Incomprensioni
Severus notò
l’espressione depressa dei suoi studenti con gioia. Una nuvola nera aveva
sicuramente inghiottito la classe e lui non poteva esserne più felice. A rendere
le cose ancora migliori, i Capiscuola si lanciavano sguardi velenosi ad ogni occasione.
Dopo circa una settimana di fragile amicizia, che lui aveva osservato in trepidazione,
erano finalmente tornati alle vecchie abitudini. Ora doveva solo farli litigare
violentemente e far sì che si affatturassero. Riusciva già ad immaginarsi la costernazione
sul viso di Albus.
Aprì di
scatto la porta, pronto a far uscire gli studenti, constatando come niente fosse
ancora esploso quel giorno, ma rabbrividì quando all’esterno vide in attesa i
peggiore incubo della sua carriera. Neville Paciock.
Severus non
aveva mai avuto uno studente più maldestro di lui, inclusi Tiger e Goyle.
“Che ci fai
qui, Paciock? Pensavo di essermi finalmente liberato della tua incompetenza”.
Come al
solito, il ragazzo arrossì ed iniziò a balbettare. “Ehm… aspetto Hermione”.
Severus si
voltò verso la Caposcuola, le cui guance rosse potevano significare una sola
cosa. “Sia grata che la lezione è finita, Signorina Granger. Non tollero che
problemi personali interferiscano nella mia classe”.
“Sì, signore”,
replicò lei e raccolse le sue cose. Rimase delusa quando Draco le passò di
fianco e mandò all’aria la sua borsa, facendone rotolare tutto il contenuto per
la stanza.
“Guarda dove
vai, Granger! Non credevo che la goffaggine di Paciock fosse contagiosa. Se
fossi in te starei attendo a baciarlo, potrebbe contagiarti anche con la
stupidità”.
Severus
rimase a guardare divertito, mentre le mani di lei si chiudevano a pugno. Andiamo,
andiamo, Granger, pensò, così potrò toglierti una marea di punti.
“Va all’inferno,
Malfoy”.
“Con piacere”,
biascicò il Caposcuola, guardandola dall’alto in basso con disgusto prima di
uscire dalla classe.
Il resto
degli studenti si affrettò a seguirlo e la Caposcuola fu l’ultima ad andarsene
dopo aver raccattato le sue cose in giro e con l’espressione un po’ riluttante.
Severus era particolarmente compiaciuto del suo ultimo piano, ma la scommessa
era ancora tutt’altro che vinta.
Anni prima,
annoiato, aveva passato una lezione a scandagliare le menti di quelli troppo
stupidi per accorgersi di essere sotto attacco da parte di un Legilimens. Tiger
e Goyle non gli avevano fornito molte informazioni, pensavano solo al cibo. Al contrario,
Paciock gli aveva regalato una piacevole mezz’ora di distrazione. La sua
patetica cotta per la Granger era davvero esilarante. Di tanto in tanto, aveva
quindi continuato a sbirciare nella usa mente, ma il ragazzo sembrava aver
capito che la Grifondoro fosse ben al di là della sua portata, così l’aveva
osservata da lontano. Fino a quel momento, almeno.
Il suo ingegnoso
piano gli era venuto in mente quando aveva confiscato due biglietti di San
Valentino particolarmente vomitevoli ad un Tassorosso del secondo anno. Si era
subito reso conto che il modo migliore per assicurarsi che l’idea di Albus non
si realizzasse sarebbe stata improvvisarsi lui stesso cupido e, a quando
pareva, la cosa stava funzionando alla grande. Ora la Granger usciva con
Paciock e Draco era tornato a tormentarla ed insultarla.
Il suo sogno
di vedere due Serpeverde dominare l’anno seguente era tornato reale. Sorrise
apertamente, ignorando un gruppetto di Tassorosso e Corvonero del primo anno in
attesa che la lezione cominciasse. Si ritrassero, più che terrorizzati per la
sua espressioni. Il Professore li avrebbe davvero avvelenati come aveva promesso
la settimana prima?
“Cosa c’è di
sbagliato in te?”, sbuffò Blasie quando raggiunse Draco.
“Che
intendi?”.
“Che diavolo
è successo a Pozioni?”.
“Andiamo, non
c’è niente di più patetico che vedere la Granger con Paciock”.
Si guadagnò
così uno sguardo saccente del suo amico. “Non mi prendi in giro, Draco. Hai una
cotta per la Granger e ti stai scavando la fossa da solo”.
