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Autore: Rumaan    02/11/2020    0 recensioni
Quando la sua classe viene distrutta a seguito dell'ennesimo litigio tra Hermione Granger e Draco Malfoy, Severus Piton esplode e spedisce la Caposcuola nell'ufficio di Silente. Il Preside decide quindi di scommettere su quella coppia irritante ma non passerà molto tempo prima che Piton debba mettere in campo tutte le sue armi per evitare il peggio.
Genere: Comico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albus Silente, Draco Malfoy, Hermione Granger, Severus Piton | Coppie: Draco/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da VII libro alternativo, Contesto generale/vago
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Capitolo 5

Incomprensioni

Severus notò l’espressione depressa dei suoi studenti con gioia. Una nuvola nera aveva sicuramente inghiottito la classe e lui non poteva esserne più felice. A rendere le cose ancora migliori, i Capiscuola si lanciavano sguardi velenosi ad ogni occasione. Dopo circa una settimana di fragile amicizia, che lui aveva osservato in trepidazione, erano finalmente tornati alle vecchie abitudini. Ora doveva solo farli litigare violentemente e far sì che si affatturassero. Riusciva già ad immaginarsi la costernazione sul viso di Albus.

Aprì di scatto la porta, pronto a far uscire gli studenti, constatando come niente fosse ancora esploso quel giorno, ma rabbrividì quando all’esterno vide in attesa i peggiore incubo della sua carriera. Neville Paciock.

Severus non aveva mai avuto uno studente più maldestro di lui, inclusi Tiger e Goyle.

“Che ci fai qui, Paciock? Pensavo di essermi finalmente liberato della tua incompetenza”.

Come al solito, il ragazzo arrossì ed iniziò a balbettare. “Ehm… aspetto Hermione”.

Severus si voltò verso la Caposcuola, le cui guance rosse potevano significare una sola cosa. “Sia grata che la lezione è finita, Signorina Granger. Non tollero che problemi personali interferiscano nella mia classe”.

“Sì, signore”, replicò lei e raccolse le sue cose. Rimase delusa quando Draco le passò di fianco e mandò all’aria la sua borsa, facendone rotolare tutto il contenuto per la stanza.

“Guarda dove vai, Granger! Non credevo che la goffaggine di Paciock fosse contagiosa. Se fossi in te starei attendo a baciarlo, potrebbe contagiarti anche con la stupidità”.

Severus rimase a guardare divertito, mentre le mani di lei si chiudevano a pugno. Andiamo, andiamo, Granger, pensò, così potrò toglierti una marea di punti.

“Va all’inferno, Malfoy”.

“Con piacere”, biascicò il Caposcuola, guardandola dall’alto in basso con disgusto prima di uscire dalla classe.

Il resto degli studenti si affrettò a seguirlo e la Caposcuola fu l’ultima ad andarsene dopo aver raccattato le sue cose in giro e con l’espressione un po’ riluttante. Severus era particolarmente compiaciuto del suo ultimo piano, ma la scommessa era ancora tutt’altro che vinta.

Anni prima, annoiato, aveva passato una lezione a scandagliare le menti di quelli troppo stupidi per accorgersi di essere sotto attacco da parte di un Legilimens. Tiger e Goyle non gli avevano fornito molte informazioni, pensavano solo al cibo. Al contrario, Paciock gli aveva regalato una piacevole mezz’ora di distrazione. La sua patetica cotta per la Granger era davvero esilarante. Di tanto in tanto, aveva quindi continuato a sbirciare nella usa mente, ma il ragazzo sembrava aver capito che la Grifondoro fosse ben al di là della sua portata, così l’aveva osservata da lontano. Fino a quel momento, almeno.

Il suo ingegnoso piano gli era venuto in mente quando aveva confiscato due biglietti di San Valentino particolarmente vomitevoli ad un Tassorosso del secondo anno. Si era subito reso conto che il modo migliore per assicurarsi che l’idea di Albus non si realizzasse sarebbe stata improvvisarsi lui stesso cupido e, a quando pareva, la cosa stava funzionando alla grande. Ora la Granger usciva con Paciock e Draco era tornato a tormentarla ed insultarla.

Il suo sogno di vedere due Serpeverde dominare l’anno seguente era tornato reale. Sorrise apertamente, ignorando un gruppetto di Tassorosso e Corvonero del primo anno in attesa che la lezione cominciasse. Si ritrassero, più che terrorizzati per la sua espressioni. Il Professore li avrebbe davvero avvelenati come aveva promesso la settimana prima?


