se vuoi divertirti, hai trovato il posto giusto" scherzò lui con un ampio sorriso.

Lisa sembrava essere d'accordo, e questo era per Michael un buon segno. Temeva che la sua esuberante casa fosse troppo anche per lei.

"so che hanno preso la cosa molto seriamente, ma le circostanze sono diverse da quel che i miei si sarebbero aspettati" continuò Michael, prendendo la prima a destra.

Casa sua era ancora un po' lontana, ma non aveva intenzione di accelerare il passo.

"e io ne sono felice, davvero. Un conto è non correre, un altro è essere distaccati. Sono momenti che tutti vorrebbero passare" cercò di tranquillizzarlo lei, carezzandogli la mano destra.

Il giornalista ricambiò con una tenera stretta; erano quei momenti fugaci in cui entrambi provavano gusto nel sentire il calore dei loro contatti. Sorrisero assieme, in maniera naturale.

"voglio portarti in un posto. Facciamo una piccola deviazione verso il corso" propose lui, prima di prendere una svolta che li avrebbe portati verso il centro della città.

Nemmeno questa zona di Cornville era popolata, a quell'ora. Solo alcuni ragazzi in giro, trascinati dall'entusiasmo delle vacanze estive, facevano capolino tra le viuzze.

Michael raggiunse un parcheggio grande quanto il cortile di una normale palazzina, con otto posti di cui uno solo occupato da un grosso pick-up. Fermò l'automobile e spense le luci, e senza aprire bocca, uscì dal veicolo, in attesa di essere raggiunto da Lisa.

Fecero un po' di strada, fino a raggiungere un piccolo parchetto, munito di panchine in legno e con un grazioso contorno floreale.

Al centro, un grosso cespuglio illuminato dal basso da alcune lampadine spiccava su tutto il resto. Era un posto speciale, evidentemente. Lisa si prese qualche attimo per esaminare la zona, specialmente tutto il cordone di fiori. Le piaceva il loro profumo, e tutti quei colori erano come un bagno di serenità.

"mi spiace non avertici portata prima. Questo è uno dei luoghi simbolo di Cornville. Ogni anno, in Ottobre, la gente viene qui e lascia un bigliettino in questo cespuglio. Si scrivono preghiere, messaggi d'amore, segreti. Anche qualche sfogo, se capita. La comunità è molto legata a questo parco, lo chiamiamo l'Ampolla. Qui ci si mette tutta la nostra vita" spiegò il giornalista con un velo di affetto e nostalgia negli occhi.

Lei fu affascinata da quel suo modo di raccontare la storia del piccolo luogo in cui si trovavano; ogni volta che Michael si lasciava andare e costruiva quadri tanto semplici quanto belli con le sue parole e la sua intonazione, Lisa se ne innamorava un pizzico di più.

"non è ancora Ottobre, ma ho pensato che fosse bello darti questa possibilità" continuò lui, osservando le stelle sopra la sua testa.

"cosa vuoi che ti dica?" chiese Lisa sorridendo.

"quel che vuoi. Hai tutta la notte. Ho solo voglia di sentirti parlare. Puoi anche dirmi qualcosa di offensivo, stasera te la perdono" scherzò, facendole l'occhiolino.

La donna fece qualche passo attorno al grande cespite, carezzando le sue foglioline con il palmo della mano. Si schiarì la voce, prima di parlare.

"voglio che le cose con te vadano avanti. Voglio amarti e vederti amare me. Cerco di pensare solo a questo, adesso. Sono stata all'inferno, e ne sono uscita viva per miracolo. E nonostante tutto, sono riuscita a trovare il modo di non farmela mai passare, quella giornata. Ho sentito il respiro della morte così tante volte sul collo, ma ho sempre dimenticato. Stavolta non posso" disse lei, con progressiva tristezza.

Ad ogni parola la sua voce calava di tono, e grattava come se stesse combattendo contro il pianto.

Michael avrebbe voluto interromperla, ma aveva capito che fosse più saggio lasciare che tutto quel malessere venisse fuori, in modo da non infettare più il suo spirito. Mantenne la calma, e con un silenzio dolce e paziente, le diede via libera.

"ho cercato di fare la cosa gusta, sempre. Ho provato ad essere sempre la migliore, impedendo alle mie debolezze di far tremare la mia arma. Ecco perché ho bisogno di pensare al futuro. Perché se mi guardo indietro, stavolta, non ci riesco a dimenticare" cantilenò Lisa muovendo nervosamente le mani una contro l'altra.

"hai fatto l'unica cosa possibile. Sei troppo dura con te stessa. E dimentichi quanto coraggio hai dimostrato, invece" la incoraggiò Michael, convinto.

"ho sparato ad una bambina spaventata, ecco la verità. Mary sta morendo per colpa mia. Marcisce in un letto, e non sembra esserci speranza. Io ho distrutto la vita di una ragazzina che neanche aveva mai visto cosa fosse la vita. Io mi odio, e questo mi fa stare male" si sfogò Lisa, scavando nella parte più nera del suo cuore.

Michael si avvicinò a lei per stringerla, ma Lisa fece un passo indietro. Doveva scaricare tutto il peso che sentiva addosso, o non avrebbe mai smesso di ossessionarsi con quei suoi pensieri.