“E allora?
Non importa. Lei frequenta Paciock ed alla fine dell’anno non dovrò rivederla
mai più”.
“Sei un
idiota. L’ho sempre sospettato ma ora ne ho la prova e comunque la incontrerai
ancora. La comunità magica inglese non è così vasta, quindi la troverai da qualche
parte prima o poi”.
“Non
necessariamente. E poi perché questa ne sarebbe la prova?”.
“Perché Luna
dice che Hermione non sapeva ci sarebbe stato Paciock al locale. Aveva ricevuto
una misteriosa lettera per San Valentino e la Weasley l’ha convinta ad andare a
vedere chi fosse. Non sapeva nemmeno che Paciock avesse una cotta per lei e se
tu non fossi così concentrato al bruciarti tutte le possibilità le faresti
capire cosa si perde”.
“E perché dovrebbe
cambiare qualcosa? Lo frequenta comunque”.
“Solo perché
non sa come rifiutarlo senza ferirlo”.
Draco smise
di camminare verso il lago. “Lo frequenta perché non sa come dirgli di no?”.
“Sì”.
“Beh, se è
così dannatamente stupida allora se lo merita”.
Blasie
sospirò. “Sei mai contento di qualcosa? Sul serio, io ti dico che la ragazza
dei tuoi sogni non vuole davvero frequentare un altro e tu, invece che esserne
felice, ti irriti perché non è così senza cuore da dire al suo amico di andare
a quel paese”.
“Oh, andiamo!
È la cosa più stupida che abbia mai sentito. Come posso rispettare una scusa
così patetica? E comunque, questo come mi aiuterebbe? In ogni caso lo
frequenta!”.
“Ma lo
lascerà presto. Probabilmente deve solo trovare il libro Come rompere con un
buon amico senza ferirlo”.
Draco alzò
gli occhi al cielo. “Buona fortuna, allora. Mi importerà quando ci sarà riuscita”.
“Almeno
smettila prima di arrivare al punto in cui ti renderai conto che non ci sarà
più spazio per te”.
Lui diede un
colpo di tosse ma decise segretamente di continuare con gli insulti. Vederla in
quella sala da tè con Paciock era stato davvero uno shock. In realtà non aveva
mai pianificato di dare sfogo ai suoi sentimenti, ma quando l’aveva notata di
fronte ad un altro ragazzo si era reso conto di cosa davvero provasse. In qualche
modo, tra le litigate ed i viaggetti in infermeria, la Grifondoro si era fata
strada nel suo cuore in un modo davvero spiacevole.
“Comunque,
che succede con Lunatica?”.
Osservò
affascinato le guance del suo amico diventare più scure. “Niente”, replicò
Blasie, preso alla sprovvista.
Draco alzò
un sopracciglio. Aveva già immaginato che Blasie stesse macchinando qualcosa quando
aveva iniziato a parlare con Luna, considerato anche che non ne aveva mai
notata prima l’esistenza. Da quel sabato ad Hogsmeade, però, era diventato il
suo più ostinato difensore, non curandosi dei commenti irrisori che lo
seguivano quando si trovava in sua compagnia o si comportava come un idiota. “Avrei
quasi potuto crederci, se non fossi tutto rosso”.
“È diversa”.
“Di sicuro.
Qualcuno direbbe che è pazza”.
Blasie aggrottò
la fronte. “Non è matta, solo un po’ sopra le righe”.
“Sopra le righe?
Sono sorpreso che lei e suo padre non siano ancora stati confinati al reparto
dei fuori di testa del San Mungo”.
Il suo amico
lo fissò. “Non è pazza. E comunque non puoi sceglierti i genitori ed è facile
credere a quelle cose quando te le dicono da quando sei piccolo. Cioè,
guardati! Credevi a tutto ciò che ti raccontava tuo padre, senza nemmeno farti
domande”.
Fu il turno
di Draco di sbottare. “Ma è diverso! Sfortunatamente, Voldemort è esistito
davvero”.
“Sul serio?
Scommetto che se tuo padre ti avesse raccontato di Ricciocorni Schiattosi o
Rane Lunari invece che di Sanguesporco e Babbani, ci avresti creduto pure tu”.
“Certo che
no!”.
Blasie lo
guardò incredulo, il che lo fece andare ancora di più sulla difensiva. Lui non
era un idiota o tocco come Lunatica.