“Cosa c’è di sbagliato in te?”, sbuffò Blasie quando raggiunse Draco.

“Che intendi?”.

“Che diavolo è successo a Pozioni?”.

“Andiamo, non c’è niente di più patetico che vedere la Granger con Paciock”.

Si guadagnò così uno sguardo saccente del suo amico. “Non mi prendi in giro, Draco. Hai una cotta per la Granger e ti stai scavando la fossa da solo”.

“E allora? Non importa. Lei frequenta Paciock ed alla fine dell’anno non dovrò rivederla mai più”.

“Sei un idiota. L’ho sempre sospettato ma ora ne ho la prova e comunque la incontrerai ancora. La comunità magica inglese non è così vasta, quindi la troverai da qualche parte prima o poi”.

“Non necessariamente. E poi perché questa ne sarebbe la prova?”.

“Perché Luna dice che Hermione non sapeva ci sarebbe stato Paciock al locale. Aveva ricevuto una misteriosa lettera per San Valentino e la Weasley l’ha convinta ad andare a vedere chi fosse. Non sapeva nemmeno che Paciock avesse una cotta per lei e se tu non fossi così concentrato al bruciarti tutte le possibilità le faresti capire cosa si perde”.

“E perché dovrebbe cambiare qualcosa? Lo frequenta comunque”.

“Solo perché non sa come rifiutarlo senza ferirlo”.

Draco smise di camminare verso il lago. “Lo frequenta perché non sa come dirgli di no?”.

“Sì”.

“Beh, se è così dannatamente stupida allora se lo merita”.

Blasie sospirò. “Sei mai contento di qualcosa? Sul serio, io ti dico che la ragazza dei tuoi sogni non vuole davvero frequentare un altro e tu, invece che esserne felice, ti irriti perché non è così senza cuore da dire al suo amico di andare a quel paese”.

“Oh, andiamo! È la cosa più stupida che abbia mai sentito. Come posso rispettare una scusa così patetica? E comunque, questo come mi aiuterebbe? In ogni caso lo frequenta!”.

“Ma lo lascerà presto. Probabilmente deve solo trovare il libro Come rompere con un buon amico senza ferirlo”.

Draco alzò gli occhi al cielo. “Buona fortuna, allora. Mi importerà quando ci sarà riuscita”.

“Almeno smettila prima di arrivare al punto in cui ti renderai conto che non ci sarà più spazio per te”.

Lui diede un colpo di tosse ma decise segretamente di continuare con gli insulti. Vederla in quella sala da tè con Paciock era stato davvero uno shock. In realtà non aveva mai pianificato di dare sfogo ai suoi sentimenti, ma quando l’aveva notata di fronte ad un altro ragazzo si era reso conto di cosa davvero provasse. In qualche modo, tra le litigate ed i viaggetti in infermeria, la Grifondoro si era fata strada nel suo cuore in un modo davvero spiacevole.

“Comunque, che succede con Lunatica?”.

Osservò affascinato le guance del suo amico diventare più scure. “Niente”, replicò Blasie, preso alla sprovvista.

Draco alzò un sopracciglio. Aveva già immaginato che Blasie stesse macchinando qualcosa quando aveva iniziato a parlare con Luna, considerato anche che non ne aveva mai notata prima l’esistenza. Da quel sabato ad Hogsmeade, però, era diventato il suo più ostinato difensore, non curandosi dei commenti irrisori che lo seguivano quando si trovava in sua compagnia o si comportava come un idiota. “Avrei quasi potuto crederci, se non fossi tutto rosso”.

“È diversa”.  

“Di sicuro. Qualcuno direbbe che è pazza”.

Blasie aggrottò la fronte. “Non è matta, solo un po’ sopra le righe”.

“Sopra le righe? Sono sorpreso che lei e suo padre non siano ancora stati confinati al reparto dei fuori di testa del San Mungo”.

Il suo amico lo fissò. “Non è pazza. E comunque non puoi sceglierti i genitori ed è facile credere a quelle cose quando te le dicono da quando sei piccolo. Cioè, guardati! Credevi a tutto ciò che ti raccontava tuo padre, senza nemmeno farti domande”.

Fu il turno di Draco di sbottare. “Ma è diverso! Sfortunatamente, Voldemort è esistito davvero”.