"la vita per me è una linea che non deve essere mai varcata. Ho ingoiato molti bocconi amari nella mia carriera, e ogni volta, dovevo perdonarmi di aver ucciso. Ma non ci sto riuscendo questa volta, e mi sento corrosa dentro. Ho bisogno di te per rimettermi un sorriso vero addosso. So che quello che sto dicendo sembra egoista, ed in parte lo è. Ma se mi vorrai nonostante questo..." disse, incrociando le braccia in un gesto di nervosismo.

Michael la fermò poggiandole un dito sulle labbra, invitandola a respirare.

Il giornalista volle sentirla calmarsi, prima di parlare. Le accarezzò il viso con estrema dolcezza, senza staccarle gli occhi di dosso.

Lei rallentò il respiro, sempre di più. Abbassò la testa per qualche secondo prima di consentire a Michael di parlare.

"io ti voglio a prescindere. Non mi importa quanto in basso tu possa essere arrivata, ci daremo la spinta assieme per tornare a galla. Tu lo hai fatto con me, ora sto solo restituendo il favore. Solo, con tanto amore e una gran voglia di vederti felice. Senti, Lisa, io sono un ragazzo fragile e incapace di difendersi, ma grazie a te ho preso coraggio. Se io posso essere anche il tuo, di coraggio, allora mi sentirò in pace con me stesso. Però..." disse lui, tentennando al momento di porle una domanda.

La rossa lo guardò, cercando di capire cosa lo stesse fermando. Non potendo superare l'impasse, si avvicinò a lui così tanto da poter appoggiare la sua fronte contro quella di Michael.

I loro respiri si mescolarono mentre il silenzio raggiungeva il picco più alto. La notte fece da eco al rumore dell'attesa.

"so che nascondi qualcosa. Le pillole... non le prendi. Non sono nemmeno sicuro che siano delle vere pillole, francamente. Eppure non è un atto codardo, lo so. Ma devi dirmi la verità" domandò lui sentendosi un poco in colpa. Aveva però un dubbio, e sentiva che l'unico momento per fugarlo fosse quello.

Lisa emise qualche suono, parole spezzate e ribaltatesi nella sua gola che facevano a pugni per uscire. Non riuscì a voltare il viso, ma non riusciva neanche a rispondere.

Fu in quel momento che Michael la prese per le mani, dandole tutto il suo calore. Fece scivolare le proprie dita sui palmi di lei, tracciando linee delicate e curve.

"te ne prego, Lisa" sussurrò, cercando di trasmettere compassione.

Lei dovette deglutire un paio di volte prima di farsi venire in mente le parole adatte. Cercò di abbandonare il contatto con le mani di Michael nel modo più lento e delicato possibile.

Si portò la mano destra sul capo, e sfilò la benda che le copriva l'occhio cieco. Non la lasciò cadere, bensì la strinse con forza, quasi facendosi male.

Voleva cancellare qualsiasi barriera tra loro due, e anche se nel buio più pesto, il suo occhio assente le diceva che Michael la stava guardando come aveva sempre fatto.

"sono delle inutili caramelle. Forse stai pensando che era mia intenzione restare incinta di te a tua insaputa, per un qualche motivo. Ma la verità è che quelle cose sono totalmente superflue, per me" sibilò lei, restando paralizzata davanti a Michael.

Il giornalista non mosse un muscolo, ma lasciò intendere che non avrebbe interrotto la risposta.

"parlo sempre di famiglia, bambini, amore... forse è proprio per questo. Io non posso essere una mamma, e se me lo chiedi, nemmeno una vera moglie. Non come vorrei esserlo" disse lei, oramai con l'animo rotto dal pianto.

Michael assorbì le sue parole, sentendole entrare fin sotto la pelle. Ogni frase lo percuoteva, facendogli riscrivere tutte le sue convinzioni ed i suoi pensieri. Lisa stava diventando una donna diversa.

Una donna, però, da amare ancora di più.

Lui la cinse tra le braccia, lasciandole appoggiare la testa sulla sua spalla. Voleva dirle tutte le parole del mondo con il solo contatto. Con il palmo della mano sinistra, salì dalla schiena di Lisa fino alla sua spalla. La teneva come se volesse difenderla.

La rossa non smise di maledire sé stessa, mentre bagnava la camicia di lui. Ogni minimo movimento delle mani di Michael la faceva stare male; pensava di non meritare quella dolcezza.

"grazie per avermelo detto. So che non è stato facile" disse lui, dopo qualche secondo.

"non devi farmi contenta. Sei libero di prendere qualsiasi decisione. Non ti biasimerò" rispose quindi Lisa con fatica.

Michael fece un piccolo passo indietro, in modo da poterla guardare.

"non cercare di essere perfetta. Sii te stessa, la donna che amo" fece, prima di baciarla lentamente sulle labbra, più e più volte.

Si chinò verso di lei, coprendola ancora con le sue attenzioni.

"torniamo a casa. Dimentichiamo le parole, e facciamo nostro il silenzio di questa notte. Non voglio altro, Lisa" le sussurrò Michael, carezzandole la testa.

 

   
 
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