“Continua a
raccontartela. In ogni caso, lei è davvero interessante se smetti di pensare a
quelle cose ed è anche bravissima nelle fatture. Un paio del quinto anno hanno
pensato sarebbe stato divertente prenderci in giro ma quando me ne sono accorto
stavano già scappando a gambe levate con uno stormo di canarini alle calcagna. Mi
ha detto che glie lo ha insegnato la Granger”.
“Cos’abbiamo
che non va, noi due?”.
“Che intendi?”.
“Perché diavolo
siamo cotti di due streghe violente? Proviamo istinti di morte?”.
Blasie rise. “Probabile”.
“Hermione!”,
sibilò Ginny facendo sospirare la sua amica, che posò il libro.
“Cosa, Ginny?”.
“Quando
diavolo dirai a Neville che si tratta di un malinteso?”.
Il cuore di
Hermione si strinse. Voleva lasciarlo già il giorno dopo Hogsmeade, dopo aver
visto la Fiamma del Drago. Quello però era successo un paio di giorni prima ed ogni
volta che provava a parlargli lui la guardava con quegli occhi enormi e felici.
Si sarebbe sentita come se avesse preso a calci un cucciolo.
“Non ci
riesco! Mi sento troppo in colpa!”.
Ginny grugnì. “Hermione! Ti
stai comportando molto peggio a continuare questa farsa. Lui crede davvero tu
sia la sua ragazza. Che cosa farai quando troverà davvero il coraggio di
baciarti?”.
Hermione
appoggiò la testa sulla scrivania, sopra le braccia incrociate. “Che cosa farò?”,
mormorò con voce smorta.
“Smettila e fallo!
La prossima volta che ci vediamo voglio sentirti dire che gli hai confessato
tutto ed hai smesso di assecondarlo!”.
Con quelle
parole dure, Ginny sbattè il libro e si alzò.
“Sono seria,
Hermione. Sei crudele e ingiusta con Neville. Sì, sarà triste all’inizio ma non
quanto potrebbe esserlo tra qualche settimana quando capirà si è trattato di un’illusione”.
La rossa scomparve
verso l’uscita. Hermione sapeva che la sua amica aveva ragione. Si stava
comportando in modo orribile con Neville, che al contrario diventava sempre più
felice, apparentemente convinto non si trattasse di un sogno. Sfortunatamente, a lei sembrava un incubo.
A rendere le
cose peggiori, Malfoy era tornato a comportarsi come una bestia. Ormai i
sorrisi amichevoli e le chiacchierate erano svaniti, soppiantate da insulti e
parole taglienti. Era di nuovo come ai vecchi tempi e lei odiava che la cosa la
ferisse. Il suo cuore piangeva e, nonostante non volesse sentirsi in quel modo,
era la realtà. Quando aveva iniziato a provare qualcosa per lui?
Scacciò quei
pensieri dalla sua mente e si concentrò per finire il tema di astronomia. Ci sarebbe
stato un sacco di tempo per pensarci più tardi, ora doveva studiare,
soprattutto perché avrebbe dovuto vedere Neville in un paio d’ore. L’avrebbe
portata finalmente a vedere la Fiamma del Drago. Seppellì la propria colpa. Gli
avrebbe confessato la verità.
Neville le
allungò un paio di guanti in pelle di drago, mentre si preparavano per il
compito che li aspettava. Non sarebbe stato semplice spostare quella pericolosa
pianta in un caso più grande. La Professoressa Sprite avrebbe dovuto essere con
loro a supervisionare il tutto ma un incidente con il Tranello del Diavolo
durante la sua precedente lezione l’aveva fatta finire in infermeria e la
pianta doveva essere spostata quel giorno stesso o sarebbe morta.
“Sicuro che
dovremmo farlo noi?”, chiese ancora una volta Hermione.
“La Professoressa
Sprite mi ha dato il permesso, dobbiamo”.
“Ok”,
rispose lei, guardando insicura la pianta.
“Non preoccuparti,
ho aiutato la Professoressa il mese scorso e so quello che faccio”.
Hermione si
rallegrò, visto che di solito odiava fare qualcosa senza prima aver fatto
ricerche approfondite. Non le piaceva essere all’oscuro e, nonostante qualche
lettura extra sulla Fiamma del Drago, non aveva avuto tempo di dare un occhio
ai metodi di trapianto.