“Sul serio? Scommetto che se tuo padre ti avesse raccontato di Ricciocorni Schiattosi o Rane Lunari invece che di Sanguesporco e Babbani, ci avresti creduto pure tu”.

“Certo che no!”.

Blasie lo guardò incredulo, il che lo fece andare ancora di più sulla difensiva. Lui non era un idiota o tocco come Lunatica.

“Continua a raccontartela. In ogni caso, lei è davvero interessante se smetti di pensare a quelle cose ed è anche bravissima nelle fatture. Un paio del quinto anno hanno pensato sarebbe stato divertente prenderci in giro ma quando me ne sono accorto stavano già scappando a gambe levate con uno stormo di canarini alle calcagna. Mi ha detto che glie lo ha insegnato la Granger”.

“Cos’abbiamo che non va, noi due?”.

“Che intendi?”.

“Perché diavolo siamo cotti di due streghe violente? Proviamo istinti di morte?”.

Blasie rise. “Probabile”.


“Hermione!”, sibilò Ginny facendo sospirare la sua amica, che posò il libro.

“Cosa, Ginny?”.

“Quando diavolo dirai a Neville che si tratta di un malinteso?”.

Il cuore di Hermione si strinse. Voleva lasciarlo già il giorno dopo Hogsmeade, dopo aver visto la Fiamma del Drago. Quello però era successo un paio di giorni prima ed ogni volta che provava a parlargli lui la guardava con quegli occhi enormi e felici. Si sarebbe sentita come se avesse preso a calci un cucciolo.

“Non ci riesco! Mi sento troppo in colpa!”.

Ginny grugnì. “Hermione! Ti stai comportando molto peggio a continuare questa farsa. Lui crede davvero tu sia la sua ragazza. Che cosa farai quando troverà davvero il coraggio di baciarti?”.

Hermione appoggiò la testa sulla scrivania, sopra le braccia incrociate. “Che cosa farò?”, mormorò con voce smorta.

“Smettila e fallo! La prossima volta che ci vediamo voglio sentirti dire che gli hai confessato tutto ed hai smesso di assecondarlo!”.

Con quelle parole dure, Ginny sbattè il libro e si alzò.

“Sono seria, Hermione. Sei crudele e ingiusta con Neville. Sì, sarà triste all’inizio ma non quanto potrebbe esserlo tra qualche settimana quando capirà si è trattato di un’illusione”.

La rossa scomparve verso l’uscita. Hermione sapeva che la sua amica aveva ragione. Si stava comportando in modo orribile con Neville, che al contrario diventava sempre più felice, apparentemente convinto non si trattasse di un sogno. Sfortunatamente, a lei sembrava un incubo.

A rendere le cose peggiori, Malfoy era tornato a comportarsi come una bestia. Ormai i sorrisi amichevoli e le chiacchierate erano svaniti, soppiantate da insulti e parole taglienti. Era di nuovo come ai vecchi tempi e lei odiava che la cosa la ferisse. Il suo cuore piangeva e, nonostante non volesse sentirsi in quel modo, era la realtà. Quando aveva iniziato a provare qualcosa per lui?

Scacciò quei pensieri dalla sua mente e si concentrò per finire il tema di astronomia. Ci sarebbe stato un sacco di tempo per pensarci più tardi, ora doveva studiare, soprattutto perché avrebbe dovuto vedere Neville in un paio d’ore. L’avrebbe portata finalmente a vedere la Fiamma del Drago. Seppellì la propria colpa. Gli avrebbe confessato la verità.


Neville le allungò un paio di guanti in pelle di drago, mentre si preparavano per il compito che li aspettava. Non sarebbe stato semplice spostare quella pericolosa pianta in un caso più grande. La Professoressa Sprite avrebbe dovuto essere con loro a supervisionare il tutto ma un incidente con il Tranello del Diavolo durante la sua precedente lezione l’aveva fatta finire in infermeria e la pianta doveva essere spostata quel giorno stesso o sarebbe morta.

“Sicuro che dovremmo farlo noi?”, chiese ancora una volta Hermione.

“La Professoressa Sprite mi ha dato il permesso, dobbiamo”.

“Ok”, rispose lei, guardando insicura la pianta.

“Non preoccuparti, ho aiutato la Professoressa il mese scorso e so quello che faccio”.

Hermione si rallegrò, visto che di solito odiava fare qualcosa senza prima aver fatto ricerche approfondite. Non le piaceva essere all’oscuro e, nonostante qualche lettura extra sulla Fiamma del Drago, non aveva avuto tempo di dare un occhio ai metodi di trapianto.