La serra
numero 5 era stata convertita ad esclusivo uso di quell’esemplare, dato che
aveva bisogno di particolari cure per crescere e fiorire. La Professoressa
aveva ricreato l’atmosfera di un cratere per l’occasione. Il calore era
insopportabile e se non vi fossero stati degli incantesimi raffreddanti lanciati
automaticamente a chiunque entrasse, nel caso qualche briccone più piccolo
avesse tentato di infilarcisi, si sarebbero cotti a puntino ed il sangue
avrebbe iniziato a bollire. Nonostante tutto, però, era un ambiente affasciante
e ad Hermione piaceva.
“Allora, che
facciamo?”, chiese.
“Per prima
cosa, prepariamo il nuovo vaso. Dobbiamo metterci parti uguali di terriccio,
sterco di drago e cenere”.
Lavorarono
veloci ed in silenzio. L’avevano già fatto così tante volte in passato che era semplice
tornare alle vecchie abitudini. Harry e Ron facevano sempre coppia a tutte le
lezioni, lasciandola quasi sempre con Neville.
Quando finirono, Hermione si voltò verso Neville. “E adesso?”.
“Questa è la parte difficile. Come sai, la Fiamma diventa pericolosa se si
sente attaccata e, sfortunatamente per noi, rinvasarla per lei è una minaccia”.
Hermione grugnì. “Ottimo!”.
“Già! Quindi, io la sollevo più velocemente possibile ma ho bisogno che tu ti
assicuri di circondarla con un Incantesimo Scudo, così che se qualcosa schizza
fuori venga trattenuto”.
Hermione scrollò le spalle. Sembrava abbastanza semplice. “Pensavo fosse
qualcosa di peggio”.
“Ma la pianta farà di tutto per respingerci ed ha anche qualche asso nella
manica”.
“Tipo cosa?”.
“Ha dei tentacoli che sbucheranno fuori e cercheranno di rompere lo Scudo,
e ci riusciranno appena lo toccheranno. Quindi la velocità è essenziale”.
“Ok, so che possiamo farcela”.
Neville le sorrise. “Entusiasmo, ecco ciò che voglio vedere”.
Lei sorrise di rimando. Erano Grifondoro, dopotutto.
Draco fece
una smorfia quando vide Luna trotterellare verso di lui e Blasie, che
camminavano attorno al lago.
“Ciao, Draco”,
li disse dopo aver dato a Blasie un bacio sulla guancia.
“Lunati…
Luna”, la salutò lui, ricordandosi di chiamarla con il suo nome giusto in tempo
grazie alla gomitata nelle costole ricevuta dall’amico.
Non gli
piacevano gli sguardi che lei continuava a lanciarli quando si incontravano. Sembravano
impietositi ma anche divertiti allo stesso tempo, come se sapesse qualcosa di
cui lui era ancora all’oscuro. Era irritante.
“Se iniziate
a fare i piccioncini io me la squaglio”, disse scontroso.
“Non
andartene per colpa mia, ti prego”, replicò Luna.
“Le dimostrazioni
di affetto sdolcinate non fanno per me”.
“Non
preoccuparti, Luna. È solo acido perché la ragazza che gli piace frequenta
qualcun altro”.
Luna sorrise.
“Non c’è problema, Hermione non frequenta sul serio Neville”.
Draco si
voltò verso Blasie e gli tirò un calcio alle caviglie.
“Ahia, perché?”,
si lamentò Blasie, saltellando su un piede solo.
“Glie lo hai
detto?”.
“No, giuro
di no!”.
“E allora
come fa a saperlo?”.
“Ti piace
Hermione da almeno metà dell’anno scorso. È così ovvio”, disse Luna.
“Come?”,
rispose lui.
“Beh, almeno
è quando l’hai ammesso a te stesso. Per quanto ne so poteva già piacerti da un
sacco di tempo”.
“Come fa a
sapere queste cose?”, chiese Draco a Blasie, confuso da quelle rivelazioni.
Il suo amico
scrollò le spalle e ghignò. “Non chiederlo a me!”.
“Non è
magia, Draco. Io osservo ciò che gli altri non vedono. Credete tutti sia pazza
ma solo perché non sono limitata dalle aspettative che vi rendono ciechi. Ecco perché
noto le cose e tu no”.
“Quindi ehm…
che mi dici della Granger? Le piaccio?”.
Luna rise e
scosse la testa. “Oh, no, Draco! Non sarò io a dirtelo. Dovrai scoprirlo da
solo”.
Lui imprecò
e lanciò un sassolino nel lago con la scarpa. “In ogni caso, probabilmente mi
odia”, mormorò.
La Corvonero
gli mise una mano sul braccio. “Perché non hai un po’ di fiducia in te stesso ed
ammetti i tuoi sentimenti, invece che continuare a scappare?”.
“È facile da
dire per te”.
“Certo, ma
non sono io a rendermi pietosa. Prova ad affrontarla. Mal che vada, che può succedere?
Ti dirà di no, ma almeno non ti porrai più queste domande”.
“Beh, se
quello è il peggio, per me sarebbe piuttosto brutto”.
Lei sorrise
gentile. “Manda giù l’orgoglio e vai a cercarla. È alla serra numero 5”.
Draco si trattenne,
per niente sicuro di voler seguire il consiglio di Luna. Lei gli diede un buffetto
sulle spalle. “Vai”, lo incoraggiò.
“Per la
barba di Merlino, Draco. Smettila di fare il codardo e chiedile di uscire”,
sbottò Blasie.
Lui guardò il
suo amico prima di sospirare, raddrizzare le spalle e marciare verso le serre.
“Allora, lo
rifiuterà e riderà di lui?”, chiese Blasie alla sua ragazza mentre guardava il
biondo raggiungere il castello.
“Certo che
no! Le piace da altrettanto tempo. Chi credi che gli abbia regalato la
statuina?”.
“La Granger?
Ha senso!”.
“Sì, ma per tua
sfortuna significa che avrai fallito nel compito che ti ha assegnato il
Professor Piton”.
“Cosa?”, chiese
lui a disagio.
“Intendo di
avvicinarti a me, così che potessi vanificare i miei sforzi per far mettere
assieme quei due”.
“Ecco di
cosa si trattava!”, esclamò lui, prima di rendersi conto di aver confessato. Non
capiva come mai lei non lo avesse già schiaffeggiato e se ne fosse andata. “Non
ti ho baciata a causa sua, comunque. Cioè, mi sono avvicinato ai Tre Manici perché
me lo aveva chiesto, ma poi ho scoperto che mi piaci sul serio”.
Luna lo abbracciò.
“Lo so, stupido. Se lo avessi fatto solo per il Professor Piton ti avrei
affatturato e scacciato. Sei adorabilmente insicuro di te stesso quanto di
piace una ragazza”.
“Ma perché Piton
sta cercando di mettere i bastoni tra le ruote a Draco ed alla Granger?”.
“Intendi a parte
per il fatto che non vuole qualcuno sia felice? Ha fatto una scommessa con il
Professor Silente, che credeva avrebbero iniziato a frequentarsi entro la fine
dell’anno. Se dovesse perdere, dovrebbe indossare la divisa di Grifondoro per
un giorno intero”.
Blasie
scoppiò a ridere. “Oh, anche se quei due non si piacessero sul serio li avrei
fatti mettere insieme solo per vedere la scena!”.
Draco rallentò
il passo quando si avvicinò alla serra numero 5. Sarebbe davvero andato fino in
fondo? Non era il tipo da rischiare quando ci fosse stata la possibilità di
perdere. Quel comportamento era riservato agli stupidi ed ai Grifondoro. Però si
trovava lì, a chiedersi se dovesse domandare alla Granger un appuntamento,
nonostante lei stesse tecnicamente frequentando qualcun altro.
Se Blasie e
Luna si fossero sbagliati e lei avesse davvero voluto essere la ragazza di Paciock
li avrebbe rincorsi a suon di Cruciatus. Poteva accettare di essere rifiutato
ma non in favore di quella sottospecie di piovra idiota. Sarebbe stato troppo
umiliante e lo avrebbe traumatizzato a vita.
Cercò di
sbirciare attraverso la finestra coperta di vapore e vide la Granger assieme a
Paciock. Perfetto. Non poteva chiederle di uscire in presenza del suo attuale
ragazzo. Era sicuro avrebbe infranto qualche regola non scritta e, se di norma
non gli sarebbe importato, quella volta sarebbe successo se lo avesse rifiutato
perché Paciock ne sarebbe stato testimone.
Stava per
voltarsi e tornare alla sala comune di Serpeverde a rodersi il fegato quando
all’improvviso Neville si abbassò, come se volesse baciare la Granger. Il suo
lato geloso si risvegliò. Poteva anche lasciar perdere il fatto che si
tenessero per ma non gli avrebbe permesso di baciare la ragazza che piaceva a
lui.