La serra numero 5 era stata convertita ad esclusivo uso di quell’esemplare, dato che aveva bisogno di particolari cure per crescere e fiorire. La Professoressa aveva ricreato l’atmosfera di un cratere per l’occasione. Il calore era insopportabile e se non vi fossero stati degli incantesimi raffreddanti lanciati automaticamente a chiunque entrasse, nel caso qualche briccone più piccolo avesse tentato di infilarcisi, si sarebbero cotti a puntino ed il sangue avrebbe iniziato a bollire. Nonostante tutto, però, era un ambiente affasciante e ad Hermione piaceva.

“Allora, che facciamo?”, chiese.

“Per prima cosa, prepariamo il nuovo vaso. Dobbiamo metterci parti uguali di terriccio, sterco di drago e cenere”.

Lavorarono veloci ed in silenzio. L’avevano già fatto così tante volte in passato che era semplice tornare alle vecchie abitudini. Harry e Ron facevano sempre coppia a tutte le lezioni, lasciandola quasi sempre con Neville.

Quando finirono, Hermione si voltò verso Neville. “E adesso?”.

“Questa è la parte difficile. Come sai, la Fiamma diventa pericolosa se si sente attaccata e, sfortunatamente per noi, rinvasarla per lei è una minaccia”.

Hermione grugnì. “Ottimo!”.

“Già! Quindi, io la sollevo più velocemente possibile ma ho bisogno che tu ti assicuri di circondarla con un Incantesimo Scudo, così che se qualcosa schizza fuori venga trattenuto”.

Hermione scrollò le spalle. Sembrava abbastanza semplice. “Pensavo fosse qualcosa di peggio”.

“Ma la pianta farà di tutto per respingerci ed ha anche qualche asso nella manica”.

“Tipo cosa?”.

“Ha dei tentacoli che sbucheranno fuori e cercheranno di rompere lo Scudo, e ci riusciranno appena lo toccheranno. Quindi la velocità è essenziale”.

“Ok, so che possiamo farcela”.

Neville le sorrise. “Entusiasmo, ecco ciò che voglio vedere”.

Lei sorrise di rimando. Erano Grifondoro, dopotutto.


Draco fece una smorfia quando vide Luna trotterellare verso di lui e Blasie, che camminavano attorno al lago.

“Ciao, Draco”, li disse dopo aver dato a Blasie un bacio sulla guancia.

“Lunati… Luna”, la salutò lui, ricordandosi di chiamarla con il suo nome giusto in tempo grazie alla gomitata nelle costole ricevuta dall’amico.

Non gli piacevano gli sguardi che lei continuava a lanciarli quando si incontravano. Sembravano impietositi ma anche divertiti allo stesso tempo, come se sapesse qualcosa di cui lui era ancora all’oscuro. Era irritante.

“Se iniziate a fare i piccioncini io me la squaglio”, disse scontroso.

“Non andartene per colpa mia, ti prego”, replicò Luna.

“Le dimostrazioni di affetto sdolcinate non fanno per me”.

“Non preoccuparti, Luna. È solo acido perché la ragazza che gli piace frequenta qualcun altro”.

Luna sorrise. “Non c’è problema, Hermione non frequenta sul serio Neville”.

Draco si voltò verso Blasie e gli tirò un calcio alle caviglie.  

“Ahia, perché?”, si lamentò Blasie, saltellando su un piede solo.

“Glie lo hai detto?”.

“No, giuro di no!”.

“E allora come fa a saperlo?”.

“Ti piace Hermione da almeno metà dell’anno scorso. È così ovvio”, disse Luna.

“Come?”, rispose lui.

“Beh, almeno è quando l’hai ammesso a te stesso. Per quanto ne so poteva già piacerti da un sacco di tempo”.

“Come fa a sapere queste cose?”, chiese Draco a Blasie, confuso da quelle rivelazioni.

Il suo amico scrollò le spalle e ghignò. “Non chiederlo a me!”.

“Non è magia, Draco. Io osservo ciò che gli altri non vedono. Credete tutti sia pazza ma solo perché non sono limitata dalle aspettative che vi rendono ciechi. Ecco perché noto le cose e tu no”.

“Quindi ehm… che mi dici della Granger? Le piaccio?”.

Luna rise e scosse la testa. “Oh, no, Draco! Non sarò io a dirtelo. Dovrai scoprirlo da solo”.

Lui imprecò e lanciò un sassolino nel lago con la scarpa. “In ogni caso, probabilmente mi odia”, mormorò.

La Corvonero gli mise una mano sul braccio. “Perché non hai un po’ di fiducia in te stesso ed ammetti i tuoi sentimenti, invece che continuare a scappare?”.

“È facile da dire per te”.

“Certo, ma non sono io a rendermi pietosa. Prova ad affrontarla. Mal che vada, che può succedere? Ti dirà di no, ma almeno non ti porrai più queste domande”.

“Beh, se quello è il peggio, per me sarebbe piuttosto brutto”.

Lei sorrise gentile. “Manda giù l’orgoglio e vai a cercarla. È alla serra numero 5”.

Draco si trattenne, per niente sicuro di voler seguire il consiglio di Luna. Lei gli diede un buffetto sulle spalle. “Vai”, lo incoraggiò.

“Per la barba di Merlino, Draco. Smettila di fare il codardo e chiedile di uscire”, sbottò Blasie.

Lui guardò il suo amico prima di sospirare, raddrizzare le spalle e marciare verso le serre.

“Allora, lo rifiuterà e riderà di lui?”, chiese Blasie alla sua ragazza mentre guardava il biondo raggiungere il castello.

“Certo che no! Le piace da altrettanto tempo. Chi credi che gli abbia regalato la statuina?”.

“La Granger? Ha senso!”.

“Sì, ma per tua sfortuna significa che avrai fallito nel compito che ti ha assegnato il Professor Piton”.

“Cosa?”, chiese lui a disagio.

“Intendo di avvicinarti a me, così che potessi vanificare i miei sforzi per far mettere assieme quei due”.

“Ecco di cosa si trattava!”, esclamò lui, prima di rendersi conto di aver confessato. Non capiva come mai lei non lo avesse già schiaffeggiato e se ne fosse andata. “Non ti ho baciata a causa sua, comunque. Cioè, mi sono avvicinato ai Tre Manici perché me lo aveva chiesto, ma poi ho scoperto che mi piaci sul serio”.

Luna lo abbracciò. “Lo so, stupido. Se lo avessi fatto solo per il Professor Piton ti avrei affatturato e scacciato. Sei adorabilmente insicuro di te stesso quanto di piace una ragazza”.

“Ma perché Piton sta cercando di mettere i bastoni tra le ruote a Draco ed alla Granger?”.

“Intendi a parte per il fatto che non vuole qualcuno sia felice? Ha fatto una scommessa con il Professor Silente, che credeva avrebbero iniziato a frequentarsi entro la fine dell’anno. Se dovesse perdere, dovrebbe indossare la divisa di Grifondoro per un giorno intero”.

Blasie scoppiò a ridere. “Oh, anche se quei due non si piacessero sul serio li avrei fatti mettere insieme solo per vedere la scena!”.


Draco rallentò il passo quando si avvicinò alla serra numero 5. Sarebbe davvero andato fino in fondo? Non era il tipo da rischiare quando ci fosse stata la possibilità di perdere. Quel comportamento era riservato agli stupidi ed ai Grifondoro. Però si trovava lì, a chiedersi se dovesse domandare alla Granger un appuntamento, nonostante lei stesse tecnicamente frequentando qualcun altro.

Se Blasie e Luna si fossero sbagliati e lei avesse davvero voluto essere la ragazza di Paciock li avrebbe rincorsi a suon di Cruciatus. Poteva accettare di essere rifiutato ma non in favore di quella sottospecie di piovra idiota. Sarebbe stato troppo umiliante e lo avrebbe traumatizzato a vita.

Cercò di sbirciare attraverso la finestra coperta di vapore e vide la Granger assieme a Paciock. Perfetto. Non poteva chiederle di uscire in presenza del suo attuale ragazzo. Era sicuro avrebbe infranto qualche regola non scritta e, se di norma non gli sarebbe importato, quella volta sarebbe successo se lo avesse rifiutato perché Paciock ne sarebbe stato testimone.

Stava per voltarsi e tornare alla sala comune di Serpeverde a rodersi il fegato quando all’improvviso Neville si abbassò, come se volesse baciare la Granger. Il suo lato geloso si risvegliò. Poteva anche lasciar perdere il fatto che si tenessero per ma non gli avrebbe permesso di baciare la ragazza che piaceva a lui.


  
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